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7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
1/17
Publications de l'cole franaisede Rome
La scuola dei SestiiItalo Lana
Riassunto
Per cercare di individuare il ruolo della scuola sestiana nella prospettiva indicata dal Colloque vengono prese in esame tutte
le figure dei filosofi aderenti alla scuola : dal fondatore Quinto Sestio e dal figlio Sestio Nigro fino ai seguaci Papirio Fabiano,Lucio Crassicio Pasicle, Cornelio Celso, senza trascurare n coloro che furono variamente influenzati dalla scuola di Sestio
(Caio Albucio Silo e il filosofo Seneca) n coloro che mostrano un certo grado di conoscenza dei princpi della scuola (Seneca
retore e Sozione).
Dall'analisi dei dati di cui disponiamo non siamo in grado di ricavare nulla circa il latino filosofico dei Sestii, perch i due Sestii
scrissero in greco, nulla ci pervenuto di Crassicio e gli scritti che possediamo di Fabiano e di Celso appartengono per il primo
alla sua attivit di declama tore e per il secondo al periodo in cui aveva ormai abbandonato la scuola sestiana.
Citer ce document Cite this document :
Lana Italo. La scuola dei Sestii. In: La langue latine, langue de la philosophie. Actes du colloque de Rome (17-19 mai 1990)
Rome : cole Franaise de Rome, 1992. pp. 109-124. (Publications de l'cole franaise de Rome, 161)
http://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1992_act_161_1_4268
Document gnr le 17/09/2015
http://www.persee.fr/collection/efrhttp://www.persee.fr/collection/efrhttp://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1992_act_161_1_4268http://www.persee.fr/author/auteur_efr_1905http://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1992_act_161_1_4268http://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1992_act_161_1_4268http://www.persee.fr/author/auteur_efr_1905http://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1992_act_161_1_4268http://www.persee.fr/collection/efrhttp://www.persee.fr/collection/efrhttp://www.persee.fr/7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
2/17
ITALO LANA
LA
SCUOLA
DEI SESTII
1
-
Premessa
In
questo Colloque
dedicato
a
La
langue
latine,
langue de
la philosophie la scuola sestiana e chi stato
invitato a
trattarne
vengono
a
trovarsi in
una
posizione del
tutto
particolare,
perch
degli
scritti
che i membri della scuola composero nessuno ci
pervenuto e
anche i frammenti veri
e propri
sono
scarsissimi e
brevissimi
(constano
di
una
di
poche
parole);
inoltre il fondatore
della scuola e
il
figlio che ne
fu
continuatore scrissero le loro opere
in
greco, non
in
latino.
Ancra
:
dei testi latini di aderenti alla
scuola,
Crassicio, Fabiano e Celso,
come vedremo, non possiamo
avvalerci perch non
si sono
conservati perch
furono
composti
quando
non
ancora quando
non
pi
i
loro
autori si
professavano
sestiani.
L affermazione
lapidaria
del filosofo
Seneca
:
Sextiorum
nova
et
Romani roboris seda
(Nat.
Quaest. 7.32.3)
che
si chiarisce
con
l altra asserzione egualmente senecana riferita al fondatore della
scuola : Graecis
verbis
Romanis
moribus
philosophantem
(ep.
59.7),
delinea in maniera esatta la realt della scuola quale fu voluta
dal
suo fondatore.
Una
scuola filosofica nuova,
sia
perch altra
rispetto
alle
scuole filosofiche
ben note dell antichit e
affermate
da secoli
sia
perch
era
la prima
volta
che
una
scuola
filosofica
romana
- la
prima,
in ordine di tempo usando la lingua greca
esprimeva
i mores
romani,
qualificati secondo
la
categoria
tradizionale
romana
del
robur
(saldezza,
energia morale).
Ma, per
quello
che ho detto, non siamo neppure in grado di verif care
come
la
lingua greca fosse stata piegata, nell uso che ne fece
la
scuola, a
rendersi espressione del robur dei mores romani.
Una
situazione,
dunque,
difficile, per il relatore
:
al quale
compete soltanto di ripercorrere - brevemente, in
considerazione
della
durata assegnatagli per
la
relazione le
vicende
della scuola,
dei
suoi aderenti e delle loro opere e di dimostrare che
i
testi latini
di
coloro
che aderirono
alla
scuola
non possono essere
usati
per
qualificare
il loro latino
come
lingua della filosofia.
La tirannia del
tempo
limitato sar meno pesante
perch il
7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
3/17
110 ITALO LANA
relatore rinvier, implicitamente esplicitamente, in pi
punti
ad
un suo studio del 1953 sulla scuola sestiana e a sue ricerche
su
scienza e tecnica a Roma da Augusto a Nerone del 1971 e
del
19802 e utilizzer
ampiamente
una tesi di laurea dattiloscritta
sulla
scuola
sestiana
(essa
ne
ha raccolto anche,
per
la
prima
volta,
testimonianze,
dottrina
e
frammenti) elaborata sotto
la
sua
quida
da
Luciano Oberto presso l Universit di Torino nel
19583.
Dallo
sviluppo
della relazione apparir anche
in
maniera evidente che
in
essa
viene
rifiutato
il pandiatribismo - cos
lo
chiamerei -
di
Andr
Oltramare, il
quale,
in
un opera per altro
memorabile
del 19264
-
che costituisce tuttora un passaggio obbligato
per
chi studia
la
prosa
latina del primo principato -, non ricostruendo in
prospettiva
storica le vicende biografiche e culturali
dei sestiani,
si precluse la
possibilit di tenere
distinta l analisi
della
prosa
declamatoria
dall analisi
di
altri tipi
di
prosa,
tutto
riconducendo, con
petizione
di principio,
alla
diatriba.
2 Q. Sestio,
il
fondatore della scuola
Della scuola filosofica dei Sestii poche
tracce
si sono
conservate.
Che si trattasse di
una
vera
e propria scuola
(seda)
attestato
esplicitamente
dal filosofo
Seneca. Chi ne fosse stato il fondatore si
ricava, implicitamente, ancora dalla stessa fonte, che parla della
Sextiorum
. .
.
seda
5,
riferendosi,
con
il
plurale,
a
Q.
Sestio
e
al
figlio di lui
Sestio
Nigro. Quando
la
scuola
abbia
avuto
inizio
risulta anche questo implicitamente, dal
medesimo Seneca,
il quale ci
informa
che Quinto
Sestio
rifiut il laticlavio,
a cui
pure
per
condizione
di nascita avrebbe potuto
aspirare, offertogli
da
Giulio
Cesare6: dunque,
probabilmente, negli anni tra
il
48 (dopo Farsalo) e
il
44 (prima degli idi di marzo) di qui
si
pu
fondatamente
ricava-
1 Sextiorum nova et Romani roboris
secta,
in Riv. FU. ci. 1953, p. 1-26; 209-
234,
ora
ristampato
(con
il
titolo
/
filosofi
sestiani e
l indifferenza
di
fronte
allo
Stato) nel voi. Sapere,
lavoro e
potere in Roma antica, Napoli, 1990, p.
