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La dinamica finanziaria dell'impresa - Dell'Atti Vittorio ... · rendiconto finanziario secondo il principio contabile IAS 7. ... i fondi e il trattamento di fine rapporto (tenendo

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CAPITOLO II

I MODELLI DI RENDICONTO FINANZIARIO SECONDO I PRINCIPI CONTABILI NAZIONALI

E INTERNAZIONALI

Grazia Dicuonzo

SOMMARIO: 1. La valenza informativa del rendiconto finanziario e il quadro normativo di riferimento. – 2. Il rendiconto finanziario secondo il principio contabile italiano n. 10. – 2.1. Le finalità e il contenuto del rendiconto finanziario. – 2.2 I flussi fi-nanziari della gestione reddituale. – 2.2.1. Rettifiche necessarie per determinare il risultato economico dell’esercizio prima di imposte sul reddito, interessi, divi-dendi, plusvalenze e minusvalenze da cessione. – 2.2.2. Rettifiche per elementi non monetari che non hanno avuto contropartita nel capitale circolante netto. – 2.2.3. Rettifiche relative ad elementi del capitale circolante netto. – 2.2.4. Altre rettifiche. – 2.3. I flussi finanziari dell’attività di investimento. – 2.4. I flussi fi-nanziari dell’attività di finanziamento. – 2.4.1. Mezzi di terzi. – 2.4.2. Mezzi propri. – 2.5. La struttura del rendiconto finanziario: metodo diretto e metodo in-diretto. – 2.6. Il foglio di lavoro. – 3. Casi di redazione del rendiconto finanziario secondo il principio contabile OIC 10. – 4. Il rendiconto finanziario secondo il principio contabile IAS 7. – 4.1. L’attività operativa. – 4.2. L’attività di investi-mento. – 4.3. L’attività finanziaria. – 4.4 I casi particolari di flussi finanziari. – 4.5. Le modalità di presentazione dei flussi finanziari. – 4.6. Casi di redazione del rendiconto finanziario secondo il principio contabile IAS 7.

1. La valenza informativa del rendiconto finanziario e il quadro norma-tivo di riferimento

Il bilancio di esercizio rappresenta lo strumento con il quale gli ammini-stratori forniscono a tutti gli stakeholders informazioni concernenti la situa-zione patrimoniale e finanziaria dell’impresa nonché il risultato economico della stessa. Un bilancio d’esercizio composto esclusivamente dai prospetti di stato patrimoniale e conto economico, oltre che dalla nota integrativa, non è in grado pienamente di assolvere a tale funzione informativa con specifico riferimento alla rappresentazione della situazione finanziaria.

Lo Stato Patrimoniale presenta una situazione statica del capitale dell’impresa, in quanto ciascuna voce è espressione di valori di stock riferiti ad un dato istante temporale. L’indicazione dei dati comparativi relativi

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all’esercizio di riferimento e all’esercizio precedente non coglie l’aspetto di-namico delle operazioni di gestione e non è in grado di rappresentare chia-ramente l’evolversi della situazione finanziaria dell’impresa. Dall’esame del prospetto di stato patrimoniale, ad esempio, non è possibile individuare le cause delle variazioni di disponibilità liquide avvenute in un determinato esercizio, né emergono le aree di gestione che assorbono o generano liquidi-tà per l’impresa. Il Conto economico, invece, pur esprimendo dei valori di flusso in un dato intervallo di tempo, fornisce informazioni solo sulla situa-zione economica dell’impresa.

Per comprendere la dinamica finanziaria dell’impresa non risultano, inoltre, sufficienti:

- le informazioni sulle variazioni intervenute nella consistenza delle voci dell’attivo e del passivo, in particolare, per le voci del patrimonio netto, i fondi e il trattamento di fine rapporto (tenendo conto sia della loro forma-zione, sia delle successive utilizzazioni), indicate in nota integrativa secondo quanto previsto dal punto 4) dell’art. 2427 cod. civ.;

- le informazioni sulle movimentazioni delle immobilizzazioni con-tenute in nota integrativa, ai sensi del punto 2) dell’art. 2427 cod. civ.;

- la separata indicazione, nello stato patrimoniale, di attività e passi-vità esigibili entro e oltre i dodici mesi, prevista dall’art. 2424 cod. civ.

Da quanto appena evidenziato emerge chiaramente come un modello di bilancio composto esclusivamente da stato patrimoniale, conto economico e nota integrativa presenti dei limiti oggettivi, in quanto penalizza l’informativa relativa alla situazione finanziaria dell’impresa1. Ne discende, dunque, la necessità di presentare anche il prospetto di rendiconto finanzia-rio, in aggiunta agli altri documenti di bilancio, al fine di esprimere i flussi che incrementano (fonti) e riducono (impieghi) le risorse finanziarie nel pe-riodo considerato. In passato, in assenza di uno specifico obbligo normativo, l’Organismo Italiano di Contabilità (OIC), prima attraverso il principio con-tabile n. 12 “Composizione e schemi del bilancio di esercizio di imprese mercantili, industriali e di servizi” e, successivamente, nel 2014, mediante l’emanazione di un principio contabile ad hoc (OIC 10 “Rendiconto finan-ziario”), aveva previsto una raccomandazione in ordine alla redazione del

