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ITALIAN POP ART

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Catalogo mostra ITALIAN POP ART - Schifano & gli artisti Pop italiani. Cualtieri Sicaminò 28 agosto - 7 settembre 2014

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Mario Schifano “Il visionario consapevole”Achille Bonito Oliva ha definito Mario Schifano una iconadell'Arte della seconda metà del XX secolo. Un visionario,un precursore, uno di quegli artisti capaci di assorbire comespugne le tossine dell'esistenza ed attraverso il processocreativo, nel gesto artistico puro, ritrovare l'innocenza delfanciullo. Schifano è in ogni sua opera, vivo, consapevole, potente.Espressione del suo tempo, percorso a grandi slanci inavanti, fino all'ultimo grande salto verso l'ignoto.Ci ha consegnato un'arte che ha raggiunto una piena in-tegrazione tra il figurativo e l'astratto, non più materica madi superficie che - citando ancora il suo grande amicoBonito Oliva - guardava verso New York e non più Parigi, purmantenendo una specifica identità culturale come gli altriesponenti dell'Arte Pop italiana (Festa, Rotella, Angeli,Nespolo, Lodola etc).Le sue opere rappresentano appieno l'Italia dalla fine deglianni Sessanta agli anni Novanta, un’Italia che dal boomeconomico ha dovuto percorrere un arduo cammino traconflitti sociali, politici, esistenziali verso la modernità. Schifano possiede l’intelligenza di capire la vita nella suaimmediatezza – scrisse di lui Goffredo Parise – e di comuni-carla nelle sue opere senza schemi tra apparenza e es-senza.Con la mostra Italian Pop Art, allestita nella suggestiva am-bientazione del Centro Culturale Annunziata e curata daArt Promotion Taormina, abbiamo voluto rendere omaggioall’Arte Pop Italiana, avanguardia artistica che ha ricercatonuovi linguaggi nella pittura, in perfetta sintonia con la tec-nologia, con i mass media, riuscendo a rendere l’Arte dis-sacrante, accessibile, diretta, immediatamentecomprensibile.

Maria Teresa Parisi Assessore alle Politiche Culturali

Gualtieri Sicaminò continua ad essere centro catalizzatoredi attività culturali nel territorio provinciale, un ruolo chericopre anche grazie alla realizzazione del Centro Polifun-zionale Culturale “SS. Annunziata”, struttura predispostaad ospitare mostre, concerti di musica da camera,cineforum e rappresentazioni teatrali. Un paese antico come il nostro, infatti, non può limitarsi aricordare il proprio passato e le sue tradizioni, ma deve vol-gere lo sguardo al futuro facendo della cultura il motoretrainante del suo sviluppo.Anche a questo obiettivo abbiamo puntato in questi annidi impegno amministrativo e con tale spirito abbiamofortemente voluto promuovere ed ospitare questa mostradi arte contemporanea. Opere di grandi artisti, di indiscusso prestigio, arricchirannol’offerta culturale del nostro paese costituendo importantevolano per la promozione e la crescita del territorio. L’amore per l'arte in tutte le sue espressioni e l’interesse peril nostro riqualificato patrimonio architettonico si unirannocosì, facendo di Gualtieri Sicaminò un centro di notevoleforza attrattiva.Per tali motivi rivolgo un sincero ringraziamento, a nomedell'Amministrazione Comunale e mio personale, a quantici hanno consentito di ospitare questa prestigiosa mostra.A tutti coloro che in tale occasione visiteranno GualtieriSicaminò formulo l'augurio di scoprire un motivo in più peramare il nostro paese che sarà lieto di accoglierli con lasua tradizionale ospitalità.

il Sindaco Avv. Matteo Sciotto

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Negli anni Sessanta in piazza del Popolo si incontravano spesso tre giovaniinseparabili. Erano i pittori Mario Schifano, Tano Festa e Franco Angeli che siriunivano nel caffè Rosati e che, insieme con altri artisti, hanno dato vita aquel movimento artistico che viene appunto chiamato «La scuola di piazzadel Popolo» e che oggi viene rivalutato e giustamente apprezzato. Piazzadel Popolo era allora, e lo è rimasta fino agli inizi degli anni ' 70, il luogo privi-legiato degli incontri di scrittori, giornalisti, gente del cinema, artisti, un uni-verso che ruotava intorno ai caffè di Rosati d' estate e ai tavoli del Canovad' inverno. Nel tempo si unirono altri artisti, come Renato Mambor, Sergio

