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LA BUONA SCUOLA RIPETE L'ANNO - UIL Scuola Brindisi · 2016. 9. 7. · fissati e soprattutto le premesse con cui si appresta a partire il secondo anno di Buona Scuola, con all'orizzonte

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05 settembre 2016

Saldo negativo e previsioni fosche

Alternanza con il lavoro promossa con riserva

Per lo stop alle supplenze bisognerà aspettare

Chiamate dirette al via sotto la lente Anac

Lotta titanica ai crolli, ma il rischio rimane

Saldo negativo e previsioni foschedi SALVO INTRAVAIAROMA Promessa tradita o solo rinviata? Con la riforma, enfaticamente battezzata Buona Scuola, Matteo Renzi era convinto di poterfinalmente guarire medie e licei, elementari e istituti professionali dai loro mali cronici. E in tempo brevi. Basta masse di docenti precari,demotivati e indietro con i tempi digitali, basta girandole di supplenti, basta incomunicabilità tra il mondo dell'insegnamento e quello dellavoro. Basta docenti costretti ad aggiornarsi a proprie spese. E basta soffitti che crollano in testa ad alunni e insegnanti. Buoni propositiche il bilancio del primo anno di applicazione della legge, come vedremo nel dettaglio, ha disatteso ampiamente.

Vista la gravità di una malattia che affligge la nostra scuola da decenni, forse pensare che pochi mesi potessero essere sufficienti perproiettarla nel terzo millennio era illusorio. Quel che preoccupa maggiormente è semmai la distanza del primo bilancio dagli obiettivifissati e soprattutto le premesse con cui si appresta a partire il secondo anno di Buona Scuola, con all'orizzonte tante incognite e poche

LA BUONA SCUOLA RIPETE L'ANNO

Precariato, supplenze, arretratezza e demotivazione degli insegnanti, scollamento con ilmondo del lavoro, sicurezza degli edifici. La riforma fortemente voluta da Renzi dopo la suaprima applicazione, come raccontiamo nel dettaglio, ha centrato solo in piccola parte gliobiettivi. Riuscirà a colmare il divario nella nuova stagione scolastica? Le premesse purtropposembrano essere negative e l'autunno, dai prof fuori ruolo ai posti vacanti, si annuncia ancorauna volta "caldo" e ricco di disagi

di SALVO INTRAVAIA. Video ALESSANDRO CECIONI e KAMI FARES

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certezze, un avvio tutto in salita e nel caos per via degli insegnanti che non saranno nominati in tempo.

Le notizie che arrivano da ministero, provveditorati e fonti sindacali, parlano per il 2016/17 di un avvio di anno in salita e di un concorsoper 64mila cattedre che, a causa di commissioni sorprendentemente troppo severe, non riuscirà a coprire tutti i posti messi in palio e chenon si potrà neppure concludere entro i tempi necessari a spedire tutti i docenti in cattedra già a settembre, come invece annunciato. Laprevisione è che la metà dei posti rimarrà vacante per le troppe bocciature. Più realistica semmai l'ipotesi che per assumere la totalità deivincitori occorrerà attendere il 2017. Così come le previsioni annunciano 60/80mila docenti inseriti nei nuovi ambiti territoriali chiamatidirettamente dai presidi, in alcuni casi con colloqui con domande troppo "sul personale" (ma che potranno cambiare sede dopo lanomina) e di migliaia di posti destinati a restere vacanti ancora per un altro anno. Cattedre da assegnare agli immancabili supplenti di cuila riforma si sarebbe voluta sbarazzare, tagliando così finalmente i costi di gestione dell'istruzione.

Pronostici foschi per l'anno che si avvia ad apertura anche al capitolo bonus sul merito degli insegnanti, che nella passata stagionescolastica ha creato mille divisioni all'interno delle scuole, e sulla eccezionale mole di lavoro che ancora una volta toccherà ai "superpresidi" per mettere in pratica i diversi aspetti della riforma. O, ancora, di un'alternanza scuolalavoro che necessità sicuramente di unamessa a punto anche se non sembra essere andata poi così male come si temeva.

