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Michele PERTUSI Silenzio cantatore Canzoni napoletane Corrado Giuffredi clarinetto Giampaolo Bandini chitarra Emanuele Buzi mandolino Cesare Chiacchiaretta fisarmonica Enrico Fagone contrabbasso P.le San Francesco, 1 - Parma ha il piacere di presentare P.le C.A. Dalla Chiesa,13 - Parma L a canzone napoletana si costituisce genere imprescindibile per quei cantanti che sentono l’esigenza di cimentarsi in un microdramma la cui struttura narrativa sia compiuta e costituita in modo pressoché perfetto. Nel ristretto spazio fornito da qualche minuto di musica, viene restituita tutta la complessità di una vicenda teatrale e percorso un cammino all’interno dell’animo umano. La varietà delle tematiche è ampia: dall’amore all’abbandono, dalla nostalgia di casa alla gelosia, dall’atto eroico alla resa. Il paesaggio accompagna il protagonista divenendo metafora dei suoi sentimenti. La canzone napoletana si esprime prevalentemente in prima persona, così che l’interprete diviene, a differenza di quanto accade nel Lied tedesco, il protagonista della vicenda: l’io narrante che parla all’ascoltatore come il personaggio di un vero e proprio dramma teatrale. Forse questo è uno dei principali motivi per cui il genere musicale in oggetto è stato interpretato dai più grandi cantanti lirici: Caruso e Di Stefano, Bergonzi e Gigli, Schipa, Del Monaco e Corelli, Bastianini e Taddei, Siepi e…Pertusi, tutti i grandi interpreti hanno sentito l’esigenza di confrontarsi con questi micro - melodrammi. La musica ‘popolare’ si distingue da quella cosiddetta ‘colta’ per l’uso di un linguaggio basato sull’improvvisazione. La musica ‘colta’, al contrario, viene veicolata da una scrittura che vorrebbe essere il più possibile esatta. Sappiamo fin troppo bene che la scrittura non può restituire in modo completo sulla carta ciò che la musica contiene o che l’autore ha in mente; tuttavia si propone di dare una immagine esaustiva del risultato sonoro. Per cui possiamo dire che quello che il compositore scrive lo vuole, ma non tutto quello che vuole può essere scritto. La dovizia di indicazioni che la scrittura musicale ha maturato nei secoli è andata di pari passo al progressivo distaccarsi della figura dell’autore da quella dell’interprete. Anche nella canzone napoletana assistiamo a questo ampliamento graduale della partitura. La canzone popolare, in questo senso, cessa la propria esclusività nel momento in cui, nell’Ottocento, autori come G. Rossini, V. Bellini e G. Donizetti, hanno cominciato ad assimilare questo genere all’aria da salotto. Il carattere ‘popolaresco’ non cesserà mai di esistere accanto a quello ‘colto’ (tanto più che molti brani nel Novecento verranno pensati per le voci di cantanti ‘non impostati’), ma la partitura richiederà sempre più il sostegno di voci in grado di realizzare tecnicamente una scrittura impegnativa e a tratti virtuosistica. A questo punto possiamo dire che la tradizione attraverso la quale i cantanti lirici si accostano alla canzone napoletana è legittimata non solo dal fatto che molti autori pensavano a voci liriche per le proprie partiture, ma che solo attraverso di esse possiamo godere della completezza di quest’ultime. Michele Pertusi si inserisce in questo percorso storico e stilistico con una interpretazione che si pone in perfetto equilibrio fra l’aria da camera e il dramma teatrale: attraverso una lettura attenta della scrittura musicale possiamo ripercorrere delle vere e proprie narrazioni; il dramma ci si dipana davanti in modo emozionante. Il registro grave della voce riesce a dare un calore particolarmente intimo alle vicende narrate: a tratti si ha l’impressione di assistere ad un monologo interiore. L’interprete ha giustamente sottolineato gli elementi melodrammatici mantenendosi comunque sempre al di qua del limite imposto dal genere concertistico. Supportato da un gruppo strumentale di grande livello e dalle bellissime trascrizioni di Giacomo Scaramazza, Pertusi ci restituisce quella che potremmo definire una fedele e coinvolgente interpretazione delle partiture napoletane; immergendole in una atmosfera da ‘racconto attorno al caminetto’, ci permette di gustare alcune delle più suggestive e immortali melodie del repertorio partenopeo in una ininterrotta ballata che ha il sapore di una fiaba. Silenzio cantatore Canzoni napoletane PERTUSI Michele La canzone napoletana di Sebastiano Rolli CASA DELLA MUSICA - 29 APRILE 2009

