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TESI DI BACHELOR DI GIULIA MARINONI BACHELOR OF ARTS IN PRIMARY EDUCATION ANNO ACCADEMICO 2017/2018 LA MOTRICITÀ FINE FRA I BANCHI DI SCUOLA RELATRICE CHIARA ZURETTI

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TESI DI BACHELOR DI

GIULIA MARINONI

BACHELOR OF ARTS IN PRIMARY EDUCATION

ANNO ACCADEMICO 2017/2018

LA MOTRICITÀ FINE FRA I BANCHI DI SCUOLA

RELATRICE

CHIARA ZURETTI

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Ci tengo particolarmente a ringraziare Chiara Zuretti, relatrice di questo lavoro di tesi, per l’aiuto

e il sostegno che mi ha concesso durante questo percorso e per la sua disponibilità durante i nostri

incontri.

Ringrazio immensamente anche Michele Egloff e Andrea Plata, ricercatori del CIRSE, per la loro

disponibilità e per aver accettato di aiutarmi, accompagnarmi e ascoltarmi nell’ultimo periodo di

realizzazione del mio lavoro di diploma.

Ringrazio anche le ergoterapiste Corinna Franscini, Simona Santoro e Lietta Santinelli per la loro

gentilezza e i preziosi consigli forniti nel corso del mio lavoro di tesi.

Un sentito ringraziamento anche alla mia collega che mi ha consigliato di scegliere questo tema

così come ai “miei bambini”, i quali hanno sempre affrontato con entusiasmo le attività che ho

proposto.

Per finire, un sincero grazie ai miei genitori, a mia sorella, ai miei amici (in particolare Lucia) e al

mio ragazzo che hanno sempre creduto in me e mi hanno supportata (e sopportata) durante questo

cammino.

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Abstract

Giulia Marinoni

Bachelor of Arts in Primary Education

La motricità fine fra i banchi di scuola Relatrice: Chiara Zuretti

Diverse ricerche mostrano come le competenze di motricità fine influenzano in maniera importante

il rendimento scolastico dell’allievo così come la sua vita quotidiana. Per questo motivo è anche

compito degli insegnanti facilitare e garantire lo sviluppo di queste abilità fra le mura scolastiche.

La motricità fine risulta essere una competenza fondamentale per quanto riguarda la capacità di

scrittura e, nello specifico, la presa della matita. Nella presente ricerca, sono stati presi in analisi

cinque casi ai quali sono state somministrate delle prove concernenti la presa della matita e la

precisione del tratto di scrittura a seguito di un intervento mirato sull’attivazione della competenza

di motricità fine. Lo scopo del presente lavoro era di osservare in che misura degli interventi sulla

motricità fine influenzassero la presa della matita e la precisione del tratto dell’allievo. L’analisi dei

dati raccolti non conferma completamente quanto ipotizzato: l’impugnatura degli allievi non ha

subito miglioramenti ma, la precisione del tratto di scrittura, è progredita rispetto alle osservazioni

ricavate all’inizio della ricerca.

Parole-chiave: motricità fine – presa della matita – attività grafo-motorie – apprendimento della

scrittura

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Sommario

Introduzione ......................................................................................................................................... 1  

Quadro teorico ...................................................................................................................................... 2  

L’entrata nella lingua scritta ............................................................................................................ 2  

L’evoluzione dell’apprendimento della scrittura ............................................................................. 3  

Scrivere: un processo lungo e complesso ........................................................................................ 4  

La motricità fine e la presa della matita ........................................................................................... 6  

Come aiutare i bambini? ................................................................................................................ 11  

A scuola ...................................................................................................................................... 11  

Domanda di ricerca e ipotesi .............................................................................................................. 14  

La domanda di ricerca .................................................................................................................... 14  

L’ipotesi di ricerca ......................................................................................................................... 14  

Disegno di ricerca .............................................................................................................................. 15  

Popolazione e criteri di selezione ................................................................................................... 15  

Interventi proposti .......................................................................................................................... 17  

Pre- e post-test ................................................................................................................................ 21  

Presentazione dei risultati .................................................................................................................. 23  

Analisi della presa della matita ...................................................................................................... 23  

Allievo A. ................................................................................................................................... 23  

Allievo B. ................................................................................................................................... 23  

Allievo C. ................................................................................................................................... 24  

Allievo D. ................................................................................................................................... 24  

Allievo E. ................................................................................................................................... 24  

Analisi della precisione del tratto ................................................................................................... 25  

Allievo A. ................................................................................................................................... 25  

Allievo B. ................................................................................................................................... 26  

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Allievo C. ................................................................................................................................... 27  

Allievo D. ................................................................................................................................... 27  

Allievo E. ................................................................................................................................... 28  

Discussione dei risultati ..................................................................................................................... 29  

Conclusioni ........................................................................................................................................ 31  

Limiti .............................................................................................................................................. 32  

Piste di sviluppo ............................................................................................................................. 32  

Bibliografia e sitografia ..................................................................................................................... 34  

Bibliografia .................................................................................................................................... 34  

Sitografia ........................................................................................................................................ 36  

Allegati ............................................................................................................................................... 37  

Allegato 1: fotografia presente sul banco di A. ............................................................................. 37  

Allegato 2: presa interdigitale distale di A. .................................................................................... 37  

Allegato 3: presa quadridigitale laterale di B. ................................................................................ 38  

Allegato 4: presa quadridigitale di C. ............................................................................................ 38  

Allegato 5: presa tridigitale laterale di D. ...................................................................................... 39  

Allegato 6: presa palmare a quattro dita di E. ................................................................................ 39  

Allegato 7: interventi ..................................................................................................................... 40  

Allegato 8: ginnastica delle mani (attività selezionate da Fantuzzi & Tagliazucchi, 2009) .......... 44  

Allegato 9: pre- e post-test ............................................................................................................. 47  

Allegato 10: tabella d’osservazione (pre- e post-test) .................................................................... 50  

Allegato 11: percorso pre-test svolto da A. .................................................................................... 51  

Allegato 12: percorso post-test svolto da A. .................................................................................. 52  

Allegato 13: copiatura di parole e non parole svolto da A. (pre-test) ............................................ 53  

Allegato 14: copiatura di parole e non parole svolto da A. (post-test) .......................................... 56  

Allegato 15: percorso pre-test svolto da B. .................................................................................... 59  

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Allegato 16: percorso post-test svolto da B. .................................................................................. 60  

Allegato 17: copiatura di parole e non parole svolto da B. (pre-test) ............................................ 61  

Allegato 18: copiatura di parole e non parole svolto da B. (post-test) ........................................... 64  

Allegato 19: percorso pre-test svolto da C. .................................................................................... 67  

Allegato 20: percorso post-test svolto da C. .................................................................................. 68  

Allegato 21: copiatura di parole e non parole svolto da C. (pre-test) ............................................ 69  

Allegato 22: copiatura di parole e non parole svolto da C. (post-test) ........................................... 72  

Allegato 23: percorso pre-test svolto da D. .................................................................................... 75  

Allegato 24: percorso post-test svolto da D. .................................................................................. 76  

Allegato 25: copiatura di parole e non parole svolto da D. (pre-test) ............................................ 77  

Allegato 26: copiatura di parole e non parole svolto da D. (post-test) .......................................... 80  

Allegato 27: percorso pre-test svolto da E. .................................................................................... 83  

Allegato 28: percorso post-test svolto da E. .................................................................................. 84  

Allegato 29: copiatura di parole e non parole svolto da E. (pre-test) ............................................ 85  

Allegato 30: copiatura di parole e non parole svolto da E. (post-test) ........................................... 88  

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Giulia Marinoni

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Introduzione

Nel corso delle pratiche professionali svolte presso il Dipartimento di formazione e apprendimento

(DFA) ho potuto notare che, soprattutto in prima elementare e alla Scuola dell’infanzia, venivano

proposte attività con lo scopo di stimolare la motricità fine1. In seconda elementare, invece, queste

pratiche erano completamente abbandonate dai docenti titolari per privilegiare probabilmente le

discipline scolastiche. Durante la PP3 svolta in una pluriclasse 1a-2a elementare nel Mendrisiotto,

ho potuto osservare attività di prescrittura di lettere e numeri che portavano gli allievi a scrivere in

diverse maniere: nella sabbia, sdraiati sotto al banco su un foglio appeso sopra la loro testa, su un

giornale, sulla lavagna con il dito, con delle corde, ecc.

Come sostenuto dalla letteratura scientifica attorno a questo tema, le competenze di motricità fine

influiscono molto sull’andamento scolastico del bambino e una lacuna in quest’ambito può avere

delle ripercussioni sull’allievo stesso (Bart, Hajami & Bar-Haim, 2007; Gaul & Issartel, 2006;

Grissmer, Grimm, Aiyer, Murrah & Steele, 2010; St. John, 2013). Secondo Grissmer et al. (2010)

alcune problematiche nell’ambito della motricità fine possono essere associate a delle difficoltà di

apprendimento così come a dei disturbi di comportamento e del linguaggio e a dei deficit di

attenzione. Inoltre, avere una scarsa motricità fine ha un impatto negativo sulle competenze di cura

di sé necessarie a scuola (Grissmer & al., 2010). I bambini avranno quindi difficoltà a vestirsi da

soli, ad abbottonarsi i vestiti, ad allacciarsi le scarpe, a mangiare autonomamente e a praticare una

buona igiene personale. In più, tali difficoltà nell’ambito della motricità fine possono influire sul

concetto di sé del bambino, il quale potrà avere difficoltà a livello relazionale, una scarsa autostima

e una maggiore tendenza a isolarsi (Bart & al., 2007).

Il presente lavoro di tesi intende osservare ed esercitare le capacità di motricità fine in una classe di

seconda elementare del Cantone Ticino. Più precisamente, tale lavoro si focalizza sull’osservazione

qualitativa da parte della docente-ricercatrice per quanto riguarda la presa della matita e la

precisione del tratto di cinque allievi presenti in classe, prima e dopo aver proposto loro (e al resto

della classe) delle attività legate allo sviluppo delle competenze di motricità fine.

1 La motricità fine è la capacità di coordinare un gruppo di piccoli muscoli necessari per completare un compito o partecipare a un’attività (St. John, 2013).

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La motricità fine fra i banchi di scuola

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Quadro teorico

L’entrata nella lingua scritta

La lingua scritta è un oggetto culturale che necessita di un apprendimento guidato e situato.

Richiede inoltre un processo di acculturazione che si sviluppa attraverso la comprensione della

funzionalità della lingua scritta, l’appropriazione delle sue pratiche per arrivare alla comprensione

dei suoi meccanismi interni. Bisogna però sottolineare che non tutte le comunità hanno e utilizzano

la lingua scritta ma impiegano unicamente la forma orale come ad esempio le tribù aborigene

(Bocchi & Antonini, 2016).

Il processo d’entrata nella lingua scritta non si riduce soltanto a un insieme di abilità motorie e

sensoriali e all’acquisizione della capacità ad associare elementi privi di significato, nello specifico

fonemi2 e grafemi3, ma dà ampia importanza all’attività del soggetto (Bocchi, 2015). Per il

bambino, le parole scritte rappresentano un oggetto di conoscenza che suscitano la sua curiosità e

conducono l’individuo a porsi delle domande. Questo processo permette al bambino di formulare

delle ipotesi, di controllare se sono valide o meno, di confrontarsi di fronte a contraddizioni e, se è il

caso, di formulare altre rappresentazioni sempre più pertinenti alle caratteristiche del sistema

alfabetico.

Nel corso degli anni avviene un’evoluzione che, secondo Bocchi (2015), porta il bambino a essere

in grado di capire che il nostro sistema di scrittura fa riferimento a relazioni che esistono fra lingua

orale e scritta. Ferreiro e Teberosky (1985) hanno individuato tre periodi fondamentali che

caratterizzano questo processo, all’interno dei quali è possibile considerare diversi livelli.

