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LA MUSICA DEI CIECHI | rassegna stampa

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con Peppe Barra, regia di Claudio Di Palma http://www.enteteatrocronaca.it/produzioni/la-musica-dei-ciechi/

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ARCHIVIO LA REPUBBLICA DAL 1984

Barra, Trampetti, Esposito eccoRepubblica — 05 settembre 2010 pagina 18 sezione: NAPOLI«Signori, la musica dei ciechi». È la cantilena Peppe Barra, che fa il suonatore Ferdinando,girovago al Borgo Marinari per lo show d'apertura di Benevento Città Spettacolo la teatroComunale (replica alle 21). Nella scena misteriosa di Roberto Crea, con la regia asciutta di ClaudioDi Palma, l'attore-cantante evoca il personaggio ideato da Raffaele Viviani con misura e comicità.Specie se affiancato da Patrizio Trampetti e Lalla Esposito. Intorno, l'orchestrina di non vedenticelebra la paura della fame, la calunnia, i santi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Infowww.cittaspettacolo.it - (g. v.)

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FINO A DOMENICA IN SCENA NELLA PIÈCE “DUE FRATELLI” DIRETTA DA FAUSTO PARADIVINO

Una “tragedia da camera” all’ElicantropoNAPOLI. Fino a domenica in scena al teatro Elicantropo, “Duefratelli, tragedia da camera in cinquantatré giorni” (nella foto unascena) di Fausto Paravidino. Con Raffaele Ausiello, Simona Di Maioe Stefano Ferraro. Regia di Giuseppe Cerrone e Antonio Piccolo.L’allestimento è presentato da Interno 5, ed è un progetto artistico diTeatro in Fabula che si avvale della presenza in voce di LarissaMasullo e le scene a cura di Antonello De Leo. Vincitore del PremioRiccione Teatro 1999, Due fratelli di Fausto Paravidino è la storiadella convivenza fra tre ragazzi: i fratelli Boris e Lev e la lorocoinquilina Erica. Tre diverse categorie umane con un unicodenominatore, la follia. Anche questa però espressa nei modi piùdiversi, quali, maniacalità per l’ordine, estremo menefreghismo eperversione di sentimenti. Il palco, una cucina, con tavolo, lavello emensole sulle quali sono appoggiati cereali, pasta, pentole, barattolodi cioccolata, spremiagrumi e mangianastri. Quest’ultimi usati comeunici mezzi di comunicazione col mondo esterno. Intorno ad esso,tutte sedie. Il pubblico infatti non verrà fatto, comodamente,accomodare, in platea, ma sarà non solo parte integrante della

scenografia, ma oltre alla vista ed all’udito, l’olfatto sarà altro sensochiamato in causa, dagli odori sparsi nelle cucina. La scena si vive inpieno. La storia dura cinquantatrè giorni, compressi incinquantacinque minuti. Il trascorrere del tempo è segnalato dalticchettio di un orologio e la scansione delle ore da una vocerobotica. La storia. Quale storia? Di amore non si tratta. Di amicizia,neanche. Di sesso, solo per impiegare il tempo morto. Ognisentimentalismo è sempre sfiorato ma subito rinnegato. Diossessione però sì. Ossessione per le regole e per il rispetto dellestesse. Regole che però vanno oltre la pulizia della casa. Regole,sottotesto, che sembrano gridare che nessuno deve ledere l’altro, masolo sfruttarlo. Lev, il fratello militare, quando avrà però la solominima percezione che Erica stia inebetendo il fratello maggioreBoris, senza mezzi termini, l’uccide. Tra i due fratelli, compiaciutidella visione della giovane, morta, distesa sul tavolo, ritorna così lacalma ed il sorriso. La drammaturgia di Paravidino è minimale maessenziale, priva di manierismi e per questo diretta. Non c’è scopose non quello del rilevamento del “non scopo” ossia, l’apatia con la

