4
Avventure nel mondo 1 | 2018 - 97 S ono tornata da poco più di un mese dal viaggio Argentina Breve che ho condiviso con Daria, Roberto, Donatella, Enrico e naturalmente con Cristina, la coordinatrice e mi è venuta voglia di raccontare la nostra esperienza. Avevo visitato la Patagonia molti anni fa, rimanendone colpita e non sapevo bene cosa aspettarmi dalla parte meno nota del paese e invece, è stata entusiasmante e ripensando al nostro itinerario, mi viene da associare ad ogni momento vissuto una musica che scandisca meglio i diversi luoghi conosciuti. Innanzitutto, le cascate di Iguazù sono qualcosa d’impareggiabile: mentre mi avvicino alla Garganta del Diablo e vedo dall’alto la potenza delle acque, insieme al fragore delle cascate, mi sembra di percepire in lontananza le musiche di Morricone del film Mission... “Gabriel’s Obloe” è la colonna sonora perfetta di un film che ti vede piccola- piccola davanti alla grandezza della natura. Credo che solo chi ha ammirato da vicino questa meraviglia del nostro pianeta possa comprendere a pieno il mio stupore... una serie continua di cascate che si susseguono in un paesaggio lussureggiante... ovunque svolazzano farfalle multicolore,... cercano il sale dopo la pioggia... Una con ali simili aduna maschera africana mi si posa su una mano e mi accompagna per un lungo tratto delle passerelle che uniscono i vari percorsi camminabili... Se esiste un paradiso in terra, credo che questo possa rappresentarlo a pieno! Ci spostiamo poi alle Riduzioni gesuitiche: nei primi anni del XVII secolo, il re Filippo III di Spagna, in un’ottica di maggiore umanità verso i popoli conquistati, affidò il compito di cristianizzare alcuni nuovi territori sudamericani ai gesuiti, che tra il 1609 e il 1767, fondarono decine di missioni tra gli indios guaraní nel territorio ai confini tra Paraguay, Argentina, Brasile ed in Bolivia. “Riduzione” proviene dal verbo spagnolo “reducir”, La musica del Norte Da un Argentina Breve gruppo Cristina Botto Testo e foto di Simona Porcile RACCONTI DI VIAGGIO | Argentina http://www.viaggiavventurenelmondo.it/viaggi/6025 Parco Nacional de los cardones

La musica del Nortestrumenti musicali, avevano orecchio per la musica ed erano naturalmente portati per il canto. Negli anni 70 in una remota riduzione nella provincia di Chiquitos

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: La musica del Nortestrumenti musicali, avevano orecchio per la musica ed erano naturalmente portati per il canto. Negli anni 70 in una remota riduzione nella provincia di Chiquitos

Avventure nel mondo 1 | 2018 - 97

RACCONTI DI VIAGGIO | Iran

Sono tornata da poco più di un mese dal viaggio Argentina Breve che ho condiviso con Daria, Roberto, Donatella, Enrico e naturalmente

con Cristina, la coordinatrice e mi è venuta voglia di raccontare la nostra esperienza.Avevo visitato la Patagonia molti anni fa, rimanendone colpita e non sapevo bene cosa aspettarmi dalla parte meno nota del paese e invece, è stata entusiasmante e ripensando al nostro itinerario, mi viene da associare ad ogni momento vissuto una musica che scandisca meglio i diversi luoghi conosciuti. Innanzitutto, le cascate di Iguazù sono qualcosa d’impareggiabile: mentre mi avvicino alla Garganta del Diablo e vedo dall’alto la potenza delle acque, insieme al fragore delle cascate, mi sembra di percepire in lontananza le musiche di Morricone del film Mission... “Gabriel’s Obloe” è la colonna sonora perfetta di un film che ti vede piccola-piccola davanti alla grandezza della natura.Credo che solo chi ha ammirato da vicino questa meraviglia del nostro pianeta possa comprendere a pieno il mio stupore... una serie continua di cascate che si susseguono in un paesaggio lussureggiante... ovunque svolazzano farfalle multicolore,... cercano il sale dopo la pioggia... Una con ali simili aduna maschera africana mi si posa su una mano e mi accompagna per un lungo tratto delle passerelle che uniscono i vari percorsi camminabili...Se esiste un paradiso in terra, credo che questo possa rappresentarlo a pieno! Ci spostiamo poi alle Riduzioni gesuitiche: nei primi anni del XVII secolo, il re Filippo III di Spagna, in un’ottica di maggiore umanità verso i popoli conquistati, affidò il compito di cristianizzare alcuni nuovi territori sudamericani ai gesuiti, che tra il 1609 e il 1767, fondarono decine di missioni tra gli indios guaraní nel territorio ai confini tra Paraguay, Argentina, Brasile ed in Bolivia. “Riduzione” proviene dal verbo spagnolo “reducir”,

