2
La Verità Anno I - Numero 79 www.laverita.info - Euro 1 O Quid est veritas? O QUOTIDIANO INDIPENDENTE FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 18 dicembre 2016 y(7HI1B4*LMNKKR( +.!#!$!=!{ ULTIMA DESTINAZIONE: CIELO Il fotografo che sorride (e respira) dall’aldilà ADDIO Mauro Fiorese saluta tutti con un video al suo funerale: «Mamma mia! Quanti siete!» di STEFANO LORENZETTO Mauro Fiorese guarda- va il cielo. Magari lo face- va solo per mestiere: era un fotografo. Oppure guardava in quella dire- zione per un’impellenza dell’anima? Così ce lo re- stituisce il ritratto apparso nel necrolo- gio: con gli occhi puntati verso l’Alto. Brutta settimana, questa appena tra- scorsa. Precede quella di Natale, dedi- cata alla festa della vita, e costringe in- vece a occuparsi della morte. (...) segue a pagina 11 IL FISCO RINUNCIA A 90 MILIARDI LA CONFESSIONE DI EQUITALIA: I VERI EVASORI SONO IMPUNITI Il 75 per cento delle somme da recuperare è nelle mani di appena 360.000 persone, l’1,8 per cento del totale. Ma, anziché concentrarsi su di loro, si inseguono debiti da poche centinaia di euro A volte ritornano E Renzi sarà ancor più pericoloso e cattivo di prima IL BESTIARIO Milano non vuole il barcone in piazza Duomo Anche l’arcivescovo appoggia l’idea buonista del monumento all’accoglienza. Ma è un errore DOV’È LA BOLDRINI? Canta brani ignobili sulle donne Ma è un immigrato: nessuno fiata di GEMMA GAETANI Il rapper di origine gha- nesi Bello Figo è diventato una celebrità grazie al Web e molti lo difendono soste- nendo che i suoi brani sono provocazioni utili a smon- tare gli stereotipi sugli im- migrati. In realtà, le sue «canzoni» hanno testi ignobili, particolarmente offensivi verso le donne. A cui Bello Figo si rivolge con toni spregevoli, facendosi beffe delle numerose vitti- me di violenze e molestie. Ma poiché il rapper si pre- senta come «profugo», al- lora tutto gli è concesso. a pagina 8 L’INTERVISTA Panatta: «Vinsi la Davis in Cile perché il Pci diede il permesso» di ANTONELLO PIROSO Il 19 dicembre di 40 anni fa, i tennisti italiani vince- vano la loro unica Coppa Davis. Un trionfo accompa- gnato da polemiche perché la finale si disputò a Santia- go del Cile, dove governava Augusto Pinochet. Adria- no Panatta, eroe di quel- l’incontro, ricorda: «In Ita- lia c’erano manifestazioni contro di noi. Nei cortei scandivano slogan col mio nome. Potemmo partire soltanto perché Enrico Berlinguer annullò il veto inizialmente imposto dal Pci alla trasferta». a pagina 21 di FRANCESCO BORGONOVO L’arcivesco- vo di Milano, Angelo Scola, appoggia l’i- dea di Repub- blica e del re- gista Iñárritu di posizionare in piazza Duo- mo un barcone su cui, nel 2015, morirono centinaia di immigrati. Sarebbe l’ennesi- mo spot all’accoglienza sre- golata, un monumento all’i- pocrisia di cui la città e l’Italia non hanno alcun bisogno. a pagina 9 di MAURIZIO BELPIETRO Finalmente abbiamo la prova che l’e- vasione fiscale esiste solo perché il fisco non si incari- ca di eliminarla. Diciamo che il sospetto lo avevamo da tempo, cioè fin da quando i nostri esperti di tasse si era- no messi a dichiarare con estrema sicurezza a quanto ammontassero le imposte sottratte allo Stato. Se lo san- no, se conoscono quanti sol- di non vengono versati nelle pubbliche casse - ci diceva- mo - evidentemente dispon- gono anche di elementi suffi- cienti per sapere dove sono queste imposte e chi non ha fatto il proprio dovere di one- sto contribuente. Per poter dire che mancano all’appello 200 miliardi, immaginiamo infatti che siano stati contati. E se sono stati contati si deve per forza conoscere tutto, compreso il nome chi non ha pagato. Il nostro era un ragionamen- to di buon senso e a volte il buon senso orienta meglio di tante chiacchiere e di molti studi. Ad ogni buon conto, adesso c’è la prova di ciò che immaginavamo e a fornirla è Equitalia, ossia l’agenzia in- caricata di recuperare le tas- se fatte sparire dai furbi. La famigerata società, spesso responsabile dell’emissione di cartelle pazze, ha pubbli- cato un po’ di statistiche e da queste risulta lampante co- me il problema non siano le piccole evasioni, quelle per cui si insegue il contribuente fino in capo al mondo, conte- standogli le poche centinaia di euro non dichiarate e sulle quali vengono applicati inte- ressi di mora mostruosi. No, il problema sono i grandi evasori, ai quali (...) segue a pagina 3 di GIAMPAOLO PANSA Qualcuno ricorda un vecchio film americano che s’intitolava A volte ri- tornano? Era stato girato nel 1991 e si fondava su un racconto di Stephen King, il maestro dell’horror. Nar- rava di tre teppisti morti dopo aver pro- vocato un incidente nel quale aveva per- so la vita un ragazzino. Ventisette anni dopo il trio ritornava sulla terra per completare la sua opera nefanda, ucci- dendo il fratello della vittima. L’avevo visto in un cinema della periferia roma- na. E mi ero reso conto che non era un film da Oscar. Ma quanto alla paura da infondere nel pubblico, il suo dovere lo faceva. Mi sono rammentato di A volte ritorna- no nell’osservare le avventure del no- stro ex premier, Matteo Renzi. Ecco un uomo singolare anche nella sconfitta. Proviamo a riassumere le sue ultime vi- cende. All’inizio di dicembre, perde in modo clamoroso il referendum sulla ri- forma costituzionale. Era sicurissimo di vincerla grazie a una campagna elet- torale faraonica che per un mese lo ave- va portato in tutte le tivù del Paese e quasi in tutte le case. Sepolto da una va- langa di no, si dimette da premier, man- tenendo soltanto la carica (...) segue a pagina 2 IL CAOS DI ROMA Il sindaco Raggi prova a salvarsi giocando la carta veneta: Colomban di GIACOMO AMADORI a pagina 7