La canzone napoletana - · PDF fileMichele PERTUSI Silenzio cantatore Canzoni napoletane Corrado Giuffredi clarinetto Giampaolo Bandini chitarra Emanuele Buzi mandolino Cesare Chiacchiaretta

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MichelePERTUSI

Silenzio cantatoreCanzoni napoletane

Corrado Giuffredi clarinettoGiampaolo Bandini chitarraEmanuele Buzi mandolino

Cesare Chiacchiaretta fisarmonicaEnrico Fagone contrabbasso

P.le San Francesco, 1 - Parma

ha il piacere di presentare

P.le C.A. Dalla Chiesa,13 - Parma

La canzone napoletana si costituisce genere imprescindibile per quei cantanti che sentono

l’esigenza di cimentarsi in un microdramma la cui struttura narrativa sia compiuta e costituita in modo pressoché perfetto.Nel ristretto spazio fornito da qualche minuto di musica, viene restituita tutta la complessità di una vicenda teatrale e percorso un cammino all’interno dell’animo umano. La varietà delle tematiche è ampia: dall’amore all’abbandono, dalla nostalgia di casa alla gelosia, dall’atto eroico alla resa. Il paesaggio accompagna il protagonista divenendo metafora dei suoi sentimenti.La canzone napoletana si esprime prevalentemente in prima persona, così che l’interprete diviene, a differenza di quanto accade nel Lied tedesco, il protagonista della vicenda: l’io narrante che parla all’ascoltatore come il personaggio di un vero e proprio dramma teatrale. Forse questo è uno dei principali motivi per cui il genere musicale in oggetto è stato interpretato dai più grandi cantanti lirici: Caruso e Di Stefano, Bergonzi e Gigli, Schipa, Del Monaco e Corelli, Bastianini e Taddei, Siepi e…Pertusi, tutti i grandi interpreti hanno sentito l’esigenza di confrontarsi con questi micro - melodrammi.La musica ‘popolare’ si distingue da quella cosiddetta ‘colta’ per l’uso di un linguaggio basato sull’improvvisazione. La musica ‘colta’, al contrario, viene veicolata da una scrittura che vorrebbe essere il più possibile esatta. Sappiamo fin troppo bene che la scrittura non può restituire in modo completo sulla carta ciò che la musica contiene o che l’autore ha in mente; tuttavia si propone di dare una immagine esaustiva del risultato sonoro. Per cui possiamo dire che quello che il compositore scrive lo vuole, ma non tutto quello che vuole può essere scritto.La dovizia di indicazioni che la scrittura musicale ha maturato nei secoli è andata di pari passo al progressivo distaccarsi della figura dell’autore da quella dell’interprete. Anche nella canzone

