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Roberto Cipollone
PASSA LA BANDA Passa la banda e usciamo in pigiama per sentire la marcia, il signore con quel grosso tamburo ci fa
persino provare a suonare. Oggi è festa, vestito nuovo e sandaletti. Chissà se faranno la corsa con i sacchi; di sicuro anche quest’anno mi cadrà l’uovo dal cucchiaio. Aspetta… A Santo Rocco tante persone davanti ad una chiesetta piccola e ad una montagna immensa, che bello il panorama da quassù, c’è un coinvolgimento particolare. Stasera c’è il torneo, poi il memorial per Mario, tutti i ragazzi vorranno esserci; sarebbe bello sentire ancora almeno una volta il suo invito a sparpagliarci. Possibile poi che si concentri tutto in questi giorni? Dopo le sagre c’è anche “Sinfasò”, e poi i concorsi, le giornate da organizzare… dovrei prendermi qualche giorno di ferie da queste ferie. Aspetta… È già sabato e devo mettermi in fila davanti per la processione, non vedo l’ora di tornare indietro da Santa Lucia per vedere tutta la gente che c’è. È davvero lunga, come un piccolo fiume la gente percorre le stradine dietro alle statue, qualcuno si ferma all’ombra, ma tutti vogliono esserci. Il pranzo di oggi basterebbe per una settimana, ma che buone le sagnette di nonna, speriamo abbia fatto anche i fritti. Aspetta… Le serate sulle scalette non conoscono il termine “tardi”, c’è sempre una canzone da cantare e qualche cantina da cui “cacciare”, c’è sempre qualcuno che ti ricorda la crudele rapidità con cui se ne vanno questi giorni, c’è sempre un pallone che spunta all’improvviso e una cascetta da giocarsi, lì dove s’incrociano le dita e qualcuno sa sempre come reccòllele. Aspetta… Oggi nonno mi dà cinquemila lire, speriamo non se ne scordi, stasera arrivano le bancarelle e poi c’è il gelato che si mette… Anche quest’anno il mio uovo ha fatto una brutta fine, dovrò rifarmi con la gara del cocomero. È già domenica e torna la banda, devo mettermi l’altro vestito dopo il sugo e il gelato di ieri. Ancora tutti in fila, dopo la Madonnina speriamo di fermarci all’ombra. Si lasciano i fiori al monumento e partono gli spari, a che serviranno poi se non si vede quasi niente? Aspetta… È ancora sabato, dopo il gruppo in piazza si scende finalmente all’ara per vedere i fuochi da vicino; è più bello tenersi abbracciati sotto una cupola fugace. Tre colpi finali. Non sono mai stato capace di arrampicarmi, figuriamoci se posso rischiarmi il palo della cuccagna. “Mena, tira, avanti, sinistra, mò, arrete”, non ci capisco niente, vabbè provo qua… speriamo che gli altri riescano a prendere almeno una pignatta, se no chi se li sente quiji più róssi? Aspetta… Chissà perché c’è quel tipo con la fascia, i vigili, tutti attorno a quel quadro con la Madonna… certo a vederlo da vicino è molto bello. Oggi pomeriggio vedrò i giochi dei grandi, la corsa con le conche, il tiro alla fune… che bello sarebbe riuscire a prendere quel prosciutto lassù in alto. Speriamo che gli altri non ripartano subito, l’estate non finisce mica con la festa. Aspetta… Non mi piace questa sensazione di malinconia, i saluti, ma devo pur prepararmi la valigia. Domattina òmmaco come tutti gli anni…
«Eh, mà, sì mò mi alzo…» Nella mia mente s’inseguono ancora le immagini che ho sognato, le emozioni del bambino si alternano alla coscienza presente, e non so più decidere quale sia la “mia” Festa… forse è quella che vedrò senza occhi, quando mi mancherà dopo i tre colpi finali.
Ma ancora è presto, è ancora da vivere.
Mensile gratuito della Pro‐Loco di Cese dei Marsi Anno IV Numero 39 – 23 Agosto 2009
Eugenio Cipollone
RANDOM ROADS
Mentre ascoltavo i “Random Roads” ajjo Prato Vasile, mi è tornata in mente una serata simile, di diversi anni fa, in cui, sempre dei ragazzi di Cese avevano organizzato un concerto alla Pro‐Loco. La serata si chiamava Black Night e sul palco c’erano Stefano “Tully”, Fabrizio, Marco “Pazzo” e Leandro. Nel ricordare quell’evento, ho pensato che sarebbe stato bello se fossero state raccolte le loro impressioni per confrontarle con quelle dei protagonisti di oggi. È anche con questo spirito che ho proposto ad Emanuele, Francesco ed Antonio (per tutti DiPa, Bonari e Torge) un’intervista sulla serata del 13 agosto, senza alcuno schema, né domande preparate a tavolino, che assumesse così il carattere di una chiacchierata tra amici.
Prendi allora tre musicisti in erba. Prendi un giornalista ancor meno che in erba, con carta, penna ed un telefonino (con diversi problemi tecnici) per provare a registrare la chiacchierata in modo da non perderne nessun particolare. Prendi come sede dell’intervista jo pagliaro de Genino. Ma soprattutto prendi l’entusiasmo e la spontaneità di tre “nostri” ragazzi che hanno fatto, e stanno facendo, qualcosa di bello per sé e per Cese. Ne esce il botta e riposta che segue, a volte in italiano, altre in dialetto, altre ancora in un misto dei due. E…
Come e quando nacque l’idea di formare un gruppo? DiPa: “L’idea nacque nel periodo in cui io e Bonari abbiamo convissuto, per motivi di studio, a Roma. Gli feci sentire una canzone per sapere cosa ne pensasse. Gli piacque. Gli dissi allora che si chiamava “Piazza della Libertà” e che l’avevo scritta io. Pensammo quindi di suonare insieme ed iniziammo a pensare ad una sala prove (per la quale contattammo Marcello Cirillo). Sentimmo subito la necessità di aggiungere un “basso” e, guardandoci intorno, proponemmo la cosa a Torge che, nonostante le sue prime perplessità, si rivelò più che idoneo!” Bonari: “Tanto non è che steva a sona’ co’ i professionisti!”
