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La Crisi Idrica

La Crisi Idricaparlano dell’acqua a che stabiliscono che l’acqua è una risorsa limitata ed è essenziale per la vita, non solo dell’uomo ma anche degli ecosistemi presenti sul

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La Crisi Idrica

L’acqua è la base della vita sulla terra. È sempre stata al centro

del benessere materiale e culturale in tutto il mondo. Ma oggi

questa risorsa molto preziosa è in pericolo.

L'acqua attraverso gli apporti

meteorici si distribuisce fra le acque

dolci, le acque marine e le acque di

transizione in differenti corpi idrici,

ma raggruppabili in alcune classi:

• i corsi d'acqua rappresentati da

fiumi e torrenti;

• i laghi e gli invasi;

• le acque di transizione

rappresentate dalle zone di foce dei

fiumi,

• dalle lagune e dai laghi costieri,

dove si verificano interazioni fra

acque dolci e salate;

• le acque marine;

• le acque sotterranee.

L’acqua presente sul pianeta può essere divisa in due gruppi:

quella non usata dall’uomo composta da ghiacciai, mari e

oceani e l’acqua dolce composta da fiumi, falde acquifere e

laghi. Quest’ultimo gruppo compone circa il 3% dell’acqua

presente e viene utilizzata per vari scopi.

Tutti i corpi idrici

permettono e sostengono la

vita degli organismi viventi,

animali e vegetali e

costituiscono sistemi

complessi, sedi di

interscambi fra le acque, i

sedimenti, il suolo e l'aria.

L'acqua costituisce una risorsa

indispensabile per lo sviluppo e

non deve essere considerata

solo una risorsa da utilizzare,

ma anche un patrimonio

ereditato da tutelare. Le

politiche ambientali hanno

come obiettivo evitare, per

quanto possibile, il suo

deterioramento a lungo

termine. La funzione vitale

dell’acqua deve essere

riconosciuta prioritaria e deve

essere considerata diritto

umano universale.

In Europa ci sono

delle leggi che

parlano dell’acqua a

che stabiliscono che

l’acqua è una risorsa

limitata ed è

essenziale per la vita,

non solo dell’uomo

ma anche degli

ecosistemi presenti

sul pianeta.

• Nel mondo 1 miliardo e 300 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile.

• 200 milioni di bambini muoiono ogni anno per il consumo di acqua insalubre e per le cattive condizioni sanitarie che ne derivano.

• 800 milioni di persone non hanno ancora un rubinetto in casa.

• 2 miliardi e 30 milioni di persone vivono in paesi a rischio idrico.

Il problema della crisi idrica è tra i più grandi problemi del

pianeta.

La mancanza di acqua è dovuta a scarse precipitazioni, ma

anche dalla inadeguatezza degli impianti, della povertà, dagli

abusi di potere e dalle ineguaglianze.

I periodi di siccità possono condurre a rilevanti

conseguenze ambientali, economiche e sociali:

morte del bestiame;

riduzione dell'estensione dei campi coltivati;

incendi;

diminuzione della quantità di acqua destinata alle industrie;

desertificazione;

tempeste di sabbia, laddove la siccità colpisca regioni già desertiche e

colpite dall'erosione;

fenomeni di disidratazione nella popolazione;

carestie, dovute alla mancanza di acqua utilizzata per l'irrigazione dei

campi coltivati;

tensioni sociali;

migrazioni di massa, sia interne ad una regione sia riguardanti nazioni

diverse;

guerre, volte ad assicurarsi beni di prima necessità, come cibo e acqua;

Tali conseguenze ovviamente dipendono dalla vulnerabilità della zona colpita

dalla siccità: laddove per esempio sia presente un'agricoltura di sussistenza,

sarà più probabile assistere ad uno spostamento della popolazione a causa

della mancanza di risorse alimentari; le conseguenze della siccità dipendono

dunque fortemente dalle condizioni socio-politiche della regione in cui si

manifesta.

Sono diversi i significati che la

scarsità idrica assume:

- la deficienza idrica o crisi idrica si

ha quando non si può garantire

l’approvvigionamento idrico di fronte

a una ordinaria domanda d’acqua, è

chiaro dunque, che si può avere una

crisi idrica anche quando le

precipitazioni non sono

particolarmente deficitarie.

- per aridità si intende una

condizione climatica naturale e

permanente di scarse precipitazioni

nell’intero anno o in un lungo periodo

dell’anno.

