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Periodico quadrimestrale dei Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione 64 SETTEMBRE 2019 Il Papa a San Giulio P. GIAMBRUNO CHITÒ È TORNATO ALLA CASA DEL PADRE

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La Vocedella Comunità

Periodico quadrimestrale dei Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione 64SETTEMBRE2019

Il Papa a San Giulio

P. GIAMBRUNO CHITÒ È TORNATO ALLA CASA DEL PADRE

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Indice

LA VOCE DELLA COMUNITA’Periodico quadrimestrale

dei Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione

SEDECasa Generalizia CRIC,via F. Torre 21 Roma

Sito Web: www.cricitalia.com Blog: https://canoniciregolari.

wordpress.com/

Facebook:www.facebook.com/LavocedeiCRIC/

Direttore Responsabile: Cristina Beffa

Editore: P. Stefano [email protected]

Redazione: P. Rinaldo Guarisco

Registrazione: Tribunale di Brescia del 25/12/1998 n° 11/1998

Stampa:Mancini Edizioni s.r.l RomaVia Tasso, 96 - 00185 [email protected]

Chi desidera sostenereil Bollettino può versare

un contributo sulConto Corrente postale

11508256La Redazione ringrazia

3 La dimensione comunitaria dei consigli evangelici (a cura di p. Rinaldo Guarisco)

In primo piano:5 IL PAPA A SAN GIULIO, 7 aprile 20199 Il ringraziamento al Papa del Parroco, p. Dario10 A PADRE GIAMBRUNO. Omelia di P. Rinaldo

per il funerale di p. Giambruno (6 luglio 2019)13 Il ricordo di alcuni amici

DAL MONDO15 California: il Santo Nino de Atocha16 PERU’: ingresso in noviziato di John Paul19 Brasile: la nuova equipe pastorale 20 Francia, Canada e Inghilterra (dalle

informazioni del Consiglio)

DALL’ITALIA (speciale estate)20 4 e 5 marzo: l’incontro della comunità italiana

a Roma21 Italia: in estate le parrocchie riprendono vita

(giovanile)!23 Borgosotto: “Non guardate la vita dal balcone”

(di p. Paolo Tortelli) e lo spiedo per il 50° della Parrocchia

FOTO DELL’ESTATE:25 Volta mantovana26 Regina Pacis27 Natività di Maria28 25° di sacerdozio di p.Luigi Franchini

IN RICORDO DI: 30 25° morte di p. Luigi Emiliani e p. Edmondo

Catoni (di p.Riccardo Belleri)31 A nonno Mario, “padre del padre”.

INSERTO:I La dimensione comunitaria dei consigli

evangelici (II parte, di p. Rinaldo Guarisco)III Una comunità di Canonici Regolari a servizio

della Chiesa particolare di San Giulio (di p. Rinaldo Guarisco)

V Grazie di questa storia d’amore (di p. Luigi Franchini)

VII Approfondimenti biblici: I Vangeli (di Gerardo Cautilli)

VIII Lettera di Mons. Carballo a p.Rinaldo (stralcio)

La Voce della Comunità

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 3

La dimensione comunitaria dei consigli evangeliciIl Generale ci scrive…

Nella seconda parte del nostro anno pastorale 2019, per il cammino di

formazione Cric, in continuazione o meglio per una concretizzazione delle riflessioni fatte in precedenza sulla spi-ritualità personale, di comunione e di missione, abbiamo proposto ai nostri confratelli alcuni testi per la preghiera, la riflessione e la condivisione sul tema dei voti religiosi. Abbiam voluto consi-derarli non solo come un mezzo perso-nale di ascesi o di santificazione, bensì nell’ottica comunitaria e comunionale, come ci ricorda la delibera capitolare n. 7: “Attualizzare e concretizzare la pra-tica comunitaria dei consigli evangeli-ci, affinché diventino sempre più segno profetico per il mondo di oggi, orien-tandosi su scelte concrete e condivise dall’intera Congregazione o almeno dal-la Comunità locale”.Leggere, interpretare ma soprattutto vivere i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza in una dimensio-ne comunitaria ci ricorda che siamo “consacrati assieme, uniti nello stesso «sì», uniti nello Spirito Santo, chia-mati a seguire Cristo “casto, povero e obbediente”, vivendo nella fraternità, uniti a Cristo e quindi chiamati ad es-sere uniti tra di noi, per opporsi profeticamente all’idolatria del potere, dell’avere, del piacere” (Vita fraterna 44).Vorrei solamente riportare alcune espressioni

emerse dai testi carismatici e magisteriali sui qua-li ci siamo soffermati nelle nostre riunioni mensili e condividere alcuni spunti che mi stanno a cuore e che ritengo importanti per la nostra vita fraterna.

“Un cuor solo e un’anima sola rivolti a Dio” (R.S.A. 1,3)a cura di padre Rinaldo, Superiore Generale

“La professione religiosa è espressione del dono di sé a Dio e alla Chiesa, ma di un dono vissuto nella comunità di una famiglia religiosa. Il religioso non è solo un «chiamato» con una sua vocazione indi-viduale, ma è un «convocato», un chiamato assieme ad altri con i quali «condivide» l’esistenza quoti-diana.” (Vita fraterna in comunità 44).

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N. 64 settembre 2019 La Voce della Comunità4

- La castitàPer quanto riguarda il primo voto della castità, rileggendo le nostre Costituzioni e il Direttorio su questo tema abbiamo sottolineato la consa-pevolezza dei rischi insiti nella pratica di questo voto, che nel mondo d’oggi è difficilmente com-prensibile, soprattutto se lo si considera esclu-sivamente secondo una prospettiva ascetica o, peggio ancora, individualistica e moralistica. Ma sulla base di queste difficoltà e in linea con quanto si legge nei nostri Libri di vita, è urgen-te trovare strade nuove e modalità attuative del voto di castità, in una prospettiva interperso-nale, o meglio comunionale: “Il clima fraterno della comunità, suscitato dalla nostra vita di ca-stità, ci permetterà di crescere nella gioia” (C. 18); “Il celibato esige un clima di vera amicizia e familiarità, un ambiente dove si vive volentieri nella sincerità e nella fraternità. La vita comune ci permette di portare gli uni i pesi degli altri, come la carità, la stima e l’amicizia di superare molte difficoltà e debolezze” (D. 51)Mi sembra di cogliere in queste frasi un messag-gio di vita molto concreto, uno stimolo a rinvi-gorire la nostra vita fraterna in uno stile sempre più di gioia, di libertà e di dono a Dio e ai fratel-li, vissuto nella comunità. Papa Francesco nella Gaudete et exsultate, pro-ponendo a gran voce la santità come caratteri-

stica ecclesiale – e quindi anche di noi religiosi –, mette in evidenza, tra l’altro, la beatitudine della purezza di cuore, che in qualche misura possiamo associare per noi al voto di castità, come condizione essenziale per vivere l’amore vero, verso Dio e anche verso i fratelli (cf. GE 83-86).Anche il vescovo di Brescia ci ricorda che me-diante la pratica della castità, la nostra vita fra-terna è chiamata sempre più a «testimoniare la bellezza della vita che viene dal Vangelo … Essere attratti e rimanere ammirati non sono la stessa cosa. Si può gioire di tutto ciò che è bel-lo semplicemente riconoscendo che esiste. Non c’è bisogno di dire: «È mio!». Per questo la vera bellezza domanda e suscita rispetto, delicatez-za nell’accostarsi, giusta distanza».(P. Tremola-da, Il bello del vivere. Lettera pastorale 2018-2019).

“Mantenere il cuore pulito da tutto ciòche sporca l’amore, questo è santità”

(Papa Francesco).

- La povertà“La condivisione dei beni - anche di quelli spiri-tuali - è stata fin dall’inizio la base della comu-nione fraterna. La povertà dei singoli che com-porta uno stile di vita semplice e austero…(Vita fraterna 44).Ma fondamentale e sostegno a tutta la nostra vita fraterna è la “povertà di spirito”, cioè “l’u-miltà, la semplicità, il riconoscere i doni degli altri… la valorizzazione degli ultimi, lo spender-si per cause non retribuite... sono tutti aspetti unitivi della vita fraterna operati dalla povertà professata” (Vita fraterna 44).“I consacrati e le consacrate, radicati nel ri-conoscimento del primato dell’essere rispetto a quello dell’avere, dell’etica rispetto a quello dell’economia, dovrebbero assumere, come ani-ma della loro azione, un’etica della solidarietà, della condivisione…” (Per vino nuovo otri nuovi n. 28).

