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La Chiesa di S. Biagio in Caltanissetta Cenni storici e Architettura

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La Chiesa di S. Biagio in Caltanissetta

Cenni storici e Architettura

La Chiesa di San Biagio è di costruzione molto recente.

La prima pietra, fu collocata il 03 novembre 1961 su un’area donata dalla gestione dell’allora INA-Casa.

I lavori di costruzione proseguirono speditamente per 3 an-ni e mezzo e il 28 giugno 1965 lo stesso Vescovo, alla presen-za del Capitolo, Sacerdoti, Autorità e fedeli, ha benedetto il Sacro Edificio ed aprirlo al culto.

La Parrocchia, della quale il Tempio è la sede, era stata eret-ta con Bolla del Vescovo Monaco l’8 dicembre 1960 e fu affi-data al Parroco Sac. Michel Alù con Bolla del 25 gennaio 1961. Iniziò la sua vita in angusti locali (garages) del Viale Si-cilia, e poi, poco alla volta, trasferì alcune sue attività nei lo-cali sottostanti la nuova Chiesa che, man mano, veniva co-struendosi finchè si trasferì definitivamente nel nuovo Tem-pio il 28 giugno 1965, giorno della benedizione del S. Edifi-cio.

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La Chiesa fu costruita su progetto dell’arch. Angelo Amato, approvato dalla Pontificia Commissione per l’Arte Sacra in Italia retta dal Vescovo Mons. Giovanni Fallani.

I contributi per la costruzione al rustico furono dati dal Mi-nistero dei LL.PP., quelli per la pavimentazione e gli intona-ci interni un contributo fu concesso dall’Assessorato Regio-nale ai LL.PP.

Le opere di recinzione, fognature, inferriate, pavimentazio-ne della scala e del portico furono eseguite con cantieri di lavoro per disoccupati.

Tutte le altre opere, alcune strutturali, copertura del tetto e quelle di rifinitura e decorazione artistica sono state com-piute con il generoso contributo di singole persone o con of-ferte e iniziative della comunità ecclesiale.

In certi momenti vi è stata una vera gara di generosità, fra i fedeli, per dare una testimonianza di amore al Signore deco-rando le pareti con artistici mosaici e le finestre con vetri istoriati.

Questo concetto lo indica una lapide: O Cristiano

deponi in questo pronaoaffanni e pensieri umanie possa nel S. Tempio

comprendere il misterodella S. Assemblea

dei figli di Dio.

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Già sin dal 1969 la Chiesa aveva non poche decorazioni arti-stiche in marmo, in ceramica, in mosaico e in vetri istoriati, per cui, su richiesta del Parroco che in quell’anno celebrava il 25° di sacerdozio, il 21 settembre il Vescovo procedeva alla solenne consacrazione del S. Tempio ungendo con il sacro Crisma le dodici marmoree croci, alla presenza del Capito-lo della Cattedrale ed una moltitudine di persone; 18 mesi dopo il 27-28 marzo 1971 la parrocchia celebrava il decenna-le della sua fondazione con solenni funzioni presiedute da S. Em. il Card. Francesco Carpino già Arcivescovo di Palermo e con la partecipazione di tutte le Autorità cittadine, del Clero nisseno e di numerosi parrocchiani.

Anche se la Chiesa all’interno era bella e funzionale le opere di rifinitura e decorazione artistica sono continuate negli an-ni successivi per la generosa partecipazione dei parrocchia-ni.

L’architettura della chiesa è semplice e solenne.

Sita nella nuova zona residenziale ad ovest della città è sorta contemporaneamente al quartiere di cui è il centro dinami-co e spirituale.

Questo concetto lo indica una lapide:

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Misura m. 50 x 18 all’esterno; è composta di un unico vano con imponente scalinata a due rampe, un ampio pronao nel-la facciata, un’abside rettangolare e 14 cappelle nelle pareti laterali. Sopra il pronao all’interno è una grande cantoria con finestra istoriata visibile all’interno e all’esterno e raffi-gurante due angeli adoranti la Croce in ferro che si erge sul-la facciata.

Manca ancora un campanile e le due campane sono colloca-te provvisoriamente sopra la sacristia.

La Chiesa è sopraelevata: sotto di essa vi sono i locali per il ministero pastorale un portico, un ampio salone, sei aule ca-techistiche e l’abitazione del Parroco: è ancora incompleta al rustico e attualmente vi ha sede l’associazione giovanile.

