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LaVer itàAnno I - Numero 42 www.laverita.info - Euro 1O Quid est veritas? O
QUOTIDIANO INDIPENDENTE n FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 6 novembre 2016
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di STEFANO LORENZETTO
n Ho un amico muratore,un vero artista, che a di-spetto delle sue capacitàsi fa chiamare Nano. L’ul-tima volta che l’ho incon-trato era raggiante: «Stocostruendo una casa in
legno». Ho pensato che si riferisse a unaspecie di Cicocca, la casetta di cartoneche la Ferrero regalava ai bambini neglianni Sessanta con i punti delle Brioss. IlNano mi ha guardato con aria di compa-timento: «Ma che dici? È una casa vera,
di tre piani, disegnata da un architetto,bellissima. Solo che costa molto di piùdi quelle in cemento armato». In effetti,a ripensarci bene, anche Giovanni Ra-na, la prima volta che lo incontrai 25anni fa per un’intervista commissio-natami da C ap ital , abitava in un’e l e-gante villetta in legno tirata su accantoallo stabilimento da cui uscivano i tor-te l l i n i .Ho ripensato al Nano mentre il premierMatteo Renzi compariva in tv il giornodell’ennesimo terremoto nel CentroItalia e pronunciava, con il tono accora-to e solenne che deve avergli suggerito
Jim Messina per apparire attendibile,la seguente sentenza: «Ricostruiremotutto, case, chiese ed esercizi commer-ciali». È lo stesso programma che i friu-lani si diedero da soli nel 1976. Solo chenon ebbero bisogno di dirlo: comincia-rono a farlo, dal giorno dopo, in silen-zio, senza proclamarlo a reti unificate.Con il fondato sospetto che le popola-zioni colpite dal sisma, e gli italiani tut-ti, non gli credessero sulla parola, Renziaveva fatto disporre alle spalle del podiorecante il logo della presidenza (...)
segue alle pagine 2 e 3
DOPO GENOVA E CUNEO
UN’ALTRA INDAGINE SUL PADRE DI RENZILa Procura di Napoli ha aperto un fascicolo che ruota attorno a un personaggio misterioso che gli è vicino. Lui si sfoga con alcunicollaboratori: «Se la notizia esce prima del 4 dicembre, perdiamo il referendum». Le ombre lasciate da un’inchiesta ad Alessandria
Terroristi sui barconi: fanno gli scafistiAlla faccia di quanto predicano i nostri ministri, i jihadisti via mare arrivano eccomeAnzi, organizzano i viaggi: uno ora è in carcere. E l’idea dell’Onu qual è? Dare loro più soldi
di GIACOMO AMADORI
n Nuove grane in vista per Ti-ziano Renzi. Il babbo del pre-mier, secondo due fonti dellaVe rità , in questi giorni èpreoccupato per una nuovaindagine che lo riguarda. Imagistrati che si stanno oc-cupando di lui non sono, co-me è già accaduto, quelli diGenova e di Cuneo, bensì gliinquirenti di un ufficio giudi-ziario del Sud. Secondo i no-stri testimoni, la Procura in-teressata è quella di Napoli. Ainguaiare Renzi senior sem-bra che siano i rapporti com-merciali con un personaggiocon qualche grattacapo giudi-ziario. «Ma io quel tipo l’av ròvisto una volta...», si è lamen-tato babbo Tiziano con la suacerchia più ristretta. Aggiun-gendo poi: «Se questa notiziaesce prima del 4 dicembre,perdiamo il referendum».Quando lo abbiamo chiamatoper chiedergli conferma del-la notizia ci ha risposto in mo-do sibillino: «È una bella noti-zia, stasera la pastasciutta lamangio contento. La ringra-zio per l’attenzione. È una no-tizia che io qui non ho, puòdarsi che sia vera».
a pagina 7
L’antropologodi sinistra«Difendiamol’Occidente»
LA CECLA
di FRANCESCO BORGONOVOa pagina 10
di MARIO GIORDANO
n Da oltre unanno il governosmentisce chesui barconi diimmigrati pos-sano nascon-dersi dei terro-
risti. Ora però è stato presouno scafista, che quei barconili gestiva e, allo stesso tempo, sidiceva «pronto al martirio».