Da qui direi di passare alla scelta della sala prove… DiPa: “A quessa rispondi tu Bona’”… Bonari: “Abbiamo iniziato alla mansarda, a casa. Siamo scarsi e avevamo bisogno di provare tanto e spesso disturbavamo papà, che faceva i turni. Allora abbiamo chiesto a Genino se c’affittava jo pagliaro. Poi ci siamo messi co’ Emanuele a costruire questa sala prove. Con due giorni l’abbiamo finita…e dopo due anni ci semo comenzato a sonà.” Aspe’, non sò capito… DiPa: “Abbiamo iniziato a costruirla alla fine di febbraio e a metà marzo era pronta tutta la struttura, mancava solo la finestra. La prima prova qua l’abbiamo fatta il 23 maggio. Veh?” Bonari: “Sì!”.
Avete avuto problemi con il vicinato? DiPa: “No, no, mai. Anzi. Ci dicevano sempre «Ma quando sonéte, chè ci facete compagnia?» Bonari: “Veramente all’inizio ci chiedevano se potevano veni’ a balla’, perché se credevano che facevamo la discoteca”. Torge: “I muratori. Pure i muratori che lavoravano qua sotto c’hanno fatto i complimenti.” DiPa: “Una volta hanno chiesto a mio fratello «Ma oggi non sóni?» E Valerio gli ha risposto «No, no; è mio fratello che suona con gli amici suoi», «E dicci che so’ bravi e che sonissero, chè ci fao compagnia»”.
È il momento di chiedervi del nome del gruppo… DiPa: “A questa risponde Torge”. Torge: “Il nome del gruppo l’abbiamo scelto proprio al limite, per la serata di Sinfasò. Inizialmente Angelo (Boccino, ndr) aveva proposto “The barn sound” ovvero “il suono del pagliaio, del fienile”. Poi un giorno eravamo in macchina con Michele.” DiPa: “Eh, sì, il nome l’ha inventato Michele”. Torge: “Avevamo pensato anche ad altri nomi, tipo ‘I ragazzi del bar’”. DiPa: “…che c’hanno sempre sconsigliato”. Torge: “E poi con Michele abbiamo deciso “Random Roads” (“Strade a caso”).” DiPa: “che è il nome che rispecchia meglio quello che facciamo: il fatto che abbiamo la sala prove in un pagliaio, il fatto che il gruppo è nato così, il fatto che siamo tre che tu dici «quissi ji semo pigliati proprio pe’ la via!». Ci hanno anche suggerito che possiamo dire che l’ubriaco, pur prendendo strade a caso, arriva sempre in piazza. Ci teniamo a ribadire che l’idea del nome è di Michele. “Random Roads”, oh, “Random Roads” suona bene all’orecchio!”
Da qui, l’idea del concerto ajjo Prato Vasile… Torge: “Veramente i primi concerti che voleva fa’ (DiPa, ndr), erano a Riccione, Rimini,…” Eh??? (Risata generale)… Bonari: “No, è andata così. In Tunisia ho conosciuto una signora che ha un lido a Riccione e che m’ha detto «Io vi chiamo, venite a fa’ le serate». Però, ovviamente, era scontato, non quest’estate. Bonari e Torge: “E invece il giorno dopo, DiPa già diceva «Chiamala, chiamala, jamo!». DiPa: “Cioè, questa ha detto a Bonari che ci faceva suona’ tutto agosto…”. Torge: “E poi c’era il fatto del concorso, che scadeva a breve, sempre a Riccione. Si trattava di presentare una registrazione di tre canzoni. Avrebbero fatto una selezione… Era un concorso per gruppi emergenti.” DiPa: “Poi però abbiamo abbandonato l’idea e abbiamo deciso di prendercela con un po’ più di calma.”
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Torge: “Poi s’è presentata l’occasione di suonare ad Antrosano, nella serata per ricordare Alessio, così abbiamo potuto fare la nostra prima esperienza, anche se non c’era Bonari. I giorni prima della serata eravamo tesi, ma quando siamo saliti sul palco è andato tutto tranquillo.” DiPa: “E poi c’è stato il concerto ajjo Prato Vasile, in cui eravamo tutti”. È stato il modo migliore per iniziare. Perché eravamo davanti ad amici, e l’amico vero è pure quello che se vede che non sei capace te dà una pacca sulla spalla e te dice “Sénti, lassa pèrde e cagna mestiere”. L’idea del concerto è nata perché i campeggiatori c’avevano chiesto di andare a suonare là, solo per loro. Poi però l’idea è cresciuta, s’è sviluppata… Anzi, con l’occasione ringraziamo anche Andrea, Paolo, Antonio Micocci ed Elisa, che hanno avuto l’idea di vendere panini, birra ed arrosticini… Bonari: “Così la gente è rimasta pure pe’ magna’ e beve!” (altra risata generale). DiPa: “È stato bello tutto. Anche il fatto di farlo al prato, di iniziare a preparare dalla mattina. Ah, per esempio, dovendolo rifare inizieremmo a fare la prova del suono dalle tre di pomeriggio, così il concerto pò comenza’ alle dieci! Nu semo comenzato a prova’ alle otto di sera, i problemi se so’ accavallati e semo comenzato a sona’ alle undici de sera. A proposito, vogliamo ringraziare anche Robertino (Alfonsi, ndr), che c’è stato vicino e ha risolto tutti i problemi tecnici. Scrivilo eh!” Sci’ DiPa, non te preoccupa’… “…però dai, tutto fa brodo”. Torge: “Mò speremo che a Sinfasò tutto va bene”. DiPa: “Vabbe’ dai, Sinfasò ci sta il 20. Quando esce “La Voce”? Il 23, la Domenica della festa. DiPa: “Ah vabbè. Oggi, se provemmo, era tutta ‘n’atra cosa”.
