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KANT ‘’La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo affrancati dall’eterodirezione (naturaliter maiorennes), tuttavia rimangono volentieri minorenni per l'intera vita e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. È tanto comodo essere minorenni! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che decide per me sulla dieta che mi conviene, ecc., io non ho più bisogno di darmi pensiero per me. (...) Che invece un pubblico si illumini da sé è cosa maggiormente possibile; e anzi, se gli si lascia la libertà, è quasi inevitabile’’. (Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?, 1784)

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KANT‘’La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo affrancati dall’eterodirezione (naturaliter maiorennes), tuttavia rimangono volentieri minorenni per l'intera vita e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. È tanto comodo essere minorenni! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che decide per me sulla dieta che mi conviene, ecc., io non ho più bisogno di darmi pensiero per me. (...) Che invece un pubblico si illumini da sé è cosa maggiormente possibile; e anzi, se gli si lascia la libertà, è quasi inevitabile’’. (Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?, 1784)

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BIOGRAFIA PERSONALE E INTELLETTUALEImmanuel Kant nacque nel 1724 in Prussia. Come professore e scrittore stimolò e incoraggiò sempre la pratica del pensiero indipendente e trasmise il valore della conoscenza come strumento per migliorare la vita individuale e sociale. Una volta svegliatosi dal ‘’sonno dogmatico’’, grazie a Hume, rifiuta di accettare in modo acritico alcuni punti fermi della metafisica. Il 177o è l’anno in cui egli avviò la sua elaborazione della filosofia critica. Una filosofia come scienza dell’uomo, del suo rappresentare, pensare e agire e non una scienza delle rappresentazioni, concetti o idee. In tal modo egli si oppone ai filosofi che lo avevano preceduto accusandoli di aver considerato l’uomo solo come una ‘’macchina’’ dipendente dalle cose esterne e dalle circostanze, quasi fosse una parte passiva del mondo. Gli scritti del suo periodo ‘’critico’’ sono:

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CONOSCENZA METAFISICA ETICA ESTETICA E TEOLOGIA

Ampliate, migliorate e completate attraverso altre opere: Prolegomeni ad ogni futura metafisica, Fondazione della metafisica dei costumi.

La più importante apparizione che sia avvenuta da due secoli nella filosofia: intendo gli scritti principali di Kant. -Arthur Schopenhauer

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IL CRITICISMO COME FILOSOFIA DEL LIMITE

Il criticismo è il pensiero proprio di Kant, in quanto fa della critica lo strumento per eccellenza della filosofia. Tale termine indica l’atteggiamenti filosofico nell’interrogarsi circa il fondamento di determinate esperienze umane ai fini di chiarirne la validità, la possibilità e i limiti. In tal modo Kant porta la ragione davanti al tribunale della stessa ragione dando vita a quella che è stata definita ermeneutica del limite.

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CRITICA DELLA RAGION PURA

IL PROBLEMA GENERALE

La Critica della ragion pura è sostanzialmente un’analisi critica dei fondamenti del sapere partendo dalla condivisione dello scetticismo metafisico di Hume.

Ci rimane ancora soltanto una questione critica, secondo la cui soluzione noi possiamo regolare la nostra futura condotta: è, in generale, possibile la metafisica come scienza?

(Prolegomeni a ogni metafisica futura che voglia presentarsi come scienza, par. 4)

Per poter rispondere Kant deve partire dall’analisi di quelle discipline (matematica e fisica) la cui scientificità è indubitabile. Egli parte da un’ipotesi gnoseologica allo scopo di dimostrare che la conoscenza umana può essere universale e necessaria: la conoscenza empirica come composto di ciò che riceviamo mediante le impressioni e di ciò che la nostra facoltà conoscitiva vi aggiunge da sé sola. Tale ipotesi viene convalidata dall’esistenza di giudizi sintetici a priori.

