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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA Facoltà di Ingegneria Dipartimento di Processi Chimici dell’Ingegneria TESI DI LAUREA La gestione dei rifiuti solidi urbani in un paese in via di sviluppo: da problema a risorsa Relatore: Ch.mo Prof. Antonio Scipioni Correlatori: Ch.mo Prof. Marco Ragazzi Ing. Alberto Schiavon Laureando: DAVIDE T OSI ANNO ACCADEMICO 2001-2002

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA

Facoltà di Ingegneria

Dipartimento di Processi Chimici dell’Ingegneria

TESI DI LAUREA

La gestione dei rifiuti solidi urbani in un paese in via di sviluppo:

da problema a risorsa Relatore: Ch.mo Prof. Antonio Scipioni Correlatori: Ch.mo Prof. Marco Ragazzi

Ing. Alberto Schiavon

Laureando: DAVIDE TOSI

ANNO ACCADEMICO 2001-2002

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II

Ai miei genitori

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III

[…] Malgrado tutto avevo fame di un significato della vita.

E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino, dovunque spingano la barca.

Dare un senso alla vita può condurre alla follia ma una vita senza senso è una tortura

dell’inquietudine e del vano desiderio – è una barca che anela al mare eppure lo teme.

Edgar Lee Masters

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INDICE

PREMESSA .....................................................................................................................3

INTRODUZIONE ...........................................................................................................5

CAPITOLO 1: SITUAZIONE ATTUALE.................................................................15

GENERALITÀ ................................................................................................................15 IL CASO DI AREQUIPA ...................................................................................................17

CAPITOLO 2: DESCRIZIONE DELLE TECNOLOGIE........................................21

DISCARICA CONTROLLATA: ..........................................................................................21 COMPOSTAGGIO: ..........................................................................................................43 DIGESTIONE..................................................................................................................52 TERMODISTRUZIONE: ....................................................................................................57 TERMODISTRUZIONE DI CDR .......................................................................................65 TERMODISTRUZIONE CON RACCOLTA DIFFERENZIATA ..................................................68

CAPITOLO 3: ASPETTI TECNICO-ECONOMICI ................................................71

GENERALITÀ SUGLI ASPETTI TECNICI: ..........................................................................71 ASPETTI TECNICI: IL CASO DI AREQUIPA.......................................................................73 GENERALITÀ SUGLI ASPETTI ECONOMICI ....................................................................105 ASPETTI ECONOMICI: IL CASO DI AREQUIPA ...............................................................107 CONSIDERAZIONI SUL DIPARTIMENTO DI AREQUIPA ...................................................115

CAPITOLO 4: ASPETTI AMBIENTALI ................................................................117

GENERALITÀ ..............................................................................................................117 IL CASO DI AREQUIPA .................................................................................................121 RISULTATI: .................................................................................................................127

CAPITOLO 5: CONCLUSIONI................................................................................155

GENERALITÀ ..............................................................................................................155 IL CASO DI AREQUIPA .................................................................................................158

CAPITOLO 6: APPENDICI ......................................................................................161

APPENDICE 1: QUANTITÀ E QUALITÀ DI RIFIUTO ........................................................161 APPENDICE 2: DISCARICA CONTROLLATA ..................................................................164 APPENDICE 3: COMPOSTAGGIO ..................................................................................179 APPENDICE 4: DIGESTIONE ANAEROBICA ...................................................................181 APPENDICE 5: TERMODISTRUZIONE............................................................................185 APPENDICE 6: TERMODISTRUZIONE DI CDR ..............................................................193 APPENDICE 7: TERMODISTRUZIONE DIFFERENZIATA ..................................................196 APPENDICE 8: ASPETTI ECONOMICI ............................................................................198 APPENDICE 9: EMISSIONI............................................................................................211

BIBLIOGRAFIA .........................................................................................................223

RINGRAZIAMENTI ..................................................................................................227

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Premessa

Questa tesi è stata scritta in modo tale che possa essere compresa da chiunque sia

interessato alla gestione dei rifiuti. Per tale motivo si è deciso di fare una prima parte in

cui si affronta il problema in modo descrittivo e dove si riportano i risultati ottenuti da

questo studio. In una seconda parte (capitolo 6) si fa una descrizione tecnica rivolta a

personale specializzato interessato anche ai metodi utilizzati.

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Introduzione

Il presente lavoro nasce dalla specifica richiesta dell’Organizzazione Non Governativa

(O.N.G.) peruviana “El Taller”, organizzazione che aveva già intrattenuto positivi

rapporti di collaborazione con l’associazione “Ingegneria Senza Frontiere” di Trento, di

avere a disposizione uno studio sulla possibile attuazione di un piano di gestione rifiuti

per la città di Arequipa. La richiesta dell’O.N.G. peruviana era dovuta alla constatazione

che, attualmente, nel Perù in generale e nella città di Arequipa in particolare non esiste

una vera e propria gestione dei rifiuti; ciò determina una situazione drammatica sia dal

punto di vista sanitario che da quello ambientale. Tale situazione si è ulteriormente

aggravata negli ultimi anni per effetto dell’avvento della plastica ed il conseguente

aumento di rifiuti non biodegradabili accumulatisi un po’ dove capitava.

