La Metafisica di Aristotele

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  • 8/10/2019 La Metafisica di Aristotele

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    Noemi Massa

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    ARISTOTELE

    1. LA METAFISICA

    1.1 Il quadro delle scienze

    Per Aristotele esistono tre tipologie di scienze:

    Scienze teoretichesono la metafisica, la fisica e la matematica. Hanno come oggetto

    ci che non pu essere diverso da come ovvero il necessario, ed il loro scopo

    la conoscenza disinteressata della realt. Come metodo, utilizzano quello

    dimostrativo.

    Scienze pratiche e scienze poietiche sono quasi analoghe in quanto entrambehanno come oggetto il possibile e come scopo lorientamento dellagire, ma si

    differenziano in quanto quelle pratichesono rappresentate dalletica e della politica

    e indagano lambito dellagire sia individuale che collettivo, mentre quelle poietiche

    sono rappresentate dalle belle arti e le tecniche ed indagano sullambito della

    produzione di opere ritenendo che un oggetto creato abbia un esistenza autonoma

    rispetto al soggetto che lo ha creato. Utilizzano quindi un metodo non dimostrativo.

    1.2 Il concetto di metafisicaLa metafisica la parte della filosofia che si occupa dello studio delle cause ultime del

    reale, le quali vanno al di l delle apparenze dei sensi: Aristotele decide di indicare tale

    disciplina con il nome di filosofia prima.

    Nella sua opera per, il filosofo diede ben quattro definizioni di metafisica, ed afferma che

    essa studia: le cause e i principi primi; lessere in quanto essere; la sostanza; Dio e la

    sostanza immobile. Tra questi, quello a cui venne data maggiore rilevanza il secondo, in

    quanto studiare lessere in quanto essere significa studiare la realt in generale, ovvero unaspetto comune e fondamentale di tutta la realt. Infatti il dominio dellessere diviso

    nelle singole scienze, dove quindi ognuna ne studia una dimensione ben precisa (Es: la

    matematica ha come oggetto lessere come quantit, la fisica lessere come movimento).

    Solo la metafisica considera lessere in quanto tale, a prescindere dagli elementi che lo

    compongono. Possiamo dire perci che stata proprio questa la grande scoperta di

    Aristotele, in quanto essa in grado di giustificare il lavoro delle scienze singole e porre

    quindi la filosofia come presupposto indispensabile di ogni ricerca.

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    1.3 I significati dellessere e la sostanza

    Lessere e i suoi molti significati

    Ponendosi la domanda che cos lessere? Aristotele giunge alla conclusione che questopu venire intesto in modi differenti.

    Se inteso sempre come esistere si dice che viene considerato in modo univoco, ma

    questo porta ad un problema: se lesistenza venisse indicata in modo univoco con la parola

    essere allora aggiungervi una negazionenon negherebbe solo lattributo, ma lesistenza

    stessa del soggetto. E qui che troviamo lerrore della filosofia Parmenidea, la quale

    affermava infatti che ci che , , e non pu non essere (Es: Il foglio non bianco. Per

    Aristotele la negazione non significa che il foglio non esiste, mentre per Parmenide si, in

    quanto vi una negazione dellessere). E sbagliato per intendere anche lessere in modo

    equivoco, ovvero attribuendo ad esso ogni volta un significato diverso a seconda del

    contesto. Non rimane quindi che intendere lessere in modo polivoco: ci significa che

    possiamo anche considerare lessere con significati diversi, ma in essi riconosciamo un

    comune significato di fondo.

    Dalle categorie alla sostanza

    Aristotele attribuisce quindi allessere molteplici aspetti, ovvero lessere intesto come:

    accidente;categorie; vero; atto e potenza. La pi importante fra queste definizioni la

    seconda, lessere come categorie. Con questo termine Aristotele vuole indicare le

    caratteristiche che ogni essere ha e non pu fare a meno di avere. Se quindi le categorie, in

    senso ontologico, sono i generi supremi dellessere (ossia i modi fondamentali in cui la

    realt si presenta), in senso logico sono i diversi modi in cui lessere si predica delle cose.