Lombardo, Cesare Tacchi, Fabio Mauri e Giosetta Fioroni a rappresentareuna generazione che ha contraddistinto nello stesso tempo l' attività artistica,la vita culturale e anche quella mondana di quegli anni. Leggendo della vitaculturale di quel periodo emergono anche altri personaggi che hanno par-tecipato a quegli eventi, dal grande collezionista che ebbe l' intuizione dicapire e il coraggio di valorizzare questi artisti, il barone Giorgio Franchetti, ePlinio De Martiis che, con la sua galleria La Tartaruga, ne diffuse e ne difesele opere. Questi artisti del trio Angeli-Festa-Schifano, a cui si accompagna-vano Bignardi e Giosetta Fioroni, e poi Ceroli e Pascali, vivevano in osmosicon scrittori e giornalisti, in un universo che ruotava intorno ai caffè dellapiazza e di cui facevano parte Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, RenatoGuttuso, Ennio Flaiano. Come dice Fabio Mauri, certi comportamenti tra-sgressivi insieme con le trasformazioni radicali della società si verificarono ap-punto in quel gruppo che assorbiva l' atmosfera straordinaria di Roma e, inparticolare, di quella piazza, ma non aveva un' ideologia di gruppo e obbe-diva solo alle proprie ispirazioni. A questo proposito il simbolo di questa vitatrasgressiva era proprio il trio Angeli-Festa-Schifano, le loro biografie riassu-mono le caratteristiche di una generazione che ha vissuto quel periodo vo-racemente, che ha bruciato le tappe artistiche e ha finito anche colbruciarsi. Essi hanno infatti concluso la loro esistenza anticipatamente e daun certo punto di vista drammaticamente. Resta il ricordo in alcune foto evideo di una Roma che non esiste più e che quindi provoca anche un senti-mento di nostalgia per un gruppo romano che non ebbe mai una risonanzainternazionale e a cui allora i critici ufficiali guardavano con sufficienza, afflitticom' erano da un certo provincialismo. Oggi si riconosce come questi artisticonservarono una grande indipendenza sia rispetto alla Pop Art americana,sia a quella che poi fu chiamata Arte Povera, anche perché si rifacevano amaestri italiani che andavano dal Futurismo a Burri, a De Chirico, a Morandi.Come osserva Maurizio Calvesi, essi cercavano una propria espressione fuoridella influenza della Pop Art che dall' America invadeva allora l' Europa, e ri-manevano tipicamente italiani, autonomi dall' influenza sia americana chefrancese. Quello che pochi sanno è che erano gli artisti americani a venirea Roma a spiare e curiosare, dal famoso Rauschenberg a De Kooning. Queipittori che si radunavano intorno al caffè Rosati - da Schifano, Angeli, Festa,Giosetta Fioroni a Ceroli, Mambor, Lombardo, Tacchi, Kounellis, Pascali -,erano al centro di un' attività artistica che rendeva Roma negli anni ' 50 unacittà in grado di fare concorrenza a New York e Parigi. La scuola di piazzadel Popolo rappresenta un aspetto importante nel panorama dell' arte ita-liana e, nello stesso tempo, un momento significativo della storia della Capi-tale che testimonia della vivacità culturale e artistica di Roma negli anni ' 60.

BIENNALE DI VENEZIA 1964,padiglione italiano;

Pietro Consagra,Tano Festa,Enrico Castellani,Plinio De Martiis,Sophie

Chandler,Beverly Pepper,Giulio Paolini,Mario Schifanonella sala di

Mimmo Rotellasalutano l’amico assente (Archivio Ugo Mulas)

BIENNALE DI VENEZIA 1964,padiglione italiano;

Tano Festa, MarioSchifano, Gian Tomaso Liverani e Giosetta Fioroni

di fronte all’opera di Giosetta Fioroni “Immagine del silenzio”

(Archivio Ugo Mulas)

Da sinistra Achille Perilli, Giosetta Fioroni, Mimmo Rotella, Gastone

Novelli in Piazza del popolo a Roma

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Franco Angeli nasce a Roma nel 1935 da una famiglia di umili origini e so-lida tradizione socialista e antifascista. Non frequenta scuole di pittura. Intornoai primi anni Cinquanta nascono i primi lavori di impronta informale: l'esigenzadi dipingere esplode come affermazione di libertà. Nel 1950 Franco Angeli hala prima collettiva, alla Galleria La Salita, di Roma, con Festa e Uncini. Nel 1960è la sua prima personale, alla Galleria La Salita. Nel 1961 partecipa con LoSavio, Festa e Schifano alla mostra Nuove prospettive della pittura italiana, aPalazzo Re Enzo di Bologna. Diviene amico di Schifano: li accomuna l'estrazionepopolare, il senso radicato della realtà, l'esigenza di andare oltre le esperienzeinformali. Si tratta di una generazione di artisti unita da uno stretto legame esi-stenziale segnato dalla guerra: vengono definiti maestri del dolore, una quali-fica che li distanzia dall'Arte Pop, alla cui estraneità fa riferimento una letteraautografa dello stesso Angeli. Negli anni successivi diviene poi amico di RenatoGuttuso e poi di Arnaldo Pomodoro e del poeta Francesco Serrao. Nel 1963 allaGalleria J di Parigi, le sue opere sono di fianco a quelle di Bruce Conner, Mi-chael Todd, Christo e Kudo: catalogo a cura di Pierre Restany. Alla Galleria LaTartaruga, in Piazza del Popolo, partecipa ad una storica collettiva: 13 pittori aRoma. L'opera di Angeli è glossata da un testo poetico di Nanni Balestrini. Nel1964, alla Galleria L'Arco di Alibert, di Roma, presenta Frammenti capitolini: sitratta di lupe, aquile, frammenti di simbologia collettiva. Partecipa alla Biennaledi Venezia, presentato da Calvesi: è la storica Biennale della Pop Art in Italia.Nel 1965 è invitato alla nona Quadriennale romana: di questo periodo sono iCimiteri partigiani, corredati di stelle e falci e martello. Nel 1967 è presente allaBiennale di San Paolo del Brasile con Half dollar: il famoso mezzo dollaro, zoo-mato nei particolari. Negli anni 1968/70 vi è un grande impegno politico e ideo-logico, che lo vedono impegnato sul tema della guerra del Vietnam. ConosceMarina Ripa Di Meana, in occasione del Festival di Spoleto. Con la donna in-treccia una tumultuosa relazione poi sfociata in fedele amicizia. E' lei in più oc-casioni a rimarcare dell'artista il lato profondamente umano, la creativitàsvincolata da ogni logica di mercato, la vita bohemien costellata di debiti, ildesiderio di morire giovane, non toccato dal cinismo che le delusioni e i disin-ganni inducono nel tempo. Nel 1972 Franco Angeli presenta alcuni interessantilavori alla Galleria Sirio per la rassegna Film. Comincia ad apparire nella suaproduzione il volto di Marina Ripa di Meana, in concomitanza con i temi del-l'aereo, degli obelischi, dei piccoli paesaggi. Espone alla X Quadriennale diRoma. Nel 1975 Conosce Livia Lancellotti, che diviene sua compagna e glidarà, nel '76 una figlia, Maria. Nel 1978 partecipa alla Biennale di Venezia, cu-rata da Bonito Oliva nella sezione L'iconosfera urbana. Vi presenta anche uncortometraggio. Nel 1982 partecipa alla collettiva 30 anni d'arte italiana 1950-80, organizzata a Villa Manzoni, Lecco. Nel 1988 gli viene dedicata una retro-spettiva alla Casa del Machiavelli (1958-72) nei pressi di Firenze. Presentato daMarisa Vescovo, espone alla Galleria Rinaldo Rotta di Genova. Viene invitatoal Circolo Culturale Giovanni XXIII per la Biennale di Arte Sacra: con lui, EnzoCucchi, Sandro Chia, Mimmo Paladino e Mario Schifano. Nello stesso anno,Franco Angeli muore di Aids all’età di 53 anni.