L’ATTORE E CANTANTE, FINO ALL’EPIFANIA, È L’APPREZZATO PROTAGONISTA DELL’ATTO UNICO DI VIVIANI

“La musica dei ciechi” vista da Peppe BarraMERCADANTE

di Antonello D’Amato

NAPOLI. “La musica... la musicadei ciechi!” Queste le parole ma-giche che aprono la scena delteatro Mercadante sull’omonimoatto unico di Raffaele Viviani, incartellone fino all’Epifania e rap-presentato da un melanconicoPeppe Barra (nella foto di GildaValenza) che, nei panni di DonFerdinando (contrabbassista diun’orchestrina di musicisti nonvedenti sottopagati ma megl’eniente!) lascia molto campo ai co-protagonisti dello spettacolo pro-dotto da Ente Teatro Cronaca. Su-perlativa la Nannina di LallaEsposito, che da moglie sciagu-rata diventa, grazie anche a LeVoci dal Vico Finale, reginetta peruna notte. L’impresario orbo DonAlfonso (al secolo Patrizio Tram-petti autore anche della revisio-ne musicale), figura allegorica,chiave dell’intero atto unico, sce-nicamente esuberante, sempre inbilico con le sue emozioni che sidividono tra il mondo ultra-sen-sensibile dell’artista cieco ed il ci-nismo manageriale. La regia discreta di Claudio diPalma concede molto spazioagl’interpreti che sembrano a lo-ro agio tra le scene notturne fir-mate Roberto Crea il quale ripro-duce, forse lo squarcio panora-mico della scalinata al Chiata-mone che guarda il chiaro di lu-na riflesso sullo specchio di maredi via Caracciolo; o forse, piùsemplicemente, Borgo Marinari.Bella la visione onirica dei musi-canti in scena che appaiono e sidissolvono, nascosti da pannelliverticali scuri fumé. Quello cheracconta Viviani e il senso del-l’inquietudine nel vivere una vitadi artista di strada da cieco, dapovero emarginato, socialmentenon collocato se non come quel

piccolo musicista che cerca diguadagnarsi tre lire suonando ilcontrabbasso nella strampalataorchestrina senza “un senso” (lavista). Fonda anche su questo lascrittura drammaturgica dell’au-tore stabiano: giochi di parole,doppi sensi, ammiccamenti dia-lettali sulla cecità, provando cosìa non drammatizzare troppo unacondizione sociale difficile e su-perata soltanto nella seconda par-te con Voci dal Vico Finale, quan-do tutti si spostano fuori l’hotelExcelsior per intrattenere i si-gnori di passaggio con un spet-tacolo fatto di macchiette, balli ecanti napoletani. Qui apprezziamo il Peppe Barracaratterista, depositario dell’ulti-

mo segreto della tradizione clas-sica napoletana ma che amaaprirsi di tanto in tanto ad una sa-na contaminazione etnica (ap-propriata la scelta di assoldarenella Musica dei Ciechi due mu-sicisti di strada), stemperando laconnotazione drammatica del-l’opera di Viviani col le sue mira-bolanti modulazioni vocali e quell’inconfondibile profondità dia-frammatica che lo ha reso unicoin ogni sua produzione artistica.La firma d’autore apposta in cal-ce a 75 minuti di uno spettacolobreve ma intenso è la sua im-mancabile “Bambulella”, branoche secondo lo stesso Barra be-ne racchiude l’essere una donnanapoletana.

L’ARTISTA SI È ESIBITA TRA GLI APPLAUSI NEL CARCERE DI POGGIOREALE

Gloriana, un sorriso tra i detenutidi Carlo Ferrajuolo

NAPOLI. Per alcune ore, i detenuti del carcere di Pog-gioreale hanno potuto distrarsi senza pensare al freddoinvernale e al sovraffollamento delle celle. Merito dellaProvincia di Napoli, del presidente Luigi Cesaro e del di-rettore della casa circondariale Cosimo Giordano che haconsentito loro di assistere al concerto di Gloriana (nel-la foto). L’obiettivo di questa iniziativa, che ha già fattotappa nel carcere di Secondigliano ePozzuoli, è quello di regalare ai detenutiun momento di svago, che certo non hala pretesa di risolvere il drammaticoscenario nazionale in cui si trovano at-tualmente le nostre strutture carcera-rie e in cui svolgono un lavoro spessoencomiabile gli agenti di custodia, i di-rettori, il personale e l’intera comunitàpenitenziaria. Eppure, l’iniziativa in-tende contribuire, in modo del tutto gra-tuito, a donare attimi di gioia attraver-so il suono, il ritmo, la melodia, le paro-le e la voce della musica partenopea. Una piccola cosa.Una goccia nel mare. Ma può servire a sensibilizzare an-che l’opinione pubblica. L’iniziativa ha avuto un grandesuccesso, malgrado le mille difficoltà che un tale eventoinevitabilmente porta con sé sia sul piano delle praticheburocratiche e dei permessi, sia sul piano organizzativoe logistico, sia sul piano prettamente umano e sociale. Ilconcerto si è svolto nella chiesa del carcere di Poggio-reale che, per l’occasione, è stata adibita, a “sala con-certo”. Con tanto di palco, amplificazione e scenografia,luci comprese. Dopo circa un’ora sono arrivati, scortati ein fila indiana, i 250 detenuti, per lo più tra i 20 e i 50 an-ni, che hanno potuto assistere all’esibizione della can-tante. Commozione in “platea” quando Gloriana ha in-tonato “Luna caprese”, la storica canzone scritta da Ric-ciardi-Cesareo. Giovani, vecchi, ladri, ergastolani, tossi-codipendenti, extracomunitari: tutti detenuti e tutti incoro a cantare con Gloriana le “loro” storiche canzoni. Si,perché la canzone napoletana appartiene a tutti, è unpatrimonio di Napoli. Ma stavolta la storia è diversa edè stata la musica napoletana ad essere protagonista, aentrare in un carcere per alleviare almeno un po’ le diffi-coltà. Considerato il momento critico che le carceri ita-liane stanno attraversando, causato anche e non solo dal