Scopo del presente studio è compiere un confronto tra i tipi di trattamento ipotizzabili

per la città di Arequipa al fine di individuare la tecnologia più adeguata. La

comparazione verterà su due livelli:

- analisi tecnico-economica: un dimensionamento di massima, effettuato

stimando i flussi in entrata ed in uscita dall’impianto, e un’analisi dei costi

permetteranno di evidenziare la tecnologia più conveniente e quelle

decisamente da scartare;

- analisi ambientale: le tecnologie rivelatesi economicamente sostenibili

verranno poi esaminate utilizzando uno studio sul ciclo di vita della gestione

dei rifiuti, al fine di permetterne un loro confronto sotto il profilo

dell’impatto ambientale.

Ambizione di questo elaborato sarebbe giungere a sensibilizzare le amministrazioni

locali, facendo loro capire che una attenta pianificazione della gestione dei rifiuti, oltre a

risolvere i problemi ambientali e sanitari, permetterebbe, addirittura, di impiegare i

rifiuti come risorsa, con un conseguente vantaggio economico. Questo è sinteticamente

rappresentato nella Figura 1, nella quale si evidenziano i flussi che possono condurre ad

uno sfruttamento economico dei rifiuti. Altri introiti, inoltre, potrebbero derivare dalla

vendita dei materiali riciclabili come metalli, vetro, plastiche.

Lo studio svolto, oltre che concentrarsi specificamente sulla città di Arequipa, si

sofferma pure sull’intera tematica della gestione rifiuti; l’obiettivo è offrire un lavoro

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che possa essere utile strumento (inteso come metodologia applicata) anche per altri

paesi in via di sviluppo con problematiche analoghe.

Quanto alla scelta dei trattamenti da analizzare, si è deciso di escludere fin dall’inizio le

tecnologie troppo avanzate, perché troppo “delicate” e difficili da gestire (un esempio

potrebbe essere l’inceneritore al plasma). Si sono, quindi, prese in considerazione tutte

tecnologie “sicure” e tali da non richiedere conoscenze particolarmente avanzate alla

maggior parte degli operatori che le devono utilizzare.

Figura 1: Valorizzazione economica dei rifiuti solidi urbani

La preferenza per tecnologie poco automatizzate, inoltre, oltre ad evitare macchinari

con troppe parti “delicate”, richiederebbe un maggior numero di operai per il loro

funzionamento, dando così lavoro alla popolazione locale. Questa scelta, oltre ad essere

“eticamente” condivisibile, è anche economicamente giustificabile, in quanto il costo

della manodopera in queste zone è decisamente basso e perché potrebbe pure agire da

stimolo dell’economia del luogo di installazione degli impianti.

Primaria preoccupazione nello svolgimento del lavoro di analisi è stata pure la costante

presa in considerazione della situazione socio-culturale in cui l’impianto verrebbe

Rifiuti Solidi Urbani

energia elettrica+

energia termica

vapore

compost

mercato: en. elettrica o termica

mercato: compost

mercato: en. termica

mot

ore

a co

mb.

int.

com

post

aggi

o

dige

stio

ne

disc

aric

a

ince

neri

men

to

CD

R

cicl

o a

va

pore

CDR

biogas

combustione

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ubicato; ciò al fine di evitare di giungere ad uno studio, magari raffinatissimo, che

potrebbe rivelarsi, tuttavia, di nessuna utilità perché non capito o comunque non

accettato dalla popolazione locale. La semplice importazione, in un paese in via di

sviluppo, di una tecnologia nata e sviluppata per l’occidente industrializzato

rischierebbe di risultare, nonostante i buoni propositi, l’ennesima imposizione e

verrebbe vissuta dalla gente come un’oppressione.

Di seguito si propongono delle brevi descrizioni delle tecnologie scelte. Si è cercato di

schematizzare le operazioni principali di ogni singola tecnica, evidenziando i flussi di

materia così da avere fin da subito un’idea delle correnti in entrata ed in uscita

nell’impianto. Una descrizione più precisa sarà presentata nei capitoli successivi.

1) DISCARICA

Si precisa subito che questa metodologia di trattamento dei rifiuti non verrà considerata

tra le possibili soluzioni, in quanto oramai non più sostenibile, né sotto il profilo

igienico, né sotto quello ambientale. Vi si è comunque accennato perché rappresenta la

situazione attuale. Secondo questo sistema i rifiuti raccolti sono depositati in un luogo

ove non dovrebbero arrecare fastidio ma senza alcuna limitazione delle emissioni

liquide o gassose, con gravi conseguenze di tipo igienico ed ambientale (Figura 2).