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Franco Angeli - 90x90 - Mogadiscio - 1987 - smalto e acrilico su tela

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Enrico Baj nato a Milano il 31 ottobre 1924, è fra i più importanti artisti italianicontemporanei.Protagonista delle Avanguardie degli anni Cinquanta e Sessanta, accanto aFontana, Jorn, Manzoni, Klein, Baj ha stretto rapporti con Max Ernst, Marcel Du-champ, E. L. T. Mesens, e altri artisti del gruppo CoBra, con il Nouveau Réalisme,il Surrealismo e la Patafisica.Nel 1951 Baj fonda a Milano, con Dangelo e Dova, il "Movimento Nucleare"; nel1954, in opposizione alla sistematica ripetitività del formalismo stilistico, dà vitacon Asgern Jorn al "Mouvement International pour une Bauhaus Imaginiste”contro la forzata razionalizzazione e geometrizzazione dell'arte.I collages policromatici e polimaterici pervasi da una vena giocosa ed ironica,costituiscono l’icona della vena satirica dell'artista milanese: lo smembramentodelle forme per esprimere la deflagrazione della materia e dell'immagine.L’opera di Baj si articola per periodi, tutti improntati all'ironia dissacratoria e alrinnovamento dell'espressività: filoni ludici e giocosi come ne "Gli specchi, i mo-bili, i meccani, le dame, le modificazioni, i d’apres" si integrano con la denunciadella violenza e del degrado.Dalle prime figurazioni del Periodo Nucleare (1951) manifesta un grosso impegnocontro ogni tipo di aggressività che, attraverso i grotteschi collages “I Generali(1959)” e "Le parate militari", approda a tre grandi opere: "I funerali dell’anar-chico Pinelli" (1972), "Nixon parade" (1974) e "L’Apocalisse" (1979).Con "Epater le robot" (1983) e "Manichini" (1984-87) Baj accentua la critica allacontemporaneità e all’uso indiscriminato delle tecnologie, mentre con "Meta-morfosi e metafore" (1988), "Mitologia del Kitsch" (1989) e "Il giardino delle delizie"denuncia la corruzione del gusto generata dalla cultura del prodotto industriale.Nel 1993 inizia il ciclo delle "Maschere tribali, dei "Feltri" e dei "Totem. Il 1999 è ca-ratterizzato dai 164 ritratti dei Guermantes tratti dalla Recherche di Proust.L’accostamento di pittura e letteratura ha sempre costituito per Baj fonte diinesauribile ispirazione.I rapporti con poeti e letterati italiani e stranieri sono testimoniati da una serie dicinquanta libri d’artista, corredati da stampe e multipli, che vanno dalle operedi poeti dell’antichità classica come Lucrezio, Marziale, Tacito ed autori via viapiù vicini, tra i quali: Lewis Carrol, John Milton, André Breton, Edoardo Sanguineti,Roberto Sanesi, Umberto Eco, Alda Merini.Memorabili anche le sue incursioni nel mondo del teatro con le famose mario-nette realizzate per lo spettacolo "Ubu Roi" di Alfred Jarry del 1984.Artista-intellettuale inquieto, Baj ha costantemente intrecciato l'attività creativacon la riflessione sull'arte.Alla metà degli anni '50 collabora alle riviste "Il Gesto" e "Phases".Ha pubblicato numerosi libri tra i quali “Patafisica”, “Automitobiografia”, ”Impa-riamo la pittura”, “Fantasia e realtà” con Guttuso, “Ecologia dell'arte”.Ha collaborato, soprattutto nel corso degli anni Ottanta, con importanti giornalie riviste, come “Il sole 24 ore” e il “Corriere della sera”. Ha esposto nei maggiorimusei e gallerie del mondo.Enrico Baj muore a Vergiate (Varese) il 16 giugno 2003.

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Enrico Baj e Mark Kostabi- 1992-impronte- smalto e collage su cartoncino 27x24