Il primo periodo è caratterizzato dalla differenza che esiste fra segni grafici figurativi e segni grafici

non figurativi. In altre parole, il bambino inizia a fare distinzione fra disegno e scrittura. In questa

fase appaiono i primi grafismi, ad esempio l’imitazione del corsivo.

In seguito avviene un secondo periodo che corrisponde alla costruzione di diversi tipi di scrittura

tenendo in considerazione il principio di quantità minima e di varietà interna. I bambini credono che

2 Fonema: suono linguistico adottato da una certa lingua come unità minima fonologica con valore distintivo (Bocchi & Antonini, 2016). 3 Grafema: segno che in un sistema grafico (alfabetico, sillabico o ideografico) costituisce l'unità grafica minima (Bocchi & Antonini, 2016).

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Giulia Marinoni

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per scrivere qualcosa vi sia bisogno di utilizzare al minimo 2-3 caratteri (quantità minima) e che,

per far sì che lo scritto abbia significato, sia necessario che non ci siano troppe ripetizioni della

stessa lettera (varietà interna): ad esempio la sequenza “TTT” è scartata dal bambino ma “OTU” è

tenuta in considerazione. In questo momento, scritture identiche possono ricevere diverse

interpretazioni a dipendenza del contesto di riferimento (solitamente in questa fase appaiono lettere

convenzionali riconducibili alle lettere del proprio nome). Durante questo periodo i bambini non

sono difatti coscienti delle proprietà dei diversi tipi di scrittura. Una grande evoluzione si presenta

quando i bambini scoprono il principio di decontestualizzazione che permette loro di comprendere

che una scrittura non cambia di senso quando cambia il contesto: la forma scritta determina il

significato della parola scritta.

Da ultimo, il terzo periodo è caratterizzato dalla fonetizzazione della scrittura. All’interno di questo

periodo i bambini formulano ipotesi a più livelli: sillabico, sillabico-alfabetico e alfabetico.

All’inizio di questo periodo il bambino scopre che la lingua scritta corrisponde a quella orale. Più

precisamente, il bambino cerca di stabilire delle corrispondenze fra carattere convenzionale e sillaba

(fase sillabica). In una tappa successiva, il bambino raggiunge la fase sillabica-alfabetica nella quale

regola e corregge la sua produzione fino ad anticipare la giusta quantità di sillabe di una parola. Più

tardi, durante la fase alfabetica, il bambino scopre che ogni segno della scrittura corrisponde a un

valore sonoro minimo (fonema). In altre parole il bambino padroneggia la corrispondenza fra

grafema e fonema.

A seguito dei tre periodi descritti da Ferreiro e Teberosky (1985), l’evoluzione della scrittura

termina nella fase ortografica, nella quale si sviluppa nel bambino la capacità di far coincidere un

suono a un gruppo di lettere (ad esempio gn, gl, ecc.).

L’evoluzione dell’apprendimento della scrittura

L’evoluzione della scrittura nel corso dell’apprendimento riguarda sia gli aspetti statici (la forma

delle lettere, la grandezza, gli spazi e l’allineamento) che dinamici (la durata del movimento, il

profilo di velocità, quante volte si alza la matita dal foglio e la pressione) della scrittura (Bara &

Gentaz, 2010).

All’inizio dell’apprendimento, l’attenzione dei bambini è interamente orientata sul tratto della

matita che forma la lettera della quale imparano la forma e l’accento è messo sulla padronanza della

forma e sulla riproduzione “fedele” del modello proposto (Bara & Gentaz, 2010). In generale, i

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La motricità fine fra i banchi di scuola

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bambini tracciano delle lettere di grande dimensione e si possono osservare delle spaccature nei

tratti così come dei tremolii. Secondo van Mier (2006), i bambini di 4-5 anni producono dei gesti

continui (onde) o discontinui (zig-zag) producendo dei piccoli movimenti interrotti da delle pause.

Nel corso dell’apprendimento, il numero di queste pause nel movimento diminuisce.

La dimensione delle lettere al primo anno di Scuola elementare è molto grande rispetto a quella

auspicata dai docenti e si riduce notevolmente fra il primo e il secondo anno di Scuola elementare.

Fra i 7 e i 9 anni, si può osservare una diminuzione progressiva della dimensione del segno

tracciato, della durata di realizzazione del tratto e del numero e della durata delle pause. Fra i 9 e 10

anni si nota un forte aumento della velocità di scrittura che genera però un peggioramento

temporaneo nella precisione e nella qualità del tratto prodotto (Bara & Gentaz, 2010). Questo

momentaneo “declino” è probabilmente dovuto dal fatto che il bambino personalizza la propria

scrittura utilizzando uno stile misto (miscuglio di lettere in corsivo e in stampatello minuscolo).

Tale personalizzazione comporta un aumento della velocità di scrittura rispetto ai bambini che

utilizzano soltanto il corsivo o lo stampatello minuscolo. A partire dai 10 anni i cambiamenti nella

scrittura sono minimi e quest’ultima continua ad automatizzarsi (Bara & Gentaz, 2010).

La ricerca condotta da Chartrel e Vinter (2006), nella quale adulti e bambini di 7, 8 e 9 anni

avevano come compito di scrivere alcune lettere in corsivo con o senza informazioni visive, mostra

come l’assenza di feedback visivi condizioni maggiormente i movimenti dei bambini rispetto a

quelli degli adulti. Le produzioni dei bambini subiscono infatti un aumento della velocità, della

lunghezza dei tratti che formano la lettera, della fluidità e della pressione. Le stesse autrici

ritengono che l’automatizzazione della scrittura, la quale si traduce in un miglioramento della

velocità di scrittura, sopraggiungerebbe in parte grazie al passaggio da un modo di controllo dei

movimenti retroattivi (basati sui feedback sensoriali) a un modo di controllo proattivo (basato su un

programma motorio interno). Difatti, all’inizio dell’apprendimento i bambini utilizzano, mentre

tracciano una lettera, dei feedback sensoriali (visivi e cinestetici) provenienti dai propri movimenti

(che devono essere necessariamente lenti, affinché le informazioni sensoriali possano essere

recuperate e utilizzate). Questo processo di automatizzazione risulta essere molto importante

durante un’attività di scrittura e sarà spiegato più dettagliatamente nel capitolo successivo.

Scrivere: un processo lungo e complesso

La scrittura è un’attività complessa nella quale si attivano contemporaneamente molte competenze:

senso-motorie, d’attenzione, cognitive e linguistiche. In effetti, per noi adulti scrittori esperti,

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sembrerebbe essere un processo semplice e naturale come andare in bicicletta o allacciarsi le

stringhe ma, in realtà, quest’impressione è il risultato di un apprendimento complesso e di

un’automatizzazione dei gesti di scrittura. Basterebbe provare a ricopiare quest’ultima frase con la

nostra mano dominante e poi ripetere l’esercizio con la mano non dominante per capire che il

compito si complica notevolmente. Nel secondo caso, l’esercizio di copiatura richiede attenzione

sostenuta, lo sguardo si focalizza sulla mano e sulle tracce lasciate dalla penna, i movimenti della

mano rallentano e la dimensione del tratto aumenta (Bara & Gentaz, 2010).

La scrittura è un processo multisensoriale che implica l’integrazione di sistemi visivi, motori,

sensoriali e percettivi. Inoltre, la scrittura è un’integrazione di forma delle lettere (codice

ortografico), di pronuncia delle lettere (codice fonologico) e di forma scritta delle lettere (codice

grafo-motorio). L’apprendimento della scrittura è un processo lungo e l’appropriazione di questa

competenza richiede l’automatizzazione di certe capacità, in particolare grafo-motorie e

ortografiche (Lavoie & Morin, 2013; Medwell & Wray, 2008). Gli autori sostengono che lo

sviluppo della competenza di scrittura richiede la coordinazione di un gran numero di capacità

cognitive e metacognitive. Del resto, nei primi anni di Scuola elementare, il bambino dedica la

maggior parte della sua energia cognitiva (se non addirittura la totalità) alla gestione ortografica e

grafo-motoria della scrittura a discapito della pianificazione e della revisione dell’attività di

scrittura (Lavoie & Morin, 2013). L’automatizzazione permette all’allievo di distribuire l’attenzione

da un processo di ordine inferiore (in questo caso la scrittura) a delle competenze di ordine

superiore necessarie alla composizione di un testo scritto, ossia la capacità di pensiero.

È per questo motivo che è importante automatizzare certi meccanismi nell’atto di scrittura (ad

esempio il recupero in memoria dell’ortografia delle parole, l’attività grafo-motoria legata ai

movimenti per tracciare le lettere,…) in modo che l’allievo possa dedicarsi alla gestione delle

attività cognitive più complesse coinvolte nella produzione di un testo.

L’attività grafo-motoria è quindi un elemento fondamentale nell’atto di scrittura e, presentare dei

problemi in questa competenza, influenza di conseguenza la qualità dello scritto. In generale, circa

un quinto degli studenti in età tra i 6 e i 25 anni presenta delle difficoltà grafo-motorie (Santinelli,

2010). Questo tipo di difficoltà può avere quindi delle ripercussioni sullo sviluppo della competenza

di scrittura.

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La motricità fine fra i banchi di scuola

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A tal proposito Fantuzzi e Tagliazucchi (2009) sostengono che è importante agire specificamente

sulla componente grafo-motoria proponendo attività inerenti alla stimolazione e al potenziamento

dei prerequisiti motori specifici della scrittura, ossia:

- la coordinazione oculo-manuale ossia la capacità coordinativa specifica di controllo e di

regolazione dei movimenti dell’arto superiore e della mano, movimenti continuativamente

controllati dall’analizzatore visivo (l’occhio) (Meinel, 2000);

- la coordinazione dinamica dell’arto superiore che include la presa di coscienza e l’utilizzo

differenziato dell’arto superiore, al fine di rendere possibile la posizione stabile del braccio

steso, sulla quale si attiva la manualità fine della mano;

- la motricità fine della mano.

La motricità fine e la presa della matita

La motricità fine è la capacità di coordinare un gruppo di piccoli muscoli necessari per completare

un compito o partecipare a un’attività (St. John, 2013). In altre parole, è il prodotto di movimenti

precisi che richiedono il controllo muscolare di diverse parti del corpo. Tali gruppi di muscoli sono

concentrati in tre aree: la faccia, le mani e i piedi.

La motricità fine, per essere adeguata all’attività di scrittura, deve soddisfare determinate

caratteristiche quali la precisione, la forza muscolare, la coordinazione neuromuscolare e

l’automatizzazione (Fantuzzi & Tagliazucchi, 2009). La precisione è caratterizzata dall’isolamento

dei movimenti interessati nella scrittura cioè movimenti globali che interessano la spalla, il braccio,

l’avambraccio e il gomito e quelli fini caratterizzati dai movimenti della mano, del polso e delle

dita. La forza muscolare interessa prevalentemente la mano e permette i movimenti di estensione

che sono alla base della scrittura stessa. Poca forza nelle dita potrebbe dare origine a una scarsa

precisione del gesto grafico: in questo caso, l’atto di scrittura tende a coinvolgere i movimenti

dell’avambraccio, della spalla e perfino del tronco. Tale situazione genera nel bambino

affaticamento e tratti grafici poco armonici. La coordinazione neuromuscolare indica la

coordinazione di muscoli agonisti (muscoli principali che si contraggono durante un determinato

movimento) e antagonisti (contrapposti a quelli agonisti), che evita la comparsa di tensione

fornendo fluidità e armonia al gesto grafico. L’automatizzazione racchiude gli schemi motori

necessari all’esecuzione dei movimenti e dei tratti di scrittura (Fantuzzi & Tagliazucchi, 2009). In

altre parole, tale competenza comporta un aumento della velocità di scrittura in quanto i movimenti

delle lettere sono ormai interiorizzati.

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Giulia Marinoni

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Uno studio condotto da McHale e Cermak (1992) ha rivelato che i bambini trascorrono tra il 30% e

il 60% della giornata scolastica svolgendo attività legate alla motricità fine (ad esempio scrivere

spontaneamente o copiando dalla lavagna, disegnare, ritagliare, piegare fogli, ecc.). Secondo St.

