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1 La natura mette a nostra disposizione tutte le sfumature, i toni, gli aromi, i contrasti, i profumi. Poi, la genialità è di saper combinare il tutto perfettamente. D. Foulon

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La natura mette a nostra disposizione tutte le sfumature, i toni,

gli aromi, i contrasti, i profumi.

Poi, la genialità è di saper combinare il tutto perfettamente.

D. Foulon

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Il CAPITELLO, aspetto singolare di sacralizzazione del territorio, ha trovato in Veneto

un’espansione talmente massiccia da costituire una rete fittissima, una sorta di mantello di

pietà sull’intero paesaggio. Il capitello votivo è una STRUTTURA ARCHITETTONICA RELIGIOSA

CRISTIANA di piccole dimensioni, nata da un culto popolare tramandato nei secoli:

solitamente costruito come ex voto per uno scampato pericolo, come una carestia o una

pestilenza, è stato anche usato come strumento di aggregazione della comunità cristiana, che

presso di esso si univa in preghiera, specie per la recita del rosario.

Queste strutture, solitamente costruite sugli incroci delle strade, sono chiamate anche “la

Bibbia dei poveri” in quanto parlano attraverso le immagini: la grande frequenza dei segni del

sacro sul nostro territorio ha colpito l’occhio di scrittori locali e ha destato la meraviglia di tanti

visitatori, come i viaggiatori ottocenteschi del Grand Tour che si estasiavano davanti alle “leafy

chapels” o cappelle frondose degli alberi sacri, oppure i soldati americani che nei loro diari

sulla Grande Guerra annotavano l’ammirazione per i paesi turriti, i capitelli o i santuari posti

lungo le strade.

Tra i soggetti più ricorrenti:

La MADONNA COL BAMBINO

La SACRA FAMIGLIA

SANT’ANTONIO DA PADOVA (protettore degli animali)

Vari santi taumaturghi come SAN ROCCO, SAN SEBASTIANO (difensori dalle pestilenze e

dalle epidemie), e SAN GIOVANNI BATTISTA

Gli ALBERI VERDI SACRI sono PIANTE CHE ACCOLGONO TRA I RAMI UN’ICONA O UNA

IMMAGINE SACRA, generalmente racchiusa entro una cassetta votiva in legno o in metallo,

spesso a forma di capanna. Le specie arboree più diffuse sono sicuramente il CARPINO

BIANCO, ma ci sono anche la quercia, la robinia e il frassino. Il carpino è un albero resistente

nonché longevo e i suoi rami si lasciano piegare, arrotondare e intrecciare.

Erano fondamentali nelle Rogazioni primaverili, vere e proprie cerimonie di benedizione delle

campagne e dei suoi abitanti, dove s’implorava Dio perché allontanasse i grandi flagelli

dell’umanità come i terremoti, i lupi feroci, le pestilenze e che si concludevano con

l’invocazione propiziatoria: “Ut fructus terrae dare et conservare digneris” (perché ci doni e

conservi i frutti della Terra). Una delle PROTAGONISTE di queste celebrazioni era la PIANTA

DELLA VITE: protetta dalle invocazioni popolari, veniva considerata come veicolo di estasi e di

liberazione.

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1. ALBERO SACRO “MADONNA DI LOURDES”

Via per San Giovanni, San Giovanni di Bigolino

Carpino bianco massiccio, nel cui incavo è

agganciato un quadro rappresentante una

Madonna di Lourdes. Quest’immagine è

particolarmente amata e venerata e ricorda le

apparizione della “Bella Signora” da parte di una

giovane contadina francese. Viene vista come la

principale mediatrice tra l’uomo e Dio, creatura

umile ed altissima.

2. ALBERO SACRO

“SANT’ANTONIO DI PADOVA”

Via San Giacomo, Bigolino

Albero non molto strutturato ma particolarmente curato. La cassetta contiene una piccola statuina

di Sant’Antonio da Padova, Beato sentito in maniera benevola, come persona che ha stabilito un

rapporto di grande familiarità con Dio e che tiene tra le braccia Gesù bambino.