169-227.
2 La concezione
della
scienza e della tecnica a
Roma
da Augusto a Nerone.
I.
Antologia di testi, II. Lezioni, Torino 1970; Scienza e
politica
in et
imperiale
romana, in Tecnologia economia e societ nel mondo romano. Atti
del
Convegno
di Corno
27-29
settembre
1979,
Corno,
1980,
p. 21-43.
3
La
tesi, dattiloscritta,
depositata presso il Dipartimento di filologia,
linguistica e tradizione classica
dell Universit di
Torino, Facolt
di lettere
e
filosofia.
4
A. Oltramare,
Les origines de
la
diatribe
romaine,
Losanna, 1926 (sulla
scuola
sestiana : p.
153-189).
5 Sen., Nat. quest.,
7.32.3, cit. qui
sopra.
6 Sen.,
Ep.
ad
Lue, 98.13-14.
7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
4/17
LA SCUOLA DEI SESTII 111
re
che Sestio fosse nato non dopo il 70. Quando Cesare
gli
offre
un
posto in senato, evidentemente
la
scelta radicale della vita filosofi-
ca da parte
di
Quinto Sestio
non
era ancora generalmente
nota
in
Roma, altrimenti Cesare
non
lo avrebbe invitato ad
entrare
nel
vivo
della vita
politica, assumendovi
responsabilit.
Dunque gli
inizi
della
scuola
sembrano potersi fissare negli
anni
intorno alla morte del
dittatore.
Quanto esattamente dur
la
scuola non siamo in grado
di dire.
Secondo Seneca
essa
inter initia sua, cum magno impetu
coepisset,
extincta est
(N.Q. 7.32.3). La notizia
inserita
in
un
contesto in cui
il
filosofo deplora
la decadenza
la
scomparsa di scuole
filosofi-
che
nel suo
tempo
(siamo
verso il
64), che
vengono meno
sono
venute meno per
mancanza
di capiscuola
di
continuatori
: egli
elenca
gli
academici,
gli scettici, i pitagorici, i
sestiani (non
gli
stoici,
naturalmente
:
c erano,
allora,
vivi
e/o
operanti
in
Roma,
oltre
a
Seneca,
Trasea
Peto, Musonio Ruf
o, Anneo
Cornuto
e
altri ; non
siamo
in grado
di
dire
perch taccia
di altre scuole :
d altra
parte egli
parla di
tante
tot
- scuole f ilosof che, non di
tutte ). Si noter
nell elenco
delle scuole
scomparse
la variano e la gradano
: nullum
antistitem reliquerunt
...
;
quis
est
qui
tradat
... praeceptorem
non
inverni ... inter initia sua . . .
extincta est.
Ogni espressione, quindi,
non
da
prendere
alla
lettera.
Di qui
si ricava
che, comunque, la scuola
sestiana
dur
poco, a
confronto di altre scuole ben pi antiche,
ma
non pochissimo
in
assoluto.
Seneca
esagera
dicendo che
essa
si
estinse
quando
era
appena nata (la
presenta come
un
fenomeno
momentaneo,
addirittura . In realt, come vedremo, dur alcuni decenni :
il
tempo di
almeno
due
generazioni, poich della scuola
furono a
capo
sia
Sestio padre
sia
Sestio figlio (testimonianza di Claudiano Mamer-
to7). L evento
che
ne segn
lo
sfaldamento e forse
senz altro
la
fine
non ci
espressamente segnalato dalle
fonti :
ritengo che
sia
stato il
decreto di
Tiberio
contro gli
alienigena sacra,
del
19
d.C.8.
La scuola sarebbe dunque durata un sessantennio : all incirca dal
40
a.C. al
19 d.C. Ma quando si spense era forse gi in
decadenza
(perch
si
possa
asserire
questo
vedremo
fra
poco).
Delle
vicende
della vita
di
Sestio
padre, fondatore della scuola,
7 Claudian.
Mam., De statu animae, II
8 : ...
Romanos etiam, eosdemque
philosophos testes citamus, apud quos
Sextius pater
Sextiusque filius propenso
in
exercitium sapientiae
studio opprime philosophati
sunt atque hanc
super omni
anima attulere sententiam
:
incorporalis, inquiunt, omnis est anima et illocalis,
atque
indeprehensa vis quaedam, quae sine
spatio
capax, corpus
haurit
et conti-
net.
8 Fonti:
Tac, Ann.,
2.85; Suet.,
Tib.
36; los., Antiquiu,
18.3.5;
cfr. Sen.,
Ep.
ad
Luc,
108.22.
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112
ITALO LANA
non sappiamo quasi niente.
attestato che
fu
anche ad Atene, per
ragioni
di
studio
(Plin., N.H. 18.273) :
probabilmente
negli
anni
della sua formazione, dunque prima
che
Cesare gli offrisse il
laticlavio. L
comp la
sua
scelta che fu
poi definitiva per
la vita
contemplativa.
Questo
il
senso
dell analogia
documentata dal
citato
passo di Plinio il Vecchio, di certi suoi comportamenti ispirati alla
scelta del
paragonata a
quella
di
Democrito.
Era
noto come
autore di
un
liber (Sen. ep. 64,
2-3) a
cui aveva
consegnato
il
suo
insegnamento
filosofico.
Furono suoi
discepoli
diretti: il figlio Sestio Nigro;
Papirio
Fabiano
(cum
Sextium
audiret :
Sen.,
Controv. 2 pr. 4), proveniente
dalla retorica;
L.
Crassicio
Pasicle,
proveniente dalla professione di
grammatico9.
Dei
Sestii (padre e figlio)
fu
seguace Cornelio Celso,
l autore del
De medicina
(Quindi., 10.1.124), presumibilmente in
anni
successivi
a quelli
in
cui
Fabiano
seguiva Sestio (indicato
semplicemente
con il nomen : il padre, dunque) 10.
Non
propriamente aderenti
alla
scuola
sestiana
ma
piuttosto
semplici uditori di filosofi sestiani, e
variamente da essi
influenzati,
probabilmente
quando i due Sestii erano gi morti (in quanto sono
presentati come uditori
di Fabiano)
furono :
il
retore C.
Albucio
Silo,
di Novara (Sen., Controv. 7, pr. 4); il
filosofo
Seneca,
ammiratore dell opera di
Sestio
Padre (non ne ascolt,
dunque,
le lezioni),
ascoltatore di Fabiano, oltre che
lettore
di suoi
libri
(Sen. ep. 100,
12).