L aVer it¿ › articoli › 18_12_2016... · 2016-12-18 · di cartelle pazze, ha pubbli-cato un po 3di statistiche e da ... torale faraonica che per un mese lo ave-va portato in

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: L aVer it¿ › articoli › 18_12_2016... · 2016-12-18 · di cartelle pazze, ha pubbli-cato un po 3di statistiche e da ... torale faraonica che per un mese lo ave-va portato in

LaVer itàAnno I - Numero 79 www.laverita.info - Euro 1O Quid est veritas? O

QUOTIDIANO INDIPENDENTE n FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 18 dicembre 2016

y(7HI1B4*

LMNKKR( +.!#

!$!=!{

ULTIMA DESTINAZIONE: CIELO

Il fotografo che sorride (e respira) dall’aldilà

ADDIO Mauro Fiorese saluta tutti con un video al suo funerale: «Mamma mia! Quanti siete!»

di STEFANO LORENZETTO

n Mauro Fiorese guarda-va il cielo. Magari lo face-va solo per mestiere: eraun fotografo. Oppureguardava in quella dire-zione per un’i m p e l l e n zadell’anima? Così ce lo re-

stituisce il ritratto apparso nel necrolo-gio: con gli occhi puntati verso l’A l to.Brutta settimana, questa appena tra-scorsa. Precede quella di Natale, dedi-cata alla festa della vita, e costringe in-vece a occuparsi della morte. (...)

segue a pagina 11

IL FISCO RINUNCIA A 90 MILIARDI

LA CONFESSIONE DI EQUITALIA:I VERI EVASORI SONO IMPUNITIIl 75 per cento delle somme da recuperare è nelle mani di appena 360.000 persone, l’1,8 per centodel totale. Ma, anziché concentrarsi su di loro, si inseguono debiti da poche centinaia di euro

A volte ritornanoE Renzi saràancor più pericolosoe cattivo di prima

IL BESTIARIO

Milano non vuole il barcone in piazza DuomoAnche l’arcivescovo appoggia l’idea buonista del monumento all’accoglienza. Ma è un errore

DOV ’È LA BOLDRINI?