A questo punto… Il complimento più bello che vi hanno fatto… Bonari: “Aspe’, sto a pensa’…” Torge: “Non lo so. Giulio dice che so’ il bassista più veloce… ma non so perchè”.
Un complimento che vi ha fatto particolarmente piacere DiPa: “Personalmente, il complimento più bello che ritengo sia stato fatto, è stato l’apprezzamento, totale, generale, per la canzone fatta per Alessio, “Puoi sentirmi”. L’ho fatta con tutto il cuore e ci tenevo che uscisse bene. Perché, diciamo, è comunque un gesto d’amore, e se anche fosse uscita male, sarebbe stato bello. Il fatto che sia uscita bene è stato quindi ancora più bello.
Le parole delle vostre canzoni l’ha scritte DiPa, la musica? DiPa: “Ognuno la sua. Io ho pensato a voce e chitarra, Francesco al ritmo. Le parti per la batteria l’ha fatte tutte lui”. Torge: “DiPa mi ha aiutato tanto per il basso, ed alcune l’ha fatte tutte lui”.
(Fondamentale!!!) Tutte ste confezioni de ova addò le sete pigliate (osservando l’insonorizzazione sulle pareti)? DiPa, Bonari e Torge: “Eh, un po’ il Palentino, un po’ Vincenzino tramite le “Paste all’uovo” di Avezzano…
C’è stato un momento in cui avete detto “Vabbè vajjò, lassemo perde’, non è il caso”? Torge: “Veramente non ce ne siamo accorti. Forse per incoscienza.” DiPa: “Siamo andati sempre avanti, c’è sembrato sempre che andasse tutto bene”. Torge: “Anche perché lo facciamo per divertirci. Vogliamo anche trovare qualche altro componente…”
Mi suggerisci la prossima domanda: secondo voi, quale strumento servirebbe al vostro gruppo? Torge: “Una seconda chitarra” Bonari: “…Una tastiera”. DiPa: “…Un sassofonista. Certo, in più componenti è più difficile”.
Complimenti tanti, qualche critica? Torge: “Beh, sì, leggere. Per esempio mi hanno detto che alcune cover non l’abbiamo fatte benissimo. Ma questo anche perché sul palco avevamo problemi a sentire gli stessi nostri strumenti. Poi c’è pure il fatto che lui (DiPa, ndr) c’ha fatto fa’ delle cose diverse rispetto a come l’avevamo provate. Ci stoppava… (e giù risate)
Il cavallo di battaglia? DiPa, Bonari e Torge: “Diciamo Piazza della Libertà, Il mio vestito da punk e Mario Ippoliti.
Quando e come è nata “Mario Ippoliti”? DiPa: “È nata a Roma, in una sera in cui ero solo. È nata prima la musica e il testo era diverso. Le parole definitive stavano bene con la musica e ho pensato che potesse essere una bella dedica a Mario”.
I vostri parenti cosa vi hanno detto? Torge: “Mamma e Roberta contentissime. Mamma ogni volta che sentiva papà (all’estero, ndr) gli raccontava di noi e lui si dispiaceva per il fatto che torna il 21 mentre noi suoniamo il 20”
Vi ricordate la scaletta? DiPa, Bonari e Torge: “Nella prima parte abbiamo fatto: Il mio vestito da punk (che doveva essere una prova), Piazza della libertà, Tranquilli è solo Rock and Roll!, Jail house rock, Mario Ippoliti, Fuori dal coro, Fiume Sand Creek e Puoi sentirmi. A questo punto abbiamo fatto una breve pausa, in cui ci siamo messi anche i giubbetti jeans. Nella seconda parte invece, abbiamo suonato Tutti frutti, Johnny b. goode, Blowing in the wind, I ragazzi del bar, La cantina di Buccio, La canzone del sole e Twist and shout.”
Non mi viene una domanda per concludere, quindi, ditemi voi… DiPa: “Se c’entra, alla fine, vorrei fare un ringraziamento particolare a loro due. Il fatto che abbiano creduto molto, entrambi, a queste canzoni, è stato per me una spinta per andare avanti. Credo di non poter trovare altri due musicisti come loro che si dedicano col cuore a quello che facciamo tutti insieme. Con il loro entusiasmo m’hanno insegnato tantissime cose forse anche senza volerlo, anche musicalmente, pur non essendo maestri di musica, e spero di suonare tutta la vita con loro. Noi siamo, tra virgolette, “tre musicisti ignoranti” ma non cambierei mai questa formazione, sia se dovessimo fare un concerto ajjo Prato Vasile ogni anno, che se riuscissimo a suonare un po’ più in là.” In bocca al lupo ragazzi!