Tra le poche certezze nel primo bilancio di Buona Scuolac'è stato il gruzzolo per l'aggiornamento distribuito adottobre: 500 euro a docente per l'acquisto di libri,spettacoli cinematografici e teatrali, corsi diaggiornamento ed altro. E il Piano nazionale Scuoladigitale che sta cercando di modernizzare attrezzature,strutture e metodi di insegnamento. Per Pino Turi, dellaUil "lo scorso anno, i problemi sono stati messi sotto iltappeto o rinviati: i veri effetti della legge 107 si vedrannoil prossimo anno". “Governare un settore delle dimensionidella scuola senza la collaborazione del personale e ilcoinvolgimento dei sindacati – continua Turi – è illusorioed avventuroso per l'esecutivo".

E, aggiunge Lena Gissi, a capo della Cisl scuola, "non èneppure detto che gli alunni troveranno tutti i docenti inclasse per l'avvio delle lezioni" perché “contrariamente aglianni passati, tutte le operazioni sul personale (immissioniin ruolo, assegnazioni provvisorie e utilizzazioni per unanno) dovranno concludersi entro il 15 e non entro il primosettembre, come stabilì la Gelmini nel 2008. Così, lanomina dei supplenti arriverà soltanto dopo". In parecchieregioni – Lombardia, Piemonte, Veneto, Umbria, Siciliasolo per citarne alcune – la prima campanella suoneràperò prima di questa data. E quello di ritrovarsi la squadradei docenti completa a novembre è più una certezza cheun rischio. Domenico Pantaleo, alla guida della Flc Cgildecisamente pessimista. Parla di “contraddizioni,disfunzioni e incertezze che minacciano di scaricarsi sulprossimo anno scolastico, facendo ripiombare gli istitutinelle innumerevoli emergenze quotidiane".

Anche i presidi, solitamente meno pregiudizialmente ostilialle novità, non sembrano ottimisti. “Sarà un altro anno difuoco per le tante incombenze cui dovremo far fronte perla piena attuazione della legge 107", sottolinea PaolinoMarotta, dell'Andis. “Nei prossimi mesi – prevede – i nodiverranno al pettine". E snocciola una serie di questioni su

cui dovrà concentrarsi da subito: dai criteri per attribuire il bonus premiale ai docenti, all'esonero dei vicari, passando proprio per lavalutazione dei dirigenti scolastici, che parte a settembre. “Si può ben immaginare quale autunno caldo si preannuncia", concludeMarotta.

Francesca Puglisi, Responsabile nazionale Scuola del Pd che la Buona Scuola l'ha tenuta a battesimo al Senato, difende le scelte delgoverno Renzi. “Dopo anni di tagli, ha aumentato di 3 miliardi all'anno l'investimento nella scuola". La parlamentare democratica ricordaquindi tutti gli obiettivi centrati: dalle assunzioni al bonus da 500 euro a favore degli insegnanti, dalla maggiore attenzione verso iproblemi dell'edilizia scolastica al Nuovo piano nazionale per la scuola digitale.

Dove il primo anno di riforma ha evidenziato limiti e velleità è soprattutto in quello che avrebbe dovuto essere il cuore del provvedimento:lotta al precariato e fine della supplentite, l'enorme numero di sostituti che le scuole e i provveditorati sono costretti a nominare ogni annoper far partire la macchina. Le statistiche parlano chiaro. Le supplenze sono calate appena di 13mila unità su 118mila, mentre legraduatorie provinciali dei precari – che servono a reclutare metà degli immessi in ruolo ogni anno – contano ancora 45mila iscritti. Va

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detto però che si partiva da quota 122mila e che a partire da settembre il numero dei supplenti reduci dal Piano da 103mila assunzioniprevisto dalla riforma dovrebbe assottigliarsi ancora. Fino al completo svuotamento delle liste.