Le strutture, prevalentemente, sono in cemento armato. Le parete laterali in parte sono perpendicolari ma dopo circa 11 m. sono leggermente inclinate verso l’interno e sostenute da pilastri inclinati all’interno e rivestiti di marmo grigio torto-ra dal pavimento sino al tetto. Detti pilastri in cemento ar-mato nel tetto continuano con cordoni di cemento armato

Questo concetto lo indica una lapide:

O Cristianodeponi in questo pronaoaffanni e pensieri umanie possa nel S. Tempio

comprendere il misterodella S. Assemblea

dei figli di Dio.

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ben visibili sia all’interno che all’esterno dando a tutta l’ar-chitettura una “monumentalità" solenne.

Nella facciata il pronao in parete è fuori il perimetro rettan-golare del Tempio e in parte all’interno dello stesso, tra il Battistero e la scale che porta nel salone e alla cantoria. le pareti esterne sono interrotte da un’armonia e ritmica moda-natura di collegamento in cemento armato, tra la parte delle pareti perpendicolari che all’interno contengono le cappelle e la restante parte delle pareti inclinate che contengono le vetrate.

Tra la gradinata e la chiesa vi è un ampio ed armonico pro-nao che ha la funzione di staccare i fedeli dalle preoccupa-zioni umane e di indurli ad un raccoglimento per un devoto colloquio con Dio.

Questo concetto lo indica una lapide:

O Cristianodeponi in questo pronaoaffanni e pensieri umanie possa nel S. Tempiocomprendere il misterodella S. Assembleadei figli di Dio.

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O Cristiano

deponi in questo pronao

affanni e pensieri umani

e possa nel S. Tempio

comprendere il mistero

della S. Assemblea

dei figli di Dio.

Altra lapide ricorda il giorno della benedizione e solenne apertura al culto de S. Edificio.

Le tre porte in palissandro con pannelli quadrati in altorilie-vo sono contenute da un portale in marmo grigio tortora che, a sua volta è sormontato e affiancato da un mosaico de-corativo di Gino Bonazza di Cologno Monzese e che raffigu-ra al centro una roccia (Petra autem erat christus) da cui sca-turisce l’acqua che sgorga in vari rivoli ai quali si abbeverano quattro cerve, simbolo della Grazia (l’acqua) a cui attingono le nostre anime (le cerve) Ai lati due grandi palme di cocco

San. Biagio

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simbolo del martirio del Santo Titolare e della vittoria che nella fede deve conseguire sul male ogni cristiano.

L’interno si presenta meravigliosamente incantevole; per i marmi, i vetri istoriati, le opere in ceramica e i mosaici.

Tre son gli altari, in stile con l’architettura della chiesa, su disegno dell’arch. Amato; uno al centro, all’inizio del presbi-terio e due addossati alle pareti delle penultime cappelle la-terali.

Quello centrale o maggiore misura m. 3 x 1,38 ed è formato da un grande lastrone di marmo calacacta.

Il presbiterio è racchiuso dalla parete absidale con grande lambrì a pannelli in marmo che continua con due transenne che si snodano dalle pareti e terminano in due amboni, uno con un evangeliario e l’altro con un epistolario in marmo e altre decorazioni.

Addossata alla parete absidale vi è , sopraelevata su alcuni gradini, la Sedia marmorea per il presidente dell’Assemblea (o Sacerdote celebrante); semplice e ricca con i marmi in giallo di Siena, onice del Pakistan, rosso S. Agata.

S. MicheleMontes et metus adipiscing placerat consectetuer nunc. Non libero nam dolor. Nascetur quis ut, tristique libero sit tempus, ac ut in et felis convallis. Pellentesque dignissim amet commodo, nec turpis dignissim torquent, laoreet orci unde aptent tenetur, dolor sit.

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In marmo è tutto il pavimento della chiesa, del pronao, la vasca battesimale, il lambrì di tutto il Tempio, del battistero e del pronao, la cornici dei mosaici. E’ opportuno elencare vari tipi di marmo adoperati:

Onice del Pakistan, avorio venato; rosso S. Agata, rosso di Motecitorio, rosso del Portogallo, giallo di Siena, calacacta, bianco Carrara, grigio tortora, schiuma di mare, etc.