2) DISCARICA CONTROLLATA

Questa tecnologia costituisce un’evoluzione della precedente; in essa però sono

drasticamente limitate le emissioni: il biogas prodotto in discarica viene per la maggior

parte captato e, poi, se conveniente in termini economici, viene impiegato per produrre

energia (sia termica, sia elettrica). Se non vi è questa convenienza economica, il biogas

viene bruciato in torcia, ossia in condizioni tali da limitare al massimo l’impatto

ambientale: la CO2 che si libera dalle torce è un gas serra, ma l’impatto è molto ridotto

rispetto al CH4 infatti secondo il modello CML [riferimento bibliografico]una mole di

CH4 ha un effetto 64 volte maggiore rispetto ad una mole di CO2 sull’effetto serra.

Anche il percolato che si forma viene in qualche modo captato e trattato in modo tale da

limitarne la pericolosità.

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Figura 2: Discarica non controllata

Nella Figura 3, che evidenzia i flussi principali del sistema, si può notare lo

sfruttamento economico dei rifiuti soprattutto mediante la produzione di energia

elettrica.

3) COMPOSTAGGIO AEROBICO (con raccolta differenziata secco-umido)

Una delle “filosofie” utilizzabili nella gestione dei rifiuti è quella del trattamento

biologico: la frazione organica (quella più difficilmente gestibile perché putrescibile)

viene attaccata da batteri e, quindi, convertita in prodotti utili (compost o biogas). A dire

il vero questo processo si verifica anche nelle discariche, ma in maniera incontrollata.

L’impianto per il compostaggio aerobico, invece, è appositamente costruito per

controllare ed ottimizzare il procedimento.

Figura 3: Discarica controllata

secco + umido

percolato

discarica trasp.

emissioni gassose

biogas in atmosfera

secco + umido

percolato

discarica controllata

trasp.

emissioni gassose

mercato: energia

perdite biogas

biogas combustione

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Questo primo trattamento biologico, il compostaggio, consiste nella trasformazione

della frazione organica in prodotto stabilizzato e dalle ottime proprietà organolettiche

(quindi sfruttabile in agricoltura). E’ una tecnica che richiede la raccolta differenziata

dei rifiuti: non è necessaria una differenziazione “spinta”, ma è richiesta la separazione

del secco dall’umido, dove per umido si intende quella parte dei rifiuti soggetta a

putrescibilità (tipici sono gli scarti di cucina ed i rifiuti verdi).

La Figura 4 evidenza i distinti trattamenti che subiscono i rifiuti in base alla categoria di

appartenenza. Si noti che il rifiuto secco viene lavorato per recuperarne le frazioni

riciclabili (plastica, vetro, ferro). I due flussi tratteggiati indicano situazioni che non

dovrebbero presentarsi; sono state rappresentate solo per completezza. Esse potrebbero

verificarsi (i) quando non è possibile separare nessuna frazione dal rifiuto secco (lo si

porterà, quindi, direttamente in discarica) o (ii) quando il compost prodotto non è

commercializzabile, perché la situazione economica del paese non lo permette o il

compost è di qualità scadente (il compost viene allora portato in discarica ed utilizzato

come materiale di copertura).

Figura 4: Compostaggio aerobico

4) DIGESTIONE ANAEROBICA (con raccolta differenziata secco-umido)

Questa è la seconda modalità per porre in essere un trattamento biologico: si opera in

maniera tale da trasformare la frazione organica in biogas, che potrà poi essere utilizzato

secco separazionetrasp.

emissioni gassose

mercato: materiale

discarica controllata

riciclaggio

umido compostaggio trasp. mercato: compost

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per produrre energia. Il residuo dell’operazione potrà, inoltre, essere trattato per ottenere

del compost da vendere o inviare in discarica. La Figura 5 ne rappresenta le operazioni e

i flussi principali.

5) DIGESTIONE (con selettore automatico)

La soluzione precedente è impiegabile anche partendo da un rifiuto indifferenziato. In

questo caso è sufficiente anteporre alla digestione un selezionatore che separi la frazione

secca dalla umida. Tale operazione non può essere effettuata prima del compostaggio,

altrimenti il prodotto finale risulterebbe di qualità scadentissima e di sicura non

commerciabilità. Le operazioni principali sono rappresentate nella Figura 5, alla quale

deve essere anteposta la Figura 6.

Figura 5: Digestione anaerobica con raccolta differenziata

Figura 6: Digestione anaerobica senza raccolta differenziata

secco separazionetrasp.

emissioni gassose

mercato: materiale

discarica controllata

riciclaggio

umido digestione trasp. biogas

postcompostaggio

combustione mercato: energia

mercato: compost

secco+umido secco ed umido separati

trasporto selezionatore automatico

caso 4

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6) INCENERIMENTO

Un’altra “filosofia” di trattamento dei rifiuti solidi urbani è rappresentata

dall’incenerimento. Bruciando i rifiuti si ottengono due grossi vantaggi: in primo luogo,

una grossa produzione di energia che può essere impiegata per la realizzazione di

energia termica ed elettrica; in secondo luogo, una notevole diminuzione del volume

occupato dai rifiuti.