già prevedibile collasso del sistema penitenziario e dovutoal sovraffollamento, possiamo affermare che si è trattatodi un momento di serenità niente affatto scontato. “I tevurria vasà”, “Chella là”, “Bambenella”, di Raffaele Vi-viani e poi per chiudere il primo atto con “Reginella” diLibero Bovio. Gloriana domina la scena, trasmette com-mozione, coinvolge tutti i detenuti che si sentono liberida qualsiasi pensiero. La signora della canzone napole-tana canta con l’anima e il cuore in mano, donando ma-

gia pura ai brani. La sua voce com-muove anche il più forte boss dei car-cerati e può passare dalla più alta allapiù basse delle note, potente e delica-ta al tempo stesso. Commozione dietrole sbarre quando ha intonato “’O sur-dato ‘nnammurato”. Cantavano tutti,completamente assorti a dare voce al-la loro voce. Insieme, in piedi urlavanol’amore, la gioia di vivere fuori dalle cel-le. Una canzone liberatoria, a dir poco diguarigione! Poi, alla fine del primo atto,Gloriana regala a questo speciale pub-

blico, un duo di amici comici, gioiellieri di professione, maattori bravissimi, Geppino e Renato De Paola che han-no, con il loro charme e la loro simpatia, fatto sognare ilpubblico di Poggioreale. Geppino e Renato De Paola han-no eseguito battute coinvolgenti che ricordano l’avan-spettacolo degli anni Settanta. La seconda parte del con-certo è proseguita con “Indifferentemente”, “Serenatanapulitana”, un omaggio a Fred Buscaglione con “Guar-da che luna”, “Eri piccola così”, per continuare con unaltro omaggio ad un grande della canzone napoletanaAurelio Fierro. Gloriana interpreta alla perfezione “Gua-glione”, “Scapricciatiello”, “’A pizza”. Giovanna Russo,in arte Gloriana, chiude il concerto con un omaggio adEduardo De Filippo, recitando una parte di “FilumenaMarturtano” che illumina di sentita commozione gli oc-chi dei carcerati. Ad accompagnare Gloriana in questasplendida missione-avventura un’orchestra di sette ele-menti diretta dal maestro Ciro Cascino. Considerato ilmomento critico che le carceri italiane stanno attraver-sando, causato anche e non solo dal già prevedibile col-lasso del sistema penitenziario e dovuto al sovraffolla-mento, possiamo affermare che si è trattato di un mo-mento di serenità niente affatto scontato. Allegria, ma-linconia e applausi.

“RACCONTI E MUSICHE PER I GIORNI DI NATALE”

Un progetto di Gianni Lamagnacon i canti della nostra tradizionedi Amedeo Finizio