    Fra tutte le categorie che lessere pu avere, quella pi importante la sostanza.

    Questultima infatti sempre, in qualche modo, presupposta dalle altre. Possiamo quindi

    considerarla come centro di riferimento delle categorie, seppure ci implichi due

    conseguenze:

    Lessere non ha un unico significato ne innumerevoli significati tutti diversi fra loro,

    bens molteplici significati uniti fra loro da un comune riferimento alla sostanza.

    Ogni cosa pu quindi essere definita essere in quanto esprime la sostanza o qualche

    aspetto di essa.

    Se lessere viene identificato con le categorie le quali risiedono tutte nella sostanza

    la domanda principale non sar pi che cos lessere, ma che cos la

    sostanza?.

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    Dal principio di non contraddizione alla sostanza

    Aristotele afferma che la metafisica debba associarsi con le altre scienze. Le scienze

    utilizzano un metodo di astrazione, ovvero rimuovono dalle cose ogni carattere differente

    da quelli che vogliono prendere in considerazione. Stabiliscono quindi dei principigenerali (o assiomi) che hanno a che fare con la specifica natura delloggetto della loro

    indagine. Cosi come le scienze deve procedere la filosofia, la quale dovrebbe appunto

    ridurre i molteplici significati della parola essere ad un significato unico e fondamentale.

    Per arrivare a ci la filosofia ha quindi bisogno di un assioma, ovvero il principio di non

    contraddizione. Aristotele esprime tale principio in due modi:

    E impossibile che la stessa cosa insieme inerisca e non inerisca alla medesima cosa

    e secondo il medesimo rispetto

    E impossibile che la stessa cosa insieme sia e non sia

    Nella prima formula viene espressa limpossibilit logicadi affermare e negare allo stesso

    tempo uno stesso predicato in uno stesso soggetto. Nella seconda formula invece vi

    limpossibilit ontologicache un essere sia e non sia allo stesso tempo. Ontologicamente

    quindi il principio di non contraddizione sta a significare che ogni essere ha una natura

    determinata, ed Aristotele chiama appunto sostanza la natura di un essere qualsiasi.

    La dimostrazione del principio di non contraddizioneSecondo il pensiero aristotelico non tutto pu essere dimostrato, perch tutte le

    dimostrazioni devono avere un fondamento ultimo che a sua volta deve essere dimostrato,

    ma cos facendo si proseguirebbe allinfinito. Sebbene quindi non tutto pu essere

    dimostrato, Aristotele pone comunque il principio di non contraddizione come principio

    pi saldo di tutti. In quanto assioma per, esiste un fondamento ultimo in grado di

    dimostrare tale principio? Aristotele a ci risponde affermando che questo metodo c, ed

    quello di confutazione, che non dimostra direttamente il principio ma nega che

    questultimo possa essere negato (quindi che non sia vero). Di conseguenza, se non pu

    essere negato, devessere per forza affermato. Aristotele segue alcuni passaggi per

    affermare ci:

    Consideriamo che unipotetica persona voglia negare il principio di non

    contraddizione. A questa persona attribuiremo di conseguenza il nome di

    negatore, ed in quanto talequindi, negando il principio di non contraddizione,

    coerente, poich in quanto negatore lo sta appunto negando.

    Se costui provasse poi a dimostrare la contraddizione, quindi ci che inveceaffermerebbe il principio, si contraddirebbe perch per dimostrare che il principio

    vero automaticamente ne diventa il sostenitore (in quanto i sostenitori lo

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    sostengono, e provano quindi a dimostrarlo); ma lui gi il negatore, quindi

    secondo lo stesso principio egli non pu essere sia il sostenitore che il negatore.