- la desertificazione è spesso confusa

con la siccità, è invece un processo

permanente di degrado del sistema

bio-produttivo (suolo, vegetazione,

esseri viventi) provocata da cause

antropiche (attività umana) o di

cambiamenti climatici.

I cambiamenti climatici possono creare problemi sul laghi e

fiumi, cambiando il ciclo idrologico e modificando le riserve

d'acqua di una regione.

Gli ultimi 30 anni sono stati caratterizzati da numerose eventi di

siccità.

La risposta istituzionale dell’Europa è piuttosto strutturata e può essere così

riassunta:

misure tecniche finalizzante ad aumentare l’efficienza idrica;

maggiori investimenti;

riduzione dei consumi;

misure tecniche per incrementare la fornitura d’acqua;

promozione delle attività di previsione e monitoraggio.

Anche nel nostro paese, i cambiamenti climatici hanno

influito molto sulle riserve d’acqua, con conseguenze

di carenza di acqua.

La siccità ha determinato una diminuzione dei livelli

medi dei fiumi e dei laghi causando un’emergenza

che ha colpito duramente l’economia.

• La crisi idrica investe l'agricoltura, con la scarsità d'acqua ad uso irriguo;

• colpisce l'industria, poiché sono vuoti i bacini idroelettrici;

• colpisce la vita civile, perché in un simile contesto l'acqua potabile diviene

un bene tanto prezioso quanto razionato.

Questa foto è stata scattata a Fortuna, nella zona di Murcia, nel Sud-est della Spagna, dove si sta

affrontando una delle più gravi crisi ambientali a livello europeo. Il deserto sta avanzando e

l'acqua scarseggia, tanto che è ormai diventata un bene preziosissimo, tale da essere scambiato

alla borsa nera, come se si fosse in tempi di guerra.

ASPETTI TECNICI E

GESTIONALI

Il settore idrico italiano è

caratterizzato da alcuni punti

di forza e da molte debolezze.

I punti di fragilità sono

numerosi:

•attrezzature;

•mal distribuzione dell’acqua;

•carenza di impianti di

depurazione;

•sprechi notevoli;

•mancanza di infrastrutture.

Bisognerebbe investire nel

miglioramento delle reti

idriche.

Uno dei problemi più dibattuti

riguarda la gestione

dell’acqua: affinché l’acqua

arrivi nelle nostre case occorre

captarla e distribuirla a chi ne

fa uso.

La tariffa dell’acqua in Italia e

nettamente più bassa in

confronto ad altre città

europee. Inoltre sono notevoli

le diminuzioni degli

investimenti complessivi

nell’industria dei servizi idrici.

Per fronteggiare la crisi idrica è

necessario intervenire sulla

domanda della risorsa d’acqua

regolando i consumi inutili e

sprechi di acqua e migliorando la

rete distributiva.

E’ indispensabile affrontare i

problemi strutturali, dalla rete di

distribuzione alla costruzione di

onerosi bacini artificiali,

sensibilizzare la popolazione ad

un consumo responsabile

dell’acqua e in infine, essere in

grado di prendere decisioni che,

pur comportando dei sacrifici per

una o più categorie, consentano

un uso della risorsa

complessivamente migliore.

Occorrono interventi di

manutenzione,

risparmio, recupero e

riciclaggio delle acque

con nuove opere

infrastrutturali.

Servono interventi

strutturali, in

particolare è necessario

varare un piano anti-

sprechi ed avviare

l'ammodernamento

della rete idrica italiana.

Previsione e prevenzione

A differenza di molte altre calamità naturali perché si possa verificare la siccità è

necessario un periodo prolungato di deficit idrologico.

Per tanto c’è il tempo necessario per predisporre indispensabile misure di

prevenzione e di mitigazione;

Una strategia più efficace è quella basata sulla individuazione e sulla predisposizione

di interventi di prevenzione in periodi “normali”. Questo permette rispondere con

maggiore tempestività e puntualità durante la fase emergenziale e può evitare

l’insorgenza del fenomeno stesso.

Il futuro non si presenta molto rassicurante, infatti, si prevedono

precipitazioni in linea con la media dell'anno scorso, con un aumento della

temperatura ambiente di circa 1°C, dunque potrebbe scattare un'emergenza

siccità

Tecnici, insieme a produttori e gestori di energia, Authority, Regioni, Autorità

di bacino e Protezione civile lavorano per la prevenzione di questa emergenza.