1 “I valori finanziari presenti in bilancio (dati puntuali espressi nel loro valore assunto a fine esercizio) non riescono a «catturare» la dinamica finanziaria dell’impresa in modo analogo a ciò che avviene per la dinamica reddituale (espressa da una serie di risultati che illustrano compiutamente la capacità dell’azienda di creare nuova ricchezza). Si impone, pertanto, l’utilizzo di un’ulteriore tecnica di elaborazione dei dati di bilancio che estenda l’analisi alla situazione patrimoniale inziale (e non solo a quella finale) e proceda ad una combinazione dei dati reddituali e patrimoniali nella prospettiva di cogliere la dinamica finanziaria dell’impresa”. Cfr. SOSTERO U., FERRARESE P., Analisi di bilancio, Giuffrè, Mila-no, 2000, p. 146.

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rendiconto finanziario, da presentare in nota integrativa, sensibilizzando le imprese all’individuazione e alla comunicazione delle cause che davano ori-gine alle variazioni delle risorse finanziarie2.

2 L’art. 9-bis del D. Lgs.vo n. 38 del 28 febbraio 2005, introdotto dall’art. 20 del decreto legge del 24 giugno 2014, n. 91, convertito con modificazioni dalla legge dell’11 agosto 2014, n. 116, disciplina il ruolo e le funzioni dell’Organismo Italiano di Contabilità. Secondo tale di-sposizione: “l’Organismo Italiano di Contabilità, istituto nazionale per i principi contabili: a) emana i principi contabili nazionali, ispirati alla migliore prassi operativa, per la redazio-ne dei bilanci secondo le disposizioni del codice civile; b) fornisce supporto all’attività del Parlamento e degli Organi Governativi in materia di nor-mativa contabile ed esprime pareri, quando ciò è previsto da specifiche disposizioni di legge o dietro richiesta di altre istituzioni pubbliche; c) partecipa al processo di elaborazione dei principi contabili internazionali adottati in Europa, intrattenendo rapporti con l’International Accounting Standards Board (IASB), con l’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) e con gli organismi contabili di al-tri paesi. Con riferimento alle attività di cui alle a), b) e c), si coordina con le Autorità nazionali che hanno competenze in materia contabile. Nell’esercizio delle proprie funzioni l’Organismo Italiano di Contabilità persegue finalità di interesse pubblico, agisce in modo indipendente e adegua il proprio statuto ai canoni di effi-cienza e di economicità. Esso riferisce annualmente al Ministero dell’economia e delle finan-ze sull’attività svolta”. Il comma 3 dell’art. 12 del D. Lgs.vo 139/2015 prevede che l’Organismo Italiano di Contabi-lità debba aggiornare “i principi contabili nazionali di cui all’articolo 9-bis, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 28 febbraio 2005, n. 38”, sulla base delle disposizioni contenute nel medesimo decreto 139/2015 e, quindi, delle novelle da esse apportate al codice civile e al de-creto legislativo 9 aprile 1991, n. 127. Come già precisato, “tale attività è svolta dall’Organismo Italiano di Contabilità nell’ambito di quelle a cui è istituzionalmente preposto ai sensi dell’articolo 9-bis) del decreto legislativo 28 febbraio 2005, n. 38. In particolare la ci-tata norma, oltre che riconoscere nell’Organismo Italiano di Contabilità il soggetto istituzio-nalmente preposto a fornire supporto sia al Parlamento sia agli Organi Governativi nel proces-so di formazione della normativa e della regolamentazione contabile, individua in tali attività un interesse pubblico, al cui soddisfacimento deve essere quindi improntata l’esecuzione delle funzioni assegnate. Il comma 3 dell’articolo 12 del D. Lgs.vo 139/2015, quindi, riafferma e si fonda su quanto già l’articolo 9-bis) del decreto legislativo 28 febbraio 2005, n. 38, aveva riconosciuto normati-vamente, vale a dire che l’attività di elaborazione di principi contabili, coerenti con quanto previsto in materia di bilancio dal codice civile, costituisce la codificazione delle migliori prassi operative preordinate a fornire elementi interpretativi ed applicativi nella redazione dei documenti contabili. Tali principi risulteranno di particolare utilità con riferimento alla prima applicazione delle nuove disposizioni e dei principi in esse contenuti che, come previsto dai commi 1 e 2, troveranno in parte applicazione prospettica. Inoltre, ai principi contabili nazionali occorrerà fare riferimento per quanto riguarda la neces-saria declinazione pratica, ivi compresa la descrizione delle possibili casistiche, di norme di carattere generale che, per loro intrinseca natura e finalità (quali ad esempio quelle relative ai principi della rilevanza e della sostanza economica), recano criteri generali e non una descri-

