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A gli occhi della gran maggio- ranza dei lucani gli uomini politici della Regione appaiono pic- colissimi. Addirittura inu- tili. Mai così in basso. Persino la lunga arringa difensiva del Presidente De Filippo nell’ultimo consiglio regionale basta a far rialzare la testa a uomini e partiti. Ai fini della solidità e della coe- sione della nostra demo- crazia, il giudizio diffuso è una sentenza dram- matica. Come di una comunità il cui capofami- glia viene considerato un incapace, un incestuoso che si appropria di tutto, non lascia in pace nem- meno gli scontrini. E questo perché nella no- stra democrazia i partiti si sono ingoiati tutti i po- teri, mettono il muso e le mani dappertutto. Deci- dono appalti, carriere in- dividuali, spartiscono postazioni, posti e ri- sorse. In una parola mangiano solo loro e non danno niente a nes- suno. E a non dire della voglia di protagonismo, di promuovere se stessi. Come se in Basilicata vi- vessero da soli, fregan- dosene di tutto e di tutti. A loro poco importa se i giovani vanno via, se i negozi chiudono, le im- prese falliscono… recita bene un proverbio po- tentino “quann sta buon monsignor se ne fott’ du sacrestano” Ora la po- polazione non vede l’ora di andare al voto per dare una spallata con la speranza che cambi qualcosa. Tutti i partiti facciano adesso uno, due, tre passi indietro. Ricominciare tutto in modo umile non è affatto una vergogna, anzi..! Antonio Savino L’EDITORIALE Come sei bella Terra dei Forti... Contatti [email protected] - in edicola €uro 0.50. Anno VII - n. 18 - 24 MAGGIO 2013 Periodico di libera informazione - MAI COSI’ IN BASSO ALZA LA VOCE L ’ospedale San Carlo di Potenza conti- nua ad essere “una croce” per tanti vi- sitatori e parenti dei malati. Non è possibile parcheggiare all'interno delle aree circostanti il complesso ospedaliero se non si mette mano agli spiccioli che per tutta la degenza si trasformano in soldoni. Obbiettivamente lo spazio c’è, ma è an- cora regolato male. La comodità di so- stare in un prossimo futuro di sicuro esiste, ma a quale prezzo. Possibile che non ci sia modo di dare un taglio a questo “pizzo” continuo? E poi tanto per parlare di tagli perché non viene più distribuita l’ac- qua ai degenti? Bisogna rifornirsi solo dalle macchinette per fare favori a qualcuno? Insomma il San Carlo di Potenza continua ad essere più croce che delizia quando si tratta di venire incontro agli utenti. Pagare il parcheggio per chi è costretto ad accu- dire i propri cari per ore o addirittura per in- tere giornate e non fornire l’acqua ai degenti sono davvero due cose raccapric- cianti, da farci vergognare, e poi c’è chi si fa rimborsare scontrini e quant’altro con i soldi nostri. C hi si sente rappresentato dalla classe di- rigente regionale? Questa la domanda che vorremmo porre direttamente a tutti i lettori che, in quanto lucani, avrebbero qualche timore ad evadere. Vige sempre la regola mon- tanelliana del “turiamoci il naso e votiamo DC” o davvero la rivoluzione, sempre meno grillina, sta montando nelle coscienze assopite del po- polo che di brigante ha solo qualche verso? Se i lucani potessero aderire a questo sondaggio immaginario, probabilmente confermerebbero le impressioni che noi abbiamo raccolto e che, in maniera poco diplomatica ma realistica e non filtrata, più o meno recita irripetibili cori da stadio che inneggiano al “tutti a casa”. CONTINUA A PAGINA 2 ADESSO TUTTI A CASA INTERVISTA AL LEADER DI “LUCANIA LIBERA” A PAGINA 2 SENZA PROGRAMMAZIONE NON SI CREA OCCUPAZIONE VINCENZO GIULIANO PAGINA 4 POTENZA - PIGNOLA CASTELSARACENO LAVELLO CAMPOMAGGIORE - RIPACANDIDA ATELLA E SASSO NOTIZIE SPORTIVE LUCANE A PAGINA 12 La parola ai cittadini Parcheggio a pagamento e niente acqua PHOTONEWS PHOTONEWS LA VOCE DEI COMUNI LA VOCE DEI COMUNI ALLE PAGINE 3-5-6-7-8-9-10-11 I Fuoco Vivo infiammano le piazze lucane a pagina 15

La Farfalla - edizione 24.5.2013

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ADESSO TUTTI A CASA La Farfalla Anno 7 numero 18 del 24.5.13

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Page 1: La Farfalla - edizione 24.5.2013

Agli occhi della

gran maggio-

ranza dei lucani

gli uomini politici della

Regione appaiono pic-

colissimi. Addirittura inu-

tili. Mai così in basso.

Persino la lunga arringa

difensiva del Presidente

De Filippo nell’ultimo

consiglio regionale basta

a far rialzare la testa a

uomini e partiti. Ai fini

della solidità e della coe-

sione della nostra demo-

crazia, il giudizio diffuso

è una sentenza dram-

matica. Come di una

comunità il cui capofami-

glia viene considerato un

incapace, un incestuoso

che si appropria di tutto,

non lascia in pace nem-

meno gli scontrini. E

questo perché nella no-

stra democrazia i partiti

si sono ingoiati tutti i po-

teri, mettono il muso e le

mani dappertutto. Deci-

dono appalti, carriere in-

dividuali, spartiscono

postazioni, posti e ri-

sorse. In una parola

mangiano solo loro e

non danno niente a nes-

suno. E a non dire della

voglia di protagonismo,

di promuovere se stessi.

Come se in Basilicata vi-

vessero da soli, fregan-

dosene di tutto e di tutti.

A loro poco importa se i

giovani vanno via, se i

negozi chiudono, le im-

prese falliscono… recita

bene un proverbio po-

tentino “quann sta buon

monsignor se ne fott’ du

sacrestano” Ora la po-

polazione non vede l’ora

di andare al voto per

dare una spallata con la

speranza che cambi

qualcosa. Tutti i partiti

facciano adesso uno,

due, tre passi indietro.

Ricominciare tutto in

modo umile non è affatto

una vergogna, anzi..!

Antonio Savino

L’EDITORIALE

Come sei bella Terra dei Forti...

Contatti [email protected] - in edicola €uro 0.50.Anno VII - n. 18 - 24 MAGGIO 2013 Periodico di libera informazione -

MAI COSI’IN BASSO

ALZA LA VOCE

L’ospedale San Carlo di Potenza conti-nua ad essere “una croce” per tanti vi-

sitatori e parenti dei malati. Non èpossibile parcheggiare all'interno dellearee circostanti il complesso ospedalierose non si mette mano agli spiccioli che pertutta la degenza si trasformano in soldoni.Obbiettivamente lo spazio c’è, ma è an-cora regolato male. La comodità di so-stare in un prossimo futuro di sicuro esiste,ma a quale prezzo. Possibile che non cisia modo di dare un taglio a questo“pizzo” continuo? E poi tanto per parlaredi tagli perché non viene più distribuita l’ac-

qua ai degenti? Bisogna rifornirsi solo dallemacchinette per fare favori a qualcuno?Insomma il San Carlo di Potenza continuaad essere più croce che delizia quando sitratta di venire incontro agli utenti. Pagareil parcheggio per chi è costretto ad accu-dire i propri cari per ore o addirittura per in-tere giornate e non fornire l’acqua aidegenti sono davvero due cose raccapric-cianti, da farci vergognare, e poi c’è chi sifa rimborsare scontrini e quant’altro con isoldi nostri.

Chi si sente rappresentato dalla classe di-rigente regionale? Questa la domandache vorremmo porre direttamente a tutti

i lettori che, in quanto lucani, avrebbero qualchetimore ad evadere. Vige sempre la regola mon-tanelliana del “turiamoci il naso e votiamo DC”o davvero la rivoluzione, sempre meno grillina,sta montando nelle coscienze assopite del po-polo che di brigante ha solo qualche verso? Sei lucani potessero aderire a questo sondaggioimmaginario, probabilmente confermerebberole impressioni che noi abbiamo raccolto e che,in maniera poco diplomatica ma realistica e nonfiltrata, più o meno recita irripetibili cori da stadioche inneggiano al “tutti a casa”.

CONTINUA A PAGINA 2

ADESSO TUTTI A CASA

INTERVISTA AL LEADER DI “LUCANIA LIBERA”A PAGINA 2

SENZA PROGRAMMAZIONE NON SI CREA OCCUPAZIONE

VINCENZO GIULIANO PAGINA 4

POTENZA - PIGNOLA CASTELSARACENO

LAVELLO CAMPOMAGGIORE -

RIPACANDIDA ATELLA E SASSO

NOTIZIE SPORTIVE LUCANE A PAGINA 12

La parola ai cittadini

Parcheggio a pagamento

e niente acqua

PHOTONEWSPHOTONEWS

LA VOCE DEI COMUNILA VOCE DEI COMUNI

ALLE PAGINE 3-5-6-7-8-9-10-11

I Fuoco Vivo infiammano le piazze lucane

a pagina 15

Page 2: La Farfalla - edizione 24.5.2013

22 24 Maggio 2013

INTERVISTAINTERVISTA

Nasce in Basilicatal'associazione cul-turale e politica

“Lucania Libera” comenuovo soggetto politico.Al coordinatore regionalepro-tempore, GiuseppePostiglione, gli chiediamose è un nuovo laboratoriodi idee o il solito partitino.«Non parlerei di partito. Ilnostro è un percorso ci-vico lontano da tutti i par-titi e dai vecchi politici,nessuno escluso. Con vivasoddisfazione posso direche siamo presenti, comeLucania Libera, in tutti ipiccoli comuni al voto do-menica e lunedì prossimo(26 e 27 maggio) con no-stri candidati all'internodi liste civiche, mentre neidue comuni più grandi(Lavello e Pignola) ab-

biamo presentato liste ci-viche interamentecostruite da noi, semplicicittadini disgustati dalmalcostume dei "trombonipolitici".E’ quindi un progetto

ampio

Certamente è ambiziosoma partendo dal bassosiamo convinti di aggre-

gare tutti coloro che finoad oggi sono contro i mal-fattori e vogliono rendersiprotagonisti, gente co-mune.Quindi candidati che

non hanno nessun le-

game con il passato

A Pignola siamo presenticon la lista civica “Pi-gnola Libera” che vedecandidato a sindaco Do-nato ROMANO, mentre aLavello la nostra lista ci-vica “Lavello Libera”candida a sindaco Pa-squale MOSCA. Personeimpegnate nel sociale mamai intruppate nei partiti.Cosa vi aspettate da que-

sto movimentismo

Questo "movimentismo ci-vico ed autoctono" hadato inizio all’ associa-zione "Lucania Libera" la

quale sta pro-cedendo alleadesioni, me-diante unac a m p a g n atesseramenti,dei singolicittadini "in-dignati" guar-

dando con attenzione alleprossime scadenze eletto-rali in Basilicata. E' ora diliberare la Lucania dallacappa della mala gestionedegli ultimi anni.Qual è l’obiettivo?

Il nostro intendimento èquello di dare vita alla fe-derazione delle associa-zioni e dei movimenti

civici lucani, solo così po-tremmo provare a cam-biare per davverol'andazzo in regione”.Non c'è più fiducia nei

partiti o i partiti sono su-

perati nella storia? Cosa

cercano i vostri aderenti

all’associazione

“Anche da noi c'è stata lacorsa a riciclarsi sotto labandiera delle liste civi-che che però tutto sono,fuorché lontane dai par-titi, anzi. Al nostro sog-getto politico non hapartecipato e non parteci-perà nessun rappresen-tante del governonazionale o “soloni” dellavecchia politica. Ci sa-remo solo noi, semplicicittadini indignati, prontiad ogni sacrificio per ilbene del nostro territo-rio”.

NOI SEMPLICI CITTADINIUn progetto ambizioso, che tenta di gettarsi alle spalle la vecchia politica

Intervista al coordinatore regionale di “Lucania Libera” Giuseppe Postiglione

E, badate bene, non perché i lucani sianodiventati forcaioli e giustizialisti: non loerano e non lo sono. Hanno interiorizzatoun concetto: non ci fidavamo dellaclasse dirigente prima di oggi ed adessoabbiamo le prove e l’alibi da bar per direche sono tutti indegni di rappresentarci.Non che i lucani che li hanno scelti sianoimmuni da colpe. Del resto di finti mora-listi e di indignati ad orologeria la Basili-cata ne ha conosciuti molti. E’ per questoche la vicenda “scontrini” ha trovato ter-

reno fertile in un popolo che ha bisogno di lavarsi la coscienzadefinendo quegli stessi politici davanti alla stanza dei quali hastazionato per ore, i peggiori rappresentanti della crisi di valori,di progetti e di missioni che gli odierni indagati impersonificanoa pieno. Non si sono amati e come perfetti estranei elettori edeletti si sono ignorati. I primi pensando che l’azione dei secondinon era volta che agli interessi personali. Qualche indizio loavevano a sostegno di questa tesi. Non c’è dubbio: questaclasse dirigente regionale verrà dimenticata presto e pochi sen-tiranno la mancanza di anonimi personaggi, saltimbanchi escialacquatori con soldi pubblici. Niente che somigli alle ostri-che di Fiorito ma confusione di quello che è il compito di unconsiglio regionale con quello di un circolo ricreativo, agenziadi viaggio, catering di casa nostra. I lucani cercavano una lucealla fine di un tunnel, percorso ormai da decenni: sempre allaricerca di un dibattito sulle occasioni perdute e sulle partite an-cora da giocare, convinti che “chi comanda” quelle partite legioca in proprio. Ed allora addio al bene comune, alle chiac-chiere sull’interesse pubblico e largo ai fratelli, cugini, parentidei politici negli enti di sotto governo, nelle segreterie partico-lari, nelle anticamere dei circoli ristretti che scimmiottano il po-tere non riuscendo mai neppure a riconoscerlo. Etica, servizio,tensione morale: roba da reduci al convengo dei nostalgici. Eloro a gestire un potere che non ha portato beneficio a nes-suno, parenti e leccapiedi escluso. A cosa serve ancora il di-battito sulla ricandidabilità di questa classe dirigente? Tutti acasa gli indagati per dare un minimo segnale di dignità. Ultimafermata per la politica per dimostrare che non si è vendutaanche l’anima. Un minimo di qualità la si può produrre e di certonon la si trova in chi ha animato la pagine della peggiore storiadi sciatteria della politica lucana di tutti i tempi. Dentro o fuori.Se si salta questa fermata si scende al capolinea. La corsa nonsarà gratis, fuori i biglietti, anzi gli scontrini!

