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(Foglio notizie dell’Associazione)
Numero 42 - Dicembre 2015
www.apietromarotta.weebly.com
Editoriale dicembre 2015
Non ci siamo dimenticati di voi.
Abitualmente siamo soliti pubblicare
almeno due numeri di giornalini all’anno.
Quest’anno abbiamo rotto questa
tradizione, non perché non ci fosse
niente da dire, ma piuttosto perché
ognuno di noi (inteso come Esecutivo)
non ha avuto un 2015 particolarmente
brillante, per cui ci può stare che ogni
tanto tiriamo il fiato. Visto che non ci
sentiamo da un pò di tempo è giusto
ricordare le iniziative di quest’anno
che, nel bene e nel male, sono state
comunque gradite: il bellissimo
spettacolo teatrale “Buon Lavoro” che
ci ha dato una visione disperata, ma
anche ottimista (non è una
contraddizione) di una situazione che
ormai dura da troppo tempo. Quindi
grazie ad Elisabetta Vergani e tutto il
gruppo di Farneto Teatro del regalo
che ci hanno fatto; la passeggiata sulla
Martesana che ci ha sollevati dalle
nostre pigrizie quotidiane; Il picnic al
Parco Nord, diverso dalla solita
grigliata, ma che ha soddisfatto
comunque il buon numero di presenti
che ama stare in compagnia e non ci
abbandona mai; la gita al Cheese di
Bra, molto bella ed interessante anche
se ha evidenziato qualche defezione
che ha inciso negativamente sulle
nostre finanze. Detto questo, il
giornalino che vi apprestate a leggere
riflette, come oramai qualsivoglia
discussione o lettura, degli avvenimenti
di Parigi. Ognuno elabora gli eventi a
modo proprio e cerca di darne una
spiegazione, se essa c’è.
Unanime è però , da parte di tutti noi,
la condanna ad ogni tipo di violenza che
non conosce bandiera, colore o
religione.
Buona lettura a tutti! (A. S.)
Vi invitiamo a provvedere al versamento della quota associativa
mediante bonifico bancario sul nostro nuovo conto corrente Banca Prossima
IBAN IT92 F033 5901 6001 0000 0124 582 (nuove)
Contattando uno dei membri dell’Esecutivo: Saponara Antonio 328 0723282 Marinozzi Lino 340 5534459
Raia Sergio 320 2589852 Tortorici Doriana 335 1734207 Vallariello Antonio 347 4544614
Chi fermerà la musica?
Qualche tempo fa mi venne chiesto in una breve intervista cosa significasse per me la musica. La risposta è che innanzitu�o
fosse una sorta di comunicazione non solo fra l’ar�sta e il pubblico che ascolta, ma anche un bisogno di trasme�ere un
messaggio universale. Aggiunsi anche che la musica non ha bisogno necessariamente di parole, ma bastano solo le note per
determinarne l’obie vo. Bas� pensare ai grandi musicis� del passato.
Questo per agganciarmi alla strage di Parigi perpetrata dai terroris� dell’ ISIS ai danni di ci�adini inermi che si sono trova�
al posto sbagliato nella sera del 13 Novembre. In special modo i giovani e non che erano nella sala concerto del Bataclan.
Giovani che cercavano due ore di relax ascoltando buona musica in uno dei ritrovi più “in” di Parigi, ma che sono sta� mas-
sacra�, senza nessuna possibilità di difesa, da raffiche di mitra. Avete visto tu le immagini agghiaccian� di persone che
fuggivano (i più fortuna�), chi trascinava all’esterno corpi, chi si appendeva alla finestra per non essere individuato, chi re-
stava a terra senza vita. Immagini che suscitano sgomento anche a chi come noi ha visto in televisione quelle scene ripetute
all’infinito. Ecco l’obie vo che si prefiggono i terroris�: colpire nel mucchio per seminare terrore.