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L’Italia ha introdotto l’obbligo di redazione del rendiconto finanziario con il Decreto Legislativo n. 139 del 18 agosto 2015. Il primo comma dell’art. 2423 cod. civ., in vigore a partire dal 1° gennaio 2016, dispone, infatti, che: “Gli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio, costituito dallo stato patrimoniale, dal conto economico, dal rendiconto finanziario e dalla nota integrativa”. La nuova norma recepisce le disposizioni contenute nella “Direttiva 2013/34/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 relativa ai bilanci d’esercizio, ai bilanci consolidati e alle relative rela-zioni di talune tipologie di imprese, recante modifica della direttiva 2006/43/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abrogazione delle diret-tive 78/660/CEE e 83/349/CEE del Consiglio”. In particolare, il comma 2 dell’art. 4 della Direttiva n. 34 attribuisce agli Stati membri la facoltà di impor-re alle imprese la redazione di ulteriori prospetti contabili da includere nei bi-lanci d’esercizio. Il legislatore italiano, dunque, esercitando tale facoltà, ha de-ciso di rendere obbligatoria la redazione del rendiconto finanziario, anche al fine di una più ampia convergenza con i principi contabili internazionali. Co-me si legge nella Relazione illustrativa al Decreto Legislativo 139/2015 “la presentazione del rendiconto finanziario, già obbligatoria per le società che abbiano emesso titoli quotati sui mercati regolamentati europei, migliora in modo significativo l’informativa sulla situazione finanziaria delle società”3. Le imprese soggette all’applicazione dei principi contabili internazionali, in-fatti, in ottemperanza a quanto richiesto dallo IAS 1 “Presentation of Finan-cial Statements”, redigono il prospetto di rendiconto finanziario seguendo le

zione di dettaglio che, inevitabilmente, non potrebbe essere esaustiva delle diverse fattispecie e dei fatti gestionali a cui sono rivolte. Analogamente, i principi contabili nazionali potranno fornire elementi applicativi ed indicazioni per aspetti specifici di carattere tecnico riguardanti, ad esempio, le operazioni di copertura, il costo ammortizzato e l’attualizzazione” (cfr. “Rela-zione illustrativa allo Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2013/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 2016 giugno 2013, relativa ai bilanci d’esercizio, ai bilanci consolidati e alle relative relazioni di talune tipologie di imprese, recan-te modifica della direttiva 2006/43/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abrogazione delle direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE del Consiglio, per la parte relativa alla disciplina del bilancio di esercizio e di quello consolidato per le società di capitali e gli altri soggetti indivi-duati dalla legge”, pp. 19-20). 3 Cfr. “Relazione illustrativa allo Schema di decreto legislativo recante attuazione della diret-tiva 2013/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 2016 giugno 2013, relativa ai bi-lanci d’esercizio, ai bilanci consolidati e alle relative relazioni di talune tipologie di imprese, recante modifica della direttiva 2006/43/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga-zione delle direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE del Consiglio, per la parte relativa alla disci-plina del bilancio di esercizio e di quello consolidato per le società di capitali e gli altri sog-getti individuati dalla legge”, p. 6.

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disposizioni contenute nello IAS 7 “Statement of Cash Flow”, omologato con il Regolamento del 29 settembre 2003 n. 17254.

Il nuovo art. 2425-ter cod. civ., introdotto in seguito al recepimento del-la Direttiva Europea n. 34 del 2013, disciplina espressamente il contenuto del rendiconto finanziario. La norma prevede che: “Dal rendiconto finanzia-rio risultano, per l’esercizio a cui è riferito il bilancio e per quello preceden-te, l’ammontare e la composizione delle disponibilità liquide, all’inizio e al-la fine dell’esercizio, ed i flussi finanziari dell’esercizio derivanti dall’attività operativa, da quella di investimento, da quella di finanziamento, ivi comprese, con autonoma indicazione, le operazioni con i soci”. Il legisla-tore italiano, dunque, impone:

- la predisposizione di un rendiconto che evidenzi la variazione delle disponibilità liquide;

- l’individuazione di tre macro-aree della gestione cui ricondurre i flussi finanziari derivanti dall’attività operativa, dall’attività di investimento e dall’attività di finanziamento;

- la presentazione di dati comparativi relativi all’esercizio a cui il bi-lancio è riferito e all’esercizio precedente;

- l’indicazione separata delle operazioni con i soci nell’ambito dei flussi finanziari derivanti dall’attività di finanziamento.

Tuttavia, diversamente da quanto previsto per i prospetti di stato patri-moniale e di conto economico, non è imposto uno schema rigido per la evi-denziazione dei flussi di cassa, né un modello di riferimento con le specifi-che voci da indicare. Ne deriva la necessità per i redattori del bilancio di se-guire le indicazioni contenute nel principio contabile di riferimento (OIC 10).

La nuova disciplina sul bilancio prevede espressamente due ipotesi di esonero dalla presentazione del rendiconto finanziario. Nello specifico non sono obbligate alla redazione del rendiconto finanziario:

a) le imprese che redigono il bilancio in forma abbreviata, ai sensi del secondo comma dell’art. 2435-bis cod. civ.5;

4 Le successive modifiche allo IAS 7 apportate dallo IASB sono state omologate dall’Unione Europea con differenti Regolamenti. Si rinvia al paragrafo 4 del presente capitolo per ulteriori approfondimenti. 5 Ai sensi del primo comma dell’art. 2435-bis cod. civ., le società, che non abbiano emesso ti-toli negoziati in mercati regolamentati, possono redigere il bilancio in forma abbreviata quan-do, nel primo esercizio o, successivamente, per due esercizi consecutivi, non abbiano superato due dei seguenti limiti: 1) totale dell'attivo dello stato patrimoniale: 4.400.000 euro; 2) ricavi delle vendite e delle prestazioni: 8.800.000 euro; 3) dipendenti occupati in media durante l'esercizio: 50 unità.