Canta brani ignobili sulle donneMa è un immigrato: nessuno fiatadi GEMMA GAETANI

n Il rapper di origine gha-nesi Bello Figo è diventatouna celebrità grazie al Webe molti lo difendono soste-nendo che i suoi brani sonoprovocazioni utili a smon-tare gli stereotipi sugli im-migrati. In realtà, le sue«canzoni» hanno testi

ignobili, particolarmenteoffensivi verso le donne. Acui Bello Figo si rivolge contoni spregevoli, facendosibeffe delle numerose vitti-me di violenze e molestie.Ma poiché il rapper si pre-senta come «profugo», al-lora tutto gli è concesso.

a pagina 8

L’I N T E RV I STA

Panatta: «Vinsi la Davis in Cileperché il Pci diede il permesso»di ANTONELLO PIROSO

n Il 19 dicembre di 40 annifa, i tennisti italiani vince-vano la loro unica CoppaDavis. Un trionfo accompa-gnato da polemiche perchéla finale si disputò a Santia-go del Cile, dove governavaAugusto Pinochet. Adria-no Panatta, eroe di quel-

l’incontro, ricorda: «In Ita-lia c’erano manifestazionicontro di noi. Nei corteiscandivano slogan col mionome. Potemmo partiresoltanto perché EnricoBerlinguer annullò il vetoinizialmente imposto dalPci alla trasferta».

a pagina 21

di FRANCESCO BORGONOVO

n L’a rc ive s c o -vo di Milano,Angelo Scola,appoggia l’i-dea di Re p ub -b l ic a e del re-gista Iñárritu

di posizionare in piazza Duo-mo un barcone su cui, nel2015, morirono centinaia diimmigrati. Sarebbe l’ennesi-mo spot all’accoglienza sre-golata, un monumento all’i-pocrisia di cui la città e l’Ita l i anon hanno alcun bisogno.

a pagina 9

di MAURIZIO BELPIETRO

n F i n a l m e nteabbiamo laprova che l’e-vasione fiscaleesiste soloperché il fisconon si incari-

ca di eliminarla. Diciamo cheil sospetto lo avevamo datempo, cioè fin da quando inostri esperti di tasse si era-no messi a dichiarare conestrema sicurezza a quantoammontassero le impostesottratte allo Stato. Se lo san-no, se conoscono quanti sol-di non vengono versati nellepubbliche casse - ci diceva-mo - evidentemente dispon-gono anche di elementi suffi-cienti per sapere dove sonoqueste imposte e chi non hafatto il proprio dovere di one-sto contribuente. Per poterdire che mancano all’ap p e l l o200 miliardi, immaginiamoinfatti che siano stati contati.E se sono stati contati si deveper forza conoscere tutto,compreso il nome chi non hapa gato.Il nostro era un ragionamen-to di buon senso e a volte ilbuon senso orienta meglio ditante chiacchiere e di moltistudi. Ad ogni buon conto,adesso c’è la prova di ciò cheimmaginavamo e a fornirla èEquitalia, ossia l’agenzia in-caricata di recuperare le tas-se fatte sparire dai furbi. Lafamigerata società, spessoresponsabile dell’e m i s s io n edi cartelle pazze, ha pubbli-cato un po’ di statistiche e daqueste risulta lampante co-me il problema non siano lepiccole evasioni, quelle percui si insegue il contribuentefino in capo al mondo, conte-standogli le poche centinaiadi euro non dichiarate e sullequali vengono applicati inte-ressi di mora mostruosi. No,il problema sono i grandievasori, ai quali (...)

segue a pagina 3

di GIAMPAOLO PANSA

n Qualcuno ricorda unvecchio film americanoche s’intitolava A volte ri-to r n a n o? Era stato giratonel 1991 e si fondava su unracconto di Stephen King,il maestro dell’horror. Nar-

rava di tre teppisti morti dopo aver pro-vocato un incidente nel quale aveva per-so la vita un ragazzino. Ventisette annidopo il trio ritornava sulla terra percompletare la sua opera nefanda, ucci-dendo il fratello della vittima. L’ave vovisto in un cinema della periferia roma-na. E mi ero reso conto che non era unfilm da Oscar. Ma quanto alla paura dainfondere nel pubblico, il suo dovere lof ac eva .Mi sono rammentato di A volte ritorna-no nell’osservare le avventure del no-stro ex premier, Matteo Renzi. Ecco unuomo singolare anche nella sconfitta.Proviamo a riassumere le sue ultime vi-cende. All’inizio di dicembre, perde inmodo clamoroso il referendum sulla ri-forma costituzionale. Era sicurissimodi vincerla grazie a una campagna elet-torale faraonica che per un mese lo ave-va portato in tutte le tivù del Paese equasi in tutte le case. Sepolto da una va-langa di no, si dimette da premier, man-tenendo soltanto la carica (...)