PROSEGUE A PAG. I dell’INSERTO

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 5

Papa Francesco che versa il crisma e solennemente unge

il nuovo altare. Resta questo il momento più intenso e sim-bolicamente significativo della visita pastorale compiuta dal Pontefice, nel pomeriggio di do-menica 7 aprile, alla parrocchia romana di San Giulio, nel quar-tiere di Monteverde vecchio.Quel lento stendere l’olio con la mano, quasi come una carezza che ha toccato con cura ogni centimetro della superficie del-la nuova mensa eucaristica, è stato la catechesi più eloquen-te donata alla comunità riunita — dopo tre anni e mezzo di la-vori che, a causa di cedimenti del soffitto della chiesa, hanno

Un messaggio chiaro e potente, pur nella delicatezza del gesto: ecco la roccia, Cristo, la pietra angolare sulla quale fondare ogni cosa. Abbracciatela, fatela vostra, ripartite da qui.

IL PAPA A SAN GIULIO, 7 aprile 2019di MAURIZIO FONTANA

Da L’Osservatore Romano: “Quel telefono sempre connesso”di Maurizio Fontana

costretto a trasferire ogni cele-brazione in una tensostruttura adiacente — nella chiesa com-pletamente ristrutturata e per l’occasione nuovamente dedica-ta come casa del popolo di Dio.

IN PRIMO PIANO

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N. 64 settembre 2019 La Voce della Comunità6

IN PRIMO PIANO

Un riferimento alla centralità di Cristo nella vita del cristiano, dall’infanzia fino alla vecchiaia, che era appena emerso, infatti, negli incontri avuti dal Papa con le varie realtà parrocchiali prima di celebrare la messa.Francesco era arrivato a bordo di un’utilitaria blu intorno alle 15.30. Ad attenderlo, lungo la strada, tante persone assiepate dietro le transenne. Fra loro an-che alcuni ospiti della casa di cura “Città di Roma” che sor-ge proprio di fronte alla chiesa. Francesco li ha salutati, coin-volgendo col gesto della mano anche le molte persone, malati e personale di servizio, affaccia-te dai balconcini della clinica. Il Papa è stato accolto dall’ab-braccio di una bimba, una pic-cola parrocchiana, che era lì ad attenderlo insieme al cardinale Angelo De Donatis, vicario di Roma, al vescovo Paolo Selva-dagi, ausiliare del settore ovest, al parroco padre Dario Frattini, a padre Rinaldo Guarisco, su-periore generale dei Canonici regolari dell’Immacolata Conce-

zione, ai quali è affidata la cura pastorale della parrocchia, e a monsignor Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa pontificia.Francesco si è immediatamente immerso nel clima di grande fe-sta che ha caratterizzato la sua visita. Tra le bandierine bianche e gialle sventolate da un gruppo di bambini, si è subito fermato a stringere mani, a coccolare neonati e a scambiare qualche battuta al volo con le persone che lo attendevano nel cortile di fronte alla canonica. Ed è sta-ta quasi l’onda dell’entusiasmo

della gente a portarlo verso il suo primo appuntamento, quel-lo con gli ammalati e gli anziani riuniti in una sala al piano terra.Dopo aver ascoltato una gusto-sa poesia a lui dedicata in dia-letto romanesco, ecco il primo riferimento al rapporto diretto con Gesù, vero e proprio trait d’union dell’intero pomeriggio: «Gesù non delude mai» ha detto ai presenti. E ha suggerito: an-che se ci sono la vecchiaia, le malattie, mille problemi, ogni «lamentela» può essere fatta a Gesù: «Lui le trasforma in pre-ghiera e le presenta al Padre, perché Lui è passato per tut-te queste cose prima di noi» e «Lui ci ascolta, Lui ci vede, Lui ci ama». Poi, citando divertito la domanda di un ragazzo che gli ha chiesto se è vero che — come gli aveva raccontato la nonna — il Papa ha il numero di telefono di Pietro e lo chiama, ha detto: «Io non ho il telefoni-no di Pietro, ma tutti abbiamo il “telefonino” di Gesù e tutti pos-siamo “connetterci ” con Gesù, e lì “c’è sempre campo”».Salito al piano superiore, nella

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 7

IN PRIMO PIANO

canonica, dopo aver salutato quanti hanno contribuito alla re-alizzazione del presepe vivente, allestito dai fedeli di San Giulio a Porta Asinaria con lo scopo di raccogliere fondi per i lavori del-la chiesa, il Pontefice si è intrat-tenuto brevemente con quanti seguono il corso di preparazione al matrimonio e con quanti, spo-si novelli, continuano a incon-trarsi per seguire un cammino di spiritualità familiare. Il Papa ha pregato con loro, li ha soste-nuti in questo percorso che ha definito come un vero e proprio «catecumenato» e ha condiviso quei consigli pratici che spesso indica quando tocca il tema del-la vita domestica. Innanzitutto le tre «parole chiave» da impara-re «con la mente e con il cuore»: “posso?”, “grazie” e “scusa”. E poi l’importanza di rappacificar-si sempre dopo ogni litigio. Al-tri tre suggerimenti sono emersi dall’incontro successivo, quello con i volontari della Caritas im-pegnati nelle molteplici iniziati-ve messe in campo dalla parroc-chia nel settore dell’assistenza e dell’attenzione verso chi ha

più bisogno. «Ci sono tre segnali che fanno vedere che una par-rocchia va bene», ha detto Fran-cesco: la «preghiera, la «carità attiva» (quella che porta ad agi-re in favore degli altri) e la «ca-rità passiva» (quella per la quale non si cede alla «malattia» del pettegolezzo).Tra i presenti nella sala, il Pon-tefice ha salutato anche i quat-tro ospiti che la parrocchia ha sostenuto nei mesi invernali aderendo all’iniziativa diocesa-na contro l’emergenza freddo.Sceso al piano terra e uscito negli spazi dell’oratorio, il Papa

ha salutato i ministranti e si è quindi fermato sotto un gazebo per ringraziare personalmente tutte le persone che sono state a vario titolo direttamente impe-gnate nella conduzione dei lavo-ri di restauro durante gli ultimi tre anni: i membri dell’Ufficio edilizia di culto del Vicariato di Roma e la ditta dei fratelli Marano, l’architetto Emanue-le Pozzilli, che ha curato i di-segni degli arredi liturgici e la nuova disposizione interna della chiesa, e l’architetto Stefano Di Stefano, direttore dei lavori. Ri-cevuti in dono un crocifisso in ferro battuto (realizzato dal ma-estro d’arte Fabio Ceolin) e un grande album fotografico con la cronistoria dei lavori, Francesco ha preso spunto dalle immagi-ni del cantiere per ricordare a tutti che anche la vita spirituale «va custodita e ricostruita», e che quando ci si accorge che ci sono dei “cedimenti” non biso-gna avere remore a chiamare la «ditta spirituale» perché ci ven-ga in aiuto.A questo punto, un grido insi-

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N. 64 settembre 2019 La Voce della Comunità8

IN PRIMO PIANO

stente e montante — «France-sco! Francesco!» — ha chiama-to il Papa verso la grande tenda che durante gli anni dei lavori ha sostituito la chiesa in restau-ro. Qui lo attendevano i bambini e i ragazzi che si stanno pre-parando alla comunione e alla cresima, insieme ai familiari dei bambini che hanno ricevu-to o che stanno per ricevere il Battesimo. In un clima di gran-de gioia e familiarità il Papa ha risposto a braccio alle domande con il suo consueto stile di “ca-techesi dialogata” che ama ave-re quando incontra i più piccoli.Prima di rientrare in sagrestia — dove ha confessato tre giova-ni e una mamma — il Pontefice ha scambiato qualche battuta con ognuno dei sacerdoti conce-lebranti, circa una trentina, che lo aspettavano all’esterno della tensostruttura . La messa — la celebrazione è stata diretta dal carmelitano Giuseppe Midili, direttore dell’ufficio liturgico del Vicariato di Roma — ha avuto inizio all’esterno della chiesa, con il Papa che ha introdotto i fedeli al rito di dedicazione del-

la nuova chiesa. Il parroco ha solennemente aperto la porta e la processione introitale ha fatto ingresso con tutti i concelebran-ti e una trentina di fedeli in rap-presentanza della comunità.Francesco ha quindi compiu-to — coadiuvato in alcuni mo-menti dal cardinale vicario e dal vescovo di settore — la serie di gesti, profondamente simbolici, che la liturgia prevede in tali occasioni: l’aspersione del po-polo, dell’altare e delle pareti dell’aula liturgica durante il rito penitenziale e poi, dopo la litur-gia della parola e le invocazioni

