La Gentilezza, il mio biglietto per la vita. Come contribuisce all’integrazione

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La Gentilezza, il mio biglietto per la vita.Come contribuisce all’integrazione.

The Kindness effect

Avatars’ photos by Maurizio Raffa

Text by Pina Anna-Grace De Rosa

How it contributes to our well-being

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Testo di Mahen Bonetti Foto di Paolo Mazzo

Come contribuisce all’integrazione. La Gentilezza, il mio biglietto per la vita.

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#10. La Gentilezza, il mio biglietto per la vita. Come contribuisce all’integrazione.

Testo di Mahen Bonetti Foto di Paolo Mazzo

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© 2014 Edizioni GentletudeRiva Caccia 1d POBox 5710CH-6901 [email protected]

Distribuzione virtuale a cura di www.steppa.net.

Traduzione dall’inglese a cura di Nicoletta Poggi ([email protected])

La riproduzione dei GentleBooklets è permessa citandone la fonte: Gentletude.

Se necessario, si prega di stampare su carta certificata FSC.

GentleBooklets è una collana di articoli lunghi affi-dati ad autori diversi. Nei libretti — pensati per una lettura veloce — risiedono testi e fotografie. Agli autori abbiamo chiesto di commentare il termine gentilezza secondo la loro sensibilità. Gli autori e i fotografi hanno prestato la loro opera gratuitamente. Le motivazioni alla base del progetto risiedono nella mis-sion stessa di Gentletude, cioè nella volontà di diffondere maggiore consapevolezza sul bisogno di “gentilezza” nel-la nostra società, troppo focalizzata sul successo perso-nale tanto da dimenticare le basi del vivere comune e del rispetto per l’ambiente che ci ospita.La scelta di una collana editoriale come mezzo per rag-giungere gli obiettivi dell’associazione è dovuta alla con-sapevolezza che per stimolare le persone a riflettere su queste tematiche è necessario presentare degli esempi concreti. In questo caso gli esempi sono forniti all’interno dei testi scritti dagli autori.

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La gentilezza è diventata il mio barometroUna vi ta che mi ha messo al la prova e che mi ha r icompensato con questa bussola, divenuta per me una sorta di guida morale.Ho sempre paragonato la gent i lezza al la strat i f icazione del s istema classista. Nonostante le società moderne affermino che i l s istema del le c lassi non esista più e che tut to è aperto e faci lmente acces-sibi le, a l la f ine è evidente che gl i strat i e le sfumature social i s i evolvono, di fat to, d iversamente. La mia famigl ia ed io, arr ivat i come al t r i negl i Stat i Uni t i p iù di 40 anni fa con uno statuto di esi l iat i , abbiamo r icevuto un im-portante sostegno dal le persone del Pae-se ospi tante. Gl i anni d i formazione in Sierra Leone, mi hanno abi tuata a norme social i molto fer-ree dettate da un’ istruzione t ip ica di una colonia br i tannica. Pertanto, l ’America ai miei occhi era uno spazio dis in ib i to, che mi permetteva di espr imermi l iberamente, dandomi la possibilità di calibrare la mia cu-riosità per la vita con l’obiettivo di trovare una mia collocazione negli Stati Uniti.Dovete sapere che non sono né un’acca-

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demica né una regista. Dopo tant i anni v issut i negl i Stat i Uni t i e sapendo che l ’Afr ica e gl i afr icani erano conosciut i unicamente at t raverso le not i -z ie notturne, per me era diventato urgente t rovare un modo per dissipare le convin-zioni errate sul cont inente e sul la sua po-polazione. Sì, è vero che negl i u l t imi c inquant ’anni l ’Afr ica è stata devastata da guerre e ca -rest ie, tut tavia, quel lo che ha donato al mondo è stata un’enorme cul tura. Pertanto, la Gent i lezza è diventata i l modo per regolare i l mio karma. Avevo bisogno di ut i l izzare l ’eredi tà che mi avevano lasciato i miei geni tor i , che erano al la guida del movimento pan-afr i -cano at t ivo in Sierra Leone al l ’a lba del l ’ in-dipendenza. La loro generazione aveva avuto questo movimento con cui tenersi occupata, men-t re io in America, ero ancora nel la giungla a lot tare per lasciare i l mio segno!