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Tano Festa, Roma (1938-1988) Tra i ragazzi della scuola di Piazza del Popoloera sicuramente il più passionale e semplice nei modi. Frequentava il caffè Ro-sati insieme a Schifano, Angeli e Giosetta Fioroni. E anche lui era di casa allagalleria La Tartaruga. Un movimento, quello della Scuola di Piazza del Popolo,al quale nel tempo si avvicinarono anche Mambor, Kounellis, Lo Savio (fratellodi Tano Festa), Tacchi e Bignardi. La prima esposizione di Tano Festa risale al1959, insieme a Franco Angeli e Giuseppe Uncini, alla Galleria La Salita di Romadove , nel 1961, tiene la sua prima personale. La pittura di Festa è sempre statacarica di una forza espressiva contaminata dalla necessità di percepire l'og-getto del quotidiano come base fondante di quella che sarà l'arte che verrà:ecco quindi persiane, porte, finestre, armadi e specchi che non svolgono piùla loro funzione di oggetti ma, in quanto dipinti, sdiventano pittura. Come artistapopolare, (così egli definiva la sua attività in quegli anni), sostiene a buon dirittola possibilità, tutta italiana, di potere esprimere la cultura Pop facendo a menodi zuppe o attrici ma mettendo in risalto le bellezze artistiche inestimabili che lastoria ha custodito. Ecco quindi l'interesse verso l'analisi della tradizione artisticaitaliana del Rinascimento, estrapolando e facendo citazioni dall'opera di Mi-chelangelo. Nella metà degli anni Sessanta lavora infatti a grandi pannelli doveappaiono, seguendo la tecnica fotografica, isolati stralci dagli affreschi dellaCappella Sistina e dalle tombe medicee realizzati con pittura a smalto su telaemulsionata. Nel 1966 viene a contatto a Milano con artisti come Arp e ManRay. Festa tramuta i suoi oggetti dipinti in pittura di oggetti e continua a lavoraresulla fotografia. Poi arrivano gli anni '70, i più difficili della sua immensa carrieraartistica: benchè fosse sempre presente alle più importanti manifestazioni, criticie galleristi gli preferivano artisti che riuscivano a comunicare meglio la propriaimmagine. Negli anni '80 trova nuovi impulsi creativi e realizza la serie dedicataai Coriandoli, enormi tele in festa ricche di materia pittorica. Riscopre, inoltre,una nuova figurazione espressa nel segno e nel gesto duro e tagliente. Il nuovolavoro di Festa è legato, in questi ultimi anni, all'espressionismo, riletto e adattatoalla sua volontà, di artisti come Munch, Ensor, Bacon e Matisse. Ma in Festa esi-ste anche la solitudine e il vuoto. La critica, attratta da questa rinnovata crea-tività, si interessa di nuovo al suo lavoro. Nel 1980 partecipa infatti alla XLBiennale di Venezia e nel 1982 è presente alla mostra Artisti italiani contempo-ranei 1950-1983 e diverse sono le mostre personali che vengono allestite. Nel1989 realizza la monumentale "Finestra sul mare", visibile sul lungomare di VillaMargi , tra Palermo e Messina, dedicata al fratello Francesco Lo Savio, mortogiovanissimo del 1963.

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Tano Festa - Per il xxx anniversario della liberazione - Bologna 24 Aprile 1975

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Giosetta Fioroni nasce nel 1932 a Roma dove vive e lavora. Tra le figure artistiche italiane

piu' importanti del secondo novecento, Fioroni ha attraversato e accompagnato le esperienze ar-tistiche piu' significative della sua citta', a partire da quel famoso sodalizio che, agli inizi degli anniSessanta, la vedeva affiancata a Tano Festa, Schifano, Kounellis e altri, fautori in quegli anni, dellatendenza Pop in Italia. Sono di questo periodo diversi smalti su tela rappresentanti figure anodineispirate alla realta' quotidiana delineate con pochi tratti ed una oggettivita' grafica capace direndere il soggetto rappresentato simile ad una fotografia molto contrastata. Negli anni Settanta,Fioroni sposta il proprio interesse verso l'allestimento di minuscoli teatrini: parodie simboliche dellarealta' e dei rapporti umani visti attraverso l'occhio metafisico degli oggetti inanimati all'inteno diimpianti scenografici. Ma di questa artista si ricordano forse meglio le innumerevoli carte, disegnie calligrammi che compongono l'universo affettivo e interiore. "Negli ultimi dieci anni" scriveva Fio-roni nel 1979, "il mio lavoro e' stato una lunga e articolata riflessione sulla Memoria. Una visita e unrecupero delle emozioni, delle idee, delle cose... del passato. (...) il senso dello scrivere degli anniinfantili". A partire dagli anni Ottanta sino ad oggi, Fioroni recupera in pieno il gusto per la pitturain linea con la piu' generale tendenza alla riscoperta dei materiali e delle tecniche tradizionali del-l'arte. Pur non tralasciando il calligrafismo e l'utilizzo di una figurazione stilizzata, l'artista e' immersaora in un mondo sospeso tra espressione intensa e coloristica da un lato, e forza strutturante del di-segno dall'altro. "Tra i moltissimi frammenti visti, letti, visitati" scrive l'artista, "ricordo soprattutto ilmondo pittorico dei Tiepolo, di Gian Domenico. Il senso del travestimento, della maschera, dellabautta nei quadri di Longhi e Guardi. Le serpeggianti architetture (...) i perimetri delle comici chesottolineano il sublime Vuoto atmosferico (...) tutti questi spunti cosi' eterogenei, filtrati nella sensi-bilita', hanno un collante malinconico: il sentimento della fine. I quadri vogliono essere dolenti ideo-grammi di tutto cio'. Sin nella scelta di 'stile', sia dove la sola superficie e' documento emblematicotra segno e non colore". Giosetta Fioroni ha collaborato con diversi scrittori, ha illustrato libri, pub-blicato poesie, fiabe, interviste, interventi e memorie, raccolte di immagini, ceramiche, formelle,fotografie, serigrafie, pitture e sculture. Il suo esordio espositivo e' dei piu' prestigiosi, partecipa infatti,nel 1956, alla Biennale di Venezia. Certo anche le successive collettive non sono meno rilevanti, ri-cordiamo: 1957, "Pittori italiani alla Rome - New York - Art-Fundation"; 1958, "Realites Nouvelles", Pa-rigi; 1960, "Contemporary Italian Art all'Illinois Institute of Tecnology", Chicago; 1964, di nuovo laBiennale di Venezia; 1966 vince il premio Spoleto; 1967, "Arte moderna italiana", Gemeentemu-seum, L'Aja, Olanda; 1970, "Vitalita' del Negativo nell'Arte Italiana 1900-1970", Palazzo dell'Esposi-zione, Roma; 1972 terza partecipazione alla Biennale di Venezia. Nel 1973, "Combattimento perun'immagine", Museo d'Arte Moderna, Torino; 1974, azione con Boatta, Bonacelli e Bussotti per unacartella del Segnapassi alla Galleria Tartaruga di Roma. 1976, "Disegno in Italia" a cura di A.BonitoOliva alla Galleria Canaviello di Roma; 1977, "Arte in Italia, '60-70", Galleria Civica d'Arte Moderna,Torino; 1978, "Metafisica del quotidiano" alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna. 1979, GrafiK, Bien-nale di Heidelberg; "Testuale" a cura di F. Caroli e L. Caramel, Rotonda della Besana, Milano; "ArsCombinatoria", a cura di R. Barilli alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna e al Palazzo Reale di Ge-nova; 1981, "La linea della ricerca artistica in Italia, 1960-1980" a cura di Nello Ponente, Palazzodelle Esposizioni, Roma; 1982, "Generazioni a confronto" a cura di S.Lux, Istituto di Storia dell'Arte,Roma; "Arte italiana, 1960-1982", Heyward Gallery, Londra; 1983, "Critica ad arte" a cura di A. BonitoOliva, Palazzo Lanfranchi, Pisa; "La scuola di Piazza del Popolo", Galleria La Tartaruga, Roma; 1985,"Aspetti della Pop Art", Centro Talamone, Lecce. 1986, "Arte italiana nel I960", Museo Sperimentaledi Rivoli, Torino. 1988, "Disegno italiano dal dopoguerra ad oggi", Civica Galleria di Modena e Fran-kfurter Kunstverein. 1989, "Orientamenti dell'arte italiana, '47-'88", Mosca e Leningrado. Le personalisono innumerevoli, ricordiamo tra le piu' importanti sino ad oggi: 1961, presso la Galleria La Tarta-ruga, punto di riferimento degli artisti della cosiddetta "Scuola di Piazza del Popolo" che e' il nucleocentrale della Pop Art italiana. 1965, Galleria II Naviglio, Milano. 1972, si allestisce la prima grandeantologica di Giosetta Fioroni presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Nel 1979 sara' la volta dellaseconda importante antologica presso la Casa del Mantegna a Mantova. Nel 1982, Galleria Cin-quetti, Verona. 1984, Galleria Giulia, Roma. 1986, Palazzo dei Diamanti, Ferrara. 1989, Galleria del-l'Oca, Roma e nel 2001 la Camera dei deputati ha ospitato una sua mostra personale nelcomplesso monumentale di Vicolo Valdina.

