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L’acqua è la base della vita sulla terra. È sempre stata al centro
del benessere materiale e culturale in tutto il mondo. Ma oggi
questa risorsa molto preziosa è in pericolo.
L'acqua attraverso gli apporti
meteorici si distribuisce fra le acque
dolci, le acque marine e le acque di
transizione in differenti corpi idrici,
ma raggruppabili in alcune classi:
• i corsi d'acqua rappresentati da
fiumi e torrenti;
• i laghi e gli invasi;
• le acque di transizione
rappresentate dalle zone di foce dei
fiumi,
• dalle lagune e dai laghi costieri,
dove si verificano interazioni fra
acque dolci e salate;
• le acque marine;
• le acque sotterranee.
L’acqua presente sul pianeta può essere divisa in due gruppi:
quella non usata dall’uomo composta da ghiacciai, mari e
oceani e l’acqua dolce composta da fiumi, falde acquifere e
laghi. Quest’ultimo gruppo compone circa il 3% dell’acqua
presente e viene utilizzata per vari scopi.
Tutti i corpi idrici
permettono e sostengono la
vita degli organismi viventi,
animali e vegetali e
costituiscono sistemi
complessi, sedi di
interscambi fra le acque, i
sedimenti, il suolo e l'aria.
L'acqua costituisce una risorsa
indispensabile per lo sviluppo e
non deve essere considerata
solo una risorsa da utilizzare,
ma anche un patrimonio
ereditato da tutelare. Le
politiche ambientali hanno
come obiettivo evitare, per
quanto possibile, il suo
deterioramento a lungo
termine. La funzione vitale
dell’acqua deve essere
riconosciuta prioritaria e deve
essere considerata diritto
umano universale.
In Europa ci sono
delle leggi che
parlano dell’acqua a
che stabiliscono che
l’acqua è una risorsa
limitata ed è
essenziale per la vita,
non solo dell’uomo
ma anche degli
ecosistemi presenti
sul pianeta.
• Nel mondo 1 miliardo e 300 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile.
• 200 milioni di bambini muoiono ogni anno per il consumo di acqua insalubre e per le cattive condizioni sanitarie che ne derivano.
• 800 milioni di persone non hanno ancora un rubinetto in casa.
• 2 miliardi e 30 milioni di persone vivono in paesi a rischio idrico.
Il problema della crisi idrica è tra i più grandi problemi del
pianeta.
La mancanza di acqua è dovuta a scarse precipitazioni, ma
anche dalla inadeguatezza degli impianti, della povertà, dagli
abusi di potere e dalle ineguaglianze.
I periodi di siccità possono condurre a rilevanti
conseguenze ambientali, economiche e sociali:
morte del bestiame;
riduzione dell'estensione dei campi coltivati;
incendi;
diminuzione della quantità di acqua destinata alle industrie;
desertificazione;
tempeste di sabbia, laddove la siccità colpisca regioni già desertiche e
colpite dall'erosione;
fenomeni di disidratazione nella popolazione;
carestie, dovute alla mancanza di acqua utilizzata per l'irrigazione dei
campi coltivati;
tensioni sociali;
migrazioni di massa, sia interne ad una regione sia riguardanti nazioni
diverse;
guerre, volte ad assicurarsi beni di prima necessità, come cibo e acqua;
Tali conseguenze ovviamente dipendono dalla vulnerabilità della zona colpita
dalla siccità: laddove per esempio sia presente un'agricoltura di sussistenza,
sarà più probabile assistere ad uno spostamento della popolazione a causa
della mancanza di risorse alimentari; le conseguenze della siccità dipendono
dunque fortemente dalle condizioni socio-politiche della regione in cui si
manifesta.
Sono diversi i significati che la
scarsità idrica assume:
- la deficienza idrica o crisi idrica si
ha quando non si può garantire
l’approvvigionamento idrico di fronte
a una ordinaria domanda d’acqua, è
chiaro dunque, che si può avere una
crisi idrica anche quando le
precipitazioni non sono
particolarmente deficitarie.
- per aridità si intende una
condizione climatica naturale e
permanente di scarse precipitazioni
nell’intero anno o in un lungo periodo
dell’anno.
- la desertificazione è spesso confusa
con la siccità, è invece un processo
permanente di degrado del sistema
bio-produttivo (suolo, vegetazione,
esseri viventi) provocata da cause
antropiche (attività umana) o di
cambiamenti climatici.