L’Africa e i l cinemaDopo i pr imi 10 anni negl i Stat i Uni t i , mi sono r i t rovata totalmente immersa negl i

inebr iant i g iorni del la scena newyorche-se degl i anni 80. In quel per iodo Spike Lee in iz iò a fare f i lm sui ner i e i music ist i afr icani come Fela Kut i e Youssou N’Dour crearono un nuovo genere musicale chia-mato “musica del mondo”. È stato in quel lo stesso per iodo che i ner i in iz iarono a def in i rs i “Afroamericani” . Per quanto mi r iguarda, i l contesto cul tu-rale mi sembrava maturo per svi luppare event i focal izzat i sul l ’Afr ica. A quel tempo, avevo appena f in i to un cor -so di laurea presso i l Bradfor Col lege e stavo lavorando per i l g igante pubbl ic i ta-r io Young and Rubicam.In iz ia i a promuovere del le feste a tema afr icano, che portarono con loro una fol la var iegata di persone assetate dei suoni d i quel cont inente. Tuttavia, i media cont inuavano a ident i f i -care l ’Afr ica con la povertà e le carest ie invece di dare spazio al la r icchezza cul tu-ra le. Fortunatamente ol t re a me vi erano sempre più persone disposte a schierarsi contro questa immagine negat iva, tut tavia, per quel che mi r iguardava, non sapevo esattamente cosa fare, come combattere

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tut to questo. Poi , nel 1998, mi capi tò di partecipare al Fest ival del Fi lm di Locar -no, in Svizzera. Lì v id i d iversi f i lm afr icani , incluso “Ced-do” di Ousmane Sembene, opera parte di un’antologia per celebrare i 30 anni del c inema afr icano. Mi venne improvvisamente l ’ idea di dare vi ta ad un Fest ival del Cinema Afr icano a New York. Furono quel l ’atmosfera magica e quel l ’energia a mot ivarmi a lanciare un fest ival c inematograf ico, senza una for-mazione speci f ica e senza sapere bene cosa fare. È stata la gent i lezza del le persone a me vic ine a darmi la l ibertà di comunicare con le persone e di r icevere incoraggiament i . Nel la mia mente avevo la necessi tà ur-gente di t rovare un modo per mostrare a mia f ig l ia, a i miei amici e alla gente di New York quell’Africa in cui ero cresciuta fornen-do loro un ritratto completo del continente che mi ha reso la persona che sono oggi”.

Il percorso per rendere i sogni realtàCi sono voluti diversi anni prima che questo sogno diventasse realtà.

Anche dopo aver coinvolto la Film Society of Lincoln Center e il museo di Brooklyn, per i finanziamenti ci volle più tempo di quanto mi aspettassi. Ciononostante, non mi sono de-moralizzata, anzi, la mia passione è diventa-ta ancora più viscerale ed ero inarrestabile nella ricerca di persone che la pensassero come me e che si unissero a me in questo viaggio. Alla fine, ricevetti un sostegno economico dalle Fondazioni Ford e Rockfeller e l’anno successivo il primo Festival Cinematografico Africano (AFF) ebbe luogo. Per il primo anno speravamo almeno in un’af-fluenza modesta, ma non fu così. Il successo fu inaspettato. Il cinema africano fu accolto dal pubblico con entusiasmo proiezione dopo proiezione. Quando fondai i l Festival nel 1990 mi era difficile immaginare la sua trasformazione in uno dei più importanti festival cinematografi-ci negli Stati Uniti. Negli ultimi venti anni i l Festival ha risposto alla crescente domanda dei cinefil i nel tratta-re la realtà africana e nel mostrare le speri-mentazioni e la sintesi dell’estetica africana e occidentale.

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Umorismo e gentilezza: i film africaniL’umorismo e la gent i lezza rappresentano gl i ingredient i base di molt i f i lm afr icani . Dai pr imi lavor i del senegalese Sembene Osumane ( i l padre del c inema afr icano) ai f i lm più recent i provenient i dal cont inen-te e dal la diaspora, l ’uso del la r isata, del tat to e del la condiv is ione sono presentat i come modi per navigare f ra le complessi tà del la v i ta di tut t i i g iorni . Quando par l iamo di gent i lezza, c i r i fer ia-mo a qualcosa che va ol t re i l r ispetto e la generosi tà. Con gent i lezza, indichiamo anche i modi in cui i corpi interagiscono nel lo spazio e nel tempo. C’è qualcosa di unico nel modo in cui i f i lm afr icani s i focal izzano sui con-tat t i , sul l ’ int imità e sul la condiv is ione de-gl i spazi comuni. E s icuramente, a l ivel lo di coreograf ia, abbiamo la danza. Le persone, abi tuate agl i stereot ip i del la te levis ione di massa e di Hol lywood, dove i l del icato tessuto del le emozioni è sta-to r idot to a gest i e f rasi standardizzate, sono certamente cat turate dal sempl ice real ismo con cui i l c inema afr icano trat-ta l ’espressione di amore, umorismo e