John (2013), molti studi hanno riconosciuto l’importanza dello sviluppo della motricità fine nelle

mura scolastiche: la motricità fine è una competenza fondamentale e può influenzare positivamente

lo sviluppo dell’allievo a scuola. Vi è inoltre una relazione fra competenze di motricità fine ben

sviluppate e una migliore riuscita scolastica così come dei comportamenti sociali positivi. Al

contrario, delle competenze deboli per quanto concerne la motricità fine possono contribuire

all’insuccesso scolastico (Grissmer & al., 2010).

La motricità fine è quindi in stretto contatto con il mondo scolastico poiché correlato con le capacità

di scrittura, lettura e linguaggio orale: tutte competenze attivate durante le lezioni che proponiamo

alle nostre classi. Secondo Grissmer et al. (2010), la scrittura esige motricità fine nelle mani così

come la coordinazione oculo-manuale. Parlare richiede motricità fine in quanto controlla la

produzione del suono. Mentre la lettura necessita dell’utilizzo della motricità fine per controllare il

movimento degli occhi mentre quest’ultimi rilevano le parole.

La scrittura è la coordinazione di diversi elementi legati alla motricità fine. A questo proposito,

secondo St. John (2013), l’allievo deve difatti possedere la coscienza della posizione di mani e

braccia nello spazio (propriocezione) così come articolazioni stabili sotto la mano. La posizione

della mano, per essere adeguata durante un’attività di scrittura, deve essere al di sotto della linea di

scrittura; una posizione della mano “a gancio”, ossia al di sopra della linea, rende difficoltoso tale

processo: tale posizione si riscontra particolarmente nei mancini a causa dell’adattamento posturale

che devono attuare per facilitare la visione della scrittura stessa (Fantuzzi & Tagliazucchi, 2009). In

questo senso, però, è consigliabile un “adattamento ecologico” attraverso la rotazione del foglio di

45 gradi verso destra. Un’altra caratteristica necessaria è la capacità di manipolare le dita per tenere

la matita (o un qualsiasi strumento per scrivere) e controllare la mano. Il bambino deve anche

padroneggiare le abilità di seguire le lettere e le parole mentre scrive e quella di spostare la linea

mediana del proprio corpo. Il bambino deve inoltre avere la coordinazione di entrambi i lati del

corpo. Tutti questi fattori si devono produrre simultaneamente mentre si scrive.

Prima di iniziare a scrivere le lettere o le parole, un bambino deve essere capace di tenere e di

manipolare uno strumento di scrittura (matita, pennarello, penna, ecc.). Tale processo è facilitato da

una buona presa della matita; le prese possono essere primitive (o immature), transitorie e mature

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La motricità fine fra i banchi di scuola

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(Promoting Literacy Development, n.d.). Inizialmente il bambino favorisce un tipo di presa

primitivo, questa prensione è caratterizzata dal fatto che lo strumento di scrittura è impugnato come

se fosse un pugnale (cfr. figura 1) ed è quindi tenuto inizialmente nel palmo della mano. Il

movimento si genera principalmente dalla spalla; il braccio e la mano si spostano come un’unità.

Progressivamente il bambino dovrebbe entrare nella fase delle prese transitorie (cfr. figura 2) per

poi arrivare alla presa matura a lui più funzionale. Una presa è detta transitoria quando la matita o,

più in generale, lo strumento di scrittura, è impugnato da tutte le dita e il palmo della mano è rivolto

verso il basso. I movimenti si producono principalmente a livello del gomito; l’avambraccio e la

mano si muovono come se fossero un’unità. La prensione si sviluppa quindi durante i primi anni di

vita e arriva alla sua “maturazione” intorno ai 6 anni.

Fig. 1 - Esempio di presa primitiva Fig. 2 - Esempio di presa transitoria

Promoting Literacy Development (n.d.).

Secondo Zwicker (2005), una presa della matita adeguata e funzionale è necessaria per permettere

al bambino di controllare i tratti prodotti della matita. La presa della matita varia secondo l’età del

bambino: passa da una presa palmare (la matita è tenuta in tutta la mano, cfr. figura 3) a una

quadridigitale statica (il braccio si muove ma le dita restano ferme, cfr. figura 4) per poi arrivare a

una presa dinamica nella quale anche le dita si muovono (cfr. figura 5). Una buona prensione della

matita è importante al fine di evitare fatica muscolare e per aumentare la velocità di scrittura.

Fig. 3 - Presa palmare (12-18 mesi) Fig. 4 - Presa quadridigitale statica (3;6-4 anni)

Fig. 5 - Presa dinamica (4;6-6 anni)

Yern (n.d).

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Giulia Marinoni

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Una presa, per essere funzionale, deve soddisfare i seguenti criteri (Bernotti, Coppi, Genasci,

Valletta & Veronelli, 2012):

- permettere l’esecuzione di un gesto grafico ritmato, scorrevole e veloce;

- favorire una grafia chiaramente leggibile;

- permettere alle articolazioni e alla muscolatura di non essere sollecitate eccessivamente, quindi

non causare affaticamento e dolori;

- essere stabile e permettere movimenti differenziati delle dita.

La maggior parte dei bambini fra 4-6 anni sviluppa una presa di tipo tridigitale dinamica (Tseng &

Cermak, 1993): in questo tipo di presa il pollice e l’indice afferrano la matita, mentre quest’ultima

appoggia sul dito medio.

Secondo Fantuzzi e Tagliazucchi (2009) la prensione tridigitale (o “a tre dita” o tripode) permette

una coordinazione neuromuscolare efficace, per questo motivo è importante sviluppare e potenziare

tale posizione. Sebbene tale presa sia la più promossa dagli ergoterapisti e gli educatori, Zorzetto e

Santinelli (2016) sostengono invece che non esiste la presa ideale; ciò che può essere utile ai

bambini con difficoltà in quest’ambito è una rieducazione che rende la presa più funzionale (ad

esempio sviluppare le competenze di motricità fine, rendere più dinamica la presa della matita,

rafforzare la propriocezione, ecc.).

Tseng (1998) ha realizzato un sistema esaustivo di classificazione a seguito dei suoi studi sullo

sviluppo della presa della matita fra i bambini taiwanesi di età prescolare. Secondo questa

classificazione, la presa tridigitale laterale e quella quadridigitale dinamica sono delle prese mature

equivalenti a quella tridigitale dinamica in termini di leggibilità e/o velocità. Dennis e Swinth

(2001) hanno identificato un quarto modello di presa, quello quadridigitale laterale, dichiarato

idoneo al compito di scrittura. Santinelli (2010) sostiene che la presa interdigitale distale è

ugualmente accettata come presa funzionale. Tale presa riduce la pressione sul pollice ed è

consigliata in caso di dolori.

I tipi di presa individuati dagli studi di Tseng e colleghi sono i seguenti: presa tridigitale dinamica

(cfr. figura 6); presa tridigitale laterale (cfr. figura 7); presa quadridigitale dinamica (cfr. figura 8);

presa quadridigitale laterale (cfr. figura 9); presa a quattro dita (cfr. figura 10); presa interdigitale

distale (cfr. figura 11).

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Fig. 6 - Presa tridigitale dinamica Fig. 7 - Presa tridigitale laterale Fig. 8 - Presa quadridigitale dinamica

Fig. 9 - Presa quadridigitale laterale Fig. 10 - Presa a quattro dita Fig. 11 - Presa interdigitale distale

Tseng (1998); Dennis & Swinth (2001) citati in Koziatek & Powell (2003).

Una ricerca condotta da Koziatek e Powell (2003) su un campione di 99 allievi di quarta elementare

concernente il tipo di presa utilizzato durante la scrittura ha portato i seguenti risultati: il 38% degli

allievi usa la presa tridigitale dinamica, il 22% impiega la presa tridigitale laterale, il 21% quella

quadridigitale laterale e il 18% ha una presa di tipo quadridigitale dinamico. Secondo gli autori è

responsabilità degli insegnanti (e degli ergoterapeuti in ambito scolastico) decidere quando la

leggibilità della scrittura, la velocità e la presa della matita sono funzionali ai bisogni educativi.

Bernotti et al. (2012) sostengono che, in base a quanto affermato nell’opera di Case-Smith (2005),

un intervento di modifica dell’impugnatura può essere necessario se il bambino presenta dolori,

fatica, crampi e forte tensione muscolare mentre scrive. Un altro aspetto da tenere in considerazione

è l’abilità della mano; se tale capacità è ridotta nel formare lettere e nella velocità di esecuzione

allora un intervento è auspicabile. Gli autori suggeriscono di intervenire anche nel caso in cui i

movimenti della dita risultano limitati a causa del poco spazio che si crea tra pollice e indice

durante la presa della matita (commissura indice-pollice troppo chiusa). Inoltre, se durante l’attività

di scrittura, il bambino esercita una forte pressione sulla matita e sul foglio (e di conseguenza lo

buca o rompe la mina della matita) e la sua presa copre la visuale, allora si può pensare a un

intervento specifico sull’impugnatura.

Sorge quindi spontaneo il quesito sul perché il docente dovrebbe preoccuparsi della prensione della

matita dei propri allievi: in effetti, secondo St. John (2013), una presa sbagliata può contribuire ad

affaticare la mano, può rendere più difficile l’esecuzione dell’atto di scrittura e può incidere in

modo considerevole sulla velocità di scrittura.

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Come aiutare i bambini?

Oggigiorno, i bambini crescono in un ambiente in cui sono maggiormente esposti a dispositivi

digitali come televisori, tablet e console per videogiochi. L'ambiente in cui i “bambini moderni”

crescono può essere abbastanza passivo, causando comportamenti sedentari che limitano le varie

esperienze di movimento richieste per lo sviluppo motorio (Gaul & Issartel, 2016). Questi fattori

influiscono negativamente sui livelli di sviluppo delle competenze motorie e, in particolare, sulle

abilità di motricità fine. Uno studio condotto da O’Brien, Belton & Issartel (2016) mostra come su

242 ragazzi irlandesi di 11-14 anni, soltanto l’11% ha raggiunto il livello di padronanza di nove

competenze di motricità fine testate. Ciò è particolarmente preoccupante considerando che tutte le

abilità dovrebbero essere padroneggiate già al decimo anno di età (Gallahue & Ozmun, 2006).

Resta una domanda, questi cambiamenti ambientali influiscono positivamente o negativamente

sullo sviluppo delle abilità di motricità fine? Alcuni videogiochi o l'utilizzo di tablet attivano la

motricità fine, perciò ci si potrebbe aspettare che questi cambiamenti possano potenzialmente

sviluppare le abilità motorie dei bambini. D'altra parte, alcune abilità di motricità fine potrebbero

essere a rischio provocando così una mancanza di destrezza nelle dita e nelle mani (anche a causa

della riduzione dell’impiego di strumenti come matite colorate, forbici, plastilina e altri oggetti di

utilizzo quotidiano). Per tale motivo, Gaul e Issartel (2016) sostengono che delle buone abilità in

motricità fine influenzano positivamente lo sviluppo dei bambini poiché consentono la

partecipazione ad attività di vita quotidiana (ad esempio nel gioco, nell'educazione e nelle

interazioni sociali). Si evince perciò l’importanza di stimolare e allenare tali abilità anche in ambito

scolastico.

A scuola

Secondo Bara e Gentaz (2010), per aiutare i bambini a scrivere le lettere, è utile migliorare le

capacità di motricità fine: gli autori hanno effettivamente dimostrato che la qualità e la velocità di

scrittura di un gruppo di bambini di 12-14 anni sono migliorate grazie a delle attività di prescrittura

proposte nell’arco di quattro mesi e destinate a sviluppare le competenze di motricità fine. La

pressione del tratto è invece diminuita (rispetto al gruppo controllo, il quale non era stato sottoposto

a questo tipo di esercizi).