I cambiamenti climatici possono creare problemi sul laghi e
fiumi, cambiando il ciclo idrologico e modificando le riserve
d'acqua di una regione.
Gli ultimi 30 anni sono stati caratterizzati da numerose eventi di
siccità.
La risposta istituzionale dell’Europa è piuttosto strutturata e può essere così
riassunta:
misure tecniche finalizzante ad aumentare l’efficienza idrica;
maggiori investimenti;
riduzione dei consumi;
misure tecniche per incrementare la fornitura d’acqua;
promozione delle attività di previsione e monitoraggio.
Anche nel nostro paese, i cambiamenti climatici hanno
influito molto sulle riserve d’acqua, con conseguenze
di carenza di acqua.
La siccità ha determinato una diminuzione dei livelli
medi dei fiumi e dei laghi causando un’emergenza
che ha colpito duramente l’economia.
• La crisi idrica investe l'agricoltura, con la scarsità d'acqua ad uso irriguo;
• colpisce l'industria, poiché sono vuoti i bacini idroelettrici;
• colpisce la vita civile, perché in un simile contesto l'acqua potabile diviene
un bene tanto prezioso quanto razionato.
Questa foto è stata scattata a Fortuna, nella zona di Murcia, nel Sud-est della Spagna, dove si sta
affrontando una delle più gravi crisi ambientali a livello europeo. Il deserto sta avanzando e
l'acqua scarseggia, tanto che è ormai diventata un bene preziosissimo, tale da essere scambiato
alla borsa nera, come se si fosse in tempi di guerra.
ASPETTI TECNICI E
GESTIONALI
Il settore idrico italiano è
caratterizzato da alcuni punti
di forza e da molte debolezze.
I punti di fragilità sono
numerosi:
•attrezzature;
•mal distribuzione dell’acqua;
•carenza di impianti di
depurazione;
•sprechi notevoli;
•mancanza di infrastrutture.
Bisognerebbe investire nel
miglioramento delle reti
idriche.
Uno dei problemi più dibattuti
riguarda la gestione
dell’acqua: affinché l’acqua
arrivi nelle nostre case occorre
captarla e distribuirla a chi ne
fa uso.
La tariffa dell’acqua in Italia e
nettamente più bassa in
confronto ad altre città
europee. Inoltre sono notevoli
le diminuzioni degli
investimenti complessivi
nell’industria dei servizi idrici.
Per fronteggiare la crisi idrica è
necessario intervenire sulla
domanda della risorsa d’acqua
regolando i consumi inutili e
sprechi di acqua e migliorando la
rete distributiva.
E’ indispensabile affrontare i
problemi strutturali, dalla rete di
distribuzione alla costruzione di
onerosi bacini artificiali,
sensibilizzare la popolazione ad
un consumo responsabile
dell’acqua e in infine, essere in
grado di prendere decisioni che,
pur comportando dei sacrifici per
una o più categorie, consentano
un uso della risorsa
complessivamente migliore.
Occorrono interventi di
manutenzione,
risparmio, recupero e
riciclaggio delle acque
con nuove opere
infrastrutturali.
Servono interventi
strutturali, in
particolare è necessario
varare un piano anti-
sprechi ed avviare
l'ammodernamento
della rete idrica italiana.
Previsione e prevenzione
A differenza di molte altre calamità naturali perché si possa verificare la siccità è
necessario un periodo prolungato di deficit idrologico.
Per tanto c’è il tempo necessario per predisporre indispensabile misure di
prevenzione e di mitigazione;
Una strategia più efficace è quella basata sulla individuazione e sulla predisposizione
di interventi di prevenzione in periodi “normali”. Questo permette rispondere con
maggiore tempestività e puntualità durante la fase emergenziale e può evitare
l’insorgenza del fenomeno stesso.
Il futuro non si presenta molto rassicurante, infatti, si prevedono
precipitazioni in linea con la media dell'anno scorso, con un aumento della
temperatura ambiente di circa 1°C, dunque potrebbe scattare un'emergenza
siccità
Tecnici, insieme a produttori e gestori di energia, Authority, Regioni, Autorità
di bacino e Protezione civile lavorano per la prevenzione di questa emergenza.