con le litanie dei santi, la depo-sizione delle reliquie nel nuovo altare (sono state murate quel-le di san Giovanni Bosco, san-ta Margherita Maria Alacoque e santa Maria Goretti, già custodi-te nell’altare originario), l’unzio-ne dell’altare e delle pareti della chiesa, l’incensazione e l’illu-minazione dell’altare. Suggesti-va l’immagine del braciere dal quale si è innalzata una grande colonna di fumo d’incenso che ha prima avvolto la croce sospe-sa sull’altare e poi ha inondato, come preghiera, l’intera aula li-turgica.Prima dei riti di conclusione il parroco ha provveduto ha por-tare il Santissimo Sacramento nel tabernacolo nuovo e poi ha rivolto al Papa un saluto a nome di tutta la comunità. Al termine della messa, intorno alle 19.30, il Papa, dopo aver salutato il cardinale vicario, il parroco, il vescovo di settore e i fedeli che avevano seguito la celebrazio-ne all’esterno tramite un maxi-schermo, ha lasciato la parroc-chia per fare rientro in Vaticano.

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 9

IN PRIMO PIANO

Beatissimo e Carissimo Padre,questo saluto che Le rivolgo con tutta la co-

munità parrocchiale di San Giulio e il suo territo-rio, vuole innanzitutto dirLe la profonda gioia per la Sua visita che sottolinea, come sempre, la Sua vicinanza concreta, sostenuta dal Suo affetto di cui tutti godiamo e che penetra come balsamo nel nostro animo. Siamo qui con profonda commozione a mettere anche nel Suo cuore i tanti problemi che talora fremono nell’anima, non sempre facili da accetta-re con serenità. Ma sappiamo che anche Lei non è privo di sofferenza e desideriamo assicurare che Le siamo vicini con la preghiera quotidiana, risen-tendo le Sue parole: “Non dimenticatevi di prega-re per me”. Noi non dimentichiamo di pregare per Lei e ogni giorno innalziamo con forza la nostra invocazione al Signore.La Sua visita, nella nostra parrocchia, ci è molto cara per tutto, ma in questo giorno ha un risvol-to particolare per la Dedicazione della Chiesa e dell’Altare su cui si rinnoverà il sacrificio di Gesù e questo è molto bello e ci riempie di gioia: così quando il sacerdote innalzerà l’ostia e il calice ci saremo anche tutti noi a lodare e ringraziare il Signore per il Dono che ci fa.A questo evento straordinario che ha coinvolto tut-ta la comunità, ci siamo preparati con la preghiera intensa e con la riflessione sul tema proposto dal programma pastorale diocesano. Ci riferiamo in particolare alla riflessione sulle “malattie spiritua-li” che ci ha aiutato non solo a scoprire le nostre “malattie”, ma soprattutto ci ha provocato nel saper superare l’individualismo e le conseguenti divergenze e incomprensioni che talora affliggono anche la nostra comunità. Abbiamo acquisito la consapevolezza di essere un popolo in una Chiesa che cammina verso il Suo Signore. Anche la riflessione sulla memoria ci ha aiutato a

capire quale è stata la pedagogia di Dio per noi, come il Signore ci ha fatto crescere e come è sta-ta la Sua opera in noi, Egli ci ha condotto con “segni, prodigi e battaglie”: certo c’è stata l’umi-liazione, ma era per metterci alla prova, c’è stato il deserto, ma era per la comunione, c’è stato il digiuno, ma era per essere nutriti di manna.In questo tempo di Quaresima vogliamo aprirci al Dono della riconciliazione nella consapevolezza che “Dio sceglie ciò che è piccolo e debole”. Oltre alla riflessione sulla memoria spirituale, abbiamo realizzato un’edizione speciale del nostro giornale che riguarda la memoria storica della nostra par-rocchia, sussidio che Le abbiamo donato.Seguendo le indicazioni della Diocesi, il cammino è stato fruttuoso, coinvolgente e impegnativo.RingraziandoLa per essere stato con noi, abbiamo pensato a un piccolo dono, un contributo raccol-to dalla comunità per rispondere al progetto della Caritas diocesana “Come in cielo, così in strada”.Grazie ancora. Ma il nostro grazie più vero lo dire-mo al Signore nella Celebrazione dell’Eucaristia!Con questo sentimento, non solo rinnoviamo il no-stro affetto filiale, ma Le siamo immensamente grati perché questa Eucaristia da Lei presieduta ha coronato anni di intenso e duro lavoro portato avanti dai parrocchiani e dal Consiglio Pastorale Parrocchiale in comunione con gli Uffici del Vi-cariato e con la Ditta dei Fratelli Marano che ha eseguito i lavori.Le assicuriamo che Lei resterà sempre nel nostro cuore!

Padre Dario Frattini

Il ringraziamento al Papadel parroco, p. Dario

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N. 64 settembre 2019 La Voce della Comunità10

IN PRIMO PIANO

A padre Giambruno

Siamo qui riuniti attorno all’altare per nutrirci della

Parola e del pane di vita di quel Dio che ci chiama a ravvivare la nostra fede nella risurrezione per la vita eterna.Siamo qui riuniti anche per stringerci nella fede accanto ai fratelli, sorelle e nipoti di pa-dre Giambruno, che ancora una volta il Signore chiama a vivere un’esperienza di dolore e di lut-to per la morte del proprio caro fratello. In questi ultimi anni hanno vissuto, sempre con sere-nità e fede, il ritorno alla casa del Padre della sorella Marisa, poi di papà Primo, seguito dalla tragica morte del fratello Marco, poi della mamma Maria, e ulti-

è la Parola di Dio che abbiamo ascoltato in questo giorno di sa-bato del tempo ordinario, che ci illumina e ci aiuta a sentire la presenza viva di una Padre che è sì un Dio misterioso nei suoi disegni e progetti, irreversibile nelle sue decisioni di amore, ma che sa scrivere dritto e correg-gere le nostre fragilità e incom-prensioni.E’ la prima lettura del brano della Genesi che stiamo leggen-do nella liturgia della Parola di questi giorni feriali ad aprirci la strada.E’ un messaggio forte, profondo, anche se di non facile compren-sione per la nostra mente uma-na e per i nostri ragionamenti e

mamente della cognata Marisa. Una dura prova nella quale pa-dre Giambruno è sempre stato accanto come famigliare e come sacerdote.In questi giorni abbiamo pregato molto per p. Giambruno, sia in Svizzera al Congresso dei Cano-nici Regolari di S. Agostino, sia nell’ Istituto con la celebrazione della S. Messa e della liturgia delle ore.Ora, in questa celebrazione, vo-gliamo dare l’estremo saluto a lui, al caro fratello, sacerdote e amico, padre Giambruno, dopo una lunga malattia, che improv-visamente è precipitata in questi ultimi giorni.A sostenerci in questo momento

OMELIA di p. Rinaldoper il FUNERALE

(6 luglio 2019)

Padre Giambruno Chitò, superiore dell’Istituto Maria Immacolata di Borgosotto, alle 9.30 del 3 luglio è tornato alla casa del Padre. Padre Giambruno era da lunghi anni malato di leucemia, malattia che ha combattuto con grande coraggio ma che alla fine ha avuto la meglio sul suo forte spirito.Lo affidiamo alla misericordia di Dio gratidel servizio umilmente svolto.