Inoltre :
Seneca
Padre mostra di conoscere
bene
Fabiano,
ma
piuttosto
come
declamatore
che
come
filosofo
(egli
non
risulta
uditore
dei
due Sestii)
: dalla sua filosofia,
egli,
qui philosophiam
ode-
rat
(Sen.
ep. 108.22),
non possiamo
asserire
che sia stato
influenzato.
Il
filosofo Sozione, uno
dei maestri
di
Seneca, conosceva molto
bene
le teorie di
Sestio
Padre
sul
vegetarianismo
ed era
in
grado di
esporne particolareggiatamente le motivazioni (Sen., ep. 108.
8). Quanto
ad Albucio Silo in
particolare11,
ci fu
un
periodo della
sua vita in cui, declamatore
noto per
la sua impulsivit e
incostanza, si
dedic, omnibus
omissis rebus
(Sen.,
Controv.
7
pr. 4),
ad
ascoltare
le
lezioni di
Papirio
Fabiano,
bench egli fosse molto
pi
anziano
del
filosofo,
delle
quali
prendeva
diligentemente
appunti;
in
quel
tempo riempiva in maniera inopportuna e senza misura le
sue
declamazioni
di trattazioni
f
ilosof
iche 12.
9 V. qui avanti, p. 109.
10
Vedi
Sen., Controv.,
2
pr.
4.
11 Su cui si v. Gaio
Albucio
Silo, Saggio introduttivo, testimonianze e
frammenti
a cura
di
A.
Assareto, Genova
1967.
12 Sen., Controv. 7 pr. 1 : illa
intenpestiva
in
declamationibus
eius philoso-
phia
sine modo
tunc
et
sine
fine
evagabatur;
Id.,
Controv.
1.3.8
:
improbabat
[se.
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6/17
LA
SCUOLA DEI
SESTII
113
Con tutte
le
riserve
che doveroso formulare per il fatto che la
documentazione
di
cui disponiamo
qualificata dal particolare
carattere di essa (si
tratta
sostanzialmente dei
due Seneca), la
scuola,
per quanto
a noi risulta, esercit
la
sua forza di attrazione in
ambienti
ristretti
:
esclusivamente su
retori,
grammatici
e
filosofi
non attestata una sua influenza
al
di fuori della cerchia di tali
tipi
di
intellettuali.
Sestio padre presentava
una
visione
agonistica
della vita :
confrontava il sapiente con Giove
ed
asseriva che
non
era inferiore al
dio,
perch
costui lo superava solo per
il
fatto che
diutius
bonus est
(Sen. ep. 73.13);
la
sua felicit non era inferiore a
quella
del dio:
deus
non vincit sapientem
felicitate,
etiam si vincit aetate (ivi). Alla
felicit si arriva
mediante la
virt : elencava nella citazione sene-
cana - la
frugalit,
la temperanza, la fortezza
morale
(ivi,
15),
dunque
due
delle
quattro
virt
cardinali. Nella
frugalit
c
il
rinvio
alla scelta vegetariana
cos come l accento posto sulla
fortitudo
richiama la caratteristica sestiana del vigor,
del
robur, della
.
Un indicazione importante si ricava
da
Seneca, ep.
64.2: Sestio
negava
di essere uno stoico (ma Seneca,
invece,
lo riteneva uno
stoico).
Perch Sestio
negava di essere uno stoico? Evidentemente
perch,
pur
essendovi nel suo pensiero consonanze coincidenze con
la
dottrina stoica, vi era (vi
doveva
pur essere)
qualcosa
di
molto
importante che lo distingueva nettamente dagli
Stoici
- qualcosa a
cui Sestio
annetteva molta
importanza
:
invece
Seneca
non
lo
riteneva altrettanto
importante.
Sul fondamento di quel poco che sappiamo di
Sestio
questa
differenziazione, a mio giudizio, non pu
vedersi
se non
nell atteggiamento
verso lo
Stato.
Mentre gli
Stoici
non
negavano affatto
la
liceit, per i loro aderenti, di impegnarsi anche nella vita politica,
Sestio con le sue scelte personali (ma
non
sappiamo se di esse
trattasse
anche nel suo libro)
aveva
rifiutato
di impegnarsi
nel
. Questa la
differenza
netta di
Sestio
rispetto agli Stoici,
per cui
nonostante le afferenze di (tanta?) parte delle sue
dottrine
-
non
voleva
essere
qualificato
come
stoico. In
questa
sua scelta,
aperta
e inequivocabile,
c
la radice della
poca
fortuna della
scuola
e,
probabilmente,
del sospetto
con
cui
fu
guardata dal potere
imperiale.
Infatti essa significava non solo
il
tenersi appartato,
rinchiudendosi nella
vita
privata,
ma
anche
la
non condivisione e
la
non collaborazione
al progetto politico di restaurazione
di
Augusto.
Cestius] Albucium quod haec
non
tamquam particulas incurrentes in quaestio-
nem
tractasset, sed
tamquam
problemata philosophumena.
7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
7/17
114
ITALO
LANA
Una
controprova
di
ci
pu vedersi nel fatto
che
nessuno degli
aderenti alla scuole dei Sestii
partecip
alla vita politica.
Se poi
veramente
Seneca
nell ep.
73 si ispirava a
Sestio
(nella
parte
finale
della lettera
Sestio
citato espressamente
due
volte
come
maestro
di
vita)
nel
delineare
il
progetto del filosofo
che,
senza assumere
atteggiamenti
di ribellione
verso il
principe,
anzi
dichiarandogli
gratitudine,
ribadisce la sua scelta di
non
partecipazione alla vita
politica, allora
quanto
abbiamo
dedotto sulle scelte
di
fondo di Sestio prende forza
cogente.
Pax et libertas sono
gli
individua bona {ep. 73.8), i beni indivisibili, che sono
assicurati
solo
dall adesione piena
alla
vita
filosofica,
la
quale
mira ai
maiora
(il
comparativo rinvia
al
confronto
con la
vita attiva e
con la
partecipazione alla vita politica, considerata
di qualit
inferiore).
Sul fondamento di questa nostra interpretazione prende
luce
la
caratteristica
fondamentale
e
peculiare
della
scuola
sestiana,
messa
icasticamente in luce dal
filosofo
Seneca, che la definisce
nova
et Romani
roboris seda.
Essa
era
contraddistinta da
robustezza, saldezza ed
energia morale
(dote precipua di
Sestio
era
il
vigor:
Sen. ep.
64.3);
anche Imerio, nel IV
secolo,
riconosceva a
Sestio
(definito da Seneca, ep. 59.7, vir acer)
come
dote
precipua
e
tale da distinguerlo dagli altri filosofi
la
(Him., 8.21
Colonna).