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TEORIA KANTIANA DEI GIUDIZI

I giudizi analitici a priori sono:

infecondi = il predicato non dice niente di nuovo rispetto al soggetto

universali e necessari = non hanno bisogno di convalide empiriche

Simboleggiano la concezione

razionalistica della scienza

I giudizi sintetici a posteriori sono:

I giudizi sintetici a priori sono:

fecondi = il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto

particolari e non necessari = derivano dall'esperienza

fecondi = il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto

universali e necessari = non derivano dall’esperienza

Simboleggiano la concezione

criticistica della scienza

Simboleggiano la concezione

empiristica della scienza

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LA RIVOLUZIONE COPERNICANADopo aver mostrato la struttura della conoscenza, si interroga su come tali giudizi possano formarsi e introduce in tal senso la grande luce, che avvia Kant ad una vera e propria Rivoluzione Copernicana : come Copernico aveva invertito il rapporto tra Terra e Sole, così il filosofo inverte il rapporto tra oggetto e soggetto della conoscenza. Anziché pensare che le nostre strutture mentali umane si adattino alla natura, bisogna pensare che la natura si modelli su di esse. La conoscenza parte dall’oggetto, ma al centro del sistema conoscitivo c’è un soggetto che organizza i dati dell’esperienza sensibile attraverso strutture a priori dunque tutto inizia dall’esperienza (empirismo), ma non tutto deriva dall’esperienza (razionalismo), la ragione è modellata con strutture a priori universali e necessarie. Per cui nella conoscenza è il soggetto ad indicare le leggi, i criteri, i principi su cui strutturare i dati empirici che coglie con l’osservazione del mondo.

‘’Ogni nostra conoscenza scaturisce dai sensi, da qui va all’intelletto, per finire nella ragione’’

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LE FACOLTÀ DELLA CONOSCENZALa sensibilità: facoltà con cui gli oggetti ci sono dati intuitivamente attraverso i sensi e tramite le forme a priori di spazio e tempo;L’intelletto: facoltà attraverso cui pensiamo i dati sensibili tramite i concetti puri o le categorie:La ragione: facoltà attraverso cui, procedendo oltre l’esperienza, cerchiamo di spiegare globalmente la realtà mediante le idee di anima, mondo e Dio.

Dottrina degli elementi

LA PARTIZIONE DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA

Dottrina del metodo

Si propone di chiarire l’uso

degli elementi a priori della conoscenza

Si propone di mettere in luce

le forme a priori e si divide in

ESTETICA TRASCENDENTALE studia le forme a priori della sensibilità (spazio e tempo)

LOGICA TRASCENDENTALE studia le forme a priori del pensiero discorsivo; si divide in

ANALITICA TRASCENDENTALE studia le forme a priori

dell’intelletto

DIALETTICA TRASCENDENTALE studia le forme a priori della ragione

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IL CONCETTO KANTIANO DI TRASCENDENTALE‘’Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupi, in generale, non tanto di oggetti, quanto del nostro modo di conoscere gli oggetti, nella misura in cui questo deve essere possibile a priori’’. (Critica della ragion pura, B 25)

http://www.treccani.it/enciclopedia/trascendentale/

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L’ESTETICA TRASCENDENTALE La teoria dello spazio e del tempo

• Lo spazio è la forma del senso esterno e del disporsi delle cose l’una accanto all’altra

• Il tempo è la forma del senso interno, cioè quella rappresentazione a priori che sta a fondamento dei nostri stati interni e del loro disporsi l’uno dopo l’altro, ovvero secondo un ordine di successione

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Kant osserva che tutti gli oggetti esterni che intuiamo sensibilmente sono sempre collocati in uno spazio e in un tempo. Questi ultimi non vanno intesi come realtà ontologiche e proprietà delle cose ma sono funzioni proprie del soggetto, il modo di operare della sensibilità. Sono definite le forme trascendentali della sensibilità.