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3. ORATORIO DEI SANTI FILIPPO E GIACOMO

Via San Giacomo, Bigolino

Sito sulla collina più alta del paese,

con vista panoramica, immerso nel

silenzio, è di epoca sconosciuta. Di

proprietà della famiglia dell'abate

don Angelo Antonio Giobatta

Fabbro, nativo di Valdobbiadene e

bibliotecario del Seminario di

Padova, lì vi si ritirò per dispiaceri e

fu sepolto nella chiesetta. Il 1º

maggio si celebra la festa dedicata ai

due apostoli titolari.

4. ALBERO SACRO

“MADONNA DI LOURDES”

Via San Giacomo, Valdobbiadene

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5. CAPITELLO DI SAN BIAGIO E ROCCO

Via Rocat Ferrari, Saccol

Situato lungo la strada Rocat e Ferrari, fu costruito per volontà dal mercante e proprietario

terriero seicentesco Benvenuto Ferrari, originario di Venezia e devotissimo di San Biagio. Questo

culto si è poi allargato alla popolazione ed è

uno dei motivi per cui questo Santo è

particolarmente amato: numerosi sono i

fedeli che ogni anno raggiungono

l’antica chiesa di San Biagio (poco distante dal

luogo votivo) per partecipare alla messa nella

giornata del 3 febbraio. Proprio in quel

giorno del 1995 ci fu l’inaugurazione

per il restauro del capitello con il quale tornò

all’originaria bellezza: gli fu ridata la sua

precedente struttura di pietra e sassi mentre il

restauro della nicchia interiore è stato operato da

Bepi Mionetto (frescante di Valdobbiadene),

che ha fatto rinascere San Biagio in abiti

vescovili secondo la tradizionale iconografia con mitra in capo e pastorale nella destra. L’unica

differenza che si nota riguarda la candela che il Santo tiene nella sinistra al posto del pettine con il

quale l’imperatore Diocleziano, secondo la leggenda, gli avrebbe fatto lacerare le carni prima di

decapitarlo. Nella nicchia del lato nord il maestro restauratore ha dipinto con la tecnica del graffito

anche un S. Rocco seguendo la raffigurazione classica.

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6. ORATORIO DI SAN BIAGIO DI STANA

Via Rocat Ferrari, Saccol

Alcuni indizi portano a collocare questo oratorio

all’età romana. Molto probabilmente si tratta di

un tempietto pagano cristianizzato, modificato

poi in epoca napoleonica con l’aggiunta delle

sovrastrutture neoclassiche.

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7. ORATORIO DI SAN GOTTARDO

Via Rocat Ferrari, incrocio con Strada Rebuli

8. CAPITELLO DI SANT’ANTONIO

Via Rocat Ferrari, bivio Via Cartizze

9. ORATORIO DI SANT’ANTONIO DA PADOVA

Via S.Antonio, Guia

Costruito la prima volta nel 1694 e riedificato nel

1881 con l’aggiunta del campanile, vi viene celebrata

la messa tutti i sabato sera e il 13 giugno, giorno di

Sant’ Antonio. A dimostrazione dell’attaccamento a

questo Pio, viene fatta seguire una processione per

le vie del paese con la statua del Santo come guida

oltre ad una piccola festa paesana.

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10. ORATORIO DI SANT’ANTONIO

Via Cimitero, Santo Stefano

Posto sulla sommità del colle e costruito nel XIII secolo, è la chiesetta del cimitero della frazione di

Santo Stefano. In passato fu sede della parrocchiale ed intitolato a S. Stefano martire: tutto questo

fino al 1784, anno di grandi cambiamenti: di lì in poi divenne un semplice oratorio e cambiò anche

la titolazione, passando S. Antonio di Padova come conferma la documentazione riguardante la

visita pastorale del vescovo di Padova nel 1863.

La facciata è caratterizzata da un pronào

maestoso, elegante, in stile dorico.