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b) le micro-imprese definite ai sensi del secondo comma dell’art. 2435-ter cod. civ. 6.

L’idea del legislatore di introdurre delle semplificazioni per le imprese di minori dimensioni non sembra essere accolta dall’OIC che, al contrario, dal 2014, considerata la rilevante portata informativa del documento, rac-comanda la redazione del rendiconto finanziario a “tutte le tipologie socie-tarie”, prescindendo dagli schemi di bilancio adottati (ordinari o in forma abbreviata)7. Il rendiconto finanziario, infatti, oltre a fornire informazioni di sintesi sulla liquidità e solvibilità delle imprese, ha il pregio di migliora-re la comparabilità dei bilanci, in quanto “la determinazione dei flussi fi-nanziari non presenta particolari incertezze valutative rispetto ad altre grandezze ricavabili dallo stato patrimoniale o dal conto economico”8. Nella Tavola 1 che segue si indica l’evoluzione normativa del grado di disclosure richiesto in materia di rendiconto finanziario.

Le società che redigono il bilancio in forma abbreviata ai sensi dell’art. 2435-bis cod. civ de-vono redigerlo in forma ordinaria quando per il secondo esercizio consecutivo abbiano supe-rato due dei limiti sopra indicati. 6 Il primo comma dell’art. 2435-ter cod. civ. definisce le micro-imprese come le società di cui all’articolo 2435-bis che nel primo esercizio o, successivamente, per due esercizi consecutivi, non abbiano superato due dei seguenti limiti: 1) totale dell’attivo dello stato patrimoniale: 175.000 euro; 2) ricavi delle vendite e delle prestazioni: 350.000 euro; 3) dipendenti occupati in media durante l'esercizio: 5 unità. Le società che si avvalgono delle esenzioni previste dall’art. 2435-ter cod. civ. devono redige-re: - il bilancio in forma abbreviata quando per il secondo esercizio consecutivo abbiano supe-

rato due dei limiti sopra indicati ma non i limiti imposti dall’art. 2435-bis cod. civ.; - il bilancio in forma ordinaria quando per il secondo esercizio consecutivo abbiano supera-

to due dei limiti imposti dall’art. 2435-bis cod. civ. Le micro-imprese sono esonerate dalla redazione: 1) del rendiconto finanziario; 2) della nota integrativa, quando in calce allo stato patrimoniale risultino le informazioni previste dal primo comma dell’articolo 2427, numeri 9) e 16); 3) della relazione sulla gestione, quando in calce allo stato patrimoniale risultino le informazioni richieste dai numeri 3) e 4) dell'articolo 2428 cod. civ.. 7 Nel delineare l’ambito di applicazione, l’OIC 10 specifica che il principio contabile “è desti-nato alle società che redigono il bilancio d’esercizio in base alle disposizioni del codice civi-le”; cfr. paragrafo 7. 8 Cfr. OIC, Principio contabile n. 10 “Rendiconto finanziario”, Agosto 2014, Appendice C, p. 21.

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Tavola 1 – L’evoluzione normativa del grado di disclosure richiesto in materia di rendiconto finanziario

2. Il rendiconto finanziario secondo il principio contabile italiano n. 10 2.1 Le finalità e il contenuto del rendiconto finanziario

Il rendiconto finanziario è sempre stato considerato dalla dottrina italia-

na9 un documento essenziale per comprendere la dinamica finanziaria dell’impresa, pur in assenza di un esplicito obbligo normativo. A tal proposi-to si segnala che già nel principio contabile n. 12 “Composizione e schemi del bilancio di esercizio di imprese mercantili, industriali e di servizi”, nella sua versione rivista del 30 maggio 200510, l’OIC sosteneva che “sebbene la

9 Già nel 1974 Coda sottolineava “l’insostituibilità” del rendiconto finanziario. “Il rendiconto finanziario ha un contenuto informativo, che, pur derivando in parte dal conto economico e dalle situazioni patrimoniali di inizio e di fine periodo, non può essere sostituito dalle infor-mazioni ricavabili da questi prospetti. Aggiungasi che il rendiconto in oggetto fornisce ai proprietari e ai creditori – attuali e potenziali – elementi di giudizio indispensabili per una efficace tutela dei loro interessi. Ben si comprende perciò” … la “tesi secondo cui il rendi-conto finanziario è un prospetto essenziale, al pari del conto economico e del conto patrimo-niale”; cfr. CODA V., Il rendiconto finanziario, in “Rivista dei Dottori Commercialisti”, lu-glio-agosto 1974, p. 688. Si veda anche POTITO L., Il rendiconto finanziario nelle imprese, Giannini, Napoli, 1978. 10 Si fa riferimento al principio contabile n.12 “Composizione e schemi del bilancio di eserci-zio di imprese mercantili, industriali e di servizi” aggiornato al 30 maggio 2005. Il principio

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sua mancata presentazione non venga considerata, in via generale, allo sta-to attuale, come violazione del principio della rappresentazione veritiera e corretta del bilancio, tale mancanza, tuttavia, in considerazione della rile-vanza delle informazioni di carattere finanziario fornite e della sua diffusio-ne sia su base nazionale che internazionale, si assume limitata soltanto alle aziende amministrative meno dotate, a causa delle minori dimensioni”.