TUTTI A CASA

U N G R I D O U N A N I M E

Page 3: La Farfalla - edizione 24.5.2013

E’ noto a tutti che la coscienza dell’identità individuale rappresenta la più profonda natura

di ogni singola persona. L’antropologo Giulio Angioini diceva che “la coscienza fa parte

di entità umane meno vaste – penso alla famiglia al parentado al rione al gruppo coetaneo

al mestiere o professione ai parlanti la stessa lingua a una comunità religiosa e così via fino al

proprio paese”. E del proprio paese spesso non se ne conosce l’origine, nemmeno del nome.

Ripacandida: perché? Le origini del nome stanno in un manoscritto inedito che attesta Riva

Candida fondata nel 268 sulla Rocca della

Riva dai superstiti della distrutta Candida La-

tina: Candida per il suolo bianco, Latino per un

certo Vincenzo Latino, capo dei Musoni. Que-

sta notizia corrisponde al vero o è frutto di fan-

tasia? E in effetti potremmo scorgere un

riferimento al re latino padre di Lavinia di virgi-

liano memoria, oppure è frutto di una tradi-

zione orale. Esaminiamo allora i dati

dell’archeologia. Gli scavi hanno riportato alla

luce numerose tombe, la presenza di un in-

sediamento umano intorno al IX-VIII sec. a.

C., vasi, anfore, brocche, vasellame in cera-

mica…: tutto racconta la vita della gente di

quel periodo e il rango sociale di apparte-

nenza. Vengono alla luce anche le ville e, a

Ripacandida, nei pressi della fiumara in loca-

lità Ponti Rotti, i resti di un acquedotto romano.

In gergo dialettale usiamo dire Rubbacanna,

nome di origine germanica, composto da

Rube e Kanne. Il primo indica una roccia di colore giallo; il secondo è una brocca di forma allun-

gata. Oppure il nome di gergo popolare potrebbe essere composto dalle voci latine rubus, rovo,

e candidus, dunque un’area rocciosa in cui crescevano cespugli di rovi dai fiori candidi, ove

sorge l’attuale cittadina. Il territorio è anche il luogo in cui la storia va oltre la memoria, diventando

oggetto del presente. Percorriamo l’excursus storico del Regno di Napoli : l’avvicendarsi della

dinastia normanna, di amministrazioni feudali, Svevi, Angioini, Aragonesi. Tra le fonti scritte as-

sume particolare risalto il Catalogo dei Baroni Normanni, da cui si evince che Ripacandida di-

pendeva dal feudo di Tricarico, appartenente al principato di Taranto, e forniva dodici militi. Ne

era responsabile Ruggero Marescalco. Ancora, la bolla di papa Eugenio III stabilisce che al ve-

scovo di Rapolla dell’anno 1100 ca. erano soggette le chiese di S. Donato, S. Pietro, s. Zaccaria

e S. Gregorio, tutte scomparse tranne S.Donato. Inoltre, nella zona di Ripacandida, sono atte-

state le prime presenze francescane e virgiliano della regione. Ripacandida – pensate un po’ –

per la sua rilevanza economica e strategica fu elevata a Comune e chiamato Universitas, cioè

aveva diritto alle assemblee cittadine e all’amministrazione della giustizia civile e militare. Nei

secoli XVI e XVII, alcuni personaggi di famiglie di Ripacandida – mi riferisco ai Caracciolo, ai

Baffari, ai Mazzaccara, ai Grimaldi – partecipano in prima persona alle vicende storiche del

feudo. Ed ecco l’unificazione d’Italia e il fascismo e la triste nota della povertà infinita della gente

lucana che è costretta ad emigrare….Sono nomi familiari quelli citati, perché a questi eroi sono

intitolate le nostre strade.Non è da trascurare la presenza di lapidi dedicate a William Philips,

premio Nobel per la fisica, e a Leopoldo Chiari, chirurgo della scuola medica-cerusica napole-

tana. A Ripacandida dominano imponenti le Chiese: Santa Maria del Sepolcro, Santa Maria del

Carmine, San Giuseppe e Santa Teresa, Sant’Antonio, San Donato. E sono proprio gli affreschi

del Santuario di San Donato ad attirare oggi un buon numero di visitatori. Gli affreschi costitui-

scono un poema pittorico che ci richiama l’epopea dantesca delle cantiche e del poema ultra-

terreno. A destra di chi entra c’è l’Inferno. A sinistra, la beatifica visione del Paradiso. Nella volta

e sulle pareti si ammirano affreschi biblici della scuola di Giotto. Quattro anguste figure muliebri

al di sopra delle quattro Sibille vogliono impersonare le quattro Virtù Cardinali: Prudenza, Giu-

stizia, Fortezza, Temperanza. Troneggiano alcune scritte che ci ricordano il poema dantesco.

Adiacente al Santuario la monumentale “villa comunale” oggi intitolata a San Francesco, sfoggia

i meravigliosi viali e una pianta che ricorda i Giardini di Versaille. Si possono ammirare alberi se-

colari, tra cui il famoso eucalipto, rarità per la nostra zona. Cenni storici, per cercare di narrare

una storia e l’identità di un popolo. Ma non

bastano a svelarne l’anima. La storia vera di

Ripacandida è scritta sulle foglie raccolte con

mani screpolate dal gelo per riscaldarne d’in-

verno il focolare. E’ incisa sulle pietre del

fiume su cui le donne con le mani rosse per

i geloni hanno lavato i panni dei loro uomini.

E’ scolpita sulle madie e sui tegami dove

sono stati impastati e cucinati con mani ru-

vide per il lavoro i cibi per la famiglia. E’ nelle

gocce di sudore sui campi arati con mani in-

callite come legno. La storia di Ripacandida

è canto di gioia e d’amore, di odio e di rabbia,

è urlo di lotta e di morte. Sfuggito dalle nostre

labbra quando questo paese, per troppo

tempo, è stato insultato picchiato violentato

ucciso. La sua storia è nei silenzi di desideri

mai espressi, in anni di sottomissione e di

obbedienza. La sua storia è nelle grida sulle

tavole dove è stata uccisa la sua giovinezza.

E’ nel sangue dei suoi figli nati, di quelli eroicamente morti. La vera storia di questo paese è nelle

parole che nessuno ha mai ascoltato. Ma continuano a spuntare la viole…..

tercomunali.vEd in una Pe-nisola rischiarata (si fa perdire!) da crescenti “chiari diluna”, questo allenamentogestionale non poteva, neltempo, che produrre effettieconomici ed etici di note-vole levatura.Purtroppo,nemmeno la Valle di Vi-talba, è stata, dai suoi poli-tici locali avviata ad undiscorso di gestione colle-giale delle sue comunità edelle sue risorse. E pochi sisono, finora, chiesti cosaabbia spinto Giustino For-tunato a studiare con tanto“affetto” una Valle, che icosiddetti studiosi e statisti(se mai, dopo quello, sianonati, vissuti ed abbiano ope-rato) sciupano secolo doposecolo.

Benedetto Carlucci

3324 Maggio 2013

Nell’immaginario col-lettivo, la prima Re-pubblica (quella - per

intenderci – di Tangentopoli)è ricordata come un ammassodi rovine politico-ammini-strative, dalle quali nulla èpossibile salvare decente-mente. Eppure… Eppure, unacosa almeno (in coscienza) sipuò mettere in salvo. A con-dizione che, il suo uso corret-tamente “democratico” siastato l’occasione di un eserci-zio moderno di decentra-mento amministrativo e digestione promozionale dellerisorse municipali. Quelloche, in effetti, nella filosofiaistituzionale ed intercomu-nale di gestione di piccole co-munità “di Valle” o “dimontagna” è l’allenamentoalla gestione corretta e mo-derna del territorio e delle suerisorse.

COMUNICOMUNI

Che, peraltro, nei primi anniSettanta del Novecento, eraanche la filosofia che sotten-deva la nascitaed il buon fun-z i o n a m e n t odelle Comu-nità montane.Oggi ridotte apoco menoche carrozzonipolitico-am-ministrativi,sballottate daCommissar iad una crisi difunzioni e allasistemazionedi politiciext ra-par la-mentari.In Italia l'Unione comunale èun Ente territoriale (e, piùprecisamente) un ente localedi secondo grado, previsto(saggiamente) dalle Leggi n.

Questa ‹‹Unione›› fa davvero la forza?142 del 1990 e n. 265 del 3agosto 1999 e disciplinato, inparticolare, dai cinque commi

dell'articolo 32 del Decretolegislativo del 18 agosto2000, dal titolo, appunto:“Unione di Comuni”.vSe sifosse o no trattato di un enne-

simo carrozzone, si sarebbe -tra l’altro – constatato dalloscarso numero di “Unioni”

costituite nelleventi Regionidella Penisola.Ed, invece, inmoltissime Re-gioni setten-t r i o n a l i ,centrali, meri-dionali ed in-s u l a r i( B a s i l i c a t a ,s o l t a n t o ,esclusa) leUnioni sonofiorite con en-tusiasmo efunzionano am e r a v i g l i o .

Anche perché esse Organiz-zazioni territoriali , tra i pro-pri compiti precipui, avevano,in prima fila, la gestione deiservizi civili collettivi ed in-

VALLE DI VITALBA – Cadono le Province e le Comunità montane, ma…

Soltanto la distrazione giustifica l’assenza lucana di un Ente efficacedella prima Repubblica, che ‹‹funziona›› in tutte le altre Regioni

RIPACANDIDA TRA STORIA E IDENTITA'

Page 4: La Farfalla - edizione 24.5.2013

44 24 Maggio 2013

REGIONEREGIONE

E’ a tutti evidente qualegravità ha raggiuntonella nostra Regione, i

posti di lavoro che vanno infumo, la nuova occupazionesempre più difficile da creare. Lasoglia della disperazione si è in-nalzata a livelli insostenibili spe-cie nei giovani, che riprendonoad emigrare (2000 all’anno), enelle famiglie chiuse nella lorotragica condizione di impotenza.E la cosa più preoccupante èche la speranza di poter crearenuova occupazione va sce-mando non solo nella societàma addirittura nella politica. Èquindi improrogabile ed urgenteche la questione del lavoro edell’ occupazione siano poste alcentro delle preoccupazioni diuna società come la nostra, chenon vuole rinunciare a procla-marsi civile, solidale, giusta epacifica; e che sia obiettivo pri-mario ed irrinunciabile di ogniazione politica, realmente orien-tata ad individuare soluzioni ef-ficaci e condivise. La nostra regione primeggianella spesa, soprattutto per ifondi europei, ma non riesce aporre rimedio al continuo au-mento dei disoccupati e degli in-digenti, ai posti di lavoro chevanno in fumo e alla mancanzadi nuove opportunità.Sono anni che il problema della

disoccupazione, nelle politicheregionali, viene consideratocome un qualsiasi capitolo dellaprogrammazione. E non ilprimo obiettivo concreto di unapolitica che voglia riaffermare lasua funzione essenziale che èquella di dare il diritto al lavoroa tutti i cittadini.Non vi è famiglia da noi chenon abbia in casa un disoccu-pato! E quel che èpeggio è l’assue-fazione a tale con-dizione che ci staportando tutti allarassegnazione,alla convinzionedi impotenzanella costruzionedi un futuro mi-gliore. Ecco ilmotivo delle mierichieste pres-santi, anche se inascoltate inquesti anni, di porre il problemadel lavoro come elemento cen-trale, unificante e qualificante ditutta la politica regionale, met-tendo in gioco tutte le risorseumane, materiali ed istituzionaliche la Regione dispone. Bisognamettere in campo politiche con-crete e durature con la predispo-sizione , non più procrastinabile,di un piano regionale sull’occu-pazione; un piano strategico concui costruire una mappa delle

occasioni che il nostro territoriooffre. Un piano che finalizzi aquesto obiettivo le risorse finan-ziarie disponibili sui vari tavolidella programmazione, dal li-vello locale a quello nazionale ecomunitario ( in sintonia o con-dizionante il Piano Nazionale). Un Piano per lo sviluppo localeche deve orientarsi verso il po-tenziamento dell’imprenditoria

locale, la rivalutazione dellamicro e della piccola impresa, ilrecupero dell’artigianato, del-l’agricoltura, lo sviluppo dellacooperazione, e insieme devemirare ad utilizzare le opportu-nità materiali ed umane esistentisul territorio, privilegiando inogni caso e in tutti i suoi inter-venti, le attività ad alta intensitàdi manodopera. Dovrà esserel’occupazione che si crea, amedio e lungo termine, il metrodi valutazione dei progetti e non