Per contro, questa tecnologia è difficile da gestire sotto il profilo delle emissioni in

quanto dà origine ad un notevole quantitativo di fumi che, prima di essere liberati

nell’aria, devono venir depurati così da catturare tutte le sostanze nocive alla salute.

Questa operazione, inoltre, produce dei sottoprodotti che, assieme alle ceneri ed alle

scorie prodotte durante l’incenerimento, devono essere conferiti in discarica. Questi

residui, infine, seppur con il pregio di occupare poco spazio nelle discariche, sono molto

inquinanti e devono quindi essere gestiti con particolare attenzione. La Figura 7

evidenzia, in particolare, gli introiti ricavabili dalla vendita dell’energia elettrica

prodotta nell’inceneritore.

Figura 7: Incenerimento tal quale

secco+umido incenerimento trasp.

emissioni gassose

mercato: energia

discarica controllatascorie e ceneri

sottoprodotti da trattamento fumi

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7) INCENERIMENTO CON BIOESSICAZIONE (CDR)

Con questa soluzione si cerca di migliorare il processo dell’incenerimento che, come

sottolineato al punto immediatamente precedente, ha il difetto di dar origine a troppe

emissioni inquinanti. Quest’inconveniente è dovuto al fatto che il rifiuto viene bruciato

tal quale ed i problemi lamentati derivano proprio dall’eterogeneità del materiale

combustibile utilizzato. La tecnologia del CDR (Figura 8) elimina/attenua questi

inconvenienti, operando una biostabilizzazione del materiale e ottenendo così quattro

vantaggi: è possibile (i) estrarre facilmente le frazioni di materiale riciclabile, (ii)

realizzare un’omogeneizzazione del materiale combustibile, (iii) rendere la combustione

molto più facile da gestire e, soprattutto, (iiii) permettere di avere un materiale dal

potere calorifico decisamente maggiore di quello del rifiuto tal quale. Come già detto,

questi vantaggi consentono una diminuzione delle emissioni in atmosfera per alcuni tipi

di inquinanti (ad esempio il monossido di carbonio).

Figura 8: Incenerimento di CDR

8) INCENERIMENTO (con raccolta differenziata secco-umido)

Anche questo metodo è finalizzato alla stabilizzazione della combustione, la quale si

ottiene separando la frazione umida dalla massa totale di rifiuti. In questo modo il

secco+umido CDR trasp.

emissioni gassose

mercato: materiale

discarica controllatascorie e ceneri

prodotti da trattamento fumi

bioessicazione

riciclaggio

separazione combustione mercato: energia

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materiale combustibile ricavato è più omogeneo e meno umido, quindi con un potere

calorifico leggermente maggiore del rifiuto tal quale. Un altro vantaggio deriva, come si

può vedere nella Figura 9, dalla produzione ed eventuale vendita del compost prodotto.

Per contro, questa tecnologia richiede la preventiva separazione del secco dall’umido e,

quindi, presuppone la predisposizione della raccolta differenziata secco-umido.

Figura 9: Incenerimento con raccolta differenziata

secco incenerimentotrasp.

emissioni gassose

mercato: energia

discarica controllata

umido compostaggio trasp. mercato: compost

scorie e ceneri

sottoprodotti da trattamento fumi

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Capitolo 1: Situazione attuale

In questo capitolo si dà un inquadramento generale al problema della gestione dei rifiuti

in un paese in via di sviluppo e, più in particolare, al caso concreto della città di

Arequipa. L’obiettivo è quello di trovare le possibili cause, di cogliere le conseguenze e

di capire a livello normativo quali siano le risposte date al problema.

Generalità

Come è facilmente intuibile, il problema della gestione dei rifiuti in un paese in via di

sviluppo (PVS) è particolarmente grave e di difficile soluzione. Questo scenario è

causato da una serie di fattori che concorrono a rendere la situazione drammatica.

Nei paesi in cui le condizioni socio-economiche sono gravi, normalmente la

popolazione è attratta dalle grandi città che rappresentano una strada per uscire dalla

miseria. Questa situazione porta ad avere la formazione di grossissimi agglomerati

ingestibili anche perché non sono minimamente strutturati. La conseguenza di tale

meccanismo è il formarsi delle famose baraccopoli nelle periferie delle grosse città.

In un contesto simile è difficile pensare che le amministrazioni locali dispongano di

mezzi e finanze per garantire quelle strutture che normalmente in occidente si ritengono

basilari come strade, acquedotti, impianti elettrici, impianti fognari ecc.

Un settore che risente particolarmente della situazione descritta è il settore dei rifiuti

urbani. Infatti normalmente questo è considerato un problema secondario e quindi

gestito in maniera approssimativa dalle amministrazioni comunali. Ma il continuo

aumento di abitanti porta ad avere la produzione di grosse quantità di rifiuti che

risultano di fatto completamente prive di gestione.