Nel 2014, nel corso del processo di aggiornamento dei principi contabili nazionali, lo standard setter italiano, stralciando dal principio contabile n. 12 le indicazioni relative al rendiconto finanziario, ha emanato un apposito principio contabile (OIC n. 10 “Rendiconto finanziario”), con lo scopo di de-finire i criteri per la redazione e la presentazione del prospetto dei flussi di cassa. Sebbene sia trascorso solo un anno dalla pubblicazione del principio, si osserva, comunque, che, per effetto del D. Lgs. 139/2015, alcune delle in-dicazioni contenute nell’OIC 10 devono ritenersi oramai superate. Si fa rife-rimento, ad esempio, alla semplice raccomandazione relativa alla redazione del prospetto di rendiconto finanziario o alla sua collocazione all’interno del-la nota integrativa (paragrafi 3, 8 e 9). Come già evidenziato, dal 1° gennaio 2016 il rendiconto finanziario diviene un documento autonomo del bilancio d’esercizio da redigere obbligatoriamente, salvo alcune specifiche eccezioni.

Le finalità del rendiconto finanziario sono molteplici e, in particolare, tale documento consente di valutare per ciascuna impresa:

- la situazione finanziaria nell’esercizio di riferimento e la sua evolu-zione negli esercizi successivi;

- la liquidità e la solvibilità dell’impresa; - le disponibilità liquide generate e assorbite dalla gestione redditua-

le; - le modalità di impiego delle risorse finanziarie; - le modalità di copertura del fabbisogno finanziario; - la capacità di far fronte agli impegni finanziari a breve termine; - la capacità di generare autofinanziamento; - l’analisi delle cause di variabilità dei principali indici finanziari di

bilancio, come ad esempio: quoziente di disponibilità; quoziente di tesoreria; quoziente di autocopertura del capitale fisso11.

contabile n. 12 è stato originariamente predisposto dalla Commissione Paritetica del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e Consiglio Nazionale dei Ragionieri (CNDCR) nel 1977 ed è stato modificato nel 2005 dallo standard setter nazionale (OIC), costituito il 27 no-vembre 2001 nella veste giuridica di fondazione. Nell’attuale versione dell’OIC 12 “Compo-sizione e schemi del bilancio d’esercizio”, aggiornata ad agosto 2014, è stata stralciata la parte dedicata al rendiconto finanziario, in quanto la tematica è oggetto di specifica trattazione nell’OIC 10. 11 “L’«analisi dei flussi» - poiché consiste, a grandi linee, in una analisi delle «variazioni di periodo» che modificano, per effetto della gestione, i valori di investimento e di finanziamen-

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L’OIC 10, accogliendo le richieste pervenute in seguito alla pubblica-zione della bozza del principio contabile, ha introdotto alcune significative modifiche rispetto al previgente OIC 12, prevedendo tra l’altro:

a) l’eliminazione del capitale circolante netto come risorsa finanziaria di riferimento, in quanto poco utilizzata nella prassi e non prevista dai prin-cipi contabili internazionali;

b) l’individuazione delle disponibilità liquide quale unica risorsa fi-nanziaria di riferimento;

c) una riformulazione delle definizioni di gestione reddituale, attività di investimento e attività di finanziamento;

d) il divieto di compensazione tra i flussi finanziari appartenenti alla medesima categoria o anche riferiti a categorie differenti;

e) la previsione di specifiche indicazioni relative alla predisposizione del rendiconto finanziario consolidato;

f) la distinzione tra i flussi finanziari derivanti dal capitale proprio e i flussi finanziari derivanti dal capitale di terzi, nell’ambito dell’area deputata ad accogliere le variazioni delle attività di finanziamento;

g) specifiche indicazioni relative alla presentazione dei flussi finanzia-ri derivanti dall’acquisizione di una società controllata (nel bilancio consoli-dato) o di un ramo di azienda (nel bilancio d’esercizio);

h) l’indicazione dei flussi finanziari connessi ai derivati di copertura nella medesima categoria dei flussi finanziari dell’elemento coperto;

i) l’eliminazione di alcune alternative contabili, al fine di una maggio-re comparabilità e semplificazione.

