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vii Prefazione Quante volte abbiamo creduto di poter serrare le porte del paese della notte per attraversare sicuri le nostre città di luce, le strade diventate note fin negli ango- li più remoti che ci aprono ad incontri ridenti con specchi di purissimo cri- stallo… Come se la nostra felicità potesse im- piantarsi su un’impalcatura d’alba getta- ta sopra il respiro della vita… Cos’è l’«ombra dell’anima»? A questo Diana non vuole rispondere con una lodevole proposizione logica dotata di verbo, soggetto e predicato, perché sa che non si può fermare la vita nelle logore geometrie graffiate sulle pareti di gesso dei razionalismi, come non è possibile studiare la forma dell’acqua nei carceri delle clessidre o infilare anelli al vento per non sentire la voce dell’ignoto…

la forgia 01 - morlacchilibri.com · Lasciamo la risposta nella «nube della non-conoscenza», non cerchiamo di spiegare l’inspiegabile, di dire l’indi-cibile, di separarci dal

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Prefazione

Quante volte abbiamo creduto di poterserrare le porte del paese della notte perattraversare sicuri le nostre città di luce,le strade diventate note fin negli ango-li più remoti che ci aprono ad incontriridenti con specchi di purissimo cri-stallo…

Come se la nostra felicità potesse im-piantarsi su un’impalcatura d’alba getta-ta sopra il respiro della vita…

Cos’è l’«ombra dell’anima»? A questoDiana non vuole rispondere con unalodevole proposizione logica dotata diverbo, soggetto e predicato, perché sa chenon si può fermare la vita nelle logoregeometrie graffiate sulle pareti di gessodei razionalismi, come non è possibilestudiare la forma dell’acqua nei carceridelle clessidre o infilare anelli al ventoper non sentire la voce dell’ignoto…

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Il viaggio dentro di noi inizia nellanotte, «ubi caelum condidit umbra Iup-piter» (Aen., VI, 271-272) e nella «selvaoscura» che da sempre ha destato il ter-rore negli esseri umani, perché la piùgrande prova di coraggio è sollevare iveli di se stessi in un cammino infinitoverso… i Campi Elisi? il Paradiso? laVerità? Lasciamo la risposta nella «nubedella non-conoscenza», non cerchiamodi spiegare l’inspiegabile, di dire l’indi-cibile, di separarci dal fluire della vitaper la curiosità di guardare il volto diEuridice.

Il piccolo fiore germogliato nella roc-cia dalla tenacia del dolore e dell’amorenon si chiede perché il vento non hafatto cadere su un molle prato il semeche lo ha generato, ma sboccia e colorale pietre di cielo.

Diana vive il mistero della vita comequel fiore, con tutti gli entusiasmi, ledisillusioni, le gioie, i dolori, le certez-ze, i dubbi, la dolcezza e la forza dell’in-nocenza. Con tutta se stessa.

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E se il sole proietta ombra e se l’ani-ma è sole, l’ombra dell’anima, come l’om-bra del sole, quando si vive fino in fon-do, non è altro che luce.

M. Letizia Giontella

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Fuori al buio (Premessa)

Non è una triste giornata invernale,là fuori non c’è la neve, non c’è la

pioggia, non c’è vento. È semplicemen-te buio, tutto è in silenzio. Ecco cos’è…è sera… una triste e silenziosa sera in-vernale.

Ci sono solo ombre… ombre di abe-ti tra le tenebre, c’è la luce di un sololampione. Anche questa stanza è silen-ziosa nonostante lo stereo continui acantare. È tutto inutile, nulla mi distrae.Mi guardo intorno, il mio sguardo è at-tratto da oggetti inanimati e insignifi-canti. No… c’è qualcosa che fa muoverela mia fantasia… una fotografia! Ho di-ciassette anni e sono già a più di seicen-to chilometri da casa mia, tra tristi ebuie colline umbre lontano dal miomare…! Ma spesso queste colline miispirano un sincero sorriso quando mi

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rendo conto quali obiettivi ho raggiun-to. Mi chiamo… lasciamo perdere ilnome per ora, perché lo saprete, sì…soltanto quando il vento passerà tra ivostri capelli, solo allora lo sentiretesussurrare il mio nome, solo allora…!

Ritorniamo indietro… alla fotogra-fia… sono io… ho i capelli biondi esono in braccio a mio fratello, avevodue anni – Questa foto mi fa rifletteremolto, mi ricorda la mia infanzia ca-ratterizzata da gioie e dipinta da favole.

Mio fratello era una vera tortura! Ognigiorno mi dichiarava guerra, mi rincor-reva per tutta la casa ed io cercavo di-speratamente di scappare! La sera miamamma mi metteva a letto (dopo uncombattuto trattato di pace con mio fra-tello) e quel bacio della buonanotte mitranquillizzava. Poi a passi silenziosi siavvicinava mio padre… mio padre ave-va degli occhi molto espressivi come imiei, e capelli chiari come i miei, alto(più o meno come me, ora) e con unastraordinaria fantasia e creatività che ora

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ritrovo in me. Ebbene, sono l’incarna-zione di mio padre al femminile (io lodico, ma detto dagli altri mi infastidi-sce).