napoletana assistiamo a questo ampliamento graduale della partitura. La canzone popolare, in questo senso, cessa la propria esclusività nel momento in cui, nell’Ottocento, autori come G. Rossini, V. Bellini e G. Donizetti, hanno cominciato ad assimilare questo genere all’aria da salotto. Il carattere ‘popolaresco’ non cesserà mai di esistere accanto a quello ‘colto’ (tanto più che molti brani nel Novecento verranno pensati per le voci di cantanti ‘non impostati’), ma la partitura richiederà sempre più il sostegno di voci in grado di realizzare tecnicamente una scrittura impegnativa e a tratti virtuosistica.A questo punto possiamo dire che la tradizione attraverso la quale i cantanti lirici si accostano alla canzone napoletana è legittimata non solo dal fatto che molti autori pensavano a voci liriche per le proprie partiture, ma che solo attraverso di esse possiamo godere della completezza di quest’ultime.Michele Pertusi si inserisce in questo percorso storico e stilistico con una interpretazione che si pone in perfetto equilibrio fra l’aria da camera e il dramma teatrale: attraverso una lettura attenta della scrittura musicale possiamo ripercorrere delle vere e proprie narrazioni; il dramma ci si dipana davanti in modo emozionante. Il registro grave della voce riesce a dare un calore particolarmente intimo alle vicende narrate: a tratti si ha l’impressione di assistere ad un monologo interiore. L’interprete ha giustamente sottolineato gli elementi melodrammatici mantenendosi comunque sempre al di qua del limite imposto dal genere concertistico. Supportato da un gruppo strumentale di grande livello e dalle bellissime trascrizioni di Giacomo Scaramazza, Pertusi ci restituisce quella che potremmo definire una fedele e coinvolgente interpretazione delle partiture napoletane; immergendole in una atmosfera da ‘racconto attorno al caminetto’, ci permette di gustare alcune delle più suggestive e immortali melodie del repertorio partenopeo in una ininterrotta ballata che ha il sapore di una fiaba.

Silenzio cantatoreCanzoni napoletane

PERTUSIMichele

La canzone napoletanadi Sebastiano Rolli

Casa della MusiCa - 29 aprile 2009

Page 2: La canzone napoletana - · PDF fileMichele PERTUSI Silenzio cantatore Canzoni napoletane Corrado Giuffredi clarinetto Giampaolo Bandini chitarra Emanuele Buzi mandolino Cesare Chiacchiaretta

J. Strauss – G.Verdi

L. Bovio – G.Lama

P. Vento - N. Valente

E. A. Mario

E. Murolo - E. Tagliaferri

G. Rossini

E. Fusco - R. Falvo

G.Pisano - G. Cioffi

L. Bovio – R. Falvo

Quadriglia da Il Ballo in Maschera strumentale

Silenzio Cantatore

Torna

Santa Lucia luntana

Nun me scetà

La Danza, Tarantellastrumentale

Dicitencello vuje

‘Na sera ‘e maggio

Guapparia

Trascrizioni: Giacomo Scaramuzza

Casa della MusiCa - 29 aprile, ore 20.00 ProGrAmmAMichele Pertusi basso

Nato a Parma nel 1965, è stato allievo di Arrigo Pola e di Carlo Bergonzi, completando successivamente la sua formazione con Rodolfo Celletti. La sua carriera lo ha presto portato nei teatri e nelle sale da concerto più prestigiose del mondo. Il suo repertorio comprende, fra gli altri titoli, Don Giovanni (Opéra di Parigi diretto da Sir Georg Solti, Chicago diretto da Barenboim, Venezia, Losanna, Bologna, Teatro alla Scala diretto da Muti, Teatro Massimo di Palermo), I Puritani (Ginevra, Torino, Staatsoper di Vienna), Roméo et Juliette di Berlioz (Berlino diretto da Norrington, Parigi diretto da Sir Colin Davis), La Cenerentola (La Scala, Houston, Torino, MET di New York diretto da Levine, Tokyo diretto da Chailly, Covent Garden di Londra, Opéra di Montecarlo), Il turco in Italia (La Scala diretto da Chailly, Bologna, Parma, Opéra di Montecarlo), Le nozze di Figaro (La Scala diretto da Muti, Chicago diretto da Barenboim, Firenze diretto da Mehta, MET di New York, Genova, Amburgo, Venezia, Madrid), Semiramide (Rossini Opera Festival di Pesaro, Marsiglia, Ginevra), L’italiana in Algeri (Parma, Bilbao, Bologna, Vienna e La Scala), Stabat Mater di Rossini (Bologna, New York, Amsterdam con Chailly, Parigi con Muti), Guillaume Tell (Rossini Opera Festival, Vienna), La sonnambula (Parma, Torino, La Scala). Attila (Bologna, Parma), I racconti di Hoffmann (Covent Garden). Altri direttori di fama internazionale con cui ha collaborato sono: Carlo Maria Giulini, Semyon Bichkov, Vladimir Jurowsky, Gianluigi Gelmetti, Marek Janowsky. Nel gennaio 1995 gli è stato assegnato il premio “Abbiati” della critica musicale italiana per le interpretazioni rossiniane a Pesaro e Bologna. Negli ultimi anni ha interpretato i più importanti ruoli protagonistici al Rossini Opera Festival di Pesaro, dove nell’estate del 1997, in occasione del suo debutto nel ruolo eponimo

