J.R.R. Tolkien - Roverandom Le Avventure - Provart

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  • 7/27/2019 J.R.R. Tolkien - Roverandom Le Avventure - Provart

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    J.R.R. TOLKIENROVERANDOM LE AVVENTURE DI UN CANE ALATO

    (Roverandom, 1998)

    Questo libro dedicato alla memoria di Michael Hilary Reuel Tolkien

    1920-1984

    INTRODUZIONE

    Nell'estate del 1925, J.R.R. Tolkien, sua moglie Edith e i loro figli John(di quasi 8 anni), Michael (di quasi 5 anni) e Christopher (di non ancora unanno) andarono in vacanza a Filey, una cittadina costiera dello Yorkshire

    ancor oggi nota come centro turistico. Si trattava di una vacanza imprevi-sta organizzata per festeggiare la nomina di Tolkien alla cattedra Rawlin-son e Bosworth a Oxford per l'insegnamento di anglosassone, incaricoche l'autore avrebbe assunto a partire dal 1 ottobre di quell'anno. Una va-canza intesa forse come periodo di riposo, in quanto non solo lo attendeval'incarico oxoniano, ma per due trimestri avrebbe dovuto continuare a in-segnare presso l'Universit di Leeds giacch i due impegni si accavallava-no. Per tre o quattro settimane - come si spiega pi avanti, c' incertezza

    sulle date - i Tolkien affittarono a Filey un cottage edoardiano, forse dipropriet del direttore dell'ufficio postale, arrampicato su un costone diroccia che dominava la spiaggia e il mare. Da questo osservatorio privile-giato la vista a oriente non aveva ostacoli e il piccolo John Tolkien fu mol-to emozionato nel veder sorgere dalle acque del mare, in un paio di nottisenza nubi, la luna piena che tracciava un sentiero sulle onde con la suascia d'argento.

    A quell'epoca Michael Tolkien andava matto per un giocattolino, un ca-

    ne di stagno in miniatura, a macchie bianche e nere. Mangiava e dormivacon questo cagnetto, portandoselo sempre dietro; era riluttante a separarse-ne perfino quando doveva lavarsi le mani. Tuttavia, durante la permanenzaa Filey, un giorno and a fare una passeggiata con il padre e il fratellinomaggiore e, mentre si dedicava con entusiasmo a far rimbalzare sassolininell'acqua, pos il cagnolino sulla spiaggia di ciottoli bianchi. Su quellosfondo era praticamente impossibile distinguerlo e il giocattolo and perso.Michael si disper quando, nonostante le ricerche dei ragazzi e del padre

    proseguissero anche il giorno dopo, non riusc a trovare il suo cagnetto.Per un bambino la perdita del giocattolo preferito un trauma, e fu senza

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    dubbio pensando a questo che Tolkien ebbe l'ispirazione di escogitare unasorta di spiegazione per quel che era accaduto: una favola in cui un cane incarne e ossa, di nome Rover (Girandolone) trasformato in giocattolo dauno stregone, viene smarrito su una spiaggia da un ragazzino molto somi-gliante a Michael, incontra un divertente mago della sabbia e vive unaserie di avventure sulla luna e in fondo al mare. Almeno, cos che l'interastoria di Roverandom risulta nella sua versione scritta definitiva. Che nonnascesse subito completa e che fosse pensata e narrata frammentariamentelo si pu dedurre dal carattere episodico e dalla lunghezza; lo si pu verifi-care da un appunto, tanto breve da destare curiosit, contenuto nel diario diTolkien (scritto quasi certamente nel 1926 a compendio degli avvenimentidel 1925) a proposito della composizione diRoverandom a Filey: La sto-

    ria di "Roverandom" scritta per divertire John (e anche me, via via che sisviluppava) arrivata in fondo. Sfortunatamente non possiamo saperecon esattezza cosa intendesse Tolkien con arrivata in fondo: forse sol-tanto che il racconto (com'era allora) era stato completato durante la va-canza, e nulla di pi... Tuttavia la nota tra parentesi conferma che la storiaprendeva forma a mano a mano che lui la raccontava.

    strano che si menzioni solo John nell'appunto sul diario, quando dietrola storia di Rover c'era il dolore sofferto da Michael. Forse Michael si era

    accontentato del primo episodio, quello che spiegava la scomparsa del suogiocattolo, ed era meno interessato di John al seguito. Lo stesso Tolkien siappassion al racconto, che, procedendo, divent pi complesso. Ma non documentato in che forma esattamenteRoverandom sia stato concepito, nesiste oggi qualcuno in grado di dire - per esempio - se tutti i suoi sapientigiochi di parole e le allusioni a miti e leggende facessero parte della narra-zione sin dall'inizio, o siano stati aggiunti durante la stesura.

    Nel suo diario Tolkien, dopo un intervallo di qualche mese, annot di

    essersi trasferito con la famiglia a Filey (da Leeds) il 6 settembre 1925 e diesservi rimasto sino al 27 settembre. Ma almeno la prima di queste duedate deve essere inesatta (ed erroneamente registrata nel diario comesabato mentre era domenica). Considerato che il ricordo della luna pienache brilla sul mare ancora vivo nella memoria di John, e che la scia lu-minosa ispir il sentiero lunare percorso da Rover, i Tolkien dovevanoessere stati a Filey durante il plenilunio, che nel settembre del 1925 co-minci marted, il 2. Si pu affermare con certezza che si trovassero a Fi-

    ley il pomeriggio di sabato 5 settembre, quando la costa nordorientaledell'Inghilterra fu colpita da una tremenda tempesta. I ricordi di John Tol-

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    kien risultano di nuovo molto precisi e vengono confermati dai resocontidei giornali. Il livello del mare sal molto prima di quanto non fosse previ-sta l'alta marea, superando la barriera frangiflutti e spazzando il lungomaredi Filey, danneggiando le costruzioni lungo la costa e sconquassando laspiaggia, eliminando cos ogni residua speranza di ritrovare il giocattolo diMichael. I forti venti fecero vibrare talmente il cottage da tener sveglia lafamiglia Tolkien tutta la notte, nel timore che il tetto volasse via. John ri-corda che suo padre raccont una storia ai suoi due figli pi grandicelli pertenerli calmi: e fu allora che cominci a raccontare loro la storia del caneRover, che divent il magico Roverandom. La tempesta stessa ha senzadubbio ispirato l'episodio, verso la fine della novella, in cui il vecchio Ser-pente Marino comincia a svegliarsi e con i movimenti delle sue spire pro-

    voca grandi sconvolgimenti atmosferici. (Quando distendeva un paio dispire nel sonno, l'acqua si gonfiava e sobbolliva e piegava le case e distur-bava il riposo della gente per miglia intorno.)

    Non v' alcuna prova che Roverandom sia stato scritto mentre Tolkienera a Filey. Tuttavia, uno dei cinque disegni fatti per illustrare il racconto -il paesaggio lunare qui riprodotto - datato 1925, e si pu presumere chesia stato eseguito quell'estate a Filey. Altre tre illustrazioni datano a partiredal settembre 1927, quando i Tolkien erano in vacanza a Lyme Regis, sulla

    costa meridionale britannica, e sono: Il Dragone Bianco d la caccia aRoverandom e al cane-luna,dedicata a John Tolkien;La casa dove Roverinizi le sue avventure come giocattolo con una dedica a Christopher Tol-kien; e lo splendido acquarelloI giardini del palazzo del Re del Mare. Suognuno di questi fogli si pu leggere l'indicazione del mese e dell'anno. Undisegno di Rover che arriva sulla luna in groppa al gabbiano Mew datato1927-8. Tutte le immagini sono riprodotte in questo volume. La presen-za di illustrazioni datate settembre 1927 suggerisce che la favola diRove-

    random sia stata raccontata ancora a Lyme Regis, forse perch i Tolkien sitrovavano di nuovo in vacanza al mare e ricordarono quel che era accadutoa Filey due anni prima. La dedica a Christopher Tolkien sul disegno intito-latoLa casa dove Rover inizi le sue avventure come giocattolo suggerisceinoltre che ora Christopher era abbastanza grande per apprezzareRoveran-dom (nel settembre del 1925, infatti, era poco pi che un poppante) e chela storia gli sia stata raccontata di nuovo almeno in parte giacch non l'a-veva sentita nella precedente occasione.

    Il riaccendersi dell'interesse perRoverandom nell'estate del 1927 pu es-ser stato lo stimolo che alla fine spinse Tolkien a trasferire il racconto su

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    carta; pare che l'abbia fatto pi avanti in quello stesso anno, probabilmentedurante le vacanze di Natale. Siamo propensi a crederlo - ma possiamosolo fare congetture, in mancanza di un manoscritto datato o di un'altraprova concreta - basandoci su due indizi interessanti anche se piuttostodeboli. Tutti e due riguardano la fine del secondo capitolo di Roverandom,nel quale si racconta di come il Grande Dragone Bianco disturbato daRoverandom e dal suo amico il cane-luna, e li insegue in una caccia furio-sa. Il dragone descritto come un frequente piantagrane: Quando davauna dragon-festa o aveva una crisi di nervi faceva uscire dalla caverna verelingue di fuoco verdi e rosse; e frequenti erano le nuvole di fumo. Un paiodi volte aveva fatto diventare tutta la luna rossa o l'aveva oscurata comple-tamente... In quelle situazioni cos difficili l'Uomo-sulla-Luna... si limitava

    a scendere nelle cantine, a sprigionare gli incantesimi pi efficaci e a risi-stemare tutto il pi in fretta possibile. Nell'episodio attuale il suo inse-guimento ai due cani interrotto dall'Uomo-sulla-Luna all'ultimo momen-to, con un sortilegio che colpisce il drago in pieno stomaco. Per questaragione l'eclissi seguente non riusc affatto perch il dragone era troppointento a leccarsi il pancino per occuparsene. Un riferimento al fatto chele eclissi lunari erano provocate dal fumo dei draghi, come stabilito in unpassaggio precedente.

    Gli elementi inclusi in questo capitolo - uno dei quali (un dragone rom-piscatole sulla luna) faceva certamente parte della storia nel settembre del1927, come dimostra il disegno con la data - compaiono in forma moltosimile in un'inedita lettera-favola che Tolkien scrisse ai figli nel dicembredi quell'anno nelle vesti di Babbo Natale. In essa - una delle tante notevolilettere di Babbo Natale che Tolkien scrisse ai figli tra il 1920 e il 1943 -l'Uomo-sulla-Luna va al Polo Nord e beve troppo brandy mentre mangia ilplum-pudding giocando a snapdragon.1 Crolla addormentato ed spinto

    sotto al divano dall'Orso Polare del Polo Nord, restandovi fino al giornodopo. In sua assenza i dragoni vanno in giro sulla luna e fanno un tale pol-verone da provocare un'eclissi. L'Uomo-sulla-Luna costretto a tornare aprecipizio e a fare un mirabolante incantesimo per rimettere le cose a po-sto.

    Le somiglianze fra questo episodio e quello del Grande Dragone Biancodescritto inRoverandom sono troppe per essere casuali; da ci si potrebbededurre che Tolkien aveva in menteRoverandom mentre scriveva la lette-

    1 Gioco natalizio che consiste nell'afferrare chicchi di uvetta intinti nelbrandy acceso. [N.d.T.]

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    rina di Natale nel dicembre del 1927. impossibile dire se l'idea dei dra-goni-lunari provocatori di eclissi sia stata presentata prima nella lettera ose sia stata estrapolata per l'occasione da un'invenzione gi esistente inRoverandom; ma tra i due lavori ci deve senz'altro essere una connessione.

