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Indice Messaggi Aspetti Economici Progetti Speciali 1 2 3 5 10 11 13 17 21 23 25 27 33 Italian Links Volume 8 No 1 Settembre 2011 Pubblicato da The Indo-Italian Chamber of Commerce & Industry, Bengal Chemicals Compound, 502 Veer Savarkar Marg, Prabhadevi, Mumbai 400025, India Direttore Responsabile Sergio Sgambato Redattore Capo Claudio Maffioletti Vice-Capo Redattore Letizia De Martino Editorial Staff Redazione Amar Joshi, Charvi Thakkar, Gianpiero Aufiero, Jason Almeida, Manoj Bhatkar, Monaz Billimoria, Nupur Mathur, Pushkar Hate, Roberto Zanchi, Sachin Mogre, Sathish Kumar, Stanley Moses, Vittoria Filosa Corrispondenti Locali D. Sreevidya, G.K. Hegde, Gurpreet Ahuja, Jyoti Saha Design & Layout MadderRed, Mumbai Printed by Mail Order Solutions (I) Pvt. Ltd. www.indiaitaly.com [email protected] For private circulation only

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Pubblicato daThe Indo-Italian Chamber of Commerce & Industry,Bengal Chemicals Compound, 502 Veer Savarkar Marg, Prabhadevi, Mumbai 400025, India

Direttore ResponsabileSergio Sgambato

Redattore CapoClaudio Maffioletti

Vice-Capo RedattoreLetizia De Martino

Editorial StaffRedazioneAmar Joshi, Charvi Thakkar, Gianpiero Aufiero, Jason Almeida, Manoj Bhatkar, Monaz Billimoria, Nupur Mathur, Pushkar Hate, Roberto Zanchi, Sachin Mogre, Sathish Kumar, Stanley Moses, Vittoria Filosa

Corrispondenti LocaliD. Sreevidya, G.K. Hegde, Gurpreet Ahuja, Jyoti Saha

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1Messaggi

Messaggi

Secondo alcuni studi, il settore bancario indiano è pronto a diventare il terzo più grande al mondo in termini di asset entro i prossimi 14 anni, con un tasso di crescita esponenziale che dovrebbe raggiungere i 28.500

milardi di US$ entro il 2025, rispetto ai 1.350 US$ del 2010. Questo è solo uno dei tanti segnali che dimostrano il dinamismo dell’economia indiana, ormai candidata a superare il Giappone sul podio delle principali economie mondiali, diventando la terza dopo USA e Cina entro il 2035.

Sulla strada della deburocratizzazione, degli investimenti nel settore infrastrutture e dell’innalzamento del livello scolastico - in base al Censimento 2011, i letterati in India sono il 74% della popolazione, rispetto al 65% nel 2001 - l’India potrebbe superare la stessa Cina, perché più giovane in termini demografici. È ormai chiaro quindi qual è il ruolo dell’India nell’economia mondiale, e diventa sempre più evidente che il subcontinente rappresenti una necessità per le economie europee, piuttosto che un’opzione da scegliere tra tante. Nel 2010 l’Italia si è classificata dodicesima nel ranking dei Paesi che maggiormente hanno effettuato investimenti diretti esteri in India e sempre nello stesso anno e per tutto il primo semestre del 2011, sono state diverse le visite istituzionali e d’affari che si sono susseguite in India e Italia.

Nonostante tale scenario positivo, l’India è ancora oggi percepita da molte aziende italiane come un mercato complesso e rischioso, che richiede spesso un approccio di lungo-periodo. Questo è vero soprattutto nei settori prioritari per lo sviluppo dell’economia indiana - infrastrutture e edilizia, energia e ambiente, tecnologie agroalimentari, e macchine utensili - in cui le imprese italiane, nonostante abbiano un know-how e tecnologie all’avanguardia, non sono ancora riuscite ad affermarsi. La Indo-Italian Chamber ha quindi intensificato le visite in Italia a camere di commercio, imprese, associazioni di categoria e istituzioni italiane, anche attraverso roadshow e presentazioni Paese, per far conoscere meglio l’India e per identificare strategie di ingresso al mercato specifiche per le PMI italiane. Tali attività hanno generato un numero significativo di nuove collaborazioni, tra le quali, citando le più recenti, si annoverano quella con il gruppo assicurativo-finanziario SACE, con Invitalia, agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti, e con Simest, finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero.

A coronamento di questo periodo di grande sviluppo delle proprie attività, la IICCI ha lanciato la prima Indo-Italian Business Conference (IIBC), una piattaforma per l’incontro tra istituzioni, associazioni, istituti di ricerca, aziende e comunità d’affari indiani e italiani, per l’identificazione di progetti da realizzare in partnership nei tre settori chiave identificati come ricchi di opportunità per future collaborazioni indo-italiane. L’iniziativa che nasce da uno sforzo comune tra la nostra Camera in India ed il sistema camerale italiano – nello specifico, Camera di Commercio di Torino e Centro Estero Internazionalizzazione Piemonte (CEIP), Centro Estero Umbria, Centro Estero Veneto, Innovhub e Promos (Camera di Commercio di Milano), Promec (Camera di Commercio di Modena) e Unioncamere Emilia Romagna, Vicenza Qualità (Camera di Commercio di Vicenza), è stata realizzata con il contributo del Fondo intercamerale di intervento di Unioncamere, con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia in India e in collaborazione con lo European Business & Technology Centre (EBTC).

Narinder K. NayarPresidente

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2 Messaggi

L’India ha chiuso l’anno fiscale Aprile 2010 – Marzo 2011 con una crescita del PIL dell’8,5%, in un contesto di generale aumento dei redditi e dei consumi della popolazione. In queste favorevoli circostanze si è dispiegata

un’azione sempre più incisiva delle imprese italiane e del “Sistema Italia”, che hanno risposto con prontezza alla domanda di “Made in Italy” e alle istanze di collaborazione articolate dal mondo imprenditoriale indiano. I dati parlano chiaro: l’anno 2010 ha registrato un incremento dell’interscambio bilaterale del 28% circa, raggiungendo un valore di 7,2 miliardi di €, superiore non solo al 2009 ma persino agli anni precedenti la crisi internazionale. Anche sul fronte degli investimenti diretti esteri (IDE) provenienti dall’Italia si è registrato un aumento del 15%, tanto più significativo in considerazione dell’andamento restrittivo che ha caratterizzato l’afflusso di IDE verso l’India nel 2010 (-26,6%).

Si preannuncia ora una nuova fase di sviluppo, in particolare per l’industria manifatturiera e per dare slancio alla produttività del settore agricolo, al fine di reimpostare la crescita del Paese secondo criteri di maggiore “inclusività” e “produttività”. La stagione di riforme di “seconda generazione” che si sta aprendo in India - dopo quella delle liberalizzazioni degli anni ‘90 che aveva dato slancio all’industria indiana dei servizi, genererà, ne sono certo, ulteriori significative opportunità di collaborazione tra le imprese dei nostri due Paesi. Le riforme annunciate vanno dalla semplificazione fiscale ed abolizione delle barriere interstatali all’apertura del settore retail agli investitori stranieri, dalla riforma della legislazione in materia di acquisizione dei terreni alla liberalizzazione del sistema pensionistico e assicurativo, alla deregolamentazione dei prezzi energetici.

È in questo quadro di cambiamento che si sono inserite le iniziative avviate dal Sistema Italia in India nel corso dell’anno, a partire, lo scorso Gennaio, dalla missione in Italia del Ministro per l’Industria ed il Commercio Sharma, dalla quale sono scaturiti immediati deliverable: l’individuazione dei settori strategici per il rafforzamento delle relazioni economiche bilaterali e l’avvio di un programma di iniziative mirate, con il pieno coinvolgimento di Confindustria. Sono dunque seguite due missioni settoriali dedicate rispettivamente ad infrastrutture ed energia (Marzo 2011) e al settore automotive (Aprile 2011). Il Ministro indiano per l’Energia Shinde e il Ministro degli Esteri Krishna si sono recati in Italia in Giugno. Ad inizio Novembre è in calendario una Missione di Sistema italiana in India, guidata a livello Ministeriale, con una delegazione di oltre 200 imprese e alla presenza dei massimi vertici di Confindustria. I settori chiave saranno infrastrutture e costruzioni, energie convenzionali e non convenzionali, automotive, macchine utensili con particolare attenzione al settore dell’agro-industria. Previsto anche un focus sulla piccola e media impresa, settore in cui l’Italia si presenta agli occhi indiani come partner privilegiato.

In questa stagione di rinnovata intensificazione dei rapporti bilaterali indo-italiani, la Indo-Italian Chamber of Commerce and Industry (IICCI) ha svolto e continuerà a svolgere un ruolo di particolare rilievo. Sono lieto di dire che, sin dall’assunzione del mio incarico lo scorso settembre 2010, l’IICCI ha dimostrato di essere parte integrante ed attiva del Sistema Italia in India, dando il proprio contributo sia sul piano della programmazione delle attività che su quello dell’implementazione. Un contributo particolarmente apprezzato e di grande valore aggiunto,

Giacomo Sanfelice di Monteforte

Ambasciatore d’Italia in India

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3Messaggi

che si nutre delle esperienze concrete di una base associativa di oltre 1000 imprese distribuite su tutto il territorio indiano.

L’Indo Italian Business Conference (IIBC) che si terrà dal 26 al 30 Settembre 2011, non fa che confermare la perfetta sinergia tra le attività dell’IICCI e quelle dell’Ambasciata. Rispetto alla Missione di Sistema essa si presenta infatti come propedeutica (essendo incentrata su tre dei settori oggetto della missione di Novembre: infrastrutture e edilizia, energia e ambiente, e tecnologie agroalimentari), ma anche complementare (toccando le città di Mumbai, Pune, Kolkata, Ahmedabad e Bangalore, laddove la missione di sistema visiterà Delhi e Chennai). Inoltre l’IICCI ed il suo recentemente istituito Indo-Italian Club for Infrastructure and Building (IICIB) svolgeranno un ruolo di primissimo piano nell’organizzazione della componente infrastrutture/energia nell’ambito della Missione di Sistema.

Auguro pertanto ai lavori della IIBC 2011 il massimo successo, con l’auspicio che ne possano scaturire validi contributi e spunti in vista della imminente Missione di Sistema.

Nonostante la crisi che in questi ultimi anni si è abbattuta su tutto il globo, il sistema produttivo italiano ha saputo presidiare i mercati esteri più pregiati e trovare nuovi sbocchi ai propri prodotti. La ricetta salutare

seguita dalle imprese è stata quella di individuare (ed investire) su un felice connubio fatto, da una parte, di qualità e ricerca dell’eccellenza, dall’altra di flessibilità ed efficienza. Con questi ingredienti di base, oggi le nostre aziende affermano la loro competitività sui mercati internazionali. Le scelte compiute in questi anni non sono state certo facili. Diradando la propria presenza sui più vicini mercati dell’Unione Europea, che comunque restano per tradizione e consuetudine lo “zoccolo duro” delle esportazioni italiane, i nostri imprenditori hanno intrapreso le vie, inevitabilmente più difficili e rischiose, dei mercati extraeuropei, andando alla ricerca di quelli più promettenti. Il risultato è che i nostri dati dimostrano che l’Italia è il primo Paese del Vecchio continente, dopo la Germania, per presenza sui mercati extraeuropei, ed è il primo, dopo la Cina, per quantità esportata nei paesi emergenti.

I dati Istat di aprile scorso ci dicono che l’Italia è un Paese “debitore” nei confronti dell’India, visto che la bilancia commerciale è negativa, e che le esportazioni italiane verso questo vasto Paese rappresentano solo l’1% delle vendite estere nazionali. La nostra, quindi, è ancora una presenza esigua, ma nell’ultimo anno si sono registrate novità interessanti: rispetto ad Aprile del 2010, le esportazioni italiane sono incrementate del 22,6%. Addirittura, nei primi due mesi del 2011, alcuni settori hanno registrato variazioni percentuali a tre cifre rispetto al primo bimestre dell’anno scorso. Tra questi, molti comparti della meccanica, a cominciare dalle macchine per la formatura dei metalli (+115%), gli articoli in gomma (+186%), i componenti elettronici e le schede magnetiche (+160%), gli autoveicoli (+137%) ed altre ancora. Bene, anzi, benissimo direi, perché questo significa che

Ferruccio DardanelloPresidente di Unioncamere

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Interscambio commerciale India-Italia, 2010-2011

Messaggi

il mercato indiano si sta aprendo alla conoscenza della qualità del Made in Italy nel suo complesso e ci sono insomma buone possibilità perché si possano instaurare proficui e duraturi rapporti di collaborazione economica tra i due Paesi.

D’altro canto, raggiungere questo continente vasto e in gran parte ancora inesplorato per le imprese italiane - la maggior parte delle quali è di piccola dimensione - richiede adeguati supporti per gli operatori che hanno bisogno di punti di riferimento affidabili e sostegno nella loro attività. Fondamentale, insomma, è la rete di supporto alle imprese, rappresentata dalle 105 Camere di commercio italiane (una per ogni provincia) e da quella delle 75 Camere di commercio italiane all’estero, che sono delle vere “teste di ponte” per le imprese del Belpaese in tutti i mercati del mondo. Ben vengano, quindi, iniziative di stretta collaborazione fra le Camere italiane e le loro sorelle estere, come l’Indo-Italian Business Conference (IIBC) organizzata dalla Indo-Italian Chamber of Commerce and Industry (IICCI) e da ben 6 strutture camerali italiane, che rappresentano un’opportunità unica per le piccole e medie imprese di settori di punta del nostro sistema produttivo di presentarsi, farsi conoscere e avviare proficue collaborazioni sul mercato indiano.

L’IIBC rappresenta una chiara manifestazione di quella “cultura del fare” - e del “fare bene”, che contraddistingue il sistema camerale in tutte le sue espressioni, punto di riferimento e di supporto stabile per quei 6 milioni di imprese italiane che quotidianamente operano sul mercato domestico e su quello internazionale. “Fare” quindi, con grande spirito di collaborazione con tutti i soggetti che davvero credono che un mercato trasparente, moderno, dinamico, fatto di genio e di creatività possa contribuire allo sviluppo del nostro pianeta.

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5Aspetti Economici

Le oscillazioni nei valori dell’interscambio commerciale tra India e Italia nel periodo 2005-

2011 sono il riflesso dell’andamento delle economie dei due Paesi nel contesto più ampio dell’economia globale. Il totale degli scambi è progressivamente cresciuto, anche in modo repentino (+43% nel 2006-07) fino al 2008-09, anno in cui gli scambi hanno raggiunto il loro apice con un totale di 8.252 miliardi di dollari. Questo incremento costante ha subito una battuta d’arresto significativa, benché relativa, nel 2009-10 (-12%) riportando i valori ai livelli pre-crisi del biennio 2006-08. Le stime per il 2010-11 indicano un ulteriore assestamento degli scambi.È interessante analizzare più a fondo le determinanti della bilancia commerciale. A eccezione del biennio 2008-2010, in cui la bilancia commerciale è stata favorevole all’Italia (+604 milioni di dollari nel 2008-09, +462 nel 2009-10) le stime per il 2010-11 indicano un probabile ritorno al segno negativo, che ha caratterizzato tradizionalmente il saldo commerciale tra India e Italia. In aggiunta, si nota che, nonostante le importazioni indiane in Italia siano aumentate del 26% rispetto al precedente anno, l’Italia rappresenta solo l’1,8% del totale del commercio indiano verso l’estero. D’altra parte le esportazioni italiane in India, seppur in leggero aumento, concorrono solo per l’1,2% al totale delle importazioni verso l’India.Il quadro che emerge mostra che il processo di avvicinamento dei due Paesi sul fronte degli scambi, momentaneamente interrotto durante la crisi, stenta a crescere e il tasso indiano delle importazioni ed esportazioni da e verso l’Italia su quello totale è rimasto sostanzialmente inalterato (import indiani dall’Italia pari all’1,20% del totale nel 2010-11; era pari all’1,24% nel 2005-06) oppure è diminuito (esportazioni indiane in Italia pari al 2,44% nel 2005-06, 1,87% nel 2010-11). L’immagine che ne deriva è quella di un Paese, l’Italia, che ancora non riesce a sfruttare il grande dinamismo economico indiano. A tal riguardo, mettendo a paragone la situazione italiana con quella dei suoi maggiori competitor in ambito europeo, la quota di esportazioni italiane in India rappresenta solo il 10% del totale delle esportazioni europee verso l’India mentre il Belgio e la Germania registrano

rispettivamente valori del 20% e 27%. Nel 2010-11, comunque, l’incremento dell’attività commerciale con l’India, seppur lieve, permette di essere ottimisti riguardo al futuro coinvolgimento dell’Italia nel contesto degli scambi internazionali.Entrando nello specifico delle importazioni ed esportazioni tra India ed Italia, si nota l’aumento massiccio delle esportazioni indiane di alluminio e prodotti simili (+834%), e di macchinari elettrici e componenti annesse, i quali mostrano un incremento del 205%. Anche la plastica e derivati segnalano un interessante aumento del 132%.È in calo l’afflusso in Italia di veicoli e relativa componentistica indiani; questi prodotti registrano una riduzione del 34%,nonostante durante il 2009-10 essi fossero aumentati del 46%. Da parte dell’Italia, invece, sono in notevole aumento le esportazioni di perle naturali e pietre preziose (190%), che confermano quindi l’ andamento positivo degli anni precedenti.Si registra un considerevole incremento anche delle esportazioni di combustibile minerale, oli minerali e prodotti per la combustione, aumentati del 96%. Crescono anche le esportazioni di sali, solfuri e materiali per lo stucco con un incremento del 66%.Quest’anno si è ridotta del 37% l’ esportazione di prodotti in ferro e in acciaio e quella di macchinari elettrici e componentistica (-13%), quest’ultima dovuta parzialmente anche al maggiore afflusso dall’India in Italia della medesima categoria merceologica.