Questa situazione è andata ulteriormente aggravandosi negli ultimi anni con l’avvento

della plastica. Infatti, se prima i rifiuti erano biodegradabili, quindi in qualche modo

venivano “smaltiti”, ora ci si trova con cumuli di immondizia non degradabile nel

tempo. Tale situazione è frutto anche della gente che in molti casi non è educata in

merito e quindi non si pone nemmeno il problema di dove possano finire i propri rifiuti.

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Le conseguenze sono molteplici, ma sicuramente sono due quelle più gravi: (i) un

evidente degrado ambientale con forti emissioni inquinanti, ma soprattutto (ii)

condizione igienico sanitarie gravi per la popolazione che è costretta a vivere in quel

contesto.

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Il caso di Arequipa

Arequipa è una città di quasi 800.000 abitanti situata nel sud del Perù. Si trova sulle

Ande ad un’altitudine di circa 2.300 metri. Essendo, però, relativamente vicina

all’Equatore ha un clima accettabile: la temperatura si mantiene normalmente sotto i 30

gradi l’estate e non scende sotto lo zero d’inverno.

Nel dipartimento (equivale ad una regione italiana intesa come ente amministrativo) di

Arequipa, la popolazione è di circa un milione di persone , questo significa che più del

80% degli abitanti vivono in città. Questo effetto è aumentato enormemente: negli

ultimi 50 anni la popolazione urbana è quadruplicata, mentre quella rurale è aumentata

dello 0,2%. Ciò dimostra che Arequipa si trova nella situazione descritta

precedentemente e questo con non pochi problemi. Il problema principale è la

disoccupazione causata da diversi fattori socio economici anche se negli ultimi anni

(dopo la destituzione del governatore dittatore Fujimori) la situazione si è stabilizzata e

la Banca Mondiale pronostica una futura crescita economica per il Perù.

La situazione di crisi delineata ha portato ad un notevole degrado ambientale, a tal

punto che uno studio realizzato nel 1997 ha rilevato che quasi il 40 % della

popolazione ritiene importante un miglioramento ambientale. In particolare, la

situazione di Arequipa è grave in diversi settori: si trova con poca acqua (zona

semidesertica con precipitazioni che normalmente raggiungono solamente i 30 mm

all’anno) e il fiume che la attraversa, il Chili, è fortemente inquinato. Questi fattori

hanno portato ad un deterioramento delle aree verdi e quindi ad un ulteriore

peggioramento della qualità già compromessa dell’aria. A peggiorare la situazione

concorre il fatto che la città si trova in un area sismica.

In un simile contesto di degrado generalizzato anche il sistema di gestione dei rifiuti

solidi è particolarmente deficitario. Attualmente esistono 6 discariche ufficiali e 3

abusive che raccolgono parte dei rifiuti prodotti. Queste strutture sono comunque

completamente prive di qualunque sistema di controllo delle emissioni e questo produce

nelle loro vicinanze una situazione insostenibile (odore, insetti, infezioni, emissioni

inquinanti sia liquide che gassose). Bisogna tenere in considerazione inoltre che solo il

44% del rifiuto prodotto viene raccolto e conferito in discarica, il rimanente è

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normalmente buttato in un torrente che attraversa la città e che nei periodi di piena

funge da spazzino.

Fortunatamente le amministrazioni locali hanno capito il problema e hanno cercato di

dare una soluzione al problema. In risposta a questa esigenza è stata stilata Agenda 21

con il proposito di orientare l’azione delle istituzioni in modo da migliorare lo sviluppo

locale, nazionale ed internazionale per avere uno sviluppo sostenibile. Per questo

motivo si sta puntando ad uno sviluppo integrale, in modo che tutti i settori si

impegnino nella gestione ambientale.

Successivamente (febbraio 2002) la provincia di Arequipa con l’assenso del ministero

dell’ambiente ed in collaborazione con molte altre amministrazioni comunali ha stilato

il Plan Provincial Integral de Gestion Ambientale Residuos Solidos (PIGARS). In

questo documento c’è un’interessante descrizione del problema rifiuti, nella quale si

spiega il contesto attuale e come si applica la gestione oggi. Successivamente è

spiegato come dovrebbe essere il piano per la gestione dei rifiuti, i campi di

applicazione, le opportunità e le raccomandazioni per l’applicazione. Il difetto

fondamentale di tale piano sta nel suo essere molto astratto: si tratta solamente di

ipotesi, non c’è nulla di concreto e si lascia ai privati l’iniziativa.

Più concreta appare la legge che a livello nazionale regola questo settore. Infatti dal

punto di vista normativo, la gestione dei rifiuti solidi in Perù è regolata dalla legge n°

27314, emanata il 21 Luglio del 2000 dal Consiglio della Repubblica Peruviana ed

avente il seguente titolo: “Legge generale sui Rifiuti Solidi”.