Un’altra proposta degli autori menzionati in precedenza è di utilizzare l’esplorazione visuo-tattile

per migliorare la percezione della lettera e del gesto motorio per eseguirla. L’interesse di utilizzare

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il tatto è un modo per migliorare la rappresentazione visiva delle lettere, di insistere sulla direzione

del tratto, di ampliare le informazioni cinestetiche (esplorazione lettere di piccole e grandi

dimensioni), di agire sull’influenza reciproca dei feedback visivi e cinestetici (esplorazione con e

senza controllo visivo) e di proporre diverse attività motorie (con o senza penna). I risultati

mostrano che l’esplorazione tattile delle lettere incise ha permesso di migliorare la produzione dei

tratti durante la scrittura delle lettere in maniera più importante rispetto a un’esplorazione

unicamente visiva. Nel caso in cui i bambini hanno potuto toccare delle lettere in rilievo, vi è un

miglioramento più importante del numero di lettere riconosciute dopo esplorazione tattile rispetto a

quella visiva. In sintesi, sembrerebbe che le attività che sollecitano l’esplorazione tattile di lettere

agiscano al contempo sulla qualità della rappresentazione della lettera in memoria e sull’esecuzione

del gesto motorio.

Per aiutare i bambini nel compito di scrittura, St. John (2013) e Cabergo74 (2009), un’associazione

francese di ergoterapisti, suggeriscono di prestare attenzione agli strumenti di scrittura, alla

superficie sulla quale si scrive, al tipo di carta o ai supporti di scrittura e alla posizione in cui si

trova il soggetto mentre scrive.

Gli evidenziatori, le penne gel e le matite portamina scivolano facilmente sulla carta e ciò richiede

una forza minore esercitata dalla mano e aiuta a evitare un senso di fatica. L’utilizzo di matite corte,

piccoli pezzi di gesso e matite rotte può, invece, migliorare la presa della matita e aumentare la

forza della mano. L’utilizzo di matite a sezione triangolare facilita un tipo di prensione adeguata. Se

un allievo ha la tendenza a calcare troppo, si può proporgli di utilizzare delle matite con la mina

dura (H) piuttosto che morbida, in questa maniera i suoi lavori risulteranno più puliti. Per quanto

riguarda la penna, è preferibile usare penne a inchiostro senza pennino poiché quest’ultime

richiedono un maggiore adattamento da parte del bambino (orientamento del pennino e pressione).

I docenti possono anche variare le superfici di scrittura: una lavagna inclinata può aiutare a

sostenere la mano dell’allievo portandolo ad acquisire forza e resistenza mentre scrive. Questo tipo

di supporto può anche influenzare il campo visivo del bambino, rendendo più semplice vedere ciò

che si scrive. La scelta di proporre delle superfici verticali su cui scrivere (ad esempio le lavagne, le

lavagne bianche, i cavalletti, ecc.) favorisce la forza muscolare nelle spalle, nel collo e nella

schiena, oltre al lavoro che avviene nei muscoli legati alla motricità fine delle mani e degli occhi.

Variare anche il tipo di carta aiuta l’allievo: testare una gamma di carta su cui scrivere può aiutare

l’allievo a identificare quella a lui più idonea. Secondo lo studio Cabergo74 (2009), le linee di

scrittura sono dei punti di riferimento importanti che permettono ai bambini di scrivere bene le

lettere: per questo motivo è importante utilizzare dei fogli nei quali si distingue nettamente la linea

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principale (si potrebbe anche evidenziarla con un colore) evitando di fornire all’allievo degli

strumenti senza alcun punto di riferimento. Quest’aspetto è sostenuto anche da St. John (2013):

l’aggiunta di una riga più scura o di una linea evidenziata può aiutare visivamente l’allievo. Sono

anche disponibili dei tipi di carta con le righe in rilievo in modo da aiutare gli allievi con difficoltà

visuo-spaziali a orientarsi e fornire loro un riferimento tattile da cui partire.

Le ergoterapiste di Cabergo74 (2009) sostengono che è fondamentale prestare attenzione

all’installazione del bambino (la sua posizione) in quanto influenza la qualità della sua produzione.

L’allievo si trova in una corretta posizione se i suoi piedi sono ben appoggiati e le ginocchia sono

piegate a 90 gradi, se il banco è più alto di qualche centimetro rispetto ai suoi gomiti e se la sua

mano non-dominante stabilizza il foglio. Eventualmente si può pensare di fornire uno sgabello per

favorire l’appoggio dei piedi. Le ragioni per le quali un bambino potrebbe non adottare una

posizione adeguata e alle quali un docente è tenuto a prestare attenzione sono le seguenti: una

mancanza di forza e resistenza nei muscoli del tronco, un posto di lavoro non adatto (altezza del

banco o della sedia, luminosità, ecc.), delle difficoltà a livello visivo e la stanchezza (Cabergo74,

2009).

L’articolo di St. John (2013) sostiene un approccio multisensoriale dell’insegnamento della

scrittura: inizialmente gli allievi dovrebbero tracciare le lettere facendo dei grandi movimenti

motori e utilizzando il proprio corpo facilitando così il riconoscimento della sequenza motoria della

lettera. In un secondo momento, la sequenza motoria dovrebbe essere praticata in materiali non

convenzionali come ad esempio la sabbia, il sale, la schiuma da barba, ecc. Soltanto in seguito a

queste esercitazioni si può pensare di proporre agli allievi di riprodurre la sequenza motoria sulla

carta. Difatti, le esperienze visive, vestibolari4, cinestetiche e tattili mandano messaggi al cervello e

promuovono lo sviluppo degli automatismi (McMurray, Drysdale & Jordan, 2009).

Il docente che evita o ignora le difficoltà in motricità fine dei suoi allievi, soprattutto nei primi anni

di scuola dell’obbligo, può scatenare delle ripercussioni negative sulle capacità di lettura e scrittura

dei bambini (St. John, 2013).

4 Legate all’apparato vestibolare, ossia porzione dell’orecchio interno che contiene i recettori dell’equilibrio (Treccani).

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La motricità fine fra i banchi di scuola

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Domanda di ricerca e ipotesi

La domanda di ricerca

Il presente lavoro di diploma ha come scopo quello di indagare in che misura delle attività

incentrate sulla motricità fine abbiano un impatto sulla presa della matita e sulla precisione del

tratto. Secondo quanto riportato dalla letteratura, lavorare sulla motricità fine è fondamentale al fine

di favorire una miglior qualità di vita del bambino sia in ambito scolastico che sociale (Bart & al.,

2007; Gaul & Issartel, 2006; Grissmer & al., 2010; St. John, 2013). Inoltre, secondo McHale e

Cermak (1992), gli allievi trascorrono in media più della metà della giornata scolastica svolgendo

attività di motricità fine. Per aiutare gli allievi in questo senso, gli insegnanti possono applicare e

utilizzare alcune tecniche o “trucchetti” durante le loro lezioni: ad esempio variare gli strumenti di

scrittura o il tipo di carta (Cabergo74, 2009; St. John, 2013). Fantuzzi e Tagliazucchi (2009), Bara e

Gentaz (2010), così come il Centro di Ergoterapia Pediatrica (CEP), propongono delle attività che

mobilitano ed esercitano le competenze di motricità fine.

Sulla base di queste argomentazioni è possibile formulare la seguente domanda di ricerca: in che

modo un intervento mirato sulla motricità fine ha un’influenza sulla presa della matita e sulla

precisione del tratto durante un’attività di scrittura.

L’ipotesi di ricerca

La motricità fine è uno dei prerequisiti fondamentali necessari al compito di scrittura (Fantuzzi &

Tagliazucchi, 2009; St. John, 2013). Un altro aspetto importante è la capacità di tenere lo strumento

di scrittura fra le dita e controllare la mano così come la posizione del proprio corpo durante

l’attività di scrittura (Fantuzzi & Tagliazucchi, 2009). Tale processo può essere favorito da una

presa funzionale; alcuni autori sostengono che la presa che comporta una maggior coordinazione

neuromuscolare, leggibilità, fluidità e velocità è quella tridigitale (Fantuzzi & Tagliazucchi, 2009;

Tseng, 1998). Non esiste tuttavia, secondo Zorzetto e Santinelli (2016), un tipo di presa ideale: le

due autrici ritengono che la presa può essere “rieducata” in modo da renderla maggiormente

funzionale al bambino intervenendo sulla motricità fine, motricità globale, la postura, ecc.

A seguito di tali argomentazioni è possibile ipotizzare che delle migliori competenze di motricità

fine migliorano di riflesso sia la presa della matita da parte dell’allievo sia la precisione del tratto.

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Giulia Marinoni

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Disegno di ricerca

Popolazione e criteri di selezione

Per svolgere questo lavoro di diploma è stato utilizzato un approccio qualitativo. Più precisamente,

questa ricerca tratta una serie di casi; i casi in esame sono cinque allievi di seconda elementare. Per

scegliere quali bambini considerare nella ricerca, sono stati elaborati i seguenti criteri di inclusione:

l’allievo impiega un tipo di presa “particolare” e poco funzionale (cfr. criteri per una presa

funzionale di Bernotti & al., 2012); durante le attività quotidiane che richiedono abilità di motricità

fine (ad esempio allacciarsi il grembiule o le scarpe, utilizzare le forbici, ecc.) l’allievo mostra più

di una difficoltà; durante il compito di scrittura l’allievo presenta una postura non adeguata. Al

contrario, non sono stati selezionati gli allievi che: impiegano un tipo di presa funzionale; durante le

attività quotidiane che richiedono abilità di motricità fine mostrano una difficoltà o nessuna; durante

il compito di scrittura presentano una postura adeguata. È stato inoltre domandato alla docente

titolare e alla docente di sostegno quali allievi della classe potessero beneficiare maggiormente

dell’intervento, tenendo in considerazione i criteri di inclusione. In seguito, sono state confrontate le

tre liste (quelle della docente-ricercatrice, docente titolare e docente di sostegno) che hanno

mostrato come gli allievi A., B., C., D. e E.5 fossero presenti in tutti e tre i casi.

A., B., C., D. ed E. sono allievi di una seconda elementare del Cantone Ticino, composta da 19

bambini (sette maschi e dodici femmine). La loro età è compresa fra i 7 e i 9 anni.

A. è un’allieva vivace e abbastanza esuberante. È seguita da un’ergoterapista privata a causa di

difficoltà a livello di motricità fine e visuo-spaziali. La docente titolare e l’ergoterapista svolgono

ogni tanto degli incontri in cui si scambiano informazioni e si aggiornano in base a quanto osservato

sulla bambina. A. è una gemella omozigote nata prematura che ha dovuto passare i primi mesi della

sua vita in un’incubatrice. Spesso, osservando la bambina, ho notato che quando si muove, scende

le scale, gioca in palestra e cammina esegue dei movimenti scoordinati che la portano a inciampare

e, in certi casi, a cadere. Sul banco di A. è stata posizionata, in maniera visibile alla bambina, una

5 Per garantire l’anonimato, durante tutto l’elaborato scritto, verranno utilizzate le prime cinque lettere dell’alfabeto in riferimento agli allievi protagonisti del lavoro di ricerca.

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La motricità fine fra i banchi di scuola

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fotografia della sua mano mentre impugna la matita in modo funzionale (cfr. allegato 1): questa

scelta è stata fatta in accordo con l’ergoterapista privata. Attualmente A. non utilizza più i gommini

sulla matita quando scrive però la sua impugnatura risulta essere poco funzionale e richiede molta

energia alla bambina nello svolgere le attività di scrittura. Ogni giorno, la mia collega ed io,

ripetiamo ad A. di impugnare la matita proprio come è rappresentato nella fotografia. A. è

destrimano e impiega un’impugnatura non funzionale (cfr. allegato 2) anche per quanto concerne

altri strumenti di scrittura come pennarelli, pennelli, penna, forbici, ecc. L’allieva presenta difficoltà

nelle attività di ritaglio presentando lavori poco precisi. Una volta a settimana, A. lavora in gruppo

con la docente di sostegno insieme ad altri tre compagni per quanto riguarda la materia di italiano.