    Le vacanze natalizie offrirono a Tolkien una pausa lontano dalle respon-sabilit accademiche, durante la quale avrebbe potuto buttar gi Roveran-dom; e bench non sia certo che l'abbia fatto nel dicembre del 1927, unaltro indizio porta a quella data, almeno come terminus a quoper il primotesto (non datato) che possediamo: il riferimento a un'eclissi mancata. Nelprimo testo L'eclissi seguente non riusc affatto gi citato seguitodall'annotazione l'hanno detto gli astronomi (i fotografi). E a dire il verofu questa l'opinione prevalente, riportata nel Times di Londra, secondo la

    quale l'eclissi dell'8 dicembre 1927 fu nascosta agli osservatori inglesi dal-le nuvole. A questo proposito la letterina di Babbo Natale del 1927 ci ancora utile perch data l'eclissi verificatasi durante l'assenza dell'Uomo-sulla-Luna esattamente all'8 dicembre, confermando cos che Tolkien erainformato di quanto avveniva nel mondo reale.

    La prima delle versioni esistenti diRoverandom una delle quattro con-servate tra i manoscritti di Tolkien alla Bodleian Library di Oxford. Sfor-tunatamente un quinto andato perduto, corrispondente al primo capitolo e

    alla prima met del secondo. Ne restano ventidue pagine, vergate in fretta,a volte con grafia di difficile interpretazione su una variet di fogli (forsestrappati da quaderni di esercizi scolastici), e con numerosi ritocchi. Que-sto testo fu seguito da tre stesure battute a macchina, anch'esse non datate,nel corso delle quali Tolkien allung progressivamente la storia apportan-dovi diversi miglioramenti stilistici e di dettaglio pur senza modificare lasostanza della trama. Il primo dattiloscritto, consistente di trentanove pagi-ne fittissime di correzioni, segue molto da vicino il manoscritto ed stato

    di grande aiuto per decifrare le parti pi illeggibili del primo testo. Tutta-via verso la fine differisce in modo rilevante dal precedente, dove il pas-saggio nel quale Rover riprende il suo aspetto e la sua dimensione naturale(prima quasi un anticlimax ora invece momento drammatico quanto umo-ristico) molto pi esteso. Il nuovo testo si intitolava all'origineLe avven-ture di Rover,ma Tolkien lo cambi a penna inRoverandom,titolo prefe-rito da allora in poi.

    Il secondo dei tre dattiloscritti s'interrompe, a quanto pare per consape-

    vole decisione dell'autore, dopo appena nove pagine, con poche righe sol-tanto nel foglio finale. Va dall'inizio della storia fino al punto in cui la luna

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    cominci a tracciare il suo luminoso sentiero sulle onde. Inoltre, unframmento stato battuto anche su quel che ora il rovescio di una pagi-na: immediatamente ripudiato da Tolkien, che torn a quello sull'altro lato,modificandolo ancora e continuandolo. In tutta la sua estensione, il secon-do dattiloscritto ha inglobato le modifiche apportate al primo e includealcune ulteriori migliorie. Ma forse pi importante soffermarsi sull'aspet-to ordinato di questa versione, che la differenzia dal precedente dattilo-scritto. Ora Tolkien badava ai particolari della presentazione: per esempioscrivere a macchina e non a mano la numerazione delle pagine, spezzare idialoghi andando a capo ogni volta che un personaggio diverso prendevala parola mentre prima (in quella che era chiaramente una copia di lavoro)i dialoghi stessi erano scritti di seguito, senza interruzioni. Inoltre, il nuovo

    dattiloscritto presenta solo rare correzioni, annotate con grande cura: per lamaggior parte, comunque, si tratta di errori di battitura.

    Questa forma migliorata ci induce a sospettare che Tolkien stesse prepa-rando il secondo dattiloscritto per presentarlo al suo editore, George Alien& Unwin, sul finire del 1936. A quell'epocaLo hobbitera gi stato accoltocon entusiasmo, e bench fosse ancora in produzione e non ancora un con-clamato successo, Tolkien era stato invitato a presentare altre storie perbambini, in vista di una futura pubblicazione. Aveva aderito alla richiesta

    inviando ad Alien & Unwin un libro d'immagini, Mr. Bliss, un raccontopseudo-medievale, Farmer Giles of Ham,eRoverandom. Se il frammenta-rio dattiloscritto numero due fu fatto a questo scopo, come crediamo, pudarsi che Tolkien l'abbia abbandonato perch non ne era ancora del tuttosoddisfatto; o forse perch, come le stesure precedenti, era stato realizzatosu fogli che parevano strappati da quaderni, con uno dei lati lunghi un po'irregolare, e l'autore desiderava che il proprio lavoro si presentasse in mo-do pi professionale.

    Il terzo e ultimo dattiloscritto di Roverandom appare in perfetto ordine(pur presentando ancora alcune modifiche) e consta di sessanta fogli dicarta di buona qualit, sebbene non tutti uguali; in questa stesura il testo fudiviso in capitoli e furono apportati altri cambiamenti, piccoli ma numero-si, nei dialoghi e nelle descrizioni, nella punteggiatura e nella divisione deiparagrafi. quasi certamente questo il testo che Tolkien present ad Alien& Unwin e che il presidente della casa editrice, Stanley Unwin, diede alproprio giovane figlio Rayner perch lo valutasse.

    In data 7 gennaio 1937, Rayner Unwin nel suo giudizio di lettura definil racconto ben scritto e divertente, ma nonostante la recensione favore-

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    vole non fu accettato per la pubblicazione. Roverandom, come annotStanley Unwin nei propri appunti, sembrava uno dei brevi racconti fanta-stici in vari stili che - si credeva - Tolkien avesse praticamente pronti perla pubblicazione nell'ottobre del 1937; ma a quella data il successo di Lohobbitera tale che Allen & Unwin pretese un seguito - soprattutto altrestorie sugli hobbit - e si direbbe cheRoverandom non sia stato pi presoin considerazione n dall'autore n dall'editore. L'attenzione di Tolkien oraera tutta concentrata sul nuovo Hobbit, l'opera che sarebbe stata il suocapolavoro:Il Signore degli Anelli.

    Non esagerato dire che Il Signore degli Anelli non sarebbe stato con-cepito se non ci fossero stati racconti come Roverandom,in quanto il fattoche piacessero tanto ai figli di Tolkien, e a Tolkien stesso, port finalmente

    a un lavoro pi ambizioso -Lo hobbit- e poi al seguito. Erano per lo piracconti brevi: alcuni ebbero una redazione scritta e fra questi molti nonfurono ultimati. Tolkien aveva assunto con gioia il ruolo di cantastorie peri suoi figli, almeno a partire dal 1920, quando aveva scritto la prima dellesue letterine di Babbo Natale. Ci furono anche racconti sul cattivo BillStickers e sul suo avversario, sul Maggiore Road Ahead, sul minuscoloomino Timothy Titus e sullo smargiasso Tom Bombadil, ispirato da unbambolotto olandese di Michael Tolkien. Ma nessuno di questi personaggi

    and molto lontano, anche se Tom Bombadil trov pi tardi un suo piccolospazio nelle poesie e nel Signore degli Anelli. The Orgog, un raccontomolto strano e alquanto pi lungo, fu scritto nel 1924; ne esiste il dattilo-scritto ma incompiuto e non elaborato del tutto.

    Roverandom, invece, completo e ben costruito; si distingue ulterior-mente fra le composizioni di fantasia create per i bambini Tolkien per ilgusto sfrenato con il quale l'autore si dedic ai giochi di parole. Sovrab-bondante di quasi omofoni (per es.: Persia e Pershore2), di onomatopee e

    allitterazioni (come quelle evocanti le sfumature e i registri delle voci ca-nine), di elenchi descrittivi resi comici dalla loro lunghezza (attrezzature,decorazioni, emblemi e simboli, appunti e promemoria, libri di ricette,filtri, congegni, borse e bottiglie di incantesimi diversi nel laboratorio diArtaserse), di frasi assolutamente inattese (l'Uomo-sulIa-Luna scomparvenell'aria fina; e chiunque non sia mai stato sulla luna ti potr dire quantosia fina l'aria lass). Include anche tutta una serie di espressioni collo-

    2 Resi nella traduzione con Persia e Persici e riflessi per estensione an-che in termini quali frutto del persico e persiche. [N.d.T.]

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    quiali infantili (come whizz, splosh, tummy e uncomfy3) molto interessantiin quanto mai presenti nelle opere gi pubblicate di Tolkien, o perch o-messe ab initio nei manoscritti o perch sostituite nel corso della revisione.In Lo hobbit, per esempio, tummy, pancino, fu sostituito da stomach,stomaco. Qui tali espressioni sono certamente sopravvissute grazie allaforma orale con cui la favola era stata raccontata inizialmente ai bambiniTolkien.

    E che Tolkien in Roverandom abbia incluso anche termini quali para-phernalia e phosphorescent, primordial e rigmarole4 fa davvero piacere,specie di questi tempi nei quali un linguaggio del genere consideratotroppo difficile per i bambini: opinione con cui Tolkien avrebbe discor-dato. Una volta, nell'aprile del 1959, annot: Un lessico ricco non si ot-

    tiene leggendo libri scritti secondo l'idea che qualcuno si fatta del lin-guaggio usato da ragazzi appartenenti a una determinata fascia di et. Siottiene dalla lettura di testi ben al di sopra di quel limite. (Letters ofJ.R.R. Tolkien, 1981,pagg. 298-9).

    Roverandom notevole anche per la variet di materiale biografico e let-terario che vi fu utilizzato. Prima di tutto, la famiglia Tolkien, e l'autore inpersona: vi figurano i genitori e i bambini o (come nel caso del piccoloChristopher) vi si fa riferimento; il cottage e la spiaggia di Filey compaio-

    no in tre capitoli; Tolkien esprime pi volte le proprie idee su rifiuti e in-quinamento; e ogni accadimento di quelle vacanze del 1925 - la luna chesplendeva sul mare, la grande tempesta, e soprattutto la perdita del cagnet-to giocattolo di Michael - divenuto ingrediente del racconto. A questielementi poi Tolkien ha aggiunto una miriade di riferimenti a miti e fiabe,alle saghe nordiche e al mondo della narrativa per l'infanzia, tradizionale emoderna: il Dragone Bianco e il Dragone Rosso delle leggende britanni-che, re Art e Merlino, i mitici abitanti degli abissi (tra i tanti, le sirene,

    Niord e il Vecchio del Mare), il serpente Midgard, attingendo anche ai libridi Psammead di E. Nesbit, aAttraverso lo specchio e a Sylvie e Bruno diLewis Carroll, perfino alle operette musicali di Gilbert e Sullivan. Uncampo vasto, ma questi materiali tanto diversi si amalgamano perfettamen-te nelle mani di Tolkien, con gran divertimento per chi riconosce le allu-sioni.

    3 Resi nella traduzione con Persia e Persici e riflessi per estensione an-

    che in termini quali frutto del persico e persiche. [N.d.T.]4 Non altrettanto difficili i termini italiani: attrezzature, fosforescente,primordiale e tiratura. [N.d.T.]

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    Nelle brevi note in fondo al volume forniamo chiarimenti sulle fonti diTolkien (accertate o probabili) perRoverandom come pure su alcune paro-le oscure, tipiche espressioni inglesi che possono risultare sconosciute alettori di altri Paesi e su altri argomenti di particolare interesse. Qui,nell'introduzione, ci sembra opportuno mettere a fuoco altri punti.