L’obiettivo di questa legge è quello di stabilire diritti, doveri e responsabilità di tutte le

figure componenti la società civile per assicurare una gestione dei Rifiuti Solidi nel

rispetto dell’ambiente e della salute pubblica. Nel testo della legge sono citate tutte le

figure politiche coinvolte, Ministero della salute, Ministero dei trasporti, Province,

Comuni e soprattutto il CONAM ovvero il Consiglio Nazionale dell’Ambiente. Questo

organo ha il compito di emanare la legge sopra citata, di proporne e di controllarne

l’applicazione.

Queste figure politiche sono chiamate in causa perché la legge vuole dare una linea

politica alla gestione dei rifiuti in cui vengano incentivate le politiche per la raccolta

differenziata, in cui si punti alla riduzione del volume dei rifiuti, in cui si cerchi di

valorizzare il rifiuto. La tendenza proposta è quella di fare dei piani di gestione dei

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rifiuti e poi lasciare il lavoro a ditte private, in modo tale che lo stato svolga solo la

funzione di controllo sia a livello economico (tassazione) che ambientale (controllo

emissioni).

Dal punto di vista tecnico, la legge definisce delle disposizioni generali per la gestione

dei rifiuti. In particolare, si impone che il sistema di gestione dia delle indicazioni sulle

modalità di trasporto, sul tipo di trattamento, sulla disposizione finale, oltre che

prevedere l’individuazione della fonte e l’eventuale commercializzazione.

Questa legge fa anche una classificazione in diverse categorie, in base alla fonte da cui

arriva il rifiuto (domiciliare, commerciale, ospedaliero ecc), dando particolare

attenzione ai rifiuti ospedalieri ed a quelli da attività speciale perché possono costituire i

rifiuti pericolosi, pertanto sottoposti ad una normativa particolare.

Gli articoli rimanenti toccano altri aspetti come quello ambientale (criteri da adottare

per il controllo ambientale), giuridico (diritti e doveri dei cittadini, organi addetti alle

sanzioni …) e prevenzione della salute del personale

Infine la legge dà delle disposizioni complementari per invogliare la creazione di una

coordinazione nazionale, la stesura di un registro per i rifiuti e impone dei termini

temporali entro cui le province devono presentare un piano di gestione in modo da

mettersi in regola.

Volendo commentare questi tre documenti (Agenda 21, PIGARS, legge 27314), si può

affermare che a livello politico il problema è sentito e ci si sta muovendo verso delle

risposte. Purtroppo, però, ci si trova ancora in uno stato di proposte che non hanno

portato, fino ad ora, a nulla di concreto. Solo recentemente è stato fatto un progetto per

la realizzazione di una discarica controllata e si spera che questo sia il primo passo

verso la realizzazione di una serie di interventi concreti.

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Capitolo 2: Descrizione delle tecnologie

Come già premesso nell’introduzione, scopo di questo lavoro è proporre un confronto

tra alcune modalità di smaltimento dei rifiuti solidi urbani attuabili nella città peruviana

di Arequipa. Si ricorda che non sono state prese in considerazione quelle tecnologie che

richiedono impianti tecnicamente avanzati e di difficile gestione.

Questo capitolo offrirà una breve descrizione delle soluzioni ipotizzate, al fine di

evidenziare gli aspetti generali della tecnologia impiegata ed i processi coinvolti.

Discarica controllata:

Generalità:

Questa tecnica richiede che i rifiuti solidi urbani indifferenziati vengano depositati in un

sito apposito, la discarica, ove subiranno una degradazione biologica ad opera di batteri,

sia aerobici sia anaerobici, che vanno ad intaccare la frazione organica . Saranno così

ottenuti: (i) un prodotto solido stabilizzato; (ii) un prodotto gassoso (biogas), composto

essenzialmente da CH4 e CO2; ed (iii) un prodotto liquido, raccolto dal fondo della

discarica, detto percolato.

Il biogas viene ottenuto attraverso tre fasi:

fase aerobica: in essa i batteri aerobici, sfruttando l’ossigeno trasportato dai rifiuti

stessi, producono un biogas formato da CO2 ed H2O. Questa reazione è possibile negli

strati superficiali della discarica (profondità massima 3 metri) per la presenza di

ossigeno che diffonde dall’atmosfera. Oltre alla formazione del biogas si verifica pure

l’idrolisi delle molecole organiche più grosse; tipiche sono le rotture della cellulosa,

dell’amido e delle proteine.

fase acida: è caratterizzata per l’azione di batteri sia facoltativi sia anaerobici e si

suddivide, a sua volta, in due sottofasi: una prima fase acida instabile qualificata

principalmente dalla produzione di idrogeno (raggiunge concentrazioni anche del 25%

vol.). In questo momento la discarica può essere fonte di odori particolarmente molesti.