Questa
saldezza
morale
emergeva
anche dalle immagini che
Sestio prediligeva
: tra
le
quali -
ricordata
da Seneca - quella del
saggio che procede nella
vita
come procede
un
esercito
quadrato
agmine,
per resistere a tutti gli attacchi
che vengono
mossi
alle sue
virt (ep.
59.7). La forza di
tale
immagine tratta dalla vita
militare
meglio
spicca
se
messa a confronto
con le
dichiarazioni
di Seneca
nella gi citata epistola 73 :
il filosofo
dedito
ai
maiora rinuncia a
tutte
le
incombenze militari e
si
riserva arbitrium sui temporis
( 10). Altra
dunque
la
militia
nella
quale
il
filosofo milita : il
filosofo
che
segue
gli
insegnamenti
di
Sestio.
Di
Sestio
padre sappiamo (da
Sen. de
ira, 3.36.1) che usava la
pratica quotidiana dell esame
di coscienza;
che era profondamente
impegnato
nello studio della
filosofia
(si v. l aneddoto agiografico
narrato da Plutarco,
de
prof, in
viri.,
5 p.
77E);
che
era
considerato
impegnato a fondo nella scelta della
vita
contemplativa Plin. N.H.,
18.273),
come d altronde si ricava dal
fatto che
rinunci
ad
ogni
impegno politico. Degli aspetti dottrinali della filosofia di
Sestio
padre quasi
nulla
siamo in grado di dire. Si conosce qualcosa della
teoria
della
scuola
sestiana dell anima,
che
veniva giudicata
incor-
poralis e illoclis, sine spatio,
una
potenza,
per cos dire,
inafferrabile
che si diffonde
in
tutto
il corpo (Claud. Mam., /.
e).
Da
varie
attestazioni del
filosofo
Seneca
si
ricava l impressione che Sestio
colpisse i
lettori
per l entusiasmo che lo
animava
:
sapeva
far vede-
7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
8/17
LA SCUOLA
DEI
SESTII
115
re
ai discepoli la
grandezza
della vita beata
senza
togliere loro la
speranza di
arrivare ad
essa : scies illam esse in excelso, sed volenti
penetrabilem (ep. 64.5). Egli era un exemplum, degno di stare
accanto
ai
grandi Romani dall et pi remota fino alla
fine
della
repubblica
:
Muzio
Scevola, Fabrizio, Tuberone, Regolo,
Rutilio,
Catone Uticense
(Sen.
ep. 98.12-13).
Come abbiamo
gi accennato, aveva
fatto la scelta di vita
vegetariana : proponeva ai discepoli l astensione dalle carni
per
quattro
motivi : ci
sono,
per
l uomo, alimenti
a sufficienza anche se si
rinunzia ai
cibi carnei; macellando gli animali
ci
si
abitua alla
crudelt;
la
mensa ricca di cibi carnei
un incentivo
al lusso; la
variet
degli alimenti (vale a dire, cibi carnei e cibi
vegetariani)
dannosa
alla
salute
(Sen., ep. 108.18).
La singolarit
di
Sestio filosofo e la sua novit e capacit di
rottura
con la
tradizione
f
ilosofica
romana
ormai
nettamente
affermata
per
opera di Cicerone emerge
anche dal
fatto che
egli
scrisse
il suo liber in
greco.
3
- Sestio Nigro
Come Sestio padre cos il figlio, Sestio Nigro13, scrisse in greco
Plin. N.H., I (XII),
p. 46.2 Mayhoff) un opera,
di
medicina, che si
intitolava
(Erot.,
p.
94.2 Klein,
s.v.
),
Sulla
materia (medica)
: essa sicuramente
si
leggeva ancora ai tempi
di Gale-
no. Ad essa Plinio
nella Naturalis Historia
attinse
ripetutamente
per
i libri 12-16, 20-30, 32-34 (lo cita ripetutamente Nigro nei libri
16,
20
(due
volte), 28, 29, 32). Plinio lo definiva diligentissimus medici-
nae
(32.26).
Della sua vita
nulla
sappiamo, salvo (forse) che fior
intorno all I d.C. Conosciamo il nome di
un
suo amico,
Giulio
Basso
(lo
testimonia Celio Aureliano, scrittore africano
di
medicina del
III
sec. d.C. (?),Acut.
morb.
3.16.134
Amman),
anch egli medico
nominato da Scribonio Largo, 121), che
si trovava
d accordo con
Nigro
in
certe
pratiche terapeutiche
(Aurei.,
/.
e).
Nigro
aderiva
alla scuola
medica
di
Asclepiade di Prusa
in
Bitinia, attivo a Roma
nel I sec.
a.C. (Galeno,
De simpl. med. temp,
et
fac, VI pr. XI 794
Khn,
lo definisce asclepiadeo). Asclepiade nel curare le malattie
puntava
essenzialmente
sulla
dieta e su pratiche igieniche
(suo
motto era tuto celeriter iucunde). Egli era una figura eminente tra
i medici della
scuola
empirica,
la
quale rinunziava
alla
ricerca del-
13 Tutte le testimonianze su vita, opere
e
dottrine di Sestio
Nigro
sono
raccolte dall Oberto
nella
tesi
cit.,
p. 108-118 .
anche
p. 98).
7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
9/17
116 ITALO LANA
le cause delle malattie (quoniam non
comprehensibilis
natura sit,
Cels., de medie, 1, pr., 27, p. 22,4
Marx).
Lo stesso atteggiamento
assumeva
Nigro
(Gai.,
testim. gi cit.).
Di Nigro
non
si conoscono altri
dati,
oltre a quelli riguardanti
la medicina
da
lui
intesa
alla
maniera
degli
empirici
(ci
dipende,
naturalmente, dagli interessi delle nostre fonti al
riguardo,
che
appartengono tutte
ad opere
di
medicina). Non va tuttavia
dimenticato
che Mamerto,
/.
e,
riferendo le teorie
sestiane sull anima
nomina espressamente entrambi
i Sestii, attribuendo, quindi,
ad
entrambi quelle teorie.
Da
questa
testimonianza nasce
un problema, per noi
insolubile.
Infatti
il
fondamento dottrinale di Asclepiade, maestro di Nigro
nel campo della medicina, era atomistico; quindi l adesione ad
Asclepiade di Nigro che
definiva, come
si
visto,
l anima incorpo-
ralis,
illocalis,
sine spatio
non
conciliabile con
l assunzione
ascle-
piadea
della dottrina degli atomi.
Un
altro problema intorno
a
Nigro si individua
nel fatto
che
Cornelio Celso,
il
quale nella prefazione del De medicina
traccia
la
storia dei tre
principali
orientamenti dottrinali della
medicina,
il razionale, l empirico e quello intermedio tra i
due
professato
dal contemporaneo Temisone,
tace
totalmente di
Nigro.
Ma di
questo silenzio si pu indicare
una
ragione plausibile,
come
vedremo.