Passi falsi l'avvio della Buona Scuola sembra averli compiuti anche nella gestione dell'organico di potenziamento e perfinosull'assegnazione del tanto reclamizzato bonus, che in linea teorica avrebbe dovuto premiare i professori migliori. I docenti dell'organicodi potenziamento – 48mila unità inviate nelle scuole a novembre del 2015 con l'intento di potenziare Musica e Educazione motoria alleelementari, le lingue straniere alla medie, Diritto ed Economia alle superiori – sono stati invece utilizzati spesso come tappabuchi.Quando non sono rimasti ad annoiarsi in biblioteca aspettando che qualcuno li chiamasse per una supplenza o per un altro incarico. E ilprossimo anno non sembra possa andare meglio con i “potenziatori", perché tra "assegnazioni provvisorie" e "utilizzazioni" i presidipotrebbero ritrovarsi ancora con docenti non scelti da loro. Così bisogna sperare che i miliardi già spesi per rimettere in sicurezza eabbellire le tante scuole sgarrupate disseminate in ogni angolo del Paese evitino almeno che i soffitti continuino a crollare sulla testa discolari e maestri, studenti e professori. Ma basta una violenta scossa di terremoto per portare, al di là delle buone intenzioni, tutti con ipiedi per terra.

Alternanza con il lavoro promossa con riservadi SALVO INTRAVAIAROMA Falsi progetti svolti senza in realtà mai uscire dalla propria classe, studenti "sfruttati" al posto della manodopera e costretti arecarsi in azienda anche durante le vacanze di Natale, alunni spediti a fare esperienza in ambiti professionali lontanissimi dalle loroinclinazioni, come i ragazzi di un Classico sardo finiti in una raffineria. Nel corso dell'anno passato le denunce contro le situazioniparadossali nate con l'obbligo di Alternanza scuola lavoro introdotto dalla Buona Scuola in tutte le superiori, licei compresi, non sonomancate. Eppure, anche se tutti sembrano d'accordo sul fatto che il meccanismo ha bisogno di una messa a punto, il primo anno dinovità introdotta dal governo per avvicinare il mondo dell'istruzione a quello dei mestieri, sembra essere tutto sommato positivo,rappresentando una delle note liete della riforma.

I miglioramenti sono necessari anche perché a settembre il numero di ragazzi interessati aumenterà: saranno un milione e oltre,coinvolgendo i giovani del terzo e del quarto anno di tutti gli indirizzi, costringendo le scuole a raddoppiare gli sforzi in termini di contatticon enti e imprese e a moltiplicare i protocolli di intesa per avviare le attività. Nel 2017/2018 l'esperienza andrà poi a regime: siraggiungerà quota un milione e mezzo di studenti, quelli del secondo biennio e dell'ultimo anno della secondaria superiore. Per i licealisono previste almeno 200 ore di esperienza sul campo – aziende, imprese, ma non solo – da realizzare nell'ultimo triennio di scuola. Neitecnici e negli istituti professionali, dove la vocazione alle professioni è più marcata, le ore da passare in Alternanza diventano almeno400. Paolino Mariotta, a capo dei dirigenti scolastici dell'Andis, spera che "si riesca a migliorare il sistema, visto che nella stagionepassata ha fatto fatica ad avviarsi soprattutto per i licei". Per Domenico Pantaleo, della Flc Cgil, il modello adottato invece non va proprio.E occorre trovarne uno diverso, “che faciliti la libertà di accedere a un lavoro voluto e sognato dai ragazzi". A tanti sembra poi che lascuola italiana si sia appiattita sulle esigenze di industrie, aziende e imprese private. Anche Lena Gissi, della Cisl scuola, è critica: “Temicome la formazione obbligatoria o l'alternanza scuolalavoro non trovano piena realizzazione – dice – per l'assenza di un'idea a medio ea lungo termine. Mancano i dati ufficiali, ma pare che alcune esperienze si siano risolte in imprese formative simulate".