Ma che colpa avevano quei ragazzi che erano li ad ascoltare e riannodare quel filo tra palco e realtà che unisce ar�sta e
spe�atori? Nessuna. Allora cosa fare di fronte a questa tragedia? Non rinunciare alla quo�dianità, altrimen� avranno vinto
loro. Numerose interviste hanno so�olineato questo; non ci si deve rinchiudere in noi stessi, ma fare quello che si faceva
prima, tenendo ben presente il pericolo a cui andiamo incontro, perché questa è una dichiarazione di guerra da parte dell’I-
SIS a tu�o il mondo occidentale. Non voglio addentrarmi nelle cause che hanno condo�o a questa situazione, cedo volen-
�eri il pallino agli analis� poli�ci, ma penso che non bisogna lasciare niente di intentato per es�rpare questo cancro e ri-
spondere con la dovuta fermezza. Al momento che scrivo ci sono riunioni fiume tra capi di stato e primi ministri che stanno
valutando il da farsi; spero che prendano la decisione giusta. Da parte mia con�nuerò ad ascoltare concer� da solo o in
compagnia e spero che qualche gruppo dedichi all’ISIS il “dies irae”.
Per chiudere, sono sicuro che non vinceranno. La storia racconta che sono sta� sconfi fascismo, nazismo e comunismo.
Occorre, se necessario, comba�erli uno ad uno, farli retrocedere nelle loro tane dove come ul�ma difesa alzerebbero un
muro; ma i muri hanno tu lo stesso des�no, prima o poi crollano. Lino Marinozzi, novembre 2015
…e lo dico. Non voglio riba-
dire lo sconforto che ha
preso ogni persona ragione-
vole su quanto sta accaden-do nel nostro mondo (che
poi dovrebbe essere il mon-
do di tutti), ma una piccola
considerazione va fatta.
Da sempre è risaputo
che predichiamo bene e
razzoliamo male se non al-
tro per quanto riguarda noi cultori del sapere, amanti
della democrazia, ecc. ecc.
Però non si può far finta di
niente di fronte a drammi che noi stessi abbiamo
provocato.
Badate bene, non c’è giustificazione che tenga di
fronte ad atti vili come
sparare nel mucchio coin-
volgendo persone che vivo-no la vita con la giusta
leggerezza di chi confida
nel buon senso degli altri.
Dico questo perché oggi è
ancora più facile estrapola-re una singola parola per
sentirsi affibbiare termini
che ormai vanno per la mag-
giore, ma corro questo ri-schio perché sono abituato
a dire quello che penso co-
me faccio da sempre e da
sempre sono soggetto a cri-
tiche.
Il fatto che un gruppo di
esaltati, in nome del loro
dio, stiano compiendo enor-
mi nefandezze non mi fa di-menticare che da tanti anni,
si sa, ad armare questi per-
sonaggi sono i paesi occi-
dentali. Ed ecco che l’aver
citato Crozza ha un senso.
Il giorno dopo gli atten-
tati di Parigi mi sono ritro-
vato a parlare con persone amiche alle quali dicevo che
diventa difficile da parte di
determinati governi com-
battere l’ISIS o chi per es-so visto che siamo noi ad
armarli; dicevo anche che è
giusto indignarsi, fare ma-
nifestazioni e tutto quanto è possibile solo per i fatti
di Parigi. Ma il Libano? E
l’aereo russo? E tutto quel-
lo che fino ad oggi quegli
sciagurati hanno commes-so? Ha ragione Crozza: ci
indigniamo quando vengono
colpiti paesi di cui abbiamo
la calamita sul calorifero e questo non è giusto. Nei
giorni scorsi Crozza ha fat-
to vedere un breve filmato
in cui Hillary Clinton (una
che si candida a guidare gli USA) diceva a chiare lette-
re che gli USA vent’anni
prima avevano finanziato ed
armato alcuni gruppi solo
perché la loro politica era
quella di contrapporsi alla
Russia ed ora si vogliono
combattere quei gruppi che hanno le armi ricevute dagli
USA. Non vi sembra una
contraddizione?