Corrado Giuffredi clarinettoVincitore dei concorsi internazionali “Saverio Mercadante”, “Premio Ancona” e “Valentino Bucchi” di Roma, solista dell’Orchestra Toscanini di Parma, è invitato come primo clarinetto dall’Orchestra Filarmonica della Scala di Milano con la quale ha partecipato, con Riccardo Muti, alle tournée in Spagna, Portogallo, Francia, Grecia, Giappone, Svizzera, Germania, Danimarca, Norvegia e Libano. Di estrazione puramente classica, si dedica alla ricerca sonora e timbrica, esplorando tutte le forme musicali: etnica, contemporanea, jazzistica. Ha registrato vari dischi, e dal 1998 è direttore e solista dei Filarmonici di Busseto. Attualmente è primo clarinetto dell’Orchestra della Radio Svizzera Italiana.

Giampaolo Bandini chitarraÈ oggi considerato tra i migliori chitarristi italiani sulla scena internazionale, è stato componente dell’unico duo di chitarre riuscito a entrare nell’albo d’oro dei più prestigiosi concorsi internazionali di musica da camera. Dal 1990 è ospite, sia come solista sia in varie formazioni cameristiche, delle più importanti istituzioni concertistiche italiane ed estere figurando regolarmente come solista e con orchestra nei cartelloni dei più rinomati Festival d’Europa, Stati Uniti, Asia e Sud America. Collabora stabilmente con artisti del calibro di Massimo Quarta, Danilo Rossi, Pavel Berman, Enrico Bronzi, I Virtuosi di Mosca, Francesco Manara, Andrea Griminelli, Simonide Braconi e molti altri. Recentemente ha avuto il privilegio di eseguire il Concerto Elegiaco per chitarra e orchestra di Leo Brouwer, sotto la direzione dell’autore stesso.

Emanuele Buzi mandolinoNipote del grandissimo virtuoso Maestro Giuseppe Anedda, ha iniziato lo studio del mandolino con il nonno, che lo ha poi affidato artisticamente a Dorina Frati. Si diploma con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio di Musica “A. Casella” de L’Aquila. Svolge un’intensa attività concertistica come solista, in Italia e all’estero (Turchia, Albania, Germania, Spagna, Portogallo, Giappone), in collaborazione con varie formazioni cameristiche e sinfoniche (Filarmonica Arturo Toscanini di Parma,