la corsa alla spesa. Bisogna scar-tare quei progetti che non la-sciano traccia di occupazionealla chiusura dei cantieri. Unpiano che sappia per quali fini unterritorio è vocato e su quale svi-luppo bisogna investire, evi-tando che nel giro di pochi annilo stesso territorio venga benefi-ciato per fini diversi con dispen-dio di risorse pubbliche. Di

esempi a riguardo cene sono tanti, unoper tutti: in alcunicomuni, su terreniresi irrigui, con fi-nanziamenti pub-blici, per finiortofrutticoli, si èpermesso l’installa-zione di pannelli fo-tovoltaici pure concontributi pubblici.La politica lucana

non può sottrarsi al compito dichiedersi come mai a fronte ditante risorse che si continuano aspendere, i risultati siano ancoracosì deludenti? Perché non cre-dere sul tanto proclamato, inpassato, sviluppo autopropulsivodei nostri territori? Perché dob-biamo dipendere sempre daqualcuno quando le condizionifavorevoli le teniamo in casa enon le sfruttiamo? Nella mialunga esperienza di Sindaco diun piccolo Comune lucano ho

seguito sempre questa strada eposso dirvi che è stata la stradapiù idonea, la più praticabile perconseguire risultati positivi siasul piano occupazionale chesulla qualità della vita. Non acaso Venerdì di Repubblica nel2000 ci posizionava tra i primitrenta Comuni dove si vivevameglio in Italia. La stessa emer-genza occupazionale non puòessere affrontata con strumentiuna tantum, che per quanto me-ritevoli sul piano dell’intuizionee dell’ impatto sociale, hannodato scarsi risultati, attestandosiesclusivamente assistenziali,proprio perché non incanalati inun progetto organico di sviluppooccupazionale. Una politica so-ciale che se non finalizza i pro-pri interventi al rientro deidisoccupati nel mondo del la-voro e alla loro valorizzazionecome risorse umane rischia didiventare autoreferenziale e ad-dirittura offensiva della dignitàdella persona. Non è più tolle-rabile che la disoccupazione ri-manga solo drammaindividuale e familiare, e noncome dovrebbe essere un pro-blema sociale a cui la politica daquella nazionale, regionale e lo-cale deve dare risposte.

Vincenzo Giuliano

SENZA PROGRAMMAZIONE NON SI CREA OCCUPAZIONELa pol i t ica deve r iaf fermare la sua funzione essenziale: dare i l d i r i t to al lavoro a tut t i i c i t tadini

Vincenzo GiulianoPresidente regionale dei Liberi e Forti di Basilicata

Bisogna mettere in campo politiche concrete e durature con la predisposizione e non più procrastinabile, di un piano regionale sull’occupazione

Guardiamoci intorno. Infrastrutture zero. Lavoro affondato. Agricolturafuori gioco. Edilizia nelle mani di pochi oligarchi che, nel fare il bello e

cattivo tempo, sono finiti sotto il temporale della crisi Artigianato nel dimen-ticatoio. Il turismo esiste nella fantasia di ipocriti propagandisti dell’Apt. Di-soccupati in crescita esponenziale. Cassa integrati in salita verticale.Giovani senza speranza. Insomma, la Basilicata è col culo per terra. E’colpa della crisi? No, basta. E’ colpa del sistema mediocre costruito in de-cenni di mal governo. Senza fare di tutta l’erba un fascio dobbiamo am-mettere che i mediocri sono ovunque. Nella politica, nei partiti, nellapubblica amministrazione, negli enti sub regionali, nei Comuni, nella ma-gistratura e nella cosiddetta società civile. Siamo circondati. E nelleaziende? Una realtà imprenditoriale inquinata da un sistema deviato. Im-prese col cappello in mano, o con le buste bianche, pronte ad accordarsicon certi settori della politica e della pubblica amministrazione. In questobel panorama c’è anche il politico che “ruba” il caciocavallo e l’orsacchiotto.Una Regione così ridotta è conseguenza di un sistema di mediocrità dif-fuso. Oppure è figlia del malaffare. Dopo tutto quanto è successo l’unicaalternativa è costruire una Basilicata 2.0. Un’evoluzione necessaria, senzala quale crollerebbe ogni speranza. Quale evoluzione? Un’evoluzione la

più moderna possibile. E cioè senza vecchi schemi feudali. Vale a direcentinaia di migliaia di cittadini che smettono di camminare sulle quattrozampe e imparano a mantenere l’equilibrio su due gambe. Un’evoluzioneverso il futuro. E cioè sviluppo. Vale a dire svolte radicali nella program-mazione della spesa e degli investimenti. Basilicata 2.0 non può esserel’evoluzione della specie politica che ha governato questo territorio per de-cenni. Non può essere il passaggio dalla mediocrità alla sufficienza. Sa-rebbe l’ultimo, fatale, fallimento. La Basilicata di domani si costruiscelontano dagli appetiti personali e dalle pretese di carriera di chi oggi ritienedi salire sul piedistallo per causa delle disgrazie dei propri “commilitoni”.La Basilicata 2.0 neanche si costruisce con le cosiddette “novità”. A voltesi tratta di avventurieri che credono di avere le soluzioni in tasca, ma nonhanno neanche le tasche. Personaggi di secondo piano con la cresta al-tezzosa, improvvisati esperti di sviluppo e di politica. Vissuti nell’ombra,aspirano al piedistallo. Tanti galli che vogliono il dominio del pollaio. QuestaBasilicata, vecchia e nuova, fa paura. Bisogna ripartire dall’umiltà, dallacoscienza del limite, dalla saggezza e dalla concretezza. Soprattutto, bi-sogna sconfiggere tutte le mediocrità. Anche quelle travestite da “Masa-niello”.

Michele Finizioda basilicata24.it

BASILICATA 2.0 ADESSO O MAI PIU’ MA A CERTE CONDIZIONIAppropriazione

indebita

Page 5: La Farfalla - edizione 24.5.2013

5524 Maggio 2013

CITTACITTA’’

Certo che a parlare di conte-

stazione a Potenza, ci vuole

coraggio. Raramente, se

non quasi mai, si sono verificate

aperte disapprovazioni all'agire am-

ministrativo e, soprattutto, politico.

Un popolo, quello lucano, abituato

a sopportare, e usiamo questo verbo

per non andare su uno un po’ più

pesante: subire. Cittadini abituati

non solo a piegare la testa ai gover-

nanti, ma, anche di fronte a palesi

storture , delle quali l'urbanistica

rappresenta solo una parte, strin-

gersi nelle spalle e tentare perfino di

giustificare tutto ciò che viene ca-

lato dall'alto, manco fosse la Prov-

videnza stessa a decidere.

E così, quando un Comitato spon-

taneo di liberi cittadini decise, il po-

meriggio del 13 ottobre 2012, di

organizzare dapprima una confe-

renza stampa e poi addirittura una

protesta vera e propria all'inaugura-

zione della nuova Piazza Mario Pa-

gano, la sorpresa prima, e poi quasi

lo sgomento, la fecero da padrone

nelle fila dell'Amministrazione co-

munale..

La quale, assolutamente non abi-

tuata ad essere contestata nel suo

agire, organizzò una serie di misure

di sicurezza quasi che la contesta-

zione dovesse arrivare da un mani-

polo di Hulligans inglesi o, peggio,

da terroristi di mestiere.

Addirittura le telecamere della più

importante televisione regionale de-

cisero di dare spazio a questo ma-

nipolo di folli che aveva deciso di

sfidare apertamente la decisione di

riqualificare (questo il termine

usato) la piazza della storia della

città. E così contestazione fu. Non

clamorosa, non necessariamente di-

struttiva nè feroce, ma pacifica, dai

toni contenuti, civili e democratici.

Insomma una normalissima mani-

festazione di dissenso. La cui

espressione più evidente fu uno stri-

scione con una scritta semplice

quanto diretta che recitava la frase:

"Ladri di Storia", poiché a noi tali

sembravano coloro che, in barba ai

sanpietrini e ai basamenti, ai lam-

pioni classici e, soprattutto, alla me-

ravigliosa Croce di Winspeare che

era ben visibile a terra attraverso un

gioco di sistemazione della pavi-

mentazione, che dava l'effetto "a

croce", si erano arrogati il diritto di

cancellare le tracce della tradizione

e portare la piazza verso una conce-

zione di modernità che molti citta-

dini non hanno gradito. Sulla

riqualificazione della piazza, ad

esempio, ricordo che i primi pareri

di tantissime persone furono estre-

mamente contrari. Non controversi,

contrari e basta. Noi, come Comi-

tato spontaneo che si era contraddi-

stinto per aver portato alla luce altre

battaglie civiche, tra le quali una

netta contrapposizione al provvedi-

mento della ZTL nel centro citta-

dino (che oggi è stata drasticamente

ridimensionata dopo aver contri-

buito ad una drastica riduzione delle

economie del commercio citta-

dino), pensammo che anche l'ope-

razione di rinnovamento della

piazza non era una idea opportuna,

per una serie di ragioni.

Prima di tutto contestammo i lavori

della piazza, non in quanto tale, ma

perchè, contrariamente alle verità

che ci erano state vendute, la piazza

una Storia ce l'aveva. E se la piazza

aveva una Storia noi cittadini poten-

tini e lucani avevamo ritenuto di

dover esplicitare un diritto, alla Sto-

ria direttamente commisurato:

quello di doverla difendere.

Non avevamo la forza di un eser-

cito, nè le braccia di mille soldati,

ma la fierezza di dire: "Non ci

stiamo". E non era soltanto la piazza

a non piacerci, ma l'insieme farra-

ginoso e scomposto di una politica

altrettanto confusionaria e improv-

visata.

Di cui la piazza era simbolo, rias-

sunto, nella sua schizofrenia proget-

tuale e realizzativa, visti i continui

stravolgimenti che il progetto origi-

nario della compianta Gae Aulenti

aveva poi subìto nel corso degli

anni, sino ad arrivare ad una realiz-

zazione che rappresentava non già

quanto previsto dal progetto origi-

nario, ma una sintesi delle sue più

articolate e – ci si consenta di dire –

improvvisate, variazioni sul tema.

Prima il pavimento doveva essere

nero, poi è uscito bianco, prima i

pali dovevano essere sistemati su

due lati (lungo Via Pretoria e da-

vanti al Palazzo della Prefettura),

poi li hanno realizzati su tutti e 4 i

lati, all'inizio ne erano previsti 16,

invece ne hanno acquistati 41, ma

sistemati 24, poi l'opinione del mo-

mento era che li avevano messi a

mò di prova, della serie: "vediamo

come stanno", e ancora oggi nes-

suno può escludere che ne possano

anche togliere qualcuno. Come si

chiama questa? Noi la chiamiamo

schizofrenia, confusione, improvvi-

sazione. E se permettete, la piazza

centrale della città non merita im-

provvisazione. Se siete indecisi, non

toccate nulla.

Ultima considerazione sulla piazza.

Piace, non piace, è bella, è brutta, i

pali la arricchiscono, la rendono

meno piazza, ecc. ecc.

Non entriamo nel merito se la

piazza può piacere oppure no. la-

sciamo questo giudizio ai cittadini

e, soprattutto a chi dovrà giudicare

questa ed altre scelte della pubblica

amministrazione, che sono i posteri

di manzoniana memoria. Quello

che è veramente bello è il nuovo si-

stema di illuminazione che ha esal-

tato la storicità dei palazzi intorno,

in particolar modo il teatro Stabile

e la Prefettura, tornati a splendere

come non mai. Ma facciamo atten-

zione: non è la nuova piazza ad

esaltarli, sono dei sistemi verticali di

illuminazione che li pongono final-

mente in bella evidenza. Bastavano

allora 20, 30 mila euro ed un accu-

rato studio di illuminotecnica per ri-

solvere i problemi della

riqualificazione della piazza (non

oltre 2 milioni) e il resto destinarli a

sistemare una parte del centro sto-

rico circostante che appare vera-

mente degradato, oppure dedicarli

ad altre, ben più gravose, emer-

genze che la città lamenta. Questa

è, alla fine, la considerazione più

importante dalla quale questo Co-

mitato è sempre partito fin dal suo

primo vagìto di contestazione: ma

Potenza, con tutte le emergenze so-

ciali, urbanistiche, ambientali, di

scadente vivibilità, eccetera, doveva

proprio mettere la riqualificazione

della piazza centrale cittadina al

primo posto della sua agenda?

Dino De Angelis

STORIA DI UNA CONTESTAZIONEPiazza Prefettura Potenza

Cittadini abituati a piegare la testa ai governanti ma anche a palesi storture

Iquartieri di Potenza sono definiti sostanzialmente dalle costruzioni,solo per alcuni di essi è anche possibile individuare un'area geo-

grafica con specifici caratteri topografici o la presenza di particolaritratti storici e architettonici. Con la ricostruzione post terremoto, lacittà si "arricchisce" di edifici caratterizzati da un'imponente vertica-lità, con costruzioni che spesso superano i 10 piani e che, per coloroche arrivano dalla Basentana, danno l'impressione di enormi murisovrapposti: una gradinata di palazzi con finestre che aprono sualtre finestre. Ciò che colpisce lo sguardo del visitatore è questamassiccia concentrazione di palazzi in alcune aree, costruiti senzatenere in alcuna considerazione il fatto che la città dispone di un ter-ritorio assai vasto (174 chilometri quadrati). La sensazione che siavverte circolando nei quartieri di più recente costruzione è quelladi trovarsi di fronte ad ambienti urbani che non assolvono alcunafunzione identitaria, se non quella dormitorio. "Forse non esiste inItalia altra città in cui l'antico volto sia stato sopraffatto e cancellatocosì prepotentemente, e le cui ragioni urbanistiche o anche soltantodel buon senso, siano state così completamente ignorate" (Fabbri,1982). Lo stesso Giorgio Bocca in un suo articolo del 1969, par-

lando di Potenza, riferisce di "grattacieli zoppi".