In tanti anni fatti del
genere continuano ad acca-
dere (ed anche l’Italia ne è
coinvolta), ma al di là di ma-
nifestazioni e cordogli vari nessuno, dico nessuno, ha il
coraggio di dire che è colpa
anche –se non soprattutto-
dei paesi che adesso conta-
no le vittime innocenti.
Si vuole fare la guerra,
certo, perché da che è mondo e mondo, dopo aver
distrutto si deve ricostrui-
re e, guarda caso, ad esse-
re coinvolte nella ricostru-zione sono quasi sempre le
maggiori aziende americane
e relativi partner europei.
E’ solo il dio denaro, gli altri
dei non c’entrano niente an-che se si uccide nel loro no-
me.
A.S. Dicembre 2015
2 L’approfondimento
Io sto con Crozza…..
D opo lo sconcerto, la rabbia, il dolore ecco la nausea. I
chilometri che ci separano dalla
tragedia diminuiscono ed ecco che
i morti degli altri diventano i nostri morti. O forse dovrei dire i
morti che questa società ci fa
sentire come nostri. Mi spiego
meglio: quattordici anni fa l’attacco alle torri gemelle ci fece
sentire tutti americani e poi
inglesi e adesso tutti francesi. Ma
nessuno si sente siriano o afgano o curdo o malese? I nostri figli
morti valgono più dei figli morti
nei bombardamenti intelligenti
che devono colpire quelli che hanno colpito noi? La nausea
cresce e la confusione pure. In
quest’ultima parte dell’anno le
emozioni che ho provato difronte alle immagini delle migrazioni che
hanno interessato l’Europa si sono
come condensate per via dei fatti
di Parigi. La disumanizzazione della vita di milioni di persone
costrette a fuggire si rovescia con l’impeto della tragedia dei
morti di Parigi nel nostro
quotidiano e ne esalta l’orrore.
Figlie entrambe della stessa
madre: Guerra.
L e ipocrisie si ripetono e gli
appelli cadono nel vuoto. Voglio ricordare alcuni stralci
de l l ’ appe l l o promosso da
Emergency nei primi mesi del
2011che ho riletto di recente e
che condivido pienamente:
“Ancora una volta i governanti hanno scelto la guerra…Ci viene
presentata, ancora una volta, co-
me umanitaria, inevitabile, neces-
saria. Nessuna guerra può essere umanitaria…Se si vuole difendere
i diritti umani, l’unica strada per
farlo è che tutte le parti si im-
pegnino a cessare il fuoco, a fermare la guerra, la violenza la
repressione. Nessuna guerra è
inevitabile. Le guerre appaiono a
un certo punto inevitabili solo
quando non si è fatto nulla per
prevenirle.
Appaiono inevitabili a chi per anni
ha ignorato le violazioni dei diritti, a chi si è arricchito con il
traffico di armi, a chi ha negato
la dignità dei popoli e la giustizia
sociale. Appaiono inevitabili a chi le guerre le ha preparate.
Nessuna guerra è necessaria. La
guerra è sempre una scelta, non
una necessità.“
U nico punto fermo è la con-
vinzione che per restare
umani bisogna rinnegare
fermamente la guerra, che
prima di convincere i nostri
governanti dobbiamo esserne
convinti noi stessi, affinché non
si piangano ancora figli di Saraje-
vo, di Palestina, di Etiopia, di
Francia, di Italia….
3 L’approfondimento
Antoine, al Bataclan, ha perso “una persona eccezionale, l’amore della sua vita, la madre di suo
figlio”. Antoine è rimasto solo con il figlio di 17 mesi perché la sera del 13 novembre nella sala
concer� di boulevard Voltaire la vita di sua moglie è stata brutalmente spazzata via.
Eppure scrive su Facebook parlando dire�amente a chi questa vita l’ha spezzata: “non avrete il
mio odio”.