    Nella celebre prolusione Andrew Lang del 1939 Sul racconto fanta-stico,Tolkien tuon contro la minuziosit entomologica di molte descri-zioni di esseri magici, citando in particolare Nymphidia di Michael Dra-yton, in cui il cavalier Pigwiggen cavalca un'impetuosa forbicina e fis-sa convegno in un fior di primula. Ma all'epoca diRoverandom non ave-va ancora eliminato idee stravaganti come gli gnomi lunari che cavalcanoconigli e ricavano frittelle dai fiocchi di neve, o le fate marine che viaggia-

    no in carrozze di conchiglie trainate da pesciolini. Solo dieci anni primaaveva pubblicato i versi di Goblin Feet(1915), ormai celebre opera giova-nile, nella quale l'autore sente minuscole trombe di magici folletti e sisofferma sugli abitucci e i piedini felici; come lo stesso Tolkien am-mise una volta, negli anni Venti e Trenta era ancora influenzato dallaconvenzione secondo la quale i "racconti di fate" sono rivolti ai bambini.(Letters,pag 297, stesura dell'aprile 1959.) Per questa ragione si serv avolte di raffigurazioni e di modi d'espressione da fiaba: gli elfi giocosi e

    canterini di Rivendell inLo hobbit,per esempio e, sia in quel libro ma piancora in Roverandom, l'importante voce dell'autore (o del genitore) cheracconta. In seguito Tolkien rimpianse di aver buttato gi delle storieper i suoi figli e in modo particolare gli avrebbe fatto piacere che i versi diGoblin Feetfossero sepolti e dimenticati. Nel frattempo le fate (e poi glielfi) della sua immaginata, mitica Silmarillion spiccavano con nobileeleganza, senza alcuna possibile somiglianza con Pigwiggenry.

    In maniera quasi inevitabileRoverandom fu attirato nell'ambito della mi-

    tologia di Tolkien (o legendarium), che a quell'epoca l'autore aveva gisviluppato da una decina d'anni e pi e che gli creava preoccupazione. Sipossono fare molti paragoni fra le sue opere. Per esempio, il giardino sullato buio della luna in Roverandom ricorda molto da vicino la Casetta delGioco Perduto in Racconti ritrovati, il primo testo in prosa del legenda-rium. Qui i bambini danzavano e giocavano... raccogliendo fiori o rincor-rendo le api dorate e le farfalle dalle ali ricamate (Parte Prima,pubblicatanel 1983) mentre nel giardino sulla luna danzavano sonnolenti, cammina-

    vano come in sogno e parlavano tra s. Alcuni si muovevano quasi si stes-sero appena svegliando da un profondo sopore; altri correvano gi ben

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    desti e sorridenti: zappettavano, coglievano fiori, costruivano case e tende,inseguivano farfalle, giocavano a pallone, si arrampicavano sugli alberi: etutti, proprio tutti, cantavano.

    L'Uomo-sulla-Luna non dir come sono arrivati nel suo giardino i bam-bini, ma a un certo punto Roverandom guarda verso la terra e gli sembra discorgere lunghe fila sottili e sbiadite di gente piccola che... veleggiavarapida sulla scia lunare: ma mentre i bambini giungono nel giardino ad-dormentati, pare certo che Tolkien avesse in mente la visione gi esistentedell'Olr Mallo Sentiero dei Sogni che conduceva alla Casetta del Gio-co Perduto: ponti slanciati sospesi nell'aria e con un incerto scialbo brilliocome se fossero di nebbie setose nel raggio di una luna nuova, un sentieroche nessun occhio umano ha mai visto, se non nei dolci torpori della gio-

    vent del cuore (Racconti ritrovati, Parte Prima).Il collegamento pi curioso fra Roverandom e la mitologia, comunque,

    si verifica quando la balena pi anziana, Uin, mostra a Roverandom lagrande Baia del Paese delle Fate (come lo chiamiamo noi), al di l delleIsole Magiche e, pi oltre, nell'occidente pi remoto, le Montagne dellaCasa degli Elfi e la luce del Regno delle Fate sulle onde nonch la Cittdegli Elfi su una verde collina ai piedi delle montagne. proprio questala geografia della parte occidentale del mondo inIl Silmarillion,per quan-

    to di quel lavoro esisteva negli anni Venti e Trenta. Le Mountains of El-venhome, cio le Montagne delle Case degli Elfi, sono i monti di Valinornell'Aman e la Citt degli Elfi Tun, il nome usato sia nella mitologiasia nella prima stesura (e solo in quella) di Roverandom. Anche Uin pro-viene daRacconti ritrovati e, bench qui non sia come la sua omonima lapi potente e la pi anziana fra le balene (Parte Prima), pure riesce a por-tare Roverandom in vista delle Terre Occidentali, che a questo punto dellosviluppo del legendarium erano celate a occhi mortali da acque oscure e

    pericolose.Uin dice che le avrebbe prese se qualcuno (forse i Vaiar, cio gli dei

    che risiedono a Valinor) avesse scoperto che lei aveva fatto vedere Aman achi (anche se solo un cane!) proveniva dalle Terre di Fuori, cio dallaTerra-di-Mezzo, il mondo dei mortali. In Roverandom quel mondo sottoalcuni aspetti s'identifica col nostro, e molti luoghi realmente esistenti sonocitati con il loro nome. Lo stesso Roverandom dopo tutto era suddito bri-tannico. Ma per altri aspetti chiaro che non si tratta della nostra terra:

    per prima cosa, ha dei bordi da cui le cascate precipitano dritte nello spa-zio. Non nemmeno la terra descritta nel legendarium,bench anch'essa

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    sia piatta; ma la luna di Roverandom,proprio come quella inRacconti ri-trovati,si muove al di sotto del mondo quando non alta nel cielo.

    Via via che le opere di Tolkien sono state pubblicate nel quarto di secolosuccessivo alla sua morte, apparso evidente che quasi tutti i suoi scrittisono collegati fra loro, anche solo in piccoli particolari, e che ognuno gettauna luce rivelatrice sugli altri.Roverandom dimostra ancora una volta co-me il legendarium - il lavoro di tutta la vita di Tolkien - influenzasse il suomodo di raccontare, e come anticipi scritti sui quali lo stesso Roverandomesercit un'influenza, sia pure indiretta: specie Lo hobbit, la cui composi-zione (iniziata forse nel 1927) pu aver coinciso con la stesura e la revisio-ne diRoverandom. Infatti molti lettori diLo hobbitnon mancheranno certodi notare (inter alia) le somiglianze tra il pauroso volo di Rover su Mew

    fino al suo rifugio ai bordi della scogliera e quello di Bilbo fino al nidodelle aquile; e tra i ragni che Roverandom incontra sulla luna e quelli diMirkwood; e come sia il Grande Dragone Bianco che Smaug, il drago diErebor, hanno le pance morbide; e come i tre scorbutici negromanti diRo-verandom - Artaserse, Psamathos e l'Uomo-sulla-Luna - sono, ciascuno asuo modo, precursori di Gandalf.

    Prima di procedere col testo rimane solo da spendere qualche parola sui

    disegni che lo accompagnano. Ne abbiamo gi parlato a lungo in J.R.R.Tolkien: Artist and Illustrator(1995); ma qui, dove sono pubblicati insie-me al testo integrale del racconto, si evidenziano maggiormente qualit edifetti. Non erano stati pensati per illustrare un libro a stampa e, per i lorosoggetti, non sono equamente distribuiti nella storia. E non sono neancheuniformi per stile o mezzo espressivo: due sono a china, due ad acquarelloe uno un pastello. Quattro rivelano una notevole cura, specie gli acqua-relli, mentre il quinto, l'arrivo di Rover sulla luna, mostra una certa appros-

    simazione, con Rover, Mew e l'Uomo-sulla-Luna fastidiosamente minu-scoli.

    Forse quel che pi interessava Tolkien in questo disegno erano la torre eil terreno spoglio tutt'intorno - molto dettagliato - che per non suggeriscein alcun modo le foreste lunari descritte inRoverandom. Il precedente Pa-esaggio Lunare pi fedele al testo: include alberi dalle foglie blu, e am-pi spazi aperti azzurri e verdi sui quali le alte montagne aguzze disegnava-no ombre lunghe lontano fin sul fondo della valle. Presumibilmente illu-

    stra il momento in cui Roverandom e l'Uomo-sulla-Luna, tornando dal lorogiro nel lato buio, vedono sorgere il mondo, una luna verde pallido e oro,

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    enorme e rotonda sopra le cime delle Montagne Lunari. Ma qui il mondonon affatto piatto: si vedono solo le Americhe, quindi l'Inghilterra e glialtri luoghi terrestri menzionati nel racconto devono trovarsi sul lato oppo-sto del globo. Il titolo Paesaggio Lunare scritto per mano di Tolkien coni caratteri tengwardei folletti.

    Il Dragone Bianco d la caccia a Roverandom e al cane-luna anch'es-so fedele al testo e ha parecchi punti interessanti oltre al drago e ai canialati. Sopra il titolo ci sono un ragno-luna e forse una falena-drago; e inalto nel cielo si vede la terra, che ha forma di globo. Quando si trov aillustrareLo hobbitTolkien us lo stesso drago sulla mappa Wilderlandelo stesso ragno nel disegno diMirkwood. Il Moondog del titolo fu usato(con la variante moon-dog) solo nei primi testi.

    Lo splendido acquarello I giardini del palazzo del Re del Mare rivelal'edificio di pietra rosa e bianca quasi fosse una decorazione d'acquario,forse con un rimando al Royal Pavilion di Brighton, Tolkien volle mostra-re il palazzo e i giardini in tutta la loro bellezza, invece di far vedere Rove-random che seguiva il tremendo percorso; forse dobbiamo vedere con isuoi occhi. La balena Uin nell'angolo a sinistra in alto, come il Leviatanoin una delle illustrazioni di Rudyard Kipling in Storie proprio cos(1902).Il Merking del titolo apparve solo nei primi testi, con la variazione

    mer-king (unica forma nella versione finale). Tolkien era comunquepiuttosto incostante nella grafia dei nomi composti inizianti con mer-.

    L'illustrazioneLa casa dove Rover inizi le sue avventure come giocat-tolo,un acquarello altrettanto curato, un rompicapo. Il titolo lascia inten-dere che si tratti della casa dove Rover incontr per la prima volta Artaser-se, bench nel testo manchi qualsiasi riferimento al fatto che la casa si tro-vasse all'interno o nei pressi di una fattoria. Anche il mare che s'intravedecol suo scintillio nello sfondo e il gabbiano che si libra in alto sarebbero in

    contraddizione con quanto dichiarato nel testo, e cio che Rover non ave-va mai n visto n annusato il mare prima di essere portato sulla spiaggiadal piccolo Two e il villaggio di campagna dove era nato era miglia emiglia distante dal rumore o dal profumo del mare. N pu essere questala casa del padre del ragazzino, che descritta bianca e alta su una scoglie-ra con un giardino digradante fino al mare. Saremmo quasi portati a chie-derci se questo disegno in origine non fosse del tutto indipendente dallastoria e se alcuni particolari, come il gabbiano, non siano stati aggiunti

    dopo, per uniformit con il testo. Il cagnetto bianco e nero pu essere inte-so come un ritratto di Rover e l'animale nero davanti a lui - anch'esso in

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    parte nascosto da un maiale - potrebbe essere Tinker, la gatta: ma nulla ditutto questo sicuro.

    Il testo che segue basato sull'ultima stesura di Roverandom. Tolkiennon prepar mai il lavoro per la pubblicazione, e non si pu dubitare cheavrebbe fatto molte revisioni e correzioni per renderlo pi adatto a un pub-blico diverso dalla propria famiglia, se il libro fosse stato accettato daAlien & Unwin perch uscisse dopo Lo hobbit.Nell'attesa fu lasciato conuna serie di errori e incongruenze. Quando scriveva in fretta, Tolkien ten-deva a essere illogico nella punteggiatura e nell'uso delle maiuscole; perRoverandom ne abbiamo seguito la consuetudine, di solito minimalista,laddove le sue intenzioni erano chiare, ma abbiamo normalizzato i segni diinterpunzione e le maiuscole quando sembrava necessario. Con il consenso

    di Christopher Tolkien abbiamo anche modificato qualche frase malriusci-ta (lasciandone altre); ma per la maggior parte, il testo come l'aveva crea-to il suo autore.