Per intanto possiamo
dire che con Nigro
gli orizzonti
ampi,
delineati
da
Sestio
padre
con
il
suo
impegno
filosofico
globale,
appaiono ristretti all ambito
tecnico della
medicina.
Ma, in
questo
mbito, almeno
la
condanna (proclamata dagli empirici) della
pratica della
vivisezione
come
segno
di crudelt14
sembra recare
traccia, per Nigro, di
una
delle motivazioni della scelta di suo
padre
dell alimentazione
vegetariana
con esclusione dei
cibi
carnei considerati
segno di
crudelt e
incentivo
per la crudelt
dell uomo.
Perch Nigro avesse limitato
i
suoi interessi al
campo
della
medicina non siamo
in
grado di dire; possiamo per
considerare
che
cos facendo
Nigro
sembrava
rinunciare
agli
aspetti
specifici
della scuola sestiana che pi potevano insospettire
il
potere
imperiale nei riguardi di
una
secta potenziale educatrice
di
uomini
contumaces et refractarii15. Sembra quindi che
la
peculiarit
dell insegnamento
di
suo
padre
risultasse, presso
di lui,
alquanto
attenuata.
14
Come
detto
espressamente da Cels.,
De
medie, pr.
40-44,
p.
23, 28-24,
23 Marx.
15 Cfr. Sen., epp. ad Ludi, 73.1.
7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
10/17
LA SCUOLA DEI SESTII 117
4 L. Crassicio Pasicle
Dei discepoli del fondatore della scuola conosciamo
con
sicurezza, oltre al figlio e a Fabiano, di cui fra poco diremo, L.
Crassicio Pasicle,
il grammatico
divenuto
famoso
per
il
suo commento
alla Zmyrna di
Elvio
Cinna
teneva una
scuola (di
grammatica)
fiorente in
Roma
(Suet.,
de gramm.
18
: quest
l unica
fonte sicura
su
Crassicio).
Sembra
che
lo si possa
identificare con il
Crassicio
definito da
Cicerone,
Phil. 13.2.3, conlusor
et
sodalis del triumviro M.
Antonio. Doveva appartenere
alla
stessa generazione di
Sestio
padre. I
suoi
rapporti
con
il triumviro Antonio sembrano confermati
dal fatto che tra i
suoi
allievi Svetonio nomina espressamente Iullo
Antonio,
figlio
del triumviro. Ad
un
certo
momento Crassicio,
come
dice
Svetonio16,
chiuse improvvisamente la scuola e pass alla
scuola
del filosofo
Q.
Sestio.
Come mai
-
e
quando
avvenne
la
sua conversione
alla
filosofia? L Oberto ritiene che il fatto
si
possa
collocare nel 30
a.C, in
conseguenza della morte
del triumviro17;
io ho cercato di provare che ci dovette invece avvenire nel
2
a.C,
in coincidenza
con la
rovina di Iullo Antonio padre coinvolto negli
scandali
di Giulia
Maggiore18.
Qualunque
sia
stata
la causa
precisa del suo abbandono degli
studi
filologici per
la
filosofia,
da sottolineare
che
il
passaggio
avvenne repente.
Una
conversione lungamente (ci
probabile)
preparata si rese
manifesta di colpo, improvvisamente, provocando
un
cambiamento
radicale
di
vita.
Non
ci
risulta
nulla
dell attivit
svolta
da Crassicio da
quando
divenne
sestiano,
n
sappiamo se
come sestiano avesse
scritto
qualche
opera.
5
Papirio Fabiano
Eccoci
a Papirio
Fabiano
finalmente un
sestiano che scrive in
latino. Fu discepolo del fondatore della scuola, di cui era molto
pi
giovane, dal
momento
che pot essere ascoltato
da
entrambi i
Seneca, padre
(il
quale
nelle
Controv.
2.
praef.
5,
si
dichiara
molto
pi anziano
di lui) e figlio,
i
quali
costituiscono
anche
le due
fonti
pi importanti, insieme a Plinio il
V., per
la conoscenza
di
lui e
dei
suoi
scritti.
A
quanto pare
(cfr.
Sen.,
controv. 2.4.12),
poich gi
declamava verso il 17 a.C, doveva essere
nato
non dopo il 35. La
sua vita
si
estese almeno fino al secondo
decennio
della nostra ra,
16 Svet., I.e. : dimissa repente
schola transiti
ad Q. Sextii philosophi
sectam.
17 Tesi
cit.,
p. 56-58.
18 Nello
studio cit.
. . 1) sulla
scuola
sestiana, p.
217-224.
7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
11/17
118 ITALO LANA
perch Seneca
filosofo
attesta di avere ascoltato sue lezioni
filoso-
fiche, lasciando
di
lui e
del
suo
impegno filosofico un
giudizio
incisivo
:
lo
caratterizza
come uno non ex his cathedrariis
philosophis
sed ex
veris et antiquis (brev.
10.1); effettivamente vir
egr
gius
et
vita
et
scientia
et,
quod
post
ista
est,
eloquentia
quoque
(ep.
40.12).
Proveniva anch egli dalle scuole
di
retorica
ma
non risulta che
sia mai stato retore di professione. Il suo passaggio di campo
(significativamente Seneca padre usa
per
lui il verbo transfugere, 1. e,
5)
dall esercizio
abituale
della declamazione alla
filosofia sestiana
fu
una
scelta meditata e graduale, al
punto che
anche
quando
ormai
si
era fatto sestiano continu - almeno per
un
certo tempo -
a
frequentare
un
retore, ad esserne in qualche
misura discepolo
e
a
tenere
qualche declamazione
(ma, eo
tempore,
. . . eloquentiae stu-
debat non
eloquentiae
causa,
1.
e.
5).
Credo che
nell attivit
di
Fabiano
si
possano, sulla traccia
di
Seneca padre, che
a
lui
dedica
la prefazione al
secondo
libro delle
Controversiae,
distinguere tre momenti, nei quali :
1) discepolo
esclusivamente
del retore Arellio Fusco, di
tendenza
asiana;
2) ormai divenuto
discepolo
di Sestio (ha abbandonato
Arellio
Fusco),
ma
segue le lezioni
del
retore Rubellio
Blando
(habuit et
Blandum rhetorem
praeceptorem
. .
.,
apud Blandum diutius quam
apud
Arellium
Fuscum studuit, sed cum iam transfugisset, cio dopo
aver
abbandonato
la
retorica
per
la
filosofia);
3) non
si
dedica
pi alla retorica ma solo alla
filosofia
(sed nec
. . . diu
declamationibus
vacavit).