“Non so chi siete – scrive – e non voglio saperlo. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete
ciecamente ci ha fa�o a sua immagine, ogni pallo�ola nel corpo di mia moglie sarà una ferita nel
suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. E’ quello che cercate, ma rispondervi con l’odio
sarebbe come cedere alla stessa ignoranza che ha fa�o di voi quello che siete. Voi vorreste che io
avessi paura, che guardassi ai miei conci�adini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per a
sicurezza. Ma la vostra è una ba�aglia persa“.
“L’ho vista stama na, finalmente – con�nua ancora Antoine – dopo no e giorni d’a�esa. Era
bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei
più di dodici anni fa. Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa vi�oria, ma sarà
di corta durata. So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di
anime libere dove voi non entrerete mai. Siamo rimas� in due, mio figlio e io, ma siamo più
for� di tu gli eserci� del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si
risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo
insieme, come ogni giorno e per tu�a la vita questo pe�t garcon vi farà l’affronto di essere libero
e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio”. Antoine Leiris
L’Associazione A PIETRO MAROTTAL’Associazione A PIETRO MAROTTAL’Associazione A PIETRO MAROTTAL’Associazione A PIETRO MAROTTA presentapresentapresentapresenta
XXV CONCERTO PER UN AMICO DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016
ORE 16,00ORE 16,00ORE 16,00ORE 16,00
SPAZIO TEATRO 89SPAZIO TEATRO 89SPAZIO TEATRO 89SPAZIO TEATRO 89
VIA F.LLI ZOIA, 89 VIA F.LLI ZOIA, 89 VIA F.LLI ZOIA, 89 VIA F.LLI ZOIA, 89 ---- MILANOMILANOMILANOMILANO
L’ORCHESTRA DI VIA PADOVAL’ORCHESTRA DI VIA PADOVAL’ORCHESTRA DI VIA PADOVAL’ORCHESTRA DI VIA PADOVA
Questo “ensemble” di 19 musicisti provenienti da 9 paesi, si è formato nel 2006 e
rappresenta una realtà unica nell’asfittico panorama musicale nostrano: sonorità
diverse, culturalmente interessante, culturalmente trascinante. Hanno inciso tre
dischi: TUNJA – STANOTTE e ACQUA. Hanno partecipato a vari festival ed hanno
chiuso (musicalmente parlando) EXPO 2015. Nel 2012 sono stati candidati
all’Ambrogino d’oro. Ovviamente al nostro concerto non potranno esserci tutti
(problemi di spazi), ma crediamo che, in ogni caso, questo possa rappresentare
l’ennesima novità che in questi ultimi anni stiamo provando a proporvi. Attenzione alla
data ed all’orario, oltre al luogo.
“Via Padova dove tutto succede e tutto si dimentica in fretta per sopravvivenza. Tutti passano con la loro storia, i loro ritmi, i loro colori, i loro sapori, ma senza fermarsi. L’Orchestra è nata con la voglia di lasciare un segno in questo luogo, un segno diverso che vuole essere una sorta di diritto di cittadinanza a chi, per esprimersi, è costretto a vagare in continuazione”
APPROFITTIAMO PER RIBADIRE LO STESSO IDENTICO CONCETTO CHE CI
VEDE INSIEME DA 25 ANNI: RITROVARSI IN QUESTA OCCASIONE SERVE A
TENERCI UNITI NEL RICORDO DI UN AMICO CHE, OLTRE A VALORI ORMAI
DESUETI, AMAVA LA MUSICA E LO STARE INSIEME. QUINDI SAREBBE BELLO
CHE DIMOSTRASSIMO, ALMENO A NOI STESSI, CHE A CERTI VALORI
CREDIAMO ANCORA E CREDO CHE, VISTI I TEMPI, NE ABBIAMO TUTTI
BISOGNO. GRAZIE!
4 Gli appuntamenti dell’Associazione
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Le nostre adozioni - Il Sole
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Auguriamo a tutti un Felice Natale ed un migliore 2016