a pagina 11
di ROGER SCRUTON
n Come ha dimostrato Margaret Thatcher, il ca-pitalismo può essere un bene sociale e ha una suamorale. Ma l’ha perduta per colpa di una finanzasenza regole che scarica i suoi errori sugli altri.
a pagina 12
DIMENTICATA LA THATCHER
L’economia ha una sua moraleIl problema è che l’ha perduta
di GIAMPAOLO PANSA
n Che brutta annataquesto 2016! Il 1° ottobreho compiuto 81 anni e hocominciato ad avere pau-ra del terremoto. Nelmio passato non c’e ramai stato posto per la
paura. Non l’ho provata neppure quan-do imperversavano le Brigate rosse conun corteo di bande minori che avevanopreso di mira i giornalisti. Dovevo esse-re accoppato nella primavera del 1980,ma la banda non mi trovò e al mio postoassassinò Walter Tobagi. Vivevo tran-quillo, mi spostavo con regolarità traMilano e Roma, stessi orari, medesimiindirizzi, convinto che non sarebbe ac-caduto niente.Invece adesso ho paura del terremoto.Vivo in un piccolo Comune toscano in-cuneato tra l’Umbria e il Lazio. Se miaffaccio alla finestra, vedo il monteAmiata e subito ricordo che un tempoera un vulcano. Dico sempre: «Speria-mo che non si risvegli!». In paese si par-la molto del sisma, ma sottovoce, comese ci trovassimo di fronte a una osceni-tà indicibile. A una manciata di chilo-metri da casa inizia la provincia di Pe-rugia. Non ci metterei nulla ad arrivaresui posti che tutte le sere vedo, ango-sciato, nei telegiornali. Ma non intendofarlo. Me lo vieta il timore delle scosseimprovvise. Quella di domenica 31 otto-bre, appena sette giorni fa, ha spostatoil computer sul quale stavo lavorando.Però lo proibisce soprattutto una seriedi fatti che mi incattiviscono.Il primo è di aver constatato un’a l travolta che il nostro presidente del Con-siglio, Matteo Renzi, governa con duearmi letali: il bluff e la menzogna. Dopola prima scossa di fine agosto ad Ama-trice, e i tanti morti,si è affrettato a di-chiarare da tutte le tivù che i paesi col-piti dal sisma sarebbe stati subito rico-struiti come erano e dove stavano. IlBullo sapeva bene (...)
segue a pagina 5
REFERENDUM
Se vince il Nonessun disastroFinalmentelo ammettonodi MAURIZIO BELPIETRO
n F i n a l m e ntequalcuno co-mincia a ra-gionare. Dopoaver terroriz-zato per mesigli italiani,
prevedendo sfracelli in casodi vittoria del No al referen-dum costituzionale, adessoin molti (lo testimoniano leultime previsioni di impor-tanti istituzioni finanziarie)cominciano a mettere le ma-ni avanti, precisando che se il4 dicembre Matteo Renzi ve-nisse sconfitto per l’Ita l i anon cambierebbe assoluta-mente nulla.Nessuna tempesta finanzia-ria si abbatterebbe sul nostroPaese nel timore che i barba-ri del Movimento (...)
segue a pagina 9
IL BESTIARIO
I TERREMOTI SCONFITTI NEL 1783
I Borbone erano più bravi di questo governoDalle case in legno ai progetti di Piano. Che aspetta Palazzo Chigi a correre ai ripari?