Interscambio commerciale India-Italia, 2010-2011

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6 Aspetti Economici

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7Aspetti Economici

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Infrastrutture e Edilizia10

Infrastrutture e edilizia in IndiaEcco come collaborare

Le condizioni delle infrastrutture di una nazione sono spesso un indicatore importante del suo

livello di sviluppo economico e sociale e costituiscono le basi strutturali per un modello di crescita sostenuta.Oggi l’India si trova a fronteggiare l’enorme sfida di dover portare le proprie infrastrutture al livello richiesto per sostenere e promuovere ulteriormente la straordinaria crescita del Paese. Per realizzare questo obiettivo, l’India non può esimersi dal fare appello a partner internazionali in grado di offrire la tecnologia e l’esperienza necessarie.L’eccellenza italiana nel settore delle infrastrutture si basa su una tradizione millenaria. I Romani hanno del resto lastricato le strade di tutta Europa e non solo, e molte di queste vengono utilizzate ancora oggi grazie al loro ottimo stato. Il Registro Unesco del Patrimonio Mondiale (The Unesco Memory of the World Register) custodisce la Tabula Peutingeriana, un rotolo di pergamena lungo 7 metri di epoca medievale e di recente scoperta, che rappresenta l’unica copia rinvenuta di una mappa stradale del tardo Impero Romano. La mappa illustra bene l’impressionante estensione delle principali arterie stradali romane che dalla Spagna si estendevano sino in India. In tempi più moderni, questa tradizione di eccellenza è stata rafforzata grazie a tassi particolarmente elevati di innovazione tecnologica. I dati testimoniano che negli ultimi 5 anni la partecipazione delle aziende italiane di costruzioni nei mercati esteri è cresciuta con un trend del 20% annuo, con una crescita del profitto pari ad un incredibile 140% proveniente dalle rendite generate dai contratti con l’estero.Nel periodo 2004-2009, gli italiani hanno completato circa 600 progetti in 86 paesi diversi nei cinque continenti, con introiti pari a 44 miliardi di €. Altri 16

miliardi di € sono stati ottenuti dalla concessioni. L’industria italiana può senz’altro contribuire in misura significativa anche alla rivoluzione indiana delle infrastrutture.I sistemi infrastrutturali che costituiscono il business principale delle aziende italiane che si occupano di costruzioni sono le reti ferroviarie, strade ed autostrade, sistemi metropolitani, ponti, gallerie e trafori, porti, aeroporti, e costruzioni di edifici, oltre a progetti nel settore energetico come gli impianti idrici, le centrali elettriche, gasdotti e reti elettriche.In termini di localizzazione dei contratti stipulati dalla aziende italiane, fino al 2009 Sud America, Nord Africa e Europa costituivano le aree di maggiore rilevanza, ma la tendenza è andata modificandosi, con l’inserimento di nuove aree, inclusa l’Asia, che hanno acquisito prominenza. In termini di valore degli appalti, è interessante notare che il numero degli appalti cresce parallelamente al loro valore: gli italiani si stanno aggiudicando un maggior numero di appalti di alto valore rispetto quelli di valore minore. Il 46% dei contratti ha un valore superiore a 50 milioni di € mentre la restante parte viene suddivisa tra un numero di appalti di minor numero e valore. Questi dati indicano anche che le aziende italiane coinvolte in progetti edili e di infrastrutture all’estero comprendono l’intera gamma del business, dai gruppi più consolidati con contratti di appalto del valore di diversi miliardi e molte decine di migliaia di impiegati, a imprese di piccole dimensioni ma rinomate per le proprie competenze, tecnologia, know-how e competitività in termini di rapporto qualità/prezzo. Come accade nel caso dei prodotti dal popolare marchio Made in Italy, anche nei progetti di lavori pubblici su larga scala la qualità e l’attenzione ai dettagli continuano infatti a rappresentare il segno distintivo della cultura manifatturiera italiana.

Gianluca Brusco Capo dell’Ufficio Economico e Commerciale Ambasciata d’Italia in India Vice-Presidente Onorario Indo-Italian Chamber of Commerce and Industry

L’esperienza italiana nell’edilizia

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Infrastrutture e Edilizia 11

Nell’attuale XI Piano Quinquennale (2007-2012) il governo indiano ha pianificato investimenti

per 389 miliardi di € per il settore infrastrutture, che saranno portati ad oltre 750 miliardi di € durante il XII Piano Quinquennale (2012-2017), di cui circa il 50% dovrebbe venire da capitale privato.Gli investimenti più significativi nel settore infrastrutture nei prossimi anni saranno: 69 miliardi di € per la costruzione di strade e autostrade; 49 miliardi di € per aggiungere 25.000 km di nuove linee ferroviarie entro il 2020 e dare avvio a radicali opere di manutenzione di quelle esistenti; 16 miliardi di € mirati a potenziare le capacità portuali attraverso una maggiore dotazione di macchinari ed equipaggiamenti per la gestione dei cargo, delle connessioni con le vie di trasporto terrestre e dell’informatizzazione delle operazioni; 126 miliardi di € in progetti legati alla generazione di energia elettrica, considerando che per il XII Piano Quinquennale è prevista l’aggiunta di circa 100 GW di cui 43 GW già appaltati e il resto da appaltare nei prossimi 3-5 anni.

Indo-Italian Club for Infrastructure & BuildingÈ in questo scenario che la Indo-Italian Chamber of Commerce & Industry (IICCI) ha istituito lo scorso Dicembre l’Indo-Italian Club for Infrastructure & Building (IICIB), che include ad oggi circa 80 imprese, italiane ed indiane, che operano nel settore infrastrutture (developer, costruttori, produttori di materiali per edilizia, ecc.).L’idea di fondare l’IICIB nasce dalla volontà di creare un luogo d’incontro per le imprese italiane e indiane dove poter scambiare informazioni e contatti, nonchè ricevere servizi utili allo sviluppo di business in comparti che richiedono un approccio molto sistematico. Oltre a favorire gli scambi tra le imprese socie, l’IICIB, nasce anche con la vocazione

istituzionale d’interfaccia con le autorità governative che, a diverso titolo, si occupano di lavori pubblici.

I bisogni emergentiNel corso dei numerosi eventi organizzati nel recente passato dall’IICIB e finalizzati a promuovere l’ingresso di imprese italiane nel settore delle infrastrutture in India, sono emersi alcuni bisogni fondamentali tra cui:

1. Entrare insieme: la complessità e lo stato di maturità del mercato indiano, ed il know-how specifico e l’esperienza delle imprese italiane che operano nei diversi segmenti, richiede un approccio basato sulla partnership tra imprese italiane e indiane, e un supporto integrato da parte di istituzioni finanziarie pubbliche e private;

2. Lobbying verso le autorità pubbliche indiane: l’azione congiunta di imprese e istituzioni deve favorire l’adozione di regole di assegnazione di appalti (criteri di qualificazione dei contractor e dei fornitori di materiali, approccio alla valutazione, ecc.) che consenta di premiare non soltanto la “competizione sul prezzo” ma, soprattutto, “l’innovazione tecnologica e il contenuto di know-how nelle opere”;

Cesare SaccaniManaging Director ICMQ IndiaPresidente Indo-Italian Club for Infrastructure and Building (IICIB)

Infrastrutture e edilizia in IndiaEcco come collaborareL’esperienza italiana nell’edilizia

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Infrastrutture e Edilizia12

Il punto di vista dell’esperto

3. Visibilità sul mercato: per creare la consapevolezza da parte di Stazioni Appaltanti e Privati circa le tecnologie e le eccellenze italiane nei settori delle costruzioni e dei materiali;

4. Supporto tecnico locale: per ridurre i rischi operativi relativi alla qualità e ai tempi di esecuzione dei lavori che possono generare significativi costi inattesi (per esempio attraverso valutazioni preliminari dei partner e dei fornitori locali, servizi di controllo tecnico durante le fasi di progettazione e di costruzione);

5. Concentrare risorse, competenze ed energie: per ottimizzare le risorse e le capacità in grado di rappresentare gli interessi delle imprese italiane di fronte alla comunità indiana (autorità pubbliche, imprese, mass-media, ecc.).

Il Club ha nel tempo accumulato competenze e costruito una rete di relazioni necessarie ad assumere il ruolo di guida per favorire l’ingresso dell’industria italiana delle costruzioni e dei materiali per edilizia nel mercato indiano. Un ruolo, quello dell’IICIB, di recente riconosciuto formalmente dall’Ambasciata d’Italia in India.

Mission e obiettivi operativiLa mission dell’IICIB è quella di “guidare le imprese

italiane e indiane nel creare opportunità di business e promuovere la costituzione di partnership (consorzi, joint venture, ecc.) nel settore delle infrastrutture, costruzioni e materiali per edilizia”. Il Club si propone di raggiungere tale obiettivo con le seguenti azioni:

1. Facilitare il flusso d’informazioni verso le imprese italiane sulle opportunità di business che si presentano in India (prospettive di mercato, trend, opportunità di business, esperienza tecnica, ecc.)

2. Creare opportunità di networking e promuovere le attività dei membri del Club in Italia e India;

3. Assistere le imprese parte del Club nella definizione di collaborazioni d’affari per operare nel mercato indiano o italiano (monitoraggio di specifici progetti/appalti, strategie d’ingresso, ricerca partner, ecc.).

OrganizzazioneLa complessità e vastità del settore infrastrutture e edilizia ha richiesto la messa a punto di un approccio focalizzato in funzione dei bisogni e delle esigenze dei diversi tipi di imprese. Per questo motivo il Club ha identificato tre cluster principali verso ciascuno dei quali ha messo a punto una specifica strategia di servizio (Tav. 1).

Per maggiori informazioni sull’Indo-Italian Club for Infrastructure & Building (IICIB), e su come associarsi,

scrivere a [email protected] o visitare il sito www.indiaitaly.com , nella sezione Progetti Speciali.

Gruppo

Target

Tecnologie innovative per le infrastrutture

Contractor principali

Gruppi che operano nel settore infrastrutture

Fornitura di energia

Studi d’ingegneria

Contractor nel settore Energia

Innovazione, sostenibilità e tecnologie per l’edilizia

Studi di architettura e ingegneria

Produttori di materiali per l’edilizia

Tav. 1

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Infrastrutture e Edilizia 13

Potrebbe illustrarci i principali progetti eseguiti negli ultimi anni in India da C&C Construction Ltd., e quelli in cantiere?C&C è un’azienda che si occupa di tutti i segmenti del settore infrastrutture, con progetti di rilievo portati a termine in India e all’estero, nei settori strade e autostrade, approvvigionamento idrico, sanità e rete elettrica. Tra i maggiori progetti realizzati in India si annoverano il prolungamento della pista di atterraggio dell’aeroporto di Port Blair, la conversione a quattro corsie dell’autostrada NH-37 a Guwahati, e i lavori di miglioramento di molte altre strade statali. A livello internazionale i contributi di C&C consistono in vari lavori di progettazione, miglioramento e riabilitazione di strade in Afghanistan.Grazie alla nostra capacità di operare in terreni difficili, la nostra credibilità è cresciuta esponenzialmente permettendoci di ottenere più di 20 grandi progetti attualmente in cantiere. Stiamo lavorando su cinque progetti Build-Operate-Transfer (BOT), di cui quattro per la costruzione di autostrade ed uno per lo sviluppo di un innovativo progetto d’infrastruttura urbana. Abbiamo inoltre vinto la gara d’appalto indetta dalla Dedicated Freight Corridor Corportation of India (DFCC), per la realizzazione di un corridoio per il trasporto merci.

Qual è lo scenario di sviluppo futuro nei segmenti autostrade e rete energetica in India? Quali le sfide che il Paese sta affrontando?Il settore delle infrastrutture in India ha un immenso potenziale, che si traduce in opportunità senza precedenti per le imprese nel campo delle infrastrutture e aziende fornitrici di servizi ad esse associate. Strade e autostrade, seguite da ferrovie e rete energetica, sono i segmenti nei quali si stanno

verificando i maggiori investimenti privati, per quanto ostacolati da alcune difficoltà procedurali. In risposta a queste il governo ha avviato un ingente processo di trasformazione e di riforma del sistema normativo.

Quali sono le caratteristiche della domanda di materie prime e tecnologie nel settore delle infrastrutture in India?C’è un interessante paradosso interno al settore delle infrastrutture indiano: mentre la domanda di materie prime e attrezzature è cresciuta esponenzialmente, l’offerta è andata diminuendo. C&C cerca di soddisfare le necessità di approvvigionamento di materie prime legate ai diversi progetti per quanto possibile in India, ma anche esplorando il mercato globale alla ricerca di nuovi fornitori.

Quali tipi di collaborazione tecnica sono richiesti in India per la costruzione di autostrade e reti per la distribuzione d’energia?La tecnologia continua a migliorare e il sistema ad adattarsi; di conseguenza, per gestire le necessità di supporto tecnico ad ogni livello, e per superare le fasi di transizione evitando al massimo le perdite di potenziali opportunità, le collaborazioni rappresentano la strada migliore in quanto producono sempre valore aggiunto ai progetti, in termini di qualità, economicità e tempo.

Esiste la necessità di tecnologie sussidiarie nel settore stradale, specialmente nella gestione del traffico e dei sistemi di pedaggio? La domanda di servizi legati alla gestione del traffico e dei sistemi di pedaggio verrà a crearsi nel momento in cui il modello di Partnership Pubblico-Privata (PPP) si svilupperà nel settore autostradale,

Gurjeet Singh JoharPresidenteC&C Constructions Ltd.

Il punto di vista dell’esperto

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Infrastrutture e Edilizia14

Attingendo dalla Sua esperienza di Co-General Manager di Larsen & Toubro Infrastructure Finance Co. Ltd. in passato, e di Vice Presidente Senior e capo del dipartimento Finance Infrastructure di ICICI Securities Ltd. oggi, può illustrarci le attuali tendenze del settore infrastrutture e edilizia in India?Prima di tutto si nota che il mercato indiano delle infrastrutture e costruzioni ha in prospettiva una

crescita molto significativa, e che gli impianti esistenti stanno di fatto operando ben oltre le proprie capacità. Le dimensioni medie dei progetti stanno crescendo, in particolare la proporzione di ultra mega progetti stradali e impianti energetici (di potenza superiore a 3960 MW).Sia il settore pubblico che quello privato stanno avendo delle difficoltà a finanziare progetti infrastrutturali; il settore nel complesso richiede

e il pedaggio diventerà una realtà quotidiana. In aggiunta a questo aumenterà la domanda di servizi Operation and Maintenance (O&M) per il patrimonio stradale già esistente.

Qual è la sua posizione sul National Highway Development Programme (NHDP) del governo indiano in base al quale grandi contratti saranno assegnati entro il 2012?Il National Highway Development Programme (NHDP) 2012 presenta sicuramente aspetti positivi, dato che i progetti maggiori utilizzeranno il modello di Partnership Pubblico-Privata (PPP) sulla base del sistema Design-Build-Finance-Operate (DBFO), che rappresenta una soluzione vincente tanto per il governo quanto per il costruttore. Ci auguriamo tuttavia che il flusso di progetti diventi più costante nel tempo.

A suo avviso le recenti politiche che il governo ha annunciato nel settore delle infrastrutture saranno favorevoli per i concorrenti stranieri?L’economia indiana sta sperimentando livelli di espansione economica senza precedenti. Aziende

di levatura internazionale stanno pianificando di entrare nel mercato indiano delle infrastrutture, che è promettente così come lo sono le molte opportunità di investimento che lo stesso potrà offrire. Con un governo stabile, è più che sensato attendersi un impegno verso riforme economiche e un atteggiamento positivo nell’aprirsi ad investitori stranieri. Pertanto, ritengo che nessuno possa permettersi di non considerare l’India come possibile meta per i propri investimenti. Ciò non toglie che il meccanismo PPP debba evolversi verso politiche che possano favorire l’attrazione di capitale straniero.

Che strategie suggerirebbe di adottare ad un azienda italiana nell’approcciare il settore indiano delle infrastrutture?Un’ottima conoscenza dell’ambiente lavorativo locale, delle sue sfide e del modo di affrontarle, è importantissimo per chiunque voglia entrare nel mercato indiano. E la strategia fondamentale per ogni concorrente straniero è quella di trovare un valido partner locale per poter entrare in sinergia con il sistema di expertise locali.

Mohanjit SinghVice Presidente Senior e CapoInfrastructure Finance, ICICI Securities Ltd.

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fondi per una cifra stimata tra i 350 e i 690 miliardi di €. Il governo centrale si sta quindi rivolgendo in misura sempre maggiore al settore privato per il finanziamento di tali progetti, in particolare di quelli concernenti la generazione di energia, la costruzione di strade, porti e aeroporti, l’attività estrattiva e le infrastrutture urbane.Per quanto riguarda gli aspetti legali e di politica, si attende anche la creazione di nuove autorità settoriali per i porti, le strade e gli aeroporti, così come furono introdotte nei settori energetico e telecomunicazioni in passato.

Finanziare le necessità dell’India in termini di infrastrutture appare una sfida ardua sia per gli investitori locali che per quelli internazionali. A suo avviso, quali sono le problematiche da affrontare e come potrebbero essere risolte?Una delle problematiche concernenti il finanziamento è la mancata corrispondenza tra ciò che offrono i finanziatori e i bisogni del settore. I mercati offrono soluzioni di breve periodo mentre il settore delle infrastrutture necessita prestiti a lungo termine. È necessario che fondi comuni di pensione e di previdenza investano maggiormente in questo settore. Servirebbe anche sviluppare nuovi mercati cui attingere, ad esempio quelli obbligazionari, ed inoltre la capacità di accedere ai mercati internazionali. Per quanto concerne le norme sull’esposizione finanziaria del settore, quelle che la regolano devono essere allentate. Le banche sono già vicine al raggiungimento del tetto massimo per il settore energetico. Per quanto concerne la partecipazione azionaria, è necessario che gli investitori possano avere più facile accesso al capitale di rischio. Al fine di evitare ritardi nella realizzazione dei progetti, l’India ha bisogno di sviluppare strumenti per una migliore gestione dei progetti e di avere imprenditori più qualificati nell’implementazione dei progetti relativi alle infrastrutture.