PAGINE D’ORO E PAGINE DI LUCE

“Le pagine d’oro del popolo di Dio” così potremmo definire le pareti di questa chiesa. Fin dal medio evo le pareti della chiesa con i mosaici e gli affreschi erano considerati <<Bib-bia dei poveri>>. Pittori insigni ci hanno lasciato pagine di luce aperte alla contemplazione di chi entra nella casa di Dio.

A S. Biagio, nel filo di questa tradizione lontana, ma non di-stante dal cuore dell’uomo le pareti sono state alluminate da splendidi mosaici.

In ordine di tempo il primo è stato il mosaico di Trento Lon-garetti nella cappella del Santissimo; la Cena di Emmaus,

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poi sono venuti pian piano il Cristo Pantocrator con S. Bia-gio, Maria Madre della Chiesa, S. Michele di Mario Cornali.

Sono pagine d’oro, semplici e fulgenti che ci portano a <ve-dere> oltre il nostro povero mondo sensibile.

A queste pagine d’oro si aggiungono le pagine di luce, che sonore vetrate morbide e forti ad un tempo nella molteplici-tà dei colori che Amalia Panigati, insigne maestra dell’arte vetraria, ha preparato con amore per il Battistero, il Presbi-terio ed una anche per la Chiesa, dove sono anche due vetra-te di Pietro Bevilacqua.

Che il Signore conceda a chi entra in questo Tempio santo di saper leggere nel <segno> della bellezza.

Questi pensieri furono espressi nel 1971 dal Can. Prof. Gio-vanni Speciale, rettore del Seminario e insigne cultore di ar-te sacra. Amalia Panigati prima di vedere la luce nel suo pie-no splendore della Gerusalemme celeste, eseguì altre due ve-trate (L’ascensione e l’Assunzione) e dopo di lei altri insigni artisti hanno lavorato nella Chiesa per decorare con altri mosaici e vetri istoriati le pareti interne.

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Ma andiamo con ordine.

OPERE MUSIVE

Abbiamo precedentemente parlato del mosaico decorativo nel pronao, ora diciamo una parola per quelli nell’interno del Santo Tempio. Nella parete absidale in un grande mosai-co di mq. 34 troneggia il Cristo Pantocrator, raffigurazione che in Sicilia era consueta nelle chiese normanne. Cristo as-sisto in trono, dal volto severo ed amabile; ai lati S. Biagio da una parte e il popolo di Dio dall’altra; il Cristo sembra di-re a S. Biagio: <Pasci il mio gregge>. Il disegno dell’opera è di Mario Cornali.

Nelle altre cappelle; a destra guardando l’abside nella penul-tima cappella è la Cena di Emmaus di Trento Longaretti, opera veramente mirabile che ti eleva a mistici pensieri. Rappresenta Cristo nell’atto di spezzare il pane, fra i due discepoli che, con meraviglia, cominciano a riconoscere Ge-sù, stupendo nel suo atteggiamento divino-umano. L’opera, che è raffigurata nella cappella del Santissimo, è incorniciata da larga fascia di onice del Pakistan e vuole rappresentare il nostro incontro con Cristo nel mistero Eucaristico.

Opera di Mari Carnali S. Michele che protegge la città di Caltanissetta, che è vista con i suoi monumenti più rappresentativi; chiese Cattedrale, S. Biagio, S. Spirito, Redentore, Castello di Pietrarossa, antenna RAI, palazzi etc…

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Tra il tabernacolo in onice del Pakistan e la mensa dell’alta-re sottostante è un fregio musivo ricco e pregiato, anche se piccolo, con simboli eucaristici (cesta con pane e pesce, fon-tanelle con cerve e monogrammi) di Michele Dixtdomino.

Nella cappella accanto vi è il mosaico raffigurante S. Miche-le che protegge la città di Caltanissetta, che è vista con i suoi monumenti più rappresentativi; chiese Cattedrale, S. Biagio, S. Spirito, Redentore, Castello di Pietrarossa, anten-na RAI, palazzi etc…

Proseguendo, verso la porta abbiamo il mosaico di S. Stani-slao, martire e Vescovo di Cracovia. questo mosaico, unita-mente alla vetrata istoriata soprastante formano la <Cappel-la Polacca>: mosaico e vetrata vogliono essere un filiale omaggio del Parroco e della Parrocchia al Papa Giovanni Paolo II. Le due opere sono state eseguite e collocate a sei mesi di distanza dal viaggio in Polonia del grande Papa Wojtyla. Al centro S. Stanislao in gloria vestito con gli abiti pontificali e con il segno del suo martirio tra mezze iridi di luci. Ai lati e in basso: il Papa Giovanni Paolo II portante in