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DA DON JOSÈ
Ai fratelli della mia parrocchia di Cese
Approfitto di questa opportunità per ringraziare dell’affettuosa accoglienza che mi avete dimostrato dal mio arrivo nella parrocchia di Cese.
Sono don Josè Anselmo Martinez Mosquera, originario di Lima (Perù). Sono giunto all’età di 66 anni ed in questo arco della mia esistenza il Signore mi ha dato di fare varie esperienze nella mia vita consacrata.
Sono stato chiamato alla vocazione sacerdotale, dopo tanti anni di lavoro con i poveri nel Perù (specialmente tral 1970 ed il 1975, nelle zone periferiche tra i baraccati di Lima). Dopo queste esperienze il Signore ha voluto chiamarmi ad un servizio più specifico nella missionarietà e nel presbiterato. Sono stato mandato dal mio Vescovo peruviano ad Innsbruck (Austria) per lo studio della filosofia; da qui sono stato mandato a Roma per lo studio della Teologia.
Il Papa Giovanni Paolo II mi ha ordinato presbitero il 25 Maggio del 1986 a Roma.
Per parlare di tutta la mia vita avrei bisogno di tanto spazio… ma avremo tempo di conoscerci.
Sono giunto alla nostra diocesi di Avezzano con l’invito del Vescovo Armando Dini (dal settembre del 1995) e qui ho servito le parrocchie di Alba Fucens, Strada 14 e Borgo ottomila.
Oggi che mi trovo tra voi sento la necessità di annunciarvi esclusivamente la Parola viva di Cristo Risorto.
È naturale che io vi porti sempre nel mio cuore, ricordandovi nelle mie preghiere perché insieme possiamo formare un’autentica comunità cristiana in cui emerga la nostra comunione, basata solamente nel riflesso dell’amore di Cristo.
Fraternamente, Don Josè
Gli Stili di Vita ‐ di Livia Cipollone
IL CONSUMO DI ALCOOL In Italia ogni anno oltre 20.000 persone muoiono per patologie alcol‐correlate. Si stima che un numero
ben maggiore, intorno al 10% della popolazione, sviluppi problemi medici, psicologici e sociali in relazione al consumo di alcool.
In passato la società era prevalentemente di tipo agricolo, patriarcale e la bevanda più assunta era il vino bevuto prevalentemente a casa durante i pasti o all’osteria nei giorni di festa. L’assunzione d’alcool era riservata prevalentemente al sesso maschile; ”il reggere” l’alcool era considerato un segno di virilità, mentre l’essere astemi era sinonimo di debolezza e di cattiva salute.
Col passaggio ad una società industrializzata e col maggior benessere economico, l’assunzione di bevande alcoliche ha subito un progressivo aumento e una crescita nei consumi di bevande estranee al proprio contesto culturale ( birra e liquori per i paese di area mediterranea, vino per le aree nordiche).
Il progressivo aumento delle relazioni sociali e delle situazioni socializzanti ha portato anche all’aumento delle occasioni in cui consumare alcolici. Se un a volta l’alcool serviva per celebrare avvenimenti importanti (nascite, matrimoni, contratti), attualmente ogni incontro, sia di lavoro che sentimentale, viene suggellato con l’assunzione di bevande alcoliche.
L’alcool fa talmente parte della nostra vita quotidiana che risulta difficile percepirlo come una sostanza pericolosa per la salute. (continua nel prossimo numero)
GRAZIE AGLI AMICI DI COLLEBRINCIONI che lo scorso 1° Agosto sono venuti a Cese ci hanno fatto omaggio di una bellissima targa per suggellare il
gemellaggio tra le nostre due comunità. Speriamo di poter organizzare un nuovo incontro nelle prossime settimane per rinsaldare un legame che anche noi
sentiamo profondo. A presto!
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FESTA DEL SOCIO E DEL TESSERAMENTO
VENERDÌ 28 AGOSTO Aspettiamo tutti i soci ed i nuovi aderenti dalle ore 20 presso il Complesso della Pro‐Loco per l’annuale
Festa dell’Associazione, durante la quale si potranno attivare e rinnovare le adesioni divertendoci insieme e degustando la cena che l’Associazione stessa offrirà ai soci vecchi e nuovi.
Nel corso della serata saranno svelati anche i vincitori del concorso fotografico. NON MANCATE!
LE ALTRE INIZIATIVE DELLA PRO LOCOPurtroppo per quest’anno non è stato possibile rinnovare l’incontro coni bambini bielorussi. Il direttivo
dell’Associazione “Aiutiamoli a vivere”, con cui collaboriamo dal 2006, ci ha infatti informati dell’impossibilità di ospitare i ragazzi di Kopatkevici, cui non è stato concesso il soggiorno in provincia dell’Aquila a causa del terremoto. Abbiamo comunque rinnovato l’invito per il prossimo anno e speriamo di poter recuperare anche questa opportunità persa.
Buona la riuscita della seconda edizione del concorso fotografico. La classifica finale sarà ovviamente pubblicata sul prossimo numero de “La Voce”; possiamo intanto anticiparvi che le foto presentate sono state 35 ed i voti registrati (all’interno della manifestazione “Sinfasò”, come previsto) hanno superato quota 150. Per il concorso letterario c’è invece tempo fino a domenica prossima, 30 Agosto; tutti i dettagli a pagina 7.
Non è mancata la partecipazione alla terza edizione di “Sinfasò”, nonostante la contemporaneità di molti altri eventi nel circondario e all’interno del paese. Non mancheremo di dettagliarvi la giornata nel numero di Settembre, per ora GRAZIE a tutti quelli che hanno collaborato e partecipato!