Come anticipato, la risorsa finanziaria di riferimento è rappresentata dal-le disponibilità liquide. Non si è tenuto conto delle altre grandezze finanzia-rie individuate dalla dottrina e dalla prassi, che hanno portato, in passato, alla predisposizione di diverse tipologie di rendiconto finanziario, tra le quali, il rendiconto delle variazioni di risorse finanziarie totali dell’impresa e il ren-diconto finanziario delle variazioni di capitale circolante netto. Anche con ri-

to («funds» o «fondi»), trasformando i rispettivi valori dello «stato patrimoniale iniziale» nei corrispondenti valori dello «stato patrimoniale finale» - contribuisce all’analisi della variabili-tà di taluni fondamentali quozienti finanziari. Sotto questo profilo, l’analisi dei flussi costitui-sce un necessario supporto interpretativo di taluni quozienti finanziari ed un indispensabile strumento di analisi a disposizione del «sistema informativo per indici di bilancio». I quozienti finanziari, che trovano nell’«analisi dei flussi» un necessario fondamento interpre-tativo sotto il profilo della loro variabilità, sono i seguenti: a) il quoziente di disponibilità; b) il quoziente di tesoreria; c) il quoziente di garanzia (o di autocopertura del capitale fisso).” Cfr. FERRERO G., DEZZANI

F., PISONI P., PUDDU L., Analisi di bilancio e rendiconti finanziari, Giuffrè, Milano, 2006, p. 307.

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ferimento alla nozione di liquidità, l’Organismo Italiano di Contabilità ha deciso di eliminare qualunque dubbio interpretativo, scegliendo un’unica configurazione di disponibilità liquide tra le molteplici diffuse nella prassi12.

Le disponibilità liquide sono intese dall’OIC 10 come depositi bancari e postali, assegni, denaro e valori in cassa, anche se espressi in valuta estera. Si richiama, dunque, la definizione contenuta nel principio contabile n. 14 “Disponibilità liquide”, che precisa quanto segue:

- i depositi bancari e postali sono disponibilità presso il sistema ban-cario o l’amministrazione postale, aventi il requisito di poter essere incassati a pronti o a breve termine (par. 5, OIC 14);

- gli assegni sono titoli di credito bancari (di conto corrente, circolari e simili) esigibili a vista, nazionali ed esteri (par. 6, OIC 14);

- il denaro e i valori in cassa sono costituiti da moneta e valori bollati (francobolli, marche da bollo, carte bollate, ecc.) (par. 7, OIC 14);

- non costituiscono disponibilità liquide le cambiali attive in portafo-glio, i titoli a breve termine, di Stato o di terzi, i cosiddetti “sospesi di cassa” (par. 8, OIC 14).

Adottando una definizione restrittiva di disponibilità liquide, l’OIC 10 non tiene conto di investimenti finanziari a breve termine e ad alta liquidità, differentemente da quanto previsto dallo standard setter internazionale. È stato eliminato, inoltre, il riferimento agli strumenti finanziari regolati a vista utilizzati per soddisfare sbilanci di cassa dovuti ad esigenze quotidiane o comunque di brevissimo periodo, previsto originariamente nella bozza pub-blicata per la consultazione, a causa delle possibili incertezze valutative. Dunque, nell’accezione di disponibilità liquide prevista dall’OIC 10 non rientrano i conti correnti bancari passivi utilizzati per esigenze di elasticità di cassa, che devono essere esposti nella sezione dedicata ai flussi derivanti dall’attività di finanziamento13. Sono inclusi, invece, i saldi di disponibilità liquide14 che non sono liberamente utilizzabili dalla società o dal gruppo per la presenza vincoli contrattuali (ad esempio restrizioni legali che rendono i saldi non impiegabili da parte di una società del gruppo oppure conti correnti

12 Cfr. FERRERO G., DEZZANI F., PISONI P., PUDDU L., Analisi di bilancio e rendiconti finanzia-ri, op. cit., p. 310 e ss. 13 A tal proposito l’OIC 14 nel paragrafo 16 precisa che “la compensazione tra conti bancari attivi e passivi, anche se della stessa natura e tenuti presso la stessa banca non è ammessa, in quanto ciò comporterebbe la compensazione di una attività con una passività, fra l’altro deri-vanti da posizioni di debito e di credito a condizioni di solito non equivalenti”. 14 Il paragrafo 11 dell’OIC 14 specifica che “le disponibilità liquide vincolate sono iscritte nell’attivo circolante, fatti salvi i casi nei quali la natura del vincolo non sia tale da indurre a considerarle come immobilizzazioni. A questi fini rileva, tra l’altro, la stabilità e la tempora-neità del vincolo, oppure il fatto che il vincolo dipenda da una decisione presa dalla società stessa – che decide di vincolare dei fondi – o da soggetti terzi”.

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vincolati che costituiscono garanzia prestata nell’interesse di una società del gruppo) e che devono essere presentati in calce al rendiconto finanziario se di ammontare significativo, in base a quanto previsto dal paragrafo 53 dell’OIC 10.

Nella Tavola che segue si riepilogano le voci rientranti nella configura-zione di disponibilità liquide ai sensi del principio contabile n. 10.