    Siamo in particolar modo grati a Christopher Tolkien per i consigli of-ferti durante la preparazione di questo libro, e lo ringraziamo per avercifornito la dichiarazione del diario paterno citata a pagina 9; grazie anche aJohn Tolkien, che ha condiviso con noi i suoi ricordi di Filey nel 1925.Ringraziamo inoltre, per l'aiuto e l'incoraggiamento ricevuti: Priscilla e

    Joanna Tolkien; Douglas Anderson; David Doughan; Charles Elston; Mi-chael Everson; Verlyn Flieger; Charles Fuqua; Christopher Gilson; CarlHostetter; Alexei Kondratiev; John Rateliff; Arden Smith; Rayner Unwin;Patrick Wynne; David Brawn e Ali Bailey di HarperCollins; Judith Prie-stman e Colin Harris della Bodleian Library di Oxford; e lo staff della Wil-liams College Library, a Williamstown, Massachusetts.

    Christina Scull

    Wayne G. Hammond

    Roverandom

    I

    C'era una volta un cagnolino che aveva nome Rover. Era molto piccolo emolto giovane, altrimenti sarebbe stato pi attento; ed era molto felice di

    star l a giocare in giardino al sole con una palla gialla, o non avrebbe fattomai ci che fece.

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    Non tutti i vecchi con i calzoni sbrindellati sono malvagi: alcuni sonosimpatici straccivendoli e hanno al seguito qualche cagnetto; alcuni fanno igiardinieri; e pochi, ma proprio pochissimi, sono stregoni che se ne vannobighellonando in vacanza in cerca di qualcosa da fare. Il tipo che sta en-trando ora nella storia era proprio uno stregone. Avanzava bel bello per ilviale del giardino, con un vecchio palt sdrucito, una vecchia pipa tra identi e un vecchio cappellaccio verde in testa. Se Rover non fosse statocos occupato ad abbaiare alla palla, avrebbe forse notato la penna blu infi-lata nella calotta del cappello verde, e sarebbe venuto anche a lui - come aqualsiasi altro ragionevole cane - il sospetto che potesse trattarsi di unostregone; ma della penna lui non s'accorse affatto.

    Quando il vecchio si pieg per raccogliere la palla - pensava di trasfor-

    marla in un'arancia o perfino in un osso o in pezzo di carne per Rover -Rover ringhi: Mettila gi! senza dire per favore.

    Naturalmente lo stregone, proprio perch era stregone, comprese tuttobenissimo e gli rispose: Sta' zitto, stupido! senza dire per favore.

    Poi s'infil la palla in tasca, apposta per stuzzicare il cane, e si volt perandarsene. Mi spiace riferire che Rover gli azzann subito i calzoni, strap-pandogliene via un bel pezzo. E forse strapp via anche un pezzo dellostregone. Il vecchio, fuori di s, si gir di scatto e url: Idiota! Trasforma-

    ti in giocattolo!A quelle parole cominciarono ad accadere le cose pi straordinarie. Ro-

    ver era solo un cagnolino, per cominciare, ma all'improvviso si sent moltorimpicciolito. L'erba gli apparve mostruosamente alta e ondeggiava lass,ben oltre la sua testa; intravedeva lontana tra l'erba, come un sole che sor-geva tra gli alberi d'una foresta, l'enorme palla gialla dove l'aveva scara-ventata lo stregone. Sent lo scatto del cancello che si chiudeva alle spalledel vecchio, ma non riusc a vederlo uscire. Cerc di abbaiare, ma emise

    solo un flebile suono, troppo fioco perch una persona normale potessesentirlo; credo che non ci avrebbe fatto caso nemmeno un cane.

    Era diventato cos piccolo che se in quel momento fosse sopraggiunto ungatto, prendendolo per un topo ne avrebbe fatto un sol boccone. Tinker, lagrande gatta nera che stava nella stessa casa, non ci avrebbe pensato su duevolte. Figurarsi.

    Alla sola idea di Tinker, Rover si sent assalire dal terrore: ma presto igatti furono dimenticati. Il giardino stesso all'improvviso scomparve e Ro-

    ver si sent spazzar via, verso l'ignoto. Passata la buriana, si ritrov al buio,pigiato contro tanti altri oggetti duri e rigidi; e dovette rimanere per un bel

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    pezzo in una scatola senz'aria e in posizione molto scomoda. Non c'eranulla da mangiare o da bere, ma quel che era peggio, scopr di non riuscirea muoversi. Sulle prime pens che ci fosse dovuto al fatto di star cospigiato in poco spazio, ma poi scopr che durante il giorno poteva muover-si pochissimo, e con grandi sforzi, e solo se nessuno stava a guardare. Solodopo mezzanotte poteva camminare e scodinzolare, e per giunta senza nes-suna scioltezza. Era diventato un giocattolo. Solo per non aver detto perpiacere a uno stregone, da ora in poi doveva restarsene tutto il giornoseduto sulle zampe posteriori come un questuante. Immobilizzato cos.

    Dopo quel che gli parve un tempo interminabile e cupo, prov ancorauna volta ad abbaiare forte per farsi sentire da qualcuno. Poi cerc di mor-

    dere gli altri oggetti nella scatola, stupidi giocattoli a forma di animali, fattisolo di legno o di piombo, non cagnolini veri, vittime di incantesimi comelui. Tutto inutile: non riusciva n ad abbaiare n a mordere.

    All'improvviso arriv qualcuno e sollev il coperchio della scatola, fa-cendo entrare la luce.

    Stamane dovremmo mettere in vetrina qualcuno di questi animaletti,Harry, disse una voce, e una mano s'infil nella scatola. E questo dadove spunta? continu la voce, mentre la mano agguantava Rover. Non

    ricordo d'averlo mai visto prima d'ora. Non appartiene certo alla scatola deigiocattoli da tre soldi. Hai mai visto niente di cos realistico? Guardagli ilmantello, e gli occhi!

    Prezzalo a sei soldi, disse Harry, e mettilo ben in vista nella vetrina,allora.

    Il povero piccolo Rover dovette rimanere in prima fila nella vetrina sottoil sole cocente tutta la mattina e tutto il pomeriggio quasi fino all'ora del t;e sempre fingendo di chiedere qualcosa, seduto sulle zampe posteriori,

    mentre dentro di s era davvero infuriato.Appena mi comprano, scappo, ripeteva agli altri giocattoli. Io sono

    vero. Non sono un giocattolo, io, e non voglio fare il giocattolo. Speriamoche qualcuno mi compri presto. Detesto questo negozio, non riesco a muo-vermi cos piazzato in vetrina.

    E perch mai vorresti muoverti? dissero gli altri giocattoli. Noi nonci muoviamo mica. tanto pi comodo starsene immobili, senza un pen-siero al mondo. Vita riposata, vita prolungata. Quindi, piantala. Non riu-

    sciamo a dormire se continui a blaterare, e alcuni di noi stanno per affron-tare tempi duri, nelle stanze di certi ragazzini maleducati.

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    Non vollero aprire pi bocca, cos il povero Rover non pot scambiaredue parole con nessuno, e si sent infelice e demoralizzato, pentitissimo diaver morso i calzoni dello stregone.

    Non so dirvi se fu o no lo stregone a mandare la mamma per portar via ilcagnolino dal negozio. Tuttavia, proprio quando Rover aveva toccato ilfondo dell'infelicit, lei entr con la sua bella cesta della spesa. Lo avevavisto in vetrina, e subito aveva pensato che sarebbe stato un bel regalo peril suo bambino. Aveva tre figli, ma uno aveva una passione particolare peri cani in miniatura, specie per quelli a macchie bianche e nere. Cos, com-pr Rover, che fu impacchettato e infilato nella cesta insieme agli altri ac-quisti che lei aveva fatto per il t.

    In men che non si dica Rover riusc a far sbucare la testa dal suo involu-cro. Sentiva un profumino di torta. Ma scopr che non poteva arrivarci; e,in mezzo a tutti quei sacchetti di carta, emise un breve lamento da giocat-tolo. Solo i gamberetti lo udirono, e gli chiesero che problema avesse. Luiraccont tutto, aspettandosi di essere molto compatito, ma quelli gli chie-sero soltanto: Che diresti se finissi bollito? Sei mai stato bollito?

    No. Non sono mai stato bollito, se non ricordo male, rispose Rover.Per qualche volta mi hanno fatto il bagno, e non cosa particolarmente

    gradevole. Ma immagino che finire bollito sia molto meglio che esserestregato.

    Allora, si vede proprio che non sei mai stato bollito, ribatterono quelli.Non ne sai niente. la cosa peggiore che possa capitarti: siamo ancorarossi di rabbia, solo a pensarci.

    A Rover i gamberetti non stavano simpatici, cos disse: Pazienza, trapoco vi mangeranno e io star a guardare!

    Dopo di che i gamberetti non ebbero altro da dirgli, e lui fu lasciato solo

    a rimuginare su che genere di persone l'avesse comprato.Lo scopr presto. Fu portato in una casa e la cesta fu posata su un tavolo,

    e tutti i pacchetti furono tirati fuori. I gamberetti furono portati in dispensama Rover fu subito dato al bambino per il quale era stato comprato, che loport nella sua cameretta e gli parl.

    A Rover il bambino sarebbe piaciuto, se non fosse stato troppo fuori dis per ascoltare quel che gli andava dicendo. Il piccolo gli abbaiava nelmiglior linguaggio canino di cui era capace (ed era piuttosto bravo), ma

    Rover non prov mai a rispondergli. Continuava a ripetersi che s'era ri-promesso di scappare dal primo che l'avesse comprato, e si chiedeva come

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    fare; ciononostante, doveva continuare a star seduto sulle zampe posteriorie a far l'elemosinante, mentre il bimbetto lo faceva avanzare spingendolo acolpettini, sul tavolo e sul pavimento.

    Finalmente venne sera e il bambino and a letto; Rover fu posto su unaseggiola accanto al lettino, sempre a elemosinare finch non fu buio. Leveneziane erano abbassate, ma fuori la luna spunt dal mare e distese lasua scia d'argento sulle acque a formare un sentiero che porta chi in gra-do di percorrerlo in luoghi al limite del mondo e oltre. Il padre, la madre ei tre ragazzini abitavano vicino al mare in una casa bianca che dominava ladistesa sconfinata delle onde.

    Quando i ragazzini si furono addormentati, Rover si stiracchi le zampe

    stanche e intorpidite e abbai, ma tanto piano che lo sent solo un vecchioragno malvagio che strisciava lass in un angolo. Poi salt dalla sedia sulletto e dal letto capitombol sul tappeto; quindi si precipit fuori dallastanza e gi per le scale ed esplor tutta la casa.

    Bench fosse contento di potersi muovere di nuovo - poteva saltare ecorrere meglio di qualsiasi altro giocattolo di notte, perch era stato vero, equindi vivo e vivace - scopr che era difficile e pericoloso andarsene ingiro. Era cos piccino adesso che scender da un gradino delle scale era co-

    me saltar gi da un muro; e salirle di nuovo era molto duro e faticoso dav-vero. E fu tutto inutile. Scopr che le porte erano tutte ben chiuse a chiave,naturalmente; e non c'era neanche una fessura o un pertugio da cui potersgattaiolare. Cos, il povero Rover non pot scappare quella notte, e la lucedel mattino ritrov un cagnolino stanchissimo seduto a far finta di questua-re sulla seggiola, nel punto esatto dove l'avevano messo la sera prima.