La crescita urbanistica potentina sembra essere avvenuta senzanessuna reale programmazione; anche quando i piani urbanisticisono presenti, l'iter di approvazione è così lungo che essi risultanoobsoleti ancor prima di essere attuati. Ecco così nascere e svilup-parsi, attorno al centro della città, la presenza sempre più massicciadi quartieri caratterizzati, di norma, da una scadente qualità dellavita. Infatti, al di là di alcune associazioni culturali operanti sul terri-torio, l'offerta complessiva di vivibilità è piuttosto scadente, e questocolpisce le categorie più deboli in quanto non autosufficienti: anzianie bambini. Il problema della marginalità riguarda in maniera trasver-sale tutti i quartieri, con piccole e significative eccezioni che sonocostituite per lo più dalla capacità posta in essere da parte degli abi-tanti del singolo rione che, in casi sporadici, sono riusciti a creare alloro interno delle condizioni per migliorare il grado di aggregazione.In generale mancano strutture dedicate alla ricreazione, piccoli spaziurbani attrezzati, parchi pubblici o luoghi al chiuso per accogliereanziani e giovani. Tra le priorità di intervento, viene privilegiata dal-l'alto la possibilità di rendere utilizzabili - facendone a volte dei puntidi forza - le opere che nessuno ha mai chiesto ma che sono lì a farbella mostra di sé, rappresentando, a volte, una sorta di ricerca del-

l’effimero.È proprio verso una razionalizzazione di intervento che,insieme ai rappresentanti di quartiere, a singoli cittadini e associa-zioni sensibili al problema, il Comitato 13 Ottobre ha cercato di ana-lizzare alcune questioni scottanti che riguardano la periferiapotentina, inquadrando delle soluzioni senza alcuna pretesa di as-solutezza, ma individuando risposte concrete alle esigenze di unacittadinanza non tenuta in alcuna considerazione. Potenza, pur-troppo, è piena di interventi privi di ricadute positive sulla collettivitàe che non hanno apportato alcuna utilità lì dove allocati. Il progettoQUARTIER GENERALE del Comitato 13 Ottobre ha fortementevoluto la partecipazione diretta da parte dei residenti per elaborareproposte sensate e misurate sulle reali necessità, invertendo la mo-dalità degli interventi calati dall’alto.Si è così tentato di far emergerela consapevolezza che solo chi vive quotidianamente il proprio rionericonosce le vere necessità che lo riguardano ed è, pertanto, ingrado di suggerire modalità di intervento socialmente apprezzateed economicamente sostenibili.

Comitato 13 Ottobre

POTENZA "QUARTIER GENERALE"Breve analisi socio-urbanistica della città capoluogo .

Page 6: La Farfalla - edizione 24.5.2013

66 24 Maggio 2013

CITTACITTA’’

Per trattare del Capoluogo

di Regione, eccoci a par-

lare di Centro Storico,

tanto per non farci mancare

anche una piccola dose di ricordi.

Per coloro che, come me, sono

nati e cresciuti nella parte più

vecchia di Potenza, quella com-

presa tra la Torre dei Guevara e il

borgo di Santa Lucia, non è facile

digerire, seppur inevitabile farlo,

l’evoluzione dei luoghi e degli

standard di vivibilità di quello

che fu il cuore pulsante della po-

tentinità. Il dibattito sulle condi-

zioni in cui oggi esso versa si fa

giorno per giorno più acceso. Da

un lato coloro che lo popolano, i

quali desidererebbero il ritorno di

tutti quei servizi che, per esigenze

logistiche, sono stati spostati in

altri rioni, lasciando però il Cen-

tro orfano finanche di una dele-

gazione, e cito a titolo di esempio

il servizio anagrafico municipale,

di recente rimosso dai locali di

Via 4 Novembre senza essere

reimpiantato in altra sede. Dal-

l’altro lato il resto della cittadi-

nanza e, doctum doces, certa

Amministrazione, a trascurarlo a

tutto favore dei nuovi e meglio

carrabili rioni. Eh, già, perché si

è sempre detto dei potentini che

gradirebbero arrivare anche a ta-

vola servendosi dell’automobile.

L’utilizzo del trasporto privato

che in Centro Storico facilmente

congestiona il traffico, però, an-

drebbe disincentivato non già

con discutibili chiusure al traf-

fico, leggasi ZTL, ma renden-

dolo meno conveniente nei tempi

di percorrenza, come dal punto di

vista del costo, il che oggi non

guasterebbe. Sarebbe auspicabile

l’organizzazione del trasporto ur-

bano in maniera integrata, com-

prendendo il

servizio di auto-

bus, di metropoli-

tana e di scale

mobili riuniti in un

unico biglietto

orario e senza li-

mitazione di uti-

lizzo, ma

soprattutto fa-

cendo in modo

che i tempi d’at-

tesa siano ridotti

ad un limite accettabile. Non è

questa la sede opportuna per ap-

profondire quanto già abbondan-

temente ma mai sufficientemente

discusso al riguardo, ma nell’ot-

tica del recupero della storica

funzione di “salotto buono” da

parte del Centro, non si possono

tralasciare certi interventi che ap-

paiono necessari per ridare vita al

rione che, per le sue caratteristi-

che, bene si presta ad assumere il

ruolo di un grande ed acconcio

Centro Commerciale, sede di

contenitori culturali e ganglio

amministrativo, a patto di resti-

tuirgli certi angoli che rimandano

la memoria a ciò che è stato negli

anni trascorsi. Chi ha oltrepassato

la mezza età ricorda con rim-

pianto come fossero popolati al-

cuni angoli del Centro Storico

che, a onor del vero, dopo reite-

rati quanto inopportuni interventi

“di riqualificazione”, oggi di sto-

rico conserva poco o nulla. Come

dimenticare il mercatino di

Piazza Duca della Verdura, con

la pensilina ed i banchi in pietra

che la sera della vigilia di Natale

brulicavano di pescivendoli che

imbonivano a voce alta la propria

mercanzia, e durante tutto l’anno

ospitava i banchetti dei contadini

venuti in città a vendere i prodotti

della propria terra. Chi può di-

menticare il colorato e chiassoso

Mercatino dei Poveri, quello in

Via Beato Bonaventura, oggi

luogo silente, anonimo, trascu-

rato e adibito a parcheggio in una

strada molto importante ma da

anni chiusa al traffico per la rea-

lizzazione di garage privati… E

che dire della bella piazzetta di

Largo S.Giovanni, inspiegabil-

mente eliminata per fare posto ad

un muretto a zigzag e ad un paio

di tristi e deserte ter-

razzette intitolate, dal

19 marzo 2009,

Largo Tommaso

Pedio, orrendo bi-

glietto da visita per

chi accede al Centro

attraverso l’antica

Porta San Giovanni.

La ricordo bene, la

piazzetta di San Gio-

vanni, popolata dalle

baracchette verdi in

cui si vendevano le cose più di-

sparate, dai giocattoli di Mimì ai

generi alimentari dei Padula, dai

filati, merletti e bottoni dei Rug-

gieri a finire all’ultimo vero arti-

giano stagnino, il Sig.Vito, che

ricordo come un vecchietto mi-

nuto, taciturno ma sempre di

buon umore. Oggi, per recupe-

rare almeno un pizzico dell’an-

tico e caratteristico motivo del

Centro Storico, oltre alle lodevoli

iniziative quali… quali… beh, ce

ne sarà almeno qualcuna, ma non

mi sovviene, gli Amministratori

potrebbero richiamare i cittadini

per le vie del centro distribuendo,

ad esempio, i banchi del Merca-

tino delle cose usate e d’altri

tempi tra i vari siti che già furono

di scambio. Potrebbero anche ri-

pristinare l’antica piazzetta San

Giovanni e dotarla nuovamente

di prefabbricati lignei, magari

come quelli usati per i Mercatini

di Natale, concedendoli in loca-

zione anche a giovani, possibil-

mente autoctoni, che vogliano

intraprendere piccole attività

commerciali e a quegli ambulanti

che ancora tentano di vendere lì

frutta e verdura, tristemente ap-

poggiando la mercanzia sui mu-

retti. Ridare vita al Centro

popolando le sue piazzette e i

suoi vicoli sarebbe un gradevole

modo di restituire il caratteristico,

antico, e pur sempre gradevole

modo di essere un naturale centro

commerciale all’aperto che sicu-

ramente i potentini mostrano di

gradire, a giudicare dagli accessi

e dalla frequentazione che co-

munque nessun divieto ammini-

strativo o Zona a Traffico

Limitato che sia, riuscirà a de-

viare verso altre e più moderne

zone della città.

S.G.

L’EVOLUZIONE DEL CENTRO STORICO DI POTENZATra passato, presente e futuro

A c c e s o d i b a t t i t o s u l l e c o n d i z i o n i i n c u i v e r s a

Entro il prossimo anno saranno mobilitati 135 milioni di euro

per la città di Potenza. Questa cifra scaturisce dal pro-

gramma plurifondo con risorse derivanti dal PO FESR per 20

milioni di euro, dal piano di sviluppo e coesione per 41 milioni

di euro, da fondi del Ministero delle Infrastrutture per 23 milioni

di euro scaturenti questi ultimi da bandi nazionali che l’Ammi-

nistrazione comunale di Potenza si è aggiudicati, da un milione

di euro derivanti direttamente dalla Regione Basilicata e 50 mi-

lioni di euro di partnership privata di cui 14 provenienti da fondi

Statali e regionali. Le risorse sono tutte disponibili grazie ad

accordi di programma, intese interistituzionali ed atti ammini-

strativi già definiti.

“Si tratta di una boccata d’ossigeno –ha spiegato il Sindaco

Santarsiero- che certamente non risolverà la grave crisi che

attanaglia tutte le forze produttive ed economiche della città,

ma che certamente aiuterà a respirare. Il piano di investimento

–ha detto- nasce con un punto di partenza chiaro e preciso.

Quando si è dovuto pensare a cosa proporre per l’utilizzo dei

fondi europei, ciclo di programmazione 2007-2013, l’Ammini-

strazione comunale di Potenza ha fatto una scelta di fondo ri-

nunciando all’idea di una banale elencazione di opere che

nella loro sommatoria non avrebbero fatto un progetto. Di qui

la definizione di una strategia più ampia, proiettata nel futuro,

denominata Potenza 2020 fatta di obiettivi generali, obiettivi

strategici e linee di azione e progetti che, dopo essere stata

definita e valutata in una serie di incontri con mondi produttivi,

associativi, sindacali, professionali ecc. è stata successiva-

mente approvata dal Consiglio Comunale.” Il documento, oltre

a recepire le sollecitazioni maturate sia all’interno degli uffici sia

in tutti gli incontri fatti, fa sintesi di una serie di strumenti di cui

l’Amministrazione si era dotata come il Piano Urbano della Mo-

bilità, il preliminare del Piano strutturale metropolitano, il rego-

lamento urbanistico, il piano di trasporto pubblico locale, il piano

di protezione civile e quello per i servizi sociali. “E’ così – ha ag-

giunto Santarsiero- che il nostro Piano di investimenti si è po-

tuto arricchire di risorse messe a disposizione dall’Europa, dallo

Stato, dalla Regione e dai privati.” “Entro un anno –ha detto il

sindaco- tutte le risorse dovrebbero essere mobilitate. Da su-

bito si dovrebbe procedere all’impegno di 9 milioni e 300 mila

euro di aiuti alle imprese. Di questi 5,2 MLN euro saranno im-

pegnati da subito a favore delle Piccole e Medie imprese ope-

ranti nella città di Potenza attraverso lo scorrimento delle

graduatorie dei bandi, Startup e Spinoff (2,5 milioni di euro) e

click day (2,7 milioni di euro). Successivamente entro 60

giorni saranno emanati sempre per le PMI operanti nella città

di Potenza due bandi, il primo per 2,1 MLN euro nel settore ri-

cerca e sviluppo e l’altro di 2 milioni euro nel settore sociale.”

Per il resto del programma da sottolineare il bando in corso di

pubblicazione con scadenza il 29 luglio 2013 da parte delle

FAL (individuato soggetto attuatore dal Comune) per 9,85 mi-

lioni di euro destinato al primo lotto della metropolitana. Il resto

degli interventi vanno dalla attuazione dei 360 alloggi di edilizia

sociale del piano nazionale città, ai 18 interventi di riqualifica-

zione urbana già presentati del fondo di Sviluppo e

coesione,alla Casa dello studente per 15 milioni di euro con

soggetto attuatore l’Università di Basilicata, al secondo lotto

della metropolitana per 11 milioni di euro il cui bando dovrebbe

essere emesso entro i prossimi 30 giorni. “Il programma –ha

detto il Sindaco - rappresenta il punto di arrivo di una azione

amministrativa sviluppata negli ultimi anni nell’ambito di una vi-

sione globale di sviluppo della città.” Il Sindaco ha garantito che

ci saranno ulteriori incontri sia per monitorare e seguire lo stato

di avanzamento dell’intero programma sia per avviare la fase

di definizione del piano di interventi da candidare per il prossimo

ciclo di programmazione 2014-2020 che porterà inevitabil-

mente ad una implementazione della strategia Potenza 2020.

Santarsiero ha anche detto che presterà attenzione ai bandi

per opere al di sotto di un milione di euro, in modo da poter

meglio sostenere le realtà imprenditive locali.

UN ALTRO LIBRO DEI SOGNI?