Il monitoraggio

Nell’ambito di previsione, il

monitoraggio è di fondamentale

importanza per riconoscere una

vicina crisi idrica, per descrivere

l’evoluzione e per raccogliere anche

le informazioni sull’effettiva

disponibilità idrica. Il dipartimento

della protezione civile compie in

maniera continuata il monitoraggio

delle risorse idriche esistenti, allo

scopo di valutare l’insorgenza di

una crisi. Grazie al controllo si

possono fare previsioni stagionali

che saranno in grado di fornire una

valutazione di massima sulle

caratteristiche meteoclimatiche da

oggi ad alcuni mesi successivi.

Il Governo ha dovuto decretare lo stato di emergenza preventivo per il

Centro-nord dovuto a una magra primaverile eccezionale che ha fatto

sprofondare il Po, si parla soprattutto dei campi inariditi causati dal

cambiamento climatico.

Secondo uno studio effettuato nel 1999 dall’Istituto di Ricerca sulle acque del

C.N.R., in Italia il 19% del acqua è utilizzata per usi civili, il 21% in usi

industriali, il 49% per usi irrigui e l’ 11% per produrre energia.

Pericolosa tendenza agli sprechi, soprattutto in agricoltura.

Ci sono varie tecniche di irrigazione e sono piuttosto diversificate tra loro. Le

tecniche di irrigazione più moderne consentono di sfruttare in modo migliore

la stessa quantità d’acqua adoperata per la crescita delle colture. La miglior

tecnica è quella goccia a goccia inventata dagli israeliani negli anni 50. Il

problema è che la ricarica del sottosuolo avviene lentamente mentre il prelievo

avviene più velocemente. In tutto il Paese sono scarse o inesistenti le

informazioni sulle effettive disponibilità delle diverse fonti di

approvvigionamento da parte dei consorzi.

L’alto numero di illeciti

commessi lungo i fiumi e

nelle acque interne, tra:

captazione delle acque,

pesca illegale, e

inquinamento idrico

rendono critica la

situazione degli

ecosistemi fluviali nella

nostra Regione.

Le illegalità nel ciclo delle acque

Il termine inquinamento si

riferisce ad un'alterazione

di una caratteristica

ambientale causata in

particolare, da attività

antropica. Generalmente si

parla di inquinamento

quando l'alterazione

ambientale compromette

l'ecosistema danneggiando

una o più forme di vita.

L’inquinamento naturale è dato

da agenti naturali che non

creano gravi problemi

all’ambiente perché l'acqua è

in grado di auto-depurarsi,

entro certi limiti. Tutte le

sostanze che alterano la

composizione originaria

dell’acqua causano

inquinamento. Alcune sostanze

provengono dal suolo, per

erosione, o dall’ atmosfera,

attraverso le precipitazioni, e

sono del tutto naturali.

L’inquinamento urbano proviene

dalle fogne delle città. I liquami

che si trovano nelle fogne

contengono grandi quantità di

escrementi umani, perciò

dovrebbero passare attraverso

impianti di depurazione prima di

essere scaricati nei fiumi

purtroppo, in Italia meno della

metà degli scarichi vengono

depurati. I liquami fognari

possono contenere microrganismi

che provocano alcune malattie

(colera, salmonellosi, ecc.). Una

persona rischia di ammalarsi se

ingerisce questi organismi (può

capitare facendo il bagno nel

fiume o mangiano molluschi

contaminati).

La decomposizione di sostanze

organiche presenti nei liquami

può provocare l’eutrofizzazione

delle acque, dove per

eutrofizzazione s’intende un

eccessivo apporto di nutrimento

(azoto e fosforo) nei corpi idrici

che provoca un'anormale

proliferazione della vegetazione

sommersa, detta fioritura algale.

Tale materiale sommerso viene

decomposto biologicamente, il

che implica un forte consumo di

ossigeno. L'impoverimento di

ossigeno conseguente, oltre a

favorire i processi di

putrefazione, compromette la vita

degli organismi acquatici,

alterando l'intero ecosistema.

L'inquinamento industriale è dato dall’emissione di sostanze chimiche (coloranti, acidi, tinture, schiume, polveri di metalli e mille altri veleni) non biodegradabili nell’ambiente le quali finiscono in gran quantità nelle acque dei fiumi e dei mari. Tutto ciò danneggia irrimediabilmente la flora e la fauna acquatica. Alcuni tipi di industrie, per esempio quelle alimentari, scaricano materiali organici direttamente nei fiumi. Altre si liberano dei rifiuti tossici derivanti dalle diverse lavorazioni attraverso discariche speciali, tuttavia alcuni tipi di rifiuti tossici finiscono nei fiumi, con i liquami di fogna.