OLTRE AL SISMACI TOCCASUBIRE LE BUGIEDEL PREMIER
Il mito degli ascolti tvsmentito dall’Au d i t e ldi ANTONELLO PIROSOa pagina 21
LaVer ità2 DOMENICA6 NOVEMBRE 2016
ZL’ITALIA TREMA
Contro i terremotimeglio i Borboneche il governo RenziNel 1783, dopo che Reggio Calabria e Messina erano state raseal suolo, Ferdinando IV adottò un protocollo antismico che funzionaancor oggi: una croce di Sant’Andrea lignea all’interno dei muri
Segue dalla prima pagina
di STEFANO LORENZETTO
(...) del Consiglio ben dieciaste portabandiera, con appe-si altrettanti tricolori perfet-tamente allineati, tutti con lamedesima piega. Ripeto: die-ci. Anche il suo amico BarackObama, quando parla ai gior-nalisti, lo fa da un leggio orna-to con il «Seal of The Presi-d e nt of The United States»,ma alle sue spalle di vessilli astelle e strisce ne tiene uno so-lo. Gli basta per apparire auto-revo l e.Il punto è esattamente questo:a che ci serve un capo del go-verno specialista in pleona-smi, che promette di rico-struire tutto (non credo fosseipotizzabile l’a f fe r m a z io n econtraria: «Vi lasceremo inmezzo alle macerie»), se nonsa spiegare come e quando ri-costruirà? Purtroppo i terre-moti hanno questo di brutto:sono ineluttabili, come lamorte, e non sta scritto in nes-suna legge di natura dove simanifesteranno, né con qualeintensità, né con quale durata.Le famose «scosse di assesta-mento» non sono altro cheuna formula consolatoria perattenuare il panico nella po-polazione. Giusto per renderel’idea: dal momento in cui hocominciato a scrivere questoarticolo (ieri mattina alle 5) aquando l’ho finito si sono regi-strati sul suolo patrio ben 21sismi di magnitudo superiorea 2, i più forti dei quali, 3 gradidella scala Richter, in provin-cia di Macerata, a distanza diu n’ora l’uno dall’altro. Con-trollare il sito del Centro na-zionale terremoti (cnt.rm.in-gv.it) per credere. Lì la lista,impressionante, viene aggior-nata in tempo reale.Perciò da uno statista, am-messo che abbia gli attributinecessari per esserlo, miaspetto soluzioni, non pacchesulle spalle. E idee sul da farsi,cioè su come prevenire lutti erovine. La più brillante, al mo-mento, mi è venuta dal Nano,anziché dal presidente delConsiglio. Un motivo ci sarà.Le case in legno, dunque. Hoscoperto che in provincia diVarese c’è un’azienda, Novel-lo, nata nell’anno in cui io so-no venuto al mondo, che necostruisce di molto eleganti,in tutto e per tutto identichealle normali abitazioni, anzimigliori. Immagino che unaqualche esperienza nel ramoquesti signori l’abbiano matu-rata. Essendo specialisti inbioedilizia ecosostenibile, illoro modo di costruire mi pareperfettamente integrabilecon le zone devastate dal si-sma, dove la natura graziad-dio la fa ancora da padrona an-che nel bello.
Bisogna volare basso, rasoter-ra, cosicché, se cadi, ti fai me-no male. Prendiamo atto chenelle zone a rischio sismiconon è più possibile costruirein altezza. Si obietterà: ma co-sì «mangi» altro territorio. Ve-ro. Ma non è forse quello chestanno già facendo tutti i Co-muni, specie al Nord, con lelottizzazioni per villette aschiera da uno o due piani chevanno incontro alle istanze dichi agogna il giardino, il pez-zetto di terra fuori dall’u s c io?E comunque sempre meglio illegno del cemento armato, delquale, nonostante la crisi delcomparto edilizio, l’Italia nel2013 deteneva ancora il re-cord europeo di produzione,con un consumo di 360 chilipro capite l’anno, contro i 320della Germania e i 305 dellaFra n c i a .Ho chiesto all’impresa Novel-lo. Una gentilissima portavo-ce, Simona Bardelli, mi haprontamente risposto, for-nendomi alcune informazio-ni, una più straordinaria del-l’altra: «Non ci sono limiti alnumero di piani possibili peruna casa in legno, se ben pro-gettata. A Milano, di recente,sono sorti i primi edifici di 7 e
9 piani, antisismici e in classeA. Il legno, per sua natura, è unmateriale elastico e resisten-te: queste proprietà intrinse-che garantiscono estrema si-curezza in caso di terremoto.Le case in legno hanno circagli stessi costi delle costruzio-ni tradizionali ma, a parità dispesa, presentano più effi-cienza energetica e consento-no maggiori risparmi nel tem-po».Capisco che il premier nonpossa abbassarsi a consultareil Nano o Simona Bardelli, an-che se ha la presunzione d’es -sere l’unico capace di rappre-sentarli. In compenso ad ago-sto era volato a Genova per in-contrare il miglior architettoche esista in Italia, Renzo Pia-no. Si sono parlati per quattroore. Avendo progettato laShard di Londra, che è il grat-tacielo più alto d’Eu ro pa ,qualche idea sulla staticità de-gli edifici Piano dovrebbeaverla, o no? Poiché escludoche i due si siano limitati aparlare del tempo in Liguria,almeno un suggerimento pra-tico il presidente del Consigliol’avrà ascoltato. Vi risulta chesia stato tradotto in un’inizia -tiva concreta, in un disegnolegge? A me no.