Il monitoraggio
Nell’ambito di previsione, il
monitoraggio è di fondamentale
importanza per riconoscere una
vicina crisi idrica, per descrivere
l’evoluzione e per raccogliere anche
le informazioni sull’effettiva
disponibilità idrica. Il dipartimento
della protezione civile compie in
maniera continuata il monitoraggio
delle risorse idriche esistenti, allo
scopo di valutare l’insorgenza di
una crisi. Grazie al controllo si
possono fare previsioni stagionali
che saranno in grado di fornire una
valutazione di massima sulle
caratteristiche meteoclimatiche da
oggi ad alcuni mesi successivi.
Il Governo ha dovuto decretare lo stato di emergenza preventivo per il
Centro-nord dovuto a una magra primaverile eccezionale che ha fatto
sprofondare il Po, si parla soprattutto dei campi inariditi causati dal
cambiamento climatico.
Secondo uno studio effettuato nel 1999 dall’Istituto di Ricerca sulle acque del
C.N.R., in Italia il 19% del acqua è utilizzata per usi civili, il 21% in usi
industriali, il 49% per usi irrigui e l’ 11% per produrre energia.
Pericolosa tendenza agli sprechi, soprattutto in agricoltura.
Ci sono varie tecniche di irrigazione e sono piuttosto diversificate tra loro. Le
tecniche di irrigazione più moderne consentono di sfruttare in modo migliore
la stessa quantità d’acqua adoperata per la crescita delle colture. La miglior
tecnica è quella goccia a goccia inventata dagli israeliani negli anni 50. Il
problema è che la ricarica del sottosuolo avviene lentamente mentre il prelievo
avviene più velocemente. In tutto il Paese sono scarse o inesistenti le
informazioni sulle effettive disponibilità delle diverse fonti di
approvvigionamento da parte dei consorzi.
L’alto numero di illeciti
commessi lungo i fiumi e
nelle acque interne, tra:
captazione delle acque,
pesca illegale, e
inquinamento idrico
rendono critica la
situazione degli
ecosistemi fluviali nella
nostra Regione.
Le illegalità nel ciclo delle acque
Il termine inquinamento si
riferisce ad un'alterazione
di una caratteristica
ambientale causata in
particolare, da attività
antropica. Generalmente si
parla di inquinamento
quando l'alterazione
ambientale compromette
l'ecosistema danneggiando
una o più forme di vita.
L’inquinamento naturale è dato
da agenti naturali che non
creano gravi problemi
all’ambiente perché l'acqua è
in grado di auto-depurarsi,
entro certi limiti. Tutte le
sostanze che alterano la
composizione originaria
dell’acqua causano
inquinamento. Alcune sostanze
provengono dal suolo, per
erosione, o dall’ atmosfera,
attraverso le precipitazioni, e
sono del tutto naturali.
L’inquinamento urbano proviene
dalle fogne delle città. I liquami
che si trovano nelle fogne
contengono grandi quantità di
escrementi umani, perciò
dovrebbero passare attraverso
impianti di depurazione prima di
essere scaricati nei fiumi
purtroppo, in Italia meno della
metà degli scarichi vengono
depurati. I liquami fognari
possono contenere microrganismi
che provocano alcune malattie
(colera, salmonellosi, ecc.). Una
persona rischia di ammalarsi se
ingerisce questi organismi (può
capitare facendo il bagno nel
fiume o mangiano molluschi
contaminati).
La decomposizione di sostanze
organiche presenti nei liquami
può provocare l’eutrofizzazione
delle acque, dove per
eutrofizzazione s’intende un
eccessivo apporto di nutrimento
(azoto e fosforo) nei corpi idrici
che provoca un'anormale
proliferazione della vegetazione
sommersa, detta fioritura algale.
Tale materiale sommerso viene
decomposto biologicamente, il
che implica un forte consumo di
ossigeno. L'impoverimento di
ossigeno conseguente, oltre a
favorire i processi di
putrefazione, compromette la vita
degli organismi acquatici,
alterando l'intero ecosistema.
L'inquinamento industriale è dato dall’emissione di sostanze chimiche (coloranti, acidi, tinture, schiume, polveri di metalli e mille altri veleni) non biodegradabili nell’ambiente le quali finiscono in gran quantità nelle acque dei fiumi e dei mari. Tutto ciò danneggia irrimediabilmente la flora e la fauna acquatica. Alcuni tipi di industrie, per esempio quelle alimentari, scaricano materiali organici direttamente nei fiumi. Altre si liberano dei rifiuti tossici derivanti dalle diverse lavorazioni attraverso discariche speciali, tuttavia alcuni tipi di rifiuti tossici finiscono nei fiumi, con i liquami di fogna.