emozioni qual i sorpresa e gioia. Questo impulso v i ta le, unico nel suo genere, può essere osservato in ugual modo in tut to i l cont inente, e in tut te le produzioni : dai v ideo di bassa qual i tà di “Nol lywood” al ta lento f inemente elaborato del le produ-zioni d i fest ival c inematograf ic i come Ab -derrahmane Sissako, Osvalde Lewat-Hal-lade e Mahamat-Saleh Haroun.Aggiungerei anche che la gent i lezza è l ’e -lemento più importante nel la produzione cinematograf ica afr icana, date le enormi l imi tazioni economiche, format ive e per-sonal i imposte ai regist i afr icani r ispetto ai loro omologhi in al t r i Paesi . Per quest i uomini e donne fare un f i lm è un’odissea. I l v iaggio t ra l ’ ispirazione e la real izzazio-ne è sempre un lungo processo di col la-borazione e un impegno car ico di sacr i f ic i .Per quest i regist i , ogni passo nel proces-so di produzione del f i lm è un sacr i f ic io voluto per stabi l i re una comprensione fra i l cont inente e gl i a l t r i , f ra la diaspora e quel l i r imast i nel cont inente. Quest i uomini e queste donne rappresen-tano la pr ima fonte di cr i t ica a cui mi r ivol -

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go: mi r i t rovo sempre a chiedermi se ho fat to la cosa giusta o se posso migl iorare c iò che ho già in iz iato. Quando vedo le persone di tut t i i color i e di tut t i i gener i uscire dal teatro cont inuan-do la discussione su ciò che hanno appe-na visto sul lo schermo, mi sento rassicu-rata del fat to che st iamo dando i l nostro piccolo contr ibuto nel l ’a l leviare la povertà di spir i to! Di certo, in quanto donna, sono part icolarmente sensibi le al ruolo del c i -nema nel la v i ta del le donne afr icane. La sol idar ietà femmini le e la cooperazione sono state le fondamenta di molte società afr icane e del le loro economie formal i e informal i . Queste ret i d i a iuto v icendevole hanno saputo mantenere in v i ta i Paesi afr ica-ni durante i peggior i moment i d i carest ia, guerra, cr is i economica e sconvolgiment i social i . Mi sento parte di questo dest ino condiv iso e, d i conseguenza, è per me sia un dovere, che un piacere, a iutare a di f -fondere le voci d i uomini e donne del mio cont inente e del la loro diaspora, proiet-tando i l loro operato durante i l Fest ival del Fi lm Afr icano.

Integrazione fra cultureI l processo di integrazione impl ica un at-teggiamento gent i le: i l modo in cui g l i es-ser i umani s i adattano a un ambiente stra-niero e i l modo in cui g l i a l t r i sono pront i ad accogl ier l i crea un mix straordinar io di sol idar ietà, comprensione, consapevolez-za e confronto, possibi le solo at t raverso una cul tura del la gent i lezza.Ho real izzato tut to questo in poco tempo dopo aver messo piede sul le coste ameri -cane. Se si guarda a come si sono cost i tu i t i i r i fer iment i cul tural i del l ’America, come i l jazz, i l bluegrass, i l banjo, i l quilting, fino ad arrivare all’hip hop nella cultura contempo-ranea, possiamo notare come affondino le proprie radici nella cultura africana. Ora, se s iamo d’accordo nel considerare le immagini in movimento uno dei modi più potent i e accessibi l i per raggiungere molte persone in una sola vol ta, a l lora i f i lm danno l ’opportuni tà al le persone di viaggiare in di fferent i luoghi del l ’Afr ica e di connettersi a l le font i cul tural i che l i c i r -condano ogni g iorno. Simultaneamente questo consente al le

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persone di in iz iare a r ipensare la propr ia idea del l ’Afr ica e a t rovare un propr io col -locamento in quel la relazione. L’Afr ica è un cont inente molto esteso, è composta da ol t re c inquanta stat i . In que-st i Stat i , c i sono numerose tr ibù, etnie e cul ture. Quindi un Fest ival Afr icano è un at to d’ in -tegrazione cul turale, un at to di gent i lezza. Se si aggiunge che è un Fest ival che ha luogo a New York e, per estensione, negl i Stat i Uni t i , c ’è una naturale integrazione data dal l ’avere un pubbl ico non afr icano che viene a vedere quest i f i lm e incontra-re i regist i . Di conseguenza, le discussioni dopo i l Fest ival e i d ia loghi t ra i regist i e i l pubbl ico, non hanno prezzo.