Eppure fra Renzi e Renzomantenere le comunicazioninon dovrebbe essere difficile,considerato che l’illustre pro-fessionista è anche senatore avita. Abbiamo la fortuna di an-noverare suo figlio, Carlo Pia-no, tra le firme della Ve rità .L’ho interpellato. Ho così ap-preso che il padre è stato co-stretto a ripetere nell’aula diPalazzo Madama, all’indoma -ni della nuova tragedia, quan-to già aveva espresso al capodel governo nell’incontro diGenova. Segno che nel frat-tempo non s’è mossa foglia.Parole forti di un uomo com-petente e provvisto di appas-sionata moralità: «Ci sentia-mo colpevoli solo per il tempoin cui piangiamo i morti. C’èqualcosa di sbagliato. Non sipuò andare avanti così. Da treanni mi occupo, qui accanto,al primo piano di Palazzo Giu-stiniani, nella stanza 24, di pe-riferie: è un grande tema, cheappartiene ai nostri tempi.Ma c’è un tema che si presentacome ancora più urgente e an-cora più pressante: quello delsisma. Io intendo fare questoprogetto non come architettoma come senatore a vita,usando il mio gruppo di lavo-ro. Quindi sia chiaro che non
ho bisogno di niente; ho biso-gno solo di quello che già rice-vo come emolumento da sena-tore a vita. Si tratta di un pro-getto che va più lontano, unprogetto generazionale, chedeve durare forse due genera-zioni, 50 anni. Mi riferisco aun progetto a lungo termine:salvaguardare il Paese e il suopatrimonio residenziale dalsisma. Vorrei concentrarmi,quindi, sulla casa, perché essaè il rifugio di tutti. In fondo,tutti noi abbiamo passato la
vita a tornare a casa, ogni set-timana, ogni mese, ogni gior-no. La casa è il rifugio, il luogodel silenzio, in cui si ritrova sestessi. Non è immaginabileche essa non sia un luogo sicu-ro: è sicuro per definizione. Ladiagnostica degli edifici è unpunto di partenza, perchéquesta diagnostica così preci-sa consente subito di passarea una cantieristica leggera. Viassicuro che si possono faredelle chiavi che rinforzano gliedifici, senza distruggerli espaccare tutto. Vedete, nelmio mestiere - lo so benissimo- bisogna fare dei prototipi;non basta parlare, non biso-gna nemmeno scrivere, nonbasta. E poi naturalmente bi-sogna discutere di tecnichecostruttive: la pietra, il lateri-zio, la struttura mista, il ce-mento. Sono state costruitecose spaventose in cementonegli anni del dopoguerra. Di-co spaventose non al livello diestetica ma di sicurezza. Stia-mo parlando di un patrimoniodi 10 milioni di case. Questo èl’ordine di grandezza. Stiamoparlando di tutto il patrimo-nio residenziale che sta sullaspina degli Appennini. Il ter-remoto c’è sempre stato in Ita-lia e ci sarà sempre purtroppo,
LE CASE IN LEGNO CHE NON CROLLANO MAI
“Sullo sfondo di ben 10tricolori, il premierpromette che tuttosarà ricostruitoIl Nano lo sta giàfacendo con il legnoE a Milano sorgonopalazzi di 9 pianidello stesso materiale
”
“Il capo del governovolò a Genovaa parlare con RenzoPiano. Allora perchél’illustre architettoha dovuto ripeterein Senato che serveun progetto di 50 anniper la sicurezza?