Quali sono i criteri principali per il finanziamento dei progetti indiani relativi alle infrastrutture che prevedono partecipazioni internazionali?I criteri principali per il finanziamento di progetti infrastrutturali, che può essere strutturato nella forma

di finanziamenti senza regresso, rimangono in linea di massima gli stessi utilizzati per le partecipazioni nazionali, e cioè:

a. L’esperienza e le credenziali degli investitori, cui è richiesto di essersi già cimentati, in India o all’estero in progetti simili per dimensioni e tecnologia utilizzata;

b. Un’ottima conoscenza del mercato indiano e impegno a mantenere l’investimento intrapreso per l’intera durata del prestito erogato per il progetto;

c. La capacità degli investitori di immettere capitale;

d. Il contesto legale e contrattuale (accordo di concessione, documentazione relativa al progetto, accordi di progettazione, appalto e costruzione, ecc);

e. La struttura finanziaria del progetto, misurata in termini di quoziente di indebitamento;

f. La redditività del progetto e altri indici (ad esempio i coefficienti di copertura del servizio del debito);

g. I rischi legati alla valuta straniera, come tasso di cambio, convertibilità, ecc.

Recentemente il governo ha incoraggiato il modello di Partnership Pubblico-Private (PPP). In quali segmenti del settore infrastrutture tale modello si è dimostrato vincente?Il settore della costruzione di strade è stato un ottimo esempio di applicazione vincente del modello PPP, così come, seppure in misura minore, i settori della generazione di energia e della costruzione di aeroporti. Il governo sta ora provando ad utilizzare tale modello nel campo della trasmissione e distribuzione di energia, per il quale sono attesi risultati interessanti. Altri settori dove il modello PPP potrebbe riscontrare un alto tasso di successo sono quelli dell’estrazione carbonifera, della fornitura e trattamento delle acque, e delle infrastrutture urbane. Quest’ultimo in particolare assisterà alla prossima ondata di PPP, data la necessità di migliorare le infrastrutture nelle città esistenti e di creare nuove città più moderne. Questo fornirà i presupposti anche per un aumento

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Storie di successo

della domanda di elettricità, acqua, strade, trasporti, gestione dei rifiuti, sanità, ecc.

Considerando l’ingente crescita nel settore indiano delle infrastrutture e dell’edilizia, quali strategie suggerirebbe di adottare ad un’azienda italiana che vuole entrare nel mercato indiano?Il mercato indiano offre un’ampia gamma di opportunità, dalla costruzione su larga scala di aree residenziali a basso costo, alla progettazione di soluzioni per le infrastrutture urbane o di logistica degli spazi. Gli imprenditori italiani dovrebbero far leva sui loro punti di forza, ma non essere troppo aggressivi nella partecipazione agli appalti. Nello specifico, le aziende italiane potrebbero introdurre tecnologie all’avanguardia ancora non presenti in India oppure sistemi ad alto livello d’automazione, per agevolare la realizzazione ed abbassare il costo dei progetti.Le aziende italiane potrebbero partecipare anche ad appalti per grandi progetti, in cui le dimensioni dell’azienda giocano un ruolo centrale e la concorrenza può essere relativamente minore. Data l’importanza della conoscenza delle dinamiche del mercato locale, le aziende italiane potrebbero

costituire joint venture con partner indiani dotati di buone credenziali, quantomeno nella fase di avvio delle attività in India.

A suo avviso quali sono le tecnologie richieste dal settore?Direi che data l’enorme quantità d’infrastrutture richieste, le tecnologie in grado di agevolarne o velocizzarne la costruzione potrebbero risultare estremamente vantaggiose. Per esempio, strutture prefabbricate che rendano più veloce la costruzione di edifici o casseforme, o tecnologie per la costruzione di strade che facilitino la realizzazione di molteplici corsie in contemporanea.

Quali livelli di crescita prevede nei prossimi 2-3 anni in questo settore?La crescita in questo settore potrebbe essere frenata soltanto dalla mancanza di progetti assegnati dal governo, da un’eventuale inadeguatezza delle normative, o dalla mancanza di capacità tecnica o finanziaria del settore privato.La crescita non verrà certamente compromessa da una mancanza di domanda o da inadempienze nei pagamenti. Per spiegarmi meglio, se il tasso di crescita del PIL sarà mantenuto al 7-8% annuo, il settore delle infrastrutture dovrà crescere almeno del 12-14% per sostenere la crescita del PIL. E anche qualora la crescita del PIL fosse più lenta, il settore delle infrastrutture presenterebbe comunque alti tassi di crescita in virtù della domanda creatasi negli anni passati e rimasta ancora insoddisfatta. Perciò la crescita delle infrastrutture è condizionata più da questioni relative all’ambiente esterno che non da carenze della domanda. All’interno del settore delle infrastrutture esistono segmenti in cui i privati godono di una grande flessibilità operativa, e non devono dipendere dall’assegnazione dei bandi da parte del governo o da questioni politiche. Tali progetti continueranno quindi ad essere redditizi.

(Nota bene: le opinioni qui espresse sono individuali e non coincidono necessariamente

con quelle dell’organizzazione che l’individuo rappresenta)

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Da azienda numero uno dei trasporti in Italia, a leader internazionale per logistica, servizio door-to-door di trasporto di componenti eccezionali, cargo shipping e sollevamento eccezionale nei settori civile, offshore, petrolchimico e dell’energia. Ci racconti la storia del gruppo.La Fagioli è stata fondata nel 1955 dal signor Giovanni Fagioli e in breve tempo è diventata la società leader dei trasporti in Italia. Grazie a costanti investimenti nelle persone e mezzi, l’azienda è diventata un player globale nel settore delle spedizioni internazionali, in particolare nel settore dell’impiantistica. La crescente complessità delle richieste dei clienti ha spinto la Fagioli a sviluppare e applicare nuove idee e tecnologie. L’ingresso nel settore dei sollevamenti eccezionali è avvenuto oltre 10 anni fa attraverso l’acquisizione della PSC Heavy Lift, società del Regno Unito, azienda leader nei sollevamenti con torri e martinetti idraulici. Questa acquisizione ha permesso alla Fagioli di aumentare la sua presenza internazionale in particolare in Asia e Nord America e contemporaneamente di offrire ai clienti un servizio door-to-door di trasporto e sollevamento.

Quando e come Fagioli ha deciso di entrare nel mercato Indiano?La Fagioli è entrata nel mercato indiano in tempi quasi pioneristici per una società italiana. Dieci anni fa, infatti, attraverso la controllata PSC Heavy Lift, abbiamo creato una joint venture 70/30 con un

Limited, attiva in un settore limitrofo a quello di Fagioli.Siamo estramememte soddisfatti di questa partnership, che ha permesso al socio locale di

spendere il nome Fagioli sul mercato indiano e a noi di accedere ad un mercato che presentava grandi lacune nell’offerta di servizi di sollevamento di fronte ad una domanda in fortissima crescita.Il risultato è che oggi Fagioli è il numero uno in India nel settore dei sollevamenti con un track record lungo e significativo con clienti importanti come BHEL, Larsen & Toubro, Reliance, Tata Projects, NcNally Bharat, Powermech e altri. Recentemente abbiamo deciso di acquisire le quote di minoranza del capitale dal socio indiano, con il quale ancora oggi collaboriamo, e ora Fagioli controlla Fagioli India al 100%.

Quali sono i sistemi più innovativi che avete introdotto in India e quali i più recenti progetti realizzati?Fagioli ha portato in India le tecniche innovative di sollevamento che ne fanno uno tra i leader mondiali nel settore. Questo grazie alla qualità e dotazione dei nostri mezzi e all’altissimo livello della nostra ingegneria che, in massima parte, anche per le attività indiane è svolta dall’Italia. In particolare abbiamo fornito un’alternativa ai tradizionali sollevamenti svolti con gru, tutto questo applicando i nostri stringenti criteri di sicurezza e garantendo l’affidabilità del risultato, le due prerogative Fagioli. In termini di risultati, a Gennaio abbiamo realizzato il 100° sollevamento di boiler drum della storia di Fagioli India e oggi, dopo soli sette mesi, siamo già a 113. In termini di progetti, tra quelli più complessi e significativi segnalo il trasporto e sollevamento di uno splitter da 1500 tonnellate per la raffineria di Jamnagar (città nello stato indiano del Gujarat) - una delle più grandi del mondo - per la Reliance, e l’installazione di una gru a ponte della Konecranes

Storie di successo

Emanuele FontanaManaging DirectorFagioli PSC India Pvt. Ltd.

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presso i cantieri navali di Cochin (città nello stato indiano del Kerala).

Quali sono gli attuali trend e necessità del settore indiano del sollevamento eccezionale?Il driver principale del nostro business sono gli investimenti nella realizzazione e upgrade di centrali per la produzione dell’energia elettrica, energia nucleare, degli impianti di raffinazione petrolchimica e delle grandi infrastrutture, in particolare ponti, stadi, porti e aeroporti. Nei prossimi anni, gli investimenti necessari a garantire la crescita economica a cui ambisce l’India, saranno ingentissimi e coinvolgeranno sia il settore pubblico sia quello privato, investitori domestici e, in misura sempre crescente, stranieri.Di conseguenza ci aspettiamo un incremento della domanda per servizi di sollevamento e trasporti eccezionali e che le richieste da parte dei clienti diventino sempre più complesse.

Quale sarà il futuro del settore in India?In futuro potrebbe diventare importante essere in grado di fornire ai clienti servizi chiavi in mano che forniscano sia il trasporto sia il sollevamento dei moduli pesanti. Al momento nessun player è integrato in questo senso, ma Fagioli si sta attrezzando per diventarlo nel giro di poco tempo in India come, tra l’altro, lo è già negli altri mercati dove opera.

Il mercato indiano è spesso considerato dalle aziende italiane come complesso e lontano. Condivide questa impressione? Quali i

suggerimenti per le aziende italiane che ancora non hanno investito in India?Credo che le aziende italiane che ancora non sono presenti qui, percepiscano l’India come un mercato lontano, difficile e rischioso ma che allo stesso tempo si rendano conto di non poter rinunciare ad offrire i propri prodotti e servizi all’11ª economia mondiale che cresce dell’8-9% all’anno e ha oltre un miliardo di persone.La mia impressione è che si accomuni troppo frettolosamente l’India alla Cina, dove lavorare per le aziende straniere, in particolare le PMI, è spesso difficile a causa della burocrazia, della scarsa tutela della proprietà intellettuale e di un sistema legale non sempre comprensibile e trasparente.L’India è prima di tutto la più grande democrazia del mondo e, anche grazie alle storiche relazioni con il Regno Unito e il Commonwealth, dispone di un sistema legale lento ma affidabile e che tutela i diritti dell’investitore straniero. Inoltre professionisti come avvocati, consulenti d’impresa e fiscale, oltre a parlare perfettamente l’inglese, hanno spesso studiato o lavorato in Europa o Nord America, cosa che li rende molto più vicini a noi di quanto si possa pensare e capiscono le esigenze delle società straniere. Ci sono molte differenze culturali e difficoltà a causa di carenze infrastrutturali, tuttavia, ad un’azienda italiana consiglio di guardare alle storie di successo e appoggiarsi ad enti come le Camere di Commercio per ottenere le informazioni utili a capire questo Paese e a coglierne le opportunità.

Quali sono i prossimi obiettivi di Fagioli in India?Puntiamo a consolidare il nostro ruolo di leader nel settore dei sollevamenti pesanti nel settore power e aumentare la penetrazione nel settore petrolchimico e ingegneria civile. In quest’ultimo settore stiamo svolgendo i nostri due più importanti contratti del 2011 e abbiamo ottime prospettive di ricevere un ulteriore ordine dal cliente per il 2012. Inoltre, stiamo già partecipando a gare per svolgere in India alcune delle altre attività per cui Fagioli è leader nel mondo, in particolare nel project forwarding e spedizioni d’impiantistica. Tutto questo grazie a investimenti in mezzi e personale che sono già in corso.

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Da 40 anni Soilmec è una delle aziende leader a livello internazionale nella progettazione, produzione e distribuzione di macchinari ed attrezzature per l’ingegneria del sottosuolo: potrebbe raccontarci la storia del vostro successo?Nata nel 1969 come officina di Trevi, la sua storia quarantennale è piena di invenzioni e successi. Il modo di progettare e di costruire attrezzature è continuamente adattato alle reali esigenze del cantiere. La costante cooperazione con l’azienda madre Trevi (specialista di ingegneria del sottosuolo e tra più importanti contrattisti al mondo) ha creato un modello unico che nessuno ad oggi è riuscito a copiare efficacemente. Innovazione continua, tecnologia all’avanguardia e affidabilità sono le chiavi del suo successo; ma anche la sua vastissima presenza nel mondo che ci permette di essere continuamente vicino alle esigenze della nostra clientela e, fondamentale, vicino alle nostre attrezzature.

Soilmec lavora in 90 Paesi nei 5 continenti. Quando e come l’azienda ha deciso di essere presente anche in India?Siamo sempre stati presenti in India tramite la nostra controllata di Singapore; direi quindi che si è trattato di un cambio di rotta, di strategia. Dal 2003 si è deciso di seguire il continente indiano direttamente dall’Italia e dalla fine del 2006 si è deciso di stabilire Soilmec India. Decisione quanto mai azzeccata. Il mercato ha risposto subito splendidamente e siamo passati dal 5% di market share a 40% nel giro di due soli anni.

Quanto conta l’aggiornamento della gamma di prodotti offerti rispetto all’esigenze del mercato con cui s’interagisce?Fondamentale direi. Il mercato è in continua evoluzione e quindi serve interagire con esso. Serve rapidità di risposta e flessibilità per poter creare, quando necessario, anche un prodotto su misura. Spesso però è proprio il nostro gruppo a condizionare il mercato tramite nuove soluzioni e quindi relative nuove tecnologie. Questo ci rende particolarmente orgogliosi.

Davide PanzavoltaArea ManagerSoilmec, Drilling and Foundation Equipment

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Fiere e Saloni

Quali sono le fonti del vantaggio competitivo di Soilmec in India?Abbiamo investito molto in risorse umane adeguate e puntato sulla produzione locale di utensili di perforazione insieme ad accessori di cantiere. Ci siamo proposti come l’unica azienda ad avere punti di stock ricambi in tre zone dell’India; inoltre abbiamo punti di servizio ovunque ci sia un cantiere con nostre attrezzature. Soilmec India conta più di 50 persone. Il nostro maggiore concorrente non più di 7-8 persone. La differenza di approccio al cliente e il servizio proposto è di conseguenza sotto gli occhi di tutti i clienti. Inoltre possiamo offrire una varietà di gamma che nessun competitore può proporre.

Quali sono i più recenti progetti realizzati da Soilmec in India?Tisco Kalinganagar steel plant, NTPC-SAIL’s Bhilai

power project, Chennai Metro, Jaipur Metro, Kolkata Metro, Reliance Power Nellore, Kolkata airport, ecc.

Quali saranno a suo avviso i segmenti che genereranno maggiori opportunità per le aziende italiane?Penso che le gallerie sia autostradali sia ferroviarie saranno un’opportunità. Poi ovviamente le autostrade e alta velocità.

Con 35000 km di strade e autostrade da costruire entro il 2015 in India, le opportunità nell’ingegneria del sottosuolo sembrano molte. Quali sono i piani futuri di Soilmec in India?Consolidare quello che abbiamo ottenuto, ampliare la struttura locale e cercare di portare nuove tecnologie, il tutto a servizio del Paese India.

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METRORAIL ASIA8-10/11/2011DELHISalone e conferenza dedicati allo sviluppo della metro in Indiawww.terrapinn.com/2010/metrorailasia

CONSTRU INDIA12-14/10/2011MUMBAIFiera dedicata a infrastrutture urbane & trasporti, bioedilizia, ingegneria e progettazione per l’edilizia, materiali da costruzione, impianti elettriciwww.construindia.com

COMMEX - Construction Machinery & Material Expo 15-18/02/2012AHMEDABADSalone dedicato ad attrezzature, servizi e tecnologie relativi all’industria edilewww.confairs.com/commex

ET ACETECH16-18/12/ 2011 DELHI3-6/11/2011 MUMBAI 27-29/01/2012 BANGALORE25-27/11/2011 CHENNAI10-12/02/2012 HYDERABADSalone dedicato ad architettura, edilizia, progettazione ed ingegneriawww.etacetech.com

BUILD ARCH 201223-26/02/2012BANGALORESalone internazionale e conferenza su industria edile,architettura e costruzioniwww.buildarch.co.in

BUILD UP 201223-26/02/2012BANGALOREConferenza sul mercato e soluzioni di real estatewww.buildup.co.in

BUILD FLOOOR 201223-26/02/2012BANGALORESalone internazionale sulle tecnologie per la pavimentazione e rivestimento del suolowww.builfloor.co.in

ACREX INDIA 201123-25/02/2012BANGALORESalone dedicato ai sistemi d’aria condizionata, refrigerazione, riscaldamento, ventilazione e all’industria edilewww.acrex.org.in

EVERYTHING ABOUT WATER EXPO9-11/02/2012GREATER NOIDASalone e convegno internazionali sulla gestione dell’acqua e acque refluewww.eawater.com/expo

INDIA WATER EXPO 1-3/03/2012AHMEDABAD Fiera dedicata alla gestione delle acque e dei rifiuti nel comparto industriale www.indiawaterexpo.com

Fiere e SaloniSettembre 2011 – Marzo 2012

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Collaborazioni indo-italianenel settore Energia e Ambiente