B. è un’allieva sorridente e molto disponibile. Anche lei, come A., è seguita da un’ergoterapista

privata, con la quale purtroppo non ho avuto occasione di confrontarmi. B. è un’allieva ripetente

proveniente da un’altra scuola del territorio. Intorno a lei è attiva una rete di specialisti, ossia l’ARP

(Autorità Regionale di Protezione), uno psicologo e una curatrice, che si occupa della bambina e

della sua famiglia. Nonostante ciò, B. si è inserita molto bene nel nuovo contesto scolastico.

Secondo quanto ho potuto osservare durante quest’anno scolastico la bambina fatica a ritagliare in

modo più o meno preciso e la sua impugnatura risulta essere di tipo quadridigitale laterale (cfr.

allegato 3). B., una volta a settimana, lavora in gruppo con la docente di sostegno insieme ad altri

due compagni di classe per quanto concerne la materia di matematica. B. è destrimano.

C. è un allievo educato ma molto timido che fatica a esprimersi oralmente davanti agli altri,

risponde spesso in modo chiuso senza articolare e argomentare i propri pensieri e partecipa

difficilmente di sua spontanea volontà. C. frequenta il servizio di logopedia presente in sede. Una

volta a settimana lavora in gruppetto con la docente di sostegno per italiano. La calligrafia di C.

appare spesso poco precisa e quando gli domando di rileggere ciò che ha scritto fatica a svolgere

quanto richiesto. C. è destrimano, la sua presa risulta essere quadridigitale ma le prime tre dita della

mano sono particolarmente in tensione durante le attività di scrittura e di conseguenza la sua

impugnatura è disfunzionale (cfr. allegato 4).

D. è un allievo piuttosto timido ma disponibile con l’adulto e i compagni. Raramente partecipa di

sua spontanea volontà e, se interrogato, risponde in modo chiuso, oppure non risponde del tutto. D.

lavora due volte a settimana in gruppetti con la docente di sostegno per matematica e italiano, ha

inoltre ripetuto la prima elementare. È seguito inoltre da una logopedista privata una volta a

settimana. D. è mancino, a volte fatica a utilizzare lo spazio a disposizione per scrivere e capita che

dimentichi qualche lettera o pezzo di parola. La sua impugnatura è di tipo tridigitale laterale e, fra

tutte quelle dei cinque allievi osservati, risulta essere la più funzionale (cfr. allegato 5).

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E. è un allievo curioso, molto partecipe, a volte esuberante. La presa di E. risulta essere poco

funzionale in quanto ogni tanto l’allievo riferisce di avere male alla mano nei casi in cui sta

svolgendo compiti di scrittura (soprattutto nei dettati). E. impiega un tipo di presa palmare, infatti,

tiene la matita con quattro dita affaticando eccessivamente la mano (cfr. allegato 6). E. non è

seguito da nessun specialista privato e non frequenta le ore settimanali di sostegno.

Interventi proposti

Gli interventi proposti a grande gruppo, nella fase centrale della ricerca, sono stati pensati in modo

che potessero declinarsi in altre discipline: toccavano, infatti, principalmente italiano e matematica

(cfr. allegato 7). Tali attività vertono sulla motricità fine e, più precisamente, come sostengono

Fantuzzi e Tagliazucchi (2009), sulle caratteristiche che deve soddisfare nell’atto di scrittura ossia

la precisione, la forza muscolare, la coordinazione neuromuscolare e l’automatizzazione. Le attività

si possono essenzialmente dividere in due gruppi: il primo gruppo include tutte quelle attività nelle

quali sono stati impiegati degli strumenti non convenzionali (come pennelli, perline, mollette,

pinze, ecc.) che attivano le capacità di motricità fine; il secondo gruppo racchiude la “ginnastica

delle mani” ossia degli esercizi per le dita che vengono proposti prima di iniziare delle attività di

scrittura. Questo tipo di attività è stato estrapolato dal libro di Fantuzzi e Tagliazucchi (2009) in cui

vengono illustrati “degli esercizi prassico-motori relativi a gesti e a movimenti delle braccia, delle

mani e delle dita” (Fantuzzi & Tagliazucchi, 2009, p. 23). Lo scopo di tali esercizi è, secondo le due

autrici, quello di stimolare la coordinazione dinamica degli arti superiori e la motricità fine.

Alcune delle attività proposte in fase centrale della ricerca sono state riproposte in giornate diverse

per due motivi: in primo luogo, essendo attività a postazioni, poiché avevano una durata piuttosto

corta (circa 15 minuti) e secondariamente perché permettevano di osservare se vi fossero dei

cambiamenti fra i due momenti. Per quanto riguarda la “ginnastica delle mani”, sono stati proposti

alla classe alcuni esercizi inerenti ai movimenti delle dita (cfr. allegato 8). Inizialmente questo

momento era guidato dalla docente-ricercatrice poi, in seguito alle varie esercitazioni e della

creazione di un cartellone con le foto delle mani degli allievi mentre facevano “ginnastica”, erano

proprio questi ultimi a condurre l’attività.

Il lavoro dei bambini è stato documentato tramite delle fotografie e sono stati annotati alcuni spunti

interessanti sorti durante le attività su un diario di bordo. In queste attività sono stati usati diversi

materiali non convenzionali come la sabbia, i pennelli, i timbri, delle mollette, ecc. (cfr. Tabella 1).

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La motricità fine fra i banchi di scuola

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Tali attività sono state ideate e adattate a partire dagli spunti presenti in Fantuzzi e Tagliazucchi

(2009), diversi siti di ergoterapisti pediatrici (CEP, Cabergo74, ecc.), il sito internet Pinterest.com e

il corso del secondo anno DFA L’entrata nella lingua scritta tenuto da Pier Carlo Bocchi e

Francesca Antonini.

Di seguito la descrizione degli interventi proposti alla classe con indicata la tempistica, la durata, gli

obiettivi e le modalità delle varie attività.

Tabella 1 – Descrizione delle attività

Nome dell’attività

Descrizione Obiettivo Componenti della motricità fine (cfr. Fantuzzi & Tagliazucchi, 2009)

Segnalibro di carta intrecciata

Gli allievi hanno a disposizione un telaio di carta e infilano una striscia di carta alla volta passando sopra e sotto le strisce del telaio.

Realizzare un segnalibro intrecciando strisce di carta in un telaio.

- Precisione. - Coordinazione neuromuscolare.

Perline e stuzzicadenti

A partire da un mazzo di carte con raffigurate diverse immagini, gli allievi pescano una carta e compongono la parola rappresentata dalla figura infilando, con la mano destra, una perlina alla volta in uno stuzzicadenti tenuto nella mano sinistra. Le parole da comporre includono le difficoltà ortografiche presentate alla classe (qu, gn, doppie, ecc.).

Comporre una parola rappresentata tramite un’immagine infilando in uno stuzzicadenti delle perline con raffigurate delle lettere.

- Precisione. - Coordinazione oculo-manuale.

Scrittura di parole con timbri

A partire da un mazzo di carte con raffigurate diverse immagini, gli allievi pescano una carta e compongono la parola rappresentata dalla figura stampando i timbri su un foglio. Le parole da comporre includono le difficoltà ortografiche presentate alla classe (qu, gn, doppie, ecc.).

Comporre una parola, lettera per lettera, rappresentata tramite un’immagine stampando con dei timbri.

- Forza muscolare.

Indovina la parola

Un allievo pesca una carta con raffigurata un’immagine e compone la parola utilizzando delle lettere di musgummi in rilievo. In seguito, prende il dito del compagno bendato e ripassa le lettere facendogli indovinare la parola.

Riconoscere con il tatto, senza poterla vedere, una parola scritta dal compagno con lettere in rilievo e nominarla.

- Automatizzazione.

Cancella la parola

Un allievo pesca una carta con raffigurata un’immagine e scrive alla lavagna con il gesso la parola corrispondente. L’altro allievo ripassa la parola con un pennello umido in modo da cancellare la scritta prodotta dal proprio compagno. Gli allievi devono fare attenzione ai movimenti del pennello: devono infatti cancellare la parola riproducendo i movimenti delle lettere in corsivo.

Cancellare, utilizzando un pennello umido, una parola scritta alla lavagna con il gesso facendo attenzione a riprodurre correttamente i movimenti delle varie lettere.

- Precisione. - Coordinazione neuromuscolare.

Ginnastica delle mani “Il mago dice…”

Attività di riscaldamento alla scrittura; gli allievi riproducono dei movimenti e dei gesti con le proprie mani e dita. Inizialmente copiano i movimenti dalla docente-ricercatrice, in seguito,

Riprodurre dei movimenti con le mani e le dita.

- Coordinazione neuromuscolare. - Forza muscolare.

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l’allievo esegue i gesti e i compagni li ripetono. Gli allievi sono accompagnati da uno sfondo motivazionale di un mago; l’allievo che esegue la ginnastica indossa un cappello da mago e per ogni movimento che spiega, inizia la frase con “Il mago dice…”.

Linea dei numeri

Gli allievi completano dei pezzi di linea dei numeri (fino a 100) attaccando la molletta con il numero corretto al bastoncino che presenta uno spazio.

Riconoscere il numero mancante grazie al numero precedente e successivo.

- Precisione. - Forza muscolare.

Calcoli con mollette

Gli allievi attaccano la molletta con il calcolo al riccio che raffigura il risultato corrispondente.

Risolvere addizioni e sottrazioni mentali scritte che coinvolgono anche il passaggio di decina.

- Precisione. - Forza muscolare.

Calcoli bucati Dato un biglietto con un calcolo e tre possibili risultati, gli allievi bucano tramite una piccola bucatrice, il risultato corretto.

Risolvere addizioni e sottrazioni mentali scritte che coinvolgono anche il passaggio di decina.

- Coordinazione neuromuscolare. - Forza muscolare.

Calcoli nella sabbia (calcolo orale)

Un allievo chiede al compagno dei calcoli scritti su un biglietto (chi risponde non può vedere il calcolo). Per rispondere, l’allievo scrive in una scatola contenente della sabbia colorata il risultato. L’allievo che interroga controlla che il risultato sia corretto e poi si scambiano i ruoli.

Risolvere addizioni e sottrazioni mentali scrivendo il risultato con il dito nella sabbia.

- Precisione. - Automatizzazione.

Tabella 2 – Calendario delle attività

Data Attività Tempo Modalità

Giovedì 22 febbraio Pre-test (3 bambini) Circa 10 minuti per bambino. Individuale.

Lunedì 26 febbraio - Pre-test (2 bambini) - Segnalibro di carta intrecciata

- Circa 10 minuti per bambino. - 2 unità didattiche.

Individuale. Metà classe: spiegazioni a grande gruppo e lavoro individuale.

Lunedì 5 marzo Segnalibro di carta intrecciata 2 unità didattiche.

Metà classe: spiegazioni a grande gruppo e lavoro individuale.

Giovedì 8 marzo Perline e stuzzicadenti Circa 10-15 minuti. A postazioni, gruppo di 3-4 allievi.

Lunedì 12 marzo - Scrittura di parole con timbri - Indovina la parola

- Circa 10-15 minuti. - Circa 10-15 minuti.

- A postazioni, gruppo di 3-4 allievi. - A postazioni, gruppo di 3-4 allievi.

Giovedì 15 marzo - Cancella la parola. - Indovina la parola

- Circa 10-15 minuti. - Circa 10-15 minuti.

- A postazioni, gruppo di 3-4 allievi. - A postazioni, gruppo di

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- Scrittura di parole con timbri

- Circa 10-15 minuti.

3-4 allievi. - A postazioni, gruppo di 3-4 allievi.

Giovedì 22 marzo Ginnastica delle mani “Il mago dice…”: spiegazione + esecuzione.

Circa 20 minuti. Spiegazione a grande gruppo, poi esercizi svolti individualmente dagli allievi.

Lunedì 26 marzo - Linea dei numeri - Calcoli con mollette

- Circa 10-15 minuti. - Circa 10-15 minuti.

- A postazioni, gruppo di 3-4 allievi. - A postazioni, gruppo di 3-4 allievi.