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mano il Reliquiario del Santo si reca processionalmente in-sieme a Cardinali, Vescovi e una moltitudine di popolo ver-so la Cattedrale di Cracovia che è raffigurata con le sue torri e le sue cupole d’oro. In alto, sopra la Cattedrale, la scritta <Polonia sember fidelis>. Appresso vi è un’altra validissima opera di Trento Longaretti ed eseguita dalla ditta Peresson di Milano <La Consegna delle Chiavi>, Gesù attorniato dai 12 Apostoli consegna a S. Pietro le Chiavi del regno dei cieli. (Mt. 16(13-20). L’opera è ricolma di grande misticismo.

Nella parete di sinistra nella penultima cappella è il mosaico di Mario Cornali : Maria Madre della Chiesa. L a Madonna è assisa in trono con il Figlio in braccio; ai lati la Chiesa ge-rarchica e orante (il Papa Paolo VI, un Vescovo, un Sacerdo-te, un frate domenicano, una monaca clarissa), dall’altra par-te la Chiesa popolo di Dio (due coniugi, una giovinetta, una bambina, un malato); si è voluto ricordare che nell’ambito della parrocchia esistono il monastero delle Clarisse e due grandi ospedali. Tutto il mosaico è racchiuso da una cornice in onice del Pakistan.

Nel fregio fra il tabernacolo, pure in onice del Pakistan, e la sottostante mensa dell’altare è un piccolo mosaico del Cor-

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nali; al centro le Nozze di Cana, ai lati S. Raimondo e S. Lu-cia.

Nella cappella accanto vi è un altro mosaico anch’esso incor-niciato da onice del Pakistan; è un trittico raffigurante al centro S. Giuseppe e ai lati S. Antonio di Padova e il Vesco-vo nisseno servo di Dio Mons. Antonio Augusto Intrecciala-gli, carmelitano. Le figure son ad altezza più grande del natu-rale; il padre putativo di Gesù è raffigurato nell’atto di porge-re il Bambino a S. Antonio e il pastorale al Vescovo Intrec-cialagli.

L’opera è di Giuseppe Fornasier artista di origine friulana operante a Enna.

Proseguendo verso la porta della Chiesa, nella cappella ac-canto dello stesso artista Fornasier vi è, incorniciato da mar-mo granito rosso, un altro grande trittico in mosaico raffigu-rante al centro S. Roberto Bellarmino nel momento in cui spiega le Sacre Scritture e ai lati S. Anna che fa la maestra alla grande figlia Maria bambina e il beato Giordano di Sas-sonia (autore dell’Ave Maris Stella) che predica indicando la Madonna all’attento uditorio.

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VETRI ISTORIATI

Le pagine di luce splendenti ai raggi del sole siciliano, sono le 19 grandi vetrate istoriate: una nell’abisde, una nella fac-ciata, una nel Battistero, quattro ne presbiterio e dodici nel-le pareti laterali in alto.

Nella parete alta sull’abside è la vetrata più semplice ma che raffigura molto incisivamente i due misteri principali della Fede: Unità e Trinità di Dio, Incarnazione Passione e Morte di nostro Signore Gesù Cristo. In alto un triangolo equilate-ro che si suddivide in altri tre triangoli di colore diverso l’uno dagli altri e al centro un occhio. Dal lato inferiore di questo triangolo inizia un altro triangolo isoscele che ha al centro una rossa croce e che si divide in altri due triangoli di colore diverso che vogliono raffigurare le due nature, divi-na e umana di Gesù, nell’unità di una sola Persona.

Nel presbiterio le due pareti dell’aabside in basso, sotto il mosaico del Cristo Pantocrator, contengono quattro lunghe finestre nelle quali sono raffigurati i quattro Santi Evangeli-sti: Matteo, Marco, Luca e Giovanni; tutti in atteggiamento

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diverso, ma ispirati, con in mano il loro Vangelo e nel riqua-dro in basso il loro stemma: l’uomo, il leone, il toro, l’aquila. Le quattro figure piene di “decorativismo e composizione insie-me, modernità d ’impianto, sensibilità di colore mi piacciono moltissi-mo allo stesso piano della Cena di Emmaus di Longaretti “ (Mons. Giovanni Coppa, della Segreteria di Stato di S.S.) . Queste quattro vetrate sono opera di Amalia Panigati.