Le critiche più dure arrivano però dall'Unione degli studenti. “La mancanza di uno statuto delle studentesse e degli studenti in Alternanzascuolalavoro li espone a numerose contraddizioni", spiega Francesca Picci, coordinatrice dell'Uds. Com'è avvenuto, aggiunge, in unistituto alberghiero di Torino, “dove gli studenti si sono ritrovati a prestare manodopera gratuita". “Agli studenti è stato richiesto –aggiunge – di fare Alternanza anche durante le vacanze di Natale". Secondo un monitoraggio realizzato dall'Unione, i problemi principalilo scorso anno sono stati “la scarsa attinenza di molte esperienze con il percorso di studi intrapreso" e i costi a carico degli stessiragazzi. “Molti – spiegano gli studenti – devono pagare autonomamente servizi indispensabili, come i trasporti e in alcuni casi anche ilsoggiorno, considerato che molti progetti di alternanza si sono svolti anche a 200 chilometri di distanza dalla propria città, o addirittura inregioni diverse da quella di residenza". “I dati che abbiamo raccolto – sottolinea Francesca Picci – dimostrano come l'Alternanza scuolalavoro immaginata dal governo non rispecchi le necessità e l'idea che gli studenti hanno della loro formazione, soprattutto pratica E'necessario stanziare fondi per la mobilità studentesca, approvare uno statuto degli studenti in alternanza scuola lavoro che tutelirealmente i diritti degli studenti, individuare un codice etico per le aziende coinvolte, coinvolgere le rappresentanza studentesche eimpedire che le esperienze si rivelino esperienze di mero sfruttamento".

Perplessità e richieste di cambiamenti a cui Miur e Confindustria cotrappongono una serie di esempi virtuosi. Come il caso dell'istitutosuperiore SeveriGuerrisi di Gioia Tauro (tecnico con svariati indirizzi e anche liceo artistico) che ha iniziato ad attuare l'alternanzascuolalavoro 3 anni fa, con un progetto sperimentale, coinvolgendo 250 aziende e circa 500 gli alunni, di cui alcuni sono stati ancheassunti. Oppure il classico e linguistico Orazio di Roma dove sono stati avviati 20 percorsi, uno dei quali in collaborazione con l'Istitutosuperiore di sanità. Quanto basta per far concludere alla ministra dell'Istruzione Stefania Giannini che “il bilancio è positivo". “Soprattutto– precisa – se si considera la portata della rivoluzione culturale che abbiano fortemente voluto". E se è vero, ammette la ministra, che“l'Alternanza è partita con qualche difficoltà in più nei licei perché in questi indirizzi in passato l'alternanza era poco praticata, essendovolontaria", è altrettanto vero che "con la Buona Scuola abbiamo rotto questo tabù, portando competenze pratiche anche in indirizzistoricamente improntati all'acquisizione di competenze teoriche". E in risposta agli studenti quindi aggiunge: “Questa è l'unica strada perconsentire ai nostri ragazzi di scoprire i propri talenti, far emergere le loro inclinazioni e indirizzare il successivo percorso di studi".

A difendere la novità ci sono anche gli industriali. “Oltre 700mila studenti in Alternanza in tutti gli indirizzi di scuola superiore sono unbuon primo passo", dice Giovanni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria per il Capitale umano. “L'obiettivo aggiunge è garantire atutti il diritto di imparare lavorando, fare cioè un'esperienza formativa a tutto tondo che permetta di conoscere ciò che sta fuori dalle aulescolastiche. Ma vedremo quali saranno le criticità da affrontare". Brugnoli annuncia quindi l'intenzione degli imprenditori di creare un

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rapporto più stretto con il mondo dell'istruzione. “Noi crediamo, e lo abbiamo sperimentato in tanti anni di partnership con le scuole, che ipercorsi di alternanza debbano puntare sulla qualità. E qualità significa che l'impresa partecipa a tutte le fasi del percorso: anche allaprogettazione e alla valutazione. Ci sarà vera alternanza quando anche gli studenti delle province più remote potranno accedere apercorsi di qualità".