Anticamente aveva tre altari: il primo

dedicato a Santo Stefano, il secondo alla

Madonna del Rosario e il terzo a San

Giovanni Battista. Lesionato anche dal

terremoto del 1873, fu abbattuto e

ricostruito nel 1907 grazie alle donazioni

del cav. Antonio Menegazzi, sindaco di S.

Pietro di Barbozza, a cui è dedicata la

grande lapide funeraria murata sulla

facciata della chiesa stessa. Dopo la

conclusione dei lavori, nello stesso anno,

l’edificio ottenne la sacra benedizione e si

decise di tenere immutata l’intitolazione al

Santo portoghese. Ad oggi vi si celebra la

messa di Sant’Antonio, il 13 giugno, e

quella per ricordare i Santi e i Morti nelle

giornate del 1 e 2 novembre.

11. ORATORIO DEL COL O DELLE CAVALLETTE

Via Cal Vecchia del Col, San Pietro di Barbozza

Costruito, almeno così racconta la tradizione, grazie alla fede degli abitanti, aveva come obiettivo

quello di scongiurare il flagello delle cavallette che nel 1680 invasero il territorio causando carestie

e pestilenze. L’oratorio è dedicato a San Giovanni Battista, ricordato anche nel capitello nel

Cartizze: fin dal 1000 al Santo fu dedicata anche una borgata, attuale S. Pietro Basso, che oggi si

chiama San Zago, cioè terra di S.Giovanni. Grazie alla volontà del locale gruppo degli Alpini, nel

1993 si sono svolti dei lavori di recupero e le maestranze han potuto riportare alla luce un

prezioso affresco "Madonna col Bambino fra San Giovanni e S.Pietro", che alcuni storici dell’arte

ritengono essere del XVI secolo. Il Mionetto ha lavorato con perizia e con cura per ridare

all'affresco le sue originarie caratteristiche, scoprendo poi che il dipinto si sovrapponeva

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all'originale affresco ed era di fattura popolare. Dell’opera s’interessò anche lo studioso di arte

veneta, Giogio Mies, il quale ha attribuito l’affresco al pittore Marco da Mel (Mel 1494 ca.- Feltre

1583), fratello di Giovanni, pittore pure lui ed entrambi figli di Antonio Rosso, che la storia addita

come il primo maestro del grande Tiziano. Alcuni tratti compositivi peculiari richiamerebbero

infatti quelli del ciclo d’affreschi svolti dall'artista nelle varie chiesette sparse tra Lentiai, Mel,

Feltre e Castelciés, nel comune di Cavaso del Tomba.

12. CAPITELLO DEL SACRO CUORE

Via San Pietro, San Pietro di Barbozza

13. CAPITELLO DI SANT’ANTONIO AI FRATI

Via San Pietro, San Pietro di Barbozza

Costruito nel 1994 all'imbocco della strada che

porta al convento Immacolata dei frati Minori

Conventuali, ospita una statua in gesso di

Sant’Antonio, la stessa che era conservata nel

capitello demolito a pochi metri di distanza in

prossimità del ponte sul torrente Tormenta. Ed è

proprio quest’ ultimo ad essere nel cuore dei

devoti per un motivo molto importante: durante il

periodo della seconda Guerra Mondiale, tante

famiglie di San Pietro avevano parenti al fronte e

molte donne si recavano al convento per invocare

la protezione di Sant’Antonio. Così nel 1943 il

padre superiore Matteo De Franceschi propose

l’idea di costruire un sacello e tutto prese vita

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molto velocemente. L'inaugurazione avvenne in occasione della festa dedicata al Santo, con la

banda di Guia, il trasporto a spalla dell'immagine dal convento al capitello e una lunga

processione. L’attuale costruzione ha un miglior decoro architettonico e una posizione più adatta,

che permette anche una sosta per la devozione.

14. ALBERO SACRO “SANT’ANTONIO DA PADOVA”

Via Roccolo, Valdobbiadene

15. CAPITELLO “CRISTO IN CROCE”

Via Garibaldi, Valdobbiadene

Il tema cristologico, con protagonista Gesù, è molto

sentito in quanto parla di solidarietà al dolore e alle

sofferenze della vita.