    Di solito, quando c'era bel tempo, i due ragazzi pi grandi scendevano a

    fare una corsa sulla spiaggia prima di colazione. Quella mattina, appenasvegli, avevano scostato le veneziane e visto il sole che balzava fuori dalmare, color rosso fuoco e con le nuvole sul capo, come se si fosse fatto unbel bagno freddo e ora s stesse frizionando con gli asciugamani. Si alza-rono e si vestirono in fretta e andarono gi per la scogliera fin sulla spiag-gia per fare un giro... e Rover li segu.

    Nell'attimo in cui usciva dalla camera da letto, il piccolo Two (il pa-droncino di Rover) vide Rover sul piano del cassettone dove l'aveva ap-

    poggiato mentre si vestiva. Sta implorando di andar fuori! disse e se loinfil nella tasca dei calzoni.

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    Ma Rover non chiedeva affatto di andar fuori, e certo non in una tasca dicalzoni. Voleva riposare e prepararsi per la notte seguente, poich pensavache questa volta sarebbe riuscito a scovare una via di fuga per andarsenesempre pi lontano, fino a ritrovare la sua casa, il suo giardino e la suapalla gialla sul prato. Aveva come la convinzione che una volta arrivato sulsuo prato tutto sarebbe andato a posto: il sortilegio si sarebbe spezzato olui si sarebbe svegliato, scoprendo che era stato tutto un sogno. Cos, men-tre i due fratellini scendevano lungo il ripido sentiero della scogliera e cor-revano sfrenati sulla spiaggia, lui aveva abbaiato e s'era agitato e divinco-lato nella tasca. Ma per quanti sforzi facesse, riusciva a muoversi appena,nonostante fosse nascosto e nessuno potesse vederlo. Tuttavia, fece quelche poteva e la fortuna lo aiut. C'era un fazzoletto, in quella tasca, spie-

    gazzato e appallottolato, cos Rover non era finito proprio in fondo e gra-zie ai suoi sforzi e alla corsa affannata del suo padroncino riusc presto atirar fuori il naso e a sentire che aria tirava.

    E grande fu la sua sorpresa per quel che annus e vide. Non aveva main visto n annusato il mare prima e il villaggio di campagna dove era natoera miglia e miglia distante dal rumore o dal profumo del mare.

    All'improvviso, mentre si stava sporgendo a guardare, un uccellacciobello grande, tutto bianco e grigio, scese a volo radente sfiorando quasi le

    teste dei ragazzi, facendo un verso simile a quello d'un enorme gatto con leali. Rover sobbalz dalla sorpresa tanto che dalla tasca fin dritto drittonella sabbia morbida e nessuno lo sent. Il grande uccello riprese quota e siallontan, senza far caso ai suoi uggiolii, mentre i ragazzini si spingevanosempre pi oltre lungo la spiaggia sabbiosa, e non pensavano affatto a lui.

    Sulle prime Rover fu molto contento e soddisfatto.Ce l'ho fatta! Sono scappato! abbai, in quel modo da giocattolo che

    solo altri giocattoli avrebbero potuto sentire, e in giro non ce n'era nessuno.Poi si rotol su un fianco, sulla sabbia pulita e asciutta, che era ancora fre-sca per aver trascorso tutta la notte sotto le stelle. Ma quando al ritorno iragazzini gli passarono accanto diretti a casa senza nemmeno notarlo, luirimase tutto solo sulla spiaggia deserta e non ne fu contento affatto. Sullaspiaggia c'erano solo i gabbiani. Oltre alle tracce delle loro zampe sullasabbia c'erano solo le impronte dei piedini dei piccoli. Quella mattina, nel-la loro passeggiata, si erano spinti fino a un tratto di spiaggia molto solita-

    rio dove andavano di rado. Da quelle parti non capitava quasi mai animaviva, e sebbene ci fossero sabbia dorata e pulita, ciottoli candidi e il mare

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    azzurro, in una piccola baia sotto la scogliera grigia, fosse tutto bordato dischiuma d'argento, si respirava un'aria strana, tranne che nelle prime oredel mattino, quando il sole era appena spuntato. La gente diceva che viaccadevano cose bizzarre, a volte perfino di pomeriggio; a sera poi il luogoera affollato degli abitanti del mare, sirene e tritoni, per non parlare deglispiritelli che arrivavano fin sotto la scogliera in groppa a minuscoli cavallimarini con briglie di alghe verdi, e li lasciavano nella spuma al limite dellabattigia.

    La ragione di tutte quelle stranezze era semplice: nella baia abitava il pivecchio tra i maghi della sabbia, che gli abitanti del mare chiamano Psa-matisti nel loro tipico linguaggio immaginifico. Costui aveva nome Psama-thos Psamathides, almeno cos diceva lui, insistendo molto puntigliosa-

    mente sulla pronuncia corretta. Era un vecchio saggio e ogni sorta di gentestrana veniva a trovarlo; era un mago di prim'ordine e oltretutto molto gen-tile con le persone giuste, anche se un po' scorbutico al primo contatto.Dopo una delle sue feste-di-mezzanotte la gente del mare continuava aridere per settimane ricordando le sue barzellette. Durante il giorno non erafacile trovarlo. Gli piaceva starsene sepolto sotto la sabbia calda quandoc'era il sole, in modo che si vedesse solo la punta di una delle sue lungheorecchie; e, se anche fossero venute fuori tutte e due, la maggior parte del-

    le persone come voi e io le avrebbe scambiate per rametti secchi.

    possibile che il vecchio Psamathos sapesse tutto di Rover. Di certoconosceva il vecchio stregone che gli aveva fatto l'incantesimo, in quantomaghi e negromanti sono pochi e ben lontani tra loro, sanno tutto l'unodell'altro e si tengon sempre d'occhio a vicenda, perch non che nel pri-vato siano poi questi grandi amiconi. Comunque, ecco Rover che sullamorbida sabbia cominciava a sentire la solitudine e a star poco bene ed

    ecco Psamathos, l a un passo bench Rover non potesse vederlo, che losbirciava da sotto un mucchio di sabbia preparatogli dalle sirene la notteprima.

    Ma il mago della sabbia non diceva nulla. E Rover non diceva nulla. Epass l'ora di colazione, e il sole sal alto e caldo nel cielo. Rover guardverso il mare, che dava un'idea di frescura, e si prese uno spavento terribi-le. Sulle prime credette che gli fosse entrata la sabbia negli occhi, ma poi sirese conto che non c'era modo di sbagliarsi: il mare si stava avvicinando

    sempre pi, ingoiando la spiaggia metro dopo metro, e le onde si facevanosempre pi alte e spumose.

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    Stava salendo la marea e Rover si trovava appena oltre il limite massimodell'acqua, ma non poteva saperlo. Era sempre pi terrorizzato vedendoquel che accadeva, e immaginava le onde che venivano a infrangersi tu-multuose sulla scogliera trascinandolo via nel mare spumeggiante (moltopeggio di qualsiasi bagno col sapone nella vasca di casa): e lui sempre inquella postura da questuante!

    Sarebbe potuto accadere proprio questo: invece non and cos. Oso pen-sare che ci fu lo zampino di Psamathos; a ogni modo immagino che il sor-tilegio dello stregone non avesse molta forza in quella piccola baia, tantovicina alla residenza di un altro mago. Certo che quando il mare era arriva-to a un passo, e Rover, quasi morto dalla paura, tentava di rotolare un po'

    pi in su sulla spiaggia, scopr che poteva muoversi.Le sue dimensioni erano rimaste immutate, ma non era pi un giocatto-

    lo. Poteva muoversi veloce e nel modo giusto con tutte e quattro le zampe,nonostante fosse pieno giorno. Non doveva pi restare fisso a implorare epoteva correre dove la sabbia era pi compatta; e soprattutto poteva abba-iare: non uggiolii da balocco, ma un abbaiare deciso, adatto alle dimensio-ni di un piccolo cane fatato. Era cos felice e abbaiava cos forte che, sefoste stati l, avreste potuto sentirlo chiaro e distante, come l'eco di un cane

    da pastore che si diffonde col vento sulle colline.Fu allora che il mago della sabbia tir fuori la testa di botto. Era proprio

    brutto, e aveva le dimensioni di un cane enorme. A Rover, rimpicciolitodall'incantesimo, parve ripugnante e mostruoso. Si accucci e smise diabbaiare all'istante.

    Cagnetto, perch stai facendo tutto questo chiasso? chiese PsamathosPsamathides. Questa per me l'ora del sonno!

    A dire il vero per lui tutte le ore erano buone per dormire, a meno che

    non ci fosse in ballo qualcosa che lo facesse divertire, come una danzadelle sirene nella caletta (su suo invito). In quel caso emergeva dalla sabbiae si sedeva sullo scoglio a godersi lo spettacolo. Le sirene potevano ancheessere molto aggraziate in acqua ma quando cercavano di ballare in spiag-gia sulle code Psamathos le considerava comiche.

    Questa per me l'ora del sonno! ripet, vedendo che Rover non ri-spondeva. E continu a non dire nulla, scodinzolando soltanto, come achiedere scusa.

    Sai chi sono? gli domand. Sono Psamathos Psamathides, capo ditutti gli Psamathisti! Lo ripet pi volte con orgoglio, scandendo bene

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    ogni lettera, e sollevando nuvole di sabbia col naso a ogni P.Rover ne fu quasi ricoperto, e se ne stava l terrorizzato e infelice, tanto

    che il mago della sabbia ne ebbe piet. Infatti all'improvviso depose la suaaria truce e scoppi a ridere.

    Sei un cagnetto buffo, Piccolo Cane. A dire la verit, non ricordo di a-ver mai visto un altro cagnetto tanto minuscolo, Piccolo Cane!

    E rise ancora, ma subito dopo assunse un'aria solenne.Per caso, hai litigato con qualche stregone, di recente? chiese quasi in

    un sussurro; e gli strizz un occhio mentre con l'altro gli rivolse unosguardo cos amichevole e comprensivo che Rover gli raccont ogni cosa.Forse non era necessario perch Psamathos, come vi ho gi detto, sapevatutto da prima; tuttavia Rover si sent meglio a parlare con qualcuno che

    sembrava comprendere e aveva pi buonsenso di chi non era altro che ungiocattolo.

    Certo che si trattava di uno stregone, e che stregone, disse il mago,quando Rover fu arrivato in fondo al suo racconto. Dalla tua descrizione,direi che era il vecchio Artaserse. originario della Persia. Ma un giornoperdette la strada, come pu accadere anche ai migliori stregoni (a menoche non stiano sempre a casa come me) e la prima persona che incontrper strada lo indirizz a Persici. Da allora rimasto a vivere da quelle par-

    ti, tranne che durante le vacanze. Dicono sia molto abile a raccogliere ilfrutto del persico, per uno della sua et - pare sia vicino ai duemila anni - eva matto per il sidro. Ma questo non sta n in cielo n in terra. Con questoPsamathos voleva dire che si stava allontanando dal seminato, cio da quelche voleva dire. Il punto , che cosa posso fare per te?

    Non lo so, rispose Rover.Vorresti tornare a casa? Temo di non poterti restituire le tue reali di-

    mensioni, almeno non senza chiederlo ad Artaserse, ma per il momento

    non voglio litigarci. Credo per che potrei tentare di mandarti a casa. Infondo, Artaserse pu sempre farti tornare indietro, se vuole. Anche se laprossima volta potrebbe mandarti in un luogo molto peggiore di un nego-zio di giocattoli, se perde le staffe davvero.