Questa
vicenda esistenziale/culturale
si
pu caratterizzare
anche secondo le
due
attivit
specifiche,
variamente
eminenti
nel suo
impegno, della retorica e della
filosofia
la declamatio
(retorica)
e
la disputatio/ dissertano (filosofica) : la seconda cronologicamente
segue alla prima e dura
molto di
pi della
prima. Nel terzo
periodo
della sua vita Fabiano ha
trovato
la sua vera strada. Seneca padre
lo
conobbe
sia come
retore
sia
come
filosofo,
Seneca
figlio
solo
come filosofo
(non
lo
menziona
mai
come
declamatore
e
ne
definisce lo stile distinguendolo nettamente dallo stile dei declamatori),
ne ascolt lezioni, ne lesse opere.
lecito
dedurre che proprio nella fase filosofica della sua
vita
Fabiano
avesse
incominciato
a scrivere opere di filosofia (non
risulta
che avesse pubblicato
qualcosa,
cio
declamazioni,
nella
prima
fase). Se ne conoscono tre :
Libri causarum naturalium, almeno tre (ne possediamo,
conservati
da
tardi
grammatici,
4
brevissimi frammenti
testuali);
7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
12/17
LA SCUOLA DEI SESTII 119
De animalibus, in almeno tre libri (2
frammenti testuali,
presso
grammatici)
Libri
civilium,
non sappiamo
in
quanti libri (nessun
frammento .
Ai libri causarum naturalium, oltre
ai
frammenti che
si
leggono presso
i
grammatici,
si possono
attribuire le sue
riflessioni
sul
diluvio
(presso
Sen.
N.Q. 3.27.3),
sulla
causa
roris
(Plin., N.H.,
18.276),
sui marmora
che rinascono nelle
cave
di pietre (36.125)
e,
in
generale,
sue
dottrine riguardanti aspetti
della natura, presso
Plinio: sugli austri
(2.121),
sulla profondit del
mare (2.224),
sull ebano
(12.20),
sull olivo (15.3), sulla sapa (18-276). Ai libri de
animalibus sembra
rinviare
Plin.,
9.25 (sui delfini).
Da
Plinio, che
lo cita tra le sue fonti per i libri 2, 7, 9, 11-15, 17, 13 (?), 23, 25, 28,
35,
risulta
che
Fabiano
si
era
occupato
di
cosmologia, geografia
ed
etnologia, zoologia, botanica, medicamenti tratti dalle piante e
dagli animali,
di
mineralogia. Dei
Libri
civilium,
invece, non
si
rintracciano
n segni n testimonianze sui
loro contenuti.
Si
pu
cautamente sviluppare qualche
riflessione
sugli
interessi scientifici e
filosofici di
Fabiano partendo
dagli argomenti che
risultano da lui
studiati.
In
primo
luogo l attenzione dedicata
all indagin e delle cause naturali segna una differenza netta
dall indirizzo
scelto
da Nigro il quale, come s visto, asclepiadeo, rifuggiva,
nella medicina, dalla ricerca delle cause. Inoltre il titolo stesso
dell opera
sui
civilia
(=
)
mostra
che l interesse
per
i
problemi
dello Stato era importante
per
Fabiano filosofo.
Neanche
dei contenuti di
quest opera
siamo purtroppo
in
grado
di dire
qualcosa
:
ma
si pu
presumere che con
essa
Fabiano intendesse
apertamente differenziarsi
da
Cicerone,
il
quale, intitolando De re pu-
blica e De legibus le
sue
due grandi opere politiche, si
richiamava
a
Piatone : invece
Fabiano con i
civilia ripeteva
il
titolo dell opera di
Aristotele
(
). Ai Civilia potevano appartenere le
affermazioni e discussioni sul
valore
e
l utilit
degli studi
filologici
nei
loro
aspetti
tecnici,
vigorosamente
negati
da Fabiano,
secondo
la
testimonianza
di
Seneca,
brev.
10.1.
Sulla base dei
suoi
interessi per le causae
e
per i civilia si pu
asserire che Fabiano
si
ricollegava direttamente al fondatore della
scuola,
evitando
di
seguire
Nigro nella (prudente) limitazione
dell attivit di
ricerca
al
campo tecnico della
medicina.
Inoltre
dal
fatto che Seneca padre tracci
il
ritratto di
Fabiano
proprio nel
II
libro, nel quale
si
rivolge al figlio
Mela
sottolineando che
questo
figlio aveva rinunciato a percorrere la strada degli onori, si
potrebbe formulare l ipotesi
che l accostamento
di
Mela a
Fabiano
significhi
che,
appunto, Fabiano avesse fatto
una
scelta di vita analoga
a
quella
di
Mela
:
in
altre
parole,
analoga
a quella
di
Sestio Padre.
7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
13/17
120
ITALO LANA
Oltre alle
tre opere filosofiche a noi
note Fabiano ne scrisse, di
filosofiche, molte altre : Seneca filosofo attesta
che
i libri di
filosofia
di
Fabiano erano pi
numerosi di
quelli
di Cicerone (ep. 100.9).
Dunque
Fabiano
doveva aver scritto, ripartiti in varie opere, una
quarantina circa
di
libri.
Tutti,
e
interamente, perduti.
A tali libri bisognerebbe ricorrere per indagare il latino della
filosofia di
Fabiano
(tutto quello
che
possiamo dire
con
certezza
al riguardo
si
riduce
a
questo : che Fabiano
non
esitava ad usare,
seguendo l esempio di
Cicerone, il
termine essentia,
come
testimonia
Seneca, ep. 58.6).
Ci
restano, invece, parti
di declamazioni (di
sei
controversie e
di una suasoria) di Fabiano,
conservate da
Seneca
padre; ma
esse non sono utili per indagare
la sua lingua
della filosofia,
sia
perch
sono
segno
di
una
attivit culturale per
lui meno rilevante e
relativamente
di breve durata
sia
perch le
opere
filosofiche
di
Fabiano
furono
scritte
dopo
le
declamazioni.
Se nulla poco pi che nulla
possiamo dire dei
contenuti
di pensiero
filosofico nelle
opere di Fabiano e
del
suo latino
filoso-
fico, qualcosa possiamo dire del suo stile,
perch su
di esso ci
ragguagliano i due Seneca. Occorre, tuttavia, premettere
che
dei
due
Seneca il
padre
si
interessa
esclusivamente
(o quasi
esclusivamente) di
Fabiano
declamatore, mentre il figlio
analizza
lo stile
filosofi-
co di
Fabiano
in un opera filosofica (i Libri civilium) e nelle dispu-
tationes
/
dissertationes
orali.
Dal primo abbiamo indicazioni
riguardanti il
dicere
e il
declamare
di
Fabiano,
dal secondo
riguardanti il disputare e il
disserere.