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16. ORATORIO DI SANTA CATERINA

Incrocio tra Via sotto il muro di Brolo e Via Cal Fontana, San Vito

17. ORATORIO DI SAN MARCO 18. ORATORIO DI S.G. BATTISTA

Incrocio Via dei Tramet e Via delle Buttolane

Inizialmente una piccola edicola, ampliata nel

1859, posta nel parte pianeggiante del paese.

Strada al Perer, Villanova

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19. CAPITELLO DEI QUATTRO CANTONI

Strada del Nespoler, Ponteggio

20. ORATORIO DI S. MARGHERITA

Via Villanova, Villanova

21. ALBERO SACRO “SACRA FAMIGLIA

Incrocio tra Via Villanova e Via Erizzo

Albero sacro rappresentante la Sacra

Famiglia: Gesù e i due grandi intercessori,

Maria e Giuseppe in una scena d’intimità e

unità familiare.

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22. CAPITELLO DI SAN PELLEGRINO

Via Buse di San Pellegrino, Bigolino

23. ORATORIO DI SAN ROCCO

Via San Rocco e Cortivon, Bigolino

Progettato da don Fortunato Cerato, cappellano di

Bigolino, ed eretto nel 1908 al posto di un capitello,

è in stile neogotico. Il 16 agosto di ogni anno si

celebra la festa dedicata al Santo, protettore dalla

peste e dal colera, che nel 1854 decimò la

popolazione del valdobbiadenese.

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24. ORATORIO MADONNA DELLA ROSA

Via Rossa, Bigolino

Questa costruzione deve il suo toponimo ad una

leggenda legata al ritrovamento, sul greto del

Piave, in località San Pellegrino, di una statua

lignea raffigurante una Madonna con Bambino,

entrambi con una rosa in mano. La statua fu

portata in paese su di un carro trainato da buoi

ma a un certo punto gli animali si bloccarono e

non vollero più proseguire: lì fu eretto l'oratorio, il

più antico, inizialmente detto della Mistica Rosa.

Devastato durante la prima Guerra Mondiale, fu

riedificato pochi anni dopo e terminato nel 1926.

Ogni seconda domenica di maggio la statua,

durante la Festa della mamma, impreziosita da

molti fiori, viene portata in processione lungo le

vie della frazione (fino ai primi anni '90 veniva

trasportata su un carro trainato da cavalli). In

momenti precisi durante la giornata e per i 15 giorni precedenti, vengono suonate le campane a

festa, con una modalità particolare ed unica: queste melodie sono chiamate Allegrezze e col

blasone popolare Bigolin Legrìe si indicano i festaioli abitanti.