Una seconda fase di fermentazione acida stabile in cui avviene un’ulteriore idrolisi della

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frazione organica e la formazione di acidi grassi volatili (in particolare acido acetico)

che costituiranno il substrato fondamentale per l’ultima fase. La fase acida descritta può

durare da qualche mese fino a due o tre anni.

Figura 10: Andamento dei principali gruppi batterici responsabili della degradazione anaerobica. Legenda: 1 a,b,c - idrolizzatori di cellulosa, emicellulosa, proteine e cellulosa; 2 a,b - metanigeni acetoclasti e idrogeno ossidanti; 3 – solfato riduttori (Sleat et al., 1987)

fase metanigena: in essa si giunge alla vera e propria formazione del biogas ad opera di

batteri anaerobi obbligati; in particolare operano due famiglie di batteri: gli acetofili,

che sfruttano l’ac. acetico secondo la reazione:

CH3COOH ? CH4+CO2

e gli idrogenofilici. che invece sfruttano idrogeno ed anidride carbonica secondo la

reazione:

4H2+CO2 ? CH4+2H2O

E’ la fase più importante ed anche quelle che dura più a lungo, protraendosi una qualche

decina di anni.

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In questa presentazione si è preferito, per motivi di chiarezza, affrontare distintamente le

tre fasi. Non si trascuri però che, nella realtà della discarica, esse si compiono

contemporaneamente, ma a profondità diverse: in particolare, la produzione del biogas,

richiedendo per il suo formarsi “materiale” di età più avanzata, avverrà a livelli inferiori

ai di 4 metri. Nei seguenti grafici sono rappresentate, in funzione della profondità, le

distribuzioni di alcune famiglie batteriche (Figura 10)e di alcuni prodotti di reazione

(Figura 11).

Figura 11: Distribuzione con la profondità degli acidi organici volatili, azoto ammoniacale, ione solfato, ione cloruro e ione potassio (Sleat et al., 1987)

L’insieme dei passaggi che conducono alla formazione di biogas in discarica sono rappresentati in

Figura 12.

Dei molteplici fattori che influenzano il procedimento in oggetto i principali sono:

- caratteristiche ambientali, con particolare riferimento a precipitazioni,

temperatura e umidità dell’aria;

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- caratteristiche del rifiuto, quali composizione, granulometria, densità ed

umidità;

- modalità di conduzione dell’impianto, ossia geometria della discarica,

modalità di deposito dei rifiuti, tecniche di ottimizzazione usate ecc..

Questi fattori influenzano i batteri operanti in discarica i quali, per lavorare bene,

devono essere numerosi e trovarsi in condizioni ottimali.

La decisione di costruire una discarica controllata è finalizzata a riuscire, oltre che a

raccogliere i rifiuti, pure ad evitare emissioni pericolose e captare il biogas che si forma

in modo da poterlo sfruttare, essendo un gas combustibile mediamente composto da un

45-65% di CH4. Mediamente, però, solo il 50% della sostanza organica (secca) è

composta da C e, di questo, solo il 50% è gassificabile (il rimanente è composto da

plastiche e gomme). Un'altra limitazione deriva dal fatto che i sistemi di captazione del

biogas riescono a captare al massimo il 60% del gas teoricamente generabile. Si può

comunque stimare una produzione di biogas pari a 150-200 m3/t RSU, con valori

massimi dell’ordine di 15-20 m3/t RSU/anno raggiungibili nei primi anni (valore che si

annulla dopo circa trent’anni)

Come già accennato, in discarica si forma pure un altro fluido, il percolato, il quale si

deposita nel fondo della discarica che deve, pertanto, essere impermeabilizzata per

impedire eventuali perdite. La sua formazione è dovuta principalmente alle

precipitazioni atmosferiche le quali, infiltrandosi, provocano la lisciviazione di tutte le

sostanze solubili presenti in discarica. Di particolare pericolosità è il percolato che si

forma nella fase acida, caratterizzato da un elevata presenza di materia organica e da un

pH acido. La pericolosità si attenua nella fase metanigena dove il percolato è detto

“stabilizzato” perché presenta un basso contenuto di sostanze biodegradabili ed ha un

pH debolmente alcalino. Ad ogni modo, in entrambi i casi il liquido risulta inquinato da

sostanze come ferro, manganese, zinco, calcio e magnesio. Per questo il percolato deve

essere accuratamente estratto e poi trattato in maniera adeguata.

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Figura 12: Diagramma dei principali gruppi batterici e rispettivi substrati (modificato da Beker, 1987 e Christensen e Kjeldsen, 1989)

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Anche nel biogas vi sono tracce di elementi quali ossigeno, zolfo e idrocarburi

(mediamente in una percentuale del 4% rispetto alla totalità del gas) i quali provocano

grossi problemi perché sono tossici e sono la causa principale di cattivi odori

(particolarmente pericolosi sono il vinilcloruro, il benzolo e il metilmercaptano). Per tali

composti, nocivi sia per l’uomo sia per la vegetazione, devono essere previsti efficaci

sistemi di abbattimento ed un sistema di monitoraggio che li tenga sotto osservazione.