Il vicepresidente di Confindustria nega quindi che alcune aziende non siano interessate all'argomento. “I vantaggi dell'Alternanza ribadisce sono fuori discussione: gli imprenditori sanno bene che la partnership con le scuole dà una maggiore riconoscibilitàall'impresa nel territorio e ne promuove anche la funzione formativa". Ma non solo. “L'Alternanza nel mediolungo periodo può ancheridurre il divario tra domanda delle imprese e offerta formativa". Ma cosa cercano le imprese? “Tutti gli studenti sono i benvenuti inazienda. La cosa importante – ribadisce – è lavorare con le scuole per permettere agli studenti, sulla base delle loro caratteristiche, diinserirsi nel contesto che permetta di sviluppare al meglio le loro potenzialità"

Per lo stop alle supplenze bisognerà aspettaredi SALVO INTRAVAIAROMA La piaga del precariato continuerà ad affliggere la scuola anche nell'imminente nuovo anno scolastico. Il ministro dell'IstruzioneStefania Giannini l'ha definito un “metodo negativo che ha soffocato la scuola italiana" e il presidente del Consiglio Matteo Renzi hainserito la sua fine in cima a tutti gli obiettivi della Buona Scuola. Per questo il diktat è stato perentorio: bisogna assolutamente cancellarele graduatorie ad esaurimento dei precari (Gae) ed eliminare la cosiddetta supplentite, l'enorme numero di precari su cui ogni anno sibasa il funzionamento della macchina scolastica italiana. Eppure un primo anno di applicazione non è servito a compiere grossi passiavanti e quello futuro non sembra poter promettere molto di più. Nella passata stagione scolastica, stando ai dati ufficiali diffusi dalministero dell'Istruzione, la montagna di supplenze è stata appena scalfita, ma stando ad alcune interpretazioni dei numeri potrebbepersino essersi accresciuta. Una situazione che questo sembrano indicare le prime notizie sulla preparazione delle classi e ladistribuzione delle cattedre con ogni probabilità si protrarrà anche quest'anno.

Più incoraggianti invece i numeri che a distanza di circa 12 mesi di applicazione della riforma il governo può esibire sulla lotta alprecariato, anche se siamo ancora lontani dall'obiettivo annunciato nel settembre del 2014. Entro settembre 2015, spiegò allora ilpremier, occorrerà assumere 103mila precari delle liste ad esaurimento e bandire un nuovo concorso a cattedre. L'ambizione era quelladi rilanciare le opportunità offerte dall'autonomia scolastica, mai attuata appieno per mancanza di risorse economiche e di personale.Un'occasione unica, insomma, resa poi ancor più ineludibile dalla sentenza della Corte di giustizia europea che nel novembre del 2014ha condannato l'Italia per abuso di precariato scolastico: troppi docenti nominati come supplenti su sede vacante per troppi anniconsecutivi, spiegava il verdetto.

Dopo l'approvazione della riforma (9 luglio 2015), i nodi hanno iniziato però a venire al pettine: delle 103mila assunzioni, per l'anno2015/2016, il Miur è riuscito a piazzarne soltanto 87mila e 600. Sembra incredibile, ma è proprio così. Il punto è che le assunzioniprevedono la possibilità, contrariamente al passato, per il cervellone ministeriale di spedire gli aspiranti maestri e professori a prendereservizio in una qualunque regione se in quella di residenze non c'è disponibilità di posti. E in parecchi si sono rifiutati di viaggiare su e giùper l'Italia.

Il risultato è che anche il ricorso alle supplenze è rimasto quasi invariato. Anzi, per la Cisl scuola sarebbe addirittura aumentato.Rispondendo ad un'interpellanza alla Camera, il 5 febbraio 2016, Davide Faraone, sottosegretario all'Istruzione, ammetteva che lesupplenze si sono contratte di appena 13mila unità scarse sulle oltre 118mila dell'anno precedente: uno stentato 11% in meno. In altreparole, anche dopo la cura Renzi/Giannini, la scuola italiana ha continuato (e continua) a soffrire di supplentite, con oltre 105mila precarichiamati in cattedra per garantire il regolare svolgimento delle lezioni. Conti contestati, come detto, dalla Cisl scuola secondo cui lesupplenze avrebbero toccato quota 147.028: facendo segnare un clamoroso +24% sull'anno precedente (2014/15).