NUOVI INVESTIMENTI PER IL CAPOLUOGO

Page 7: La Farfalla - edizione 24.5.2013

orecchie del Papa , che ce-dendo alle suppliche di alcunifrati minori di un conventoPalestinese fece realizzare dalmaestro Olita una Campanadi pregevole fattura . Questisono piccoli tesori nascostidei Lucani che portano lucenel mondo. Ma quando i lu-cani illumineranno loro terra?

Bettino Minici

7724 Maggio 2013

Un illustre emigrante lu-cano ( Orazio Flacco daVenosa ) affermava : Un

popolo che dimentica il propriopassato è un popolo senza fu-turo. E’ da questa affermazioneche voglio partire per raccontarestorie di uomini che hannoesportato fuori dai confini regio-nali (nessuno è profeta in patria)la cultura, il genio e l’inventivalucana in tutto il mondo. Laprima tappa del nostro giro parteda Pignola e dalle sue fonderie.Pignola è a pochi chilometri daPotenza.Cittadina sempre attiva

COMUNICOMUNI

che promuove numerosi eventi: culturali, teatrali e spettacolimusicali. E’ come si suol dire,un paese che ha l’arte nel san-gue e non riesce a starefermo.Perché i fonditori di cam-pane ? Pignola è conosciutacome la cittadina dei mestieri,infatti dagli anni 50 nella cittàdi Potenza e non solo hannofatto scuola artigiani Pignolesi ePantanesi. Il capoluogo era riccodi: Barbieri, marmisti, fale-gnami, carrozzieri, pasticcieri,meccanici e scalpellini tutti ori-ginari di Pignola e che hanno in-segnato i mestieri ai ragazzi dibottega quasi tutti potentini. Inpochi sanno che Pignola è statanon solo la patria di valenti scal-pellini (noti sono i suoi portali)ma anche di maestri fonditori dicampane e, due casati si sonodistinti in questa non facile arte,gli Olita e i Bruno . Tutte e duele famiglie come è naturale cer-carono di primeggiare in questaarte , ma come si dice :(

PIGNOLA IL PAESE DEI MASTRI

L’unione fa la forza ) si fuseroanche loro grazie al matrimoniotra Nicola Bruno e GiuseppaOlita. Girolamo Olita, nato a Pi-gnola nel 1786 da Luigi e Or-sola Amorelli apprende l’’artedal nonno e lo fa così bene chele campane realizzate dall’Olitasono di una così alta qualità chel’opera del maestro viene richie-sta non solo in regione (realizzala campana di San Canio per la

chiesa madre di Acerenza) maanche in Puglia dove diversesono le sue realizzazioni; Trani,Foggia, Mesagne, per la chiesadi San Michele Arcangelo,(questa campana nonostante isecoli passati è ancora attiva edai mesagnesi viene detta vec-chio campanone ) in Calabriafuse una campana per la chiesamadre di santa Maria vergine diPolistena in provincia di Reg-gio Calabria. E ritornando daReggio ne fuse una per la chiesamadre diV i b oL’arte deim a e s t r ifonditorivarcò ic o n f i n inazionalifino allaterra diPalestina .la lorob r a v u r agiunse alle

Giro stor ico-cul turale del la BasiLucania

U n a c o m u n i t à c h e h a l ’ a r t e n e l s a n g u e e n o n r i e s c e a s t a r e f e r m a

Il Monte Alpi offre agli occhi del viandante che risale

dalla provinciale dell’Armizzone un panorama moz-

zafiato. Il sito ambientalistico, che fa parte del Parco

Nazionale del Pollino, è di interesse naturalistico, tanto

è vero che la parete ovest del massiccio, è popolata

da numerose specie di pino loricato, una varietà raris-

sima di conifere, che cresce solo a tratti sul Pollino,

mentre qui ve ne sono numerosi esemplari. In più oc-

casioni il Circolo Regionale Culturale e Politico dei “Li-

beri e Forti” ha denunciato la forzata convivenza

dell’industria petrolifera con la produzione DOC, IGP:

ad esempio, canestrato di Moliterno, Fagiolo di Sar-

coni, Mele della Val d’Agri, Grottino di Roccanova ed

altri. Adesso dobbiamo convivere non solo coi pozzi

petroliferi, i parchi nazionali e regionali attigui agli im-

pianti di estrazione, quand’anche con l’insediamento di

nuovi impianti di energia alternativa a macchia diffusa

in tutto il territorio regionale. Questi, oltre a deturpare il

paesaggio, rendendolo simile alla Mancia, dove

c’erano i mulini a vento contro i quali Don Chisciotte

sferrava i suoi attacchi invano, non portano abbastanza

utile alle comunità, nei comuni dove sono stati istallati.

E ti trovi campi di pannelli solari, invece che di grano,

ovunque e pale eoliche invece di mulini che sarebbero

più utili alla macina del grano. La responsabilità natu-

ralmente non si deve attribuire alle fonti energetiche in

sé quanto alla politica regionale, dispersiva e servilista.

Il caso di Castelsaraceno ha suscitato tanto scalpore

tra la popolazione locale, tanto è vero che è stato già

denunciato dal Dottor Fontana Angelo sulla stampa e

dal Dottor Pasquale Gallo su di un noto social network.

La politica ambientale del comune di Castelsaraceno,

basata su “ponti tibetani”, sulla valorizzazione ambien-

tale, sui prodotti tipici, di cui tanto si parla, non può con-

ciliarsi, con la devastazione selvaggia del territorio. Con

il proposito di sviluppare un’area a vocazione turistico-

ambientale, quale quella dell’Armizzone e del Monte

Alpi, noi proponiamo innanzitutto che la pala sussi-

stente venga subito rimossa e che non vengano istal-

late altre pale in quel sito e poi di cercare altre fonti di

produzione e di sviluppo che siano più compatibili e

consone al territorio e che mirino piuttosto a potenziare

il turismo, magari portando a regime la rete viaria che

è fatiscente, sperando che in questa campagna elet-

torale si metta mano anche alla Racanello dopo tren-

t’anni. Concludendo cosa vogliamo fare affinché il

nostro territorio si sviluppi e venga messo nelle stesse

condizioni di alcune aree della Basilicata? Vogliamo le

pale eoliche? Magari estese in tutto il territorio comu-

nale? Vogliamo che il turista goda dei nostri paesaggi,

magari con la costruzione del ponte tibetano e della

Racanello, nella speranza a breve termine. Le ammi-

nistrazioni devono rispondere a questo interrogativo

profondo che riveli la vera identità della nostra terra.

Prossimamente a questo proposito, sarà tenuto, pro-

prio a Castelsaraceno, un convegno con Fare Am-

biente Basilicata e con tutti coloro i quali hanno a cuore

le sorti del nostro TERRITORIO.

CASTELSARACENO LE PALE EOLICHE AL POSTO DEL PINO LORICATO

MONTE ALPI

Page 8: La Farfalla - edizione 24.5.2013

88 24 Maggio 2013

COMUNICOMUNI

Non stupisce affatto il fa-scino che riescono tuttoraa trasmettere tanti piccoli

borghi della nostra terra, a voltecosì immersi in un'atmosfera dialtri tempi da sembrare davverousciti dalla penna di Carlo Levi.Quel che stupisce invece è lamancanza di spirito imprendito-riale turistico che di certo altriscenari avrebbero valutato. Ep-pure c'è qualche eccezione checonferma che tutto si può fareanche in Basilicata: Campomag-

giore è un esempio di come unpaese sconvolto da una catastrofenaturale abbia saputo trarne espe-rienze culturali ed economichenuove da farne emergere una vi-vacità diversa, e per certi versisorprendente. Sì, perché ciò chedistingue ruderi abbandonati di unvecchio paese da rovine che an-cora sanno parlare di se è nella ca-pacità di trarne sempreun’emozione, come quando siascoltano vecchi racconti di unpassato lontano dalle parole di an-ziani sull’uscio delle loro abita-zioni immerse nei vicoli dei nostricentri. Ecco perche i sogni di una

città utopica sono i sogni della no-stra gente. É davvero un paesefantasma? Lo chiediamo a Giu-seppe Damone, un giovane stu-dioso lucano particolarmentelegato al centro di Campomag-giore perché oggetto della sua tesidi laurea, e di ulteriori approfon-dimenti storico-architettonicianche successivi. L’intervistato citiene a precisare che una volta ini-ziate le sue ricerche e i suoi studinon “ha potuto più smetterne” diricercare e approfondire aspetti

storici ed architettonici viste leemozioni che questo piccolo cen-tro riesce a suscitare. “Campo-maggiore ha una storia profondafatta di uomini e sogni, dove unafamiglia di feudatari, i Rendina,hanno saputo perseguire il benes-sere comune, di una comunità chenasce e cresce con loro. Bastipensare, per dare dei riferimentistorici, che da soli ottanta abi-tanti del 1741 si giunge ai mille-cinquecentoventicinque nel 1885,una crescita notevole della popo-lazione legata alla politica so-ciale perseguita dai contiRendina. A tutti gli abitanti erano

riconosciuti gli stessi diritti e glistessi doveri: è questa la vera uto-pia sociale. E di questa storia sipuò leggere in antichi documentie nelle pietre del vecchio centroabbandonato dopo la frana del1885; Campomaggiore è unaghost town tutta lucana. Visitare iruderi è come fare un viaggio inuna realtà incantata, dove iltempo sembra essersi fermato edove la natura lentamente ricon-quista i suoi spazi. Un sito checonsiglio di visitare anche aimeno appassionati di storia edarchitettura per le forti emozioniche riesce comunque a suscitare.Sarà anche una città fantasma,ma il cuore dei ruderi ancorabatte ed emoziona”. Ma il nostrointervistato ci tiene anche a preci-sare che il fascino di Campomag-giore non è solo circoscritto alparco dei ruderi del paese fanta-sma, ma anche al nuovo centroabitato. “ Se il vecchio centro èaffascinante per le sue peculiaritàstoriche ed architettoniche, certonon è meno il nuovo paese co-struito a partire dal 1886 e com-pletato, per quanto attiene laparte storica, nel 1938. Loschema urbano, alcuni monu-menti e tutto l’excursus ricostrut-tivo dopo la frana lo rendono unesempio vincente di ricostruzione.Basti pensare che il paese è riedi-ficato secondo un preciso volereprogettuale di cui ci è pervenutoun Piano Regolatore Generaledel 1886. È quanto emerso anchenel corso dell’ultima Biennaledello Spazio Pubblico tenutasi aRoma la scorsa settimana dove hoavuto il piacere di presentare unintervento proprio sul tema dellaricostruzione di Campomag-

giore”. E aggiunge “Credo chetanto si sia già fatto, ma moltoaltro si può ancora fare per il re-cupero e la tutela di questo cen-tro. E se la sua storia e la suabellezza architettonica hanno sa-puto catturare me che non sononato e non vivo a Campomag-giore, ritengo cheper tutti i Campo-maggioresi che vi-vono quella realtàil desiderio di ri-scoperta a fini tu-ristici del loroterritorio sia untema che hannomolto a cuore”.Crediamo davveroche l’entusiasmo ela voglia che tra-smettono giovanicosi meritino diessere apprezzati eche gli sforzi diuna comunità cosìattenta nel valoriz-zare il proprio ter-ritorio conm a n i f e s t a z i o n iteatrali, comequella dedicata

alla città dell’utopia, debbano es-sere ricompensati per non far di-ventare anche queste realtàpiccoli fantasmi in un territorioarido .

Carolina Barone

CAMPOMAGGIORE UN PAESE FANTASMA?Nei piccoli centri lucani manca lo spirito imprenditoriale turistico

Giuseppe Damone, un giovane studioso lucano, rivaluta invece le potenzialità storiche del luogo

E' stata inaugurata a Lavello la se-zione Regionale delle Guardie

Ambientali presieduta da PasqualeMosca. In una platea numerosa e at-tenta il presidente Mosca ha illustrato,con dovizia di particolari e profonde ri-flessioni, il programma e gli intenti diquesta neonata associazione regio-nale illustrando i temi su numerosi e certamente, non esaustive problematiche della Re-gione e del proprio comune Numerosi gli ospiti intervenuti. Tutti di elevato spessoreculturale e professionale. Per l' Associazione FARE AMBIENTE è intervenuto: la Presi-dente Dr.ssa BACCARI Patrizia , che ha disegnato una terra ricca e accogliente ma connumerose problematiche su cui l'associazione sta intervenendo, seppur con gravi difficolta'ed ostacoli; il Responsabile del Comitato scientifico, dott. Donato Fabbrizio, che ha illu-strato come la scienza e, in particolare, la ricerca scientifica puo' essere determinante per

la salvaguardia del nostro pianeta anziusando in modo intelligente le risorseche madre natura mette GRATUITA-MENTE a disposizione; il dott: Drago-netti Stefano delle GUARDIEECOOZOOFILE di FARE AMBIENTEche si è soffermato su alcuni doveri ine-renti il proprio corpo di vigilanza. Vi-brante , profonda e piena di

sentimento, sicuramente anche dovuta alla sua appartenenza partenopea, la relazionedel Dott. BISCARDO Francesco, responsabile regionale Campania delle GUARDIE AM-BIENTALI ECOLOGICHE che ha sostenuto fortemente l'iniziativa del Presidente Moscae ha parlato delle criticita' nell'affron-tare questo impegno specialmente inuna zona ,fortemente infiltrata da ma-lavita ambientale, quale la Campania.Intervento ed auguri anche da partedel rappresentante delle Guardie eco-logiche della provincia di FoggiaFrancesco Volpicelli. Saluti ed augurianche se non presente per precedentied inderogabili impegni assunti dalPresidente dell'associazione regio-nale LIBERI E FORTI , presieduta dalProf. Vincenzo Giuliano e dal Presi-dente di LUCANIA LIBERA, dott. Giu-seppe Postiglione. Al termine dellaserata, con un commosso ma deter-minato discorso, il ringraziamento delPresidente Mosca che ha stretto in unabbraccio virtuale ma sincero i pre-senti e gli abitanti di Lavello.