Tavola 2 – Le voci rientranti nella configurazione di disponibilità liquide ai sen-si del principio contabile OIC 10

Il rendiconto finanziario deve essere redatto in forma scalare, seguendo

uno dei due schemi di riferimento illustrati nell’allegato A del principio con-tabile n. 10 e deve includere tutti i flussi finanziari in entrata e in uscita delle disponibilità liquide. I flussi finanziari sono classificati in tre differenti ma-cro-aree:

1) flussi finanziari derivanti dalla gestione reddituale; 2) flussi finanziari derivanti dall’attività di investimento; 3) flussi finanziari derivanti dall’attività di finanziamento. La prima macro-area riguarda principalmente i movimenti di risorse fi-

nanziarie in termini di liquidità che derivano dall’acquisizione e dalla vendi-ta di beni, dalla prestazione di servizi e dall’attività di produzione. A tal pro-posito si sottolinea come, in realtà, il nuovo art. 2425-ter cod. civ., introdotto dal D. Lgs. 139/2015, faccia riferimento non alla “gestione reddituale”, quanto piuttosto alla “attività operativa”, in modo conforme a quanto previ-sto dal principio contabile internazionale IAS 7. Dal punto di vista concet-tuale, mentre la gestione reddituale, ponendo l’enfasi sull’orizzonte tempora-le, comprende tutte le risorse finanziarie che hanno generato o assorbito li-quidità nell’ambito della gestione corrente e, dunque, anche eventuali inte-ressi attivi riscossi e interessi passivi pagati, l’attività operativa include solo i flussi finanziari direttamente collegati alla gestione caratteristica. Tale diffe-renza, tuttavia, permane solo a livello dottrinale, risultando oggi sensibil-

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mente attenuata, in quanto nella prassi anche gli interessi attivi e passivi pos-sono rientrare tra i flussi derivanti dall’attività operativa. Lo IAS 7, ad esem-pio, prevede che “gli interessi pagati e gli interessi e i dividendi ricevuti possono essere classificati come flussi finanziari operativi perché essi rien-trano nella determinazione dell’utile/perdita dell’esercizio”15.

Le seconda macro-area attiene alle operazioni di acquisto e vendita di immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie e di attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni.

La terza macro-area concerne le movimentazioni di disponibilità liquide connesse ad accensioni o estinzioni di finanziamenti (capitale di prestito) nonché ad aumenti o riduzioni di capitale proprio.

La somma algebrica delle tre categorie indica l’incremento o il decre-mento delle disponibilità liquide intervenuto nel corso dell’esercizio e corri-sponde, dunque, alla differenza tra le disponibilità liquide finali e le disponi-bilità liquide iniziali. Le categorie dei flussi devono essere esposte nel preci-so ordine indicato dal principio e devono essere precedute da lettere maiu-scole; esse non possono essere raggruppate, così come non possono essere raggruppati i subtotali preceduti dai numeri arabi. È, invece, ammessa l’indicazione di ulteriori flussi finanziari rispetto a quelli previsti negli schemi di riferimento, laddove questo dato sia necessario ai fini della chia-rezza e della rappresentazione veritiera e corretta della situazione finanziaria.

È previsto l’obbligo di comparare l’importo dei flussi finanziari dell’esercizio di riferimento con quello dell’esercizio precedente. In presenza di dati non comparabili è necessario adattare i flussi dell’esercizio preceden-te. Nel caso questo non sia possibile, l’impresa deve segnalare l’impossibilità di adattare i flussi in calce al rendiconto finanziario.

Dal punto di vista operativo, poi, non è consentita alcuna compensazio-ne di partite tra flussi finanziari aventi segno opposto, al fine di non alterare la significatività del rendiconto finanziario. Si condivide tale previsione in quanto la valenza informativa del documento è maggiore se i flussi finanziari in entrata e in uscita vengono separatamente indicati. A titolo esemplificati-vo, l’OIC 10 richiede che vengano distinti: i) nell’attività di investimento, i pagamenti effettuati per l’acquisizione di una immobilizzazione dagli incassi derivanti dalla cessione di un’altra immobilizzazione; ii) nell’attività di fi-

15 “Interest paid and interest and dividends received are usually classified as operating cash flows for a financial institution. However, there is no consensus on the classification of these cash flows for other entities. Interest paid and interest and dividends received may be classi-fied as operating cash flows because they enter into the determination of profit or loss. Alter-natively, interest paid and interest and dividends received may be classified as financing cash flows and investing cash flows respectively, because they are costs of obtaining financial re-sources or returns on investments” (IAS 7, paragraph 33).

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nanziamento, le entrate derivanti dall’erogazione di nuovi finanziamenti dai pagamenti delle quote di rimborso dei prestiti. 2.2 I flussi finanziari della gestione reddituale

L’OIC 10 richiede che nel rendiconto finanziario vengano presentati, di-stintamente dalle altre categorie, i flussi finanziari appartenenti alla gestione reddituale, definiti dal paragrafo 24 come “i flussi che derivano dall’acquisizione, produzione e distribuzione di beni e dalla fornitura di ser-vizi” e, in via residuale, come “gli altri flussi non ricompresi nell’attività di investimento e di finanziamento”. Si tratta, in particolare, delle operazioni che generano dei ricavi e di quelle che comportano il sorgere di costi neces-sari per produrre tali ricavi: si applica, dunque, un preciso criterio di correla-zione costi-ricavi.