NAPOLI. Tradizione, pace, solidarietà nella quinta edizione delconcerto per voci e strumenti, nel progetto di Gianni Lamagna, incollaborazione con il Centro Progetto Oasi Onlus. “Racconti emusiche per i giorni di Natale” nelle due serate di spettacolo, conl’intervento di un numeroso pubblico che ha, a lungo, applaudito,tenutesi a Napoli nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo (via SanGiacomo dei Librai), hanno rappresentato un originale modo diricordare ai napoletani il Natale. I canti della tradizione, le musichepopolari, grazie ad artisti d’eccezione Lello Giulivo, Gianni Lamagna,Pina Selillo, con i musici Carmine Bruno, Anastasia Cecere, GiosiCincotti, Michele Signore, Pasquale Ziccardi, nel programmadell’evento ricco di suggestione. Applaudita la partecipazione alconcerto del “Gruppo Operaio di Pomigliano”, “Il Coro delle mammedi Sisina” e il “Piccolo Coro Progetto Oasi” curato da Cecilia Videtta.È stato, comunque, Gianni Lamagna, artista di grande bravura,preparazione ed esperienza, l’applaudito protagonista del concerto,del quale ci piace ricordare il modo singolare di dare voce ai brani diPasquale Ziccardi “I giorni di festa”, “Luntano a te”, “La leggendadel lupino” di De Simone, cantata in passato dalla grande ConcettaBarra, “Erano 116 pezziente” da Saponariello di Viviani e, per finire,alla “Ninna Nanna senza nome”, autore lo stesso Gianni Lamagna.L’ultima replica dell’originale spettacolo “Racconti e musiche per igiorni di Natale” si terrà il 6 gennaio, alle ore 19.30, sempre nellachiesa dei Santissimi Filippo e Giacomo.

IN SCENA “MADE IN NAPLES”, UNO SPETTACOLO PER I TURISTI

Show dei Tirabusciò in via TribunaliMUSICA

NAPOLI. Durante il periodo natali-zio l’incantevole scenario della chie-sa di Sant’Angelo a Segno ospiteràuno spettacolo musicale rivolto, an-zitutto, ai turisti che sono di pas-saggio sulla strada storica di via deiTribunali a Napoli. Si tratta di un ap-puntamento breve, della durata ditrenta minuti, nato dall’intento di vo-ler raccontare uno spaccato della tra-dizione artistica napoletana. Prota-gonista della messinscena, curatadall’emergente ma brava compagniade I Tirabusciò (nella foto durante lospettacolo), è l’antica maschera in-dossata da Antonio Petito, rivisitatain quest’occasione dai giovani atto-ri Pierfrancesco e Angelo Borruto at-traverso un riadattamento contem-poraneo delle musiche e dei canti le-gati al personaggio di Pulcinella, co-stretto a sopravvivere in una condi-zione sociale alquanto critica. “Ma-de in Naples. Il vero finto spettacolooriginale di Napoli” è, dunque, unomaggio folkloristico alla città del so-

le e del mare, ricca di colori e profu-mi, alla città degli scugnizzi e ven-ditori ambulanti che popolavano i vi-coli ritratti con estremo realismo daRaffaele Viviani, del quale è stataeseguita “La rumba degli scugnizzi”insieme ad altre celebri melodie delpanorama musicale partenopeo. Ilvalore dello spettacolo, che fa uso deldialetto napoletano moderno, consi-ste soprattutto nella coralità dellarappresentazione e nella capacità deiBorruto, affiancati dalle attraenti vo-ci di Rita Riccio e Francesco Viglietti,di coinvolgere gli spettatori in unprogetto innovativo all’insegna deldivertimento. A completare il cast,diretto dallo stesso PierfrancescoBorruto, sono le giovani ballerine Im-macolata Picardi e Mariachiara An-giletta ed ancora i musicisti Vin-cenzo Valletta e Christian Colamo-nici. Dopo aver partecipato alla ras-segna “Emozioni Pasqua” diretta daGiulio Baffi nel 2009, il progetto vie-ne riproposto al pubblico di Napoli

con la stessa passione, «quella pas-sione - ha affermato la compagnia -che ogni anno si prende gioco di noie trasforma le nostre attitudini instrumenti necessari per divulgare ilmessaggio più recondito del popolonapoletano: la tradizione artistica».Si preferisce non svelare i dettagliche riguardano l’ambientazione, losvolgimento e il finale della pièceche, in assenza di un vero e propriotesto, ha la possibilità di mutare ilsuo filo conduttore a seconda del ti-

po di pubblico, al quale vengono of-ferti spunti di riflessione sulla con-temporaneità e sulla rinascita di unsistema di valori culturali sempre piùspesso minacciato dal progresso ci-vile, nonché sulla classica lotta tra ilbene e il male messa in rilievo dalsimbolismo cromatico dei costumidei due protagonisti. La messinsce-na, ad ingresso libero, accoglierà ilpubblico dalle ore 12 fino alle 16.30,con intervalli di circa un’ora, ancheoggi e, infine, dal 5 al 9 gennaio. ac

quale molti giovani conducono la loro vita. Buona la costruzioneregistica ad opera dei giovani Cerrone e Piccolo, che si muoveseguendo esattamente la drammaturgia - forse punte troppoenfatiche, laddove s’esige invece gelida freddezza e maniacalità,d’altronde lo scritto è di Pinterriana fattura - ma comunque digradevolissimo impatto scenico. Plauso ai giovani attori, RaffaeleAusiello, Simona Di Maio e Stefano Ferraro, che hanno benammaliato e tenuto col fiato sospeso - vuoi anche per i piatti volanti- il pubblico. Angela Di Maso