Infine, si consideri pure che questi gas contribuiscono all’aumento dell’effetto serra,

aumento causato in gran parte da CH4 ma influenzato pure dal CO2.

Analisi tecnica:

Come spiegato in precedenza, la costruzione di una discarica controllata ha lo scopo di

captare e sfruttare economicamente i gas e i liquidi che, altrimenti, uscirebbero dalla

discarica provocando danni all’ambiente.

Nella progettazione di questo tipo di impianto si deve tener presente tre possibili

collocazione: in avvallamento, in rilievo, a ridosso di pendio (Figura 13).

Figura 13: Tipi di discarica: in avvallamento (a), in rilievo (b) ed in pendio (c) (Ragazzi, 2001)

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Per decidere quale tra queste è la soluzione migliore si devono prima fare delle indagini

sul tipo di terreno sul quale nascerà l’eventuale discarica per capirne la stabilità. Queste

indagini sono di vario tipo:

- idrologiche e meteoclimatiche, finalizzate alla previsione della quantità e

qualità del percolato che verrà a formarsi;

- geologiche, geofisiche e geotecniche (prove di permeabilità e studio delle

falde), per capire il comportamento del percolato. In base al tipo di terreno

ed al tipo di discarica è infatti possibile definire il tipo di

impermeabilizzazione da applicare per evitare perdite di percolato. Potrà

trattarsi di barriere naturali (strato di roccia) oppure impermeabilizzazioni

vere e proprie, realizzate artificialmente sia con materiali naturali (argille) sia

con materiali sintetici (plastiche); in merito si veda la Figura 14.

Figura 14: Tipologie di impermeabilizzazione: a) singola naturale; b) singola sintetica; c) singola composita (naturale-sintetica); d) doppia sintetica; e) doppia semicomposita; f) doppia composita (Ragazzi, 2001)

E’ necessaria anche una impermeabilizzazione superficiale al fine di limitare le

infiltrazioni di acqua e soprattutto per limitare le fuoriuscite di gas. Di solito si tratterrà

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di un’impermeabilizzazione di tipo minerale e verrà realizzata ricoprendo l’intera

superficie interessata con uno strato di terreno stabile alto all’incirca un metro. In questa

fascia avverrà l’ossidazione sia del metano sia dell’idrogeno (Figura 15)

Figura 15: Schematizzazione dei flussi di gas che attraversano lo strato di copertura. (Damiani e Gandolla, 1992)

Come gia detto, la discarica deve essere provvista di un sistema di captazione dei gas

prodotti e di un sistema per la raccolta del percolato.

L’impianto riguardante i gas è costituito essenzialmente da (si veda la Figura 21):

- captazione;

- trasporto;

- aspirazione;

- trattamento.

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Figura 16: Rappresentazione dei principali blocchi componenti una discarica controllata. (Damiani e Gandolla, 1992)

Il sistema di captazione prevede dei pozzi o drenaggi che raccolgano il gas. Sono state

individuate diverse tipologie di captazione, alcune delle quali sono evidenziate nelle

figure seguenti:

Figura 17: Pozzetti verticali con sfogo per il percolato accumulato. A) moduli sfalsati collegati tra loro con letti di ghiaia per evitare sovraccarichi sull’impermeabilizzazione di fondo; B) collegamento del pozzetto verticale al dreno di fondo. (Damiani e Gandolla, 1992)

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Figura 18: Captazione del biogas tramite drenaggio di fondo del percolato. (Damiani e Gandolla, 1992)

Figura 19: Captazione centrale del biogas tramite drenaggi orizzontali e/o misti. (Damiani e Gandolla, 1992)

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Figura 20: Captazione verticale del biogas tramite lenti di ghiaia (A) e trincee superficiali per il controllo delle emissioni superficiali (B1 con copertura superficiale, B2 senza copertura ed aspirazione forzata. (Damiani e Gandolla, 1992)

Figura 21: captazione verticale del biogas con collegamento idraulico al dreno di fondo del percolato. Legenda: A) moduli di calcestruzzo forato, cavi all’interno; B) moduli in calcestruzzo forato con riempimento in ghiaia; C) gabbione in rete metallica riempito di ghiaia. (Damiani e Gandolla, 1992)

Ovviamente, sistemi diversi porteranno a volumi di influenza diversi, come prospettato

in Figura 23.

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Figura 22: Schema di una sonda per la captazione del biogas. (Damiani e Gandolla, 1992)

Figura 23: Schematizzazione del volume di influenza per diversi tipi di sistemi di captazione. (Damiani e Gandolla, 1992)

Si noti che il sistema di captazione è suddiviso in tre reti distinte (vedi Figura 24): una

centrale, con lo scopo di aspirare il gas prodotto nel “cuore”; una periferica, per aspirare

il gas che altrimenti uscirebbe dai lati; ed una esterna al perimetro della discarica per

rilevare ed eventualmente captare fughe di gas.