Giovedì 29 marzo - Calcoli bucati - Ginnastica delle mani “Il mago dice…”

- Circa 10-15 minuti. - 10-15 minuti.

- A postazioni, gruppo di 3-4 allievi. - Individualmente al proprio banco.

Lunedì 9 aprile - Calcoli nella sabbia (calcolo orale) - Ginnastica delle mani “Il mago dice…”

- Circa 10-15 minuti. - 10-15 minuti.

- A postazioni, gruppo di 3-4 allievi. - Individualmente al proprio banco.

Giovedì 12 aprile - Calcoli nella sabbia (calcolo orale) - Calcoli con mollette - Linea dei numeri - Ginnastica delle mani “Il mago dice…”

- Circa 10-15 minuti. - Circa 10-15 minuti. - Circa 10-15 minuti. - 10-15 minuti.

- A postazioni, gruppo di 3-4 allievi. - A postazioni, gruppo di 3-4 allievi. - A postazioni, gruppo di 3-4 allievi. - Individualmente al proprio banco.

Lunedì 16 aprile - Cancella la parola - Ginnastica delle mani “Il mago dice…”

- Circa 10-15 minuti. - 10-15 minuti.

- A postazioni, gruppo di 3-4 allievi. - Individualmente al proprio banco.

Giovedì 19 aprile Ginnastica delle mani “Il mago dice…” 10-15 minuti. Individualmente al proprio banco.

Lunedì 23 aprile Post-test (4 bambini) Circa 5-7 minuti per bambino. Individuale.

Giovedì 26 aprile Post-test (una bambina) Circa 5-7 minuti per bambino. Individuale.

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Pre- e post-test

Per misurare l’efficacia dell’intervento proposto si è proceduto con la somministrazione, in due

momenti diversi, di un test costruito dalla docente-ricercatrice (cfr. allegato 9). I due test risultano

identici, l’unico cambiamento riguarda la tempistica: il pre-test è stato effettuato all’inizio della

ricerca, prima che gli interventi venissero proposti agli allievi, al contrario, il post-test è il momento

conclusivo a seguito delle diverse attività che i bambini hanno potuto sperimentare.

Nelle fasi di pre- e post-test sono coinvolti cinque allievi (quattro destrimani e un mancino). La

scelta di proporre a un numero ristretto di partecipanti i due test è stata dettata essenzialmente da

due motivi: il primo è legato al fatto che i cinque bambini scelti sono quelli che, secondo quanto

osservato a priori, potrebbero beneficiare maggiormente di questo tipo di intervento. Il secondo

motivo è più logistico, l’osservazione mirata di 19 allievi avrebbe richiesto più tempo di quanto ne

avessi a disposizione. Tuttavia, per integrare anche il resto della classe, ho deciso di proporre a tutti

gli interventi situati nel mezzo della ricerca in modo tale che si sentissero inclusi nel progetto e

potessero beneficiare anche loro delle attività presentate.

All’interno dei due test sono state proposte le seguenti attività: la copiatura (in matita) di parole e

non-parole6 in tre modalità (partendo da un puntino, nel binario, sulla riga) e lo svolgimento

(sempre in matita) di un percorso di larghezza 0.5 cm (adattato da Fantuzzi & Tagliazucchi, 2009)

nel quale non si poteva staccare la matita dal foglio, uscire dalle linee tracciate e spostare il foglio.

Lo strumento di scrittura scelto è la matita classica fornita nelle scuole (mina HB): tale scelta è stata

fatta per diversi motivi; questo tipo di materiale è alla portata di ogni docente ed è famigliare agli

allievi, è cancellabile (nel caso in cui un bambino avesse la necessità di cancellare la sua

produzione) e permette di rendere visibili le eventuali pause nel tratto di scrittura.

I cinque allievi che hanno preso parte alle due fasi sono stati filmati dalla docente-ricercatrice in

modo da avere materiali di analisi da riguardare in un secondo momento: ogni allievo è stato

chiamato individualmente a svolgere l’attività con la docente, fornendo così al bambino un

momento privilegiato (rapporto uno-uno) e uno spazio calmo e sicuro. Oltre ai filmati, la docente-

6 Non-parole: non hanno significato ma obbligano il lettore o lo scrittore ad impiegare la sua conoscenza fonologica proprio perché ciò che deve leggere e/o scrivere è privo di significato (es. bopo, terfo, ecc.).

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ricercatrice stila una tabella d’osservazione (cfr. allegato 10), annotando i comportamenti degli

allievi in modo da avere una visione più chiara dell’inizio e della fine del percorso.

L’analisi della presa della matita durante i due test proposti è stata effettuata grazie alla “Griglia

docenti apprendimento della scrittura” ideata da Santinelli e Stampanoni (2016). Gli indicatori scelti

appartengono alla categoria “Presa della matita” e sono i seguenti: mobilità delle dita che

manipolano la matita, movimenti dita-mano-polso, appoggio dell’avambraccio sul foglio e presa

della matita. L’analisi della precisione del tratto, invece, è caratterizzata da sei indicatori: la

precisione del tracciato, la qualità del tracciato, la dimensione delle lettere, la leggibilità delle

lettere, la copia e la presenza di ritocchi. Il primo indicatore è osservato grazie al percorso di

larghezza 0.5 cm, mentre i restanti tramite l’osservazione della scrittura di parole e non parole. Tali

criteri sono stati sempre estrapolati dalla griglia proposta da Santinelli e Stampanoni (2016).

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Presentazione dei risultati

Tale presentazione porta da un lato sull’analisi della presa della matita, che è resa possibile

attraverso l’osservazione delle registrazioni delle due prove somministrate così come delle

fotografie scattate agli allievi mentre scrivono e, dall’altro, sull’analisi della precisione del tratto,

che è misurata grazie all’osservazione delle produzioni scritte dei bambini.

Analisi della presa della matita

Come spiegato in precedenza, l’analisi della presa della matita è stata realizzata selezionando alcuni

criteri presenti nella griglia creata da Santinelli e Stampanoni (2016). L’analisi è stata eseguita in un

secondo momento, a seguito della visione delle registrazioni in cui i bambini svolgevano le prove.

Le osservazioni che ne derivano sono state confrontate con il parere di Simona Santoro

(ergoterapista presso lo studio di ergoterapia RAIS a Magliaso), in modo tale da avere un quadro

più chiaro e garantire così maggior validità e oggettività alle analisi.

Allievo A.

La presa di A. è di tipo primitivo, più precisamente interdigitale distale: la presa non è quindi

funzionale poiché A. stringe la matita (o la penna) molto forte influenzando in maniera negativa la

velocità di scrittura. Durante i filmati però, sapendo che avrei registrato la sua mano, A. ha assunto

un tipo di presa più funzionale. Probabilmente, questo comportamento denota nella bambina la

consapevolezza che la sua presa abituale non è a lei funzionale in quanto le arreca dolori e difficoltà

di scrittura. Le dita che tengono la matita non si muovono e quindi la presa risulta essere statica. Il

braccio, il polso e la mano si muovono in maniera coordinata. L’avambraccio di A. segue i

movimenti della mano. Durante il post-test, rispetto alla prima somministrazione, il corpo

dell’allieva, nello specifico la parte superiore del tronco e la testa, erano molto vicine al foglio su

cui doveva scrivere.

Allievo B.

La presa di B. è quadridigitale laterale. Questo tipo di presa può essere definito maturo e funzionale

in quanto l’allieva riesce a gestire in maniera efficace la forza e riesce padroneggiare la velocità di

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scrittura. Durante i due test, l’allieva muove in modo coordinato il braccio, il polso e la mano.

Anche le dita che tengono la matita si muovono, la presa è quindi dinamica. Mentre scrive, B.

appoggia l’avambraccio sul tavolo e scivola sul foglio. Inoltre, B. tiene fermo il foglio con l’altra

mano sia nel pre- che nel post-test.

Allievo C.

C. utilizza un tipo di presa quadridigitale, tuttavia quest’ultima è primitiva. Questo tipo di presa ha

un effetto sulla forza che l’allievo impiega per impugnare la matita (C. utilizza molta forza durante

l’attività di scrittura) e sulla modulazione della velocità di scrittura. Per questo motivo la presa non

è funzionale poiché non soddisfa i criteri proposti da Bernotti et al. (2012). Per quanto riguarda la

mobilità delle dita che controllano la matita, si può notare che, sia nel pre-test che nel post-test, le

dita sembrano piuttosto rigide. I movimenti della mano e del polso risultano essere coordinati in

entrambi i momenti. L’avambraccio di C. scivola sul foglio durante il compito di scrittura.

Allievo D.

La presa di D. è di tipo tridigitale laterale e, dalle osservazioni svolte, sembra piuttosto funzionale

in quanto l’allievo non riporta affaticamento durante le attività di scrittura. Durante le attività di

scrittura proposte nel pre- e post-test, D. muove le dita che tengono la matita. Il suo braccio, il suo

polso e la sua mano si muovono in maniera coordinata mentre scrive. L’avambraccio di D. si

muove poco durante il compito di scrittura, mentre scivola bene durante il tracciato del percorso.

Allievo E.

E. impiega una presa immatura, palmare, più precisamente a quattro dita. Le sue produzioni scritte

denotano una rigidità notevole poiché il tipo di presa utilizzato da E. è solitamente impiegato dai

bambini di 12-18 mesi nel momento in cui svolgono le prime sperimentazioni con gli strumenti di

scrittura (ad esempio gli scarabocchi). Le dita che sostengono la matita si muovono poco, ciò può

comportare affaticamento nell’allievo durante le attività di scrittura. Invece, la mano, il polso e il

braccio si muovono in modo coordinato. L’avambraccio di E. scivola poco sul foglio, sono infatti

più il polso e la mano che si muovono mentre l’allievo scrive. Durante la fase di pre-test, E. ha

ammesso di avere male alla mano a seguito delle prove somministrategli. Questo malessere è stato

riportato anche durante altre attività di scrittura come ad esempio i dettati oppure durante attività

grafico-pittoriche in cui E. è chiamato a colorare con le matite colorate.

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Analisi della precisione del tratto

Per effettuare questo tipo di analisi, sono state esaminate le produzioni scritte degli allievi, nel pre-

e nel post-test, per quanto riguarda la ricopiatura di parole e non parole e lo svolgimento di un

percorso, osservando se vi è o meno un cambiamento. Tali osservazioni sono state svolte grazie ad

alcuni indicatori presenti nella griglia di Santinelli e Stampanoni (2016).

Allievo A.

- Il percorso

Per quanto riguarda la precisione del tracciato, durante il pre-test, A. è uscita in tre punti dal

percorso e ha toccato in quattro punti il bordo dello stesso (cfr. allegato 11). Ha inoltre staccato la

matita dal foglio in un punto riprendendo il suo tracciato. Nel post-test, A. è uscita dal percorso in

tre punti e ha toccato in altrettanti punti il bordo dei binari (cfr. allegato 12). Rispetto al pre-test, il

tracciato risulta essere più centrale.

- La copiatura di parole e non parole (cfr. allegati 13-14)

La qualità del tracciato, in entrambi i test, è in generale adeguata. Il tracciato non è troppo calcato,

né troppo leggero e non presenta dei tremolii. Per quanto concerne la dimensione delle lettere, nella

fase di pre-test, sono state scritte tutte della stessa altezza (non c’è quindi distinzione fra le lettere

che dovrebbero scendere (ad esempio la p) o salire (ad esempio la l) rispetto alla linea di appoggio).