SPETTACOLI 17giovedì 30 dicembre 2010

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Parvolis http://www.parvapolis.it/page.php?id=35945

17 Gennaio 2011

Claudio Ruggiero

La Musica dei Ciechi Intervista ad uno strepitoso Peppe Barra, a Latina per la Stagione di Prosa...

Al microfono di ParvapoliS Peppe Barra, straordinario interprete applauditissimo dal folto pubblico insieme a Lalla Esposito e Patrizio Trampetti nell’atto unico ‘La musica dei ciechi’ di Raffaele Viviani per la regia di Claudio Di Palma, l’altro ieri sera al Teatro D’Annunzio di Latina tutto pieno, nell’ambito della stagione di prosa del Comune in collaborazione con l’ATCL. Sul palco un’umanità dolente, l’orchestrina di ciechi dei vicoli di Santa Lucia della categoria dei vinti tanto amati da Viviani, alle prese con problemi quotidiani di miseria e di emarginazione, in cerca di riscatto dal grigiore quotidiano grazie al potere taumaturgico della musica. Peppe Barra, nel ruolo principale del contrabbassista Ferdinando, è figlio d’arte, cinquant’anni di strepitosa carriera iniziata al fianco della madre, la compianta Concetta Barra, e poi proseguita in tournèe in tutto il mondo con il gruppo musicale la Nuova Compagnia di Canto Popolare, fondato dall’etnomusicologo Roberto De Simone. Una lunga esperienza poi continuata in proprio sul palco, dove Peppe Barra appare un artista completo, in grado di esibire una notevole caratura attoriale unita ad un’eccellente voce. Del regista Claudio Di Palma ricordiamo il positivo precedente di due anni fa proprio al D’Annunzio, in veste di bravissimo attore coprotagonista insieme a Lello Arena nell’intenso spettacolo, di notevole spessore qualitativo, scritto da Ruggero Cappuccio: ‘Le ultime sette parole del Caravaggio’. La trama del testo che Viviani scrisse nel 1928 poggia sulla figura di Ferdinando (Peppe Barra), contrabbassista di un complessino di ciechi sposato con Nannina (Lalla Esposito), una donna brutta da lui ritenuta bellissima fino al punto di essere accecato dalla gelosia, accusandola di tradirlo con Don Alfonso (Patrizio Trampetti), l'impresario del gruppo musicale. Una ‘guerra tra poveri’ che mette in mostra l’estrema sensibilità degli ultimi, il loro desiderio di sfuggire alla dura realtà abbandonandosi ai sentimenti ed ai sogni. La cecità come metafora di un non voler vedere la realtà, conflittualità irrisolta dell’anima, gran subbuglio interiore. Grande importanza è data alla musica, in un testo che vede Viviani sperimentatore di nuove forme teatrali da avanguardia. Dialoghi rarefatti di asciutta bellezza combinati con partiture musicali dissonanti, atmosfere oniriche e surreali volte a ricreare lo stato d’animo di estrema tensione dei personaggi. La regia di Claudio Di Palma sottolinea tali caratteristiche privilegiando scene monocromatiche scure e la sobria gestualità degli interpreti, svuotando qualsiasi languido sentimentalismo e distribuendo le luci con spot semplici ed essenziali. Le canzoni di Raffaele Viviani vivacizzano lo spettacolo nella seconda parte, affidando alle notevoli qualità interpretative di Peppe Barra e Lalla Esposito le suggestioni evocative, dopo che la tensione drammaturgica aveva raggiunto il culmine nel grido amaro e grottesco ‘T’aggio vista!’ di Ferdinando, rivolto a Nannina per il suo presunto tradimento. La disperazione fa vedere anche senza gli occhi…Comprimari tutti all’altezza: Adriano Mottola, Gabriele Barra, Paolo Del Vecchio, Costel Lautaro, Ilie Pepica, Massimiliano Sacchi, Luca Urciuolo. Le scene di Roberto Crea, i costumi di Annalisa Giacci, l’elaborazione delle canzoni di Patrizio Trampetti.