Seneca
padre19 richiama
l attenzione sul fatto che ben
presto (cito)
Fabiano
abbandon
la
scuola di retorica di Arellio :
dunque, conosciuto un tal maestro, lo rifiut (cio rifiut lo stile
asiano) : Seneca padre lo caratterizza
come
splendido nei suoi sviluppi,
ma
troppo
ricercato e
artefatto, debole nella
compositio
verborum,
troppo
diseguale nella
trattazione di temi (ora
exilis
ora
sovrabbondante ,
arido nel complesso delle
declamazioni e
invece poco
controllato
nelle
descrizioni. In generale in
Arellio non c era nihil acre,
nihil
solidum,
nihil horridum.
Del secondo maestro di
declamazione
di Fabiano, cio di
Ru-
bellio
Blando, seguito da Fabiano
ormai
filosofo, Seneca padre
non
offre alcuna caratterizzazione.
In Fabiano, tuttavia, Seneca padre
trova qualcosa
consonante
con
Arellio
Fusco
:
magnus magis
quam
acer animus
(
2),
grandezza d animo pi che asprezza e passione;
anche a lui non mancava
19 Seneca padre
analizza
e descrive lo stile di Fabiano
declamatore
in Con-
trov.
2,
pr.,
1-5.
7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
14/17
LA SCUOLA DEI
SESTII
121
lo splendor,
ma
si trattava
di una
dote per
cos
dire spontanea,
non
frutto di
elaborazione
( 2), mentre
in
Arellio essa era
emergente
da un
cultus nimis
adquisitus
( 1).
A
differenza
del maestro,
Fabiano
evitava la
luxuria, il sovrabbondare
poco
controllato degli
ornamenti
stilistici,
ma cadeva
talora neYobscuritas (e questo gli
accadeva anche quando trattava
di
filosofia).
Seneca
padre
individua il difetto
principale di
Fabiano
nella
mancanza
de oratorium
robur,
del
pugnatorius mucro
( 2) ;
la
sua
oratoria
era
serena e pacata {vocis nulla contentio) conforme ad
un
compositus
et pacatus animus, al vultus
dicentis lenis
et pro tran-
quillitate morum remissus :
in conseguenza
di
ci il
suo modo di
parlare non aveva
niente
di ci che
specifico
dell oratore
professionale,
nel gestire e nel
porgere
(nulla corporis adseveratio), in lui
nessuna
capacit
di
simulare
passioni
e
moti
dell animo. Aveva
facilit
di
parola
(cum
verba
velut
iniussa
fluerent;
numquam
inopia verbi substitit sed velocissimo ac facillimo cursu omnes res beata
circumfluebat
oratio,
3) ;
in una
parola,
in
lui c era summa
. . .
ac
simplicissima facultas
dicendi
( 2).
Seneca filosofo ci informa delle qualit dello stile di
Fabiano
(ep. 100) presenti sia negli scritti filosofici sia
nelle lezioni
pubbliche
di
filosofia. Espone prima di
tutto
le
osservazioni critiche
dell amico Lucilio che
aveva
letto
i
Civilia
ed
era
rimasto
deluso
dallo stile scorrevole (ma per Seneca la sua oratio leniter lapsa era
pregevole,
1)
di Fabiano ma
senza
punte
(omnia
. . . parum
erecta,
8),
dalla sua
compositio
verborum (si
ricordi
che
anche
la
compo-
sitio di Arellio Fusco era criticata
da Seneca
padre perch mollior,
1),
dalla mancanza
di oratorius
vigor. Seneca ne conviene
: non est
fortis
oratio
eius
. . . non est violenta nec torrens, non est perspicua
( 10). Non parlava n
aspere
n animose n superbe n
contumeliose, come
a seconda degli argomenti conviene fare (
10).
Aggiungeva,
Lucilio
sii aliquid
oratorie
acre,
tragice
grande,
comice exile
(
10);
questa variet
di
stili, sublime, medio, tenue,
mancante
(de-
sit
varietas,
6)
in Fabiano era
sostituita
da
una certa
(pregevole
per
Seneca)
uniformit. Si trattava
di
uno stile
che fundebat, non
effundebat
le
parole
:
un oratio
larga
. . .
et
sine
perturbatione
non
sine cursu
tarnen
veniens ( 2).
La qualit essenziale,
per
Seneca, degli
scritti
di
Fabiano
era
la
concordanza
delle parole
che
pronunziava
con
i
pensieri che
concepiva : . . . ut liqueat ubi
illum
sensisse quae scripsit
(perci,
non
acer di
temperamento,
non si
esprimeva impetu),
coerente al
suo
programma
di
vita
:
componere mores
non
verba (cfr.
2). Nessuna
ricercatezza stilistica
intenzionale,
uno scrivere
spoglio di
ornamenti (eloquentiam velut
umbram non hoc
agens trahit, 10).
Quanto
alla
electio verborum : nihil
sordidum
. . electa verba . . non
captata
. . .
splendida
tarnen
quamvis
sumantur
e
medio
(
5),
non
7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
15/17
122 ITALO
LANA
humilia
sed placida, non
depressa sed plana
( 8). Non
seguiva
i
gusti correnti,
non
assecondava
le
mode.
Dalle lezioni
di filosofia di Fabiano, che
aveva ascoltate,
Seneca conserva il
ricordo
di frasi e parole
non solida
sed piena . . . cete-
rum verbis
abundabat
( 12);
l uditorio
lo
ascoltava
modeste (ep.
52.11), anche se talvolta scoppiava spontaneo l applauso.
Naturalmente in
questa analisi
dello
stile
dello
scrivere filoso-
fico e
del
disputare di Fabiano, nella quale predomina l elogio
della pacatezza, della dolcezza, della
serenit e dell equilibrio, basi
della concordanza fra la
parola (detta
e
scritta)
e il pensiero, c
qualcosa
che
sicuramente di Seneca. Fino a
che
punto
il giudizio
di
Seneca
corrispondesse esattamente alla
realt dello
scrivere
e
del disputare di
Fabiano
(d altronde nel parlarne Seneca precisa
(ep.
100,
12)
che si
basa
su ricordi
lontani, non
ha riletto
recentemente
scritti
di
Fabiano)
non
ci
dato
di
verificare,
per
la
mancanza
di
una
controprova.
6 A.
Cornelio
Celso
L adesione
di Celso
alla
scuola
sestiana
attestata da
Quintilia-
no che
lo
elenca nella breve
rassegna di
scrittori romani di
filosofia
: scripsit
non
parum
multa
[se.
de
philosophia]
Cornelius
Celsus
Sextios
secutus, non
sine
cultu
ac
nitore (10.1.124)20.
Dal
prologo
del
De
haeresibus
di Agostino
apprendiamo
che
un
Celso
(non c
motivo di dubitare
che
si
tratti
del nostro
Celso)
espose in sei grossi libri (sex non parvis
voluminibus)
opiniones
omnium philosophorum qui sectas varias
condiderunt
(ma
vi
trattava anche di allievi e continuatori dei capiscuola). In tale opera
si
atteneva al
criterio
della
brevit,
limitandosi alla pura
i n f ormaz i on e
senza
addentrarsi in
analisi
critiche.