    A Rover non fece piacere sentire quella notizia e s'azzard a dire che, sefosse tornato a casa cos minuscolo nessuno l'avrebbe riconosciuto, trannela gatta Tinker; e non che lui, nel suo stato attuale, ci tenesse a esserericonosciuto dalla gatta Tinker.

    Benissimo! esclam Psamathos, allora dobbiamo escogitare qual-cos'altro. Nel frattempo, poich sei tornato in carne e ossa, ti piacerebbe

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    mangiare qualcosa?E prima che Rover avesse tempo di rispondere S, grazie! S! GRA-

    ZIE! sulla sabbia davanti a lui spunt un piattino con pane e intingolo edue piccoli ossi, proprio della misura giusta, e una ciotolina per l'acqua conscritto tutt'intorno in lettere blu BEVI, CUCCIOLO, BEVI. Mangi e bev-ve tutto quel che c'era prima di chiedere: Ma come hai fatto? Grazie.

    Gli venne d'impulso di aggiungere un grazie, visto che i maghi e i tipidi quel genere sembravano piuttosto suscettibili. Psamathos sorrise; e Ro-ver si sdrai sulla sabbia calda e si addorment, e sogn di mangiare ossi,e di inseguire gatti facendoli arrampicare sugli alberi per poi vederli tramu-

    tarsi in stregoni con cappelli verdi che gli tiravano addosso persici enormicome zucche. E il vento spirava sempre dolcemente e soffiandogli la sab-bia addosso lo copr quasi fino alla testa.

    Ecco perch i ragazzini non riuscirono pi a trovarlo, bench fosseroscesi apposta nella caletta a cercarlo non appena il piccolo Two si era ac-corto di averlo perso. Con loro questa volta c'era anche il padre il quale,dopo che ebbero ben guardato e riguardato finch il sole non cominci a

    calare e fu quasi l'ora del t, li riport a casa e non permise altri indugi: diquel posto lui sapeva troppe cose strane. Il piccolo Two, dopo un bel po',

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    dovette accontentarsi di un comune cane giocattolo da tre soldi (compratoallo stesso negozio); ma, per un motivo o per l'altro, non dimentic il suocagnetto questuante, nonostante l'avesse avuto per cos poco tempo.

    Adesso, tuttavia, potete immaginarvelo seduto molto triste a prendere ilt senza nessun cagnolino; mentre, molto lontano dalla costa, l'anzianasignora proprietaria di Rover, che l'aveva tanto viziato quando era un canenormale, della misura giusta, stava preparando un'inserzione per un cuc-ciolo smarrito bianco con orecchie nere, risponde al nome di Rover; ementre lo stesso Rover continuava a dormire sulla sabbia e Psamathossonnecchiava l accanto, con le corte braccia incrociate sul pancione.

    II

    Quando Rover si svegli, il sole era molto basso; l'ombra della scoglieratagliava la spiaggia e non c'era alcuna traccia di Psamathos. Un grossogabbiano stava fermo a guardarlo da vicino e per un attimo Rover temetteche stesse per mangiarlo.

    Invece il gabbiano disse: Buona sera! Ho aspettato a lungo che ti sve-gliassi. Psamathos aveva detto che ti saresti svegliato per l'ora del t, ma passata da un bel pezzo.

    E di grazia, signor Uccello, per quale motivo mi starebbe aspettando?domand Rover in tono molto beneducato.

    Mi chiamo Mew, disse il gabbiano, e sto aspettando di portarti via,non appena si lever la luna, lungo la sua scia luminosa. Ma prima c' unpaio di cosucce da fare. Saltami in groppa e vedi se ti piace volare.

    A Rover non piacque affatto, all'inizio. Andava tutto bene finch Mewvolava basso, scivolando senza scosse ad ali spiegate e immobili; maquando si fiondava alto nell'aria o virava improvviso su un fianco, planan-

    do ogni volta in modo diverso o in rapide e rischiose picchiate come sevolesse tuffarsi in mare, il povero cagnolino, col vento che gli soffiavanegli orecchi, si augurava di tornare sano e salvo sulla terra.

    Lo disse diverse volte, ma per tutta risposta Mew diceva: Tienti forte!Il bello viene adesso!

    Eran l che svolacchiavano da un po' e Rover aveva appena cominciatoad abituarcisi tanto da esserne quasi stufo, quando Mew url d'un tratto Sidecolla! e a momenti Rover decollava per conto suo. Perch Mew part

    sparato, in verticale come un razzo nell'aria e poi, preso il vento, prosegua gran velocit. Ben presto furono cos in alto che Rover poteva scorgere,

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    lontano, il sole che scendeva dietro la terra e le colline scure. Si stavanodirigendo verso alcuni speroni altissimi di nuda roccia, a strapiombo, im-possibili da scalare. Alla base il mare s'infrangeva in alti spruzzi e risucchie, pur non essendovi traccia di vegetazione, le pareti erano coperte di cosebianche, chiare nel crepuscolo. Centinaia di uccelli marini erano appollaia-ti su sporgenze strettissime, taluni silenziosi, talaltri mormorando tristiall'unisono mentre altri si alzavano in volo di botto dalla roccia e compiva-no ampie virate nell'aria, prima di tuffarsi nel mare gi in basso, dove leonde parevano rughe sottili.

    Era qui che abitava Mew, e doveva vedere diversa gente, fra cui il pianziano e pi importante di tutti i Gabbiani dal Dorso Nero; prima di parti-re doveva anche raccogliere dei messaggi. Cos deposit Rover su uno di

    quei stretti speroni rocciosi, molto pi stretti della soglia d'una porta, e glidisse di aspettarlo l e di non cadere gi.

    Potete star sicuri che Rover fu molto attento a non cadere e che, con unvento che soffiava forte di traverso, non era affatto contento della situazio-ne mentre se ne stava incollato quanto pi vicino possibile alla parete, ug-giolando. Tutto considerato, povero cagnolino stregato, era in un bel gine-praio!

    Finalmente la luce del sole scomparve del tutto dal cielo, sul mare si dif-

    fuse un velo caliginoso e le prime stelle fecero capolino nel firmamentoche s'oscurava. Poi, al di sopra della caligine, in lontananza al di l dalmare, la luna spunt tonda e dorata e cominci a tracciare il suo luminososentiero sulle onde.

    Poco dopo Mew ritorn e prese in groppa Rover, che stava tremandomiseramente. Le piume del gabbiano gli parvero calde e confortevoli dopola gelida sporgenza di roccia e cerc di affondarvi il pi possibile. PoiMew si lev in alto in alto sul mare e tutti gli altri gabbiani balzarono dai

    loro rifugi e gridarono il loro lamentoso saluto, mentre i due si allontana-vano rapidi lungo il sentiero della luna, che ora si stendeva dalla spiaggiafino al buio confine del nulla.

    Rover non aveva la minima idea di dove portasse la scia lunare e al mo-mento era troppo spaventato e agitato per fare domande, e comunque stavacominciando ad abituarsi a tutte le cose straordinarie che gli capitavano.

    Mentre volavano alti seguendo la scia che splendeva sul mare, la lunasal ancora e si fece pi candida e brillante, fino a quando non ci fu nem-

    meno una stella che osasse starle vicina e rest tutta sola a risplendere nelcielo d'oriente. Senza dubbio Mew stava seguendo gli ordini di Psamathos

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    e si stava recando dove Psamathos gli aveva detto di andare, e senza dub-bio Psamathos con le sue arti magiche stava aiutando Mew, che difatti vo-lava pi veloce e pi diritto di quanto non facciano di solito anche i gab-biani pi grandi, pur lasciandosi precipitare nel vento quando hanno fretta.Eppure ci vollero secoli prima che Rover vedesse qualcosa di diverso dalchiarore lunare e dal mare sotto di lui, mentre la luna diventava sempre pigrande e l'aria sempre pi fredda.

    D'un tratto al limite estremo del mare scorse una forma scura, che si fa-ceva sempre pi grande via via che loro vi si avvicinavano, fino a quandonon riusc a capire che era un'isola. Attraverso la distesa d'acqua giunseloro un tremendo abbaiare, una cagnara composta da tutti i diversi generi,le sfumature e i registri delle voci canine: dagli uggiolii ai guaiti, dai latrati

    ai grugniti, dai ruggiti agli gnauli, dai ringhi ai mugolii, dagli ululati ailamenti, dai bau-bau ai cai-cai, una fragorosa canizza che tutto sovrasta-va, come se ci fosse un gigantesco segugio nel cortile d'un orco. A Roversubito si rizzarono come setole tutti i peli del collo, di nuovo molto reali: epens che gli sarebbe piaciuto scendere a litigare con tutti quei cani con-temporaneamente... finch non si ricord di quanto fosse piccolo.

    Quella l'Isola dei Cani, disse Mew, o meglio l'Isola dei Cani Smar-riti, dove vanno tutti i cani perduti che se lo meritano o sono fortunati. Mi

    dicono che non male, per un cane; possono fare tutto il chiasso che vo-gliono senza che nessuno gli ordini di piantarla o gli tiri dietro qualcosa.Tengono un magnifico concerto ogni volta che splende la luna, abbaiandotutti insieme i loro versi preferiti. Pare che ci siano anche alberi di ossi confrutti succulenti che cadono dalla pianta quando sono maturi. No, nonstiamo andando l, non per il momento. Sai, bench tu non sia pi un gio-cattolo, non si pu per dire che tu sia proprio un cane. Credo infatti chePsamathos fosse perplesso quando gli hai detto che non volevi tornare a

    casa e si sia chiesto cosa fare di te.Dove andiamo, allora? domand Rover. Era deluso all'idea di non po-

    ter dare un'occhiata pi da vicino all'Isola dei Cani, dopo aver sentito de-scrivere quegli alberi d'ossi.

    Seguiamo la scia della luna fino al limite del mondo e poi lo superiamoe saliamo sulla luna. cos che ha detto il vecchio Psamathos.

    A Rover non piaceva per niente l'idea di andare oltre il limite del mondo,e la luna sembrava un tipo di posto deprimente.

    Perch sulla luna? volle sapere. Ci sono tanti posti nel mondo in cuinon sono mai stato. Non ho mai sentito che ci siano ossi sulla luna e nean-

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    che cani.Ce n' almeno uno, perch l'Uomo-sulla-Luna ha un cane; e poich

    un vecchietto per bene, oltre a essere il pi grande di tutti i maghi, sonosicuro che ci saranno ossi per il cane e forse anche per gli ospiti. Riguardoal motivo per il quale sei stato mandato qui, lo scoprirai al momento adattose conserverai le tue facolt mentali e non sprecherai il tempo a brontolare.Credo che Psamathos sia molto gentile a occuparsi di te: e a dire il veronon vedo perch lo faccia. Non sua abitudine fare delle cose senza unmotivo bello e grande... e tu non mi sembri n bello n grande.

    Grazie, disse Rover, depresso. molto carino che tutti questi maghisi prendano il disturbo di occuparsi di me, anche se per me piuttostosconvolgente. Non sai mai quel che sta per capitarti, quando hai a che fare

    con i maghi e i loro amici.Sar sempre una sorte migliore di quella che un qualsiasi cucciolotto

    impertinente si merita, esclam il gabbiano, e con ci non si parlaronopi per un bel pezzo.

    La luna diventava sempre pi grande e splendente e il mondo in bassosempre pi buio e lontano. Infine, all'improvviso, la terra scomparve e Ro-ver vide brillare le stelle nel buio sotto di s. Molto in basso riusciva a

    scorgere al chiarore lunare gli spruzzi bianchi delle cascate che precipita-vano oltre il limitare del mondo, cadendo a perpendicolo nel vuoto. Glivennero quasi le vertigini, cos si sistem tra le piume di Mew, come in unnido, e tenne a lungo gli occhi chiusi.