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 11

IN PRIMO PIANO

comportamenti. Non sempre ci ritroviamo in linea con i pensie-ri e con le vie del Signore, non sempre i suoi pensieri comba-ciano con i limiti dei nostri pen-sieri.Come nell’esperienza di Esaù, che con un sotterfugio/inganno, si vede privato della benedizione di primogenitura del padre Isac-co, che la dona al fratello gemel-lo Giacobbe, a volte anche noi ci troviamo di fronte a fatti, eventi che apparentemente sembrano un’ingiustizia, come può esse-re un malattia fisica, la perdita di una persona cara… nascono dubbi e reazioni nei confronti di Dio e non servono le nostre lacri-me o pianti a cambiare la realtà quando è irreversibile e inelutta-bile (vedi il pianto di Esaù). Il padre Isacco non cambia la sua decisione, ma non per cattive-ria, orgoglio o durezza di cuore. Il testo biblico ci vuol insegnare a non porre l’accento sull’ingan-no che è stato portato avanti, ma sul significato della bene-dizione del padre Isacco, ormai al termine della sua lunga vita,

che comunque benedice la sua discendenza, lasciando una ere-dità spirituale da trasmettere ai posteri, di padre in figlio.In questa circostanza di dolore che ha colpito tutti, l’esperienza della malattia di padre Giam-bruno, che sembrava in miglio-ramento e che invece ha stron-cato all’improvviso la sua vita, ci trova impreparati e impotenti: è anche questa una realtà irre-versibile e misteriosa. La nostra fiducia nel Signore ci dice, però, che lui non viene meno, non ci abbandona, anzi ci protegge e ci accompagna nelle traversie del-

la storia con la sua benedizione di amore, di forza e di miseri-cordia. Quella stessa benedizio-ne che ci fa sentire suoi figli, e che p. Giambruno tante volte ha impartito come gesto liturgi-co e sacramentale a tanti fedeli durante la sua vita sacerdotale: donando il perdono con l’asso-luzione del peccato, infondendo forza e conforto nella malattia, invitandoci alla testimonianza gioiosa e coraggiosa al termine di ogni Eucarestia.Nel vangelo Gesù ci ricorda che quando lo sposo è presente si deve far festa, fare spazio alla gioia e al canto, come recitava anche il salmo responsoriale: Lo-date il Signore perché è buono!Oggi in questa celebrazione eucaristica, velata di tristezza umana per la dura prova del do-lore, del vuoto e delle lacrime, la nostra gioia non deve venir meno, perché sappiamo e cre-diamo con fede che Gesù, lo sposo che dà senso e significato a tutta la nostra vita e in ogni momento lieto o triste, è qui pre-

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N. 64 settembre 2019 La Voce della Comunità12

IN PRIMO PIANO

sente nella Parola ascoltata, nel pane e nel vino offerti sull’alta-re come sacrificio di espiazione, nella povera e fragile storia del-la nostra vita terrena…In tutte queste situazioni Gesù non ci abbandona e ci invita a rinnovar-ci dentro, a crescere e maturare un rapporto con il Padre della vita, un rapporto che sia sempre sereno, coerente, anche se il no-stro vestito, cioè la nostra vita è un po’ sgualcito, stropicciato e invecchiato per le tante prove af-frontate. La sua presenza lo ren-de vestito nuovo, più forte, ca-pace di sopportare un’ulteriore esperienza che mette a prova la resistenza della stoffa di questa nostra vita. Ci dice ancora il van-gelo di Gesù che per accogliere il vino nuovo della vita eterna, servono otri nuovi capaci di con-tenerlo e mantenerlo integro nel-la sua gustosa bontà.Apriamo e offriamo il nostro cuo-re con umile fiducia nelle mani di Dio, perché ci sappia ancora modellare e plasmare come ha fatto con il nostro fratello Giam-bruno, che ha vissuto una vita nel pieno senso vocazionale, con una risposta sempre generosa ed entusiasta, anche se talvolta provato da momenti difficili.

Noi confratelli lo ricordiamo an-cora da giovane ragazzo, quando all’età di 11 anni, come tanti di noi sacerdoti, è entrato nella nostra scuola apostolica di Bor-gosotto, l’Istituto dei padri, dove nella stessa casa ha concluso in questi giorni la sua risposta alla chiamata di Dio che ora si pro-lunga per la vita eterna.Ha maturato nel tempo la sua vocazione alla vita religiosa e sacerdotale con la prima pro-fessione religiosa emessa il 22 settembre 1968 e concludendo i suoi studi di filosofia e teologia a Roma. Ordinato presbitero il primo aprile 1978 (41 anni di vita sacerdotale) ha operato il suo ministero per numerosi anni nella Diocesi di Ferentino-Vero-li-Frosinone come viceparroco e poi parroco. Ha trascorso parte del suo ministero sacerdotale a Borgosotto come viceparroco per poi ritornare all’Istituto dei Padri nel 2009 come superiore della casa.La nostra comunità religiosa è grata nei suoi confronti per aver ricoperto per 12 anni la respon-sabilità di Animatore territoriale dei nostri confratelli italiani.Nel suo ministero sacerdotale ha avuto modo di fare del bene con la catechesi, le celebrazio-ni liturgiche, la vicinanza alle persone ammalate e ha ricevuto anche tanto bene, creando rap-porti di amicizia con tante per-sone e famiglie che ancora lo ricordano anche dopo numerosi anni di lontananza. Per nostal-gia di questo ministero aposto-

lico, aveva richiesto lui stesso di poter ritornare in parrocchia, desideroso di collaborare nella pastorale. Purtroppo poi si è ag-gravata la sua condizione fisica.Nel momento del bisogno è sem-pre stato vicino ai suoi famiglia-ri, per accompagnarli e sostener-li nel momento della prova.Ultimamente, quando la sua sa-lute ha iniziato a manifestare i primi sintomi della malattia e si è prospettato e programmato il periodo dell’intervento rischio-so del trapianto del midollo, i suoi fratelli e sorelle lo hanno assistito con grande pazienza, benevolenza e affetto. E’ stato un periodo lungo e impegnativo per le loro famiglie. A nome del-la mia comunità religiosa voglio ringraziare i suoi fratelli e sorelle per questa grande sensibilità e presenza che hanno dimostrato nei confronti di un loro fami-gliare, ma che è anche nostro confratello. Mi sento in dovere di ringraziare pubblicamente in particolar modo la sorella Giusy e la sua famiglia, perché dopo l’intervento del trapianto, du-rante la lunga e delicata con-valescenza di padre Giambru-no, l’hanno accolto in casa con grande disponibilità e affetto.Penso di interpretare anche i sentimenti dei famigliari di pa-dre Giambruno nel ringraziare anche tutti voi qui presenti a questa celebrazione per pregare e accompagnare il nostro confra-tello con il canto degli angeli e dei santi.Un grazie a Mons. Abate Cesare

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 13

IN PRIMO PIANO

La millenaria storia della Chiesa è scandita dalle vite dei suoi protagonisti, dei sacerdo-

ti che hanno dispensato il bene ai quattro angoli della Terra. La scomparsa di padre Giambruno Chi-tò, a seguito di una lunga malattia, rende la realtà ecclesiale bresciana più povera: umile e discreta è stata la sua presenza, ma non per questo lonta-na dai bisogni delle comunità in cui si è inserita. Padre Chitò, nato a Coccaglio nel 1950, il “sacer-dote buono” come era affettuosamente chiamato dai fedeli, aveva ricevuto l’ordinazione nel 1978 e celebrato la prima messa a Ghedi, paese al quale si sentiva da sempre legato, per iniziare quindi a prestare servizio nella parrocchia di Borgosotto di Montichiari. Qui, in precedenza, era stato studen-te, presso l’Istituto Maria Immacolata gestito dai Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione di cui faceva parte, ente da lui guidato in qualità di Superiore dal 2009 fino alla morte.Ricevette anche l’incarico di parroco di Santa Ma-ria Maddalena a Ferentino, nel Frusinate, e svol-se per alcuni anni la professione di insegnante di

Religione nelle scuole. Tanti gli attestati di sti-ma e di vicinanza alla famiglia pubblicati sul sito gestito dai Cric: Enrico Ferrario scrive che Padre Giambruno gli aveva “insegnato a vivere”, mentre Roberta lo ringrazia “per l’amicizia, la serenità e l’equilibrio con cui hai accompagnato la nostra vita”; per Eleonora “era una persona semplice e speciale” e Paola sottolinea la sua “apertura e disponibilità per iniziative destinate al bene di giovani e meno giovani”. Padre Chitò riposerà nel cimitero di Malpaga, accanto agli amati genitori. (Federico Migliorati, La voce del popolo)

Un semplice, ciao Gian, come quello di tutti i gior-ni. Perchè così si salutano gli amici. Bastava que-sto tra noi, non servivano altre parole. Sei entrato nella mia vita in punta di piedi, “sono venuto per imparare” mi dicevi, e invece mi hai insegnato a vivere. La tua dolcezza, la tua pacatezza, la tua umiltà, la tua voce leggera, il tuo passo lento di chi non ha fretta di arrivare, la tua cultura, la tua intelligenza, la tua voglia di essere Sacerdote, la tua Fede mi hanno fatto scuola. Devo molto a te di come oggi sono, ho ancora molto da imparare e ti giuro che continuerò a farlo. Impariamo da lui cosa vuol dire essere Cristiani, noi che ci mangia-mo il fegato tutti i giorni per delle sciocchezze, noi che ci sputiamo addosso sentenze senza un senso, noi che scegliamo sempre Barabba perché ci fa più comodo. Impariamo da Giam, imparia-mo da chi venuto per imparare se ne va oggi da insegnate, da amico. I Cric sono la mia seconda

che ci ha accolti nella sua chie-sa per questa solenne e sentita celebrazione. Un grazie al Vica-rio Generale della diocesi mons. Gaetano Fontana per la sua pre-senza e preghiera a nome del Vescovo e un grazie a tutti i sa-cerdoti concelebranti. Un grazie a tutti coloro che hanno lasciato

un messaggio di vicinanza e pre-ghiera. In particolar modo allo zio di p. Giambruno, padre Vit-torio Vitali che dalla Colombia lo ha ricordato nella sua preghiera con questo messaggio: “Uniti nel dolore e nella preghie-ra padre Giambruno ci lascia il ricordo di una persona buona, di

un religioso fedele alla sua vo-cazione di sacerdote generoso. Lo affidiamo alla bontà di Dio Padre che Giambruno ha ascol-tato attentamente, ha seguito fedelmente e ha amato intensa-mente. Nella casa del Padre ci accompagna nel nostro cammi-no”..

