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La guerra del Golfo è il conflitto che oppose l'Iraq ad una coalizione composta da 35 stati formatasi sotto ONU e guidata dagli Stati Uniti, che si proponeva di restaurare la sovranità nel Kuwait, dopo che questo era stato invaso dall'Iraq. La prima guerra del Golfo fu anche un evento mediatico che segna uno spartiacque nella storia dei media. Fu infatti definita La prima guerra del villaggio globale Il 2 agosto del 1990 il ra‘īs (presidente) iracheno Saddam Hussein invase il vicino Stato del Kuwait per via delle sue grandissime riserve di petrolio. Le ragioni dell'invasione sono duplici: la prima consiste in una prova di forza con gli Stati Uniti ed i loro alleati, come conseguenza dell'ambigua politica mediorientale portata avanti dal governo di Washington durante e dopo la Guerra Iran-Iraq[senza fonte]; il secondo rivendicando l'appartenenza del Kuwait alla comunità nazionale irachena, per una questione di identità etnica dato che entrambe facevano parte del regno ottomano, malgrado tuttavia l'Iraq avesse riconosciuto l'indipendenza del piccolo Emirato del golfo Persico quando questo era stato ammesso alla Lega araba. L'invasione provocò delle immediate sanzioni da parte dell'ONU che lanciò un ultimatum, imponendo il ritiro delle truppe irachene. La richiesta non conseguì risultati e il 17 gennaio 1991 le truppe americane, supportate dai contingenti della coalizione, penetrarono in territorio iracheno. Le operazioni di aria e di terra furono chiamate, dalle forze armate statunitensi, Operation Desert Storm motivo per cui spesso ci si riferisce alla guerra usando la locuzione "Tempesta nel deserto". L'intervento della coalizione anti-irachena ha trovato la sua motivazione più concreta nelle risorse petrolifere e nel blocco dei capitali kuwaitiani sulle piazze finanziarie britanniche, statunitensi e asiatiche causato dall'invasione irachena. A poche ore dall'invasione del 2 agosto 1990, la popolazione del Kuwait e le delegazioni statunitensi richiesero un meeting del consiglio di Sicurezza ONU, che aveva approvato la risoluzione 660, dove veniva condannata l'invasione e richiesto il ritiro delle truppe irachene. Il 6 agosto, la risoluzione 661 stabilì delle sanzioni economiche contro l'Iraq. La decisione presa dall'occidente di combattere l'invasione irachena fu incoraggiata dalla potenziale minaccia irachena all'Arabia Saudita. Il rapido successo dell'esercito iracheno aveva infatti esposto pericolosamente il vicino campo petrolifero di Hana a eventuali incursioni irachene. Tra l'Iraq e l'Arabia erano presenti diversi attriti: i debiti generati dalla guerra Iran-Iraq verso l'Arabia ammontavano a 26 miliardi di dollari ed inoltre il confine tra le due nazioni era mal definito. Inoltre la posizione saudita nel frenetico gioco diplomatico che aveva preceduto l'invasione aveva dato all'Iraq