segue a pagina 2

IL CAOS DI ROMA

Il sindaco Raggiprova a salvarsigiocando la cartaveneta: Colomban

di GIACOMO AMADORIa pagina 7

Page 2: L aVer it¿ › articoli › 18_12_2016... · 2016-12-18 · di cartelle pazze, ha pubbli-cato un po 3di statistiche e da ... torale faraonica che per un mese lo ave-va portato in

LaVer ità 11DOMENICA18 DICEMBRE 2016

ZULTIMA DESTINAZIONE: CIELO

Il fotografo che ha salutatodall’aldilà: «Quanti siete!»Mauro Fiorese figurava nella «Top 100 world list». Due anni fa, un tumore ai polmoniS’è congedato con un video durante il funerale. E adesso continua a respirare sul Web

Segue dalla prima pagina

di STEFANO LORENZETTO

(...) Se ne va per un tumore, a42 anni, dopo sei di calvario,Francesca Del Rosso, mogliedi Alessandro Milan, un col-lega di Radio 24 che scrivesulla Ve rità , anche lei giorna-lista, e lascia due figli piccoli.L’ultimo gesto, racconta ilmarito, sono stati gli indicipuntati verso il cielo e unafrase appena sussurrata:«Ma perché è così faticoso ar-rivare lassù?». La stessa de-stinazione cui tendeva Fiore-s e.E tre giorni prima c’era statoil funerale di questo fotogra-fo della mia città, pluripre-miato, fra i migliori al mondoattestava fin dal 1997 la To p100 world photographers li-st . Ne ho scoperto l’e s i s te n zasolo perché è morto, non sa-pevo nemmeno che fosse na-to (mea culpa). Si chiama ete-rogenesi dei fini, ne era benconsapevole Pier Paolo Paso-lini, al punto da farsi uccide-re con un omicidio rituale,come mi spiegò il suo amicopittore Giuseppe Zigaina.Organizzò fin nei minimidettagli la propria morte persopravvivere a sé stesso, cri-stallizzato in eterno nella suafama ormai giunta all’apic e,novello Dante o novello Sha-kespeare, giacché altrimenti«non appena uno è morto,cadono nel nulla miliardi diatti, espressioni, suoni, voci,parole; un numero enormedi frasi che egli ha detto intutte le mattine, in tutti imezzodì, le sere e le notti del-la sua vita, cadono in un ba-ratro infinito e silente», ave-va scritto.Non così Fiorese, che, seppurrinchiuso in una bara adagia-ta per terra, ricoperta di de-corazioni multicolori dipin-te dalla moglie e con l’i n s e pa -rabile Hasselblad adagiatasul coperchio, è riuscito aparlare anche da morto, da

un grande schermo allestitoin chiesa il giorno delle ese-quie a Verona: «Mamma mia,quanti siete! Che bello! Nonpensavo foste così tanti», haesclamato allegro nel video.E adesso Fiorese continua arespirare anche da morto,basta andare sul sitowww.m au ro f io rese .c o m perudirlo, lì dove teneva Libra inc a n c e r, il diario della malat-tia che gli avevano diagnosti-cato due anni fa, cancro aipolmoni, ecco perché era, eresta, affezionato al suo fiatoa f f a n n o s o.Ma guardali, questi due cariestinti, che scompaiono al-l’orizzonte sorridendo e fa-cendo piangere i vivi. Che mi-stero è questo? «Pensi trop-po alla morte, l’hai citata trevolte», mi ha rimproverato il