IL RICORDO DI ALCUNI AMICI

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N. 64 settembre 2019 La Voce della Comunità14

IN PRIMO PIANO

Il Congresso dei CRSA(Sion, 1-5 luglio 2019)

Foto e relazioni saranno pubblicate sul prossimo numero

famiglia, sono la guida, la mora-le la coscienza. CIAO GIAN alla prossima ti devo la rivincita dei 3 set a zero. Rico.

Appresa con dolore la notizia della morte di Padre Giam-bruno porgo sentite condo-glianze alla sua famiglia e alla comunità dei Padri CRIC. Il Signore ti ha invitato alla mensa della vita eterna. Ti penso in questo momento con tutti i santi, a relazionare su quanto ben compiuto sulla terra. Avresti voluto fare altro, ma i

programmi terreni si possono modificare, interpretare, e la tua malattia non ti ha lasciato tregua.La tua partenza viene accolta con fede, cercando di intuire il perchè di questa dipartita im-provvisa, umanamente senza spiegazioni.Ci siamo conosciuti in circostan-ze per me difficili. Tu, in quell’oc-casione, hai saputo con molta pacatezza e umiltà guidarmi an-che spiritualmente, facendomi cogliere le positività della vita. Hai sempre messo davanti a tut-

to il dolore e le preoccupazioni degli altri, mai le tue.Tu eri così: attento, umile, silen-te ma molto generoso.Sii sempre vicino a noi anche dall’alto dei cieli.Grazie per l’amicizia, la sere-nità e l’equilibrio con cui hai accompagnato la nostra vita. Mi piace pensarti gioioso anche per le “parole vuote” che cerche-remo di dirti in questi giorni per farci una ragione della tua par-tenza. Ciao Padre Giambruno. Continua a vegliare e a proteg-gerci! Roberta

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 15

DAL MONDO

CALIFORNIA: LA PROCESSIONEDEL SANTO NIÑO DE ATOCHA

La comunità ispanica

della Our Lady of Guadalupe Church di Santa Paula ha orga-nizzato e vissuto con devozione e impegno l’acco-glienza al San-to Nino de Atocha. Una grande processione si è svolta il 25 maggio scorso con balli (e vesti-ti) folcloristici.

El Nino de Atocha è una par-ticolare riprodu-zione di Gesù Cristo nelle vesti di un gio-vane ragazzo che indossa un mantello da pellegrino e un cappello stile 16 ° secolo. Egli porta con se un cesto con-

tenente del cibo, un bastone, una borraccia fatta di zucca e un covone di grano.Solitamente viene rappresentato seduto su una sedia, spesso con vasi di fiori.LA SUA STORIA Quando i Mori conquistarono la città di Atocha, Spagna, nel 1400, imprigiona-rono tutti i cristiani lascinadoli senza acqua e cibo. Sarebbero tutti morti per fame e sete, ma grazie a un ragazzino, vestito come un pellegrino, che appar-ve loro nella prigione ogni giorno con un cesto di cibo, un po’ di grano per il pane, e una zucca piena d’acqua, essi poterono salvarsi. Quando i Mori furono espulsi, i cristiani sono stati li-

berati. Fu così che associarono il bambin Gesù al famoso bam-bino che gli aveva salvato la vita. Negli anni successivi El Nino è apparso di nuovo in prossimità di Atocha, dove ha eseguito altri miracoli.Oggi egli è venerato come patro-no speciale per coloro che sono in carcere, che vivono sotto regi-mi di tortura politica, i clande-stini, le vittime di reati, coloro che hanno problemi giudiziari di qualsiasi natura, coloro che, in virtù delle circostanze, richie-dono un aiuto dall’esterno per aprire una sorta di tunnel verso la luce.

Fr. Emil Charles Palafox e il no-vizio Johnny Angel Amaro hanno presentato al Consiglio la do-manda per essere ammessi, ri-spettivamente, alla Professione solenne e alla Professione tem-poranea dei voti religiosi nella Comunità CRIC.

Con il voto consultivo del Con-siglio, il Superiore generale am-mette Fr. Emil Charles Palafox alla Professione Solenne. La data della Professione è fissata per l’8 novembre 2019, Festa di Tutti i Santi dell’Ordine cano-nicale; P. Rinaldo Guarisco sarà presente alla celebrazione, insie-me a P. Angelo Segneri, anche per visitare la Comunità CRIC di California.

Sempre con il voto consultivo del Consiglio, il Superiore generale ha ammesso Fr. Johnny Angel Amaro alla Professione tempo-ranea dei voti religiosi, che si è svolta il 15 agosto 2019. P. Ri-naldo, non potendo essere pre-sente di persona, ha delegato P. Pasquale Vuoso a ricevere detta professione.

(Cf. Consiglio di Giugno 2019)

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N. 64 settembre 2019 La Voce della Comunità16

DAL MONDO

Il 19 marzo, solennità di San Giuseppe, John Paul Flores Del Castillo ha iniziato il suo cammino di noviziato sotto la guida di P. Rediberto Lazo e nelle mani di p. Alvaro Carpio. Il rito è stato celebrato durante la recita dei vespri e seguito dalla s. Messa. Ecco alcune immagini della celebrazione del rito di ingresso in noviziato.

PERU’. L’ingresso in noviziato di John Paul

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 17

DAL MONDO

Il gruppo dei seminaristi peruviani: Padre Rediberto, Gustavo (Postulante), Fr. Kelvin

(Professo), Fr. John Paul (Novizio), Juan Omar (Postulante) e Juan Carlos (Postulante)

Sul prossimo numero racconteremo la visita che p. Rinaldo, p.Francesco e p.Ric-cardo hanno fatto ai nostri confratelli del Perù in questo agosto e la festa patro-nale che si è svolta a Tamarindo nello stesso mese

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N. 64 settembre 2019 La Voce della Comunità18

Inaugurazione dell’unità pastorale delle parrocchie cric del Brasile pre-sieduta dal vescovo, Don Washington Cruz, il 28 aprile con p. Giuseppe

Chiarini parroco aiutato dai preti, Fiorenzo Bertoli, Renato Ignazio da Silva e Tino Treccani.I quattro rispondono insieme alle tre parrocchie nelle quali si è svolta una simile celebrazione per presentare la nuova realtà pastorale.

L’Animatore territoriale,P. Giuseppe Chiarini, con il quale si è in collegamento telefonico, informa sull’andamento della vita comunitaria, della vita di preghiera, della vita pastorale, della formazione permanente. Accanto alla gioia c’è la fatica di lavorare in unità pastorale nelle tre Parrocchie di Goianira, di S. Antonioe di Brazabrantes.P. Rinaldo ha in animo di visitare la Comunità territoriale del Brasile all’inizio del nuovo anno 2020, insieme con i membri del Consiglio.Per il momento il Superiore generale, attraverso una lettera loro rivolta, esorta i confratelli brasiliani a proseguire con pazienza nella costruzione dell’unità pastorale, la quale è perfettamente in linea con le deliberazioni del Capitolo generale dello scorso anno.

(Dalle informazioni del Consiglio, giugno 2019)

BRASILE: inaugurazione della nuova Unità Pastorale

DAL MONDO

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 19

18 luglio: Ana Clara,l’ultima arrivata!