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Giosetta Fioroni -Conseguenze- Matita e smalto argento su carta - cm 100x70 - anno 1969

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Marco Lodola Nasce nel 1955 a Dorno (PV).E' tra i fondatori del movimento del Nuovo Futurismo degli anni '80, teorizzato dal criticoRenato Barilli. Dall'esperienza futurista, Lodola, mutua l'uso appassionato del colore,l'energia dirompente della luce e soprattutto, forse prima di tutto, l'idea dell'arte comeparte integrante della vita, senza elitarismi e confini arbitrari.Dal 1983 ha esposto le sue figure in plexiglass a Roma, Milano, Firenze, Bologna, Lione,Vienna, Madrid, Barcellona, Parigi e Amsterdam.Nel 1994 è uno dei primi artisti europei ad esporre su invito della Repubblica Cinese neilocali degli ex archivi della città imperiale di Pechino.Nel 1996 espone negli Stati Uniti a Miami e a New York.Partecipa alla XII Quadriennale di Roma e alla VI Biennale della Scultura di Montecarlo.Ha disegnato nel 1999 la collezione "Tazzine ballerine" per la "Illy".È noto anche al grande pubblico per le sue collaborazioni con protagonisti della culturae dello spettacolo, con scrittori come Aldo Busi e Marco Lodoli e con alcuni tra i perso-naggi più popolari della musica italiana, i Timoria, gli 883 di Max Pezzali e Jovanotti.Come scrive Roberto D'Agostino in "Lodola", edito da Mondadori: "La dimensione dispettacolarità insita nel sistema contemporaneo porta Lodola a produrre immagini cheriflettono con cinica e ludica puntualità il destino dell'uomo: l'esibizione come esibizio-nismo, come ineluttabile cancellazione della profondità ideologica, religiosa, sessualee morale. Lo spegnimento della profondità segna il punto di massima eccitazione dellasuperficie. Così la plastica diventa specchio del carattere artificiale della vita, vissutocome unica natura possibile, come sfondo naturale dell'uomo moderno?"

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Marco Lodola - Scatola luminosa - cm 47x5x17

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Renato Mambornasce nel 1936 a Roma.Esordisce nel 1959, a ventitré anni, assieme a Cesare Tacchi, in mostra conMario Schifano.Nell'ambito dei serrati accostamenti d'avanguardia tra Roma (Schifano, Uncini,Lo Savio, Tacchi, Festa, Angeli), Milano (Manzoni, Castellani, Bonalumi), la Fran-cia (Klein e il critico Pierre Restany, impegnato nel sostegno del suo "NouveauR‚alisme") proposti da Emilio Villa nella propria galleria "Appia Antica". Segue ilriconoscimento nel 1960 tra i "Premi di incoraggiamento" della Galleria d'ArteModerna; le mostre collettive alla Galleria "La Tartaruga" di Plinio De Martiis(1963, 1964 e anni seguenti) che mettono a fuoco la riconoscibilità di un gruppoMambor, Tacchi, Lombardo, con caratteri distinti rispetto ai protagonisti delleesperienze avanguardistiche romane del momento.Negli anni Sessanta, dunque, diventa parte integrante della "Scuola di Piazzadel Popolo", che fu come la risposta italiana, tra metafisica e futurismo, alla PopArt americana. Sagome e segnali stradali, ricalchi fotografici, timbri con omini,tele eseguite con rulli da tappezzeria, costituirono la sua cifra di riduzione stiliz-zata delle icone della cultura massmediale. Ma l’interesse per il teatro lo portòa privilegiare ricerche d’ambiente, con strutture come "L’evidenziatore" (1967),strumento meccanico per agganciare oggetti e spostarli nel mondo dell’arte.Nel 1975 fonda il gruppo Trousse per perseguire "un teatro fortemente visivo maattento alle dinamiche psicodrammatiche". Torna alla pittura negli anni No-vanta sviluppando temi della percezione ("L’Osservatore", il "Decreatore"). Pro-pone ampie narrazioni grafiche (Istituto nazionale per la Grafica, Roma 1998,Galleria Civica di Modena 1999). Ma realizza anche installazioni spettacolari,come i sei autobus svuotati, abitati ciascuno da un artista, per la mostra "Fer-mata d’autobus", Roma 1996. Nella performance "Fasce di pensiero" (1998) ri-badisce il senso generale del suo lavoro: "ritrovare dentro l’occhio lo sguardoche arriva alla coscienza".