D.F.

GUARDIE AMBIENTALI ECOLOGICHE di LAVELLO

da sinistra: Fabbrizio, Baccari e Mosca

Page 9: La Farfalla - edizione 24.5.2013

d'acciaio, unita ad una volontà eduna perseveranza in grado di cam-biare le proprie sorti. Il metodo concui si vuole studiare ed introdurrele più innovative tecniche agrono-miche è quello di affiancare ad unaparcella coltivata secondo le re-gole di agricoltura convenzionale, una tesi in cui si coltiva la stessaspecie ma con tecnica differenteper raffrontare le produzioni. Ci sipropone di lavorare su colturecome asparago, radicchio, melone,pomodoro, peperone e melanzanae specie affini.

Felice Lapertosa

9924 Maggio 2013

In un territorio come la Basilicatadove prevale l'assenza di tutte leendemicità in ambito agricolo e

zootecnico si colloca un paesino cheoggi rischia lo spopolamento. Sa-triano di Lucania, una ridente vallatanel cuore del Melandro dove, grazieall’impianto d’irrigazione costruitonegli anni 90, si pratica un'agricol-tura per l'autosostentamento. Da ciònasce l'iniziativa di alcuni giovanivolenterosi e tenaci, di rilanciare unsettore come l'agricoltura a partire daun'Associazione di produttori agri-coli, scevra da ogni interesse politicoe fuori dalle banali questioni ammi-

COMUNICOMUNI

nistrative, che prende il nome di "Or-toMelandro" e che promuove le col-tivazioni in ambito orticolo. Ungruppo di produttori, che respingonoe disapprovano ogni forma di meroassistenzialismo, si propongono diistruire dei campi dimostrativi inloco, sicuri che l'agricoltura possa ri-pagare l'uomo e il territorio. Oggipurtroppo, l'invaso di Pietra delCorvo non è opportunamente valo-rizzato e nemmeno manutentato lacondotta idrica che allaccia ettari col-tivabili e che può essere fonte di ric-chezza per quanti ne fruiscono,costruita grazie alla lungimiranza di

un Amministratore che ha sa-puto guardare avanti. Vale lapena ricordare i progressi chesono stati fatti in passato conpochi mezzi ma con grandevolontà e che la nuova genera-zione di Satriano vuole eredi-tare per prendere in mano ilproprio presente e la propriaterra. Affinché non si rischiquesto malaugurato spopola-mento. Non dimentichiamoinoltre che il lavoro in campa-gna è un lavoro che più degli

SATRIANO RILANCIA L’ORTOMELANDRO

altri nobilita l'animo, affina l'ingegnoe fa trascorrere delle giornate nelsegno del buon umore. L'attenzionedella cittadinanza e l'interesse è tuttorivolto verso questa iniziativa, cheprevede anche la possibilità di creareun marchio d'area come da decenniimmaginato dalla Regione Basili-cata, ma che mai per i fini pretta-mente assistenzialistici di una certapolitica e di una certa imprenditoriahanno fatto sì che si creasse. Se laRegione Basilicata vuole effettiva-mente rilanciare l’agricoltura deveper prima cosa sostenere i Campisperimentali o dimostrativi in loco enon soltanto nei centri di sperimen-tazione regionale. Oggi quest'inizia-tiva si prefigge l'arduo compito didare orientamento produttivo di col-ture da praticare al fine di creare eco-nomie e possibilità di reddito anumerose famiglie che ormai fati-cano a trovare lavoro in altri settori.Investire in agricoltura e nei campidimostrativi può essere il segreto edinsieme la mossa vincente per darefiato ad un'economia e quindi ridareil sorriso ad una intera comunità. Gliobiettivi che si intendono perseguire

in tale progetto sono quellidi costituire campi princi-palmente di colture orticole(all’interno di aziende pri-vate presenti nello stesso ter-ritorio) aventi lo scopo dimostrare e divulgare nuovetecniche agricole innovativebasate sull’uso di appro-priate tecniche agronomicheassociate all’utilizzo di bio-stimolanti di natura vegetaleche permettono di ridurre gliapporti di concimi chimici e di pro-dotti fitosanitari, con un vantaggionon solo ambientale, ma soprattuttoeconomico attraverso il migliora-mento degli aspetti quanti-qualitatividella produzione Certamente Sa-triano saprà cogliere questa opportu-nità giacché si intende valorizzare ipropri terreni incontaminati e il pro-prio microclima attraverso un'agri-coltura integrata e sostenibile,lasciando come buona normal'agroecosistema nelle stesse condi-zioni in cui è stato loro trasmesso. Perdare ossigeno ad un'agricoltura con-tadina, sempre bistrattata, ma chepossiede un carattere ed una tempra

La r idente val lata nel cuore del Melandro per una r ipresa del l ’agr icol tura

Un gruppo di produttor i s i propongono di is t ru i re dei campi dimostrat iv i in loco

Per chi dovesse scendere in macchina da Potenza e dal nord attraversare la Val

d’Agri, antichissima valle abitata fin dai primordi della storia, citiamo solo a mo’

d’esempio Grumentum, vi scorgerebbe uno spettacolo straordinario. Siamo in piena,

non diciamo seconda, poiché è troppo, ma terza rivoluzione industriale. Ve ne po-

trete accorgere non solo dai pozzi fumanti del petrolio, ma dalle immani pale eoliche

che svettano seguendo le antiche serre e gli ancestrali tratturi. Sono i nuovi mulini

a vento sopra Corleto, contro cui invano si scagliano i don Chisciotte in questa Man-

cia sperduta. Ogni tanto, ove prima i campi di

grano riflettevano i raggi dorati, vi trovate

campi di pannelli solari argentati, che per poco

non ti accecano al passaggio. I piccoli centri

sono diventati grandi città di passaggio, come

Villa d’Agri, frazione di Marsicovetere, come

Viggiano ed altri. Sotto Viggiano, ad esempio,

e sotto la protezione della Madonna Nera, è

sorto un poderoso centro oli e lì vicino un

pozzo fiammante caccia sempre fumo. Il pe-

trolio della Val d’Agri è molo acido. Le condut-

ture rapide portano l’oro nero di uno dei

giacimenti più grandi d’Europa verso Taranto,

ove la raffineria pensa al resto della lavora-

zione della roccia preziosa. Nelle eterne tuba-

ture scorre da sempre questo liquido tanto

delicato e dolce, che fa camminare tutte le no-

stre macchine. State attenti se piove, poiché

le strade si ammantano di una patina oleosa

e grassa che facilita la circolazione stradale. Gli incidenti sono solo un bluff: chi è

che ha dato la patente a chi non sa guidare su una bolla? E quando sparisce l’attrito

succede un miracolo: siamo alla fusione a freddo! Ultimamente sopra Villa d’Agri è

stato costruito un nuovo pozzo, a pochi metri dell’ospedale. I cittadini gaudenti ce-

lebrano questo nuovo monumento del progresso, come se fosse una Tour Eiffel.

Accanto a tutta questa nuova industria che va sostituendo man mano l’agricoltura

e l’altra grande industria, quella armentizia, che da secoli ha dominato nella fertile

valle degli orti, sorgono gli immensi parchi, come quello del Lagonegrese-Val d’Agri,

che dovrebbe collegare idealmente il parco del Pollino a quello del Cilento. In pratica

tutta l’area sud della Basilicata dovrebbe inserirsi in una macro-area, che diventerà

una riserva indiana per i pochi abitanti superstiti che vi resteranno, per il resto servirà

ad accogliere le sacre reliquie del progresso industriale. Diventerà una zona ar-

cheo-industriale, per i milioni di anni che serviranno a far sbraitare i raggi fecondi

che dagli atomi accarezzano ogni cosa. Tutto è fatto di atomi e vuoto, diceva De-

mocrito: questa è proprio la Basilicata, terra antica e bella, che significa terra dei re,

come i Bizantini l’avevano denominata. Eppure l’industria del lupo Fenrir che caccia

vampe di fuoco dà da lavorare e da mangiare a migliaia di famiglie, tanto che non

bastando i locali molti vengono da fuori, perché sono più specializzati, mentre i nostri

vengono abilmente addestrati con corsi di zappettatura e di filatura. Ma è giusto

così, infatti, d’ora in poi, per il sopraggiungere della crisi del nuovo 1929, i grandi

economisti hanno ritenuto più opportuno reinvestire sull’aratro, in modo che la gente

si prepari di nuovo ad andare a zappare. In questo futuristico e nello stesso tempo

primitivistico paesaggio si incastona la grandiosa diga del Pertusillo, ove potrete am-

mirare nuove specie di pesci, che galleggiano a

pancia all’aria. Un tempo il “paese dei pancia al-

l’aria” si addiceva ai cimiteri, ed è proprio quello

che sta diventando questa grande area depressa

del sud, ove la disoccupazione cresce a macchia

d’olio e la miseria dilaga. E ti trovi i prodotti doc e

dop, come i fagioli di Sarconi che vengono irrigati

e coltivati col salubre e pingue odore fumante della

terra ricca e gremita. La gente emigra come le

poche rondini che ancora ritornano e sono in via

di estinzione. Chi resta muore, o per vecchiaia, o

per sconosciute malattie, come il tumore, e che

cos’è? Uno strano essere che aumenta a vista

d’occhio, e che colpisce come una peste nera del

Trecento, ma è sempre al di sotto della media na-

zionale. Anticamente la peste si aggirava attorno

ai pozzi di acqua stagnante. Quest’angolo di Ara-

bia Saudita, con l’unica differenza che non c’è il

deserto, ma anche quello sta avanzando dai ca-

lanchi africani poco distanti dal posto, è ricchissimo: c’è tutto, acqua, petrolio, eppure

paradossalmente la gente è poverissima. Vive ancora di espedienti. Ha avuto in

dono dal lupo Fenrir che sputa fuoco una grande mancia, un bonus con cui può ac-

quistare gratis l’olio per illuminare le lampade per un anno. E nelle moschee si può

celebrare per i secoli dei secoli futuri. E che volete di più dalla vita? Un lucano!

L’amaro lucano, amaro come questa terra dimenticata ed abbandonata. Una cosa

in comune con l’Arabia Felix, sono gli emiri ed i sultani, che anche qui non mancano

mai, e guidano con saggezza i nuovi greggi, che pascolano e galleggiano sopra il

mare di greggio che scorre sotto. Solo che questi nuovi greggi, che prima erano di

pecore, capre e mandrie di vacche, ora sono di uomini belanti.

Vincenzo Capodiferro

LA VAL D’AGRI SAUDITASviluppo e sottosviluppo dell’entroterra lucano

Page 10: La Farfalla - edizione 24.5.2013

1010 24 Maggio 2013

COMUNICOMUNI

Ormai non c’è più

posto per loro. Il

lupo, l’orso, la

lince, antichi abitanti dei

nostri boschi, sono consi-

derati soggetti poco desi-

derabili, anzi pericolosi e

per questo, di riffa o di

raffa, legge o non legge,

vanno abbattuti, vanno

sterminati per l’ennesima

volta. Per raggiungere lo

scopo vanno bene anche le

balle che ci raccontavano

da bambini:“Adesso

chiamo il lupo cattivo” o

l’orso nero che, con una

zampata, abbatte la porta

della camera, durante la

notte, e commette le sue

atrocità più efferate. Forse

ci si dimentica che oggi le

azioni più efferate sui

bambini sembra siano

commesse proprio da chi

ha il dovere di difenderli.

E si tratta di organismi con

due arti e senza coda, a

parte quella del diavolo

per chi ci crede. E allora

tutti addosso all’orso cat-

tivo che, se viene a con-

tatto con qualche

villeggiante che sta fa-

cendo il picnic può diven-

tare un pericolo mortale.

Infatti i morti per l’attacco

di orsi inferociti sono al-

l’ordine del giorno. Basta

mettere giù la tovaglietta

sull’erba vicino al bosco,

tirar fuori i piatti di carta e

i panini al formaggio che,

sul limitare del bosco,

compare un “Grizzly” in-

cazzato per non essere

stato invitato a tavola. E

sono morti e feriti, come

riportano quotidianamente

giornali e TV. Figuratevi

che ci sono dei cretini, che

passano settimane intere

appostati con macchine

fotografiche e telecamere

e, quando va bene, rie-

scono a osservarne le

tracce. Forse non avevano

i panini col formaggio

buono. I lupi poi… veri

esseri sanguinari. Pensate

che branchi di questi car-

nivori selvaggi e temerari,

hanno osato fare polpette

di oltre 50 pecore. Sì,

d’accordo, diranno i soliti

a n i m a l i s t i

estremisti,“Anche i lupi

hanno diritto a mangiare e

a far sopravvivere la

prole”, ma che se ne va-

dano a predare cervi e ca-

prioli, marmotte e volpi e

lascino stare le greggi al

pascolo. I vari assessori al-

l’agricoltura succedutosi

alla nostra regione dicono

che “ci vuole buonsenso”,

nel senso che è ora di ab-

battere i lupi perché “lo

chiede la montagna esa-

sperata da agguati e ag-

gressioni”. E’ ora di finirla

con questo eccesso di pro-

tezioni internazionali.E

qui ,forse, casca l’asses-

sore e i vari organismi bu-

rocratici. Piu’ sensibili ai

problemi ed interessi eco-

nomici di pastori e alleva-

tori che dell’ambiente .