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PERCORSO

Parto dalla Cantina Val D’oca, svolto a destra in Via per San Giovanni e sulla destra incontro 1. Proseguo verso il centro di Bigolino e giro a destra in Via Prà de Pezoc e dopo circa due chilometri incontro l’albero sacro numero 2. Tengo la sinistra lungo la strada sterrata e sulla destra scopro l’oratorio numero 3. Scendo la collina e l’albero sacro numero 4 mi aspetta sulla destra. All’incrocio con Via Tessere, vado dritto fino alla congiunzione con Via Rocat Ferrari, dove trovo frontale il capitello numero 5. Giro a destra e proseguo lungo Via Rocat Ferrari, dopo circa 200 metri giro sulla sinistra in una strada privata e salgo fino a trovare sulla sinistra l’oratorio numero 6, nascosto in mezzo ai vigneti. Ridiscendo e torno sulla strada principale, svolto verso sinistra e continuo direzione Saccol. Proseguo sempre dritto ed incontro l’oratorio numero 7, e subito dopo svolto a sinistra verso Santo Stefano. Lungo la strada, sul bivio con Via Cartizze, incontro sulla destra il capitello dedicato a Sant’Antonio numero 8. Sempre dritto fino all’incrocio con Via Vettorazzi e Bisol, tengo la destra e scendo la collina fino all’incontro con Via Ronce. Qui svolto a sinistra e la percorro interamente fino ad arrivare a Guia. Svolto a sinistra su Strada del Cei di Guia, m’immetto sulla salita, supero la rotondina, svolto verso Via Madean e successivamente verso Via S.Antonio, dove scopro l’oratorio 9. Tengo la sinistra, giro su Via Fontanazze e torno indietro verso Santo Stefano. Percorro Via Santo Stefano finché trovo Via Cimitero sulla destra: salgo in cima, è una salita abbastanza ripida, e trovo la chiesetta affianco al cimitero, la numero 10, dove posso ammirare una splendida vista panoramica. Ridiscendo, mi reinserisco in Via Santo Stefano fino a svoltare a destra su Via Cal Vecchia del Col, dove vedo il capitello 11. Torno su Via S.Pietro e incastrato in curva trovo sulla sinistra il capitello del Sacro Cuore numero 12. Due curve dopo, ecco un’altra costruzione dedicata a Sant’Antonio, la numero 13. Supero il centro abitato di San Pietro e subito dopo svolto a sinistra su Via della Cima. La percorro interamente, finché sulla sinistra incontro Via Roccolo. Salgo fino in cima e trovo l’albero sacro numero 14. Torno indietro, svolto a sinistra nuovamente in Via della Cima, arrivo alla rotonda e tengo la destra su Via Erizzo. M’inerpico fino alla Piazza principale, Piazza Marconi e prendo la quarta uscita, Via Garibaldi. Dopo circa 500 metri incontro sulla destra, incassato in un muro, il capitello 15. Continuo sulla stessa strada fino all’incrocio con Via Cal Fontana dove sulla destra avvisto il capitello di Santa Caterina, numero 16. Proseguo dritto, svolto verso Via del Castagner e poi in Via dei Tramet dove è collocato l’oratorio 17. Dritto fino all’incrocio con Via Fossetta, giro a sinistra e dopo circa due chilometri sulla sinistra giro in Strada del Nespoler, incontrando prima il numero 18 e poi il 19. Affianco al capitello svolto in Via di Mezza Cultura, andando verso Via Villanova, dove scovo l’oratorio di Santa Margherita sulla sinistra, 20. Sempre dritto fino all’incontro con Via Erizzo, dove dall’altro lato dell’incrocio trovo l’albero sacro 21. Scendo nuovamente verso Bigolino, sempre dritto per circa due chilometri, fino all’incontro con Via Buse di San Pellegrino, il capitello del Santo omonimo, numero 22. Torno su Via Erizzo, e dopo 400 metri svolto a sinistra al bivio. In Via Rocco e Cortivon trovo l’oratorio 23, proseguo girando verso Via Rossa e scovo l’oratorio della Rosa, il 24. Da lì posso nuovamente tornare alla partenza, Cantina Val D’Oca.

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BIBLIOGRAFIA

Alberi sacri: capitelli votivi nella tradizione popolare, Mario Bernardi, Ponzano, 2003

All’ombra della fede antica: itinerari tra i capitelli e i segni della pietà popolare nella Marca Trevigiana, Emanuele Bello, Salgareda, 2002

Ancora tra noi trevigiani, quaderno III, Guarise P. Serafino, Valdobbiadene, 1994

Capitei verdi: dal Montello ai colli Asolani, Edda Arca, Caerano San Marco, 2003

Capitelli verdi del tempo passato, in Vita in Campagna numero 03, pag. 9 del 01 marzo 2001, Adolfo Andrighetti, 2001

Culto e devozione attorno al capitello trevigiano, in I capitelli e la società religiosa veneta, G. De Rosa, Istituto per le ricerche di storia sociale e di storia religiosa, Vicenza, 1979

Gli oratori delle ville dei patrizi veneti e dei nobili di Asolo, Luigi Comacchio, Asolo, 1985

I segni della pietà popolare, Luigi Comacchio, Asolo, 1986

SITOGRAFIA

www.valdobbiadene.com

www.wikipedia.org Copywriter: YLENIA BIGOLIN Photo: YLENIA BIGOLIN