Evviva i bambini.Dio non si è stancato

dell’umanità.

DAL MONDO

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N. 64 settembre 2019 La Voce della Comunità20

Seguendo la tradizione, la comunità italiana si è data appuntamento agli inizi di marzo nella

Casa Generalizia di Roma per ritrovarsi e condi-videre due giorni di riflessione, confronto e pre-ghiera.Quest’anno si è parlato dei voti della castità e del-la povertà (con la riflessione del comboniano p. Fermo Bernasconi) in un’ottica comunitaria. Ci si è inoltre confrontati sulle situazioni delle comuni-tà italiane, ponendo la questione, ancora aperta, del destino delle nostre case per ferie di Temù e di Ponte di Legno.

4 e 5 marzo: l’incontro della comunità italiana

a Roma

DAL MONDO

Dalle informazionidel Consiglio di giugno:

FRANCIALe notizie sulla Comunità CRIC di Francia giungono dalla relazione di P. Bernard Loy e dalla recente visita ai confratelli francesi, com-piuta dal Superiore generale nei giorni scorsi: Fr. Louis Saulnier, di 94 anni, vive nella casa di riposo Les Feuillants di Poitiers, con buono spirito di preghiera, anche se l’età avanzata si fa sentire. P. Lucien Aubert, di 86 anni, vive a Saint-Lô in Normandia. P. Bernard Loy, di 79 anni, è ormai prete ausiliario della Parrocchia Saint-Sauveur en Civraisien, con residenza a Charroux; partecipa agli incontri formativi per sacerdoti a livello zonale.

CANADANella sua relazione al Consiglio, P. Bruno Mori informa sulla sua vita personale, sulla pasto-rale nella Parrocchia S. Caterina da Siena e, inoltre, propone di procedere allo scioglimento della Corporation des Chanoines Réguliers de l’Immaculée Conception Incorporée au Québ-ec, essendo venute meno le condizioni d’eser-cizio e di esistenza di detta corporazione.

INGHILTERRALe notizie sulla Comunità CRIC d’Inghilterra giungono al Consiglio attraverso la relazione preparata da P. James Cassidy e per il tramite di P. Angelo Segneri, il quale ha recentemente visitato i confratelli per mandato del Superiore generale. P. James Cassidy opera come parroco a Daventry, nella Diocesi di Northampton, dove il Vescovo è in scadenza e non si hanno proget-ti a lungo-termine, anche se sembra inevitabi-le una riorganizzazione del lavoro pastorale. P. Allan Jones prosegue i suoi studi dottorali in bioetica presso l’Università di Leuven. Il Su-periore generale informa i confratelli che sarà a Daventry domenica 6 ottobre 2019 per la consacrazione della Chiesa Parrocchiale di Our Lady of Charity & St. Augustine.

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 21

I gruppi estivi (grest) sono una realtà che sta pren-dendo sempre più piede. Sono quasi due milioni

i bambini coinvolti ogni anno in questa iniziativa, senza contare gli adolescenti che danno una mano agli educatori responsabili. Certo, il successo è in parte dovuto all’aiuto pratico che viene dato alle famiglie una volta che le scuole sono chiuse, al costo bassissimo chiesto per partecipare. Ma non va dimenticato che i ragazzi partecipano volentie-ri perché possono incontrare tanti loro coetanei e vivere insieme un’esperienza di sano divertimento e, nello stesso tempo, di formazione.Non dobbiamo trascurare questa enorme oppor-tunità che come comunità cristiana abbiamo di intercettare tante persone, genitori e figli, parte dei quali magari nemmeno frequentano la parroc-chia e la chiesa. Non si tratta, allora, soltanto di occupare bene il tempo in qualche attività ricre-ativa accompagnata da un po’ di preghiere, ma di far passare il seme dell’annuncio cristiano, la testimonianza della gioia della fede. È tempo di vacanze e in tutta Italia inizia l’esperienza estiva

nelle parrocchie. Don Michele Falabretti, 51 anni, responsabile del Servizio Cei per la pastorale giovanile ci racconta l’importanza di un percorso unico nel suo genere.

Quali sono i temi su cui si lavora?«Diversi in ogni parte del Paese. Il tema è un prete-sto, è qualcosa che “viene messo prima” appunto, che aiuta a realizzare un’esperienza. Crea le con-

ITALIA: IN ESTATE le parrocchie riprendono vita (giovanile)!

DALL’ITALIA

Natività di Maria (Roma)

Regina Pacis (Roma)

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N. 64 settembre 2019 La Voce della Comunità22

dizioni per realizzare l’esperienza. C’è un grande lavoro di progettazione attorno ai temi dell’estate che dice della scoperta che, grazie ai pensieri, si costruisce la vita. Un esercizio un po’ carente du-rante l’anno, in cui si tende ad andare con inerzia, e molto più spiccato nel periodo caldo.

Che opportunità è l’oratorio?«È un’opportunità su diversi fronti. Per le famiglie, di avere uno spazio che non è commerciale. Ha costi ri-dicoli rispetto ad altre esperienze e non punta a guadagnare. Mentre ci sono realtà associative che fanno cose egregie a costi stratosferici. Ma non è solo il costo basso che lo ren-de un’opportunità non commerciale. Ma anche che all’oratorio corrispon-de una tensione, un desiderio di un ambiente educativo. Garanzia per i genitori».

E poi?«È un’opportunità per i ragazzi. che vivono un’esperienza fortissima, strutturata, per nove mesi come la scuola. Il fatto che esistano i cen-tri estivi in cui si sta insieme, ma in modo più destrutturato (senza cam-panella o registro) è una grande risor-

sa. Le due realtà coesistono. Esattamente come accade nella vita. E poterle vivere entrambe, per bimbi e preadolescenti, è davvero interessante».

Un’occasione anche per gli adolescenti?«La terza opportunità è per loro che fanno gli edu-catori: si responsabilizzano, si sentono importanti per qualcuno; essere utili, poi, li spinge a essere meno narcisisti, meno concentrati su di loro. È un ‘esperienza che li mette a confronto col mondo e, in cui, imparano a fare. E in cui imparano la dedizione, la cura e il senso della gratuità. Un’e-sperienza molto formativa. Considerati tutto l’an-no dei problemi, d’estate diventano una risorsa. Perché senza di loro il centro estivo non si fa. E questa è un’opportunità che nessun altro dà loro».

La preghiera che ruolo ha?«La preghiera c’è ed è quello che dovrebbe essere nella vita. È importante, a volte rapida e veloce, ma molto intensa. Se fatta bene un momento di riflessione e rilancio come nella vita. Noi non vi-viamo per pregare, ma dobbiamo imparare a pre-gare per vivere».

(Da: Famiglia Cristiana)

DALL’ITALIA

Regina Pacis (Roma)

Volta Mantovana (Mantova)

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 23

Anche quest’anno arriva l’estate con tutte le sue attività. Per me sarà la prima a Borgosot-

to, ma già mi accorgo di come sarà piena e vissuta intensamente. Già da tempo Padre Giovanni si è messo in moto per organizzare il CAB ed i vari campi scuola. Ecco allora magliette, felpe, car-telloni ed un via vai continuo di ragazzi e genitori in fila per le iscrizioni. Una cosa però subito mi ha colpito: come d’incanto tanti ragazzi e giovani, parliamo dai 15/16 anni in su, hanno cominciato a farsi vedere in canonica il lunedì sera per pre-pararsi a fare gli animatori e collaborare con P.G. Come mai prima non li ho mai visti? Sempre e solo in casa a studiare, o magari da tutt’altra par-te rispetto alla parrocchia? Come mai adesso in tanti sono qui? L’altra sera li ho ascoltati per un po’ mentre provavano a dire quali, secondo loro, dovevano essere le qualità di un bravo animatore. Interessante quello che sottolineavano, ma ancor più interessante la loro voglia di stare insieme e di provare questa esperienza: mettersi a servizio dei più piccoli. Magari qualcuno lo fa anche perché l’amico, che già c’è stato al CAB, gli ha detto che ci si diverte; non penso certo lo facciano perché obbligati. Comunque un’esperienza anche di im-pegno e responsabilità, che se vissuta con spirito di servizio ed entusiasmo li aiuterà a crescere. Pensavo allora all’ultima Esortazione apostolica del Papa rivolta in modo speciale ai giovani. La sto leggendo ed è veramente bella. Un Padre sag-gio con un cuore ed una mente giovani, capace di guardare con fiducia al futuro e tutto impegnato a far sì che i giovani prendano con slancio l’inizia-tiva e diano il loro fondamentale contributo a far rinascere questo mondo… “parecchio vecchio”.Ecco un passo di questo bellissimo scritto che il Papa ci offre dopo aver ascoltato tutti, riflettuto e pregato tanto: “Voglio incoraggiarti ad assumere questo impe-gno, perché so che «il tuo cuore, cuore giovane, vuole costruire un mondo migliore. Seguo le no-

tizie del mondo e vedo che tanti giovani in tan-te parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e fraterna. I giovani nelle strade. Sono giovani che vogliono essere protagonisti del cambiamento. Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futu-ro! Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. A voi chiedo anche di essere protagonisti di questo cambiamento. Continuate a superare l’apatia, offrendo una risposta cristiana alle inquietudini sociali e politiche, che si stanno presentando in varie parti del mondo. Vi chiedo di essere costrut-tori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore. Cari giovani, per favore, non guardate la vita “dal balcone”, ponetevi dentro di essa. Gesù non è rimasto sul balcone, si è messo dentro; non