Questo fenomeno è chiaro soprattutto nella scrittura all’interno dei binari, metodo che è stato

insegnato durante la prima elementare dalla docente titolare per facilitare gli allievi a scrivere in

corsivo rispettando le proporzioni fra le singole lettere. In questo senso, alcune lettere risultano

poco comprensibili (confusione fra a e o) e in due casi l’allieva ha confuso due lettere senza

correggerle (la l con la f e la t con la i). Nella fase di post-test, si nota un chiaro tentativo di

differenziare maggiormente la dimensione delle varie lettere. Quest’ultime risultano così più

riconoscibili. In questo caso non vi è confusione fra lettere e si può affermare che A. abbia cercato

di adeguare in maggior misura, rispetto al primo test, la propria scrittura in base allo spazio a

disposizione. Riguardo la copiatura, durante la fase di pre-test, A. commette quattro errori uno dei

quali è stato da lei corretto cancellando con la gomma e riscrivendo la lettera. Per quanto riguarda

gli altri tre errori, come già detto, due non sono stati notati da A., mentre l’altro è stato “ritoccato”

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trasformando la lettera i in una e. Nel post-test, invece, A. non ha commesso errori di copiatura e

non ha avuto necessità di ritoccare o correggere ciò che aveva scritto.

Allievo B.

- Il percorso

Nella fase di pre-test, B. è uscita in due punti dal percorso e ha toccato il bordo di quest’ultimo due

volte (cfr. allegato 15). Durante il post-test, B. è uscita due volte dal percorso, in entrambi i casi, nei

medesimi punti del pre-test (cfr. allegato 16). Questo comportamento può essere probabilmente

causato dal fatto che il percorso, in quei punti, presenta una curva e la mano nasconde parte della

visibilità del tracciato. Sempre nel post-test, B. ha toccato tre volte i bordi del percorso. Sotto

questo punto di vista, si può dire che B. ha effettuato due performances molto simili. Una differenza

fra pre- e post-test riguarda propriamente il tratto della matita: nel primo caso è più calcato rispetto

al secondo.

- La copiatura di parole e non parole (cfr. allegati 17-18)

Come affermato in precedenza, il tracciato nel secondo test è meno calcato rispetto al pre-test, la

scrittura di B. non presenta tremolii ma si possono notare delle staccature fra le lettere, in entrambi i

test, durante la scrittura delle non-parole che la rendono poco lineare. La dimensione delle lettere, in

entrambi i test, è generalmente rispettata: la lettera f scritta nei binari non sale come dovrebbe però

si nota un tentativo, da parte di B., di differenziare tale lettera rispetto alle altre durante la fase di

pre-test. In entrambi i test, le lettere risultano leggibili. Per quanto concerne la copiatura, B.

commette meno errori nel pre-test rispetto al post-test: durante la seconda somministrazione

cancella due volte gli errori commessi (cana al posto di cena; veso al posto di vaso). Si può notare

come, in entrambi i casi, B. confonda le lettere a ed e. Analizzando i tempi di scrittura della parola

vaso, nel pre-test (circa 10 secondi) e nel post-test (circa 4 secondi), si potrebbe pensare che la

velocità di scrittura abbia influenzato negativamente la performance di scrittura in quanto nel pre-

test, probabilmente, la bambina controllava di continuo l’item rappresentato sopra. Durante il pre-

test B. ha ripassato due lettere in modo da renderle più chiare. Nel post-test, invece, B. non ha

ritoccato nessuna lettera ma ha dimenticato un trattino della t e un puntino sulla i. Questa tendenza è

stata riscontrata in molti suoi lavori svolti durante l’anno scolastico, ciò potrebbe essere il risultato

di disattenzione e/o di un desiderio di finire al più presto il compito senza prima controllarlo.

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Allievo C.

- Il percorso

Per ciò che concerne la precisione del tracciato, la produzione del pre-test presenta due uscite dalle

linee mentre in tre punti C. tocca con la matita il bordo del percorso (cfr. allegato 19). Nel post-test,

si nota una maggior intenzionalità a restare al centro del percorso nonostante C. tocchi ancora per

tre volte il bordo con la matita (cfr. allegato 20). Inoltre, in un punto fa una piccola pausa (circa 2-3

secondi) cambiando l’inclinazione della mano, e di conseguenza della matita, per proseguire il

percorso. In entrambi i test, il tratto della matita è uniforme, non si notano infatti delle sbavature.

- La copiatura di parole e non parole (cfr. allegati 21-22)

La qualità del tracciato delle produzioni di C. è in generale adeguata. Nella scrittura di non parole,

però, si nota chiaramente come il bambino si fermi dopo ogni lettera per ricontrollare la parola data

e ciò produce delle interruzioni all’interno della produzione scritta. Questo fenomeno è soprattutto

riscontrabile nella fase del pre-test. In tale fase, la dimensione delle lettere è generalmente

rispettata: sono presenti alcune lettere (tipicamente la t e la l) che sono della stessa grandezza delle

altre lettere di “primo livello”, come ad esempio la a. Nella scrittura all’interno dei binari, C. ha

tentato di differenziare la dimensione delle lettere che componevano le parole mentre negli esercizi

con meno punti di riferimento (riga e puntino) questa caratteristica è meno marcata. Nella fase di

post-test, la dimensione delle lettere è rispettata in maniera più significativa: in particolare per

quanto riguarda la scrittura all’interno dei binari le lettere “alte” toccano effettivamente l’ultimo

bordo dei binari. Nella fase di pre-test, l’allievo non commette errori durante la copiatura ma ritocca

una lettera immediatamente dopo averla scritta. Nel post-test, C. commette un errore di copiatura

scrivendo la lettera a al posto della lettera o. In entrambi i test, le lettere sono chiaramente

riconoscibili e leggibili.

Allievo D.

- Il percorso

L’esercizio svolto da D. nel pre-test nella precisione del tracciato mostra un’uscita dalle linee che

delimitano il percorso e in un punto D. tocca con la matita il bordo del percorso (cfr. allegato 23).

Durante la fase del post-test, D. esce una volta dai bordi e in due casi li tocca (cfr. allegato 24).

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Anche in questo caso, il tratto della matita è uniforme e non sono presenti pause del tracciato o

tremolii.

- La copiatura di parole e non parole (cfr. allegati 25-26)

La qualità del tracciato delle produzioni di D. è, in entrambi i casi, adeguata. Per quanto concerne la

proporzione della dimensione delle lettere nella fase di pre-test è conservata. Le lettere sono quindi

poste sui tre livelli e facilmente distinguibili. Durante il post-test, D. ha rispettato maggiormente la

dimensione delle lettere e ciò si nota in modo particolare nell’esercizio di scrittura all’interno dei

binari. Nel pre-test, D. copia correttamente tutte le parole e non parole e ripassa due volte la lettera i

della parola miele. Durante il post-test, invece, D. corregge dapprima aggiungendo una lettera

mancante durante la copiatura di una non parola, poi cancella la sua produzione e la riscrive.

Cancella anche un’altra volta perché la lettera era “troppo grande”. In tutte e due le fasi, le lettere

sono riconoscibili e leggibili.

Allievo E.

- Il percorso

Per ciò che riguarda la precisione del tracciato di E., la sua prestazione durante il pre-test mostra

come l’allievo non abbia mai toccato i bordi e non sia mai uscito dal percorso (cfr. allegato 27). La

seconda volta che gli è stato proposto l’esercizio, E. tocca i bordi del percorso in un punto (cfr.

allegato 28). Confrontando le due produzioni, si nota come nella fase di pre-test il suo tracciato è

molto tremolante e la linea disegnata presenta dei punti in cui l’allievo si è fermato con la matita.

Quando gli ho domandato come fosse andata quest’attività, mi ha risposto che era difficile in

quanto non riusciva a vedere il percorso perché la sua mano lo copriva e quindi si fermava per

controllare di non uscire dai bordi. Il tracciato del post-test, invece, risulta essere più uniforme e

meno tremolante.

- La copiatura di parole e non parole (cfr. allegati 29-30)

Sia nel pre- che nel post-test, la qualità del tracciato delle produzioni di E. è in generale adeguata:

alcune lettere sono più calcate di altre ma globalmente non sono presenti anomalie. In entrambi i

test, la dimensione delle lettere è adeguata rispetto lo spazio e la differenza fra la grandezza delle

varie lettere è rispettata. Ne consegue che le parole sono facilmente leggibili e non vi è confusione

fra le diverse lettere. E. non commette errori di copiatura in nessuno dei due test. Durante il pre-test,

l’allievo ritocca due lettere appena finisce di scrivere la parola. Nel post-test ciò non avviene.

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Discussione dei risultati

Per quanto riguarda la presa della matita degli allievi non si è notato un cambiamento nel post-test

rispetto alla prima somministrazione. Le prese dei cinque allievi non sono quindi mutate ma sono

rimaste costanti. Durante le registrazioni delle due fasi del test, A. ha impiegato un tipo di

impugnatura diverso, ossia tridigitale, rispetto a quello che utilizza solitamente in classe. Questo

tipo di comportamento potrebbe essere interpretato come una consapevolezza dell’allieva che la sua

presa abituale non è funzionale e le richiede molto sforzo così come non le permette di scrivere in

maniera scorrevole e rapida. Inoltre, sul suo banco è presente una fotografia della sua mano con

l’impugnatura “corretta” e spesso anche la docente titolare le ricorda (sotto consiglio della sua

ergoterapista privata) di impugnare in maniera più funzionale la matita mentre scrive.

Probabilmente, dato che A. sapeva di essere filmata durante il test ha assunto il tipo di presa

consigliatole dall’ergoterapista. È probabile che tale atteggiamento sia il risultato di una

consapevolezza intrinseca della bambina (riguardo al fatto che la sua presa è disfunzionale perché le

arreca dolori). D’altra parte, è anche possibile che abbia assunto questo comportamento come

conseguenza di una continua ripetizione da parte dell’adulto su come deve impugnare la matita.

Come affermato da Zorzetto e Santinelli (2006), cambiare il tipo di presa di un bambino richiede

una rieducazione da parte di specialisti. I risultati ottenuti riguardo la presa della matita denotano

una certa fragilità; difatti gli interventi mirati ad allenare la motricità fine sono stati proposti

sull’arco di due mesi, circa due volte a settimana: un intervento con una durata maggiore avrebbe

forse portato dei cambiamenti per quanto riguarda l’impugnatura.

Nel caso della precisione del tratto, gli allievi globalmente hanno mostrato dei miglioramenti nella

seconda somministrazione. I tracciati del percorso risultano essere, in generale, più centrali e meno

“tremolanti” nella fase di post-test. Inoltre, complessivamente, gli allievi hanno mostrato un

miglioramento anche per quanto concerne lo svolgimento del percorso: nel post-test sono state

riscontrate meno “uscite” dai bordi. È possibile che tali risultati siano dovuti alla famigliarità

dell’attività. In generale, gli allievi hanno commesso meno errori di copiatura e scrittura nel

secondo test. Inoltre, nella maggior parte dei casi si è riscontrato un miglioramento per quanto

riguarda la dimensione delle lettere: durante il post-test i bambini hanno mostrato una maggior

destrezza a rispettare le diverse altezze fra lettere. Nei pre-test, infatti, molti caratteri si

confondevano fra loro e non vi era una distinzione fra i diversi livelli in cui si scrivono le lettere in

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corsivo (ad esempio la lettera t scritta alta come la lettera e). Tale miglioramento si è verificato in

particolare per quanto riguarda la scrittura nei binari, come sostenuto da Cabergo74 (2009), fornire

dei punti di riferimento come delle linee evidenziate aiuta i bambini nell’atto di scrittura. In un caso

però, un’allieva ha mostrato un’involuzione: infatti, nella fase di post-test, ha commesso più errori

confondendo alcune lettere. È possibile che questo comportamento sia il risultato di un’elevata

velocità (difatti nel post-test impiega meno tempo a scrivere le parole rispetto al pre-test) a

terminare il compito così come dall’eccessiva distrazione.

È tuttavia probabile quindi che gli interventi proposti al fine di allenare la motricità fine abbiano

avuto un’influenza positiva per quanto riguarda la precisione del tratto di scrittura nei cinque allievi

osservati.

Riguardo l’ipotesi si sono potuti notare dei miglioramenti nella precisione del tratto, mentre per

quanto concerne la presa della matita non si sono osservati dei cambiamenti rilevanti.