La musica del NorteDa un Argentina Breve gruppo Cristina Botto

Testo e foto di Simona Porcile

RACCONTI DI VIAGGIO | Argentinahttp://www.viaggiavventurenelmondo.it/viaggi/6025

Parco Nacional de los cardones

Page 2: La musica del Nortestrumenti musicali, avevano orecchio per la musica ed erano naturalmente portati per il canto. Negli anni 70 in una remota riduzione nella provincia di Chiquitos

98 - Avventure nel mondo 1 | 2018

RACCONTI DI VIAGGIO | Argentina

convincere. Queste persone, infatti, furono convinti a lasciare una condizione di vita nomade per un tipo di vita stanziale e comunitaria, ma in parte libera.Le riduzioni gesuitiche erano villaggi autonomi, posti lontani dagli abitati dei coloni spagnoli in modo da proteggere i nativi dalla violenza dei conquistadores e dai razziatori di schiavi, i “bandeirantes”, che li rapivano per farli lavorare nelle nuove piantagioni. Nelle missioni si lavorava 6 ore al giorno, c’era cibo assicurato per tutti e un’istruzione che comprendevano anche la musica, il canto, l’arte sacra.Nei guaranì s’individuarono subito abilità scultorea, artistiche e musicali... divennero abili costruttori di strumenti musicali, avevano orecchio per la musica ed erano naturalmente portati per il canto.Negli anni 70 in una remota riduzione nella provincia di Chiquitos in Bolivia furono ritrovati molti spartiti musicali che riportarono alla luce le musiche suonate in queste piccole società: fu tantissimo lo stupore nel vedere come i guaranì fossero straordinari esecutori di musiche barocche ad un livello pari a quello europeo del ‘600-’700. Nella parte Argentina, ad eccezione di San Ignacio Mini, i resti sono piuttosto mal ridotti. Le guide che raccontano del passato splendore di questi luoghi sono esaurienti ed interessanti, ma ci vuole molta fantasia per immaginare la bellezza originale: quando i Gesuiti furono cacciati dal Sud America nel 1767, tutte le Riduzioni furono saccheggiate e poi date alle fiamme, invece, in Paraguay lo stato di conservazione dei siti di Jesus de Tavarangue e di Trinidad è davvero buono.In particolare a Trinidad ci sono ancora molte sculture e statue intatte e da qui, si può capire la raffinatezza delle costruzioni e la grandezza di questi luoghi che erano delle vere e proprie città autonome nel bel mezzo della foresta. Ad Iberà, la musica più bella è il silenzio... camminiamo nella foresta e sentiamo i rumori della natura, è un luogo di pace che ha qualcosa di magico. Prendiamo una barca e ci dirigiamo nella laguna, è il regno del birdwatching, delle piante acquatiche, dei capibara... ovunque volano libellule, è talmente bello da dare l’idea di essere sospesi in un tempo indefinito...La nostra guida ci parla di questo paradiso con passione ed entusiasmo.Molti luoghi in Argentina sono altamente inquinati, in primis il grande fiume Paranà, avvelenato da diserbanti, ma ad Iberà si vuole salvaguardare l’ecosistema: questa è una delle più grandi riserve d’acqua dolce del Sud America e va protetta.Il magnate e filantropo americano Douglas Tompkins (vi dice qualcosa la parola North Face?) stanziò vari milioni di dollari per salvaguardare l’area, la sua flora e la sua fauna.