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L’ANALITICA TRASCENDENTALEL’Analitica è quella sezione della Critica che scioglie o risolve l’attività dell’intelletto

nei suoi elementi di base e nel loro legittimo uso.

La funzione dell’intelletto, ovvero quell’operazione attiva che ‘’ordina diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune’’ è il concetto. Esso svolge una funzione unificatrice o sintetica. I concetti sono empirici, quando sono costruiti con materiali ricavati dall’esperienza, o puri, quando la loro origine risiede esclusivamente nell’intelletto.

CATEGORIE

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LO SCHEMATISMO TRASCENDENTALE

giustifica il modo in cui le categorie possono essere applicate individuando nel tempo

l’elemento mediatore tra sensibilità e intelletto

l’intelletto agisce indirettamente sugli oggetti tramite l’immaginazione produttiva

l’immaginazione produttiva determina

la rete del tempo secondo schemi trascendentali

gli schemi sono la prefigurazione

intuitiva (temporale) delle categorie

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IO LEGISLATORE DELLA NATURALa formula ‘’io legislatore della natura’’ riassume il senso profondo della ‘’rivoluzione copernicana’’ realizzata da Kant: l’intelletto non attinge le sue leggi ( a priori) dalla natura, ma le prescrive ad essa. L’ io penso, infatti, non può che rivelare quello che è la natura in generale, cioè la regolarità dei fenomeni nello spazio e nel tempo. Le leggi particolari, nelle quali tale regolarità si esprime, non possono essere desunte dalle categorie, ma soltanto dall’esperienza. Essendo il fondamento della natura, l’io è anche il fondamento della scienza che la studia.

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L’uomo è, quindi, come il Re Mida nel senso che trasforma tutto ciò che conosce. Però, egli, conosce la realtà in modo fenomenico, cioè per come appare e non per come essa è.

• FENOMENO: è la realtà quale ci appare tramite le forme a priori che sono proprie della nostra struttura conoscitiva. Esso, dunque è reale soltanto nel rapporto con il soggetto conoscente.

• NOUMENO: è la realtà considerata indipendentemente da noi e dalle forme a priori mediante le quali la conosciamo. Come tale, la cosa in sé, costituisce una x sconosciuta che rappresenta il necessario correlato del fenomeno.

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LA DIALETTICA TRASCENDENTALE LA RAGIONE

è portata a unificare i dati del senso interno

è portata a unificare i dati del senso esterno

è portata a unificare i dati del senso interno ed esterno

idea dell’anima come totalità assoluta dei

fenomeni interni

errata applicazione della categoria di

sostanza all’io penso

idea del mondo come totalità assoluta dei

fenomeni esterni

illegittimo trascendimento dell’esperienza

possibile

idea di Dio come totalità

di tutte le totalità e

fondamento di tutto ciò che esiste

non ha valore

conoscitivo: di Dio non è

possibile dimostrare

né l’esistenza né la non-esistenzail corretto uso delle idee della ragione è regolativo, non costitutivo

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CRITICA DELLA RAGION PRATICA

La ragion pratica consiste nella capacità di determinare la volontà e l’azione morale senza l’ausilio della sensibilità. Lo scopo della "Critica della Ragion Pratica" è quello di criticare la ragion pratica che pretende di restare sempre legata solo all’esperienza. La quale non può, da sola, determinare la volontà; vi è quindi il recupero della sfera "noumenica" inaccessibile teoreticamente, ma accessibile “praticamente".

La ragione pratica non ha bisogno di essere criticata nella sua parte pura, perché in questa essa si comporta in modo perfettamente legittimo, obbedendo ad una legge universale.