Gentilezza, film e integrazioneCredo che la gent i lezza possa faci l i tare i l processo d’ integrazione tra un immigrato e la cul tura ospi tante. Non sempre questo è un processo imme-diato nei confront i del lo straniero, ma vi è un’ idea radicale, che cerca di b i lanciare c iò che una cul tura ospi tante ha da off r i -re e cosa un immigrato può da parte sua

dare. Tutt i conosciamo lo schema del lo straniero che prende, prende, prende, ma perché non pensare invece ad uno scam-bio t ra le due part i? Questa è la real tà di quest i g iorni , nel mondo global izzato e digi ta l izzato in cui v iv iamo. Con quest ’ idea di scambio, la gent i lezza diventa s ia una fonte di mot ivazione, s ia una condotta per l ’ integrazione. Dunque, i f i lm sono una scenograf ia per questo processo di scambio. La gent i lezza del Fest ival nel l ’ospi tar lo ma anche la gent i lezza dei regist i nel for-nirc i le loro stor ie.La gent i lezza è una vir tù. I l suo segreto nel r isolvere i problemi relazional i non è certamente un’ idea nuova, al contrar io è molto ant ica. Essere gent i l i l ’un l ’a l t ro rende la strada più percorr ib i le, pone i no-str i interessi a l lo stesso l ivel lo degl i inte-ressi degl i a l t r i . Pertanto, l ’appl icazione del la gent i lezza da parte del la cul tura ospi tante nei con-front i degl i immigrant i rende possibi le lo scambio e l ’ integrazione. La benevolenza e la generosi tà sono l ’a l -

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t ra faccia del la medagl ia ed è questo spi -r i to di generosi tà che ha al imentato i l mio desiderio di portare aventi questo progetto. Quello dei fi lm è un mondo molto competiti-vo. Ho tentato di mostrare ai registi un po’ di gentilezza in questa terra straniera che è l ’America. Negl i u l t imi vent i anni mi sono commos-sa più vol te nel vedere così tant i uomini e donne venire al Fest ival e apprezzare i f i lm e i regist i , che hanno dato così tanto di loro stessi nel la real izzazione dei loro progett i . L ’ar te può supportare la gent i lezza, in ter-mini d i cura e at tenzione nei confront i de-gl i a l t r i . Nel processo di venire a contat to con gl i a l t r i raccontando del le stor ie, se tut to va bene, gl i occhi e i l cuore di una persona si aprono al la s i tuazione e al le di ff icol tà, a l le speranze e ai desider i degl i argoment i narrat iv i (o documentar i ) rap-presentat i in un f i lm o in un’opera d’arte. L ’estensione di questa gent i lezza at t ra-verso i l c inema consiste nel la possibi l i tà di t rasformare la prospett iva del pubbl ico r ispetto a un dato luogo o a del le persone contagiando altri con questa nuova visione.

Forse è un po’ ideal ist ico, ma i l Fest ival del Cinema Afr icano potrebbe diventare un’ importante eredi tà s ia per la v i ta di New York, che per quel la del le c i t tà ame -r icane dove proiet t iamo i f i lm.

La gentilezza nel mondoSecondo me, la gent i lezza può avere aspett i universal i , comuni a tut te le cul tu-re. Credo che molte t radiz ioni port ino una loro versione del la regola d’oro: “Compor-tat i con gl i a l t r i come vorrest i che loro s i comportassero con te”. A mio avviso, questa è una del le espres -s ioni essenzial i del la gent i lezza. Sono convinta che a l ivel lo cul turale c i s ia sempre stato questo meccanismo innato di benevolenza e cura verso l ’a l t ro e dato che i l nostro mondo sta diventando sem-pre più integrato, a mio avviso è essenzia-le cont inuare a col t ivare questa at t i tudine. Anche se le di fferenze cul tural i possono impl icare un modo diverso di fare le cose, se s i guarda al d i là s i può spesso consta-tare che i valor i sono i medesimi. Forse la più piccola uni tà cul turale è la famigl ia. È nel la famigl ia che si col t iva i l

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seme del la gent i lezza at t raverso i l sup-porto, l ’a iuto dis interessato, la compren-sione, l ’accudimento e la protezione dei suoi component i ; questo accade in tut te le cul ture anche se avviene con modal i tà diverse in Senegal r ispetto al l ’Et iopia, nel Regno Unito r ispetto al Brasi le.