”
SOLUZIONE ALTERNATIVA Edifici in legno realizzati da un’azienda specializzata della provincia Varese,Novello, sul mercato da 50 anni. Non ci sono limiti al numero di piani per case di questo tipo. Hanno circa glistessi costi delle costruzioni tradizionali ma, a parità di spesa, consentono maggiore efficienza energetica
LaVer ità 3DOMENICA6 NOVEMBRE 2016
ZL’ITALIA TREMA
ma non è fatale che non si rea-gisca. Si dice che la natura ècattiva. La natura non è catti-va, né buona: è completamen-te indifferente. Però ha fattouna bella cosa: ci ha dotati del-l’intelligenza, che è una cosanaturale». Ecco, si direbbeche la natura, tra Firenze e Ro-ma, non sia stata così prodigacome altrove. L’unica dotazio-ne sparsa a piene mani, daquelle parti, è la parlantina.Da un presidente del Consi-glio mi aspetterei anche checonsultasse il suo omologogiapponese, il quale in fatto diterremoti potrebbe tenereuna cattedra universitaria.Presumo che nel Paese del SolLevante le sorgenti sismichesiano assai diverse da quelledel suolo italiano. Ma pensoche i progettisti nipponici ab-biano molto da insegnarci inmateria fin dal 1° settembre1923, quando un sisma di-struttivo lasciò in piedi l’Im -perial hotel di Tokyo realizza-to da Frank Lloyd Wright einaugurato proprio quel gior-no. Il geniale architetto si eralimitato ad attingere alla seco-lare esperienza dei colleghi lo-cali, facendo «galleggiare» l’e-dificio su 20 metri di fango al-luvionale, con fondazioni lar-
ghe e poco profonde, in modoche restasse «in equilibrio co-me un vassoio sulla punta del-la dita di un cameriere», cosìsi espresse Wright. Sempre lì,in Giappone, sanno da sempreche nell’utilizzo del cementoarmato vanno adottati specia-li accorgimenti - dai pilastririnforzati con fibre di carbo-nio alle leghe d’acciaio elasti-co - affinché i palazzi non col-lassino al primo scrollone.Infine dal capo del governo miaspetterei che studiasse. Se lofacesse, scoprirebbe che giànel 1783 i Borbone - sì, proprioi vituperati Borbone - avevanoconcepito nel Regno delle DueSicilie un regolamento antisi-smico teso a impedire che iterremoti sbriciolassero le ca-se, il che spiega il motivo percui molti edifici costruiti aquel tempo rimangano ancoroggi in piedi e rispondanoegregiamente ai test di resi-s te n za .Ci arrivarono anche loro, co-me noi oggi, sospinti dall’e-mergenza, innescata dallospaventoso sisma che colpì lapunta dello Stivale il 5 feb-braio di quell’anno, radendoal suolo Reggio Calabria eMessina e provocando un nu-
mero di vittime stimato fra le30.000 e le 50.000. Fu allorache re Ferdinando IV promul-gò il primo protocollo antisi-smico nella storia d’Eu ro pa ,un ammirevole modello di re-gole da adottarsi nella rico-struzione. Esso contemplaval’obbligo d’inserire in ogni pa-rete una croce di Sant’A n d reain legno - si ritorna sempre lì,al legno - per rendere elasticala struttura muraria. Gli inge-gneri borbonici avevano svi-luppato questa intuizione os-servando gli immobili soprav-vissuti alle calamità nel baci-no del Mediterraneo, come leh atul e le himis tu rc h e.Sono passati più di 200 annima quella tecnica, definita«casa baraccata», resta tutto-ra valida. Lo dimostra un testche il Consiglio nazionale del-le ricerche ha compiuto treanni fa sul Palazzo del Vescovodi Mileto a Vibo Valentia, co-struito nel rispetto del regola-mento di Ferdinando IV e pas-sato indenne attraverso altriterremoti, fra cui il più rovi-noso nella storia d’Eu ro pa ,quello che nel 1908 cancellò dinuovo dalla carta geograficaMessina e Reggio Calabria. Glistudiosi del Cnr hanno atte-stato che il palazzo conserva«un eccellente comporta-mento antisismico» e rimar-cato come un sistema costrut-tivo ideato a fine Settecentosia tuttora «in grado di resiste-re a eventi di una certa rile-va n za » .Ora si capisce meglio perchénella Collegiata dell’A s su ntadi Arco, sulla tomba di Fran-cesco II, l’ultimo re delle DueSicilie morto in esilio nel 1894mentre era ospite del Trenti-no austriaco, ancor oggi arri-vino visitatori a recitare unapreghiera, nonostante le suespoglie mortali da 32 anni sia-no state traslate a Napoli. Qua-si quasi conveniva tenersi iB o rb o n e.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