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Renato Mambor -Cascata- cm 70x50 anno 1989 smalto su cartoncino

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Ugo Nespolo, nato a Mosso Santa Maria (Biella) il 29 agosto 1941, si è diplomato al-

l'Accademia Albertina di Belle Arti con Enrico Paulucci ed è laureato in Lettere Modernecon una tesi in Semiologia. I suoi esordi nel panorama artistico italiano risalgono agli anniSessanta, alla Pop Art, ai futuri concettuali e poveristi (mostre alla galleria il Punto di RemoPastori, a Torino, e Galleria Schwarz di Milano).Mai legata in maniera assoluta ad un filone, la sua produzione si caratterizza subito perun'accentuata impronta ironica, trasgressiva, per un personale senso del divertimento cherappresenterà sempre una sorta di marchio di fabbrica.Negli anni Settanta Nespolo si appropria di un secondo mezzo di espressione, il cinema: inparticolare quello sperimentale, d'artista. Gli attori sono artisti amici, da Lucio Fontana a En-rico Baj, a Michelangelo Pistoletto. Ai suoi film hanno dedicato ampie rassegne istituzioniculturali come il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Philadelphia Museum of Modern Art,la Filmoteka Polska di Varsavia, la Galleria Civica d'Arte Moderna di Ferrara.Gli anni Settanta rappresentano per Nespolo un passaggio fondamentale: vince il premioBolaffi (1974), realizza il Museo (1975-'76), quadro di dieci metri di lunghezza che segna l'iniziodi un filone mai esaurito di rilettura-scomposizione-reinvenzione dell'arte altrui. L'opera vieneesposta per la prima volta nel 1976 al Museo Progressivo d'Arte Contemporanea di Livorno.Negli anni Settanta incomincia anche la sperimentazione con tecniche (ricamo, intarsio) emateriali inconsueti (alabastro, ebano, madreperla, avorio, porcellana, argento). Nasce inquesto momento L'albero dei cappelli poi prodotto in serie come elemento d'arredo.Gli anni Ottanta rappresentano il cuore del "periodo americano": Ugo Nespolo trascorreparte dell'anno negli States e le strade, le vetrine, i venditori di hamburger di New York di-ventano i protagonisti dei suoi quadri. In questi anni si accumulano anche le esperienze nelsettore dell'arte applicata: Nespolo è fedele al dettato delle avanguardie storiche di "por-tare l'arte nella vita" ed è convinto che l'artista contemporaneo debba varcare i confinidello specifico assegnato dai luoghi comuni tardoromantici.Lo testimoniano i circa cinquanta manifesti realizzati per esposizioni ed avvenimenti vari (tragli altri, Azzurra, Il Salone Internazionale dell'Auto di Torino, la Federazione Nazionale dellaVela), il calendario Rai dell'86, le scenografie per l'allestimento americano (Stamford) dellaTurandot di Busoni, le videosigle Rai (come Indietro Tutta con Renzo Arbore). Nell'86 Genovafesteggia i vent'anni di attività artistica di Nespolo con la mostra antologica di Villa CroceLa Bella Insofferenza.Nel '90 il Comune di Milano gli dedica una grande mostra a Palazzo Reale. Dello stessoanno sono prestigiose collaborazioni artistiche come la campagna pubblicitaria per laCampari, le scenografie e i costumi del Don Chisciotte di Paisiello per il Teatro dell'Opera diRoma ed una esposizione di ceramiche - il nuovo interesse di Nespolo - nell'ambito dellaBiennale Internazionale della Ceramica e dell'Antiquariato al palazzo delle Esposizioni diFaenza.Nel '91 partecipa in Giappone all'International Ceramic Festival, Ceramic World Shigaraki.L'anno successivo la Galleria Borghi & C. di New York ospita A Fine Intolerance,personale didipinti e ceramiche. Del '94 è una personale cinematografica promossa dalla Regione Valled'Aosta alla Tour Fromage di Aosta.L'anno seguente Nespolo realizza scene e costumi per L'Elisir d'Amore di Donizetti al Teatrodell'Opera di Roma, all'Opera di Parigi, Losanna, Liegi e Metz. Sempre del '95 sono l'antolo-gica Casa d'Arte Nespoloal Palazzo della Permanente di Milano e la personale Pictura siinstalatu di Bucarest a cura del Ministero alla Cultura rumeno. Nel maggio '96 s'inaugura lapersonale Le Stanze dell'Arte alla Promotrice delle Belle Arti di Torino, organizzata dalla Re-gione Piemonte. Pochi mesi dopo Ugo Nespolo assume la direzione artistica della Richard-Ginori. Nel 1997 ad aprile il Museum of Fine Arts di La Valletta a Malta gli dedica unapersonale. Una mostra itinerante in America Latina: parte da Buenos Aires (Museo Nacionalde Bellas Artes) prosegue a Cordoba (Centro de Arte Contemporaneo de Cordoba, Cha-teau Carreras), Mendoza (Museo Municipal de Arte Moderno de Mendoza) e Montevideo(Museo Nacional de Artes Visuales).