RAGIONE PURA PRATICA RAGIONE EMPIRICA PRATICA

Opera indipendentemente dall’esperienza e dalla sensibilità

Opera sulla base dell’esperienza e della sensibilità

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LA LEGGE MORALE

È universale, quindi non può essere ricavata dall’esperienza: è a priori ed è quindi sufficiente da sola, senza impulsi sensibili, a muovere la volontà

È razionale, nel senso che deve valere per l’uomo in quanto essere ragionevole (non solo perché conosciuta dalla ragione)

Non è un’esigenza che l’uomo segue per necessità di natura; quindi deve essere un imperativo (cioè una necessità oggettiva dell’azione) o un principio pratico valido per tutti

È un

IMPERATIVO IPOTETICO

subordina il comando dell’azione da compiere al conseguimento di uno scopo. Tali imperativi sono oggettivi solo per tutti coloro che si propongono un dato fine e da essi derivano l’edonismo e l’utilitarismo.

IMPERATIVO CATEGORICO

è quello che rappresenta un’azione come necessaria per se stessa, senza relazione con nessun altro fine e detiene la forma del devi puro e semplice.

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CARATTERISTICHE DELL’IMPERATIVO CATEGORICOPer Kant la legge morale è caratterizzata dall'assolutezza, dal formalismo e dall’autonomia.

• Assolutezza: la morale kantiana si esprime con l'imperativo categorico che non accetta un "se", come quello ipotetico e quindi non cede alle inclinazioni e agli interessi personali. Kant polemizzò con Hume orientato alla morale dell'inclinazione e del sentimento, e con le conclusioni morali dell'Illuminismo, che sosteneva la norma etica del piacere e dell'utile. La morale kantiana è invece la morale del dovere (rigorismo etico).

• Formalismo: la legge morale deve rifiutare qualsiasi contenuto che farebbe ricadere l'azione umana nel soggettivismo. Il motto kantiano è la legge per la legge, il dovere per il dovere. È quindi la forma e non il contenuto che costituisce il motivo della determinazione della volontà.

• Autonomia: qualsiasi fine estrinseco alla legge morale stessa (cioè al dovere), anche il fine più nobile, snaturerebbe la morale. Di conseguenza sono escluse tutte le morali in qualche modo "eteronome". Kant stabilisce una tabella di sei morali eteronome: esse sono tali perché basate sull'educazione, sul governo civile, sul sentimento fisico, sul sentimento morale, sulla perfezione della natura, sulla volontà di Dio.

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LE TRE FORMULE DELL’IMPERATIVO CATEGORICO

‘’Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere nello stesso tempo come principio di una legislazione universale’’ la ragione, infatti, in quanto tale è universale, e niente può dirsi razionale se non travalica gli interessi del singolo per porsi come norma che valga per tutti e per sempre.

‘’Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo’’ l'uomo in quanto tale è ragione; lo strumentalizzare la ragione (cioè l'uomo) degraderebbe la stessa morale a mezzo, rendendo l'azione immorale.

‘’La volontà non è semplicemente sottoposta alla legge, ma lo è in modo di dover essere considerata autolegislatrice, e solo a questo patto sottostà alla legge’’. Questa formula è il riconoscimento dell'autonomia della morale: è la volontà (cioè: la retta ragione) che diviene la "legislatrice universale". In questo modo l'uomo si eleva a quel "regno dei fini" che non è se non una "unione sistematica di esseri ragionevoli", della quale ogni membro è legislatore e suddito: legislatore in quanto incarna la ragione universale; suddito in quanto è un essere particolare.

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I POSTULATI DELLA RAGION PRATICALa vita morale non sarebbe sufficientemente fondata senza tre postulati che ci inseriscono

nel mondo noumenico precluso alle possibilità della ragion pura.

Immortalità dell’anima Esistenza di Dio Libertàesistenza di una volontà santa e onnipotente che faccia corrispondere felicità e merito (equazione “virtù=felicità”)

possibilità di disporre di un tempo infinito per realizzare la santità (completa conformità della volontà alla legge)

prescrivendo il dovere si presuppone di potersi o meno conformare a esso (“devi, dunque puoi”)

Ma cosa si intende per postulato? Postulato è per Kant una proposizione teoretica, ma come tale non dimostrabile, in quanto inerisce inseparabilmente ad una legge pratica che vale incondizionatamente a priori. La volontà, determinata da questa legge, esige queste condizioni necessarie all'osservanza dei propri precetti. Questi postulati non sono dogmi teorici, ma presupposizioni necessarie dal punto di vista pratico: perciò non ampliano la conoscenza speculativa, ma conferiscono realtà oggettiva alle idee della ragione speculativa in generale (attraverso il loro rapporto con ciò che è pratico), giustificandole come concetti di cui essa non potrebbe neppure pretendere di affermare la possibilità.