nostro editorialista Carlo Pe-landa, dopo avermi sentitoparlare in pubblico qualchesettimana fa, notazione fi-nissima, considerato cheproveniva dal figlio di unopsicoanalista. Gli ho ribattu-to: perché non dovrei nutrireun forte interesse per il luogodove passerò le ferie più lun-ghe della mia vita, visto chenon vado quasi mai in vacan-z a?Non poteva sapere, il profes-sor Pelanda, di questa miaantica devozione, altra paro-la non mi viene. Né era quellala sede per raccontargli diquando, la notte di gennaio incui debuttò in Rai un mioprogramma televisivo, av-vertii l’urgenza di non guar-dare in diretta quella primapuntata, come usa in casi delgenere, bensì di alzarmi dallapoltrona, intabarrarmi e av-viarmi a piedi nella nebbiaverso il cimitero di campa-gna dove riposano i miei ge-nitori, mio fratello, i mieinonni e uno stuolo di zii. Eroguidato da un impulso irre-frenabile e trovai requie sol-tanto quando le mani si ag-grapparono alla cancellatadel piccolo camposanto e gliocchi si fissarono sui luminitremolanti, in un silenzio ir-reale, in un dialogo muto, inuna pace sconfinata che misembrarono per un attimo lasolidificazione di quella co-munione dei santi che trava-lica il tempo e lo spazio, in cuinessuno di noi vive per séstesso e nessuno muore persé stesso.Pensiero fisso, quello dellamorte, che mi tiene compa-gnia fin da bambino (non acaso il mio primo articolo fir-mato, composto in tipografiaquando avevo solo 13 anni,era un epicedio, quello che ingergo noi giornalisti chia-miamo «coccodrillo»). Fino aqualche tempo fa non avevoidea del perché il mio branoprediletto di musica classica,quello di cui non mi stancomai, fosse da sempre l’A r io s o

dalla Cantata BWV 156 diJohann Sebastian Bach. Poiun amico organista, PaoloBuro, mi ha spiegato che il ge-nio di Eisenach lo intitolò So-no già con un piede nella fos-sa , e allora tutto mi è statoc h i a ro.Considerate la follia del no-stro tempo. La notte diOgnissanti (mi rifiuto dichiamarla con il nome che lehanno dato le zucche vuote)la mia abitazione è stata asse-diata - vi avviso nel caso deci-diate di sposare una maestra- da torme di scolaretti trave-stiti da scheletri, scortati nelbuio da amorevoli madri diCirene che reggevano falci al-te il doppio dei loro pargoli.Lanciavano coriandoli neri.Eppure se li conducessero avedere La danza macabra af-frescata sull’Oratorio dei Di-sciplini a Clusone si ritrar-rebbero inorriditi.E gli stilisti? Avvinghiati co-me l’edera alle loro esistenzegoderecce e vuote, supersti-ziosi fino al midollo (ne hoconosciuto uno che a tavolarifiutò una certa acqua mine-

rale perché l’etichetta era dicolore viola), ma lestissiminel cavalcare le tendenzeneogotiche, basta che porti-no soldi. Le collezioni autun-no-inverno di quest’annohanno visto un tripudio di te-schi e di ossa incrociate suicapi di Alexander McQueen,John Richmond, Zara, Man-go, Philipp Plein, Libertine,nonché sulle t-shirt indossa-te dalle cantanti Pink, AvrilLavigne, Lola Ponce. Il cimi-tero della moda.Ho la sensazione che i mieicontemporanei abbiano pre-so una botta in testa e ora sia-no vittime di un’amnesia re-trograda: si sono dimenticatidi dover morire. E detestanoche qualcuno gli ricordi unacruda realtà: stiamo cammi-nando senza merito su strati-ficazioni formate dai 107 mi-liardi di individui che ci han-no preceduto. Di più: fra i153.000 abitanti del globo de-stinati a scomparire entro lamezzanotte di oggi potrebbe-ro esservi anche le nostretrascurabili personcine.Dopodiché, l’ignoto. Che re-