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Energia e Ambiente 23

Da sempre l’uomo, fin dalla preistoria, ha fatto i conti con l’Ambiente e via via più lo capiva e

più lo ha asservito alle proprie necessità, prima di sopravvivenza ed ora di sviluppo economico-sociale.L’Energia invece, è diventata parte concettuale cosciente dell’uomo recentemente, qualche secolo fa, quando l’alchimia è stata sostituita dalla chimica, dalla fisica e dall’astronomia.Mai come oggi sappiamo quanto l’Energia pervada l’Ambiente che la produce, la conserva e la trasforma nei propri processi naturali. Basti pensare dal punto di vista fisico all’equazione di Einstein E=mc2 e le sue implicazioni, e dal punto di vista chimico alla Fotosintesi Clorofilliana con l‘utilizzo dell’energia solare come base dello sviluppo della Vita sulla Terra.Mai come oggi siamo chiamati a rispondere alle nostre crescenti esigenze di “benessere” con scelte coscienti e responsabili. Coscienti che l’Ambiente non possiamo cambiarlo nelle sue leggi e nei suoi equilibri naturali se non con il rischio di mettere a repentaglio la nostra stessa sopravvivenza. Non possiamo bruciare all’infinito carbone, petrolio, legno, e rilasciare CO2 senza alterare l’equilibrio dell’atmosfera.Per soddisfare la nostra sete di Energia dobbiamo fare scelte responsabili e compatibili con l’Ambiente. E questa volta, avendo le conoscenze dei processi ambientali sostenibili, potremo usare e sviluppare le tecnologie che ci consentiranno di soddisfare i nostri bisogni energetici in maniera consapevole e responsabile, anche diminuendo nel contempo gli inutili sprechi dell’infrastruttura distributiva e nell’utilizzazione finale. È una sfida globale, questa dell’energia, come lo è quella dell’acqua potabile, da affrontare ricorrendo alla collaborazione internazionale che comprenda la politica, l’economia,

la scienza e l’etica. È proprio in questo spirito di collaborazione globale che si sono svolte le missioni italiane ad alto livello in India: quella del Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo nel Febbraio 2010 (il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – MATTM, vanta un MoU con il Ministry of New and Renewable Energy indiano), e quella dell’allora Sottosegretario del MATTM Roberto Menia nel Novembre 2010. L’India offre un interessante mercato per le tecnologie ambientali, con un volume d’affari pari a 6,42 miliardi di US$ (dati 2007) e con una crescita annuale di circa il 15%. Questo deriva anche dal fatto che l’India ha cominciato a creare le basi legislative per un’efficiente difesa dell’ambiente (acqua, aria, suolo, rifiuti pericolosi) già da metà degli anni ‘70, con l’effetto di poter disporre oggi di buone leggi ambientali, cui però l’implementazione spesso non è ancora adeguata. L’aver varato nel 2008 il Piano Nazionale d’Azione in Risposta ai Cambiamenti Climatici, strutturato in 8 “mission” (energie solari, efficienza energetica, habitat sostenibile, acqua, sostentamento dell’ecosistema himalaiano, deforestazione, agricoltura sostenibile, studio dei cambiamenti climatici) che tengono conto delle attività e delle politiche ambientali, economiche ed industriali già in atto nel Paese nei settori che sono legati direttamente, o in maniera indiretta, alle problematiche ambientali, ha permesso di predisporre delle strategie integrate e ramificate a difesa dell’ambiente, progettate per il lungo periodo. Le strategie si basano sulla stretta integrazione tra la scienza e l’economia, favorendo il trasferimento degli ultimi sviluppi tecnologici, in particolare nel settore delle energie alternative e rinnovabili e dell’efficienza energetica, al mercato reale del Paese mediante la politica dei dazi e tasse ridotti.Questo clima di forte attenzione alle tematiche ambientali, trova la sua conferma anche negli accordi stipulati tra Italia e India a livello governativo. Basti citare che “Ambiente e Energia” fanno parte dei settori prioritari scelti per la collaborazione scientifica e tecnologica tra i due Paesi. Attualmente ci sono 8 progetti di ricerca bilaterali attivi nell’ambito del Programma Esecutivo di Cooperazione Scientifica e Tecnologica stipulato dal Ministero degli Affari

Collaborazioni indo-italianenel settore Energia e Ambiente

Prof.ssa Ing.

Lidia Szpyrkowicz

Addetto Scientifico

Ambasciata d’Italia in India

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Esteri (MAE) e dal Department of Science and Technology (DST) per il triennio 2008-2010, esteso anche al 2011. Le tematiche alle quali sono dedicati questi progetti comprendono: nuovi materiali per la produzione d’energia rinnovabile, inquinamento del suolo da metalli pesanti, ottimizzazione dell’uso dell’energia, trasporto transfrontaliero degli inquinanti aeriformi e valutazione del rischio sismico delle mega città indiane. Anche il prossimo Programma Esecutivo 2012-2014, in negoziazione tra il MAE ed il DST, che molto probabilmente sarà aperto alla partecipazione delle aziende, avrà ambiente e energia tra i settori prioritari.A partire dal 2008 sono stati 7 i workshop scientifici indo-italiani organizzati dall’Ambasciata d’Italia in India, dedicati al settore “Ambiente e Energia”. Per il 2011 sono previsti:

• 15-16 Settembre, Indo-Italian Workshop on Advances in Fluvial Hydraulics and Water Resources Development and Management. Principali partner dell’evento: Indian Society for Hydraulics (ISH), Italian Group of Hydraulics (GII) e Central Water & Power Research Station (CWPRS), Pune

• 30 Novembre - 3 Dicembre, Second Indo-Italian Workshop on Electrochemistry for Future Energy Solutions, New Delhi e Chandigarh

A tali workshop parteciperanno scienziati e ricercatori, a fianco dei quali saranno presenti importanti aziende produttrici di macchine, apparecchiature e componentistica provenienti da entrambi i Paesi.Gli specifici accordi tra il governo indiano e l’Unione Europea sono stati presi per rafforzare la collaborazione scientifica e tecnologica. Nel 2009 nel campo delle energie rinnovabili è stato pubblicato un bando congiunto Unione Europea-India, focalizzato specificatamente sull’energia solare. Uno dei tre progetti (sulla fabbricazione delle celle solari a film sottile e delle celle fotovoltaiche organiche), scelti congiuntamente dalla UE e dal DST per il finanziamento, è coordinato da un gruppo di ricercatori italiani, il che costituisce la prova dell’eccellenza raggiunta dagli scienziati italiani nel

settore delle energie rinnovabili.È da augurare ai ricercatori italiani di avere un analogo successo nei bandi UE-India di quest’anno, che si concentreranno sulla tematica “Acqua” e per i quali l’UE e l’India metteranno insieme ingenti fondi: globalmente 32 milioni di €.

Know-how italianoper il fabbisogno energetico dell’India

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Il vasto mercato indiano dell’energia e ambiente può costituire una sfida impegnativa ma altamente

gratificante per ricercatori e imprese italiane attive nel settore delle tecnologie pulite. L’aumento di opportunità nel settore sta generando un ingente numero di possibili collaborazioni e sinergie. Se l’Italia detiene un patrimonio di conoscenza, competenze ed esperienza nel settore delle energie rinnovabili, l’India rappresenta il più vasto mercato di potenzialità ancora non sfruttate che può trarre vantaggio da questo.La produzione energetica dell’India è fortemente dipendente da fonti di energia fossile, ed in particolare è orientata ad un utilizzo insostenibile del carbone. Questa dipendenza implica che l’India dovrà aumentarne la quota d’importazione, con conseguenze preoccupanti per la sicurezza energetica. Se, da un lato, l’India soffre di un deficit energetico che lascia già milioni di abitanti senza elettricità, dall’altro rappresenta una potenza economica in forte ascesa. Per sostenere il proprio status economico, l’India dovrà mantenere la crescita del proprio PIL al tasso annuo dell’8% e di conseguenza anche un intenso consumo energetico.Data l’urgenza di gestire il problema dei cambiamenti

climatici e dare impeto alla crescita economica dell’India, vis à vis con i limiti della fornitura di energia, un maggiore utilizzo di energia pulita non solo favorirà la crescita economica, ma porterà anche ad una riduzione delle emissioni. L’India ha un potenziale di energia rinnovabile pari a 150 GW, metà del quale è un mix d’idroelettrico, biomasse ed eolico, e l’altra metà solare, cogenerazione, e da rifiuti (World Bank, 2010)1. È stata stabilita una legislazione per regolare il settore, così come ambiziosi target nazionali che rappresentano sia un impegno che una formidabile sfida per il settore. Tuttavia, i costi per il raggiungimento di tali obiettivi saranno ingenti eccetto che non abbiano luogo riforme del mercato, innovazioni, investimenti e collaborazioni.L’Italia è uno dei principali player e investitori per quanto riguarda le energie rinnovabili. Nel 2009 l’Italia ha attratto 14 miliardi di US$ in investimenti2 e, di recente, è passata dal 9° al 3° posto in termini di investimenti globali effettuati nel settore delle rinnovabili (REN 21, 2011)3.Uno dei punti di forza nell’ambito delle rinnovabili in Italia è rappresentato dall’energia idroelettrica, che contribuisce al 16,6% della produzione totale lorda del Paese (EREC, 2009)4. Anche le biomasse, il geotermico, l’eolico e il solare sono aree in cui l’Italia mostra una crescente competenza tecnica. Le aziende italiane possono anche guardare ad investimenti in aree quali efficienza energetica, smart technologies, tecnologie a carbone pulito, e sistemi di gestione della domanda. Data la situazione d’incertezza che caratterizza l’Unione Europea, l’India rappresenta per diversi motivi una destinazione chiave per i ricercatori e le

Know-how italianoper il fabbisogno energetico dell’India

Poul V. Jensen

Direttore

European Business and Technology Centre (EBTC)

1 Sargsyan, G. Bhatia, M. Banerjee, S.G, Raghunathan, K, Soni R. (2010) “Unleashing the Potential of Renewable Energy in India.” http://siteresources.worldbank.org/EXTENERGY2/Resources/Unleashing_potential_of_renewables_in_India.pdf2 http://www.policyinnovations.org/ideas/briefings/data/0002063 REN21 – Renewables 2011 Global Status Report (2011)http://www.ren21.net/REN21Activities/Publications/GlobalStatusReport/GSR2011/tabid/56142/Default.aspx4 European Renewable Energy Council (EREC) (2009) “Renewable Energy Policy Review – Italy” http://www.erec.org/fileadmin/erec_docs/Projcet_Documents/RES2020/ITALY_RES_Policy_Review_09_Final.pdf

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aziende italiane attive nel settore delle energie pulite. Il subcontinente offre un ampio mercato interno: con una popolazione e un consumo energetico in forte crescita, presenta un ampio gap tra domanda e offerta energetica che richiede di essere colmato. Pertanto, vi è un urgente bisogno di investimenti a sostegno delle fonti energetiche rinnovabili. Secondo l’Asian Development Bank (2007), si stima che l’India abbia un potenziale di energia idroelettrica di circa 84000 MW con un fattore di carico del 60%, e si posiziona al 5° posto nel mondo per potenziale energetico utilizzabile. Ancora oggi, tuttavia, meno del 25% del mercato è stato sviluppato5. Esistono molti altri mercati non ancora sfruttati, ma entrare quello indiano è un’impresa ricca di sfide e stimoli.Riconoscendo il bisogno di un supporto all’innovazione in tecnologie pulite e alle opportunità d’affari nelle energie pulite così come nei settori delle biotecnologie, ambiente e trasporti, lo European Business & Technology Centre (EBTC), co-fondato dall’Unione Europea e coordinato da Eurochambres, è stato stabilito in India per guidare le comunità

d’affari, scientifiche e di ricerca sia indiane che europee, nel loro lavoro di collaborazione, orientato verso la generazione di nuove opportunità d’affari nel trasferimento di tecnologie pulite, e cooperazione in operazioni di ricerca, tecnologia e scienza.EBTC offre un sostegno completo alle aziende specializzate nel settore delle tecnologie pulite che intendono entrare e avere successo nel mercato indiano, provvedendo a fornire informazioni sul mercato e ad erogare una serie di servizi di supporto così come organizzare regolarmente eventi in tutto il territorio indiano al fine di incrementare le possibilità di collaborazione e partnership. Strettamente connesso all’Italia, attraverso 4 dei nostri partner – la Indo-Italian Chamber of Commerce and Industry (IICCI), la Camera di Commercio di Milano, il Centro Estero per l’Internazionalizzazione del Piemonte (CEIP) e il Politecnico di Torino – EBTC auspica che il settore delle energie pulite promuova una condizione di collaborazione tra l’Italia e l’India nel settore energia ed ambiente.

5 K. Ramanathan, P. Abeygunawardena (2007) “Hydropower Development in India, A sector assessment”, Asian Development Bank http://www.adb.org/Documents/Reports/Hydropower-Devt-India/Hydropower-Devt-India.pdf

Il punto di vista dell’esperto

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Lavorando da diversi anni con la Biodiesel Association of India (BDAI), potrebbe parlarci del ruolo dell’associazione in riferimento al settore dell’energia rinnovabile in India?La BDAI è un’associazione nazionale no profit che rappresenta il settore dei biocombustibili, e più nello specifico l’industria del biodiesel, in qualità di ente di coordinazione per il marketing e per la ricerca e lo sviluppo in India, incoraggiando lo sviluppo e l’utilizzo dei biocombustibili, soprattutto del biodiesel, ed assicurando una crescita agricola sostenibile, sviluppo rurale, sicurezza energetica e pari opportunità per la popolazione insieme ad una generale salvaguardia dell’ambiente.La BDAI si sta sviluppando in un’associazione industriale multifunzionale, che si coordina ed interagisce con collaboratori dall’industria, dal governo, e dal mondo accademico. I membri della BDAI sono società di agricoltori e coltivatori, organizzazioni nazionali per la raccolta e distribuzione di materie prime, fornitori di biodiesel, distributori di carburante e fornitori di tecnologie.

Quali sono le più recenti iniziative del governo indiano relative all’uso e alla promozione del biodiesel come carburante verde?Il governo indiano è impegnato nella promozione dell’utilizzo di combustibile rinnovabile per il settore dei trasporti, ed ha elaborato una dichiarazione d’intenti nella forma di una politica nazionale per i biocombustibili nel Dicembre 2009. Dopodichè tuttavia, i progressi sono stati lenti.

Secondo la vision della BDAI, l’India dovrebbe diventare la prima nazione per produzione, miscela e consumo di biodiesel entro il 2020. Quanto è realistica la realizzazione di tale

obiettivo?Questa era la nostra convinzione. Adesso raggiungere anche solo l’1% dell’obiettivo previsto, senza lo sviluppo integrato di materie prime e la libertà di marketing, sembra difficile e poco realistico.

Quali sono le materie prime necessarie e quali i provvedimenti intrapresi dal governo per assicurarne la disponibilità?La materia prima principale rimane ancora l’olio vegetale non commestibile. Lo sviluppo di materie prime locali non ha raggiunto ancora i livelli previsti. Il problema è stato discusso in diversi forum e potrà essere risolto solo con lo sviluppo di diverse varietà di piante produttrici di semi oleosi che possono essere coltivate su terreni di scarto.

Esistono restrizioni sull’import-export delle materie prime utilizzate per la produzione di biocarburanti? Attualmente non vi sono restrizioni né sulle importazioni né sulle esportazioni, l’India è praticamente e concettualmente un libero mercato, ma la struttura dei dazi doganali è più favorevole alle importazioni di biodiesel nel Paese. Il dazio doganale sulle materie prime è compreso tra il 20% ed il 60%, soprattutto per gli acidi grassi, mentre il dazio sulle importazioni di biodiesel è compreso tra il 3% ed il 5%.

Esiste a suo parere un gap tecnologico nei processi di miscelazione e trasformazione del biodiesel? Se sì, quali opportunità si possono presentare per le aziende italiane?La maggiore capacità installata presente nel Paese è quella di Desmet Ballestra India Pvt Ltd. Come già affermato, la principale opportunità nel settore è

Il punto di vista dell’esperto

Sandeep ChaturvediPresidenteBiodisel Association of India (BDAI)

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legata allo sviluppo di materie prime, specialmente nell’utilizzo di biotecnologie. Alcune aziende statunitensi e di Singapore hanno iniziato ad esempio a collaborare con i partner locali.

A suo avviso oltre all’utilizzo di biodisel nel settore automotive, vi sono altre applicazioni

o industrie in cui lo stesso possa essere impiegato?In base alla nostra politica noi ci stiamo rivolgendo al settore dei macchinari agricoli e al settore dei macchinari statici, prima di poter iniziare con le applicazioni nell’ambito dei trasporti.

Come si presenta lo scenario indiano e quali sono gli sviluppi che ci possiamo aspettare a breve e medio termine nel settore delle energie rinnovabili?Non ci sono dubbi che l’energia rinnovabile rappresenti la risorsa energetica del futuro. Tuttavia, fino ad oggi, per diversi motivi, il suo sviluppo è stato molto al di sotto delle aspettative.

Tra le diverse tipologie di energie rinnovabili, su quale dovrebbe concentrarsi l’India?Sebbene l’India sia entrata relativamente tardi in questo settore, vi è almeno un’area in cui i risultati sono stati incoraggianti, ovvero quella dell’energia eolica (5° posto al mondo). Nel breve e medio termine il focus sarà sulla generazione di energia eolica, solare, da biomassa e idrica, quest’ultima già piuttosto conosciuta in India. Nel lungo periodo saranno sviluppate tecnologie per l’utilizzo di altre fonti d’energia, quali le onde oceaniche e alcune forme di energia geotermica, che si adattano bene alle condizioni economiche dell’India.Il nostro ex presidente, il Prof. Abdul Kalam, era un appassionato di energia rinnovabile ed in particolare

di energia solare. Il Professore ricordava sempre quanto in India l’irraggiamento solare sia abbondante e, allo stesso tempo quanto sia ingente il quantitativo di energia necessario per le attività agricole durante il giorno. L’utilizzo di energia solare è pertanto di importanza cruciale per l’India.