Per quanto riguarda invece la passeggiata ecologica in bicicletta e la giornata pro‐Cese stiamo vagliando le varie opzioni in modo da permettere la partecipazione di quante più persone possibile. Affiggeremo a breve i dettagli con data e modalità di svolgimento.
Infine, un grazie enorme a tutti quelli che hanno reso possibile l’ottima riuscita delle due sagre ed a chi non manca mai di supportare il nostro lavoro, anche solo con una parola. Grazie.
NÉ CAMMELLI NÉ CASCETTE… …bensì l’onore o la pubblica berlina. 9 Agosto 2009, ore 00.30: i CAMPIONI sono Eugenio, Fabrizio e Lucio;
i POLLI sono Angelo, Gildo e Matteo. Per la serie: ogni promessa è un debito…
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La cucina delle nonne ‐ di Roberta Torge
LA CUCINA CON L’ANIMA Ripensandoci bambini, quando i sensi formavano quelli che oggi sono i nostri ricordi, nessuno può
fare a meno di riportare alla mente le cucine delle nostre nonne… quegli odori che giravano per i vicoli, l’attesa del pranzo della domenica. Ognuno a modo suo conserva nel proprio intimo sapori,odori, immagini vivide e indelebili di quelle cucine… e scopriamo che parlano di noi.
“Dio creò l'uomo perché si procurasse il cibo con il lavoro e disse che chi mangiava senza lavorare era una ladro” (Mahatma Ghandi).
Un piatto davanti non è mai stato un fatto scontato per i nostri nonni. Molti ingredienti erano considerati “speciali”, riservati al giorno di festa ed erano un premio per le quotidiane fatiche. Molti pregavano prima di mangiare, ci mettevano l’anima nel piatto (è proprio il caso di dirlo). Riusciremo mai a goderci il cibo come facevano loro? Opinione mia: no, non come loro… ma possiamo provarci.
Si spera con questa rubrica di suggerire alcuni di quei sapori e di quegli odori, nella speranza che il curioso torni da nonna a domandare di qualche ricetta, a passare qualche ora con lei e, se è davvero bravo, a farsi spiegare come si mangia con l’anima, come facevano loro…credo che molti ne trarranno vantaggio, come me.
LA PASTA
1) Le Sagnette (ricetta della pasta con le uova)
Ingredienti: tante ‘òva intere quante so’ le persone che magnano tanta farina quanta se raccolle tutte l’ova
Preparazione: s’ammassano ‘òva e farina ‘n cima alla spianatora fino a che la pasta reventa liscia, allora se pò spittià có’ jo cagno. Le pittie se mitteno a assucà, pó’ se piegano ‘n quattro e se tagliano a strisce tutte uguali có’ jo cortejjo.
A seconda di quanto si fanno lunghe le strisce di pasta si preparano le sagnette (strisce di pasta più lunghe), i tagliarini (strisce di pasta un po’ più corte), le tagliarelle (pasta tagliata a quadratini), infine se si taglia la pasta a forma di rombo si preparano le stracciozze.
Curiosità: Oggi siamo abituati a mangiare la domenica,a casa delle nonne le sagnette ammassate con le uova, ma quando le nostre nonne erano giovani (almeno fino agli anni ’50) ammassare le uova nella pasta era un lusso riservato ai giorni di festa ed ai matrimoni. Le uova, insieme agli animali, erano infatti preziose e la loro vendita serviva a pagare tutte le spese della casa, il medico, le bollette, i vestiti, le scarpe; quindi la pasta che veniva preparata ogni giorno (perché pochi potevano permettersi di andare a comprare la pasta sfusa), era fatta di farina e acqua. La pasta di tutti i giorni veniva ammassata allo stesso modo ma al posto delle uova veniva usata l’acqua e tanta farina quanta serviva per ottenere un impasto compatto, quindi si tagliavano le pittie a strisce non troppo lunghe e si preparavano i cucinati. Per condire i cucinati se sfrieva lo lardo a ‘na fressorella e pó’s’acconcévano.
2) Gli Gnocchi
Ingredienti: patane farina quanto basta
Preparazione: se mittono a ‘ollì le patane ‘ntere, se remònnano, se squagliano e s’ammassano có lla farina finché la pasta non reventa morbida e compatta. Pó’ se modella la pasta a forma de cordoncini e se taglia a cubitti.
Curiosità: Di solito sagnette e gnocchi si condivano (e si condiscono ancora) có’ jo sugo de carne e la carne più spesso utilizzata era di maiale (sargicce e vendresca) o di pecora nei giorni di festa. La pasta veniva cotta ajjo cotturo e jo foco era alimentato non dalla legna come potremmo immaginare ma dalla rischia degli pini (aghi di pino caduti a terra) e dalle tòrse (fasci di rami) che le donne raccoglievano sopra Monte Salviano.
Ovviamente ogni famiglia ha le proprie usanze in cucina e le proprie ricette, quindi ognuno di voi è invitato a dare suggerimenti e nuove proposte ma soprattutto antiche ricette!!!
In fin dei conti … l’uomo è ciò che mangia (Feuerbach).