Ancor più allarmante è però la previsione che anche nel nuovo anno scolastico la cifra oscillerà tra quota 60 e 80mila. DomenicoPantaleo, alla guida della Flc Cgil, parla di un flop sotto gli occhi di tutti. "Il piano delle immissioni in ruolo non ha cancellato il precariatoe non ha ridotto la supplentite", afferma. Una sentenza di fallimento che Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Partito democratico,non accetta, rivendicando piuttosto il "più vasto piano straordinario di assunzioni mai realizzato dallo Stato negli ultimi 20 anni",un'operazione che "ha assicurato in media 7 professori in più ad ogni scuola del Paese per combattere la dispersione degli studenti,migliorare gli apprendimenti e ampliare l'offerta formativa". Matteo Renzi comunque non intende arrendersi e torna a promettere che la“supplentite finirà quando le riforme andranno a regime. Ci vorranno due o tre anni". Traguardo possibile se si saprà trovare la stradagiusta, così come avvenuto sul fronte della lotta al precariato intesa come riduzione del numero complessivo di iscritti nelle liste Gae,compresi quelli che non hanno mai svolto un giorno di supplenza. Dei 122mila registrati prima delle assunzioni di massa, in elenco nesono rimasti 45mila: un terzo del totale, che il governo conta di mettere in regola nell'arco dei prossimi tre anni.

Chiamate dirette al via sotto la lente Anacdi SALVO INTRAVAIAROMA Tra mille dubbi e innumerevoli perplessità, i presidi hanno affrontato la “prova del fuoco" della chiamata diretta: la vera novitàdell'anno scolastico ormai alle porte. Un marchingegno su cui ha puntato l'attenzione, per la prima volta in assoluto nella scuola, anchel'Anac: l'autorità anticorruzione. Perché la discrezionalità di cui godono i capi d'istituto nell'assegnare gli incarichi ai neoimmessi in ruolofa drizzare le antenne a chi è chiamato a vigilare sui potenziali comportamenti corruttivi. E per i dirigenti scolastici, il rischio di scivolare sipresenta ad ogni passo. Ad ammetterlo, con grande onestà intellettuale, è Paolino Marotta dell'Andis, un'associazione che raccoglie

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circa mille dirigenti scolastici. “La paura di essere denunciati esiste – spiega – perché si tratta di una operazione del tutto nuova, dasvolgere in tempi strettissimi e senza che ci siano state indicazioni precise da parte del ministero. Permangono profili giuridicoamministrativi non del tutto chiari". ". La prima chiamata diretta si è svolta, non senza polemiche, ad agosto. Secondo quanto denunciatodai sindacati, alcuni presidi si sono presi la licenza di entrare nel merito delle scelte familiari di alcune insegnanti – intenzione di averefigli o di sposarsi – o avrebbero assunto i docenti in base al luogo di residenza: il più vicino alla scuola. Ma su eventuali distorsioni delsistema il ministero tace.

L'avvio degli Ambiti territoriali per l'organico di potenziamento con il reclutamento degli insegnanti da parte dei dirigenti scolasticirappresenta la vera novità del 2016/2017. Perché nel primo anno di Buona Scuola l'organico di potenziamento – circa 48mila unità – èstato inviato a metà novembre agli istituti direttamente dal ministero dell'Istruzione, congelando per un anno la “chiamata diretta". Mafacciamo un po' di ordine. Per consentire ai dirigenti scolastici di reclutare i docenti più adatti alla propria scuola – con esperienza di areea rischio, abituati a lavorare contro la dispersione scolastica o con alunni Bes (con Bisogni educativi speciali), specializzati delle linguestraniere o nella didattica digitale, tanto per fare qualche esempio – la legge di riforma ha messo in piedi questo meccanismo: per primacosa, gli assunti nel 2015/2016 e parte di coloro che chiedono trasferimento in un'altra regione sono stati assegnati ad uno dei 319Ambiti territoriali in cui è stato suddiviso il territorio nazionale. A questo punto, entrano in gioco i presidi, che vagliando le candidature deidocenti e dopo avere consultato il loro curriculum, propongono ai prescelti un incarico triennale nella propria scuola.

Tutta l'operazione è partita il 29 luglio – per la scuola dell'infanzia e primaria – per concludersi il 26 agosto con la scuola secondaria disecondo grado, secondo tempi scaglionati per ordine di scuola. Per il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone “si passa dalreclutamento per anzianità di servizio a quello per competenze". In questo modo, i dirigenti scolastici potranno assoldare i docenti piùidonei a mettere in pratica gli obiettivi declinati nel Piano triennale dell'offerta formativa, uno degli obiettivi più importanti dell'interariforma. Ma lo scorso anno le cose hanno preso tutt'altra direzione e il prossimo rischiano di ricalcare la stessa strada del precedente.