Per carita’ non voglio es-

sere inutilmente animali-

sta e contro gli allevatori a

cui va tutto il mio soste-

gno e ammirazione per i

grandi sacrifici che fanno

ma credo fermamente che

un equilibrio vada e si

possa trovare Non voglio

una societa’ “Chissene-

frega di lupi e orsi”, l’im-

portante è produrre latte,

sempre più latte, agnelli,

sempre più agnelli. L’im-

portante è spremere mam-

melle sempre più gonfie,

sempre più tronfie, in

montagna come in pia-

nura, in onore all’intensi-

vità di allevamenti che

hanno perso, nello spre-

mere gli animali fino al-

l’osso, la dignità stessa del

termine. Ma come face-

vano i nostri vecchi pa-

stori, quando lupi e orsi

c’erano davvero? Mandrie

guardate a vista, notte e

giorno, conoscenza milli-

metrica del territorio, cani

che controllavano le

greggi come l’unico loro

osso da mangiare e ri-

spetto del lupo, non san-

guinario selvaggio, ma

leale combattente, cui tal-

volta si doveva sacrificare

una pecora zoppa o ma-

lata. Ora è più semplice

eliminare i lupi. Le mam-

melle sono gonfie e atten-

dono di essere munte e se

arriverà la multa qualcuno

provvederà. Intanto si

provveda al massacro dei

lupi.

FABBRIZIO Dr DonatoMedico VeterinarioPresidente Scientifico diFARE AMBIENTEGià docente di Patologia Generale ed Ispezione delle carni

I l lupo, l ’ o r so e la l inceVia libera al massacro degli antichi abitanti dei nostri boschi

L’essere umano elimina senza rispetto l’operato del creatore

A sinistra il dottor Fabbrizio Donato

Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci. E’ il com-

mento della presidente del comitato civico "Perlacqua" di Sasso di Castalda,

Maddalena Langone, che usa le parole di Gandhi per comunicare tutta

la propria soddisfazione per l’esito positivo nella controversia tra i cittadini di

Sasso e l’Acquedotto Lucano. Infatti, il giudice di pace di Marsico Nuovo, Gaetana

Rossi, ha dato ragione al comitato civico di Sasso di Castalda nella causa civile

contro Al (Acquedotto Lucano), circa il pagamento di somme che l’ente ha fattu-

rato senza che fossero dovute. Una battaglia cominciata ben quattro anni fa su

fatture che comprendono un arco temporale di 10 anni, dal 2003 al 2010. Nella

sentenza si legge che: «Secondo una ormai consolidata giurisprudenza di legitti-

mità, il corrispettivo per la fornitura del servizio deve essere commisurato all'ef-

fettivo consumo e non può essere fissato su criteri meramente presuntivi che

prescindano totalmente dalla simulazione reale e si appalesino, pertanto, illegittimi.

Pertanto Acquedotto Lucano S.p.A, non potendo comprovare il consumo effettivo,

va condannata alla restituzione degli importi indebitamente incassati». E’ il giusto

premio, conclude la presidente Langone, per aver creduto nelle nostre ragioni e

non aver ceduto alla protervia di un ente che nel tempo ha addirittura usato modi

che non esito a definire intimidatori. Un solo rammarico, per quegli utenti che si

sono fatti intimidire accettando accordi che oggi si sono rivelati a perdere.

PUNITA LA PROTERVIA DI ACQUEDOTTO LUCANO

Sasso di Castalda, la vittoria del comitato "Perlacqua" nei riguardi dell’ente gestore

Page 11: La Farfalla - edizione 24.5.2013

mento costante e ali-

mentazione rigida e

tanto amore e passione

per questo sport. De An-

gelis deve molto alla

BCC ( banca di credito

cooperativo di Lauren-

zana e Nova Siri) spon-

sor ufficiale della sua

scalata al titolo.

111124 Maggio 2013

SPORTSPORT

La gara di Santa

Susanna che si è

svolta dal 1 mag-

gio 2013 al 6 maggio

2013 ha coronato un

culturista lucano,

Carlo De Angelis con

un quarto posto di pre-

stigio tra atleti giunti da

tutta Europa.

Il culturismo o cultura

fisica (in inglese body-

building), è lo sport che

tramite l'allenamento

con pesi e sovraccarichi

(resistance training) e

un'alimentazione speci-

fica si pone come fine

ultimo il cambiamento

della composizione cor-

porea, quindi con l'au-

mento della massa mu-

scolare e la riduzione

del grasso corporeo,

dove le finalità sono

estetiche piuttosto che

competitive.

In questo sport, se in-

teso ad alti livelli, non si

tratta semplicemente di

"andare in palestra" per

coltivare benessere e sa-

lute fisici, e nemmeno

di competere per solle-

vare il peso maggiore

come nelle discipline

del sollevamento pesi e

powerlifting: il gusto

estetico dei culturisti e

degli amanti della disci-

plina li spinge ad alle-

narsi per aumentare il

più possibile la massa e

la definizione musco-

lare (mantenendo armo-

nia e proporzioni, intese

secondo i canoni del bo-

dybuilding, ispirati al

modello delle sculture

classiche greche e ro-

mane come formula per

un "corpo perfetto").

Questo non toglie però

che gli esercizi e i bene-

fici dell'allenamento

con i pesi, anche molto

intenso, non possano es-

sere di beneficio anche

per il benessere e per la

preparazione ad altri

sport dove sia richiesto

un potenziamento mu-

scolare.

Carlo De Angelis poten-

tino doc rientra nella

sua città dopo 21 anni

vissuti nella città eterna.

Campione Italiano

I.F.B.B 2012 entra a far

parte dell Nazionale ita-

liana di Body Bulding

dove viene convocato

per il campionato Euro-

UN LUCANO TRA I CAMPIONI D’EUROPA DI BODYBUILDINGLa gara di Santa Susanna che si è svolta in Spagna ha coronato un culturista potentino

Grande soddisfazione visto che erano 8 anni che nessun italiano riusciva a qualificarsi in finale

peo svoltosi in Spagna "

Barcellona" conse-

guendo un ottimo risul-

tato nella sua categoria (

over 40, 90 Kg.) piaz-

zandosi al 4° posto con

avversari ed atleti di

alto livello. Grande sod-

disfazione visto che

erano 8 anni che nessun

italiano riusciva a quali-

ficarsi in finale.

Personal Trainer qualifi-

cato che ha come obiet-

tivi altre

importantissime compe-

tizioni:

Giochi del mediterraneo

in Corsica ad Ottobre

2013, Arnold Classic a

Madrid e il Mondiale in

Mongolia a Novembre

2013.

Tutto questo seguito da

sacrifici enormi, allena-

Page 12: La Farfalla - edizione 24.5.2013

1212 24 Maggio 2013

SPORTSPORT

Il calcio è afflitto

dalla crisi europea

che sta stritolando

tutti: dagli Stati alle

famiglie. Ed in una re-

gione povera come la

Basilicata più che

progredire non puo'

fare altro che regredire

non solo da un punto

di vista tecnico ma so-

prattutto ge-

stionale e

finanziario.

Il calcio di

E c c e l l e n z a

lucano è fi-

glio di questa

situazione. E'

il frutto del

nulla ed

anche della

pessima idea

di non fare

disputare i

play off ed in play out

da parte della Figc lu-

cana. Ciò ha portanto

il maggiore campio-

nato dilettantistico

della Basilicata a re-

trocedere come qualità

ed emozioni. Addirit-

tura, statistiche alla

mano, anche dietro

quello molisano.

Poche squadre si

stanno muovendo ed

organizzando per il

prossimo anno anche

perché di fatto è relati-

vamente presto.

Solo il Picerno del duo

Mitro-Scuotto è uno di

quei club che mira a

fare bene nel

2013/2014.I rosso-blù

sognano i fratelli Di

Senso e De Pascale ma

non si escludono colpi

ad effetto da regalare

al confermato tecnico

Catalano.

In casa Roso-blù Po-

tenza si pensa a

(ri)vincere il campio-

nato e sarà proprio

questa la squadra da

battere. Saranno ricon-

fermati i vari Di

Nella, Foscolo, Vukce-

vic, Pietrafesa con Ca-

melia di certo alla

guida tecnica.

A Viggiano e Pietra-

galla, invece, non vi è

certezza sul futuro

mentre il Miglionico

spera in un non impos-

sibile ripescaggio.

Il Tolve ed il Pignola

punteranno ad essere

le mine vaganti del

prossimo torneo di Ec-

cellenza per questo,

per gli allenatori De

Nora e Lauria, sarà

fondamentale tratte-

nere i loro bomber Ar-

paia e Brindisi.Proprio

su super Arpaia ci sa-

rebbe l'interesse di

vari club di serie serie

D ed Eccellenza non

lucani.

L'Oppido non cam-

bierà di molto la sua

ossatura già valida per

la categoria con il trio

Vaccaro,Campisano e

Volturno pronti ad es-

sere sempre protagoni-

sti.

Il futuro del GR Val-

diano al momento è un

rebus mentre si atten-

dono buone novelle da

Murese e Rionero dal

momento che piazze

come quelle bianco-

nera non possono con-

tinuare a soffrire e fare

male in campionati

che non gli apparten-

gono

SONO POCHE LE SQUADRE LUCANE ATTIVE SUL MERCATOLa crisi europea sta stritolando tutti anche il calcio

Ed in una regione povera come la Basilicata più che progredire non puo' fare altro che regredire non solo da un punto di vista tecnico ma soprattutto gestionale e finanziario

Scegliere i giusti allenatori per pro-grammare il futuro e scaldare i mo-tori della serie D, prima del calcio

mercato. E' questo il clima che si respiranel meridione calcistico dove c'è grandefermento malgrado la crisi e i presidentiqualche soldo vogliono spenderlo ancora.A Taranto Maiuri sembra favorito a Ciulloche pare però già promesso al Brindisi delnuovo presidente Flora. Il più ricercato èsenza dubbio mister Squillante che dopo ilmiracolo Gladiator pare essere pronto a ri-partire forse alla volta dalla provincia diCaserta in quel di Marcianise che farebbecarte d'oro per averlo. La Battipagliese hagià scelto Ciaramella per il dopo Longo,mentre dal Città Di Potenza mister La Cavasi è già spostato a Bojano in Molise. EnzoPotenza pare invece essere uno dei papa-bili allenatori del Ctl Campania che a brevesi trasferirà ad Afragola. Enzo Carannanteex Bacoli invece dopo la parentesi San-t'Antonio Abate potrebbe ripartire da Poz-zuoli con l'Internapoli, ma in questi casi ilcondizionale è d'obbligo. Il Pomiglianoandrà avanti anche il prossimo anno conSeno, promosso da direttore generale adallenatore grazie ai risultati ottenuti sulcampo. Discorso chiuso anche a SantaMaria Capua a Vetere dove si è aperto ilnuovo ciclo Feola-Simonetti per cercare diportare sempre più in alto il Gladiator. Iltrainer lucano di adozione Giacomarrodopo l'ottimo campionato di Termoli èpronto anche ad allenare in Lega Pro, il ve-nosino Palumbo invece potrebbe ripartireda Noto o addirittura Siracusa in caso di ri-pescaggio degli aretusei. Per il resto sonoin rampa di lancio Bruno Mandragora eMario Di Nola, mentre Massimo Agovino èdato per partente per la Lombardia, versoSesto San Giovanni sponda Pro Sesto.

CALCIO SERIE D TRA ENTUSIASMO E POCHI SOLDI

Malgrado la crisi c'è grande fermento, tra partenze e conferme

Page 13: La Farfalla - edizione 24.5.2013

131324 Maggio 2013

SOCIALESOCIALE

Il mondo di oggi ap-

pare molto più pic-

colo rispetto a quello

di qualche decina di

anni fa; vuoi per le

grandi migrazioni del

XX secolo, causate da

conflitti, dal coloniali-

smo, dalla ricerca del

benessere da parte delle

popolazioni dei paesi più

poveri, vuoi per il rapido

avanzamento del pro-

gresso, che ha reso più

facili gli spostamenti. In

questo modo l’incontro

tra i popoli ha reso ne-

cessaria una pacifica

convivenza tra religioni,

cosa impensabile fino a

qualche decennio fa.

Nella nostra quotidia-

nità, attraverso l’incon-

tro con persone di altri

credi e confessioni, sco-

priamo che tra tante dif-

ferenze culturali e

tradizionali, le religioni

hanno in comune la ri-

cerca di risposte alle

stesse domande: Chi

siamo? Da dove ve-

niamo? Perché siamo

qui? Perché esiste il do-

lore? Perché perdiamo le

persone care? Prima di

noi, molti filosofi e teo-

logi hanno speso mi-

gliaia di parole su questo

argomento e non sembra

che abbiano trovato un

accordo o una risposta

che ponesse fine alle dif-

ferenze tra questa o

quella fede, o spesso

anche tra questo e quel

gruppo all’interno della

stessa religione! Per

questo ritengo che

ognuno di noi è chia-

mato a trovare le rispo-

ste dentro di sé; a

differenza delle reli-

gioni che sono chiamate

a mantenere il difficile

ruolo di conservare la

pace e di vigilare affin-

ché le società siano co-

struite su strutture degne

dell’uomo.

Per fare ciò tutte le reli-

gioni possono proporre

di perseguire la verità ed

offrire alle persone gli

strumenti per decidere

autonomamente su ciò

che è bene e ciò che

male. Ed è proprio rico-

noscendo il persegui-

mento di questi obiettivi

comuni, è possibile de-

durre che tutte le strade

religiose non si esclu-

dano a vicenda, indivi-

duando l’una nell’altra

un complice per l’abbat-

timento delle ingiustizie,

per il riscatto degli

emarginati e dei deboli.