Tra i rifiuti tossici dell’industria

chimica troviamo:

· I metalli pesanti (mercurio, usato

spesso come fungicida; piombo, usato

nelle batterie, nei proiettili, nelle

vernici e nelle benzine; cadmio, usato

nei rivestimenti di metallo, a volte

come colorante e in alcuni tipi di

batterie).

· Gli ossidi metallici e i sottoprodotti

dell’industria farmaceutica.

· Idrocarburi tossici (usati per produrre

insetticidi tipo il DDT o nelle

lavorazioni di plastiche e vernici)

· Il cromo (usato per la "cromatura"

dei metalli, nella lavorazione di pelli e

nelle acque di raffreddamento delle

industrie.

Tutte queste sostanze si stanno

accumulando nel ciclo dell’acqua.

L'inquinamento termico dovuto all'immissione di

acqua calda usata negli impianti di raffreddamento.

L’inquinamento agricolo è provocato da un uso indiscriminato di fertilizzanti, concimi chimici e pesticidi che finiscono nel sottosuolo o nei fiumi e tramite la catena alimentare arrivano fino all’uomo. Le numerose sostanze utilizzate in agricoltura non restano solo sul suolo o sulle piante. Quando la pioggia dilava il terreno, una parte di essa finisce sui canali di scolo e da qui ai fiumi e poi al mare. Quando l’acqua piovana (o anche quella d’irrigazione) filtra nel terreno, tralascia lentamente un’altra parte di queste sostanze in profondità, fino alle falde acquifere da cui si prende l’acqua per bere, che potrebbe divenire non potabile a causa dei nitrati e dei fosfati rilasciati dai fertilizzanti chimici utilizzati sul terreno.

L’acqua marina è

inesauribile e la tecnologia

punta sui dissalatori, una

risposta efficace

all'emergenza idrica del

pianeta, per i quali l'Italia è

uno dei paesi di riferimento

sia sul piano tecnologico

sia per quanto riguarda la

loro filosofia di impiego.

Nuove

Tecnologie

Alcuni dissalatori si avvalgono di soluzioni innovative, specialmente in

relazione ai costi operativi, mentre altri sfruttano soluzioni tecniche

consolidate ormai da decenni, sebbene molto più dispendiose. I costi sono

diversi a seconda del tipo di energia utilizzata e della tecnologia scelta. Gran

parte dell'acqua utilizzata dai paesi arabi desertici proviene dai dissalatori.

Questi paesi si affacciano sul mare e non sono un problema né

l'approvvigionamento di acqua salata né gli alti costi della sua

desalinizzazione e potabilizzazione.

L’Italia, ricchissima di fonti, non fa parte, per sua fortuna, di quella parte del

mondo che non ha accesso a questo diritto fondamentale.

Tuttavia, secondo una ricerca Istat del 2000 era stata rilevata una grave

irregolarità nell’erogazione, nel 24% della popolazione del Molise 30% in

Sicilia e addirittura nel 45% in Calabria.

In queste ultime regioni,soprattutto a causa più che della siccità, del cattivo

sfruttamento delle falde e delle condotte colabrodo, l’acqua è diventato oggetto

di ricatto da parte delle mafie locali e di sfruttamento da parte delle grosse

multinazionali dell’acqua

IL BUSINESS DELL'ACQUA

MINERALE

L’Italia mantiene uno sconcertante

primato nel settore delle acque

minerali: gli italiani infatti sono i

primi consumatori di acqua

minerale di tutto il mondo. Il

consumo medio, che nel 1988 era di

80 litri, nel 2003 si è più che

raddoppiato passando a 182 litri,

con un incremento pari al 115%.

Secondo la legge l'acqua minerale

deve provenire da riserve d'acqua

sotterranee, naturali e protette da

contaminazioni ed essere

batteriologicamente pura. Sono

permesse l'aggiunta di anidride

carbonica e l'eliminazione di ferro

e zolfo.

Il riconoscimento ufficiale come acqua minerale da parte del ministero della

salute avviene dopo accurate analisi (geologiche, chimiche, fisiche e

microbiologiche), si esaminano anche le proprietà curative farmacologiche e

medicinali. Sono prescritti assidui controlli della qualità dell'acqua e dei

processi di lavorazione e imbottigliamento da parte degli esercenti (interni) e

delle unità sanitarie (esterni).