    Se poi decidesse di non parlare pi, quindi non affermare pi nulla, sarebbe il suo

    stesso comportamento a tradirlo.

    Come abbiamo visto quindi, negare il principio di non contraddizione al quanto

    improbabile, di conseguenza questultimo pu essere ritenuto dimostrato come

    fondamento imprescindibile di ogni discorso.

    1.4 Che cos la sostanza?

    Abbiamo ormai capito che la sostanza lessere dellessere, e che il problema dellessere

    per Aristotele si concreta appunto nella sostanza. Con il termine sostanza Aristotele

    intende lindividuo che funge da soggetto reale di propriet e da soggetto logico di

    predicati. Per rendere il concetto sulla concretezza individuale della sostanza poi,

    Aristotele utilizza il termine questo qui, il quale un ente autonomo appunto (ovvero

    che a differenza degli altri possiede vita propria). Ogni sostanza forma un sinolo, ovvero

    ununione indissolubile tra forma e materia. Per Aristotele la formanon la natura esterna

    di una cosa, bens la struttura che la rende quella che ; la materia invece ci di cui una

    cosa fatta (quid) che funge da sostrato del suo divenire. La forma lelemento attivo del

    sinolo, che struttura la materia, di conseguenza la materia lelemento che viene

    strutturato dalla forma. Questultima, la forma, quindi ci che costituisce la sostanzialit

    della sostanza, ovvero che fa si che un qualcosa sia ci che . Ecco perch Aristotele

    chiama sostanza soprattutto la forma. Perci alla domanda che cos la sostanza? il

    filosofo risponde che: il sinolo concreto di forma e materia e che, al tempo stesso, la

    forma che fa si che il sinolo sia ci che .

    Intesa come forma, la sostanza lessenzanecessaria di una cosa, ovvero la struttura che

    la definisce e organizza. Ma dalla sostanza in quanto essenza necessario distinguere

    laccidente, ovvero una caratteristica casuale della sostanza. Oltre a questo, Aristoteleparola di un accidente non-casualeriferendosi a una qualit che, seppure non deriva dalla

    sostanza comunque strettamente legata ad essa. A differenza degli accidenti casuali,

    questi ultimi risultano nellambito del sapere.

    1.5 Le quattro cause

    Aristotele afferma che la conoscenza e la scienza consistono nel rendersi conto della causa

    delle cose. Secondo il suo pensiero esistono inoltre diversi tipi di cause, in quanto il perch

    di una cosa pu variare. Enumera infatti quattrotipologie di cause:

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    Le tipologie del movimento

    Aristotele individua quattro tipi di movimento:

    I. Movimento locale: spostamento di un corpo da un posto a un altro

    II. Movimento qualitativo:in un sostrato varia una caratteristica fondamentale

    III. Movimento quantitativo: accrescimento o diminuzione di una certa quantit

    IV. Movimento sostanziale:nascita e morte

    I primi tre movimenti avvengono in una sostanza immutata, perci non avviene un

    passaggio dal non essere allessere ma il passaggio dellesserein un modo o in un luogo

    differente. Per quanto riguarda lultimo tipo di movimento si parla della sostanza, dove in

    questo caso non muta un quantit della sostanza stessa ma nasce o muore il soggetto.

    Tuttavia, questo non vuol dire che la sostanza provenga dal non esere.

    Potenza e atto

    Per poter concepire il divenire della sostanza, Aristotele elabora il concetto di potenza e

    atto. La potenza rappresenta la possibilit della materia di assumere una determinata

    forma, mentre latto la realizzazione di tale capacit. La potenza collegata alla materia

    mentre latto alla forma, infatti la materia per definizione la possibilit di assumere

    forme diverse, mentre la forma la realt in atto di queste possibilit. Il punto di partenza

    del divenire quindi la materia come potenza pura o privazione di una certa forma,

    mentre il punto finale sarebbe lassunzione di tale forma.