Quali sono attualmente in India i principali progetti pubblici e privati nel settore dell’energia rinnovabile?In futuro assisteremo probabilmente a molti sviluppi, con nuovi progetti che emergeranno in tutti i segmenti dell’energia rinnovabile, ma soprattutto nella generazione d’energia solare, eolica e da biomassa. Le critiche iniziali all’energia solare, basate in particolare sugli elevati costi, stanno gradualmente diminuendo, grazie a nuove tecnologie che prevedono l’utilizzo di nuove forme di silicio per la produzione dei pannelli solari che la rendono meno costosa. Inoltre recentemente in India si è assistito ad un aumento consistente del prezzo del carbone che potrà rivelarsi un grande incentivo per un maggiore utilizzo dell’energia solare e delle altre forme di energia rinnovabile. Oltre all’impiego della

Aloke MookherjeaChairman, FlaktwoodConsole Onorario della Svezia in India

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cella fotovoltaica per la conversione diretta della luce solare in energia elettrica, anche l’energia termica solare guadagnerà graduatamente il suo dovuto spazio. Nel caso dell’India, un’ulteriore attrattiva che gioca a favore dell’energia rinnovabile, in particolare di quella solare, è rappresentata dalla necessità di elettrificazione di decine di migliaia di villaggi distanti tra loro. Non è economicamente possibile portare l’elettricità ad un piccolo villaggio remoto con poche centinaia di consumatori attraverso una fornitura ad alta tensione, dovendo talvolta attraversare fiumi o altri grandi ostacoli. In tali situazioni l’energia elettrica prodotta ed utilizzata nello stesso luogo costituirà la risposta definitiva.In diversi stati dell’India stanno nascendo numerosi progetti promossi sia dal settore pubblico che da quello privato. In molti casi sono state promosse ed installate centrali fotovoltaiche con capacità da 1 a 2 MW. Ora l’obiettivo è di promuovere impianti fotovoltaici da 100 MW. Abhijit Group, Videocon e molti altri gruppi hanno in programma di installare centrali con ampia capacità. Sia il governo centrale che i governi statali stanno offrendo ottimi incentivi per l’implementazione di tali centrali e anche grandi società giapponesi come la Sharp stanno valutando di investire in India e stanno elaborando alcuni progetti per centrali fotovoltaiche. Anche un’altra società del settore, la Astonfield sta facendo ampi progetti a riguardo. La RRB–Vestas e alcune altre aziende sono attive invece nel settore dell’energia eolica. Molte di queste aziende sono attive nelle regioni sud occidentali e nord occidentali del Paese dove le condizioni dei venti sono favorevoli per tali impianti. Altri progetti sono: il parco eolico “Sipla” da 100 MW in Rajasthan, la centrale eolica “Narmada” da 50 MW in Andhra Pradesh, il parco eolico da 200 MW della Techno-Electric ed Engineering Company in Tamil Nadu e varie centrali, per un totale di circa 500 MW, pianificate da aziende quali Caparo Group, Orient Green Power Co., R.S. India group e Torrent Power. Gruppi come CLP Group stanno elaborando progetti di parchi eolici per circa 1200–1500 MW. Nell’ambito dell’energia solare tra i vari progetti importanti alcuni sono in fase di pianificazione da parte di Astonfield

(250 MW), Cargo power and infrastructure (centrale elioelettrica da 25 MW) Ispat group (50 MW), ACME Rajasthan (centrale elioelettrica da 150 MW) .

Gli investimenti nelle tecnologie ecosostenibili stanno diventando una tendenza diffusa in tutto il mondo. Esistono aziende indiane che hanno in progetto investimenti importanti nel settore?Un tempo, grazie agli ingenti incentivi offerti dal governo, alcune aziende si sono interessate ai parchi eolici, e ne è risultata la realizzazione di un buon numero di impianti per la produzione di energia elettrica. Tuttavia, all’epoca, la tecnologia non era molto sofisticata ed esistevano problemi riguardanti gli ingranaggi, il rumore, l’arresto e la connessione alla rete di distribuzione elettrica con un voltaggio costante. Di conseguenza, alcuni di questi stabilimenti non ebbero successo. In seguito, grazie alle nuove tecnologie, tutti questi problemi sono stati pressocchè superati ed ora si assiste ad un nuovo slancio negli investimenti nell’energia eolica. Il venture capital non è ancora molto popolare nel Paese, di conseguenza sono stati pochi gli investimenti “green” nel settore. In India i grandi investitori private equity non sono ancora particolarmente interessati ad investire nell’energia rinnovabile, ma questa tendenza probabilmente sta cambiando.

Quali sono le soluzioni che l’industria indiana può mettere in atto per incrementare l’efficienza energetica, ridurre le emissioni di carbonio ed adeguarsi agli standard ambientali internazionali?Non esistono né una soluzione unica nè una bacchetta magica per incrementare l’efficienza energetica e ridurre così le emissioni di carbonio, un processo questo che richiede un impegno intenso e prolungato. Al momento la necessità primaria è che le industrie utilizzino esclusivamente apparecchiature ad alta efficienza energetica per tutti i macchinari alimentati con elettricità, e che riducano le perdite in tutti gli ambiti, inclusi l’aria compressa, l’energia termica, ecc. Per alcune industrie questi risultati possono essere facili da ottenere ed i benefici potranno essere praticamente immediati. Ciò vale in particolare per le PMI, dove fino ad oggi non

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venivano utilizzate tecniche per un impiego efficace dell’energia. Tuttavia, alcune delle industrie indiane tra cui quelle dell’acciaio e del cemento, ed anche alcune centrali termoelettriche a carbone sono gestite con un’efficienza uguale o persino superiore a quelle europee. Ottenere rapidi benefici è comunque difficile. In ogni caso le industrie devono accettare il fatto che per raggiungere questo obiettivo devono utilizzare tecnologie ad efficienza energetica. Sicuramente negli ultimi 10-15 anni in India è stato fatto molto a questo proposito e da un grande numero di industrie; tuttavia rimane ancora molto da fare in diversi settori ed in diversi tipi di industrie per incrementare l’efficienza energetica. A questo fine dovrebbero essere istituite banche che si occupino di tecnologia e che la incentivino. Anche il governo dovrebbe elaborare un sistema di valutazione per le diverse tipologie di apparecchiature e seguire una politica di ‘fee-bate’, ovvero incentivi per le unità energetiche efficienti e disincentivi per quelle non efficienti. Inoltre chi usufruisce di grandi complessi, sia ad uso residenziale che per uffici, dovrebbe iniziare ad utilizzare esclusivamente illuminazione e apparecchiature ad efficienza energetica con energia prodotta solo con mezzi innovativi.

A suo parere come vengono incoraggiati e facilitati gli investimenti stranieri in questo settore?Dopo le conferenze di Copenhagen e Cancun erano nate grandi aspettative in tutti i Paesi in via di sviluppo, ma i soldi promessi a Copenhagen in larga misura non si sono materializzati, e dobbiamo attendere per vedere i risultati della Conferenza di Cancun. Questo per quanto riguarda il trasferimento di tecnologie e l’assegnazione di fondi per le tecnologie per l’efficienza energetica e/o le energie rinnovabili. Come ho già detto, le industrie indiane hanno ottenuto buoni risultati in alcuni settori, ma ve ne sono altri in cui la tecnologia è piuttosto costosa e rimane monopolio di alcune grandi organizzazioni. Questo è il punto critico per cui le conferenze sui cambiamenti climatici avrebbero dovuto essere d’aiuto. In India vi sono comunque già numerosi incentivi disponibili per gli investimenti sia interni sia stranieri. Questi includono la possibilità di

ammortamenti più alti, una tassazione quasi nulla ed una percentuale di finanziamento dei progetti molto elevata. Nonostante ciò gli investimenti stranieri in quest’ambito non sono al momento decollati nella misura attesa. Si prevede che lo scenario cambierà a breve.

L’India ha un grosso potenziale dal punto di vista dell’energia rinnovabile. Come potrebbero le aziende italiane essere d’aiuto per ottimizzare l’impiego di tali risorse?Le aziende italiane potranno essere di grande aiuto purché abbiano la tecnologia adeguata e la giusta disposizione mentale per investire in India. Le modalità principali per offrire assistenza possono essere individuate nell’ambito del trasferimento di tecnologia a costi contenuti e di strutture di produzione dotate di tecnologie valide ad un costo competitivo per la produzione di energia rinnovabile. Le aziende italiane possono entrare nel mercato autonomamente o, meglio ancora, con un’azienda indiana come partner. Alcuni esempi possono essere la produzione di pannelli solari ad alta tecnologia e di altri prodotti impiegati per l’energia solare, eolica e da biomassa quali attrezzature per la connessione alla rete di distribuzione, apparecchiature per l’immagazzinamento di elettricità, dispositivi di controllo moderni ed efficienti, generatori eolo-elettrici, reattori ed inceneritori di biomassa. Per le organizzazioni italiane, la promozione di centrali elettriche in India potrebbe essere un’operazione piuttosto fruttuosa. Le ragioni sono quelle già illustrate ma, oltre a queste, le varie autorità che si occupano di regolamentare il settore dell’energia elettrica nel Paese stanno approvando un incremento piuttosto significativo delle tariffe dell’energia proveniente da fonti rinnovabili al fine di aumentare i profitti di tali operazioni. Un altro campo importante potrebbe essere la R&D nell’ambito dell’energia rinnovabile, soprattutto in quei settori che possono rivelarsi utili sia per l’India che per gli altri Paesi in via di sviluppo.

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L’India raddoppierà il consumo di carbone e le sue importazioni entro il 2015. Di che tipo di segnale stiamo parlando? Nel momento stesso in cui l’India proseguirà il suo cammino di crescita, un aumento della domanda energetica sarà inevitabile, ed elettricità ed energia generate dall’utilizzo di carbone risultano ancora le più economicamente vantaggiose per il Paese. Le politiche energetiche del subcontinente prevedono che questo trend continuerà fino ad almeno la prima parte del 2030. Lo sviluppo delle rinnovabili è ancora in fase nascente ed i fattori costo e capacità produttiva stanno preoccupando investitori e policy maker. Esiste una controversia molto discussa relativa al nucleare e ai grandi progetti idroelettrici. Dal lato dell’efficienza energetica si dovrebbe attentamente valutare se il miglioramento della tecnologia per la generazione di elettricità potrà diminuire la quantità di carbone utilizzata per unità di elettricità. Sono disponibili tecnologie a carbone pulito, e crescente è l’enfasi sul riutilizzo energetico e sul Ciclo Combinato di Gassificazione Integrata (IGCC), entrambi in grado di aumentare l’efficienza delle centrali elettriche. La tecnologia supercritica (utilizzata nelle centrali elettriche per risparmiare carburante, ndr) è già stata messa in atto. In altre parole c’è un cosciente sforzo teso a raggiungere l’efficienza energetica e trattare le problematiche ambientali, utilizzando comunque ancora il carbone.

Esiste un modo per ridurre la dipendenza da energia combustibile convenzionale del settore manifatturiero? La riduzione del consumo di carburanti convenzionali può essere resa possibile passando all’utilizzo di un carburante realizzato con l’utilizzo di biomasse a

basso impatto ambientale e rinnovabile.In particolare maggiore attenzione dovrebbe essere riposta sull’efficienza e gestione energetica nel manifatturiero. Anche i controlli sull’utilizzo dell’energia hanno un ruolo molto importante. Il problema può essere affrontato anche attraverso il Perform-Achieve-Trade (PAT) recentemente introdotto dal Bureau of Energy Efficiency (Ufficio per l’Efficienza Energetica, ndr). Sotto l’egida del PAT ben 714 unità industriali nell’intero Paese in nove settori – cemento, centrali termiche, fertilizzanti, alluminio, ferro e acciaio, cloro-alcali, cellulosa e carta, tessili e ferrovie – hanno ricevuto obiettivi precisi per la riduzione del proprio consumo energetico. Le aziende che miglioreranno la propria situazione in base ai target prefissi, saranno autorizzate a vendere l’energia risparmiata a quelle che mancheranno di rientrare nei limiti richiesti. L’obiettivo del PAT è quello di risparmiare il 5% di carburanti fossili entro il 2014, ed incentivare le misure di efficienza energetica.

In quanto esperto di tecnologie per il riscaldamento, intravede una prospettiva per l’uso di energia rinnovabile nella produzione industriale di massa?In un mondo che è già alle prese con la questione fondamentale della produzione di massa di energia rinnovabile, l’uso di fonti rinnovabili come strumento per produrre l’apporto energetico necessario alle industrie di produzione di massa sembra al momento secondario. Tuttavia, l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, come il vento, sta diventando più comune in alcune zone del Paese. L’utilizzo combinato d’energia solare ed eolica elimina milioni di chilogrammi di CO2 annualmente. I prodotti realizzati grazie all’uso di energia rinnovabile completano

Arun Kumar MukherjeeBusiness Head(Boiler) - Hari Machines Ltd.PresidenteEnergy & Environment Committee of the Bengal Chamber of Commerce and Industry

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gli obiettivi di sostenibilità aziendale e fungono da elemento tangibile per iniziative di riduzione d’impatto ambientale.

Quali sono le tecnologie disponibili per ridurre i livelli di inquinamento nell’ambiente conseguenti ai vari processi manifatturieri? In base al settore di produzione sono disponibili diverse tecnologie per controllare i livelli di inquinamento. Per esempio, la tecnologia per ridurre l’inquinamento in una conceria sarà certamente diversa da quella usata per una società di ingegneria. Diminuzioni dell’inquinamento dell’aria possono essere raggiunte con una varietà di metodi che includono prevenzione dell’inquinamento, tecnologie e misure di controllo. Efficienza energetica, modificazioni dei processi produttivi, rivestimenti con minori solventi sono esempi di strategie di prevenzione da agenti inquinanti. Le tecnologie per il controllo dei livelli d’inquinamento dell’aria hanno raggiunto buoni risultati nel ridurre significativamente le emissioni del settore manifatturiero.

Ci sono regolamentazioni per le aziende per la limitazione o il trattamento delle acque reflue?La Central Pollution Control Board e gli State Pollution Control Boards (PCBs) sono le principali autorità competenti per mettere in atto regolamentazioni e norme per il trattamento delle acque reflue. Gli State PCBs istituiscono commissioni di esperti composte da membri dell’industria, e altri soggetti interessati, che sono incaricate di esaminare il rispetto delle norme per il trattamento di acque reflue e occuparsi di specifici casi industriali. Anche le ONG locali hanno un ruolo chiave nell’identificare casi dove le norme di trattamento potrebbero non essere state seguite in maniera adeguata.

Dal suo punto di vista esistono in questo settore opportunità per le aziende italiane?Ci sono grandi possibilità nell’area della gestione dei rifiuti solidi così come in quello del trattamento delle acque reflue.

Fiere e Saloni

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ENERGY EXPO INDIA 1-3/12/2011AHMEDABADSalone internazionale e conferenza sull’energiawww.energyexpobiz.com

POWER INDIA10-12/11/2011MUMBAIEsposizione e conferenza internazionali sulle fonti energetiche e relative opportunità di mercatowww.indiapowershow.com

INDIA NUCLEAR ENERGY 29/09 /2011MUMBAISalone dedicato all’energia nuclearewww.indianuclearenergy.net

RENEWTECH INDIA 201110-12/11/2011MUMBAISalone dedicato alle energie rinnovabiliwww.renewtechindia.com

INDIA ELECTRICITY12-14/10/2011DELHIEvento dedicato al settore dell’energia elettricawww.indiaelectricity.in

INDIA OIL AND GAS REVIEW SUMMIT AND INTERNATIONAL EXHIBITION8-9/09/2011MUMBAISalone e convegno internazionali sull’industria di carburante e gaswww.oilasia.com

SOLARCON 9-11/11/2011HYDERABADEsposizione sull’energia solare e tecnologie del fotovoltaico www.solarconindia.org

INTERSOLAR14-16/12/2011MUMBAIEsposizione dedicata a energia solare, tecnologie del fotovoltaicowww.intersolar.in

ENVIROTECH10-12/02/2012DELHIEsposizione sulle tecnologie ecosostenibili e sul risparmio energeticowww.indiatradefair.com

DELHI SUSTAINABLE DEVELOPMENT SUMMIT2-4/02/2012DELHIConvegno internazionale sullo sviluppo sostenibilewww.dsds.teriin.org

Fiere e SaloniSettembre 2011 – Marzo 2012

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L’industria della trasformazione alimentare in India offre oggi un’ampia gamma di prodotti di origine

sia vegetale che animale e, grazie al suo potenziale di crescita e di impatto socio-economico, rappresenta uno dei settori emergenti dell’economia indiana. Tra le varie tecnologie sviluppate nell’industria della trasformazione, le più conosciute sono: le attrezzature per la raffinazione dei prodotti agricoli (pulitori, selezionatori ed essicatori per uso agricolo e industriale); processi e attrezzature per la parbolizzazione di riso, riso soffiato e riso in fiocchi; processi e attrezzature per la trasformazione dei legumi; sviluppo di essicatori che utilizzano residui agricoli, prodotti semilavorati ed energia solare; sviluppo di processi e utilizzo di attrezzature per la produzione di prodotti ricchi di proteine (farina di soia grassa, bevande alla soia e latte di soia, tofu e prodotti da forno arricchiti con soia); processi ed attrezzature per la produzione di spezie e mix di spezie di alta qualità, lavorazione di materie prime e processi per la produzione di dolci istantanei, curry, snack, soft drink istantanei, polvere di uova, produzione e packaging di latticini; attrezzature per l’estrazione del succo della canna da zucchero; processi per la produzione di jaggery (zucchero non raffinato, ndr) di alta qualità; attrezzature ed impianti sperimentali per la produzione di materie prime ad uso industriale ricavate dalla lacca, incluse tintura e prodotti farmaceutici; sistemi di controllo degli insetti presenti nel grano immagazzinato tramite utilizzo di metodi chimici; strutture di stoccaggio per le operazioni legate a coltivazione e allevamento, commercio e impianti di trasformazione; lavorazione e inscatolamento di carne, prodotti a base di carne e

pesce.Partendo da un numero molto basso di impianti di trasformazione nel 1950-51, l’India può contare oggi su una rete di impianti ben più diffusa e sviluppata, tanto che si è verificato un rilevante aumento nelle quote percentuali di frutta e verdura processate rispetto alla fine degli anni ’90 quando tali quote erano così suddivise: 27% polpa e succo, 10% marmellate e gelatine, 12% sottaceti, 13% bevande pronte, 8% sciroppi, 4% concentrati, 4% prodotti a base di pomodoro, 4% verdure in scatola e 18% altri prodotti.In passato infatti il Paese ha sofferto dei limiti di una bassa capacità di utilizzo degli impianti di trasformazione; di un’elevata fluttuazione nella qualità, quantità e costo delle materie prime; dell’alto costo dell’energia; delle inadeguate e costose attrezzature e tecnologie per la catena del freddo e dei diversi requisiti necessari per ottenere le condizioni ottimali per la trasformazione dei prodotti; di un insufficiente supporto per lo sviluppo dei prodotti da parte dei centri R&D.Nel tempo, e con diversi cambiamenti, l’India ha iniziato a poter usufruire di un maggiore numero di tecnologie, in particolare nel settore delle infrastrutture di post-raccolta e nell’orticoltura, quali per esempio: impianti d’irradiazione all’avanguardia per lo stoccaggio a lungo termine, impianti di sterilazzazione al vapore per i mango, migliori capacità di immagazzinamento per prodotti con requisiti specifici, migliori tecnologie di packaging per i prodotti freschi e trasformati e per l’estrazione di pigmenti nutraceutici dal tagete e dalla calendula.L’introduzione di tali tecnologie ha portato nel tempo al crescente successo del settore ortofrutticolo: il mercato retail per frutta fresca e verdura ha ora un valore superiore ai 24 miliardi di €, la grande distribuzione organizzata (GDO) è in crescita del 30% annuo e gli investimenti diretti esteri (IDE) nei settori della trasformazione alimentare e della catena alimentare sono in aumento.Diversi leader della distribuzione, sia nazionali che internazionali, sono presenti in India: Walmart,

R.K. SharmaSr. Deputy DirectorNational Horticulture Board Ministero dell’Agricoltura in India

Tecnologie per la trasformazione alimentare in India

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Tecnologie per la trasformazione alimentare in India

Reliance, Unifruitte, Godrej, Birlas, Spencers, Nilgiris, ITC, TATA, Pantaloon Group, Adani, Amul, Nestle, MTR, Dabur, Pepsi, ecc.Al fine di mantenere un’alta qualità nei processi utilizzati, organizzazioni governative hanno definito degli standard di controllo attraverso una serie di legislazioni obbligatorie e attraverso alcune norme da seguire volontariamente a seconda della tipologia di azienda e produzione.Il Bureau of Indian Standards (BIS) si occupa sia della formulazione degli standard indiani, che della loro messa in pratica attraverso il sistema di certificazione su base volontaria o effettuato da terzi. Il BIS ha identificato oltre 700 standard relativi ai prodotti alimentari che riguardano principalmente le materie prime ammesse e i relativi parametri di

qualità; le condizioni igieniche, di imballaggio e di etichettatura dei prodotti; l’assenza di sostanze tossiche e contaminanti. Un sistema di standard è stato previsto anche per la catena del freddo dal Dipartimento per l’Agricoltura e Cooperazione (DAC) del governo centrale.La migliorata offerta di materie prime, una maggiore consapevolezza dell’importanza del settore della trasformazione alimentare per il Paese e l’esistenza di un’ampia rete di impianti di produzione, offrono opportunità per attività su larga scala nel settore della trasformazione agroalimentare, per una migliore integrazione nel settore delle più moderne tecnologie - elettronica, scienza dei materiali, computer, bio-tecnologie - e per un maggior accesso al mercato globale.