L'etichetta è una sorta di "carta d'identità" dell'acqua minerale, grazie alla

quale è possibile conoscere i suoi elementi caratterizzanti.

Per un'acqua in bottiglia sono di particolare interesse:

- il contenuto salino complessivo, detto Residuo Fisso, che consente di

classificare quantitativamente l'acqua in Minimamente Mineralizzata,

Oligominerale, Medio Minerale o Ricca di Sali Minerali

- la concentrazione di ioni specifici, che consente di definire una

classificazione qualitativa dell'acqua (esempio: acqua ferruginosa, acqua

solforosa, ...) .

Vediamo i parametri che distinguono le diverse acque minerali in commercio:

Il residuo fisso - È quello che si ha portando l'acqua a una temperatura di 180

°C. È indicato in mg/l. Sono dette oligominerali se contengono una quantità di

sali inferiore a 500 mg/l, minerali fra 500 e 1.500 mg/l e fortemente minerali

oltre i 1.500 mg/l.

Durezza in gradi francesi - La durezza, che si esprime in gradi francesi (°F),

indica la presenza di calcio e magnesio nell'acqua, cioè se un'acqua è più o

meno calcarea. In base alle normative CEE le acque con durezza inferiore ai 30

°F sono considerate "dolci", cioè con poco calcare.

pH - Il pH indica il grado di alcalinità (o di acidità) dell'acqua. Inferiore a 7,

l'acqua è acida, mentre oltre 7 l'acqua è alcalina.

L'Unione europea ha fissato precise

quantità per alcuni inquinanti delle

acque minerali (arsenico, cadmio,

cromo), anche se i limiti sono meno

rigidi di quelli applicati per l'acqua

potabile.

Secondo esperti le differenze nella

composizione tra acqua minerale ed

acqua normale nelle maggior parte

dei casi per persone sane non è

rilevante

Gli italiani sono i leader nel mercato

mondiale con 177 imprese e 287

marchi, 11 miliardi di litri

imbottigliati di cui 1 miliardo

destinato all’esportazione

(soprattutto in Canada e America).

Tra le imprese commercializzate in

Italia la S.Pellegrino (gruppo

Nestlè), la San Benedetto (gruppo

Danone) e la Co.Ge.Di Italacqua

coprono da sole i tre quarti del

mercato italiano.

Ricordiamo che la Nestlè (Svizzera)

e la Danone (Francia) sono

rispettivamente al n. 1 ed al n. 2 a

livello mondiale tra le imprese di

acqua minerale.

L’acqua minerale non sarebbe infatti

né per definizione né in pratica

necessariamente più pura e più sana

dell’acqua potabile comune.

Acqua potabile

Sebbene l'acqua dei nostri

rubinetti non abbia nulla

da invidiare alle fonti da

cui sgorga l'acqua in

bottiglia, i consumatori ne

diffidano.

Per garantire i valori prescritti dalla legge, l'acqua viene

controllata a determinati intervalli :

dalle centrali idriche

dall'unità sanitaria,

dal laboratorio per analisi

dell'acqua

dal laboratorio biologico

provinciale.

A secondo della grandezza

della rete di distribuzione i

controlli vengono effettuati ad

intervalli temporali più brevi.

A seguito d'una pubblicità martellante che associa le virtù della

minerale alla salute, alla bellezza, alla snellezza, noi italiani

siamo diventati grandissimi consumatori dell'acqua minerale in

bottiglia. Il fatto è che, mentre dell'acqua minerale, grazie ad una

continua pubblicità, c'è molta informazione, poca ce n'è

sull'acqua del rubinetto.

Forse sarebbe necessario che gli

acquedotti si facciano carico di

promuovere l'acqua che essi

stessi distribuiscono ed illustrare

ai cittadini i numerosi trattamenti

e controlli a cui l'acqua viene

sottoposta quotidianamente. A

Roma, dopo 250.000 prelievi dai

propri acquedotti, il Comune ha

deciso di rendere pubblica la

carta d'identità della propria

acqua che risulta essere buona,

fresca e molto meno dispendiosa

rispetto all'acqua in bottiglia.

Sull'acqua del rubinetto le

preoccupazioni più frequenti

riguardano quello che si può

vedere o in qualche modo

percepire quando si lascia

scorrere l'acqua: un sapore

particolare, un odore

particolare, la presenza di

sassolini di sabbia, qualche

residuo di tubi vecchi che

lasciano una traccia, il calcare,

la durezza dell'acqua che

spesso viene associata a quelle

tracce bianche che rimangono

nelle stoviglie.