BORGOSOTTO: NON GUARDATE LA VITA“DAL BALCONE”

DALL’ITALIA

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N. 64 settembre 2019 La Voce della Comunità24

DALL’ITALIA

guardate la vita “dal balcone”, entrate in essa come ha fatto Gesù». Ma soprattutto, in un modo o nell’altro, lottate per il bene comune, siate servi-tori dei poveri, siate protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio, capaci di resistere alle patologie dell’individualismo consumista e super-ficiale (C.V.174).

A tutti, giovani e “diversamente giovani”: una BUONA ESTATE! e che, come ci invita a fare il Papa, sia l’inizio di un futuro vissuto da protago-nisti nel bene.

P. Paolo(Da “Vita Monteclarense”, maggio 2019)

È stato uno spiedo da numeri, se non proprio record come nelle prime edizioni, pur sempre

positivi quello di Borgosotto, “servito” il 20 luglio scorso ad oltre 1000 commensali e grazie all’in-stancabile lavoro promosso dai 120 volontari del-la parrocchia Maria Immacolata in occasione del 50° di fondazione della stessa. Oltre 5 i quintali di carne cucinata a fuoco lento nel pomeriggio di festa, portata poi sulle lunghe tavolate allestite in via XXV Aprile, via Arrighini e via Tito Speri, con

LO SPIEDO per il50° della Parrocchia

il contorno di polenta e patatine, frutta, dolce e bevande. Soddisfatto il parroco Padre Giampaolo Tortelli, anche lui in prima fila nel fornire un sup-porto ai suoi collaboratori così come il viceparroco Padre Giovanni Ziglioli. Diversi gli eventi organizzati a corollario della mani-festazione: dal calciobalilla in piazzetta Sant’Ago-stino ai momenti musicali con “Su di giri e Fabri” in via XXV Aprile e piano bar con Vittorio in via Arri-ghini sino allo spettacolo in piazzetta Galeter. Buo-na partecipazione anche alla sottoscrizione a premi con il ricavato devoluto alla parrocchia locale.

(da: Federico Migliorati, Il gazzettino nuovo)

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DALL’ITALIA

VOLTA MANTOVANAGrest 2019 (24 giugno-12 luglio) Campo delle medie (Temù, 22-29 luglio)

Volontariato a Rimini(2° e 3° Superiore, 29 luglio-3 agosto)

Campo elementari (Temù, 15-22 luglio)

Pellegrinaggio in Polonia (Superiori, 1-12 agosto)

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REGINA PACIS (Roma)

Grest 2019 (giugno)

Campo delle elementari ad Assisi (luglio)

DALL’ITALIA

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 27

NATIVITÀ DI MARIA (Roma)Grest (giugno 2019)

Campo estivo delle medie a Ponte di Legno (luglio 2019)

DALL’ITALIA

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N. 64 settembre 2019 La Voce della Comunità28

Pellegrinaggio a Santiago con gli animatori del grest (luglio 2019)

DALL’ITALIA

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 29

Caro Padre Luiginella tua e nella nostra storia l’aspetto fisico

è cambiato: ti conoscemmo giovane seminarista che, sandali ai piedi, chitarra in spalla, in sella ad una bicicletta, percorrevi le vie di questo quartiere con destinazione Parrocchia Natività di Maria.Sei diventato adulto e con te sono cresciuti quei fanciulli, quegli adolescenti e quei giovani per i quali tu hai speso i tuoi talenti.Ti sei preso cura dei figli di coloro con cui tu stes-so hai vissuto la spensieratezza della giovane età.Sei diventato guida e padre perché hai compreso di avere figli a cui si dà senza pretendere, ai quali indicare il modo di organizzare la propria vita con la certezza che tutto è una questione d’amore.Sei diventato amico prezioso per confortarci nei momenti difficili e per rallegrarti con noi nei mo-menti di gioia.

Hai piantato semi per trarne frutti e, dopo 25 anni, per noi è bello affermare che sei una risorsa speciale per la Chiesa e che il tuo desiderio di volerci bene lo hai realizzato totalmente.

Grazie p. GigiLa comunità di Natività di Maria

25° di sacerdozio di p. Luigi Franchini28 maggio 1994 -2019

Di p.Gigi è anche il racconto-riflessione inserito nelle ultime pagine dell’inserto.

Il 10 settembre ricorre anche il 25° anniversario dell’ordinazione

di p. Giuseppe Beffa e p. Dario Frattini.

DALL’ITALIA

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N. 64 settembre 2019 La Voce della Comunità30

IN MEMORIA DI…

Per i fedeli di Regina Pacis a Monteverde Roma fu un

mese del tutto particolare: il Si-gnore chiamò a sé due sacerdoti che avevano dato la loro vita nel servizio pastorale a quella par-rocchia. Il 5 settembre p. Luigi Emiliani e p. Edmondo Catoni il 26. Dopo 25 anni li ricordo con affetto e simpatia avendo condiviso con loro i primi anni del mio sacerdozio, un po’ alla loro scuola.P. Luigi Emiliani parroco dal 1976 al 1991. Il 4 luglio 1976 l’ho visto piangere per la sua nomina a parroco: non si sentiva preparato per una grande parrocchia, dove tra l’altro era cresciuto; il 5 set-tembre 1994 erano i Monteverdini a piangere la morte del loro amatissimo parroco. Quante cose belle vorrei ricordare che per me sono state quasi un tirocinio. Era uomo di preghiera, che amava il confessionale per donare misericordia ed essere guida spirituale per i fedeli. Aveva una grande cura per la predicazione con cui nutrire della PARO-LA i suoi parrocchiani. Come posso dimenticare la sua dedizione per gli ammalati, la sollecitudine per i poveri e la sua grande attenzione alla fami-glia? Che gioia la visita pastorale di Papa Giovanni Paolo II il 23 gennaio 1983 e qualche anno dopo la missione con i seminaristi del Seminario mag-giore di Roma. Immaginatevi la trepidazione nei Monteverdini per la sua operazione di tumore, in un ospedale vicino a Parigi, il venerdì santo del 1987. (Personalmente ricordo che mi proibì di far-gli visita a Parigi perché dovevo preoccuparmi del-la parrocchia.) Purtroppo dopo 4 o 5 anni il male si ripresentò e lo ha accompagnato alla morte. Pre-parandosi a quest’ultimo viaggio, aveva scritto un articolo per il bollettino: “Tu hai posto su di me la tua mano”, nel quale leggeva tutta la sua vita alla luce dell’amore di Dio per la sua persona e conclu-deva “MI HAI TRATTATO TROPPO BENE!”.