“Non si può chiedereaiuto ai giapponesi?L’hotel Imperialdi Wright a Tokyogià nel 1923 resistevaalle scosse, stando«in equilibrio comeun vassoio sulle ditadi un cameriere»
”
«Per ospedali e scuoleservono 80 miliardi»Zambrano, presidente degli ingegneri: «Con un piano di 20 annibasta lo 0,5% del Pil per mettere in sicurezza gli edifici pubblici»
D E VASTATA Un dipinto di Santa Rita da Cascia nella chiesa di Santa Maria della Cona a Fras c a ro ,vicino a Norcia. A sinistra, Matteo Renzi alla conferenza stampa dopo il nuovo terremoto
di PAOLO GIOVANNELLI
n D ov ’è «Casa Italia»? Per ilpresidente del consiglio,Matteo Renzi, «in un diparti-mento a Palazzo Chigi». Unanuova «struttura tecnica»per occuparsi di sicurezza eterremoti, ancora tutta dapensare e realizzare, mentrele case vere, da Amatrice aNorcia, sono giù. Sbattute aterra o schiantate fino all’i-nagibilità, insieme ai capan-noni industriali, alle stalledegli allevatori e ai magazzi-ni degli agricoltori. Ieri an-che l’ospedale di Amandola èstato evacuato per problemis tr uttu ra l i .Il presidente del consiglionazionale degli ingegneri,Armando Zambrano, sem-bra avere idee un po’ più pre-cise riguardo alla sicurezzaantisismica del Paese, in par-ticolar modo su quella degliedifici pubblici quali, adesempio, scuole, ospedali,caserme, stadi, sedi di istitu-zioni locali (come i palazzicomunali) e chiese. Sono i co-siddetti edifici «strategici» e«sensibili» (tale definizionepuò riguardare anche ferro-vie e strade, pure secondarie,ma irrinunciabili in caso dievacuazione della popolazio-ne e per far giungere soccor-so e aiuti), costruzioni cheservono comunità intere eche devono servirle anchedurante (non crollando equindi salvando vite umane)e dopo un terremoto (restan-do più funzionali possibile).«Per mettere gli edifici pub-blici in sicurezza, puntandoal loro adeguamento sismi-co», afferma Zambrano, «os-sia portarli a caratteristichedi elevata resistenza alle on-de d’urto dei terremoti, oc-correrebbero dai 70 agli 80miliardi di euro. Una cifra,questa, che andrebbe spal-mata in 20 anni e che, nel bi-lancio dello Stato corrispon-derebbe a uscite pari a circaquattro miliardi all’anno, piùo meno lo 0,5 per cento deltotale. Non è una cifra impos-s i bi l e » .
SAN GIULIANOAnzi, per nulla, consideran-do che ne va della sicurezzadei nostri figli a scuola, deimalati in ospedale, del perso-nale amministrativo di qual-siasi ente pubblico. Negli edi-fici pubblici si concentrano,ogni giorno, centinaia di per-sone, per studiare, curarsi elavorare. Però, ad Amatrice,una parte della scuola Capra-nica è crollata e il fatto è oraoggetto di indagine dei magi-strati. Un passo indietro: SanGiuliano di Puglia, ore 11.33del 31 ottobre 2002. Magnitu-do 6.0 gradi Richter: schiac-ciati sotto il tetto della scuolaJovine morirono 27 bambinie una maestra. Avevano so-praelevato di un piano e i giu-dici stabilirono che il crollodella scuola era stato deter-minato da responsabilitàumane. La tragedia di SanGiuliano di Puglia scosse l’al-lora presidente del consigliodei ministri Silvio Berlusco-
ni che, nel 2003, emanòu n’ordinanza (la 3274, dal ti-tolo Primi elementi in mate-ria di criteri generali per laclassificazione sismica delterritorio nazionale e di nor-mative tecniche per le costru-zioni in zona sismica) che ob-bligava le amministrazionipubbliche a effettuare un’a-nalisi di vulnerabilità sugliedifici strategici e sensibili,come le costruzioni e le in-frastrutture pubbliche. «Ta-le analisi di vulnerabilità su-gli edifici pubblici», fa notarel’ingegner Zambrano, «ingran parte è stata già esegui-ta». Tuttavia dal provvedi-
mento di Berlusconi al crollodella scuola di Amatrice sonotrascorsi 13 anni. Come pos-sono ripetersi, a distanza ditanto tempo, gli stessi fatti,nonostante il continuo ag-giornamento delle normati-ve antisismiche? Dov’è l’in-ghippo? «Sono i soldi, che so-no sempre mancati per fareun serio piano antisismicosugli edifici pubblici», spiegal’ingegner Zambrano. «Unpiano che manca tuttora. Ècome se lo Stato», continua ilpresidente degli ingegneriitaliani, «facesse le norme epoi, esso stesso, derogasse aqueste regole che si è dato,perché non ci sono fondi eco-nomici o perché vengonospesi per fare altre cose».