Tuttavia, queste

preoccupazioni non sono

giustificate. E' molto

importante che i consumatori

vengano rassicurati. Può

esserci qualche problema di

gusto ma non ci sono

assolutamente problemi per la

salute. Infatti, per quanto

riguarda la presenza di

sostanze chimiche nell'acqua

di casa, pericolose per la

salute, la legge fissa dei

parametri molto severi e

perciò cautelativi e da analisi

effettuate, nessuna acqua

presa in considerazione, ha

mai superato certi limiti e mai

li ha raggiunti.

Da analisi effettuate in tantissime città

italiane quasi mai, a parte pochissime

eccezioni, l'acqua ha superato i 500

milligrammi di residuo fisso che

equivarrebbe ad una scritta

oligominerale, quindi, alla pari delle

acque minerali, anche l'acqua che

sgorga dal rubinetto è diuretica. Per

quanto riguarda invece il sapore, non

propriamente gradevole dell'acqua di

rubinetto, è perchè ci sono tracce di

cloro, una sostanza che a volte è

necessario usare nei vari trattamenti

poichè uccide dei batteri. Tuttavia il

cloro è volatile, non nuoce alla salute e si

può ovviare al suo sapore lasciando

riposare l'acqua un pò nel bicchiere

prima di berla.

Per il benestare del corpo bisognerebbe assumere 1,5 o 2 litri di liquidi.

Per abitudine la gente preferisce l’acqua minerale a quella del rubinetto ma non è detto che sia migliore perchè vengono effettuati gli stessi controlli su tutti e due i tipi di acqua.

Per allargare sempre di più il

proprio business, si spendono

annualmente cifre

astronomiche in pubblicità .

I produttori di minerale fanno

parlare di sé a ogni spot

televisivo, invadono le pagine

dei giornali.

Un fiume di milioni di euro

sommerge i mass media e

spegne, molto spesso, qualsiasi

approccio critico

all’informazione in questo

delicato settore.

Le previsioni degli operatori si orientano generalmente verso ulteriori

incrementi delle quantità consumate, trainati dagli stessi fattori che li hanno

fino ad oggi determinati:

inquinamento falde acquifere che limita la possibilità di disporre acqua

corrente di buona qualità organolettica;

intense attività marketing da parte dei maggiori gruppi industriali, che

hanno destinato negli ultimi anni risorse crescenti in un business vitale;

gli orientamento degli stili di vita alimentari privilegiano consumi

salutistico-naturali, tra cui quelli minerale;

disponibilità acque minerali a basso prezzo

Un recente fenomeno è il lancio delle acque da tavola, acque non minerali,

sottoposte a operazioni di microfiltraggio e purificazione.

Il pet rappresenta il materiale più utilizzato dalla stragrande

maggioranza delle aziende, mentre il vetro - pesantemente

svantaggiato sia in termini di costi che di oneri gestionali

legati alla pratica del vuoto a rendere - è tuttora impiegato nel

canale delle consegne a domicilio ma continua a calare.

Per produrre 1 chilo di Pet (polietilen-

tereftalato), la plastica usata per le

bottiglie, sono necessari poco meno di

2 chili di petrolio e 17 litri di acqua, la

cui lavorazione rilascia nell'atmosfera

molte sostanze inquinanti.

A cui poi va aggiunto l'inquinamento

per il trasporto.

Occorre peraltro sottolineare che le

Regioni si devono anche sobbarcare il

costo dello smaltimento dei contenitori

di plastica (in pet). Più dell’80% delle

acque minerali usa infatti bottiglie in

plastica.

Le nostre Regioni hanno ceduto il

diritto di gestione delle acque minerali

a delle tariffe radicalmente basse: sugli

introiti del business delle acque

minerali, la Regione incassa una

miseria rispetto agli incassi delle

imprese private.

Le regioni italiane spendono più di

quanto incassano dai canoni

Negli ultimi tempi è

iniziata una campagna

contro l'acqua in bottiglia.

Si tratta di una proposta

portata avanti da numerose

città nel mondo volta a

ridurre, se non eliminare,

l'uso di bottiglie di

plastica, che inquinano

l'ambiente, a favore del

consumo dell'acqua del

rubinetto, che non

comporta rifiuti inquinanti.

Forse vale la pena rifletterci.