Si sta cercando di far tornare l’area alla sua conformazione originale, cioè il pascolo, eliminando le coltivazioni di alberi, non autoctoni, soprattutto gli eucalipti che tolgono al terreno molta acqua. Vi sono in atto progetti per la reintroduzione di molte specie animali ormai estinte sul territorio come il giaguaro e il formichiere; si sta cercando in questo modo di aprire l’area al turismo ecologico: la lotta è tra il guadagno facile e veloce che viene dalla vendita del legname e l’ecoturismo. Con un balzo spazio-temporale durato una notte super lusso in bus, lasciamo il Nord-Est e arriviamo a Salta, nel Nord-Ovest, comincia qui la seconda parte della nostra avventura.Lito il nostro autista ama la musica: arriviamo ad El Carmen e comincia a raccontarci di Jorge Cafrune: un cantante argentino, tra i più noti ricercatori e diffusori della musica popolare argentina.Durante la dittatura militare di Videla, contrariamente a molti artisti che lasciano il paese, decide di rimanere continuando a cantare e a sostenere le proprie opinioni. Al Festival di Cosquín, nel gennaio 1978, il pubblico gli chiede la canzone “Zamba de mi esperanza”, una conzone che pur non contenendo parole contro il regime, era considerata sovversiva e Cafrune la esegue. Il 31 gennaio, come omaggio al Padre della Patria José de San Martín, Cafrune inizia una traversata a cavallo che lo conduce a Yapeyú, città di nascita del Libertador, per deporvi terra presa da Boulogne-sur-Mer, luogo della sua morte. Nella notte, nell’altura di Benavídez un camioncino lo investe, uccidendolo. La giustizia ufficiale archivia il caso come incidente, ma la gente comune dubiterà sempre di ciò. Dopo aver attraversato il tropico del Capricorno, aver visto le incredibili “Paletas de Pintor” (sembra davvero che la montagna davanti a noi sia composta

di tavolozze multicolore pronte per dipingere un quadro naturalistico) o ancora dopo la visita ad Uquia della bellissima chiesetta di San Francesco de Paula, che ospita le tele degli Angeli archibugieri, arriviamo a Humahuaca e ci chiediamo se questa sia Argentina o Bolivia. Camminiamo in questo villaggio polveroso che sembra essere senza

tempo, intorno si vedono montagne piene di colori e incredibili cactus in piena fioritura, una meraviglia!!Cerco di fotografare una vecchina che vende souvenirs, ma vengo immediatamente bloccata da un ragazzo: qui la gente crede che le macchine fotografiche accorcino la vita delle persone!!Dopo un pranzo rilassante in un ristorantino davvero ruspante, andiamo a visitare l’Hornocal, la montagna dai 14 colori! Il nostro bus sale pian piano su per ripide stradine sterrate e finalmente arriviamo a 4.350 mt di altezza ed ammiriamo un paesaggio incredibile: a volte la natura è l’artista più geniale

che ci sia... in mezzo alla montagna una serie di zig zag multicolori crea un’immagine surreale e di straordinario effetto. Fa davvero freddo, ma siamo rapiti da tanta bellezza... mi piacerebbe ci fosse qui un suonatore di flauto andino, sarebbe la musica ideale in un luogo tanto magico!! Questa mattina partiamo presto per in villaggio di Iruya, la strada è stretta e piena di curve, ma i paesaggi sono davvero straordinari: vallate piene di colori, montagne dalle forme incredibili, canyon che ricordano il Far West. Dopo un paio d’ore di viaggio arriviamo alla nostra meta e qui è la gente ad essere l’elemento di maggior interesse. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, le donne portano lunghe trecce e vestiti tradizionali, ci sono vasi pieni di fiori davanti alle casette, alcuni uomini chiacchierano comodamente seduti sugli scalini di un negozio... c’è una sensazione di calma e relax... qui il tempo scorre in una maniera ben diversa che in Italia...Facciamo una breve passeggiata con il nostro autista e arriviamo in cima al paese da cui si scorge un paesaggio di montagne rosa, verdi, rosse...Ci compriamo pane e formaggio e pranziamo all’ombra vicino ad un gruppo di bambini della scuola che si esercita in attività sportive, mentre le nonne, poco lontane aspettano che suoni la campanella per riportarli a casa. Provo a fotografare una signora anziana con il bastone, ma lei si arrabbia e comincia ad inseguirmi,... aiutoooo!Qui si sente la musica del vento, un vento fresco e piacevole,… non vorremmo andare via ma occorre proseguire.

Arriviamo al villaggio di Purmamarca nel tardo pomeriggio, giusto in tempo per percorrere lo stupendo “Paseo de los Siete Colores”, il percorso ad anello di circa 3 km che gira attorno al Cerro de 7 Colores, proprio fuori dal paesino. Qui, ciò che si nota è la totale assenza di rumore, non si sente un uccellino, non ci sono nidi, ma si è rapiti dalla rara bellezza della passeggiata, che come dice il suo nome racchiude montagnole di diversi colori, frutto di una complessa storia geologica. Tra le montagne sono racchiusi sedimenti marini, lacustri e fluviali venuti alla luce in migliaia di anni di lenti movimenti tettonici.