In questo modo tutte le

pratiche religiose

avranno come obiettivo

il bene dell’umanità in-

tera, mentre a ognuno di

noi personalmente è

chiesto di impegnarsi nel

suo piccolo a ricercare la

felicità, il senso della

vita, di ciò che riteniamo

più importante.

E cosa accomuna tutti

noi in questa millenaria

ricerca, se non l’amore?

Rita Toma

L’UNICO ANTIDOTO ALL’INGIUSTIZIA E’ L’AMOREL’incontro tra i popoli ha reso necessaria una pacifica convivenza tra le religioni

Ognuno di noi è chiamato a trovare le risposte dentro di sé

C’erano una volta, in un tempo non molto lontano, iNonni; lavoratori ancora utili per la famiglia e perla società. Venivano da un passato rurale e da una

concezione patriarcale della famiglia che costituiva l’es-senza del loro vivere. Non smettevano mai d’insegnare at-traverso la loro esperienza di vita e non erano mai lasciatisoli perché era piacevole apprendere ciò di cui possede-vano: dai lavori artigianali e manuali ai racconti di vita vis-suta. Erano sempre al centro delle nostre attenzioni epremure al contrario di quanto avviene oggi con la cosid-detta famiglia nucleare. Infatti sono lasciati soli con la lorosolitudine, acciacchi, ansie e paure senza il conforto deipropri cari. Li vediamo rannicchiati ad un angolo della casacome se fossero degli estranei. Vivono dei loro ricordisenza poterli raccontare ad alcuno. Il loro sguardo èspento, impaurito, con un sorriso un po’ forzato. Spettaalle badanti cercare di renderli vivi, di interagire con lorocon serenità, per liberarli dai loro malesseri causati dallamancanza degli affetti dei propri cari. Ed è così che le ba-

danti diventano assistenti, cuoche, infermiere, psicologie compagne di un cammino fatto di solitudine. Quante cosebelle si condividono con la saggezza di queste persone!Peccato che non riusciamo a trascriverle per poterle tra-smettere alle future generazioni. R.T.

C’ERANO UNA VOLTA I NONNI

Page 14: La Farfalla - edizione 24.5.2013

lanti dottrine perniciose quiesposte e lo ha fatto sponso-rizzando letteralmente deiteologi o dei filosofi innova-tori che in realtà scrivono edivulgano testi non per ilbene delle anime ma per ladannazione delle stesse; pos-siamo dunque dire che le no-stre certezze dottrinali sonoben rintracciabili in testi im-portanti come il Catechismodel cardinal Sarti, comune-mente detto Catechismo diSan Pio X, ed in altri testi dipari levatura e di spessore ec-clesiologico insuperabile. Peri più avvezzi agli apprendi-menti di filosofia e teologiaio consiglio sempre lo studioattento della scolastica equindi della Summa Th. delDoctor Angelicus, San Tom-maso d’Aquino, definito ap-punto “dottore angelico”proprio per la sua esemplaree vasta cultura e per le sueanalisi inconfutabili.

Carlo Di Pietro

1414 24 Maggio 2013

SOCIALESOCIALE

GLI ANGELI I NOSTRI CUSTODI L’angelologia è lo studio delle dottrine riguardanti le entità definite angeli

La parola angelo derivadal greco e significa“messaggero”. Essi

sono esseri intelligenti, supe-riori all’uomo, ma inferiori aDio perché da Lui creati. Sidicono “spiriti” e, secondo laterminologia teologica an-tica, “sostanze separate”,ossia immateriali, aventi unapersonalità concreta (nonsono figure mitiche, simboliastratti), una vita propria,compiti ben definiti, subordi-nati al volere di Dio che se neserve per il governo delmondo. Trattandosi di “esseriimmateriali”, nessunascienza sperimentale potràmai provarne o confermarnel’esistenza; la filosofia dalcanto suo può solo proporredelle ipotesi, non disponendodi alcun dato positivo per di-mostrarne rigorosamente larealtà, difatti “conviene” cheil vuoto immenso che inter-corre tra Dio ed il mondo fi-sico sia in qualche modocolmato da creature immate-riali. Fu proprio tale intui-

Ci si abusa del termine angelo ma il culto a questi Spiriti celesti è in decadenza

zione che in qualche modopotrebbe spiegare la credenzanegli angeli di Assiri, Babilo-nesi, pensatori greci del pe-riodo classico e neoplatonici,da Porfirio a Proclo. La Bib-bia dei cattolici straripa di te-stimonianze, come laTradizione patristica, i docu-menti del Magistero sia uni-versale che ordinario.Particolarmente dal Magi-stero si apprende la loro sto-ria scandita dai seguentimomenti: creazione, eleva-zione a livello soprannatu-rale, prova e conseguentedivisione fra angeli fedeli aDio e quelli che a Lui si ribel-larono (demoni). Contro teo-rie diffuse dalla filosofiaanche a Colossi, San Paoloha sempre rivendicato il pri-mato di Cristo, Capo nonsolo degli uomini ma anchedegli angeli, i quali sono par-tecipi del suo trionfo di re-dentore universale (cf. ColII,8-19) [op. Dizionario delc r i s t i a n e s i m o ,Sinopsis].Sempre più spesso

si abusa del termine angelo e,conseguentemente, si osservail decadimento del culto aquesti Spiriti celesti che in-vece nella Tradizione catto-lica hanno ricoperto un ruolofondamentale e sono di basi-lare importanza poiché ac-compagnano noi uomini,città, regioni ed intere nazioninel giusto cammino verso laGerusalemme celeste. Edecco che ci ritroviamo le li-brerie invase da testi dipseudo angelologia, soventenew age, nei quali la figuradegli angeli ci viene descrittanon solo arbitrariamente main maniera assolutamentecontrastante con ciò che lateologia dei Padri dellaChiesa ha fatto per quasi2.000 anni; ecco, anche, checi imbattiamo in persone cheamano descrivere i propri de-funti come degli “angeli” delSignore, finanche personenon battezzate o aderenti asette ed altre culture religiose,tutto ciò incuranti del fattoche c’è una sostanziale esempiterna differenza fra gliangeli buoni, gli angeli cattivi(diavoli), le anime dei defuntibeate e le anime dei defuntidannate. Ci tengo a precisareche il defunto morto in statodi beatitudine (senza peccatomortale) comunque non saràmai un angelo, sebbene dopola morte ne acquisirà alcunecaratteristiche come l’agilitàe la scienza, nondimeno è ne-

cessario precisare che un de-funto non va mai ritenuto ar-bitrariamente un beato o un“angelo” come si usa dire,poiché così facendo si riterràl’anima già salva, donde sa-ranno sacrificate se non eli-minate del tutto le Messe insuffragio o le preghiere diespiazione che giovano in-vece alle anime dette pur-ganti, ovverosia dei defuntiche permangono tempora-neamente in Purgatorio. E’gravissimo, quindi, abusaredel termine angelo e, comedetto, equiparare l’anima diun deceduto alle entità ange-liche, come è grave crederein creature, come nel caso delnew age e della Cabalà rab-binica, che di angelico nonhanno nulla ma che come ciinsegna la Tradizione aposto-lica sono in realtà diavoli ocreature dannate. Il moderni-smo, che è causa di tutti imali e delle eresie del nostrotempo, ha sempre più spessoavallato alcune delle mirabo-

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151524 Maggio 2013

CULTURACULTURA

La band, formata da mu-

sicisti di origini lucane,

si ispira al christian

rock di marca statunitense e

alla sfida lanciata da Bono e

dagli U2 agli esordi: "I nostri

occhi sono aperti a un altro

mondo, che esiste oltre i limiti

monocromi e unidimensionali

di quello che ci circonda". Il

nome del gruppo deriva da un

passo del libro biblico di Gere-

mia. E diversi sono i riferi-

menti alle scritture sacre anche

nell’ultimo loro album Dimen-

sione verticale. Ma i protago-

nisti delle canzoni rimangono

quelli che i Fuoco Vivo consi-

derano i "veri eroi" del nostro

tempo. Come Chiara Ami-

rante, fondatrice di Nuovi

Orizzonti, da anni impegnata

sul fronte del disagio giovanile

e della lotta alle dipendenze. O

personaggi come Oscar Elias

Biscet, il più noto dissidente

cubano rilasciato solo nel

marzo del 2011 dopo 11 anni

difficili nelle prigioni del re-

gime comunista.

Medico cattolico nato a

L’Avana nel 1961, Biscet è fi-

nito nelle mire del regime co-

munista per la sua battaglia in

favore della libertà del popolo

cubano e della difesa della vita.

Biscet, infatti, in prima linea

contro l’aborto, nel 1997 ha

istituito la fondazione Lawton

per i diritti umani sfidando le

pratiche di uno Stato in cui è

ammessa la clonazione umana

ed esiste l’aborto forzato per

motivi di ricerca medica. A

Cuba il turismo sessuale (pure

quello pedofilo) causa un tasso

elevatissimo di aborti tra le gio-

vanissime. Ma Biscet si è bat-

tuto anche contro l’eutanasia,

praticata su malati poveri

ormai ritenuti soltanto un peso

economico e si è opposto con

fermezza alla pena di morte e

alla tortura per i dissidenti.

Ecco perché la sua liberazione

non poteva passare inosservata

per i Fuoco Vivo che a Biscet

hanno dedicato un pezzo del

nuovo album “Radio libertà”

da cui è stato tratto anche il vi-

d e o c l i p :

http://www.youtube.com/watc

h?v=IgLNgljE_u0.

Il brano fa riferimento proprio

al momento del suo rilascio

(«Oscar libero») ma evoca

anche i duri anni della prigio-

nia: «Parlare con la notte e

stringere i pugni e piangere».

La canzone vuole esaltare il

coraggio e la speranza di un

uomo pronto a «sfidare a mani

nude chi calpesta senza scru-

poli» e che ancora oggi conti-

nua a lottare. Da Cuba alla

Cina. I Fuoco Vivo hanno

scritto anche una canzone

“Macchine umane” per de-

nunciare i laogai, i campi di

concentramento cinesi creati

nella seconda metà del secolo

scorso da Mao Zedong e an-

cora attivi. «Non è

fantasia» ripete la

canzone ma «stupida

follia». Diritti umani e

libertà religiosa, di-

fesa della vita, dal

concepimento alla

fine naturale, e testi

che parlano delle

questioni più sentite

dai giovani: gli affetti

e il lavoro. Da sempre

i Fuoco Vivo coniu-

gano impegno e mu-

sica, per questo in

questi anni hanno

collaborato con i cen-

tri di aiuto alla vita e

si sono esibiti nelle

carceri e nelle comu-

nità di recupero. Con l’ausilio

di coreografie d’impatto si

presentano nelle piazze e nei

teatri per cantare una speranza

che non avrà fine, consapevoli

del monito di santa Caterina da

Siena con il quale chiudono i

loro concerti: «Se sarete quello

che dovete essere metterete

fuoco in tutto il mondo»

Il rock dei Fuoco Vivo infiammano le piazze lucaneDa Lauria a Grassano, da Castelgrande a San Mauro Forte la musica la fa da padrone

Il nome del gruppo deriva da un passo del libro biblico di Geremia

Nei primi anni ’50 del secoloscorso ero a Potenza per

iscrivermi alla prima classe delLiceo Classico Quinto OrazioFlacco, dopo aver frequentato IV eV ginnasio a Montalbano Jonico.Ero poco più di un ragazzino e ini-zialmente mi trovai un po’ a disagioprima di integrarmi a pieno nell’am-biente cittadino. Avevo tanto da im-parare e da vedere e ricordo cherestai affascinato dalla Via Pretoriae dai giardini di Montereale, cheproprio in quell’epoca si stavanotracciando,con i primi alberi e via-letti e panchine. In classe conobbi imiei compagni di corso,destinati adessere amici e sodali fino al sospi-rato ESAME DI STATO,che si pro-filava come un vero e propriospauracchio. Erano anni densi diavvenimenti,di sogni in vista di un

futuro luminoso,di nuove scoperte

musicali e artistiche e,per la primavolta,ci sentimmo tutti coinvolti dauna ventata di patriottismo e diamor di patria quando scendevamoin piazza per sollecitare la solu-zione del problema di Trieste cheall’epoca era sotto una specie diprotettorato britannico. Via Pretoria

era il salotto della città ed era ilpunto di ritrovo di tutta la cittadi-nanza,giovani e meno giovani,stu-denti e professionisti e la sera eradedicata allo”struscio”…. Nasce-vano i primi amori e i primi legamiaffettivi coltivati nelle feste da balloalle quali,a turno,eravamo tutti invi-

tati o,addirittura,ci autoinvita-vamo. All’avvicinarsi dell’estate eraormai consuetudine fare “filone” perandare a sguazzare nell’acquafreddissima del fiume,senza in ve-rità mai prenderci raffreddori o in-freddature…..il sangue era bollentenelle nostre vene!!!!!Avevo avuto la fortuna di trovare in-segnanti bravi e preparati che se-guivo con autentico piacere e chemi trasmettevano idee enozioni,senza che poi dovessi stu-diare sui libri. Vorrei fare i nomi deimiei amici e dei miei insegnanti,manel timore di dimenticarne qual-cuno,non lo faccio e la foto d’epocadella III classe liceale che accom-pagna queste mie chiacchiere allabuona servirà senz’altro come me-mento per chi vi si riconosce.

Francesco Troyli

SOGNI DI UN FUTURO LUMINOSO

I FUOCO VIVO in concerto - POTENZA 02-01-2013 TEATRO STABILE

I FUOCO VIVO in concerto - ROMA - 27-02- 2013

TEATRO SANTA CHIARA

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