Tra i rifiuti tossici dell’industria
chimica troviamo:
· I metalli pesanti (mercurio, usato
spesso come fungicida; piombo, usato
nelle batterie, nei proiettili, nelle
vernici e nelle benzine; cadmio, usato
nei rivestimenti di metallo, a volte
come colorante e in alcuni tipi di
batterie).
· Gli ossidi metallici e i sottoprodotti
dell’industria farmaceutica.
· Idrocarburi tossici (usati per produrre
insetticidi tipo il DDT o nelle
lavorazioni di plastiche e vernici)
· Il cromo (usato per la "cromatura"
dei metalli, nella lavorazione di pelli e
nelle acque di raffreddamento delle
industrie.
Tutte queste sostanze si stanno
accumulando nel ciclo dell’acqua.
L’inquinamento agricolo è provocato da un uso indiscriminato di fertilizzanti, concimi chimici e pesticidi che finiscono nel sottosuolo o nei fiumi e tramite la catena alimentare arrivano fino all’uomo. Le numerose sostanze utilizzate in agricoltura non restano solo sul suolo o sulle piante. Quando la pioggia dilava il terreno, una parte di essa finisce sui canali di scolo e da qui ai fiumi e poi al mare. Quando l’acqua piovana (o anche quella d’irrigazione) filtra nel terreno, tralascia lentamente un’altra parte di queste sostanze in profondità, fino alle falde acquifere da cui si prende l’acqua per bere, che potrebbe divenire non potabile a causa dei nitrati e dei fosfati rilasciati dai fertilizzanti chimici utilizzati sul terreno.
L’acqua marina è
inesauribile e la tecnologia
punta sui dissalatori, una
risposta efficace
all'emergenza idrica del
pianeta, per i quali l'Italia è
uno dei paesi di riferimento
sia sul piano tecnologico
sia per quanto riguarda la
loro filosofia di impiego.
Nuove
Tecnologie
Alcuni dissalatori si avvalgono di soluzioni innovative, specialmente in
relazione ai costi operativi, mentre altri sfruttano soluzioni tecniche
consolidate ormai da decenni, sebbene molto più dispendiose. I costi sono
diversi a seconda del tipo di energia utilizzata e della tecnologia scelta. Gran
parte dell'acqua utilizzata dai paesi arabi desertici proviene dai dissalatori.
Questi paesi si affacciano sul mare e non sono un problema né
l'approvvigionamento di acqua salata né gli alti costi della sua
desalinizzazione e potabilizzazione.
L’Italia, ricchissima di fonti, non fa parte, per sua fortuna, di quella parte del
mondo che non ha accesso a questo diritto fondamentale.
Tuttavia, secondo una ricerca Istat del 2000 era stata rilevata una grave
irregolarità nell’erogazione, nel 24% della popolazione del Molise 30% in
Sicilia e addirittura nel 45% in Calabria.
In queste ultime regioni,soprattutto a causa più che della siccità, del cattivo
sfruttamento delle falde e delle condotte colabrodo, l’acqua è diventato oggetto
di ricatto da parte delle mafie locali e di sfruttamento da parte delle grosse
multinazionali dell’acqua
L’Italia mantiene uno sconcertante
primato nel settore delle acque
minerali: gli italiani infatti sono i
primi consumatori di acqua
minerale di tutto il mondo. Il
consumo medio, che nel 1988 era di
80 litri, nel 2003 si è più che
raddoppiato passando a 182 litri,
con un incremento pari al 115%.
Secondo la legge l'acqua minerale
deve provenire da riserve d'acqua
sotterranee, naturali e protette da
contaminazioni ed essere
batteriologicamente pura. Sono
permesse l'aggiunta di anidride
carbonica e l'eliminazione di ferro
e zolfo.
Il riconoscimento ufficiale come acqua minerale da parte del ministero della
salute avviene dopo accurate analisi (geologiche, chimiche, fisiche e
microbiologiche), si esaminano anche le proprietà curative farmacologiche e
medicinali. Sono prescritti assidui controlli della qualità dell'acqua e dei
processi di lavorazione e imbottigliamento da parte degli esercenti (interni) e
delle unità sanitarie (esterni).