Le grandi vetrate nelle pareti laterali in alto del grande vano ecclesiale cominciano con l’Ascensione da una parte e l’As-sunzione dall’altra e poi proseguono raffigurando i tre Arcan-geli, i padroni d’Italia e tanti altri Santi distribuite in trittici per ogni finestra. Nello spazio sacro del santo edificio i San-ti della Chiesa trionfante.

Descrivendole ora singolarmente.

A sinistra guardando l’altare: l’Ascensione con altri due mi-steri cristologici, uno del gaudio e l’altro del dolore: nascita del Redentore e Gesù che agonizza nel Getsemani. Solenne, delicato e altamente mistico mistico tutto il soggetto spe-cialmente al centro: Gesù in un ovale di luce che sale al cie-

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lo mentre in basso gli Apostoli guardano nostalgici. Lopera è di Amalia Panigati.

Viene poi il trittico di S. Francesco: il Santo orante al cen-tro, ai lati il Santo che riceve le stimmate e taglia i capelli a S. Chiara che, come il serafino di Assisi, lascia il mondo per seguire madama povertà. L’opera è di Pietro Bevilacqua.

Proseguendo verso la porta vi è poi un’altro trittico co tre Santi domenicani: al centro S. Caterina da Siena, padrona d’Italia, vi è raffigurata nell’atto di ricordare al Papa Giorgio XI la sua promessa di ritornare a Roma, dopo 70 anni di esi-lio ad Avignone.

Ai lati: S Domenico che brucia i libri degli Albigesi, e S. Tommaso d’Aquino seduto al suo scrittoio nell’atto di rice-vere l’approvazione ai suoi scritti dal Crocifisso (bene de me scripsisti Thoma). L’opera è delle Vetrate Artistiche Fiorenti-ne.

Segue un altro bel trittico di Amalia Panigati: al centro S. Carlo che cura gli appestati, ai lati S. Rosa da Lima coronata di rose da Gesù bambino e S. Rita da Cascia che adora il Crocifisso.

Trittico di S. FrancescoOpera di Piero Bevilacqua

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Segue la vetrata trittico delle Sante siciliane: le Vergini Aga-ta, Lucia e Rosalia. Le due sante martiri sono raffigurate nel momento culminante del loro martirio, mentre S. Rosalia è in preghiera nell’eremo di Monte Pellegrino. L’opera è stata eseguita dalle Vetrate Artistiche Fiorentine.

Appresso vi è la vetrata rappresentante al centro S. Giovan-ni Battista che predica nel Giordano il battesimo e la peni-tenza con accanto Papa Giovanni XXIII che visita i carcera-ti e Paolina Jaricot, fondatrice della Pontificia Opera della Propagazione della fede attorniata da tre bambini di colore. L’opera è di Giuseppe Fornasier.

Nella Parete destra la prima vicino all’absde è dedicata al-l’Assunzione e ad altri due misteri mariani; uno del gaudio e l’altro del dolore. La Madonna avvolta in un ovale di luce, a somiglianza dell’Ascensione, sale al cielo tra lo sguardo me-ravigliato e nostalgico degli Apostoli in basso. Accanto: la Vi-sitazione e Maria ai piedi della Croce. Anche quest’opera è di Amalia Panigati. Nella stessa parete, proseguendo verso la porta, abbiamo le altre vetrate: trittico dei tre Arcangeli di Pietro Bevilacqua: al centro S. Michele patrono di Calta-

SS. Agata, Lucia, Rosalia(Opera eseguita dalle

Vetrate Artistiche Fiorentine)

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nissetta, ai lati S. Gabriele che da il grande Annunzio a Ma-ria e poi S. Raffaele che guida Tabiolo nel lungo cammino.

Viene poi il trittico con S. Alfonso dè Liguori, dottore della Chiesa, ai lati due Santi siciliani: Elia, monaco basiliano di Enna, e Angelo, martire carmelitano di Licata. L’opera è di Giuseppe Fornaser.

Opera di Giuseppe FornaserS. Alfonso dè Liguori, dottore della Chiesa, ai lati due Santi siciliani: Elia, monaco basiliano di Enna, e Angelo, martire carmelitano di Licata.