San Telmo

Page 3: La musica del Nortestrumenti musicali, avevano orecchio per la musica ed erano naturalmente portati per il canto. Negli anni 70 in una remota riduzione nella provincia di Chiquitos

Avventure nel mondo 1 | 2018 - 99

RACCONTI DI VIAGGIO | Argentina

Rientriamo in paese passando vicino ad un vivacissimo cimitero: anche nei luoghi più remoti, la gente non dimentica di portare un fiore sgargiante ai propri cari e così questi luoghi si riempiono di una gioiosità poco usata in Europa. Mi fermo un attimo ad osservare le croci e mi sento serena. La sera andiamo a cena in una peña, un locale tipico dove ai piatti della cucina locale a base di mais, peperoni, melanzane e carne di manzo ed agnello si abbina la musicale tradizionale del Nord-Ovest. In realtà, la peña nasce come una festa tra vicini dove musica, balli, bevande e pietanze caratteristiche la fanno da padroni! La musica che ascoltiamo è nostalgica e dolce, canta di amori giovanili, di vita di campagna, di legami con la tradizione e la terra,... si sente il suono di una chitarra, di un tamburo e del charango, uno strumento musicale sudamericano a corde, che discende dalla “vihuela de mano” introdotta dagli spagnoli nelle zone conquistate e che gli indios imitarono usando come cassa armonica la corazza dell’armadillo. Mentre ascoltiamo la musica, il nostro autista Lito ci racconta de “Los Chalchaleros”, uno dei più importanti gruppi di musica folcloristica argentina, originario di Salta. Fondato nel 1948 e sciolto nel 2003, ha pubblicato quasi 50 album, facendo conoscere in tutto il mondo generi musicali poco noti come la Zamba, musica di origine peruviana dai toni dolci e romantici o la Chacarera, più vivace ed allegra o il Gato, dai toni più marcati.Tutte queste musiche fanno da sfondo a danze folkloristiche in coppia o in gruppo. La miglior occasione per noi profani di avere un assaggio della vivacità di questi elementi è soprattutto il Carnevale, momento in cui si festeggia la fertilità della Madre Terra con balli, musica e colori vivaci. Sarebbe

davvero una bella occasione per tornare quassù.

Questa mattina, dopo aver valicato qualche passo intorno ai 4.000 mt e aver incontrato vigogne e lama, arriviamo al Salinas Grande. Qui non resistiamo a fare un po’ di fotografie scherzose giocando con la prospettiva e il sale bianchissimo: Cristina esce da una scatola di

biscotti, Daria, Enrico e Donatella sembrano entrare in un cappello che tengo sospeso in alto, anche l’autista si presta divertito ai nostri scatti. Il salares è davvero immensa, ma poco profondo rispetto ai cugini più famosi della Bolivia: a 25 cm sotto la crosta c’è acqua, non si può percorrerla in fuoristrada, ma ci siamo comunque

molto divertiti.

Arriviamo a Polverilla, per vedere passare il “Tren de Las Nubras”, così chiamato perché circola a più di 4.000 metri sul livello del mare, regalando a chi lo prende la possibilità di ammirare le nuvole sotto i ponti o i pendii. Un tempo partiva da Salta e arrivava in Bolivia, ma dismesso per molto tempo, è stato ripristinato da pochi mesi per un brevissimo tratto per la curiosità dei turisti... in ogni caso, il ponte su cui vediamo passare questo grazioso trenino blu mette davvero i brividi!!

Lasciamo il territorio a Nord di Salta e ci spingiamo verso Sud: nuovi paesaggi mozzafiato ci attendono.Prendiamo la Ruta 33 verso Cachi e passiamo attraverso le zigzaganti Quebredas de Escoipe e de Obisco, che gli archeologi pensano essere state parte del Cammino Inca. I paesaggi sono molto verdi e rigogliosi, coronati da montagne dai colori vivaci. Dalla Piedra del Molino (3348 metri) si gode una vista spettacolare.