L'etichetta è una sorta di "carta d'identità" dell'acqua minerale, grazie alla
quale è possibile conoscere i suoi elementi caratterizzanti.
Per un'acqua in bottiglia sono di particolare interesse:
- il contenuto salino complessivo, detto Residuo Fisso, che consente di
classificare quantitativamente l'acqua in Minimamente Mineralizzata,
Oligominerale, Medio Minerale o Ricca di Sali Minerali
- la concentrazione di ioni specifici, che consente di definire una
classificazione qualitativa dell'acqua (esempio: acqua ferruginosa, acqua
solforosa, ...) .
Vediamo i parametri che distinguono le diverse acque minerali in commercio:
Il residuo fisso - È quello che si ha portando l'acqua a una temperatura di 180
°C. È indicato in mg/l. Sono dette oligominerali se contengono una quantità di
sali inferiore a 500 mg/l, minerali fra 500 e 1.500 mg/l e fortemente minerali
oltre i 1.500 mg/l.
Durezza in gradi francesi - La durezza, che si esprime in gradi francesi (°F),
indica la presenza di calcio e magnesio nell'acqua, cioè se un'acqua è più o
meno calcarea. In base alle normative CEE le acque con durezza inferiore ai 30
°F sono considerate "dolci", cioè con poco calcare.
pH - Il pH indica il grado di alcalinità (o di acidità) dell'acqua. Inferiore a 7,
l'acqua è acida, mentre oltre 7 l'acqua è alcalina.
L'Unione europea ha fissato precise
quantità per alcuni inquinanti delle
acque minerali (arsenico, cadmio,
cromo), anche se i limiti sono meno
rigidi di quelli applicati per l'acqua
potabile.
Secondo esperti le differenze nella
composizione tra acqua minerale ed
acqua normale nelle maggior parte
dei casi per persone sane non è
rilevante
Gli italiani sono i leader nel mercato
mondiale con 177 imprese e 287
marchi, 11 miliardi di litri
imbottigliati di cui 1 miliardo
destinato all’esportazione
(soprattutto in Canada e America).
Tra le imprese commercializzate in
Italia la S.Pellegrino (gruppo
Nestlè), la San Benedetto (gruppo
Danone) e la Co.Ge.Di Italacqua
coprono da sole i tre quarti del
mercato italiano.
Ricordiamo che la Nestlè (Svizzera)
e la Danone (Francia) sono
rispettivamente al n. 1 ed al n. 2 a
livello mondiale tra le imprese di
acqua minerale.
L’acqua minerale non sarebbe infatti
né per definizione né in pratica
necessariamente più pura e più sana
dell’acqua potabile comune.
Acqua potabile
Sebbene l'acqua dei nostri
rubinetti non abbia nulla
da invidiare alle fonti da
cui sgorga l'acqua in
bottiglia, i consumatori ne
diffidano.
Per garantire i valori prescritti dalla legge, l'acqua viene
controllata a determinati intervalli :
dalle centrali idriche
dall'unità sanitaria,
dal laboratorio per analisi
dell'acqua
dal laboratorio biologico
provinciale.
A secondo della grandezza
della rete di distribuzione i
controlli vengono effettuati ad
intervalli temporali più brevi.
A seguito d'una pubblicità martellante che associa le virtù della
minerale alla salute, alla bellezza, alla snellezza, noi italiani
siamo diventati grandissimi consumatori dell'acqua minerale in
bottiglia. Il fatto è che, mentre dell'acqua minerale, grazie ad una
continua pubblicità, c'è molta informazione, poca ce n'è
sull'acqua del rubinetto.
Forse sarebbe necessario che gli
acquedotti si facciano carico di
promuovere l'acqua che essi
stessi distribuiscono ed illustrare
ai cittadini i numerosi trattamenti
e controlli a cui l'acqua viene
sottoposta quotidianamente. A
Roma, dopo 250.000 prelievi dai
propri acquedotti, il Comune ha
deciso di rendere pubblica la
carta d'identità della propria
acqua che risulta essere buona,
fresca e molto meno dispendiosa
rispetto all'acqua in bottiglia.
Sull'acqua del rubinetto le
preoccupazioni più frequenti
riguardano quello che si può
vedere o in qualche modo
percepire quando si lascia
scorrere l'acqua: un sapore
particolare, un odore
particolare, la presenza di
sassolini di sabbia, qualche
residuo di tubi vecchi che
lasciano una traccia, il calcare,
la durezza dell'acqua che
spesso viene associata a quelle
tracce bianche che rimangono
nelle stoviglie.