La mia infanzia è stata bella… mamolto movimentata… ognuno di loromi ha insegnato qualcosa. Mio fratellomi ha insegnato ad essere sempre fortee con un minimo di orgoglio, per miamadre è sempre stata importante la fur-bizia e mi ha insegnato a cancellare unaparte della mia ingenuità; mio padre…mi ha insegnato a…!

Diana e Giovanni.

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1. Amare

Amare, mio padre mi ha insegnato ad amare! In lui c’era tanto altrui-

smo, tanta volontà di vivere per sé e pergli altri. La mia educazione e quella dimio fratello era fondamentale. Una suacaratteristica era l’ossessiva gelosia neimiei confronti. Una volta mi disse: “Tusarai sempre con me, nessuno ti tocche-rà mai, sei la mia bambina”.

Non ho mai dubitato di queste sueparole, e non ne dubito ancora oggi, an-che se… ho imparato ad amare altrepersone, i miei amici, la mia famigliaancora di più ora che sono lontana…ma mi manca una cosa… non amo mol-to me stessa, perché mi attribuisco avolte delle colpe che non ho, che pensodi avere… mi sento tante volte incom-pleta…!

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Mi mancano tante cose… l’infanzia,il calore delle braccia di mio padre e lesue favole e le canzoni di mia madre (leliti con mio fratello non mi mancanodato che le vivo tutt’ora).

Queste cose mi mancano, non riescomai a colmarle con il pensiero…!

Le tapparelle chiuse, a parte tre solefessure, il vento sbatteva violentementesu di esse, un’atmosfera perfetta, semi-buia, mio padre entrava, si sedeva e co-minciava a parlare sommessamente…“Guiscardo è un ragazzo, ha l’età di tuofratello, forse un po’ più grande… ungiorno giocava con il suo migliore ami-co a calcio, uno di loro cade… – Vaff…– e a quel punto un’ombra… shh” Io sa-pevo chi era quell’ombra… è un santoche il sei dicembre porta i regali ai bam-bini buoni… S. Nicola! La sua immagi-ne ha colorato tante volte la mia fanta-sia. Provateci anche voi… un vecchiocon una lunga barba… vestito di un sac-co, umile e buono, ma ricordatevi, pre-mia solo chi si comporta bene. Una sorta

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di Babbo Natale?! Beh, per me qualcosadi più.

Questo personaggio mi ha aiutato ainventare, ho cominciato a scrivere sudi lui, a inventare favole, immaginavo,sognavo e alla fine scrivevo. Non è sta-to facile separarmi dalle mie fantasie,non volevo accettare la mia crescita, hoabbandonato le mie favole e ho comin-ciato a vivere di sola realtà imparandoa conoscerla. Non nego che ancora ades-so continuo a fantasticare, ma su altrecose, e sempre cerco l’ispirazione perscrivere. Cosa mi ha spinto a scrivereora?! Quella fotografia! Quella mia im-magine spensierata, quel mio sorrisoinfantile perso da tempo. Quanto mimanca tutto questo! Una volta chiesi amio padre: “Papà, che cos’è l’amore?” Elui rispose: “È quello che vuoi a te, amamma, a tuo fratello e anche al tuopapà”. Solo ora capisco veramente il si-gnificato di questa parola. So il forte sen-timento che provo per la mia famiglia.C’è anche un altro tipo di amore che

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prima non conoscevo, l’amore per l’al-tro sesso che ho scoperto all’inizio del-la mia adolescenza e non conosco an-cora perfettamente. Ho scoperto tantenuove emozioni, brividi che percorro-no tutto il corpo, l’anima. Sensazioni cheforse più in là potrò giudicare futili, marimarranno ricordi di un sentimentoche rende più bella la vita, crescendo.

Provo emozione per i baci dei mieiamici, mi ispirano fiducia, provo emo-zione per i baci dei ragazzi che mi ispi-rano… amore… no… amicizia… ne-anche… solo attrazione, non so se homai provato vera e propria passione.

Amare… non è sempre uguale per tut-to, è questo l’insegnamento che mi man-ca, per ora non so distinguere un vero eproprio sentimento così forte e profon-do, forse la sensazione non basta.

Conosco l’amore che provo per miopadre, è profondo e affettuoso, lo stessoper mio fratello e mia madre; quello cheprovo per l’altro sesso è ancora un amo-re senza fondamenta, senza basi, è in-

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stabile, ma bello, quello che provo è unasensazione indimenticabile, e forse,chissà, eterna.

Ancora non capisco fino a che puntoun sentimento è mutabile, fin dove fi-nisce la passione, come si distinguel’amore vero e soprattutto come si fa adessere certi che il sentimento sia ricam-biato. Non basta conoscere la persona,perché i sentimenti sono qualcosa dioscuro, non facilmente conoscibili nérivelabili. Ho tanta voglia di provaretante emozioni in questa mia vita e pen-so che in questi miei primi diciassetteanni io abbia già imparato molto. Soquel che vuol dire ridere, divertirsi, pian-gere, sì… piangere!!!