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CONCORSO L E T T ERAR IODELLA PRO LOCO PER RAGAZZI ED ADULTI
SCADENZA DOMENICA 30 AGOSTO 2009
Anche per quest’anno la Pro Loco ha organizzato un CONCORSO LETTERARIO sul tema “CESE: IL SUO PESAGGIO, LA SUA GENTE, LE SUE TRADIZIONI, LA SUA STORIA”, allargando la possibilità di partecipazione anche agli adulti con una seconda sezione del concorso che si affianca a quella giovanile già presente anche lo scorso anno. La finalità principe del concorso è da una parte la promozione della conoscenza e della valorizzazione delle nostre ricchezze tra i ragazzi, e dall’altra la scoperta o la riscoperta di Cese attraverso ricordi del passato, suggestioni, nostalgie coniugate al presente, messaggi, sguardi al futuro per gli adulti. Qui di seguito i punti fondamentali del regolamento.
A CHI È RIVOLTO: La sezione GIOVANI del concorso è aperta a: bambini e bambine di Scuola Elementare, ragazzi e ragazze di Scuola Media, ragazzi e ragazze di Scuola Superiore (possono partecipare al concorso anche i ragazzi che hanno sostenuto l’esame di maturità quest’anno, ma che non abbiano più di 19 anni). La sezione ADULTI è aperta invece alle persone di età non inferiore ai 20 anni. In entrambi i casi si richiede che i partecipanti abitino a Cese o vi abbiano legami parentali di primo grado o i natali di almeno uno dei genitori.
TIPOLOGIA DEGLI ELABORATI Per la sezione GIOVANI verranno presi in considerazione: Temi ‐ Racconti e saggi brevi ‐ Poesie ‐ Filastrocche ‐ Testi umoristici/comici/satirici. Per la sezione ADULTI si potrà partecipare con: Racconti brevi ‐ Poesie ‐ Testi umoristici/comici/satirici. In entrambi i casi gli elaborati potranno essere in lingua italiana o in dialetto cesense.
MODALITÀ E TERMINE DI PRESENTAZIONE DEGLI ELABORATI Ciascun elaborato dovrà essere consegnato entro il 30 Agosto 2009 brevi mano a Manuela Cipollone, o in sua assenza ad uno degli altri consiglieri della Pro Loco, nella seguente modalità:
• In forma anonima, senza firma o altro segno/indicazione che possa ricondurre all’autore/autrice del testo. • Stampato su foglio A4 a carattere 12 (Times New Roman) e posto all’interno di una busta bianca aperta.
Al fine di consegnare gli elaborati in forma assolutamente anonima alla commissione esaminatrice, l’Organizzazione provvederà ad assegnare un codice a ciascun autore, codice che verrà stampato anche sulla busta contenente il rispettivo lavoro. L’Organizzazione si riserva di raccogliere, al momento della presentazione dei lavori, i dati personali dei partecipanti, dati ai quali verrà fatto corrispondere un codice (v. sopra); pertanto si richiederà a ciascun candidato di comunicare il proprio nome, cognome ed età (oltre al nome ed al recapito telefonico di uno o entrambi i genitori per i bambini e ragazzi). I dati raccolti non saranno in alcuna maniera e per nessuna ragione comunicati alle commissioni; rimarranno di sola conoscenza dell’Organizzazione.
CRITERI DI VALUTAZIONE DEGLI ELABORATI Ciascun elaborato verrà giudicato in base a: pertinenza con il tema proposto, autenticità ed originalità, forza espressiva, correttezza formale (nel caso in cui l’elaborato sia in lingua italiana). Per la sezione adulti saranno particolarmente apprezzati riferimenti ad immagini e ricordi del passato di Cese.
COMMISSIONE ESAMINATRICE, RISULTATI E PREMIAZIONE Gli elaborati saranno corretti e valutati da una Commissione composta da insegnanti ed esperti di Cese e la graduatoria finale sarà stilata in base al loro qualificato giudizio. I risultati saranno pubblicati su “La Voce delle Cese”, su www.lavocedellecese.it e su www.lecese.eu entro il 30 Settembre. Saranno premiati il primo classificato di ciascuna delle tre sottosezioni GIOVANI (Elementari, Medie e Superiori ) ed i primi tre classificati della sezione ADULTI.
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Tracce di Cese ‐ Roberto Cipollone
UNA PROFESSIONALITÀ CESAROLA In tempi di forti correnti settentrionali anche la scienza rischia di essere messa in discussione, quasi la
validità di un metodo possa davvero essere minata da “particolari” congiunture temporali. Succede così che la revisione dei risultati di valutazione del sistema didattico venga strumentalmente
inquadrata all’interno delle spinte leghiste di cui abbiamo (fin troppe) notizie in questi giorni. La ragione? Semplicemente: l’applicazione del metodo di revisione ha di fatto spostato “i più bravi” dal sud al nord a causa della necessaria e dovuta correzione dei dati ricevuti dall’Invalsi da alcune regioni del nostro Paese.
L’Invalsi è l’Istituto nazionale di valutazione del sistema didattico e dall’anno scorso è diretto da un cesarolo, Piero Cipollone, chiamato in questi giorni a spiegare le motivazioni di una revisione che qualcuno ho forzatamente voluto bollare come leghista. Figuratevi.
Vogliamo così cogliere l’occasione per rinnovare i complimenti a Piero per il suo percorso e la sua professionalità, riportando uno stralcio dell’intervista apparsa su “la Repubblica” lo scorso 11 Agosto. Potete trovare la versione integrale nell’area stampa di www.invalsi.it (o a questo link http://www.invalsi.it/invalsi/articoli_rassegna_09.php?page=110809sest ).