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Perfetti Van Melle è oggi uno dei maggiori gruppi nel settore dolciario a livello mondiale. Potrebbe tracciare un rapido profilo dell’azienda e dei suoi obiettivi?Perfetti Van Melle India Pvt. Ltd. (“PVMI”) è leader di mercato nel settore dolciario in India, nonché rinomato produttore, distributore e rivenditore di una vasta gamma di prodotti dolciari di alta qualità. Player principale nel mercato, le sue dimensioni coincidono a quasi due volte e mezzo quelle del principale competitor del gruppo. Attualmente l’azienda ha un portafoglio di marchi diversificato che attraversa più segmenti (caramelle, gomme, mentine, ecc.), e vende attraverso vari canali di distribuzione al dettaglio in tutto il Paese. Punto di forza e tratto distintivo di PVMI sono le campagne pubblicitarie che catturano l’attenzione dello spettatore e diventano spesso vere e proprie “icone”. PVMI è una consociata interamente controllata dal gruppo Perfetti Van Melle, player globale nel settore dolciario con sede a Lainate, in Italia.

Quando e perché Perfetti ha deciso di fare il suo ingresso nel mercato indiano, e che tipo di strategie sono state messe in atto?Perfetti ha deciso di entrare nel mercato indiano tra il 1992 e 1993. L’economia del Paese si è aperta al commercio internazionale nel 1991, e la casa madre del gruppo ha individuato nei fenomeni di liberalizzazione sviluppatisi in India una grande opportunità per i propri prodotti, decidendo così di avviare uno stabilimento dolciario a Manesar, nel distretto di Gurgaon, stato dell’Harayana. La strategia d’ingresso mirava ad offrire prodotti che incontrassero i gusti specifici dei consumatori indiani, a prezzi estremamente competitivi. È stata istituita ex novo una vasta rete di distribuzione, e lanciata subito

dopo una campagna pubblicitaria estremamente accattivante e convincente.

Qual è stato a suo avviso il punto di forza dei vostri prodotti? Può raccontarci alcuni dei progetti da voi avviati e che hanno avuto successo in India?Il punto di forza della compagnia è stato il lancio di prodotti innovativi e di alta qualità, diffusi su tutto il territorio grazie a una rete di distribuzione capillare a prezzi altamente competitivi. I prodotti di successo che la compagnia ha introdotto in India sono molti: sono stati lanciati per la prima volta in assoluto nel Paese i chewing-gum ripieni di sciroppo (Centerfresh, 1994), le Alpenliebe (1995), i chewing-gum agro-dolci (Center Shock, 1995), i chewing-gum per l’igiene orale (Happydent White) e le caramelle ripiene (Creamfills).

Che tipo di approccio consiglierebbe ad altre imprese italiane che ambiscono ad entrare nel mercato indiano?Il Paese ha un alto tasso di sviluppo e ci sono enormi possibilità in diversi settori. Le imprese che vogliono fare il loro ingresso in questo mercato devono sviluppare la capacità di pensare, e contemporaneamente di agire, sulla base dei canoni e delle tendenze tipici del territorio in cui operano.

Può svelarci quali sono i progetti per il futuro di Perfetti in India?La compagnia ha piani ambiziosi per il settore dolciario, ma anche per il lancio di nuove linee di prodotti. Perfetti ha dato avvio alla produzione di snack salati (i tipici salatini indiani “namkeens”), che rappresenta per il Gruppo la prima esperienza in assoluto di questo tipo, a livello mondiale.

Storie di successo

Sameer SunejaManaging DirectorPerfetti Van Melle India Pvt. Ltd.

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Storie di successo

Mahindra & Mahindra (M&M) è considerata una delle tre principali aziende produttrici di trattori al mondo. Ci racconti la storia del suo successo.La produzione della gamma di macchinari agricoli di M&M è parte integrante del Gruppo Mahindra, che nel 2011 ha ottenuto un fatturato di 12,5 miliardi di US$. In qualità di leader del mercato indiano negli ultimi 28 anni, Mahindra ha contribuito ad introdurre processi di meccanizzazione del lavoro per gli agricoltori indiani attraverso soluzioni tecnologicamente avanzate, ma a prezzi contenuti. Mahindra si è conquistata nel tempo il titolo di più grande azienda al mondo per la produzione di trattori, con vendite in oltre 35 paesi.

Qual è lo scenario attuale per quanto riguarda i veicoli per uso agricolo e i macchinari agricoli in India?La meccanizzazione agraria sta gradualmente aumentando in India, mentre i lavori agricoli, solitamente molto pesanti, si stanno semplificando. La carenza di manodopera, l’aumento del costo del lavoro e dei costi di manutenzione del bestiame hanno costituito un incentivo ancora più forte alla meccanizzazione dei lavori agricoli. La necessità di meccanizzazione agraria sta aumentando anche in presenza dei seguenti fattori: monsoni abbondanti; aumento del reddito disponibile; aumenti di prezzo minimo di legge dei prodotti agricoli; accesso a fonti di credito; sussidi di governo e servizi di supporto.I piccoli agricoltori, avvalendosi di un servizio di noleggio, stanno utilizzando attrezzature utili ad una gestione agricola più efficiente. In particolare la comunità agricola indiana sta utilizzando attrezzature meccaniche necessarie per operazioni quali dissodamento, semina, irrigazione, protezione delle

colture e trebbiatura.

M&M ha costituito una Joint-Venture con l’azienda italiana Maschio Gaspardo. Quali sono i vantaggi di tale unione?Mahindra AppliTrac riceve una fornitura esclusiva della gamma di escavatori a rotazione da Maschio Gaspardo. La partnership con Maschio metterà a disposizione degli agricoltori indiani migliori opzioni per la meccanizzazione agraria, prodotti di qualità elevata che potranno incrementare la produttività e l’efficienza agricola. Il primo prodotto ad essere stato introdotto nel mercato, dopo l’accordo di fornitura esclusiva siglato da Mahindra con Maschio Gaspardo nel Dicembre 2010, è Gyrovator ZLX, un escavatore a rotazione di avanzata tecnologia, appositamente progettato per soddisfare le diverse necessità dell’intero territorio indiano caratterizzato sia da terreni aridi che fertili.

Gli agricoltori indiani stanno cercando di incrementare i livelli di produzione e aumentare l’efficacia nel livello dei costi migliorando l’efficienza delle operazioni di dissodamento e semina. In quale maniera il programma di M&M può contribuire in tale contesto?Mahindra AppliTrac propone a tale proposito attrezzature a rotazione per il dissodamento e macchine seminatrici e trapiantatrici. Attraverso i propri Centri Samriddhi (centri di assistenza), Mahindra vuole incrementare la produttività degli agricoltori attraverso varie tecnologie agricole, così da generare un aumento della prosperità rurale. Per facilitare tale processo, diverse concessionarie Mahindra sono state trasformate in centri Samriddhi, che oltre a vendere macchinari, offrono

Antony CherukaraSenior General ManagerMahindra AppliTracMahindra & Mahindra Ltd. - Farm Equipment Sector

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Tecnologie per la Trasformazione Agroalimentare38

agli agricoltori un accesso facilitato a know-how tecnologico, sementi ibride, sistemi di analisi del suolo e dell’acqua, fondi finanziari e assicurazioni, aggiornamenti internet e vendite e servizi di trattori ed altri strumenti.

Quali sono le strategie e le tecnologie che l’Italia può offrire all’India nel settore della tecnologia agricola che potrebbero essere vantaggiose per entrambi i Paesi?Come già accennato, esistono forti opportunità nella catena del valore nel settore agricolo, ed entrambi i Paesi possono ottenere benefici attraverso appropriati trasferimenti di tecnologia ed una partnership tra le aziende indiane e italiane.

Fiere e SaloniFo

to C

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Mah

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a &

Mah

indr

a

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Tecnologie per la Trasformazione Agroalimentare 39

FOOD-TEK 201223-25/02/2012MUMBAIFiera dedicata alle tecnologie di confezionamento ed imballaggio degli alimentiwww.intelexpo.com/intelpack2012/

INTEL-PACK 201223-25/02/2012MUMBAIFiera dedicata alle tecnologie di packaginghttp://www.intelexpo.com/intelpack2012/

AGRITECH ASIA 20116-8 /09/2011MUMBAIFiera dedicata alle nuove tecnologie nel settore dell’agricolturawww.agritechasia.com

INDIA FOODEX9-11 /09/2011BANGALORESalone dedicato alle nuove tecnologie del food processing foodwww.indiafoodex.com

FOOD FORUM INDIA 201227-28/03/2012MUMBAISalone dedicato al settore alimentare, compreso il settore delle tecnologie per la confezione e l’imballaggio.www.foodforumindia.com

DAIRY UNIVERSE INDIA6-8/12/2011MUMBAISalone internazionale delle tecnologie per l’industria caseariawww.dairyuniverseindia.com

ANNAPOORNA - WORLD OF FOOD16 -18/11/ 2011MUMBAISalone e conferenza internazionale dedicati all’industria alimentare e delle bevandewww.worldoffoodindia.com

MIFBEC12-14/10/2011MUMBAIFiera e conferenza dedicate a prodotti alimentari e bevande, attrezzature e forniture, trasformazione alimentare e di bevande, imballaggio ed ospitalitàwww.mifbec.com

ICE – GLOBAL COLD CHAIN INDIA EXPO1-2/12/2011MUMBAISalone dedicato a logistica e trasporto refrigeratowww.indiacoldchainexpo.com

FOOD TECHNOLOGY SHOW7-10/12/2011DELHIEvento dedicato al settore della trasformazione alimentare e bevandewww.foodtechnologyshow.com

INDIA CONVERTING SHOW23-26/11/2011MUMBAIEsposizione di macchine, tecnologie, materiali, attrezzature e forniture per gli imballaggi e la stampa industrialewww.indiaconvertingshow.com

KISAN EXPO14-18/12/2011PUNESalone dedicato alle tecnologie per il settore agricolowww.kisan.in

FOOD RETAILING EXPO9-11/09/2011BANGALOREFiera dedicata ai prodotti alimentari e alla trasformazionewww.mediatoday.in

INTERNATIONAL HORTI EXPO24-26/02/2012DELHIFiera dedicata a orticoltura, prodotti alimentari e tecnologie.www.hortiexpo.com

Fiere e SaloniSettembre 2011 – Marzo 2012

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Speciale IICCI40

La IICCI lancia la prima Indo-Italian Business Conference (IIBC)

L’eventoLa Indo-Italian Business Conference (IIBC) si è svolta nelle città di Mumbai, Pune, Kolkata, Ahmedabad e Bangalore dal 26 al 30 Settembre 2011.Il progetto è stato sviluppato con l’obiettivo di creare una piattaforma di dialogo tra esperti indiani e italiani per la definizione di progetti congiunti in tre settori prioritari per lo sviluppo dell’economia indiana dove l’esperienza italiana, pur essendo altamente innovativa, non ha ancora generato una presenza significativa di imprese nel mercato locale.

I tre settori

▬ Tecnologie, servizi, materiali ed attrezzature per infrastrutture & edilizia: strade (compresi ponti e galleria); ferrovie; porti; aereoporti; infrastrutture urbane;

▬ Energia rinnovabile e tecnologie per l’ambiente: con particolare attenzione alle biotecnologie e al settore trasporti;

▬ Tecnologie di coltivazione agricola, conservazione e trasformazione agro-alimentare.

Progetto realizzato con ilContributo del Fondo Intercamerale

di Intervento di Unioncamere

Sponsor

Organizzato da

In collaborazione con

Con il patrocino dell’

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Speciale IICCI 41

La IICCI lancia la prima Indo-Italian Business Conference (IIBC)

Energia e AmbienteLo European Business & Technology Centre (EBTC) ha organizzato una delegazione in India per lo scambio di tecnologie, brevetti e know-how tra aziende e centri di ricerca europei e indiani. La delegazione ha partecipato alle tavole rotonde “Hi-Tech Park, Research Centres and Innovation Clusters for Green Technology: the European and Indian Experience”, seguite da incontri d’affari, organizzati nella cornice della Indo-Italian Business Conference, a Mumbai e Bangalore rispettivamente, il 27 e 29 Settembre 2011. A Mumbai i delegati sono stati inoltre accompagnati a visitare The Energy & Resource Institute e l’Indian Institute of Technology.

AttivitàInfrastrutture e Edilizia Sono state organizzate a Mumbai e Kolkata, rispettivamente il 27 e 30 Settembre,

due tavole rotonde dal titolo “Urban Planning and Innovative Building Technologies: Key drivers for a sustainable city”, con l’obiettivo di aprire il dibatitto su potenziali collaborazioni indo-italiane nel settore infrastrutture & edilizia. Sono stati inoltre organizzati incontri d’affari e visite presso alcuni dei principali cantieri edili di Mumbai.

Tecnologie AgroalimentariPer presentare alle aziende indiane il know-how e le tecnologie italiane nel settore della

trasformazione alimentare, il 28 Settembre è stata organizzata a Pune una tavola rotonda dal titolo “Italian innovation for Indian agro & food processing”. Sono stati inoltre organizzati incontri d’affari e una visita alla fabbrica di trattori di Mahindra & Mahindra.

Speciali In occasione della cena inaugurale della Indo-Italian Business Conference 2011, il 26 Settembre 2011, sono stati distribuiti i certificati “Ospitalità Italiana - Ristoranti Italiani nel mondo” e gli “Impresa Awards 2011”.

Impresa AwardsIl premio Impresa Awards, giunto quest’anno alla sua 7ª edizione, è stato istituito nel 1999 dalla Indo-Italian Chamber of Commerce & Industry, con la volontà di dare un riconoscimento a tutti quegli imprenditori che negli anni hanno contribuito in maniera significativa al rafforzamento e sviluppo delle relazioni economiche tra India e Italia. Quest’anno le categorie premiate sono state: Presenza nel mercato, Eccellenza imprenditoriale, Innovazione, Rispetto ambientale, Responsabilità sociale d’impresa e Premio speciale della giuria.

Ospitalità Italia – Ristoranti Italiani nel MondoL’iniziativa di Unioncamere e Assocamerestero, sviluppata in collaborazione con la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi (Fipe), e con il supporto dell’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche (ISNART) è volta a certificare con un marchio di qualità tutti quei ristoranti italiani all’estero che servono cucina italiana autentica. La Indo-Italian Chamber ha collaborato al progetto identificando i ristoranti che in India rispettano gli standard qualitativi tipici dell’ospitalità italiana. I ristoranti che hanno ricevuto il marchio di qualità quest’anno sono: Travertino, La Piazza e Baci di New Delhi; Via Milano e Italia di Bengaluru; Tuscany Gardens di Candolim-Goa; Prego di Chennai; La Cucina di Kolkata; Celini, Vetro, Fratelli Fresh di Mumbai; Dario’s di Pune.

Partner

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Speciale IICCI42

Lo studio sulle abitudini dei consumatori indiani di prodotti d’arredo realizzato dalla Indo-Italian

Chamber of Commerce & Industry e commissionato da Aspin Frosinone, dalla CCIAA di Udine - Azienda Speciale Imprese e Territorio I.Ter; e da Vicenza Qualità, ha permesso di identificare alcuni fattori-chiave da tenere in particolare considerazione per identificare azioni che portino all’incremento della presenza di mobili italiani in India.Lo studio è stato realizzato attraverso una serie questionari compilati da più di 400 tra utilizzatori finali, intermediari e opinion leader nei grandi centri urbani indiani (le cosiddette città di prima fascia, Delhi, Mumbai, Bangalore, Chennai e Kolkata, con più di 4,5 milioni di abitanti) e centri minori in cui la crescita della classe media è particolarmente dinamica (città di seconda fascia, Ludhiana, Pune, Pondicherry, Goa). Di seguito, gli elementi più significativi emersi dallo studio.