Scendiamo lentamente verso il Parco Nacional de los Cardones: davanti a noi ci sono migliaia di cactus alti oltre 2 metri: in novembre sono tutti fioriti, è uno spettacolo davvero notevole!!Si tratta di è una zona protetta, in cui ci sono alcuni brevi sentieri per camminare tra questi giganti senza danneggiare il loro habitat.Queste piante incredibili, sopravvivono a temperature altissime e al vento forte, nutrendosi di quantità di acqua irrisorie: vivono in simbiosi con i piccoli rovi che le circondano; questi ultimi raccolgono la poca acqua che si condensa nell’aria durante la notte e la veicolano verso i cactus, che così possono crescere.Alla fine di questa particolare percorso naturale si arriva a Cachi, un minuscolo paese dalle case bianchissime. Entriamo nella chiesetta e vediamo che il confessionale e le cornici dei quadri sono interamente fatto di legno di cactus, leggero e molto resistente. Saliamo in cima alla collina per osservare il paesaggio dall’alto e visitiamo il coloratissimo cimitero adornato con fiori, cuori, poesie...

Per raggiungere Cafayate, la capitale del vino nella regione, percorriamo parte della mitica Ruta 40, la strada più lunga dell’Argentina (ben 5.224 km, di cui meno della metà asfaltati!!!) e che porta in Patagonia. A precedere l’abitato, chilometri di vigneti rigogliosi intervallati da giganteschi cactus. Ce n’è per tutti i gusti Museo del vino, cantine centenarie, persino la Helateria Miranda propone il gusto di gelato al vino rosso!!Cafayate è certamente il luogo più turistico che abbiamo visitato fino ad ora, ci mancano un po’ il silenzio e la musica triste dei giorni passati.

La mattina dopo siamo al sito archeologico di Quilmes di buon ora.Esso deve il suo nome alla tribù omonima che difese il territorio per più di un secolo, lottando contro i

San Telmo

Quebreda di Humauaca

Page 4: La musica del Nortestrumenti musicali, avevano orecchio per la musica ed erano naturalmente portati per il canto. Negli anni 70 in una remota riduzione nella provincia di Chiquitos

100 - Avventure nel mondo 1 | 2018

RACCONTI DI VIAGGIO | Argentina

conquistadores spagnoli e che fu sottomessa solo quando vennero a mancare acqua e cibo nel 1665. La vendetta spagnola fu implacabile: per ordine del Gobernador del Tucumán i Quelmes furono deportati a piedi fino alle sponde del Río de la Plata: partirono circa in 2.000, ma a Buenos Aires arrivarono circa in 400. Alcuni riuscirono a fuggire e sono i fieri abitanti dell’attuale cittadina fuori dal sito. Vicino a Buenos Aires esiste oggi una città che si chiama Quilmes, così chiamato in ricordo della tragedia.Con una passeggiata, saliamo quasi in cima alla montagna e vediamo la vastità e la vivacità che dovevano avere questi luoghi nel periodo più fiorente; ci sono un vento caldo ed un silenzio profondo ad accompagnarci, mi fermo un po’ di tempo in un punto panoramico a pensare al tragico destino di questo popolo, eppure ciò che mi invade è un senso di profonda pace.

Partiamo verso la Quebreda de las Conchas, ultima tappa in questa incredibile zona, domani saremo nella Capitale. Veniamo sorpresi da paesaggi degni della Monument Valley: pioggia e vento hanno creato formazioni sorprendenti.Così ecco “los Castillos”, sicuramente abitati da re e regine di pietra, o ancora “las Ventanas”, finestrelle che gli elementi hanno ritagliato nella montagna o anche “el Sapo”, un vero e proprio rospo di roccia che sicuramente sta aspettando un bacio di una principessa gentile per tornare ad essere principe. Una nota particolare va all’”Anfiteatro”, dove un suonatore di musica andina ci ha fatto sentire l’acustica incredibile di questo luogo e alla “Garganta del Diablo”, una gola strettissima e maestosa…A fine percorso comincia a piovere e malgrado non sia poi caduta tanta acqua, le strade si allagano creando dei veri e propri fiumi che dobbiamo letteralmente guadare con il pulmino.Ci fermiamo a pranzo in un localino lungo la strada e vicino all’uscita, una statuina ricoperta di foglioline e caramelle attira la mia attenzione: è la Pachamama, la dea madre, veneratissima in tutto il Sud America.