sta tale anche per i credenti.Mia madre, pur essendo unadonna dalla fede solidissima,negli ultimi anni di vita avevau n’unica, grande preoccupa-zione: non riusciva a imma-ginarsi dopo la morte, teme-va che non le sarebbe statodato modo di riconoscere ivolti dei suoi cari: il marito, ilfiglio, i genitori, le sorelle, isuoceri. Ma questa inquietu-dine a me non la riferì mai,forse per non rendere ancorapiù vacillanti i miei passi,l’ho scoperta solo dall’omeliafunebre che le dedicò suo ni-pote prete, con il quale erasolita confidarsi sui temi ul-timi.Sarà che non molestano condiscorsi vacui, sarà che nonstrillano, sarà che non offen-dono, fatto sta che dovrem-mo cominciare a considerarei defunti come i nostri mi-gliori amici. Non ha sensoescluderli dalle nostre vite.Invece è esattamente questoche abbiamo fatto: una socie-tà derelitta ha rimosso l’id eastessa di eternità dall’oriz-zonte temporale degli uomi-ni. Personalmente non sonomai riuscito a cancellarlineppure dall’agenda del tele-fonino. Ogni giorno la scorrocon il dito e me li ritrovo tuttidavanti, ormai quasi più nu-merosi dei vivi: parenti, ami-ci, colleghi, due editori chemi diedero lavoro, Pietro Ca-labrese che fu mio direttore aPa n o ra m a , l’i m p re n d i to reBernardo Caprotti, il registaDino Risi (avrebbe compiuto100 anni il 23 dicembre), lacontessa Marta Marzotto, ilcalzolaio Mario Bertulli checuciva le scarpe al Papa.A volte devo resistere allatentazione di chiamarli, co-me feci con Sergio Savianepochi giorni dopo la sua mor-te, avendo la sorpresa di ria-scoltarne la voce nella segre-teria telefonica del numero0423.563676, come se fosseancora vivo: «Non sono in ca-sa. Potete lasciare un mes-saggio dopo il segnale acusti-

co». Anziché un banale bipelettronico, seguiva un suocinguettio, identico a quellodell’uccellino che precede lamessa in onda dei giornali ra-dio Rai dalle sedi regionali.Immagino che molti di voi sicomportino come me, usinola medesima delicatezza alleanime morte del cellulare.Magari dipende solo dal fattoche abbiamo appaltato la no-stra memoria a questi appa-rati esterni e dunque temia-mo inconsciamente che, spa-rito un nominativo dal di-splay, svanisca davvero persempre anche il ricordo delvolto cui l’avevamo associa-to. Non si obliterano affetti econoscenze strisciando un«elimina» sullo schermo del-l’iPhone. E non è forse questoun modo per rivolgere a loro,ai morti, una sommessa pre-ghiera, restiamo in contatto,per favore? La versione mo-derna, tecnologica, di quellacomunione dei santi in cuisiamo rimasti in pochi a cre-d e re.Qualche giorno fa, a Roma,vedendo una banda musicaleche da via Agonale entrava inuna piazza Navona parata diluci natalizie, e guardando lagente far ala entusiasta all’e-stemporanea esibizione, misono detto che sarebbe statoun bel modo, quello, di an-darsene, sulle note di unafanfara. E mi sono ricordatodi un barbiere della mia in-fanzia, tale Nereo, un neoca-tecumenale, che prese con-gedo dalla scena terrena pro-prio in questo modo: volle es-sere accompagnato a sepol-tura con le campane suonatea festa e a distesa. Diventò su-bito subito la leggenda delquartiere. Aveva indicato atutti una strada mai percorsaprima, certo difficile da asso-ciare all’idea di morte: quelladella gioia anziché della me-stizia.Non potevo sapere che, inquello stesso istante, MauroFiorese salutava gli amici da

un maxischermo nella basili-ca di Sant’Anastasia, dicendoloro, radioso: «I funerali sonoper voi. Io sto solo partendoper un viaggetto. Un viagget-to verso l’ete r n i tà » .Mauro che guarda il cielo esorride. Francesca che puntanon uno ma entrambi gli in-dici in quella direzione, cosìfaticosa da raggiungere: ilcielo. L’orizzonte definitivoche abbiamo perso di vista.«La vita è un pellegrinaggio.Siamo fatti di cielo: ci soffer-miamo un po’ su questa terraper poi riprendere il nostrocammino». Lo disse un Papa.Era il 1962 ed era il 4 di otto-bre, festa di San Francescod’Assisi, patrono d’Ita l i a .Se solo gli italiani se ne ricor-dassero, ogni tanto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

“Scheletri e ossatrionfano nella modaMa l’idea di eternitàè stata rimossadall’orizzontedegli uomini

”“Non sono mai riuscitoa cancellare i mortidal telefonino. Scorroogni giorno l’agendae li ritrovo, quasi piùnumerosi dei vivi

C O LO R I La bara di Mauro Fioresedipinta dalla moglie, duranteil funerale che si è svolto a Verona

SORRISO Il ritratto di Mauro Fiorese comparso nel necrologio