Ecco perché. I 47.465 docenti "potenziatori" nominati a metà novembre del 2015 sono stati inviati alle scuole direttamente dal cervelloneministeriale, senza che i presidi abbiano potuto “scegliere". Nelle scuole si sono ritrovati ex supplenti “esperti" ma anche tanti che nonmettevano piede a scuola da quando si erano diplomati. Un mezzo disastro, abbastanza annunciato. Tanto che dopo un mese l'ispettoreministeriale Max Bruschi si è lasciato andare ad uno sfogo sui social: “Molti docenti che hanno preso servizio – scriveva il 5 dicembre2015 sul proprio profilo Facebook – si trovano a bivaccare nei corridoi. Lo trovo uno sconcio. Quasi nessuno ha avuto il doverosoconfronto con il dirigente scolastico, curriculum alla mano. Poi, ci sono le fantastiche eccezioni. Ma, per l'appunto... non rappresentano,oggi, la regola. So per primo che nelle istituzioni scolastiche è arrivato personale di diversa quidditade. Ma, rilevo, capita tutti gli anni".

Il rischio molto concreto è che questa situazione si replichi anche nel nuovo anno scolastico. Almeno per i primi mesi. Perché, dopoavere individuato i docenti dagli ambiti, scatteranno le assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni (operazioni di mobilità del personale cheprevedono l'assegnazione di una cattedra per un singolo anno), pratica che gli uffici provinciali dovranno svolgere entro il 15settembre. Ma prima ancora occorrerà dare seguito alle 5/6mila richieste di conciliazione (ricorsi) sui trasferimenti avanzate dai docentimeridionali spediti al Nord dal bizzoso algoritmo ministeriale che nessuno sa come abbia funzionato. Uno stratagemma messo su dalministero per consentire ad una percentuale più alta possibile del grande serbatoio di insegnanti meridionali di non allontanarsi troppo dacasa ancora per un anno, posticipando la partenza al 2017/2018. O di non allontanarsi mai, se nel frattempo dovesse arrivare iltrasferimento. Ma, a questo punto, dopo essere stati scelti dai presidi, migliaia di docenti potranno andare in un'altra regione ed esseresostituiti da docenti con altri requisiti. Un altro anno di potenziatori a zonzo per la scuola? Intanto, il suono della prima campanella siavvicina e la squadra dei docenti in moltissime scuole è tutt’altro che completa.

Lotta titanica ai crolli, ma il rischio rimanedi SALVO INTRAVAIAROMA Quasi 6 miliardi per mettere in sicurezza, ristrutturare e perfino abbellire gli edifici scolastici italiani. Ma i soffitti continuano acrollare sulla testa di alunni e docenti. E in un caso a sbriciolarsi sotto l’effetto del terremoto nell’Italia centrale è una scuola resa“antisismica” bel 2012. Sembra un paradosso. Ma quanto basta per fare sorgere a tutti una domanda: quanto è sicura la scuola di miofiglio? Nessuno probabilmente conosce la risposta. Una circostanza che, nonostante gli sforzi governativi, contribuisce ad aumentarel’angoscia dei genitori. Quello che sappiamo con certezza, perché a dircelo è lo stesso Miur, è che su 41.666 edifici sparsi in ogni angolodella Penisola, ben 18.817 ricadono in zone sismiche di prima e seconda categoria: quelle dov’è possibile che si verifichi un terremotoviolento o potenzialmente distruttivo come quello che ha frantumato la scuola di Amatrice. Per il resto gli incidenti sono all’ordine delgiorno. L'ultimo incidente in ordine di tempo in piene ferie, alla materna Maria Montessori di Dragoni, una frazione di Lequile, in provinciadi Lecce, lo scorso 23 giugno. Quando, per fortuna, in classe non c'era più nessuno. Ma lo sforzo profuso dal governo per rendere sicure42.292 strutture scolastiche, frequentate ogni giorno da quasi 8 milioni di alunni e da oltre un milione tra docenti e personale scolastico, èstato enorme: quasi sei miliardi di euro impegnati, stanziati e in parte anche spesi, per intervenire sulle scuole sgarrupate tra il 2014 e il2017.