Eccoci finalmente a Buenos Aires. Ci lasciamo guidare da Alejandro, al quartiere San Telmo, celebre per l’architettura coloniale dei suoi edifici, ma soprattutto per Joaquin Lavado, autore del fumetto “Mafalda”.Ci fermiamo a fare una foto di gruppo alla panchina con Mafalda e i suoi amici. Il mercatino delle pulci domenicale si sbizzarrisce su questo cartoon; souvenirs di ogni sorta sui banchetti colorati: dalle immancabili magliette, ai magneti, ai pupazzi, ma anche quadri, specchi, chi ne ha più ne metta…

La mattina dopo cominciamo la giornata con un giro

al Caffè Tortoni, un gioiello di Liberty, il più antico caffè dell’Argentina (ha aperto i battenti nel 1858), il caffè degli artisti, come il grande Jorge Louis Borges.Il primo proprietario fu un francese, che gli diede

il nome di una famosa caffetteria di Parigi.Si possono trovare all’interno foto d’epoca, oggetti preziosi, cimeli di una gloria mai tramontata. Degna di nota è la vecchia stanza della “pelucheria”, dove a fine ottocento gli uomini si facevano dare una spuntatina ai capelli prima di bersi un buon caffè!

Proseguiamo per Plaza de Mayo, vedo per terra

i disegni dei fazzoletti bianchi delle Abuelas e non posso reprimere una stretta al cuore pensando ad uno dei capitoli più oscuri e triste della storia di questo paese. Le nonne che cercano i nipoti figli dei desaparecidos s’incontrano ogni giovedì sulla piazza, noi per allora saremo già in Italia, ma basta quest’immagine a richiamarmi alla mente una storia da non dimenticare…

Ci spostiamo al teatro Colon, definito dalla National Geographic, il terzo teatro al mondo per acustica dopo la Scala di Milano e il San Carlo di Napoli. La spiegazione sul rinnovamento degli interni, sulle tecniche adottate per mantenere invariata la qualità dell’acustica e soprattutto la possibilità di sentire un pezzettino di prove di uno spettacolo ci incantano. E’ un luogo magico, per bellezza e sonorità.

Ed infine, visitiamo il quartiere della Boca. La zona aperta ai turisti è piccola, c’è molta polizia, rimane pur sempre una delle zone più povere della città. La trovo molto cambiata rispetto ad alcuni anni fa, sicuramente più tranquilla, ma forse meno colorata di un tempo.Ci sono alcuni “finti” ballerini di Tango, piazzati bene in vista per cercare di attirare turisti che vogliono farsi fotografare con loro: il tango vero si balla al chiuso, non all’aperto!

Questo incredibile ballo fa la sua comparsa proprio alla Boca intorno al 1880, nei bordelli del porto, luogo di arrivo di marinai, immigrati in cerca di fortuna, poveri di ogni sorta. Non si sa come sia nato, persino l’etimologia del suo nome è dibattuta, in ogni caso, poco alla volta, diviene il linguaggio comune dei nuovi argentini: italiani, spagnoli, tedeschi, russi, che faticavano a parlarsi in un castigliano tutto sgangherato, ma si intendevano sicuramente meglio con questa musica che parlava per loro.

Il tango rappresenta una vera rivoluzione nel ballo di coppia, essendo totalmente libero, privo delle coreografie predefinite di valzer, mazurca o polka.

Le coppie non procedono mai in modo fra loro coerente: ognuna segue di volta in volta direzioni diverse, anche se complessivamente si mantiene una lenta rotazione in senso antiorario.Esso è il ballo del popolo più povero e l’alta borghesia argentina si tiene il più possibile lontana da questa danza ardita e scandalosa e solo dopo che Parigi dichiarò il tango “à la page”, cominciò a diffondersi anche tra i ricchi.Chi veramente rivestì di abiti nuovi questa danza, trasformandola da pura musica in canzoni appassionate, fu il cantante Carlos Gardel. Nel 1917 in occasione di uno spettacolo al Teatro Empire di Buenos Aires, trasformò la canzone “Mi noche triste” di Samuel Castriota e Pascual Contursi, in un tango infuocato, ottenendo una vera ovazione.

La sera assistiamo ad uno spettacolo di tango: è un cabaret con ballerini capaci di passi incredibili, che con i loro corpi raccontano la storia del tango. L’unico problema è che è troppo turistico, siamo tantissimi europei, alcuni ballerini fanno danzare impacciate ragazze del pubblico, proprio non mi piace… mio unico rimpianto, non essere andata a cercare una Milonga dove balla la gente comune, per vedere quali sono le movenze di un moderno Tanguero Argentino…

Domani si parte, e sento già la nostalgia: l’Argentina mi ha preso il cuore, lo ha viziato con luoghi incredibile e musiche armoniose e adesso, ringraziandola le dico Adios, arrivederci…

suonatore andino