nel Moise et Pharaon diretto da W. Jurowsky e messo in scena da Graham Vick, gli è stato conferito il premio “Rossini d’Oro”. Di rilievo le sue recenti interpretazioni della Damnation de Faust di Berlioz, con la London Symphony Orchestra diretta da Colin Davis, Vita di Tutino in prima mondiale a Milano, Don Quichotte di Massenet a Torino nello storico allestimento di Piero Faggioni, Le nozze di Figaro e Così fan tutte al Metropolitan di New York. Prestigiosi recenti debutti nel ruolo di Falstaff a Bologna con Daniele Gatti e lo spettacolo di Pizzi nell’anno del Centenario verdiano (2001) e nel Marin Faliero di Donizetti a Parma (2002) ripreso a Venezia nel 2003. Al Verdi Festival di Parma ha trionfato nei panni di Pagano nei Lombardi e ha suscitato sensazione il debutto in Athanaël in Thaïs di Massenet a Venezia diretto da Marcello Viotti e l’allestimento di Pier Luigi Pizzi, pubblicato in DVD e CD dalla Dynamic. Svolge un’intensa attività discografica per le maggiori etichette presenti sul mercato internazionale. Nel 1999 e nel 2002 ha ricevuto il premio “Opera Award” per Oberto e Falstaff. I più recenti impegni lo hanno visto primeggiare in Falstaff a Bruxelles, Torvaldo e Dorliska, La gazza ladra e Maometto II a Pesaro, Faust a Parma, Attila a Piacenza, Le nozze di Figaro al Metropolitan di New York, Il Turco in Italia e Lucrezia Borgia a Torino, Oberto a Verona, Carmen a Zurigo. Fra i prossimi impegni figura il suoi ritorno al Regio di Parma ne I Lombardi e al MET in Sonnambula. Nel 2003 ha ricevuto dal Presidente Ciampi la medaglia d’oro quale cittadino benemerito della Repubblica Italiana per le arti e la cultura. È sul mercato internazionale per l’etichetta LSO il Falstaff di Verdi, in cui egli è protagonista, diretto da Sir Colin Davis con la London Symphony Orchestra, accolto da critiche entusiastiche da tutta la stampa internazionale specializzata e per il quale Pertusi ha ricevuto il Grammy Award nel 2006.

Orchestra Sinfonica di Roma). Collabora spesso con importanti enti lirici quali La Scala di Milano, il Teatro La Fenice di Venezia, il Teatro San Carlo di Napoli, il Teatro Lirico di Cagliari, l’ Arena Sferisterio di Macerata, la Fondazione Arturo Toscanini di Parma ed è stato diretto dai maestri Riccardo Muti, Mstislav Rostropovicˇ, Donato Renzetti, Georges Prêtre. È docente di Mandolino presso il Conservatorio di Musica “V. Bellini” di Palermo.

Cesare Chiacchiaretta fisarmonicaFisarmonicista e bandoneonista ha studiato con il Maestro C. Calista, diplomandosi con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari. È presente, sia come solista sia in formazioni cameristiche, nelle più importanti stagioni concertistiche italiane ed estere. È risultato vincitore di concorsi nazionali e internazionali di fisarmonica e di musica da camera. Come solista è stato diretto da maestri quali Riccardo Muti, Pavel Berman, Leo Brouwer con le orchestre prestigiose de I Virtuosi di Mosca, Kaunas Chamber Orchestra, I Solisti di Brno e l’Orchestra Cherubini. Nel 1991 è stato prescelto quale rappresentante nazionale nella Coppa del Mondo C.I.A.I.M.C. dell’Unesco. Nel 1993 ha partecipato, in rappresentanza per l’Italia, al 43° Trofeo Mondiale della fisarmonica a Setubal (Portogallo). È docente di fisarmonica presso il Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce.

Enrico Fagone contrabbassoSi diploma giovanissimo con il massimo dei voti presso il Conservatorio “G. Nicolini” di Piacenza sotto la guida del Maestro Leonardo Colonna, perfezionandosi poi con F. Petracchi, M. Dorin, E. Ferrari, A. Sciancalepore. È risultato vincitore di alcuni dei più importanti concorsi internazionali. Collabora, in qualità di primo contrabbasso, con gruppi da camera e orchestre prestigiose quali l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, l’Accademia Nazionale di S. Cecilia, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, l’Orchestra Fondazione Arturo Toscanini, il Teatro dell’Opera di Roma, I Solisti Veneti, l’Orchestra da camera di Mantova. Attualmente è primo contrabbasso dell’Orchestra della Svizzera Italiana e docente presso docente presso il conservatorio “G. Nicolini” di Piacenza.

s i r i n g r a z i a