Il principio contabile propone i seguenti esempi di flussi finanziari gene-rati e/o assorbiti dalla gestione reddituale:

- incassi derivanti dalla vendita di prodotti e dalla prestazione di servizi; - incassi di royalties, commissioni, compensi, rimborsi assicurativi e al-

tri ricavi; - pagamenti per l’acquisto di materie prime, semilavorati, merci ed altri

fattori produttivi; - pagamenti per l’acquisizione di servizi; - pagamenti a, e per conto di, dipendenti; - pagamenti e rimborsi di imposte; - incassi per proventi finanziari. Come specificato nel paragrafo 26 dell’OIC 10, le operazioni di gestio-

ne reddituale “sono riflesse nel conto economico e rappresentano anche le fonti di finanziamento dell’impresa, in particolare quelle dell’autofinanziamento”, dalle quali “si genera la liquidità necessaria per fi-nanziare la gestione futura”.

Il flusso finanziario derivante dalla gestione reddituale può essere de-terminato seguendo una delle due modalità proposte dallo standard setter:

- metodo indiretto, mediante il quale si rettifica l’utile o la perdita dell’esercizio per tener conto principalmente dei costi e dei ricavi aventi na-tura non monetaria e delle variazioni del capitale circolante netto;

- metodo diretto, attraverso il quale si rappresentano i flussi in entra-ta e i flussi in uscita derivanti dalla riscossione di crediti o dal pagamento di debiti, afferenti principalmente alla gestione caratteristica dell’impresa e, in

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parte, anche alle altre aree di gestione (ad esempio, la gestione tributaria e la gestione patrimoniale)16.

Il metodo indiretto consente la riconciliazione tra i flussi reddituali ed i flussi finanziari generati e/o assorbiti dalla gestione reddituale. Partendo dal risultato economico dell’esercizio, si giunge alla determinazione del flusso di cassa derivante dall’attività core dell’impresa, trasformando i componenti positivi e negativi di reddito in variazioni di disponibilità liquide. A tal fine è necessario effettuare delle rettifiche all’utile o alla perdita dell’esercizio, in-dicate nel dettaglio nella Tavola 3, per tener conto: 1) degli elementi di natu-ra non monetaria; 2) delle variazioni del capitale circolante netto; 3) delle voci di conto economico che afferiscono alla gestione finanziaria e alla ge-stione tributaria il cui flusso finanziario trova distinta indicazione nell’ambito della gestione reddituale; 4) delle operazioni i cui effetti sono ri-compresi all’interno dei flussi finanziari derivanti dall’attività di investimen-to.

Tavola 3 ̶ Principali rettifiche da effettuare per la determinazione dei flussi fi-nanziari con il metodo indiretto 1) Elementi di natura non monetaria, ossia poste contabili che non hanno com-portato variazioni monetarie nel corso dell’esercizio e che non hanno avuto contro-partita nel capitale circolante netto, quali:

- ammortamenti di immobilizzazioni; - accantonamenti ai fondi rischi e oneri; - accantonamenti per trattamento di fine rapporto; - svalutazioni per perdite durevoli di valore; - utili non distribuiti relativi a partecipazioni in società collegate valutate con il

metodo del patrimonio netto.

2) Variazioni del capitale circolante netto connesse a costi o a ricavi della gestio-ne reddituale, tra le quali:

- variazioni di rimanenze; - variazioni di crediti verso clienti; - variazioni di debiti verso fornitori; - variazioni di ratei e risconti attivi e passivi.

3) Voci del conto economico che afferiscono alla gestione finanziaria e alla ge-stione tributaria il cui relativo flusso finanziario trova distinta indicazione nell’ambito della gestione reddituale (“flusso finanziario dopo le altre rettifiche”):

- imposte sul reddito di competenza;

16 Cfr. TEODORI C., ll rendiconto finanziario: ruolo informativo, analisi, interpretazione e modelli contabili, Giappichelli, Torino, 2015, p. 135.

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- interessi attivi e passivi di competenza; - dividendi da partecipazioni di competenza; - imposte sul reddito pagate; - interessi attivi e passivi pagati; - dividendi incassati.

4) Operazioni i cui effetti sono ricompresi tra i flussi derivanti dall’attività di in-vestimento:

- plusvalenze derivanti dalla cessione di attività; - minusvalenze derivanti dalla cessione di attività.

Da un punto di vista operativo, lo schema di rendiconto finanziario rela-

tivo al flusso della gestione reddituale determinato con il metodo indiretto ri-chiede una specifica sequenza di rettifiche che consentono di individuare quattro risultati intermedi (cfr. Tavola 4). Tali risultati possiedono una eleva-ta valenza informativa, in quanto esprimono le principali componenti del flusso della gestione reddituale. Le quattro tipologie di rettifiche da effettua-re sono:

1) rettifiche necessarie per la determinazione del risultato economico dell’esercizio prima di imposte sul reddito, interessi, dividendi e plus/minusvalenze da cessione;

2) rettifiche per elementi non monetari che non hanno avuto contro-partita nel capitale circolante netto;

3) rettifiche relative ad elementi del capitale circolante netto; 4) altre rettifiche.