1. Caratteristiche del settoreIl mercato indiano dell’arredo è ancora alle fasi iniziali del suo sviluppo, e questo è confermato dai seguenti dati:

a. soltanto il 4% dei produttori intervistati possiede showroom in diverse città indiane, e ciò implica la grande diffusione di piccoli artigiani o aziende di medie dimensioni attivi solamente in una città;

b. soltanto il 22% degli importatori intervistati ha una rete vendite in grado di coprire il territorio nazionale;

c. spesso un’azienda agisce allo stesso tempo come importatore, distributore e retailer. Ciò fa intuire un grado di specializzazione dei singoli elementi della filiera ancora poco sviluppato.

2. I consumatori

a. Le superfici degli immobili (appartamenti o case indipendenti) di proprietà sono sostanzialmente maggiori rispetto agli standard occidentali: l’86% degli intervistati vive in proprietà la cui superficie supera i 300 mq;

b. Tuttavia si sta assistendo, soprattutto nei grandi centri urbani indiani (città di fascia 1), a un progressivo passaggio da famiglie di tipo allargato (6/8 persone) a famiglie nucleari (4/5), con conseguente riduzione dell’area dell’abitazione e moltiplicazione degli ambienti;

c. La disponibilità ad investire in arredo è particolarmente alta:

• il 43% dei proprietari di immobili è disposto a investire più di 10.000 € per un progetto di arredo;

• per gli architetti il 77% dei loro clienti è disposto a investire più del 10% del valore della loro proprietà;

• il 45% degli intervistati nel contract e ospitalità sono disposti a investire più di 40.000 € per un progetto di arredo;

• nella scala di valori dati alle caratteristiche del prodotto, la solidità (22%) e il design (20%)

Comprendere il mercato indiano dell’arredoConsumer Behaviour Study

Tav.1 Come funziona la vostra rete vendite?Tav.2 Quanto siete disposti a investire per arredare la vostra proprietà?

5 8 %

3 8 %

4 %

Tro v ia mo c lie n ti p r in c ip a lme n tea ttr a v e r s o i l p a s s a p a ro la

A b b ia mo u n o s h o w ro o m in u n a c it ta '

A b b ia mo d iv e r s i s h o w r o o m in u n a c itta

A b b ia mo d iv e r s i s h o w r o o m in v a r iec itta ' in d ia n e

1 5 %

1 3 %

29 %

1 9 %

2 4 %

Fin o a 2 .0 0 0 Eu rDa 2 a 4 .0 0 0 Eu rd a 4 a 1 0 .0 0 0 Eu rd a 1 0 a 2 0 .0 0 0 Eu r> 2 0 .0 0 0 Eu ro

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Speciale IICCI 43

Comprendere il mercato indiano dell’arredoConsumer Behaviour Study

sono i due requisiti più importanti. Il marchio ha invece un’incidenza decisamente limitata (10%).

3. Fattori che influenzano la scelta finale

a. Fonti di informazione:

• per gli utilizzatori finali, le riviste specializzate (42%) e il contatto diretto con architetti e interior designer (25%) costituiscono le fonti principali di informazione. Tuttavia solo il 12% degli intervistati acquista riviste d’arredo regolarmente, il 31% lo fa saltuariamente. Un ruolo ancora sostanzialmente modesto è quello di TV (6%) e Internet (3%);

• per gli intermediari (produttori e importatori) ha invece un’importanza preponderante per la promozione dei prodotti gestiti la rete di contatti personali (21%), le riviste specializzate e le fiere di settore (entrambe al 18%).

Tav.3 Qual è secondo voi il canale migliore per trovare informazioni su mobili e arredo?

4 2 %

9 %6 %

2 5 %

3 %

4 %1 1 %

Riv is teG io r n a liTVA r c h ite tt i e d e s ig n e r sIn te r ne tPa s s a pa r o laA ltr o

b. Stili preferiti:

• lo stile moderno occidentale (33%) e moderno indiano (29%) raccolgono la grande maggioranza delle preferenze. Estremamente limitata la diffusione dello stile barocco/classico (solo il 3%);

• lo stile etnico e quello coloniale hanno comunque un appeal interessante per il 26% degli intervsitati.

Tav.4 Qual è lo stile preferito?

B a r oc c o

Etn ic o

Co lon ia le

Mo de r n o ind ia n o

Mo de r n o o c c id e n ta le

Po s tmo d e r no & S pe r ime n ta le

3 %

14 %

12 %

3 3 %

9 %

2 9 %

c. Provenienza del prodotto:

• forse anche a causa di una limitata esposizione a prodotti importati, c’è una generale soddisfazione nei confronti del mobile indiano in termini di disponibilità (6,7), durata (6,1), servizio post-vendita (6) e prezzo (5,8). Minore è il voto dato al suo design (5,3);

• c’è un giudizio sostanzialmente negativo nei confronti dei prodotti importati dalla Cina (media del 4,2) e dal Sud-Est asiatico (4,6);

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Speciale IICCI44

• permane un grande apprezzamento del design (6,6) e della solidità (6) dei prodotti “Made in Italy”. L’Italia, come Germania e Stati Uniti, sconta non solo per il prezzo dei suoi prodotti, ma anche per la loro disponibilità limitata (4,3) per i servizi post-vendita offerti (4,2).

4. Chi prende la scelta finale?

• Nonostante il parere del committente sia ovviamente preponderante (70% per i proprietari di immobili, 56% per i direttori di istituzioni) un ruolo molto significativo è ricoperto dagli architetti (20% per i proprietari di immobili e un valore aggregato tra architetti interni all’impresa e architetti esterni pari al 53% per le imprese di costruzioni). Un ruolo non marginale è anche ricoperto dall’esecutore dei lavori (fino al 10% per i proprietari di immobili e al 6% nei progetti realizzati da costruttori);

• gli architetti hanno un’importanza particolare in aree specifiche, per esempio nella realizzazione della sala da pranzo (26,4%), e delle camere da letto (23,5% per master bedroom e 25.5% per camere dei bambini o ospiti);

• l’esecutore dei lavori ha invece un ruolo importante nella scelta dei rivestimenti (27%), di porte e finestre (17,8%), dei mobili per il bagno e per le aree esterne (15,9% e 16,7%).

Tav. 6 Chi prende la decisione finale?

L a f amig lia

L 'a r c h ite t to / In te r io rd e s ign e r

Il c o s tru tto r e /c o n tra c to r

7 0%

20 %

1 0%

5. Come viene implementato il progetto?

• È forse questa la fase che più di ogni altra sconta l’arretratezza del settore e la limitatezza delle infrastrutture. Di fatto, soltanto il 33% di tutti gli intervistati acquista prodotti ready-made in negozi o li ordina dall’estero. Il restante 67% o si fa fare mobili su misura da un falegname (35%) oppure si fa riprodurre un mobile preso da una rivista o da Internet (32%).

• I prodotti maggiormente acquistati in negozi sono sedie e sedie per sala da pranzo (55,2% e 50,3%), poltrone (54,2%), tavoli (50,8%), e mobili da esterni (50,3%); quelli fatti riprodurre da un artigiano sono generalmente cucine (41,5%), credenze (40,1%) e letti (36,2%). Tutti gli altri sono generalmente fatti su misura da un falegname.

0 .0

1 .0

2 .0

3 .0

4 .0

5 .0

6 .0

7 .0

8 .0

In d ia Cin a Ma le s ia | In d o n e s ia | Ta ila n d ia Ita lia G e r ma n ia USA

Du r a ta

De s ig n

Pr e z z o

Dis p o n ib ilita '

Se r v iz io

Tav.5 Come valuta le caratteristiche dei prodotti d’arredo in base alla loro provenienza?

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Speciale IICCI 45

Tav.7 Chi fa che cosa?

I mo b ili s on o p ro do tt id a u n a r tig ia no

S c e lg o u n mob ile e lof a c c io r ip r od u r r e dau n a r tig ia n o

A c qu is to i m ob ili in u nn eg o z io / d a u np ro d u t to re

35 %

3 2%

3 3%

6. Com’ è valutata l’esperienza dell’acquisto?La percezione diffusa è generalmente positiva, su tutti i livelli: per il 51% l’esperienza è buona (41%) o ottima (10%), per il 46% essa è comunque nella media e soddisfacente (46%). Solo il 3% dà un giudizio complessivamente negativo: in questi casi viene penalizzata la qualità dell’assistenza offerta dal personale e l’efficienza nelle modalità di consegna, in particolare per quanto riguarda la corrispondenza del prodotto consegnato rispetto all’ordine eseguito.

Tav.8 Come valuta l’esperienza dell’acquisto?

O ttima

B u o n a

Ne lla me d ia

Ca ttiv a

Pe s s ima

1 0 %

4 1 %

4 6 %

2 %

1 %

7. Com’ è percepito il mobile italiano?

a. Conoscenza: il consumatore indiano ha un’idea (86%) di che cosa sia il mobile “Made in Italy”, soprattutto grazie alle informazioni raccolte nelle riviste specializzate (44%) e da quanto apprende da architetti e designers (32%). L’82% ha anche avuto modo di vedere un mobile italiano, vuoi in una fiera di settore (28%), vuoi in uno showroom in India (28%). In molti casi si viene a contatto con un mobile “Made in Italy” anche nelle residenze di conoscenti o in showroom all’estero (20%);

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Speciale IICCI46

Tav.9 Dove avete visto mobili “Made in Italy”?

Fie r a

Re s id en z a

S h o w ro o m in Ind ia

S h o w ro o m in Ita lia / a ll'e s te ro

A ltr o

28 %

2 0 %28 %

2 0%

4 %

b. Acquisto: una percentuale molto interessante afferma di avere acquistato arredo italiano (36%), principalmente divani (18%), sedie (12%), cucine (11%), tavoli da pranzo e illuminazione (9%). Nel 28% dei casi il luogo dell’acquisto è stato uno showroom in India, da un importatore indiano (25%). Nel 17% dei casi il prodotto è stato ordinato direttamente dall’Italia;

I motivi che ostacolano la scelta di un prodotto italiano sono il prezzo (57%), la disponibilità (31%), il design e la combinazione di colori / materiali (10%)

Tav.10 Che tipo di prodotti avete acquistato?

Div a n i

S e d ie

Po ltr o ne

Ra c c o rd i

Cu c in e

A r mad i

Ta v o li d a p ra nz o

Mo b ili p e r b a mb in i

Illu m in az io n e

S ta n z e da le t to

S a n ita r i

De c o r az io n i

18 %

1 2 %

8%

6 %11 %

2 %

9 %

8 %

4 %

8 %

5 %

9 %

Tav.11 Perché non avete mai acquistato un mobile italiano?

Tro p p o c a r o

No n d is po n ib ile

De s ign , ma te r ia li o

c o lo r i n o n g ra d iti

A lt ro

57 %3 1%

1 0 %2 %

c. Fattori su cui investire: il prezzo (27%) e disponibilità (23%) sono i fattori su cui investire per incrementare la vendita di prodotti “Made in Italy” in India. Altro fattore particolarmente importante è anche la visibilità, ottenibile attraverso la realizzazione di campagne promozionali (19%).

Tav.12 Su quale fattore dovrebbero investire le aziende italiane per migliorare la loro presenza nel mercato indiano?

Pre z z o

De s ig n

Pro mo z io n e e b ra n d in g

Se rv iz io

Dis p o n ib ilitá

2 7 %

1 4 %

1 9 %

1 7 %

2 3 %

Per ottenere il testo completo dello studio contattare: Aspin Frosinone a [email protected]; la CCIAA di Udine - Azienda Speciale Imprese e Territorio I.Ter [email protected]; e Vicenza Qualità a [email protected].

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Speciale IICCI 47

La Convenzione per il riconoscimento e l’esecuzione delle sentenze arbitrali straniere è un trattato internazionale multilaterale firmato nell’ambito della Conferenza Diplomatica delle Nazioni Unite a New York il 10 Giugno 1958, entrato in vigore il 7 Giugno 1959 e ratificato dal Parlamento italiano con la legge n. 62 del 19 Gennaio 1968 (con efficacia stabilita a partire dal 1 Maggio 1969).In virtù della ratifica delle Convenzione, che è strumento fondamentale a livello internazionale per favorire il riconoscimento delle sentenze arbitrali pronunciate nell’ambito degli Stati firmatari, chi vuol far valere in Italia un lodo straniero deve proporre ricorso al presidente della Corte d’Appello nella cui circoscrizione risiede l’altra parte; se tale parte non risiede in Italia è competente la Corte d’Appello di Roma. Il presidente della Corte d’Appello, accertata la regolarità formale del lodo, dichiara con decreto l’efficacia del lodo straniero nella Repubblica, salvo che:

1. la controversia non possa formare oggetto di compromesso secondo la legge italiana;

2. il lodo contenga disposizioni contrarie all’ordine pubblico.

Colui che si oppone al riconoscimento del lodo sulla base dei motivi previsti dall’art. 840 del Codice di procedura civile presenta formale opposizione entro 30 giorni (a pena di decadenza) dalla notifica del decreto emanato; l’opposizione deve necessariamente essere presentata presso la Corte d’Appello territorialmente competente. Anche l’India ha ratificato la Convenzione di New York e adottato una disciplina nazionale conforme. La procedura arbitrale potrà avere luogo all’estero e gli arbitri potranno applicare la legge scelta convenzionalmente dalle parti. Tuttavia, il lodo arbitrale potrà essere portato ad esecuzione in India nel rispetto dei requisiti previsti dalle legislazione indiana.L’esecuzione di lodi arbitrali stranieri in India è attualmente disciplinata dall’Arbitration and Conciliation Act, 1996 che distingue tra procedimenti arbitrali la cui sede sia in India e che daranno vita a lodi arbitrali definiti “domestici” e procedimenti arbitrali svoltisi fuori dall’India, nel qual caso i lodi sono definiti “stranieri”.

Quanto a questi ultimi, la legge richiama il contenuto della menzionata Convenzione di New York ed in sostanza elenca le condizioni ostative al riconoscimento e all’esecuzione. La prova di queste circostanze è rimessa alla parte contro la quale il lodo è diretto. Nello specifico, tale parte dovrà dimostrare:

1. che le parti erano incapaci, secondo la loro legge nazionale, al momento della sottoscrizione della convenzione arbitrale o che, comunque, tale clausola non è valida secondo la legge alla quale esse hanno inteso assoggettare la convenzione stessa e la sede dell’arbitrato;

2. che non sono stati rispettati i basilari principi del contraddittorio tra le parti;

3. che il lodo ha statuito su punti non espressamente compromessi in arbitrato;

4. che la composizione o la procedura arbitrale seguita non ha rispettato la convenzione arbitrale o la legge del luogo dell’arbitrato;

5. che il lodo non è ancora definitivo, o è stato riformato o sospeso da un’autorità giudiziaria del paese nel quale è stato emesso;

6. che la materia non poteva essere compromessa in arbitrato secondo la legge Indiana o che l’esecuzione di tale lodo risulterebbe in una violazione delle norme imperative indiane o che è stato ottenuto con dolo di una parte in danno dell’altra (in realtà, questo è un accertamento che il giudice indiano è tenuto ad effettuare d’ufficio).

La Corte, accertato quindi che il lodo può trovare esecuzione, procede a emettere un decreto di accoglimento in forza del quale il lodo è equiparato a un provvedimento giudiziario emesso da un giudice indiano. Non è prevista una procedura d’appello, se non per ipotesi marginali.

Cenni sulla disciplina arbitrale indiana

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Attività preliminari

Selezione partners

Start-up e avvio operazioni

BANGALORE

CHENNAI

GOA

MUMBAI(head office)

NEW DELHI

KOLKATA

Un’iniziativa promossa dalla

I NOSTRI CLIENTI

India: un’opportunità necessaria

Piemonte, una regione ricca di opportunità

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Feature 49

Attività preliminari

Selezione partners

Start-up e avvio operazioni

BANGALORE

CHENNAI

GOA

MUMBAI(head office)

NEW DELHI

KOLKATA

Un’iniziativa promossa dalla

I NOSTRI CLIENTI

India: un’opportunità necessaria

Situato nell’Italia nord-occidentale, proprio nel cuore dell’area più sviluppata d’Europa, il

Piemonte riveste un ruolo essenziale per l’economia della nazione.La regione racchiude in sè una forte tradizione industriale, innovazione, un considerevole impulso per la ricerca & sviluppo, attività ricreative e d’intrattenimento, e un’eccellente combinazione di arte e ricchezza enogastronomica. La sua vivacità intellettuale costituisce da sempre il suo tratto distintivo: Torino, prima capitale d’Italia, è stata il centro politico e strategico da cui si è avviata la riunificazione del Paese nel 1861, mentre in tempi più recenti è stata sede dei giochi olimpici invernali (2006) ed è stata eletta Capitale Mondiale del Design (2008). La regione è dinamica sia dal punto di vista industriale che dei servizi, con una forza lavoro altamente qualificata, flessibile e versatile. Ospita centri di formazione e ricerca, e strutture specializzate rinomate a livello internazionale.Il territorio presenta una solida struttura manifatturiera e finanziaria. A conferma della sua capacità competitiva, più di 660 aziende straniere hanno scelto di investire nel suo territorio. Famosa in ambito internazionale per essere la culla dell’industria automobilistica italiana - essendo Torino la città natale del gruppo Fiat, il principale gruppo automobilistico italiano, e di designer come Giugiaro e Pininfarina – la regione annovera anche una serie di imprese di elevato profilo nei aerospaziale, robotica, ICT, life science, energia ed ambiente, design industriale, logistica, farmaceutica, healthcare e agroalimentare.La Camera di Commercio di Torino (www.to.camcom.it) promuove una vasta gamma di progetti che forniscono ai buyer stranieri un adeguato supporto in ambito di attività di outsourcing, nei più disparati settori di investimento.I progetti ideati dalla Camera per favorire lo sviluppo internazionale di tale area geografica sono gestiti dal Centro Estero per l’Internazionalizzazione del Piemonte (CEIP, www.centroestero.org). L’ente offre una serie di servizi gratuiti alle aziende straniere che vogliono iniziare operazioni in Piemonte, che sono alla ricerca di fornitori e partner in una varietà di settori, che vogliono sviluppare il proprio business con aziende agroalimentari del territorio, e che necessitano di corsi di formazione ad hoc in commercio internazionale e strategie commerciali.