«Nessuna pressione politica. Leghista? Sono nato ed ho fatto il liceo ad Avezzano, la mia scuola di vita e professionale è sempre stata Bankitalia che ha una visione complessiva del Paese. Nessun trucco. I dati resi pubblici sono la prima scrematura sulle 1.304 scuole dove gli studenti hanno fatto l'esame di terza media. Applicando i quattro parametri di valutazione internazionale, alcune situazioni hanno mostrato risultati anomali, una serie al Sud, come Campania, Puglia e Sicilia, ma anche nelle regioni del Centro e del Nord. I dati completi li renderemo pubblici a novembre e riguarderanno i 560 mila giovani che hanno sostenuto l'esame di terza media». Piero Cipollone, dirigente di Bankitalia, è dall'ottobre 2008 presidente dell'Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico nazionale, l'Invalsi. Eppure, dai primi dati, sembrava che gli studenti delle regioni del Sud in italiano e matematica avessero ottenuto risultati migliori di quelli del Centro e del Nord. «Erano i risultati delle prove spedite dalle scuole, relative a un campione significativo di istituti, che poi sono stati sottoposti ad una serie di verifiche, in base ai parametri internazionali. E la situazione si è modificata. Ma è già successo lo scorso anno. È risultato che in tre regioni, vale a dire Campania, Puglia e Sicilia, c'erano una serie di dati anomali. Ma il fenomeno, anche se in misura minore, è stato riscontrato anche in alcune scuole del Centro e del Nord». Nessuna scelta ideologica? «Mai e poi mai. I principi sui quali abbiamo operato sono quattro. Verificare le classi dove i risultati dei test, alcuni complicati altri più semplici, hanno dato valutazioni elevate ed omogenee. Poi se, in presenza di risposte sbagliate, ci fosse uniformità. Quarto: il tasso di partecipazione alla prova. Dove i quattro indicatori risultano anomali, abbiamo indagato e ridotto il punteggio delle scuole, anche al Centro ed al Nord. Ad esempio in Sardegna, Molise ed Abruzzo non ci sono stati problemi». […] Nessuna discriminazione? «L'obiettivo della ricerca è quella di dare alle scuole i segnali necessari per migliorare l'offerta didattica e questo vale anche per quelle del Centro e del Nord. Se facessimo finta di nulla renderemmo un pessimo servizio a quelle più deboli. È comprensibile che ci siano insegnanti che cercano di aiutare gli studenti che hanno seguito per tre anni. Ma l'indagine dell'Invalsi non è una corsa a stabilire chi è più bravo e chi sono i somari, ma quella di offrire agli istituti scolastici gli strumenti per prendere atto dei punti di eccellenza assieme ai ritardi. Quindi trovare i rimedi». […]
PAROLE IN VERSI
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L’alluce verde 18^ puntata ‐ di Roberto Cipollone Cassonetti pieni, cartacce e qualche busta fuori posto. Qualcosa di Ferragosto rimane sempre a dar traccia di sé, forse per coinvolgere anche l’ignara natura in una festa che ad un certo punto diventa “straripante”. Probabilmente come qualche abitazione che ad un tratto si libera spontaneamente degli oggetti più disparati. Reti, sedie, bidoni, giocattoli, vasche, tavole di compensato, lastre metalliche: un pout‐pourri per tutti i gusti che però non dovrebbe trovare spazio all’ara (a meno che non mi sia accorto della scritta “discarica” sul piazzaletto). Guardando l’aspetto minaccioso di questo cielo mi viene da pensare a come spesso ci allontaniamo da lui e dal verde che gli fa da tappeto solo per quel vizio tutto umano che è la pigrizia. Quella che fa sembrare olimpionico un gesto semplice come la differenziazione, o pesantissime le dita sulla tastiera del telefono… “Tu sai citare i classici a memoria, ma non distingui il ramo da una foglia”.
E il giro continua…
Ritiro gratuito RIFIUTI INGOMBRANTIComune di Avezzano: 0863‐501243 / ACIAM 0863‐444261
T’HO DIPINTO di Berardino Rantucci
Non ti ho dipinta
perchè non lo meritavi.
Ti ho disegnato con una matita
ma non eri tu
Ti ho disegnata con un pastello
ma non eri tu
Ti ho disegnata con un pennello
ma non eri tu
Mi sono guardato intorno
ma tu non c'eri
Ho guardato su nell'universo
ma non ti ho trovato
Tu mi hai disegnato con il mio sangue
ed ero io.
MA NON STA’ A VENÌ A
FERRAGOSTO? EH, NO, HO UN LEGGERO MAL
DI TESTA...
E A GIOCA’ A PALLAVOLO? EH, NON POSSO,
CO’ STA CISTE...
ALLORA CI VEDEMO ALLE SCALETTE…
EHM, SONO UN PO’ IMPEGNATO...
A CASA...
La vignetta
LA PRINCIPESSA DELLA CASA
Giochi e relax
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PER I PIÙ PICCOLI Colora il disegno secondo il numero che risulta dalla
moltiplicazione.
12= giallo 21= celeste 20= verde
18= rosso 24= violetto 6= rosa
L’origine di detti ed espressioni ‐ lettere G‐L‐M‐N
Gettare la spugna Rinunciare ad un’impresa. È una esclamazione legata al mondo del pugilato: per evitare ad un campione la disfatta il suo secondo può buttare sul ring l’asciugamano (una volta la spugna), segno che il pugile si ritira.
Lacrime di coccodrillo Pentimento per un danno volontariamente commesso. Deriva dalla credenza (non fondata) che il coccodrillo lacrimi dopo aver divorato l’uomo.