ConclusioniSe dovesse esistere una dimensione uni-versale del la gent i lezza, come rappresen-tato durante i l Fest ival , sarebbe un uni -verso di d i fferenze. È questa valor izzazione del le di fferenze che è necessar ia aff inché la gent i lezza si diffonda fra le cul ture. Anche se possiamo dire che la gent i lezza è un valore univer-sale, non saremo mai d’accordo sul la sua appl icazione. Da parte nostra, at t raverso i l Fest ival , cont inueremo ad invi tare i l pubbl ico a ve-dere nuove stor ie e a par larne. Vent i anni sono volat i , ma r imane comun-que un lungo per iodo di tempo e, possia-mo certamente affermare che siamo stat i qui g ià abbastanza a lungo per fare la di f -ferenza.

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AUTORE

Mahen BonettiMahen è nata nel 1956 in Sierra Leone da una fami-glia che ha vissuto gli alti e bassi della politica post-coloniale. Molti dei suoi parenti furono costretti all’esilio negli Stati Uniti e in Inghilterra nel 1970. Mahen é potuta ritornare in Sierra Leone solo nel 1980 per il funerale di suo zio materno, ex primo mini-stro Sir Albert Margai. Mahen ha completato i suoi studi universitari in comu-nicazione multimediale presso la New York University. Ha lavorato presso la Young and Rubicam e per la divisione pubblicità di Newsweek prima di fondare e diventare direttore esecutivo del “African Film Festi-val “nel 1990. Le sue esperienze la portarono ad affermare che i media potrebbero essere utilizzati per incoraggiare un cambiamento positivo nel mondo - non solo per intrattenere, ma anche per educare.

www.africanfilmny.org

FOTOGRAFO

Paolo MazzoNato a Padova, vive e lavora a Milano. Fotografo pro-fessionista dal 1988, è partner del F38F, che produ-ce fotografie per la pubblicità, l’editoria e l’architettura Accanto al lavoro in studio ha ideato e prodotto diversi progetti personali: sulla rigenerazione culturale di una città mineraria dimenticata (Arsia, Croatia, work in progress); the fugitive Sahrawi people (“Voci distan-ti dal Mare”, Napoli 1998; “Il Coraggio di essere un popolo”, Reggio Emilia 2002); the urbanistic analysis of the city where he lives (in F. Oliva, L’urbanistica di Milano, Hoepli editore, Milano 2002; A. Arcidiacono, L. Pogliani (a cura di), Milano al futuro, et al./edizioni, Milano 2011). Dal 2002 collabora con l’ Accademia di Architettura di Mendrisio .Dal 2007 è uno dei coordinatore del ISSI (Internatio-nal Summer School Ivrea). Ha tenuto conferenze e seminari presso lo IUAV di Venezia, presso il Politec-nico di Milano e Torino e presso la scuola umanita-ria di fotografia a Milano. Nel 2010 ha vinto il premio “Marco Bastianelli -Opera Prima” e ha preso parte a diverse mostre personali e collettive .

www.be.net/paolomazzoF38F/frame

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GENTLETUDE

Gentletude è un neologismo che unisce la parola gentilezza con il concetto di attitudine.Persegue gli scopi per un mondo migliore depurato dalla violenza, dall’arroganza e dalla maleducazione. Un mondo dove sono centrali la cura e l’attenzione per l’altro, il buon senso e la competitività equilibrata.La produzione messa a disposizione dall’associa-zione è completamente gratuita sulla base dei Com-mons Creative Criteria.Gentletude in Italia è una ONLUS, in Svizzera è un’associazione non a scopo di lucro.Prendi contatto con Gentletude, tramite il sito: www.gentletude.com

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Il processo di integrazione implica un atteggiamento gentile:

il modo in cui gli esseri umani si adattano a un ambiente straniero e

il modo in cui gli altri sono pronti ad accoglierli crea un mix straordinario

di solidarietà, comprensione, consapevolezza e confronto,

possibile solo attraverso una cultura

della Gentilezza.

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