Tuttavia, queste
preoccupazioni non sono
giustificate. E' molto
importante che i consumatori
vengano rassicurati. Può
esserci qualche problema di
gusto ma non ci sono
assolutamente problemi per la
salute. Infatti, per quanto
riguarda la presenza di
sostanze chimiche nell'acqua
di casa, pericolose per la
salute, la legge fissa dei
parametri molto severi e
perciò cautelativi e da analisi
effettuate, nessuna acqua
presa in considerazione, ha
mai superato certi limiti e mai
li ha raggiunti.
Da analisi effettuate in tantissime città
italiane quasi mai, a parte pochissime
eccezioni, l'acqua ha superato i 500
milligrammi di residuo fisso che
equivarrebbe ad una scritta
oligominerale, quindi, alla pari delle
acque minerali, anche l'acqua che
sgorga dal rubinetto è diuretica. Per
quanto riguarda invece il sapore, non
propriamente gradevole dell'acqua di
rubinetto, è perchè ci sono tracce di
cloro, una sostanza che a volte è
necessario usare nei vari trattamenti
poichè uccide dei batteri. Tuttavia il
cloro è volatile, non nuoce alla salute e si
può ovviare al suo sapore lasciando
riposare l'acqua un pò nel bicchiere
prima di berla.
Per il benestare del corpo bisognerebbe assumere 1,5 o 2 litri di liquidi.
Per abitudine la gente preferisce l’acqua minerale a quella del rubinetto ma non è detto che sia migliore perchè vengono effettuati gli stessi controlli su tutti e due i tipi di acqua.
Per allargare sempre di più il
proprio business, si spendono
annualmente cifre
astronomiche in pubblicità .
I produttori di minerale fanno
parlare di sé a ogni spot
televisivo, invadono le pagine
dei giornali.
Un fiume di milioni di euro
sommerge i mass media e
spegne, molto spesso, qualsiasi
approccio critico
all’informazione in questo
delicato settore.
Le previsioni degli operatori si orientano generalmente verso ulteriori
incrementi delle quantità consumate, trainati dagli stessi fattori che li hanno
fino ad oggi determinati:
inquinamento falde acquifere che limita la possibilità di disporre acqua
corrente di buona qualità organolettica;
intense attività marketing da parte dei maggiori gruppi industriali, che
hanno destinato negli ultimi anni risorse crescenti in un business vitale;
gli orientamento degli stili di vita alimentari privilegiano consumi
salutistico-naturali, tra cui quelli minerale;
disponibilità acque minerali a basso prezzo
Un recente fenomeno è il lancio delle acque da tavola, acque non minerali,
sottoposte a operazioni di microfiltraggio e purificazione.
Il pet rappresenta il materiale più utilizzato dalla stragrande
maggioranza delle aziende, mentre il vetro - pesantemente
svantaggiato sia in termini di costi che di oneri gestionali
legati alla pratica del vuoto a rendere - è tuttora impiegato nel
canale delle consegne a domicilio ma continua a calare.
Per produrre 1 chilo di Pet (polietilen-
tereftalato), la plastica usata per le
bottiglie, sono necessari poco meno di
2 chili di petrolio e 17 litri di acqua, la
cui lavorazione rilascia nell'atmosfera
molte sostanze inquinanti.
A cui poi va aggiunto l'inquinamento
per il trasporto.
Occorre peraltro sottolineare che le
Regioni si devono anche sobbarcare il
costo dello smaltimento dei contenitori
di plastica (in pet). Più dell’80% delle
acque minerali usa infatti bottiglie in
plastica.
Le nostre Regioni hanno ceduto il
diritto di gestione delle acque minerali
a delle tariffe radicalmente basse: sugli
introiti del business delle acque
minerali, la Regione incassa una
miseria rispetto agli incassi delle
imprese private.
Le regioni italiane spendono più di
quanto incassano dai canoni
Negli ultimi tempi è
iniziata una campagna
contro l'acqua in bottiglia.
Si tratta di una proposta
portata avanti da numerose
città nel mondo volta a
ridurre, se non eliminare,
l'uso di bottiglie di
plastica, che inquinano
l'ambiente, a favore del
consumo dell'acqua del
rubinetto, che non
comporta rifiuti inquinanti.
Forse vale la pena rifletterci.