Tali libri
dovevano
costituire
una sezione
del complesso
dell opera enciclopedica di Celso.
Da
Quintiliano, 12.11.24, Celso definito mediocri vir ingenio.
Celso seguace, secondo Quintiliano, dei Sestii nel De medicina
non
nomina
mai,
come
si
gi
detto,
Sestio
Nigro
autore
celebrato
del
: questo silenzio - si tenga presente che Celso, dili-
gentissimus medicinae
(Plin.,
N.H.
32.26),
nomina ben 72 medici
nella sua opera - ha tutto il carattere di
una
censura (
intenzionale .
Di
qui si ricava che
Celso
quando
scrive il
trattato di
medicina
non
pi
sestiano.
Doveva
aver
abbandonato la
secta quando essa
si dissolse per effetto
del senatusconsultum
tiberiano del
19 d.C.21.
20 Su questo testo di Quintiliano si
v.
il mio studio cit.
(n.
1), p. 225, n.
2.
21 V.
sopra,
p.
Ili,
n. 8.
7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
16/17
LA SCUOLA DEI SESTII 123
Che
quando scrive l opera di medicina Celso
non fosse
pi
sestiano si pu ricavare anche
dal
fatto che in essa egli
non
si
qualifica vegetariano;
anzi, nel
trattare della
dieta,
enumera
abbondantemente
e favorevolmente cibi carnei (2.18.6-10) e quando
tratta
dell astinenza (2.16)
non
fa
parola
dell astinenza
dalle
carni.
Quanto al
problema della conoscenza delle cause egli non segue n
Fabiano,
che alla
ricerca di esse aveva dedicato un intera opera in
pi
libri,
n Sestio Nigro, che sulle orme di Asclepiade ne aveva
recisamente esclusa l indagabilit, bens sceglie
un altra
via,
ammettendo
la liceit,
per
il
medico,
di indagare le cause
evidenti
escludendo invece la ricerca delle cause oscure (cio delle vere e
proprie
cause).
Anche
per questo non si vede
come
sia
possibile
ritenerlo
sestiano quando
compone
il
De
medicina.
Poich Cominella,
citandolo (1.11.14),
lo considera suo
contemporaneo,
pensiamo
che
nella
vita
di
Celso
si
possano
individuare
due periodi :
un
primo periodo
in
cui
sestiano
e,
secondo
la
testimonianza
di
Quintiliano, scrisse parecchi libri di
filosofia
con
impronta
sestiana; un
secondo periodo in cui,
non
pi sestiano, si
dedic all opera enciclopedica, nella
quale
c era pure, accanto
ai
trattati
di agricoltura,
medicina, arte
militare, retorica,
giurisprudenza,
un
trattato
di filosofia
:
a
questo,
a mio giudizio, si riferisce
Agostino, citando
la
raccolta celsiana delle di un centinaio di
filosofi in sei volumi. Che quando compose l enciclopedia Celso
non
fosse pi
sestiano
si pu ricavare, oltre che
dai
motivi esposti,
anche dal
fatto
che
nel trattato
di
retorica affermava
che
il
premio dell oratore era,
non
la bona
conscientia,
ma la victoria in
tribunale
Quintil. 2.15.32) un affermazione impensabile in bocca ad
un
allievo
dei Sestii.
Se le
cose
stanno
cos,
la prosa
di
Celso, quale noi conosciamo
da
ci
che
di
lui
ci
pervenuto,
nulla
ci
consente
di
dire della
lingua
filosofica
latina della scuola sestiana.
7 -
Conclusione
Tiriamo le fila della nostra indagine, mettendoci
dal
punto di
vista del nostro
Colloque.
I
due Sestii scrissero le
loro
opere in
greco.
Di Crassicio, che
scrisse
in latino,
non ci
pervenuto
neppure
un frammento. Di
Fabiano, che
egualmente
scrisse in latino, abbiamo alcuni ampi
frammenti
ma
appartenenti
alla
sua
attivit
di declamatore;
pochissimi
frammenti, invece,
e
brevissimi delle
sue
opere filosofiche
e
per di
pi
di
argomento
non
propriamente filosofico. Di Celso
abbiamo un opera
intera e frammenti di altre opere ma
tutte
posteriori
al suo
ritiro
dalla scuola
sestiana. Nulla,
perci,
possiamo
dire
7/26/2019 Italo Lana, La Scuola Dei Sestii
17/17
124 ITALO
LANA
del
latino
filosofico dei
Sestii.
Inoltre,
distinguendo nettamente i
periodi
diversi
dell attivit culturale di Fabiano e
di
Celso, siamo in
grado di
eliminare
l equivoco
che di ci che
dei
loro
scritti
ci
pervenuto si possa
parlare
come della lingua
filosofica
latina della
scuola
sestiana.
Quanto
al
problema
dell inserimento dei sestiani
nel
movimento diatribico, osserviamo
che
nel pensiero di
Sestio
padre si
individuano
elementi
:
1)
di
origine
pitagorica (la pratica dell esame di
coscienza; il vegetarianismo); 2) vagamente platonici (la teoria
dell anima);
3) stoici
(la
figura
del sapiente).
Nessuna
traccia di
pensiero cinico. Lo stesso a maggior ragione
si
deve dire per
i
sestiani.
Seneca chiama Sestio padre
stoico
ma
ci
dice anche,
contestualmente,
che Sestio
rifiutava tale
definizione
(ep. 64.2). Quanto
al
vegetarianismo di
Sestio,
sappiamo
che
le
sue
motivazioni non
includevano l accettazione della metempsicosi. Nulla
di
cinico
nel
suo pensiero : egli non condannava lo
Stato come
istituzione ma,
semplicemente, mentre ne
riconosceva l utilit
delle funzioni,
proclamava
la
scelta della
non
partecipazione
del
sestiano
alle
varie
occupazioni pubbliche
che competono al
cittadino. L unico filosofo
con il quale Sestio
messo
esplicitamente in connessione Demo-
crito,
per
la
sua
scelta della vita contemplativa. Se
a
ci si aggiunge
che
nessun
frammento testuale di
Sestio
ci pervenuto,
chiaro
che
manca
qualsiasi argomento
per mettere
Sestio in rapporto
stretto
con la
diatriba. Poich degli altri sestiani
egualmente nulla
conosciamo
di
eventuali loro
princpi
cinici, non
si
pu parlare
neppure
per
essi
di diatribe
in
senso
proprio. Si
tenga
anche
presente
che Seneca
padre,
il
quale
ci
conserva frammenti
dell attivit
declamatoria di Fabiano,
non lo
collega mai con la
diatriba.
Nessun
nome di filosofo
cinico
compare nell opera di
Seneca
padre.
Italo
Lana