Nel febbraio 2014, il presidente del Consiglio Matteo Renzi annunciò di voler prendere un impegno con gli italiani: si sarebbe occupatodell'edilizia scolastica. Il primo passo fu la creazione della Struttura di missione per l'edilizia scolastica presso la Presidenza delconsiglio. Allo scopo rastrellò tutti i fondi già stanziati ma mai spesi: quasi 3 miliardi. Nel corso del triennio 2014/2016 i miliardi destinatialle scuole sono saliti a 4,2 destinati a una lunghissima serie di interventi dai nomi a volte anche creativi: #scuolebelle, #sbloccascuole e#scuole sicure, con l'immancabile hashtag iniziale. Anche semplici tinteggiature per rendere più accoglienti classi, laboratori, corridoi ebagni. E nella Legge di stabilità per il 2017 è previsto un altro miliardo e 700 milioni di interventi: in tutto, 5,9 miliardi. Quasi metà dei 14ipotizzati dall'allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso all'indomani del crollo che nel 2008 costò la vita a Vito Scafidi, colpito amorte da un tubo dimenticato nel controsoffitto della sua aula al liceo Darwin di Rivoli (To).

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05 settembre 2016

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Il timore ora è che da settembre possa riprendere il tristebilancio di intonaci che si schiantano, quando va bene, sulpavimento senza nessun preavviso; finestre che sisganciano dai cardini e finiscono in testa agli alunni;cornicioni pericolanti. Per Adriana Bizzarri, coordinatricenazionale per il settore Scuola di Cittadinanzattiva, “certonon è possibile pretendere il miracolo". E prevede che “ilprossimo anno i crolli dovrebbero diminuire". Ma spiega:“In effetti, gli interventi di messa in sicurezza – dice – sonouna minima parte, per questo continuano gli incidenti".Anche a fronte di un intervento straordinario come quellodel governo in carica, che in tre anni – 2014/2016 – haaperto 4.833 cantieri, di cui 3.884 conclusi: oltre l'80 percento.

Lo sforzo in termini quantitativi non è però sufficiente. “Ifinanziamenti di #scuolebelle, 450 milioni, non hannosenso: la piccola manutenzione deve rimanere a caricodelle scuole. Perché non potenziare gli interventidiagnostici sui solai che sono punti critici delle scuole?", sichiede ancora Bizzarri. “Finora – aggiunge – a fronte di14mila interventi richiesti dagli enti locali nel 2015 ne sonostati finanziati 7mila, per una spesa di 40 milioni di euro".E l'obiettivo appare lontano. “Continuando con questoimpegno, occorreranno almeno altri dieci anni", chiosaBizzarri.

Laura Galimberti, a capo della Struttura di missione,replica: “La maggior parte delle scuole italiane è statarealizzata prima del 1976. Le tecniche costruttive e i

materiali, soprattutto quelli utilizzati tra la fine degli anni '50 e gli anni '70, sono oggi inadeguati. Ricordiamo, poi, che i solai delle scuolesono sottoposti a carichi d'esercizio irregolari e subiscono sbalzi termici notevoli". Per questo “il governo ha inserito nella Legge 107 unalinea di finanziamento dedicata proprio alle indagini diagnostiche per i solai". Tuttavia, degli oltre 7mila interventi finanziati, quelli conclusisono poco più di mille e 400. Vale davvero la pena investire 6 miliardi su scuole così vecchie? “È impensabile sostituire tutti gli edificiesistenti in pochi anni – spiega la Galimberti anche se c'è sicuramente la necessità di realizzare scuole che rispondano alle nuoveesigenze architettoniche, energetiche, pedagogiche e sociali. Il concorso #scuoleinnovative, promosso dal Miur e finanziato con fondiInail, ha proprio questo obiettivo", conclude.

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