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Ugo Nespolo- Intarsi - 35x50

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Mimmo Rotella, Nasce a Catanzaro il 7 ottobre 1918.Studia arte a Napoli e successivamente si trasferisce a Roma. Qui conduce ricer-che ed esperimenti in varie direzioni: fotografie, foto-montaggi, decollages,as-semblages di oggetti eterogenei, poesia fonetica, musiche primitive. Nel 1951-52é negli Stati Uniti grazie ad una borsa di studio della " Fullbright Foundation " diKansas City ricevuta dapprima come studente e poi come artista. Nel 1954 EmilioVilla lo invita ad esporre in una mostra collettiva i suoi manifesti lacerati. Le operedi Rotella si imposero subito all'attenzione della critica e del collezionismo d'avan-guardia ed a questa prima mostra ne seguirono molte altre. Nel 1961 partecipasu invito del critico francese Pierre Reastany al gruppo Noveaux Rèealistes (Arman, Cesar, Deschamps, Dufrène, Hains, Yves Klein, Martial Raysse, Niki deSaint-Phalle , Spoerri, Tinguely, Villeglè). Nel 1963 realizza le prime opere di artemeccanica ( Mec_Art ) stampando immagini fotografiche su tela emulsionata.Alla fine degli anni '60 realizza gli artypoplastiques, prove di stampa, colori, per-cezioni, riportate su rigidi supporti di plastica. Rotella si é imposto per avere fattodell'arte un comportamento: " Giocando con l'erotismo e la speculazione intel-lettuale Rotella é un agitato che passa attraverso vari stili con un distacco dadandy " scrisse Otto Hahn. E questa sua " vitale agitazione " lo porta nel 1990 aduna riapproprazione della pittura dipingendo su decollages i ritratti dei Maestridell'arte del '900. Nel 1992 riceve da parte del Ministro della Cultura francese,Jack Lang, il titolo diOfficiel des arts et des Lettres. E' invitato al Gugenheim Mu-seum di New York nel 1994 in " Italian Metamorphosis " ,ancora al Centre Pompi-dou nel 1996 in " Face à l'Histoire ", e nel 1996 al Museum of Contemporary ART DILos Angeles in " Halls of Mirror ", una mostra che farà il giro del mondo.Mimmo Rotella é tra i più importanti artisti italiani del novecento, le sue operesono presenti nelle collezioni pubbliche e private di tutto il mondo.Rotella muore nel Gennaio del 2006

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Mimmo Rotella -LaTigre- serigrafia e collage su cartoncino cm.80x60 anno 1962-1997

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Mario Schifano,nasceil 20 settembre 1934 a Homs, in Libia.

Dopo il trasferimento della famiglia a Roma il giovane Schifano dapprima lavora comecommesso e in seguito affianca il padre, archeologo restauratore al Museo Etrusco di ValleGiulia. Comincia nel frattempo la sua attività artistica come pittore.I suoi debutti si possonosituare all'interno della cultura informale con tele ad alto spessore materico, solcate daun'accorta gestualità.Inaugura la sua prima personale nel 1959 alla Galleria Appia Anticadi Roma.L' anno successivo alla Galleria La Salita in compagnia di Angeli, Festa, Lo Savio eUncini, la critica comincia ad interessarsi del suo lavoro.In questo periodo la pittura di Schi-fano subisce una svolta per certi versi radicale. L'artista dipinge ora quadri monocromi;delle grandi carte incollate su tela e ricoperte di un solo colore uniforme e superficiale quasiuna sorta di schermo nel quale si annullano tutti gli eventi e tutti gli oggetti.Nel corso del 1962 Schifano visita gli Stati Uniti dove entra in contatto con il movimentodella Pop Art e resta colpito dall'opera di Dine e Kline.Sue opere saranno esposte alla SidneyJanis Gallery di New York nella mostra The New Realist. Ritornerà negli States sul finire del1963, dopo aver allestito diverse personali in alcune delle grandi città europee (Roma, Parigie Milano). L'artista opera ora per cicli tematici e verso la fine del 1964 accentua quell'inte-resse verso la rivisitazione della storia dell'arte che Io porterà. l'anno successivo, ai notissimipezzi dedicati al Futurismo.Nello stesso 1965 realizza "lo sono infantile", un'opera legata alle illustrazioni destinate all'in-fanzia, che rappresenta pure il ritorno - tutto mentale - a una dimensione temporale lon-tana, eppure sempre presente nell'arte di Schifano.Si occupano in questa fase del suo lavoro tanto critici attenti, come Maurizio Calvesi, Mau-rizio Fagiolo e Alberto Boatto, quanto scrittori illustri, quali Alberto Moravia e Goffredo Parise,Allo Studio Marconi presenta nel 1967 il lungometraggio "Anna Carini vista in agosto dallefarfalle", cui farà seguito la trilogia di film composta da satellite, Umano non umano, Tra-pianto, consumazione e morte di Franco Brocani.Le sue prime esperienze cinematografiche risalgono comunque al 1964 e risultano in per-fetta sintonia con l'attenzione critica che Schifano presta all'ininterrotto flusso di immaginiprodotto dalla nostra civiltà tecnologica.Fra il 1966 e 1967 realizza le serie Ossigeno ossigeno, Oasi, Compagni compagni. Quest'ul-tima emblematizza il preciso impegno che condurrà Schifano, in questi anni tormentati, auna crisi ideologica e d'identità tale da portarlo a dichiarare di abbandonare la pittura.Agli inizi degli anni Settanta comincia a riportare delle immagini televisive direttamente sutela emulsionata, isolandole dal ritmo narrativo delle sequenze cui appartengono e ripro-ponendole con tocchi di colore alla nitro in funzione estraniante. Dapprima è il materialeraccolto negli Stati Uniti durante i sopralluoghi per la progettazione del film, mai realizzato,Laboratorio umano a essere oggetto di rielaborazione, poi il patrimonio di immagini chequotidianamente trasmettono le nostre stazioni televisive. Nel 1971 partecipa alla mostra"Vitalità del negativo nell'arte italiana 1960-70", curata da Achille Bonito Oliva; in seguitotiene personali a Roma, a Parma, a Torino e a Napoli ed è presente alla X Quadriennale diRoma e a Contemporanea, rassegna allestito nel parcheggio di Villa Borghese, sempre aRoma e ancora a cura di Bonito Oliva.Nel 1974 l'Università di Parma gli dedica una vasta ontologica di circa 100 opere che con-sentono di leggere per intero la sua avventura pittorica e definirne le linee portanti.Nel 1976 Schifano partecipa alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Bologna alla mostra"Europa / America, l'astrazione determinata 1960-76"; due anni dopo è invitato nuovamentealla Biennale di Venezia e presenta alla Tartaruga di Roma "Il capolavoro sconosciuto", rie-laborazione del noto omonimo racconto di Balzac, Diverse sue opere sono in mostra nel1979 al Palazzo dei Diamanti di Ferrara mentre l'anno successivo viene invitato da MaurizioCalvesi alla mostra "Arte e critica 1980", allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma.