    Quando li riapr la luna si stendeva sotto di loro, un nuovo mondo can-dido e scintillante come la neve, con ampi spazi aperti azzurri e verdi suiquali le alte montagne aguzze disegnavano ombre lunghe lontano fin sulfondo della valle.

    In cima a uno dei picchi pi alti, talmente alto che sembr infilzarli men-tre Mew s'abbassava, Rover5 vide una torre bianca. Era tutta percorsa darighe rosa e verde chiaro, e brillava come se fosse fatta di milioni di con-chiglie ancora bagnate, scintillanti di schiuma. La torre si ergeva sull'orlod'un precipizio bianco, bianco come una montagna di gesso, ma sfolgoran-te al chiaro di luna pi di una lastra di vetro lontana in una notte senza nu-vole.

    Non c'era alcun sentiero che scendesse in fondo a quel precipizio, per

    quel che poteva vedere Rover; ma al momento non importava, giacch5 Girovago, vagabondo, girellone. [N.d.T.]

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    Mew stava scendendo velocemente e si ferm ben presto proprio sul tettodella torre, a un'altezza vertiginosa che dominava il mondo lunare e facevasembrare basse e sicure le rocce sul mare dove abitava Mew.

    Con grande sorpresa di Rover si apr una porticina sul tetto vicino a loroe un vecchio con una lunga barba argentea mise il capo fuori.

    Non male, come tempo! esclam. Ti sto cronometrando da quandohai superato il limite: mille miglia al minuto, direi. Hai fretta, stamattina!Fortuna che non sei andato a sbattere contro il mio cane. Dove sar maiandato a finire, mi domando?

    Estrasse un telescopio spropositatamente lungo e se lo avvicin a un oc-chio.

    Eccolo! Eccolo! url. Sta ancora infastidendo i raggi di luna, acci-denti! Vieni gi! Vieni gi! chiam nell'aria e poi fischi una lunga,squillante nota argentina.

    Rover guard in alto, pensando che quel buffo vecchietto doveva essereun po' matto per fischiare al proprio cane verso il cielo: ma con sua sorpre-sa vide che molto al di sopra della torre c'era un cagnolino bianco con alibianche che dava la caccia a delle entit che sembravano farfalle trasparen-ti.

    Rover! Rover! chiam il vecchio; e proprio mentre il nostro Rover sistava rizzando sul dorso di Mew per dire Eccomi! - senza chiedersi co-me mai il tizio sapesse gi il suo nome - vide il cagnolino volante tuffarsi acapofitto gi dal cielo e andare a posarsi direttamente sulla spalla del vec-chio.

    Si rese conto allora che anche il cane dell'Uomo-sulla-Luna dovevachiamarsi Rover. Non ne fu gran che contento, ma poich nessuno gli ba-dava, si sedette di nuovo e cominci a ringhiare tra s.

    Il Rover dell'Uomo-sulla-Luna aveva buoni orecchi e immediatamentebalz sul tetto della torre e si diede ad abbaiare come un matto. Poi si se-dette e ringhi: Chi ha portato qui quell'altro cane?

    Quale altro cane? chiese l'Uomo.Quel cucciolo sciocco che sulla schiena del gabbiano, rispose il ca-

    ne-luna.Allora, naturalmente, Rover s'alz di nuovo e abbai con quanto fiato

    aveva in gola: Cucciolo sciocco sarai tu! Chi ti ha detto di chiamarti Ro-

    ver, un nome pi da gatto o pipistrello che da cane? Da questo si potevaarguire che i due sarebbero presto diventati grandi amici. Tuttavia, que-

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    sto il modo in cui i cagnolini si rivolgono ai rappresentanti della propriaspecie che non conoscono.

    Oh, volatevene via, voi due! E smettetela di fare tutto questo chiasso!Voglio parlare al postino, dichiar l'Uomo.

    Vieni, piccolino! disse il cane-luna; e Rover si ricord di quanto fosseminuscolo, anche accanto al cane-luna che era soltanto piccolo, e invece diabbaiare una villanata mormor: Mi piacerebbe, se solo avessi le ali esapessi volare.

    Ali? fece l'Uomo-sulla-Luna. Eccotene un paio, va'!Mew rise e praticamente se lo scosse di dosso, gettandolo oltre l'estremi-

    t del tetto della torre! A Rover manc il respiro ma non fece nemmeno intempo a immaginarsi spiaccicato sulle bianche rocce della valle, miglia e

    miglia al di sotto di lui, che scopr di avere un magnifico paio di ali bian-che a macchie nere (intonate alla sua livrea). Precipit parecchio prima diriuscire a fermarsi, poich non era abituato alle ali. Gli ci volle un po' perabituarsi ma, molto prima che l'Uomo finisse di parlare con Mew, stava girincorrendo il cane-luna intorno alla torre. Cominciava a stancarsi per que-sti primi sforzi, quando il cane-luna si lanci a capofitto verso la cima del-la montagna e si sistem sull'orlo del burrone, ai piedi delle pareti di roc-cia. Rover lo segu, e dopo un po' erano seduti fianco a fianco, a riprender

    fiato con le lingue penzoloni.Ti hanno chiamato Rover come me? domand il cane-luna.Non credo, disse il nostro Rover. Sono certo che la mia padrona non

    aveva mai sentito parlare di te quando mi diede quel nome.Questo non c'entra. Io sono stato il primo cane a esser chiamato Rover,

    migliaia di anni fa: perci il tuo nome deriva dal mio. E me lo meritavo,quel nome! Prima di arrivare qui non volevo fermarmi mai in nessun luogon appartenere a qualcuno. Gi da cucciolo non facevo che scappare; e

    continuai a correre e a vagabondare finch un bel giorno - era una splendi-da mattina, e avevo il sole negli occhi - precipitai oltre il limitare del mon-do mentre andavo a caccia d'una farfalla.

    Fu una sensazione terribile, devo ammetterlo! Per fortuna in quel mo-mento la luna stava giusto passando sotto il mondo e ci ruzzolai sopra,dopo una spaventosa caduta attraverso le nuvole, andando a sbattere controle stelle cadenti e roba del genere. Finii in una di quelle reti d'argento che iragni grigi giganti tessono da una montagna all'altra, e il ragno stava giusto

    scendendo dalla scala per venire a mettermi in salamoia e portarmi nelladispensa quando comparve l'Uomo-sulla-Luna.

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    Lui vede proprio tutto quello che accade su questo lato della luna con ilsuo telescopio. I ragni lo temono perch li lascia stare solo se gli intreccia-no fili e corde d'argento. Ha pi d'un sospetto che siano loro a cacciare iraggi di luna - cosa che non permette - anche se quelli fingono di viveresolo di falene-drago e pipistrelli-ombra. Nella dispensa di quel ragno infat-ti trov ali di raggi di luna e cos, rapido come il fulmine, lo trasform inun blocco di pietra. Poi mi tir su e mi consol con delle pacche amiche-voli: " stata proprio una brutta caduta! Faresti meglio ad avere un paiod'ali in modo da prevenire altri incidenti del genere... ora vola dove vuoi edivertiti! Lascia in pace i raggi di luna e non uccidere i miei bianconigli.Torna a casa quando hai fame; la finestra sul tetto di solito aperta!"

    Pensai che fosse un tipo a posto, ma un po' matto. Non fare anche tu

    quell'errore... voglio dire, sulla pazzia. Io non oso toccare i suoi raggi diluna o i bianconigli. capace di tramutarti in forme spaventosamentescomode. Ora dimmi perch sei venuto col postino.

    Il postino? s'incurios Rover.S, Mew, il postino del vecchio Mago della sabbia, naturalmente,

    spieg il cane-luna.Rover aveva appena finito di raccontare le sue avventure quando senti-

    rono il fischio dell'Uomo. Volarono subito fin sul tetto. Il vecchio era se-

    duto con le gambe penzoloni nel precipizio, e apriva veloce le lettere get-tandone via rapidamente le buste. Il vento le faceva girare in vortici, eMew le inseguiva al volo per riprenderle e rimetterle in una piccola borsa.

    Ho letto tante cose sul tuo conto, Roverandom,6 cagnetto mio, disse.Ti chiamer Roverandom, e Roverandom dovrai essere: non posso averedue Rover qua intorno. E convengo con il mio amico Somathos (non pre-metter nessuna ridicola P solo per fargli piacere) che faresti bene a fer-marti qui per un po'. Ho anche ricevuto una lettera da Artaserse - forse sai

    chi o forse non lo sai - nella quale mi dice di rimandarti subito indietro.Ce l'ha a morte con te perch sei scappato e con Samathos perch ti haaiutato. Ma noi non ci cureremo di lui e anche tu non dovrai preoccuparti,finch rimarrai qui.

    Ora vola pure via e divertiti. Non disturbare i raggi di luna, non uccide-re i miei bianconigli e torna a casa quando hai fame! La finestra sul tetto disolito aperta. Ciao!

    Scomparve nell'aria fina; e chiunque non sia mai stato sulla luna ti potr

    dire quanto sia fina l'aria lass.6 Rover = girovago + random = a casaccio. [N.d.T.]

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    Be', ciao, Roverandom! esclam Mew. Spero ti diverta a dar noia aimaghi. Per ora arrivederci. Non uccidere i bianconigli, e tutto andr bene e

    tornerai sano e salvo a casa... che tu lo voglia o no.E Mew se ne vol via a una velocit tale che, prima che si potesse dire

    ba!, era solo un puntino nel cielo, poi subito scomparso. Non solo Roverera stato ridotto alla dimensione di un giocattolo, gli avevano cambiatoanche il nome, ed era stato lasciato tutto solo sulla luna... solo con l'Uomo-sulla-Luna e il suo cane.

    Roverandom - come faremo bene a chiamarlo anche noi d'ora in poi, per

    evitare confusioni - non ci fece caso. Le nuove ali erano un gran diverti-mento, e la luna si rivel un posto molto interessante, tanto che dimentic

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    di riflettere ancora sul perch Psamathos l'avesse mandato lass. Dovevapassare molto tempo prima che lo scoprisse.

    Nel frattempo ebbe ogni sorta di avventure, da solo o con il Rover-luna.Volando non si allontanava troppo dalla torre perch sulla luna, special-mente sul lato illuminato, gli insetti sono molto grandi e feroci, e spessocos pallidi, diafani e silenziosi che a malapena li senti o li vedi arrivare. Iraggi di luna splendono e ondeggiano soltanto, e Roverandom non ne ave-va paura; le grandi falene-drago bianche dagli occhi di fuoco facevanomolta pi impressione; e c'erano le mosche-spada, e i vetro-coleotteri conmandibole simili a trappole d'acciaio, e miniunicorni albini con pungiglio-ni taglienti come lance e cinquantasette variet di ragni pronti a mangiaretutto quel che riuscivano a catturare. E peggio degli insetti erano i pipi-

    strelli-ombra.Roverandom faceva quel che facevano gli uccelli sul quel lato della lu-

    na: volava poco e solo vicino a casa o in spazi aperti con una buona visua-le tutt'intorno, lontano dai nascondigli degli insetti; e camminava moltosilenziosamente, specie nei boschi. La maggior parte delle creature lunarisi muoveva senza far rumore, perfino gli uccelli cinguettavano di rado. Isuoni che si sentivano provenivano per lo pi dalle piante. I fiori - le cam-panelline bianche, le lobelie viola e le campanule d'argento, le noctiluche e

    le glorie del mattino, le fucsie tintinnanti, le roselline flautate, i trombonci-ni striati, le canne palustri (di un colore molto tenue) e molti altri con nomiintraducibili - non facevano che emettere suoni tutto il giorno. E le erbepiumate e le felci - fatate corde di violino, polifonie, lino lanceolato, liche-ni dei boschi - e ogni verzura ai bordi di stagni lattiginosi continuavano asuonare quella musica dolce fino alle ore notturne. Infatti si sentiva sempreuna lieve melodia di sottofondo.