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Conclusioni

Il presente lavoro di ricerca voleva esplorare in che misura un intervento specifico sulla motricità

fine possa avere un influsso sulla presa della matita e sulla precisione del tratto durante un’attività

di scrittura. Per rispondere a questa domanda sono stati presi in analisi cinque allievi (selezionati

grazie a dei criteri di inclusione), i quali sono stati sottoposti a due test che miravano

all’osservazione della precisione del tratto di scrittura così come dell’impugnatura utilizzata dai

bambini. I due test sono stati somministrati all’inizio della ricerca e in fase conclusiva, più

precisamente a seguito di interventi specifici che allenavano le competenze di motricità fine. I

risultati mostrano che, globalmente, gli allievi hanno manifestato un miglioramento per quanto

concerne la precisione del tratto di scrittura. Riguardo la presa della matita, invece, non si sono

potuti osservare cambiamenti vista la durata minima dell’intervento proposto.

Un aspetto positivo di questo lavoro è l’interdisciplinarità delle attività proposte al gruppo classe;

gli interventi sono stati difatti pensati in modo che potessero integrarsi nella programmazione

annuale della docente-ricercatrice. In questa maniera gli allievi hanno svolto diverse esercitazioni di

italiano o matematica integrando al loro interno le competenze di motricità fine. Quest’aspetto

dovrebbe essere portato all’attenzione di ogni docente della Scuola elementare così come della

Scuola dell’infanzia: gli allievi hanno infatti apprezzato i materiali e le attività ludiche proposte.

Riguardo ai materiali, essendo di facile reperibilità ed economici, possono senz’altro essere una

valida alternativa alle classiche schede alle quali sono abituati gli allievi. In questo senso, gli

interventi menzionati nella Tabella 1 sono consigliati ai docenti che intendono intraprendere un

percorso sulla motricità fine o per lo meno potenziare questa competenza all’interno delle mura

scolastiche. Inoltre, anche se la domanda di ricerca e l’ipotesi erano incentrate sulla scrittura, sono

state proposte attività molto diverse fra loro che non toccavano solamente la capacità di scrittura e

quindi l’impiego degli strumenti convenzionali di scrittura ma, come già affermato, oggetti di uso

quotidiano. La scelta di allenare, in ambito scolastico, la motricità fine ha delle ripercussioni anche

nel quotidiano: le competenze di motricità fine, oltre ad essere sollecitate a scuola, servono nella

vita di tutti i giorni per svolgere attività pratiche come abbottonarsi, allacciarsi le scarpe, afferrare

monete, aprire imballaggi, ecc.

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Limiti

Uno dei limiti è senz’altro il tempo a disposizione per svolgere questo lavoro di ricerca. Un maggior

numero di interventi e una tempistica più ampia avrebbero potuto portare, probabilmente, a risultati

più significativi per quanto riguarda i test proposti. Un altro limite del presente lavoro di tesi è il

fatto di non aver impiegato un gruppo di controllo (con caratteristiche simili ai cinque bambini

scelti dalla docente ricercatrice) al quale si sarebbe potuto somministrare il test nei due momenti

senza però farlo partecipare agli interventi sulla motricità fine. In questa maniera sarebbe stato più

valido affermare che i risultati ottenuti in questo lavoro di ricerca siano stati influenzati dagli

interventi proposti in mezzo alle due somministrazioni. Per ovviare a questi limiti si sarebbero

potuti proporre dei momenti di metariflessione e di discussione a seguito di alcune attività

incentrate sullo sviluppo della motricità fine: il fatto di esprimere di confrontare i propri vissuti

legati alle attività e alla loro presa di matita avrebbe probabilmente reso più consapevoli gli allievi

della disfunzionalità dell’impugnatura che assumono durante l’atto di scrittura. Inoltre, le analisi

delle varie impugnature sono state inizialmente piuttosto difficili da realizzare in quanto, non

avendo un background da ergoterapista, avevo l’impressione di non aver gli strumenti necessari per

compiere tali osservazioni. Il fatto di aver avuto la possibilità di mostrare le fotografie a Simona

Santoro (ergoterapista) ha permesso di rendere più valide le analisi (in quanto ho confrontato le mie

ipotesi iniziali con le sue) e avere così un riscontro da una specialista. Inoltre, il test costruito

appositamente dalla docente-ricercatrice in base alle necessità del lavoro di ricerca, non è stato

organizzato secondo un protocollo specifico in modo che, in entrambe le somministrazioni, le

condizioni di svolgimento fossero identiche. Questo avrebbe reso ancora più valido il presente

lavoro di diploma.

Piste di sviluppo

Nonostante i cinque allievi siano già stati sottoposti al post-test e il lavoro di ricerca sia terminato,

la classe sta continuando a svolgere delle attività legate al potenziamento della motricità fine.

Secondo Mc Hale e Cermak (1992), infatti, gli allievi trascorrono fino al 60% della loro giornata

scolastica a compiere attività in cui è attivata la motricità fine. È evidente quindi che, come

affermano alcune ricerche (Grissmer & al., 2010; St. John, 2013), sviluppare correttamente le

capacità di motricità fine aiuta gli allievi nel loro andamento scolastico, soprattutto per quanto

riguarda le attività di scrittura. Inoltre, seguendo questa logica, sarebbe stato interessante estendere

questo tipo di intervento durante un intero anno scolastico, magari già al primo anno di Scuola

elementare e, perché no, anche alla Scuola dell’infanzia. Un altro possibile sviluppo riguardo questo

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lavoro è, come già affermato in precedenza, proporre dei momenti di metariflessione e di

discussione fra pari riguardo alle sensazioni e alle strategie impiegate nel momento in cui gli allievi

svolgevano le attività legate alla motricità fine.

I risultati sembrano sostenere le tesi di Bara e Gentaz (2010), Bart et al. (2007), Gaul e Issartel

(2006), Grissmer et al. (2010) e St. John (2013), i quali sostengono che esercitare le competenze di

motricità fine in classe può avere un’influenza positiva sull’andamento scolastico dei bambini così

come sull’insieme delle attività quotidiane.

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Bibliografia e sitografia

Bibliografia

Bara, F., & Gentaz, E. (2010). Apprendre à tracer les lettres: une revue critique. Psychologie

française, 55, 129-144.

Bart, O., Hajami, D., & Bar-Haim, Y. (2007). Predicting school adjustment from motor skills in

kindergarten. Infant and Child development, 16, 597-615.

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d’écrit. Berna: Peter Lang.

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Bernotti et al. (2012).

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Fantuzzi, P., & Tagliazucchi, S. (2009). Laboratorio grafo-motorio. Percorso didattico e

riabilitativo della scrittura. Trento: Erickson.

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Giunti Barbera.

Gallahue, D., & Ozmun, J. (2006). Understanding motor development: Infants, children,

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Gaul, D., & Issartel, J. (2016). Fine motor skill proficiency in typically developing children: on or

off the maturation track? Human Movement Science, 46, 78-85.

Grissmer, D., Grimm, K. J., Aiyer, S., Murrah, W. M., & Steele, J. S. (2010). Fine motor skills and

early comprehension of the world: two new school readiness indicators. Developmental Psychology,

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Giulia Marinoni

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Lavoie, N., & Morin, M.-F. (2013). Examen de différences entre garçons et filles au début de

l’école primaire à l’égard de leurs capacités graphomotrices, ortographiques et rédactionnelles.

Psychologie & Éducation, 3, 45-64.

van Mier, H. (2006). Developmental differences in drawing performance of the dominant and non-

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McHale, K., & Cermak, S. (1992). Fine motor activities in elementary school: preliminary findings

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Meinel, K. (2000). Teoria del movimento. Roma: Società Stampa Sportiva. Citato in Fantuzzi &

Tagliazucchi (2009)

O’Brien, W., Belton, S., & Issartel, J. (2016). Fundamental movement skill proficiency amongst

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St. John, S. (2013). Factoring in fine motor: how improving fine motor abilities impacts reading and

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abilites on handwrting perfomance. The American Journal of Occupational Therapy, 47(10), 919-

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Zwicker, J. G. (2005). Effectiveness of occupational therapy in remediating handwriting difficulties

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Sitografia

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Disponibile da: http://www.ergoterapia.ch/la-presa-della-matitapdf-e4507a00?i=1 [8 maggio 2018]

Cabergo74 (2009). Préconisations d’aménagements de l’enseignement de l’écriture pour les

enfants dysgraphiques. Disponibile da: http://cabergo74.fr/wp-

content/uploads/2013/preconisationsecriture.pdf [8 maggio 2018]

Promoting Literacy Development (n.d.). The development of appropriate pencil grip. Disponibile

da: https://pld-literacy.org/product/pencil-grip-drawing-skills-fact-sheet/ [8 maggio 2018]

Santinelli, L. (2010). I disturbi grafomotori. Disponibile da: http://www.ergoterapiapediatrica.ch/I-

disturbi-grafomotori-2612ff00?i=1 [8 maggio 2018]

Santinelli, L., & Stampanoni, P. (2016). Griglia docenti apprendimento della scrittura. Scuola

elementare. Disponibile da: http://www.ergoterapiapediatrica.ch/Ergoterapia-Pediatrica-Griglia-di-

valutazione-grafomotricita-Scuola-Elementare-15004100?i=1 [8 maggio 2018]

Zorzetto, E., & Santinelli, L. (2006). La presa della matita e il suo impatto nella scrittura:

correggere o rieducare? Disponibile da: http://www.ergoterapiapediatrica.ch/Elisa-Zorzetto-

Centro-Ergoterapia-Pediatrica-CEP-Bellinzona-congresso-AIRIPA-2016-bd872a00?i=1 [8 maggio

2018]

Yern, V. (n.d.). Graphothérapeute-savoie. Disponibile da: https://www.graphotherapeute-

savoie.fr/en-savoir-plus-sur/ [8 maggio 2018]

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Allegati

Allegato 1: fotografia presente sul banco di A.

Allegato 2: presa interdigitale distale di A.

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Allegato 3: presa quadridigitale laterale di B.

Allegato 4: presa quadridigitale di C.

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Allegato 5: presa tridigitale laterale di D.

Allegato 6: presa palmare a quattro dita di E.

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Allegato 7: interventi

a) Perline e stuzzicadenti

b) Scrittura di parole con timbri

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c) Indovina la parola

d) Cancella la parola

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e) Linea dei numeri

f) Calcoli con mollette

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g) Calcoli bucati

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h) Calcoli nella sabbia

Allegato 8: ginnastica delle mani (attività selezionate da Fantuzzi & Tagliazucchi, 2009)

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Allegato 9: pre- e post-test

bopo ____________

trevo

____________ cena

____________

perla

____________ rosa felpa

nedo gesco

!!!

!!!

!!!

!!!

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terfo . prusto

.

miele . vaso

.

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Allegato 10: tabella d’osservazione (pre- e post-test)

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Allegato 11: percorso pre-test svolto da A.

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Allegato 12: percorso post-test svolto da A.

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Allegato 13: copiatura di parole e non parole svolto da A. (pre-test)

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Allegato 14: copiatura di parole e non parole svolto da A. (post-test)

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Allegato 15: percorso pre-test svolto da B.

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Allegato 16: percorso post-test svolto da B.

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Allegato 17: copiatura di parole e non parole svolto da B. (pre-test)

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Allegato 18: copiatura di parole e non parole svolto da B. (post-test)

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Allegato 19: percorso pre-test svolto da C.

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Allegato 20: percorso post-test svolto da C.

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Allegato 21: copiatura di parole e non parole svolto da C. (pre-test)

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Allegato 22: copiatura di parole e non parole svolto da C. (post-test)

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Allegato 23: percorso pre-test svolto da D.

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Allegato 24: percorso post-test svolto da D.

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Allegato 25: copiatura di parole e non parole svolto da D. (pre-test)

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Allegato 26: copiatura di parole e non parole svolto da D. (post-test)

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Allegato 27: percorso pre-test svolto da E.

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Allegato 28: percorso post-test svolto da E.

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Allegato 29: copiatura di parole e non parole svolto da E. (pre-test)

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Allegato 30: copiatura di parole e non parole svolto da E. (post-test)

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