MANCANZA DI FONDIIn pratica lo Stato fa buoneleggi, i governi emanano de-creti via via più aggiornati al-la luce dell’emergenza delmomento ma, da Roma, nes-suno ci mette i soldi veri. Ècome se i nostri capi del go-verno andassero un po’ a ca-so, confidando più nel fatto-re «C», speranzosi nell’i nve -terato italico motto «reggitiponte, finché passo». Ossiache le disgrazie non arrivinomai loro regnanti. Per poiuscirsene fuori con frasi alte,ma bizzarre, come ha fatto ilpresidente del consiglio incarica, del tipo: «Giocare in-sieme e fare di questo temaun tema politico è la scom-messa di questo post terre-moto». I Palazzi si conferma-no distanti dalla realtà.Intanto resta il fatto, adesempio, che quasi il 90 percento delle scuole italianesono edificate senza criteriantisismici e il 65,1 per centodegli edifici è stato costruitoprima dell’entrata in vigoredella normativa antisismicadel 1974 (la legge n. 64 del 2febb ra io ) .
CERTIFICATI DI COLLAUDOIn un Paese di terremoti, sol-tanto una scuola su due hacertificati di collaudo e ido-neità statica, stando all’ulti-mo rapporto Ec o si ste m asc uo l a di Legambiente e pre-sentato due giorni fa, a Ro-ma, nel corso di Scuola inno-va - primo forum sull’ediliziascolastica. «La più grandeopera pubblica che è possibi-le e doveroso realizzare»,conclude l’ingegner Zambra-no, «sarebbe proprio la mes-sa in sicurezza dell’Ita l i a ,con l’apertura di centinaia dimicro cantieri dedicati siaagli edifici pubblici, sia alleabitazioni private (a quelpunto la spesa complessivada affrontare lieviterebbe acirca 180 miliardi di euro,ndr). Peraltro gli interventispot su questa o quella situa-zione di ricostruzione postterremoto, magari con finan-ziamenti distribuiti “a piog-g i a”, sottraggono, in propor-zione, molte più risorse eco-nomiche». Insomma, spen-diamo più e combiniamo po-co. Rischiando anche le no-stre vite.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
AUTORITÀ Armando Zambrano
SPECULA ZIONIPer risparmiaresi «migliora»ma non si «adegua»
n C’è un problema anchenel linguaggio, quando siparla di messa in sicurez-za dai terremoti. Il sognosarebbe l’adeguamento si-smico degli edifici (in casodi sisma si può fratturarequalche tramezzo, ma l’e-dificio «adeguato» noncrolla), specie di quelli co-struiti prima del 1974, an-no in cui fu varata la primanormativa anti terremo-to. Un sogno in molti casiimpossibile, poiché ade-guare vecchi stabili allenorme antisismiche risul-ta troppo costoso. Se l’a-deguamento sismico restala meta a cui tendere, nel-la maggior parte dei casi itecnici intervengono pro-ponendo interventi di mi-glioramento sismico. Ilmiglioramento sismico ècerto utile: si mette una«catena», un architrave,un tirante, si restringeuna finestra. Il progetti-sta stesso dichiara l’avve -nuto miglioramento si-smico, ma la nuova resi-stenza dell’edificio al ter-remoto resta presunta. Itecnici che avevano ri-strutturato la scuola(crollata) di Amatrice, alladomanda se non si fossedovuto garantire l’assolu -ta sicurezza, hanno rispo-sto: «La norma non lo pre-vede. È un problema di sol-di. L’adeguamento al 100per cento sarebbe l’id ea l e.Ma è costosissimo, infattinon lo fa nessuno».
P. G .© RIPRODUZIONE RISERVATA