    Ma gli uccelli tacevano; erano per lo pi molto piccoli e saltellavano

    nell'erba grigia ai piedi degli alberi, schivando le mosche e gli sciami dellelibellule svolazzanti in picchiata; molti avevano perso le ali o dimenticatocome usarle. Roverandom li faceva sobbalzare nei loro nidi di terra mentresi muoveva con precauzione nell'erba chiara, tendendo agguati ai topinibianchi o seguendo a fiuto le tracce degli scoiattoli grigi al limitare deiboschi.

    I boschi erano pieni di campanule d'argento che tintinnivano tutte insie-me dolcemente quando le vide per la prima volta. Gli snelli tronchi neri

    svettavano dritti, alti come campanili, staccandosi dal tappeto argenteo ederano ricoperti da un manto di foglie azzurre che non cadevano mai; cos

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    che nemmeno il pi potente telescopio delle terra ha mai visto quei tronchitanto alti o le campanule d'argento sottostanti. Pi avanti nell'anno gli albe-ri esplodono tutti insieme in una fioritura di gemme d'oro pallido; e poichi boschi della luna sono quasi infiniti, non c' dubbio che questo alteri l'a-spetto della luna per chi la guarda dal mondo.

    Ma non dovete immaginarvi che tutto il tempo Roverandom lo trascor-resse girando in modo tanto cauto e furtivo. Dopo tutto i cani sapevano chel'Uomo non li perdeva di vista, e fecero un sacco di cose avventurose e sidivertirono tantissimo. A volte girovagavano insieme per miglia e miglia,dimenticando di tornare alla torre per giorni interi. Un paio di volte si av-venturarono sulle montagne pi distanti, e si spinsero cos lontano che,

    guardando indietro, la torre lunare sembrava un ago lucente; si sedetterosulle bianche rocce a contemplare le greggi di minuscole pecore (non pigrandi del Rover dell'Uomo-sulla-Luna) che si spostavano sul terreno col-linoso. Ogni pecora aveva al collo un campanellino d'oro, e ogni campa-nella tintinnava ogni volta che le pecore muovevano un passo in avanti perbrucare una nuova razione di erba grigia; e tutte le campanelle erano into-nate, e tutte le pecore scintillavano come neve al sole, e nessuno le distur-bava mai. I due Rover erano troppo beneducati (e avevano troppo timore

    dell'Uomo) per farlo, e non c'erano altri cani su tutta la luna, n c'eranomucche, cavalli, leoni, tigri o lupi; infatti non c'era nulla a quattro zampepi grande dei conigli o degli scoiattoli (e per giunta formato giocattolo),solo di tanto in tanto si poteva incontrare, in posa solenne e raccolto neisuoi pensieri, un enorme elefante bianco grande quasi come un asino. Nonho menzionato i dragoni, perch per il momento non entrano ancora nellastoria, e comunque abitavano molto lontano, a grande distanza dalla torre,e vivevano tutti in reverente timore dell'Uomo-sulla-Luna, tranne uno (ma

    una mezza paura ce l'aveva anche lui).Tutte le volte che i due cani tornavano alla torre e rientravano dalla fine-

    stra, trovavano sempre la cena pronta, come se avessero concordato l'ora-rio prima; ma vedevano o sentivano l'Uomo di rado. Aveva un laboratorionelle cantine e dalle scale salivano nuvole di candido vapore e nebbiolinegrigie che poi volavan via dalle finestre in alto.

    Cosa fa, tutto il giorno? domand Roverandom a Rover.Fa? si stup il cane-luna. Oh, sempre piuttosto occupato... anche se

    da quando sei arrivato sembra pi occupato di quanto non l'abbia visto daun pezzo. Fabbrica sogni, credo.

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    Ma perch mai li fabbrica?Oh! Per l'altro lato della luna. Nessuno fa sogni da questo lato; i sogna-

    tori vanno tutti sul retro.Roverandom si sedette e si diede una bella grattata; secondo lui la spie-

    gazione non spiegava. Il cane-luna comunque non gli offr chiarimentiulteriori: se me lo chiedete, penso che non ne sapesse molto neanche lui.

    Tuttavia, subito dopo accadde qualcosa che per un po' elimin questedomande dalla mente di Roverandom. I due cani ebbero un'avventura e-stremamente eccitante, perfino troppo finch dur: ma fu tutta colpa loro.Vagabondarono per parecchi giorni, spingendosi molto pi lontano diquanto non fossero mai andati dalla venuta di Roverandom; e non si pre-occuparono di chiedersi dove erano diretti. Cos si perdettero e, sbagliando

    strada, si allontanarono via via dalla torre pensando di essere sulla via delritorno. Il cane-luna disse che lui aveva girovagato per tutto il lato illumi-nato della luna e lo conosceva a menadito (era molto portato a esagerare)ma alla fine dovette ammettere che il paesaggio gli pareva un po' strano.

    Temo di non essere venuto qui in tempi recenti, riconobbe, e sto co-minciando a dimenticarlo.

    A dire il vero l lui non c'era mai stato. Sbadatamente si erano spintitroppo vicino al tenebroso limite del lato buio, dove indugia ogni sorta di

    cose per met dimenticate, e sentieri e ricordi s'intrecciano e divengonoconfusi. Proprio quando si sentivano sicuri di essere sulla via di casa, eb-bero la sorpresa di trovare dinanzi a loro alte montagne, silenziose, nude esinistre; stavolta il cane-luna non fece finta di averle viste prima. Eranogrigie e non bianche, sembravano fatte di gelide ceneri antiche; ed eranointervallate da strette valli tenebrose, senza alcun segno di vita.

    Proprio allora prese a nevicare. Nevica spesso sulla luna ma la neve

    (come la chiamano loro) di solito bella calda e molto asciutta, e si tramu-ta poi in una sabbia bianca, morbida, che si disperde ai quattro venti. Que-sta somigliava a quella che c' da noi, bagnata e fredda; e per giunta spor-ca.

    Mi fa venire nostalgia di casa, esclam il cane-luna. proprio comequella roba che veniva gi nella citt dove stavo quando ero cucciolo... nelmondo, sai. Oh! Le ciminiere, alte come gli alberi-luna; e il fumo nero; e irossi fuochi delle fornaci! A volte mi stufo un po' del bianco. arduo

    sporcarsi per davvero sulla luna.Questo sta a dimostrare i gusti plebei del cane-luna; e poich non esiste-

  • 7/27/2019 J.R.R. Tolkien - Roverandom Le Avventure - Provart

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    vano ancora citt del genere centinaia d'anni fa, non vi sar senza dubbiosfuggito come avesse allungato esageratamente il periodo di tempo tra-scorso dalla sua caduta oltre il limitare del mondo. Ma proprio in quelmomento, un fiocco di neve particolarmente grande e sporco lo colpall'occhio sinistro, e cos cambi idea.

    Credo che questa roba abbia sbagliato strada e cada gi da quel vecchiomondo bestiale, osserv. Perdinci! E ci siamo persi proprio di brutto, inpi. Perdindirindina, cerchiamo un buco per ripararci.

    Impiegarono un bel po' di tempo per trovare un riparo qualsiasi ed eranogi tutti bagnati e infreddoliti prima ancora di arrivarci: per la verit loerano a tal punto che s'infilarono nel primo posto che gli si par dinanzi,senza badare a precauzioni... che invece non si dovrebbero mai tralasciare

    quando ci si trova in luoghi sconosciuti sull'orlo della luna. Il rifugio in cuis'infilarono non era un buco ma una caverna, e anche bella grande; era buiama asciutta.

    Che bel calduccio, esclam il cane-luna, e chiuse gli occhi e s'addor-ment quasi all'istante.

    Oh! si lament non molto tempo dopo, svegliandosi di botto da un belsogno, nella tipica maniera canina. Troppo caldo!

    Balz in piedi. Sentiva che il piccolo Roverandom stava abbaiando in

    fondo alla caverna e quando and a vedere di che si trattava scorse un rivo-letto di fuoco che si allungava per terra verso di loro. In quel momento nonebbe affatto nostalgia per le fornaci di casa sua; afferr il piccolo Rove-random per la minuscola collottola e si fiond rapido come il lampo fuoridella caverna, spiccando il volo verso una vetta montuosa nei pressi.

    L i due rimasero nella neve a guardare, tremando dal freddo: e questo fumolto sciocco da parte loro. Avrebbero dovuto continuare il volo fino acasa, o verso un qualsiasi altro posto, e pi veloci del vento. Come vedete,

    il cane-luna non sapeva tutto della luna o avrebbe riconosciuto la tana delGrande Dragone Bianco: quello che aveva solo a met paura dell'Uomo (eneanche un po' quando era arrabbiato). Anche l'Uomo era un po' infastiditoda questo dragone. Quella draledetta7 creatura, cos la chiamava, quandodoveva farvi cenno.

    Come forse saprete, tutti i dragoni bianchi sono originari della luna; maquesto era stato nel mondo e ne era anche ritornato, cos un paio di cosette

    7 Cos si cercato di riprodurre dratted(maledetto) per rispettare l'allit-terazione in drattede dragon. [N.d.T.]

  • 7/27/2019 J.R.R. Tolkien - Roverandom Le Avventure - Provart

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    le aveva imparate. Ai tempi di Merlino aveva combattuto contro il Drago-ne Rosso a Caerdragon, come potrete leggere nei pi aggiornati libri distoria: e dopo quello scontro l'altro dragone divent Molto Rosso. Pi a-vanti fece ancor pi danni nei Tre Reami, e and a vivere per un po' incima al monte Snowdon. Nessuno si arrampic fin lass finch ci fu lui, aeccezione di uno che il dragone sorprese mentre stava bevendo a canna dauna bottiglia. L'uomo fin di bere talmente in fretta che lasci l la botti-glia, e da allora molti hanno seguito il suo esempio. Questo accadeva mol-to tempo fa, dopo che il dragone se n'era volato via a Gwynfa e dopo lascomparsa di re Art, in un'epoca in cui le code di drago erano considerateuna leccornia prelibata sulle tavole dei re sassoni.

    Gwynfa non tanto lontano dal limitare del mondo, e volare da l alla

    luna fu un'impresa facile per un dragone dalla forza titanica e cos tremen-damente cattivo com'era diventato questo. Ora risiedeva sul confine dellaluna, perch non conosceva bene la potenza degli incantesimi e di tutte lepratiche magiche dell'Uomo-sulla-Luna. Ciononostante, a volte osava in-terferire sull'intonazione dei colori. Quando dava una dragon-festa o avevauna crisi di nervi faceva uscire dalla caverna vere lingue di fuoco verdi erosse; e frequenti erano le nuvole di fumo. Un paio di volte aveva fattodiventare tutta la luna rossa o l'aveva oscurata completamente. In situazio-

    ni cos difficili l'Uomo-sulla-Luna si chiudeva in casa (insieme con il suocane), e tutto quel che diceva era: Di nuovo quella draledetta creatura.Non spiegava mai di quale creatura si trattasse o dove abitasse; si limitavaa scendere nelle cantine, a sprigionare gli incantesimi pi efficaci e a risi-stemare tutto il pi in fretta possibile.

    Ora sapete tutto; e se i cani ne avessero saputo quanto voi non si sareb-bero mai fermati in quel punto. Invece vi si fermarono proprio, almeno per

    tutto il tempo che ho im