La Guerra Del Golfo

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La guerra del Golfo è il conflitto che oppose l'Iraq ad una coalizione composta da 35 stati formatasi sotto ONU e guidata dagli Stati Uniti, che si proponeva di restaurare la sovranità nel Kuwait, dopo che questo era stato invaso dall'Iraq. La prima guerra del Golfo fu anche un evento mediatico che segna uno spartiacque nella storia dei media. Fu infatti definita La prima guerra del villaggio globaleIl 2 agosto del 1990 il ra‘īs (presidente) iracheno Saddam Hussein invase il vicino Stato del Kuwait per via delle sue grandissime riserve di petrolio. Le ragioni dell'invasione sono duplici: la prima consiste in una prova di forza con gli Stati Uniti ed i loro alleati, come conseguenza dell'ambigua politica mediorientale portata avanti dal governo di Washington durante e dopo la Guerra Iran-Iraq[senza fonte]; il secondo rivendicando l'appartenenza del Kuwait alla comunità nazionale irachena, per una questione di identità etnica dato che entrambe facevano parte del regno ottomano, malgrado tuttavia l'Iraq avesse riconosciuto l'indipendenza del piccolo Emirato del golfo Persico quando questo era stato ammesso alla Lega araba.L'invasione provocò delle immediate sanzioni da parte dell'ONU che lanciò un ultimatum, imponendo il ritiro delle truppe irachene. La richiesta non conseguì risultati e il 17 gennaio 1991 le truppe americane, supportate dai contingenti della coalizione, penetrarono in territorio iracheno. Le operazioni di aria e di terra furono chiamate, dalle forze armate statunitensi, Operation Desert Storm motivo per cui spesso ci si riferisce alla guerra usando la locuzione "Tempesta nel deserto". L'intervento della coalizione anti-irachena ha trovato la sua motivazione più concreta nelle risorse petrolifere e nel blocco dei capitali kuwaitiani sulle piazze finanziarie britanniche, statunitensi e asiatiche causato dall'invasione irachena.A poche ore dall'invasione del 2 agosto 1990, la popolazione del Kuwait e le delegazioni statunitensi richiesero un meeting del consiglio di Sicurezza ONU, che aveva approvato la risoluzione 660, dove veniva condannata l'invasione e richiesto il ritiro delle truppe irachene. Il 6 agosto, la risoluzione 661 stabilì delle sanzioni economiche contro l'Iraq.La decisione presa dall'occidente di combattere l'invasione irachena fu incoraggiata dalla potenziale minaccia irachena all'Arabia Saudita. Il rapido successo dell'esercito iracheno aveva infatti esposto pericolosamente il vicino campo petrolifero di Hana a eventuali incursioni irachene. Tra l'Iraq e l'Arabia erano presenti diversi attriti: i debiti generati dalla guerra Iran-Iraq verso l'Arabia ammontavano a 26 miliardi di dollari ed inoltre il confine tra le due nazioni era mal definito. Inoltre la posizione saudita nel frenetico gioco diplomatico che aveva preceduto l'invasione aveva dato all'Iraq chiara dimostrazione di come i propositi del suo presidente (esponente dell'ala panaraba del partito socialista Baath) non fossero condivisi dal Sultano di Riad. Subito dopo la vittoria sul Kuwait, Hussein iniziò ad attaccare verbalmente la dinastia saudita, affermando che le nazioni amiche degli Stati Uniti erano guardiane illegittime delle città sante de la Mecca e di Medina. Hussein combinò il linguaggio dei gruppi islamici che erano stati recentemente combattuti in Afghanistan con la retorica usata dall'Iran per attaccare i sauditi.Nel 1980 l'allora presidente Jimmy Carter fece la seguente dichiarazione riguardante la sicurezza della regione del golfo Persico, che divenne nota come la dottrina Carter:« ...il tentativo di una forza esterna di controllare la regione del golfo Persico sarà considerata come un assalto agli interessi vitali degli Stati Uniti d'America, e come tale sarà respinto con tutti i mezzi necessari, inclusa la forza militare »Il presidente Ronald Reagan illustrò nel 1981 questa politica dichiarando che gli Stati Uniti avrebbero usato la forza per proteggere l'Arabia Saudita, la cui sicurezza era minacciata dalla guerra tra Iran e Iraq. In base a questo e temendo che l'esercito iracheno potesse lanciarsi in un'invasione dell'Arabia, il presidente George H. W. Bush annunciò che gli Stati Uniti avrebbero intrapreso una missione "totalmente difensiva" chiamata operazione Desert Shield per prevenire un'invasione dell'Arabia da parte degli iracheni. Le truppe statunitensi furono inviate nell'Arabia il 7 agosto 1990.[9] L'8 agosto l'Iraq dichiarò che parti del Kuwait sarebbero state annesse alla provincia di Basra mentre il resto avrebbe costituito la 19ª provincia dell'Iraq.[10]

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La Marina statunitense mobilitò due gruppi navali, le portaerei USS Dwight D. Eisenhower e la USS Independence presenti nell'area assieme alle loro scorte. Un totale di 48 F-15 Eagle del 1st Fighter Wing alla base aerea di Langley in Virginia giunsero in Arabia Saudita, iniziando immediatamente pattugliamenti del confine iracheno per rilevare e prevenire avanzate irachene. Le truppe di terra raggiunsero le 500 000 unità. Gran parte del materiale logistico venne trasportato per via aerea o tramite navi da carico veloci. Tuttavia gli analisti militari erano concordi nel ritenere che le forze statunitensi sarebbero state insufficienti per fermare un'eventuale invasione irachena dell'Arabia Saudita.Tra le varie risoluzioni ONU, la più importante fu la numero 678, approvata dal Consiglio di Sicurezza il 29 novembre, dove era stabilito l'ultimatum per la mezzanotte del 15 gennaio 1991 Eastern Standard Time (altrimenti ore 08:00 am del 16 gennaio 1991 ora locale dovuta a una differenza di 8 ore tra Washington Eastern Standard Time e Baghdad) per il ritiro delle truppe irachene ed erano autorizzati "tutti i mezzi necessari per sostenere e implementare la risoluzione 660", una formula diplomatica per l'approvazione dell'uso della forza.Gli Stati Uniti assemblarono una coalizione di forze contro l'Iraq. Essa era costituita da 34 nazioni: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Bahrain, Bangladesh, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Danimarca, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania, Grecia, Honduras, Italia, Kuwait, Marocco, Nuova Zelanda, Niger, Norvegia, Paesi Bassi, Oman, Portogallo, Qatar, Regno Unito, Senegal, Spagna, Sudafrica, Corea del Sud e gli stessi Stati Uniti d'AmericaAlcune nazioni furono restie nell'unirsi alla coalizione; alcune convinte che la guerra riguardava una questione interna del medio oriente ed altre preoccupate dall'aumento dell'influenza statunitense in Kuwait. Infine comunque molte nazioni si convinsero delle intenzioni belligeranti dell'Iraq verso gli altri stati arabi e offrirono aiuti economici.L'Italia ha partecipato schierando nel golfo Persico sin dall'inizio dell'invasione del Kuwait una forza navale nell'Operazione Golfo 2 e partecipato ai bombardamenti con dei cacciabombardieri Tornado IDS. Al termine delle ostilità alcuni cacciamine hanno continuato a operare per bonificare le acque da mine navali.Ecco una tabella con il numero di truppe schierate e i maggiori eventi che hanno caratterizzato l'impegno di ciascun paese:[11]