Piemonte, una regione ricca di opportunità

Il Piemonte in cifre

▬ Popolazione: 4,4 milioni di abitanti (7,4% della popolazione nazionale);

▬ PIL: 123,4 miliardi di € (8,1% del totale nazionale);

▬ Export: 34,5 miliardi di € (10,25% del totale nazionale);

▬ Aziende: 469.000 (7,7% del totale nazionale)

▬ Numero di occupati: 1860 milioni di persone;

▬ R&S: 4 università, più di 200 centri pubblici e privati di R&S, 380 laboratori, 6 parchi scientifici e tecnologici, 12 poli di innovazione, incubatori aziendali;

▬ 1° regione italiana per investimenti nell’innovazione del settore manifatturiero;

▬ 1° regione italiana per investimenti privati in R&S;

▬ 1° regione italiana per brevetti di alta tecnologia.

www.to.camcom.it | www.centroestero.org

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Feature50

Se confrontata con la totalità delle regioni italiane, il Veneto occupa l’8° posizione in quanto a

superficie e la 5° per popolazione e con un PIL che sfiora i 116 miliardi di € (il 10% del PIL nazionale), la regione rientra a pieno titolo fra le aree più ricche d’Europa.La regione ha raggiunto livelli notevoli di sviluppo sociale, economico e commerciale grazie all’affermazione di un “modello di sviluppo” che presenta caratteri di vera e propria originalità. Nel panorama mondiale, il Modello Veneto si è contraddistinto per il profondo senso di comunità, per l’alta coesione sociale e per il radicamento diffuso di 460 mila piccole e medie aziende decisamente export-oriented.Attualmente il sistema produttivo copre tutti i settori, raggiungendo picchi di eccellenza in particolare nei settori agroalimentare, arredamento, pelletteria e calzature, tessile e abbigliamento, oreficeria, chimica, metalmeccanica ed elettronica. Nel tempo le aziende del Veneto sono state in grado di stabilire relazioni con tutti i mercati esteri. Nel 2010 hanno esportato beni e servizi per 45,6 miliardi di € contro i 38,9 del 2009, registrando una crescita del 16%. Sempre nel 2010 le importazioni hanno raggiunto i 38 miliardi di €, registrando una crescita del 23,7% rispetto ai 30,3 miliardi del 2009. L’interscambio commerciale complessivo ha raggiunto quota 83,5 miliardi di €. Segnali questi, che confermano la forte attitudine all’internazionalizzazione del sistema imprenditoriale veneto, tra le più alte d’Europa (le importazioni corrispondono al 26% del PIL regionale, le esportazioni al 31,4%).Nel 2010 il PIL è aumentato dell’1,6%, grazie soprattutto alla crescita delle esportazioni. La performance migliore è stata registrata dal comparto metalmeccanico che ha registrato un incremento dell’export del 40%. Risultati significativi sono stati registrati anche dai settori automotive (+29.8%), pelletteria (+21.2%), occhialeria (+18.7%) e oreficeria (+22.2%). I macchinari industriali hanno poi rappresentato il 20% dell’export totale, una percentuale pari a 8,6 miliardi di €.Il mercato dell’UE ha assorbito il 60% dei beni e servizi esportati dal Veneto e la Germania è in

assoluto il suo principale partner commerciale, con importazioni per 6,2 miliardi di € (13,7% del totale), seguita da Francia, Stati Uniti, Spagna e Regno Unito.Con riferimento all’India, nel 2010 il valore delle esportazioni ha toccato quota 372 milioni di €, in forte crescita rispetto al 2009 (293 milioni di €). Lo stesso può dirsi per le importazioni, aumentate da 410 a 704 milioni di €. Ne deriva che l’interscambio commerciale è in fortissima ascesa, da 703 milioni di € a oltre 1 miliardo di €. I settori che più si sono distinti in importazioni sono stati: tessile, pelli, carbone e prodotti petroliferi, metalli; mentre in esportazione: prodotti in metallo, macchine industriali ed elettronica. Il Veneto, tuttavia, è ben più di una potenza industriale e offre eccellenze anche nei settori agricolo e turismo. Sono ben 80 mila le imprese che si occupano di agrifood, generando un indotto che supera i 5 miliardi di €. Il vino veneto raccoglie innumerevoli riconoscimenti in ambito nazionale e internazionale in virtù della sua unicità e qualità. Nel 2010 la regione si è confermata il maggiore produttore di vino in Italia: dal Prosecco all’Amarone, dal Soave al Breganze, dal Lison al Colli Euganei, i vini D.O.C.G. e D.O.C. del Veneto sono il massimo punto d’incontro di tutte le culture del Mediterraneo.Nel 2010 il Veneto ha accolto 14,5 milioni di turisti, il 61% dei quali provenienti dall’estero. Il settore è costantemente in crescita e il numero delle presenze è ormai prossimo ai 61 milioni, il più alto d’Italia.

Il Veneto: 460 mila aziende export-oriented Modena: un luogo eccellente

www.centroesteroveneto.com

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Il Veneto: 460 mila aziende export-oriented

La provincia di Modena è famosa nel mondo per le auto sportive Ferrari, il tenore lirico Pavarotti

e l’aceto balsamico, ma questi non sono i suoi unici punti di forza. È una delle province italiane maggiormente sviluppate. Il reddito pro capite della popolazione è di 32.000 € e si colloca ai vertici della graduatoria nazionale, risultando nettamente superiore anche a quello medio dei paesi dell’Unione Europea.La sua economia si presenta caratterizzata da una solida industria basata su un’organizzazione di tipo distrettuale e dinamici rapporti con i mercati internazionali. In provincia operano anche diverse multinazionali che rivestono un ruolo importante nel processo di innovazione e sviluppo e un sistema di servizi, a largo spettro, in grado di assistere gli operatori economici in ogni aspetto della vita aziendale.Particolarmente significativo risulta il dato sul numero (67.876) delle imprese (in media una ogni dieci abitanti), l’elevato livello di occupazione (66,3% della popolazione in età tra i 15 e i 64 anni) e, di contro, il basso tasso di disoccupazione (6,8% delle forze di lavoro).Esaminando il profilo economico della provincia è importante considerare anche i ricavi provenienti

dall’estero e la loro incidenza sul totale. In termini relativi le vendite oltre confine rappresentano quasi il 40% del volume d’affari di tutto il settore manifatturiero (circa 9,3 miliardi di € nel 2010). Si tratta di risultati che collocano la provincia ai vertici italiani per quanto riguarda l’export e che testimoniano la vitalità dell’industria locale e la riconosciuta qualità dei suoi prodotti.A livello settoriale l’economia risulta abbastanza diversificata. Al suo interno si nota, in ogni modo, una certa prevalenza delle attività industriali e dei servizi connessi oltre che delle attività commerciali. I principali ambiti di specializzazione dell’industria attengono all’ampia gamma delle produzioni meccaniche (beni strumentali, macchine agricole e automotive), del tessile abbigliamento, delle piastrelle e delle lastre in ceramica, dell’alimentare, del biomedicale.La forza competitiva dell’economia provinciale, comunque, non risiede solo all’interno delle aziende, ma anche in un complesso di risorse radicate sul territorio, che ne fanno un sistema. Risorse che possono essere individuate nel patrimonio delle conoscenze accumulate nel tempo e nella loro reciproca trasmissione tra le aziende e la popolazione; nella rete dei rapporti di subfornitura che ottimizza la divisione del lavoro tra le imprese; nel clima di fiducia tra i vari soggetti economici che deriva dal semplice fatto di vivere insieme, dalla condivisione di valori comuni e dal rispetto delle regole di comportamento.

Modena: un luogo eccellente

www.modenaemiliaromagna.it

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Lombardia, polo di eccellenza per le biotecnologie

L’industria della biotecnologia in Italia comprende 228 aziende con un fatturato pari a quasi 5

miliardi di €. Il 74% di tali aziende è attiva nel settore farmaceutico, con un valore che corrisponde al 95% del loro fatturato. L’Italia è il quinto principale mercato farmaceutico al mondo ed aspira a diventare uno dei principali poli biotecnologici d’Europa.Il 35% delle aziende italiane che operano nel settore delle biotecnologie si trova in Lombardia: in totale si contano 78 aziende che impiegano una forza lavoro superiore alle 11.000 unità, in grado di generare un fatturato annuale di oltre 2,4 miliardi di €.La Lombardia inoltre offre il 24% dei corsi di laurea e specializzazione d’Italia nel settore delle biotecnologie ed ospita il 25% dei parchi scientifici del Paese.Le attività di ricerca, sviluppo e produzione che si svolgono nelle città di Milano, Como, Varese, Lodi e Pavia, sono principalmente concentrate negli ambiti della biotecnologia rossa (salute), biotecnologia verde (agroalimentare) e biotecnologia bianca (usi industriali). La maggior parte delle aziende lombarde sono specializzate nella manifattura di medicinali e preparati farmaceutici (85,9%), seguono le aziende operanti nel settore R&S dell’industria biotecnologica (8%) e nella manifattura di prodotti agrochimici e altri prodotti chimici ad uso agricolo (6,1%). Il ruolo di leadership della Lombardia nelle biotecnologie diventa ancor più significativo se si considera che la regione riceve il 73% degli investimenti nazionali per la R&S. Anche Lazio, Toscana e Emilia Romagna rivestono un ruolo importante nel settore. La catena della biotecnologia in Lombardia include non solo piccole, medie e grandi imprese, ma anche moderni parchi scientifici, poli universitari di rilievo internazionale ed istituti clinici coinvolti in attività sperimentali.Il valore degli scambi tra Lombardia e India supera i 62 milioni di €, con un incremento dell’1,4% - registrato tra il 2009 e il 2010 - nei settori farmaceutico, agrochimico e chimico per l’agricoltura. Milano è al primo posto sia per importazioni (per un valore di 30 milioni di €, pari all’82,3% dell’intera Lombardia) che per esportazioni (oltre 18 milioni di €, pari al 67,4% della regione). Al secondo posto si classificano Bergamo per le importazioni (6,9% della

Lombardia) e Varese per le esportazioni (14,1%), mentre Monza Brianza è al terzo posto (con il 4,5% delle importazioni regionali e il 13,3% delle esportazioni).

Vicenza: una provincia per ogni settore

www.mi.camcom.itwww.promos-milano.itwww.innovhuv.it

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Lombardia, polo di eccellenza per le biotecnologie

Vicenza rappresenta il cuore pulsante della regione Veneto, una delle aree più

industrializzate d’Italia. A Vicenza è possibile trovare ogni tipo di prodotto di cui si possa avere bisogno ad eccezione forse di navi, aeroplani e automobili, sebbene sia comunque possibile trovare un’ampia gamma di componentistica relativa a tali beni. Tra le oltre 80.000 aziende registrate presso la Camera di Commercio di Vicenza, 50.000 si occupano di attività produttive, fornendo impiego a più della metà della popolazione: con un totale di circa 800.000 abitanti, a Vicenza si può contare la presenza di una azienda ogni 9 individui ed un tasso di disoccupazione, estremamente basso, al di sotto del 5%. Vicenza si classifica come una delle principali province italiane in termini di valore aggiunto sull’export nazionale, ed è al primo posto in tal senso nell’area del nord-est. I prodotti Made in Vicenza possono essere trovati ovunque nel mondo, considerando che la provincia esporta all’estero più del 50% della sua produzione. Vicenza vanta una solida base manifatturiera - dalle radici antiche, ma assolutamente all’avanguardia – e possiede la flessiblità necessaria per saper cogliere rapidamente le esigenze dei clienti moderni e rispondere ai cambiamenti del mercato e dell’economia in qualsiasi momento: ciò che fa il successo del “Modello Veneto” è proprio questa sua capacità di adattarsi alle nuove situazioni.Questa terra di imprese e di imprenditori è ricca di specialità, ed alcune di esse sono associate ad aree specifiche sparse nel suo tessuto provinciale. La forza motrice dell’economia vicentina è costituita dalle industrie metallurgiche e meccaniche, tessile

ed abbigliamento, settore conciario e lavorazione dell’oro: questi quattro settori rappresentano insieme l’80% dell’export di Vicenza.Il settore agroalimentare di Vicenza si contraddistingue per una caratteristica ben precisa: la qualità dei suoi prodotti. Tra i prodotti d’eccellenza dell’area ricordiamo i vini, molti dei quali hanno conseguito la sigla di qualità DOC, come quattro varietà provenienti da aree vinicole DOC – Breganze, Colli Berici, Gambellara, Vicenza – e altre due etichette condivise con la vicina provincia di Verona – Arcole e Lessini Duello. Accanto ai vini, Vicenza annovera molti altri prodotti tipici - come l’Asiago - noti in tutto il mondo ed apprezzati per il loro gusto raffinato.La provincia di Vicenza è inoltre un’apprezzata meta turistica: il capoluogo è famoso in tutto il mondo per essere la città del Palladio. Vicenza offre ai suoi visitatori un’ampia galleria di capolavori artistici e bellezze architettoniche che l’Unesco ha dichiarato parte del patrimonio mondiale dell’umanità.

Vicenza: una provincia per ogni settore

Promuovere Vicenza nel mondo? È ciò di cui si occupa Vicenza Qualità.Per promuovere nel mondo i prodotti di punta del “Made in Vicenza” è nata, nel 1989, Vicenza Qualità, azienda speciale della Camera di Commercio di Vicenza. Vicenza Qualità accompagna le PMI del Vicentino nei processi di internazionalizzazione attraverso la partecipazione a fiere e mostre, la realizzazione di campagne di promozione e di pubblicità, la conduzione di ricerche di mercato mirate, l’organizzazione di missioni economiche, gli incontri tra operatori economici, la raccolta e diffusione di informazioni utili, lo svolgimento di seminari, workshop e convegni, l’assistenza e la consulenza alle imprese che voglio operare sui mercati esteri. L’impegno di Vicenza Qualità si concretizza in una serie di strumenti messi a disposizione delle aziende e che hanno lo scopo di facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta di prodotti di qualità, nonché di aprire opportunità di cooperazione con imprese operanti in aree di mercato interessanti dal punto di vista dell’interscambio import-export.

www.vicenzaqualita.org

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La dolce kermesse all’insegna del cibo degli dei nasce nel 1994 e da allora si impone come il più

partecipato degli appuntamenti interamente dedicato alla tradizione cioccolatiera italiana e internazionale, che attira tantissimi turisti e produttori di cioccolato, artigianali ed industriali. A ideare la manifestazione è stato l’Architetto Eugenio Guarducci, attuale Presidente di Eurochocolate.Nel 1982 Guarducci andò a Zurigo in occasione dell’Oktober Fest. Fu lì che osservando le migliaia di persone felici di vivere l’evento in città, gli venne in mente di creare qualcosa di simile nella sua città utilizzando come attrattore non la birra, ma il cioccolato, per il quale Perugia era conosciuta nel mondo grazie alla storica azienda cioccolatiera Perugina. Dodici anni dopo Guarducci ha realizzato il suo progetto, esempio più che riuscito di marketing territoriale. L’annuale festival perugino si svolge durante il mese di Ottobre, quando riprendono a pieno ritmo i consumi del cioccolato, e anima con eventi, percorsi culturali e di degustazione, performance, happening e spettacoli per le vie, piazze e luoghi d’arte e di tradizione del centro storico di Perugia. La forte crescita della kermesse sul territorio umbro ha spinto gli organizzatori, a partire dal 2000, a scegliere nuovi luoghi di grande pertinenza e legame con il mondo del cioccolato che potessero offrire spunti creativi e strategici sempre nuovi, dove esportare il format di successo. Inizia così la tournée di Eurochocolate non solo in tante città italiane come Torino, Roma, Pisa, Napoli, Modica, Forlì, Varese, L’Aquila e Cortina d’Ampezzo, ma anche all’estero, a Berlino, Pechino e Lugano.Dal ‘94 ad oggi Eurochocolate è divenuto il più importante appuntamento del settore in Italia, a cui si sono ispirate e continuano ad ispirarsi moltissime altre manifestazioni nate nel corso del tempo.È anche grazie ad Eurochocolate, ai suoi corsi di formazione amatoriali e professionali, alle degustazioni guidate e alla promozione del cioccolato fatta in tutti questi anni che il suo consumo in Italia è più che raddoppiato negli ultimi anni e si è

creata una vera e propria cultura del cioccolato, che, a sua volta, ha portato ad una maggiore attenzione e consapevolezza da parte del consumatore stesso.Nel 2011 Eurochocolate compie 18 anni e diventa maggiorenne festeggiando con un’edizione particolarmente ricca di novità. Parlando di ricordi, ecco che l’immagine scelta per rappresentare Eurochocolate 2011 gioca sulla foto o ancora meglio sulla cornice porta-foto. E proprio una maxi cornice di 2 mt x 3 mt per un peso di ben 400 kg interamente realizzata in cioccolato è la protagonista della nuova edizione della kermesse. Sempre ispirato al claim sarà il gadget ufficiale di Eurochocolate 2011, l’originale Choco Frame una cornice in cioccolata da personalizzare e regalare per un dolce ricordo, ideata dal brand Costruttori di Dolcezze by Eurochocolate.Da sette anni a questa parte, infine, Eurochocolate è preceduta, il 12 ottobre, dal Chocoday, la Giornata del Cacao e del Cioccolato, che celebra e promuove in tutta Italia il cioccolato puro ottenuto esclusivamente con l’utilizzo di burro e massa di cacao, senza grassi e oli vegetali aggiunti, nel rispetto dei valori etici e sociali della filiera produttiva, in termini di tracciabilità, biodiversità e sostenibilità. Il Chocoday gode del patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, del Ministero dello Sviluppo Economico, del Ministero degli Affari Esteri, dell’Ice, della ICCO - International Cocoa Organization, di FairTrade Italia, della Regione dell’Umbria, della Provincia e della Città di Perugia.

Umbria: l’Eurochocolate diventa maggiorenne

Per maggiori informazioni:www.eurochocolate.com [email protected]

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w w w . i n d i a i t a l y . c o m

Italian Links - Vol. 8 No 1, Settembre 2011

La IICCI lancia la prima Indo-Italian Business Conference

Comprendere il mercato indiano dell’arredo. Consumer Behaviour Study

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Nothing
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