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OPINIONI INTORNO ALLA CRITICA DELLA RAGION PRATICA

I critici hanno usato la formula etica dell’intenzione per alludere al fatto che in Kant la qualità morale di un comportamento deriva dall’intenzione che ne sta alla base. Tale intenzione risulta morale soltanto se si ispira all’ideale del dovere-per-il-dovere. Ma se la morale non concerne ciò che si fa, ma l’intenzione con cui lo si fa, allora il bene consiste nel volere il bene, cioè quella che Kant chiama volontà buona (intenzione della volontà di conformarsi alla legge morale)

I critici hanno usato l’espressione rivoluzione copernicana morale per evidenziare come Kant abbia posto l’uomo al centro dell’universo morale, tramite una vera e propria rivoluzione copernicana simile a quella compiuta in campo gnoseologico con il capovolgimento dei rapporti soggetto-oggetto. Tale rivoluzione morale consiste nel fondare le istanze dell’oggettività nel cuore stesso della soggettività, ossia nel ricercare nell’uomo, e non al di fuori di esso, la presenza di una legge universale e necessaria di comportamento.

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CRITICA DEL GIUDIZIO

Abbiamo iniziato a parlare di Kant definendolo un Giano bifronte, rivolto da una parte al Settecento, dall’altra all’Ottocento, da una parte al pensiero illuministico, di cui segna il culmine, dall’altra a una cultura diversa, che sarà la cultura romantica, avviata con la Critica del Giudizio. È presente, per esempio, il tema della Natura (rapporto uomo- natura) e l’altra tematica centrale è quella artistica (arte e bello estetico). Kant dice che esiste un mondo fenomenico che obbedisce alle leggi della razionalità; dall’altra parte esiste il mondo della libertà, realtà che non è sottoposta a nulla. In questa Critica Kant vuole trovare un accordo tra libertà e necessità. Inoltre allo stesso tempo egli cerca di rispondere ad una questione epistemologica ossia relativa al problema della conoscenza. Egli fa una distinzione tra:

GIUDIZI DETERMINANTI‘’determinano’’ gli oggetti fenomenici mediante forme a priori universali e necessarie (l’universo è dato)

GIUDIZI RIFLETTENTI“riflettono” su una natura già costituita, limitandosi a interpretarla secondo le esigenze di finalità e armonia (l’universale, ovvero il principio di finalità, è cercato)

GIUDIZI ESTETICI : la finalità della natura è ‘’vissuta’’ in modo immediato o ateoretico (finalità soggettiva o formale)

GIUDIZI TELEOLOGICI : la finalità della natura è ‘’pensata’’ in modo concettuale mediante la nozione di fine (finalità oggettiva o reale)

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaK/KANT_%20IL%20CIELO%20STELLATO.htm

www.homolaicus.com/teorici/kant/kant3.htm

http://www.iisf.it/scuola/kant/pratica.htm

http://www.filosofico.net/kant92.htm

‘’Kant- La Rivoluzione Copernicana’’ Hachette fascicoli ‘’Scoprire la filosofia’’.

L’ideale e il reale, corso di storia della filosofia: dall’Umanesimo a Hegel (Abbagnano/ Fornero).

www.skuola.net

www.treccani.it

facebook.cosarispondereaqueidannatifilosofi.com Carmela Babo

&Fabiana Vitolo

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‘’Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza’’.

(Critica della ragion pratica)