    La materia prima e la forma pura

    Oltre a materia e forma ed potenza e atto troviamo unaltra caratteristica chepresuppone

    altre due cause: il movimento. Questo infatti presuppone la causa efficiente, che da inizio

    al divenire e la causa finale che la fine del divenire. Sebbene in natura i movimenti vanno

    dalla materia alla forma, ci che forma pu anche diventare materia (perch la forma il

    punto di arrivo di un movimento, mentre la materia la partenza di un movimento

    ulteriore). Giungiamo quindi alla conclusione che una stessa cosa pu essere considerata

    sia forma che materia a seconda del punto di vista da cui la si osserva.

    Sempre riguardo il divenire, Aristotele parla poi di materia prima, la quale

    assolutamente priva di determinazione. E infatti un qualcosa che pu divenire

    qualcosaltro, ovvero la materia-madre.La materia prima per comunque una nozione

    puramente teorica che non si pu conoscere in quanto ci che abbiamo nel mondo solo

    materia gi formata. Se parliamo invece di forma pura, possiamo dire che essa costituiscela sostanza pi alta delluniverso,infatti una perfezione totalmente realizzata.

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    1.8 La concezione aristotelica di Dio

    Metafisca e teologia

    Dei quattro significati della metafisica elencati prima ne rimangono da spiegare due:quello secondo cui la metafisica la scienza delle cause ultimee quello secondo cui la

    scienza di Dio. Come scienza, sar la teologia ad occuparsi di indagare su Dio.

    Gli studiosi ritenevano che il concetto di metafisica espresso come teologia era

    contrastante di quello di metafisica espresso invece come ontologia. Ma ragionando, se

    nella metafisica viene analizzato in primo luogo lessere in quanto essere e nella teologia vi

    il culmine speculativo di tale studio, allora questi due significati possono coesistere in

    maniera logica.

    La dimostrazione dellesistenza di Dio

    Nella metafisica Aristotele fornisce una prova dellesistenza di Dio. Tale prova si basa

    sulla cinematica, ovvero sul movimento, che viene inteso come capacit di assumere

    nuove forme o condizioni. Aristotele afferma che tutto ci che in moto necessariamente

    mosso da altro, ma se questo altro a sua volta in moto significa che mosso da unaltra

    entit ancora. Questo andrebbe avanti allinfinito, perci deve esserci per forza un

    principio primoche rappresenta la causa iniziale di ogni movimento possibile. Aristotele

    identifica questo movimento con Dio.

    Gli attributi di Dio

    Dio atto puro, ovvero senza potenza quindi senza movimento, poich Dio essendo un

    essere immobile non soggetto al divenire. Non contiene perci in s materia, quindi pu

    essere considerato come forma pura. Dio poi eterno, in quanto causa i movimenti

    delluniverso, anchessi eterni. Aristotele per si pone una domanda: come pu Dio

    muovere un motore immobile? Egli stesso risponde che Dio non muove come causaefficientema come causa finale, ovvero come oggetto damore. Dio quindi Perfezione

    che, pur essendo impassibile, esercita una forza calamitante verso il mondo.

    Secondo Aristotele, laspirazione del mondo volta verso Dio presenta due protagonisti: la

    materia primache tende verso la perfezione e Dio,che essendo perfezione assoluta attrae

    a s la materia. Quindi luniverso, secondo la concezione Aristotelica, uno sforzo della

    materia a raggiungere Dio, di prendere forma quindi. Di conseguenza non Dio che

    ordina il mondo, ma il mondo che si auto-ordina poich aspira a Dio.

    Alla domanda invece cosa pensa Dio? Aristotele risponde che, in quanto essere puro e

    perfetto in tutto e per tutto non pu che pensare cose perfette, poich nel caso in cui

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    pensasse cose imperfette diventerebbe anchegli imperfetto, e questo come abbiamo visto

    non possibile.