-(continua in ultima pagina)

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Mario Schifano - Dinosauri - smalto su cartone pesante - cm 51x73 -anno 1990

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Cesare Tacchi, nasce a Roma nel 1940.

A soli diciannove anni esordisce insieme a Mario Schifano e Renato Mambor alla galleriaAppia Antica di Roma nel 1959. Negli anni Sessanta partecipa a numerose mostre personalie collettive, esponendo spesso alla galleria La Tartaruga diventando uno degli artisti prota-gonisti della Pop Art italiana. Il giovane Tacchi affermò la sua identità realizzando sin dal1965 una produzione di oggetti-quadro, tele e dipinti “imbottiti”, sfruttando superfici in tap-pezzeria con tutte le sue prominenze, sulle quali si modellava una pittura che si richiamavacon esplicita eleganza ironica a temi “floreali” ripresi da Botticelli e Pisanello. Negli anni Set-tanta partecipa ad importanti mostre presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma, la Galleriad'Arte Moderna di Bologna e la Quadriennale di Roma, portando avanti la poetica Pop,usando i procedimenti di recupero dell'immagine dei mass-media che riporta su tessutistampati e spesso imbottiti, conferendo al quadro una interessante , gustosa e lucida forzadi trasgressività, che cerca di uscire dalla consueta bidimensionalità, producendo una sortadi "bassorilievo", mediante l'uso delle imbottiture.

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Cesare Tacchi - Armadio a 2 sportelli imbottiti - Disegno su carta - 1967 - cm 24,5x19

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(Mario Schifano ...Continua ...) nel 1981 Germano Celant seleziono alcune opere di Schifano per l'esposizione "Identitèitalienne" organizzato al Centre George Pompidou di Parigi mentre dello stesso anno sonoil gruppo di dipinti raccolti sotto il titolo Cosmesi, cui seguono i cicli Architettura, Biplano,Orto botanico.Sempre nel corso degli anni '80 le opere dell'artista vengono esposte in varie edizioni dellaBiennale di Venezia e Schifano è presente alla rassegna Arte italiana nel XX secolo orga-nizzata dalla Royal Academy di Londra.In questo periodo tiene inoltre personali al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e al Padiglioned'arte Contemporanea di Ferrara, dove, sotto il titolo Inventano con anima e senz'anima,raccoglie una serie di tele che rappresentano la summa della sua ricerca in ambito na-turalistico. Quest'ultima mostra diverrà poi itinerante, toccando diverse città italiane, pergiungere infine in Francia, al Centre d'Art Contemporain di Saint Priest (1992).Il Palazzo delle Esposizioni di Roma, in occasione della sua riapertura (1990), gli allestisceuna rassegna, intitolata Divulgare, con un consistente numero di opere di grande formatorealizzate per l'occasione.Tre anni dopo presenta in diverse gallerie italiane il ciclo Reperti, dedicato agli animalidel mondo preistorico, tema i cui primi esemplari erano già comparsi nella personale daMaeght.Nel 1996 Schifano rende omaggio alla sua Musa Ausiliaria, ovvero alla televisione, intesaquale flusso continuo di immagini in grado di strutturarsi come vera e unica realtà totaliz-zate della nostra epoca.L'artista ha nel frattempo attivato un sito Internet, attraverso il quale si relaziona al mondo.Se alla fine degli anni Sessanta si limitava a estrapolare dai programmi televisivi dei singolifoto-grammi e a proiettarli decontestualizzati sulla tela, ora, invece, interviene sulle im-magini pittoricamente mutandole ulteriormente di senso. Allestisce con una quarantinadi tele di questo genere e un migliaio di fotografie ritoccate a mano, una grande mostrache è stata ospitata dapprima presso la Fondazione Memorial da America Latina di SanPaolo del Brasile (1996), poi presso il Museo di Belle Arti di Buenos Aires (1997); nel corsodel 1998 sarà presentata alla Fondazione Wifredo Lam dell'Avana e a Città del Messico.Durante un suo viaggio in Brasile compie un happening all'interno di una favela di Rio deJaneiro. Nel 1997, in occasione del settimo centenario della edificazione di Santa Crocea Firenze, Schifano ottiene il Premio San Giorgio di Donatello per aver realizzato le vetratepolicrome collocate nella cripta della Basilica.Nello stesso anno cura gli allestimenti scenografici del carnevale di Roma.Muore a Roma il 26 gennaio 1998.

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Comune di

Gualtieri Sicaminò