Menare il can per l’aia Portare le cose per le lunghe. Si dice così perché l’aia è un posto troppo piccolo per portarvi a spasso il cane. Nascere con la camicia Avere costantemente circostanze favorevoli, essere fortunato. Il detto deriva dal nome volgare “camicia”, dato alla membrana amniotica che talvolta ricopre il corpo dei neonati, la quale veniva considerata un segno di fortuna. Non essere uno stinco di santo Lasciare dubbi sulle proprie virtù. La frase deriva dal fatto che l’osso della tibia è di solito la reliquia più vistosa nei reliquiari.
PER I GRANDI Quiz sulle Cese
1. Il giorno della battaglia dei Piani Palentini nel 1268 era esattamente:
a) il 23 Agosto b) il 24 Agosto c) il 26 Agosto
2. Durante tutto l’anno la tavola della Madonna delle Cese è conservata presso:
a) il “Museo Nazionale d’Abruzzo” b) il “Museo d’arte C. Barbella”
c) il “Museo d'Arte Sacra della Marsica”
3. Negli Statuti antichi si legge un divieto di far legna “dalla Costa di Subigliano fino al”:
a) Bosco delle Cese b) Castagneto delle Cese c) Querceto delle Cese
4. Con aria afosa e ferma e foschia si dice che c’è: a) Accalatóra b) Bufagna c) ‘Mmollóro
5. La festa patronale in passato era per tutti: a) La “festa dejji Santi”
b) La “festa della Madonna” c) La “festa de settembre”
6. Secondo un detto popolare, “Acqua d’Acusto…”:
a) Non arriva ajjo fusto b) Lardo, mèlo e musto
c) Vin’e arrusto
7. Le prime zone che s’incontrano arrivando dalla provinciale di Capistrello sono:
a) I Casali e Santo Basile b) I Casali e Capocroce
c) Capocroce e Casi Natale
Dal romanzo "La stanza dei segni" di Elvio Cipollone
SCENA n° 8
CORSIA D’OSPEDALE
Adesso sembra tranquilla; lanciata la tremenda accusa, riposa. Ma io non ci resisto. Sono solo
le dieci! Quando arrivano le quattro? Devo andarmene. Se veramente crede che sono tornato per farla crepare, come posso starle vicino? Vado a prendere un caffè, intanto. Potrei chiamare la moglie di Ninetto, lei sarebbe libera ma ha famiglia e già s'è fatta la giornata di ieri, non è giusto. Stringerò i denti. Devo fare un altro tentativo, cercare di farle capire che le voglio bene, che ormai sono cresciuto, che la capisco, che non le porto rancore. È un'impresa! Nelle condizioni in cui si trova ogni parola è superflua, ma forse la presenza e l'espressione del volto possono fare il miracolo. Testimoniare un affetto ritrovato al di sopra delle vicende umane che ci hanno travolto. Non posso lasciarla morire senza compiere un ultimo tentativo. Se dovesse andarsene col rancore nel petto, col sospetto che io la volessi addirittura morta, quale rimorso mi lascerebbe in eredità? Chiedo a Dio che mi faccia e le faccia quest'ultima grazia.
Al caffè rimase pochi minuti, giusto il tempo di andare, consumare e tornare su. Quando imboccò il corridoio vide una agitazione particolare; un’infermiera entrava da sua madre, un'altra ne usciva chiamando il dottore con un gesticolare da urgenza. Affrettò il passo e in pochi secondi fu al capezzale.
Col volto sbiancato, la pelle completamente rilassata e i muscoli abbandonati alla forza di gravità, Amelia era entrata nella crisi finale.
Alduccio le sedette al fianco senza dire parole, sopraffatto dalla paura e dal dolore. Il medico arrivò di corsa, controllò i parametri, verificò la terapia a cui era sottoposta la malata e sospirò: "Non c'è più molto da fare, purtroppo" e rimase muto a seguire l'evoluzione dei fatti.
Alduccio fu investito da un'onda d'urto come se avesse sbattuto la testa su un ostacolo insormontabile. La vita abbandonava il corpo di sua madre proprio mentre lui le era vicino. Prese la mano di Amelia tra le sue, la guardò con gli occhi che si inumidivano, la sentì stringersi delicatamente per un attimo, ne percepì l'ultimo calore e finalmente pianse.
Sì, pianse come non aveva più fatto da quarant'anni. Pianse con i singhiozzi che non si volevano arrestare, per un dolore acuto che non aveva paragoni. Mentre le lagrime gli cadevano sulle scarpe, un'infermiera gli mise una mano sulla spalla e lo invitò a scostarsi leggermente. "Mi dispiace" disse "sua madre è morta”. 11
Articoli e rubriche curati da Francesco Bonari, Arianna, Elvio, Eugenio, Livia, Manuela e Roberto Cipollone,Berardino Rantucci e Roberta Torge. Grazie a Don Josè, a Don Emidio e ai Random Roads.
Grazie ad Osvaldo ed Alfredo per le foto ed ai “consulenti” per il prezioso supporto. Per informazioni, proposte, commenti e suggerimenti scrivete a: Redazione “La Voce delle Cese”, Pro Loco Cese dei Marsi,
Via C.Cattaneo 2, 67050 Cese di Avezzano (AQ) oppure a: [email protected]. Sito web: www.lavocedellecese.it .
Il prossimo numero de “La Voce” uscirà Domenica 27 Settembre 2009. Chi è interessato può consegnare gli articoli o inviarli a [email protected] entro il 20 Settembre.
L’uscita della processione
Comm’era in passato: con il quadro della Madonna e le congreghe
Com’è stata qualche anno fa: con il quadro della Madonna ed i sacerdoti