P. Edmondo Catoni invece, nativo di Montecom-prati, divenne monteverdino di adozione. Amava tanto il quartiere e la parrocchia e spesso l’ho sen-tito affermare: “Qui voglio morire, quando piace al Signore” … e così è avvenuto il 26 settembre, tre settimane dopo il confratello che aveva accom-pagnato nella sua infanzia e giovinezza, poi con-fratello nella congregazione dei Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione e nel presbiterio di Regina Pacis. Eccetto gli 8 anni (1948-1956) all’Istituto Maria Immacolata a Montichiari, p. Catoni ha sempre servito la parrocchia di Regina Pacis; con molta disponibilità, semplicità e bontà al servizio delle varie associazioni e gruppi parroc-chiali. I chierichetti avevano un posto speciale nel suo cuore, ‘pupille dei suoi occhi’ e sorgente di tante consolazioni: erano veramente tanti ad entra-re processionalmente in chiesa durante le grandi celebrazioni, a partecipare ai concorsi diocesani di catechismo, portando a casa la soddisfazione di tanti primi premi. Il gruppo di santa Monica di preghiera per le vocazioni e di sostegno economico per seminaristi poveri: quanto ci teneva. E la scuo-la! Sia alla Dottrina cristiana sia alla Crispi. Quanta dedizione! E quale ricordo tra i Monteverdini. Un confratello diceva di lui: “Ha conservato un cuore di fanciullo, è vissuto sempre nell’umiltà senza ri-cerca di responsabilità importanti, ed anche nella bontà che i confratelli hanno tanto apprezzato”.Il loro ricordo duri a lungo nei nostri cuori. Da par-te mia ringrazio il Signore che mi ha concesso di passare tanti anni con questi due confratelli.don Riccardo Belleri

25° della morte di p. Luigi Emiliani e p. Edmondo Catoni …quel SETTEMBRE1994

Visita del Papa San Giovanni Paolo II alla Parrocchia di Regina Pacis del 23 gennaio 1983. Il primo a sinistra è p. Edmondo Catoni, mentre p. Luigi Emiliani è alla sinistra del Papa.

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N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità 31

DOPPIO LUTTO FRA I CANONICI DI SAN MAURIZIO

Le chanoine de l’Abbaye de Saint-Maurice Domi-nique Gross, 75 ans, est décédé le 23 mai 2019 au terme d’une longue maladie.Originaire de Salvan, est né le 13 août 1944 à Lausanne. Profès à l’Abbaye de Saint-Maurice le 7 octobre 1968, il a été ordonné prêtre le 3 sep-tembre 1972.

IN MEMORIA DI…

All’età di 91 anni, il 26 aprile è arrivata la Pasqua per il “nonno” Mario Tortelli, il “padre del padre”, come amava farsi chiamare. Il funerale del papà di padre Giampaolo si è tenuto il 29 aprile 10,30 a Bagnolo Mella (BS).Mario è stato un fedele amico dei Cric, sempre presente nei momenti celebrativi e, per tanti anni, nei campi estivi che si tenevano a Temù. E’ soprattutto un fedele amico di Dio e della Madonna a cui dedicava diversi rosari ogni giorno.Era rimasto vedovo da giovane, con tre figli che ha fatto crescere con amore e tenacia, testimoniando una grande fede. Lascia anche tre nipoti e una pronipote, oltre che tanti amici che lo ricordano con affetto e riconoscenza.

A nonno Mario, “padre del padre”,nonno di tutti noi, fedele amico Cric

https://www.cath.ch/newsf/deces-du-chanoine-gregoire-rouiller/

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La Vocedella Comunità

La dimensione comunitaria dei consigli evangelici“Un cuor solo e un’anima sola rivolti a Dio” (R.S.A. 1,3)

a cura di padre Rinaldo, Superiore Generale

(Segue da p.4 del Bollettino)

DOCUMENTI

Sono pochi spunti che voglio riportare, ma che ritengo essenziali per la nostra vita religiosa vis-suta autenticamente e con essenzialità secondo il voto di povertà.Non si tratta solo di gestire dei beni materiali o di condividerli in comunità in maniera equa, sullo stile della prima comunità cristiana, ma per es-sere una comunità di “poveri”, serve un cuore libero e in grado di essere solidale con i po-veri. Nell’Esortazione apostolica Gaudete et exultate il Papa ci invita a “riconoscere la verità del no-stro cuore, per vedere dove riponiamo la sicurez-za della nostra vita…Le ricchezze non ti assicu-rano nulla. Anzi, quando il cuore si sente ricco, è talmente soddisfatto di se stesso che non ha spazio per la Parola di Dio, per amare i fratelli, né per godere delle cose più importanti della vita. Così si priva dei beni più grandi. Per questo Gesù chiama beati i poveri in spirito, che hanno il cuore povero, in cui può entrare il Signore con la sua costante novità (67.68).Per raggiungere questo livello di “santità” ser-ve quel presupposto di “povertà di spirito”, cioè l’umiltà, la semplicità, il riconoscere i doni degli altri… soprattutto degli ultimi.Noi consacrati, dunque, siamo chiamati ad esse-re veramente fedeli e creativi per non venir meno alla profezia della vita comune vissuta all’interno delle nostre case e della solidarietà verso l’ester-no, specie verso i poveri e i più fragili.

“Essere poveri nel cuore, questo è santità” (Papa Francesco).

- L’obbedienza“L’obbedienza lega e unisce le diverse volontà in una stessa comunità fraterna dotata di una missione specifica da compiere nella Chiesa. L’obbedienza è un “sì” al piano di Dio che ha affidato un peculiare compito a un grup-po di persone. Comporta un legame con la missione, ma anche con la comunità che deve realizzare qui e ora e assieme il suo servizio; richiede anche un lucido sguardo di fede sui superiori i quali svolgono il loro compito di servizio e di guida e devono tutelare la con-formità del lavoro apostolico con la missione. E così in comunione con loro si deve realizzare la divina volontà, l’unica che può salvare (Vita fraterna 44).

In un mondo che da sempre è un luogo di inimi-cizia, di antagonismi, dove da tutte le parti c’è odio, dove continuamente classifichiamo gli altri per le loro idee, le loro abitudini e carattere, in questo mondo dove regna l’orgoglio e ognu-no crede di avere il diritto di innalzarsi al di sopra degli altri, il voto di obbedienza sembra ancor più difficile da praticare, anche nelle no-stre piccole comunità fatte di persone fragili e con i propri limiti.Da qui nasce il bisogno di avere all’interno delle nostre comunità una autorità (Superio-re generale e suo Consiglio, i superiori locali e Animatori di comunità territoriali…parroci…), che siano a servizio dei propri confratelli e fe-deli, esercitando il proprio ministero con la

INSERTO • N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità I

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INSERTO • N. 64 settembre 2019 La Voce della ComunitàII

pazienza dell’ascolto e l’accoglienza della comprensione, come Cristo ci ha insegnato, lui che “non è venuto per essere servito ma per servire”.

Nel documento della Congregazione dei religio-si “Per vino nuovo otri nuovi” si legge che “l’ob-bedienza vera non esclude, anzi richiede, che ognuno manifesti la propria convinzio-ne maturata nel discernimento, anche quan-do detta convinzione non coincide con quanto viene chiesto dal superiore. Dopo di che, se in nome della comunione un fratello o una sorel-la anche vedendo cose migliori, obbedisce di sua spontanea volontà, allora si mette in pratica l’obbedienza caritativa” (24).

Capita spesso che nel rapporto superiore/confratello, manchi la base evangelica della fraternità. Si dà maggiore importanza all’isti-tuzione che alle persone che la compongono. Nel Codice di Diritto Canonico si legge che per guidare bene una comunità «i superiori eserci-tino in spirito di servizio... reggano i sudditi quali figli di Dio, suscitando la loro volontaria obbedienza nel rispetto della persona uma-na... si adoperino per costruire in Cristo una co-munità fraterna nella quale si ricerchi Dio e lo si ami sopra ogni cosa» (618).Fondamentale, dunque, passare dalla centra-lità del ruolo dell’autorità alla centralità della dinamica della fraternità, dove l’autorità non può che essere al servizio della comunione, per accompagnare i fratelli verso una fedeltà con-sapevole e responsabile…

La sfida di oggi è quella di una condivisione responsabile di un progetto comune, supe-rando la mera esecuzione di obbedienze che non servono il Vangelo. Anche in situazioni di conflitti e contrasti, è necessario un senso equilibrato delle proprie responsabilità nei confronti dei fratelli, attra-verso il confronto e l’ascolto delle singole persone, “suscitando la loro volontaria ob-bedienza nel rispetto della persona umana”,

e attraverso il dialogo, tenendo presente che l’adesione deve avvenire “in spirito di fede e di amore, per seguire Cristo obbediente” e non per altre motivazioni» (Per vino nuovo otri nuo-vi 41).E’ necessario, quindi, che il discernimento comunitario divenga un procedimento co-stante e utile, anche se non facile né automa-tico. Là dove è praticato con fede e serietà può offrire all’autorità le migliori condizioni per prendere le necessarie decisioni in vista del bene della vita fraterna e della missione. Da parte di tutti, naturalmente una grande disponibilità interiore, che papa Francesco chiama “mitezza”, tipica di chi ripone la propria fiducia solamente in Dio.“Reagire con umile mitezza, questo è santità”

(Papa Francesco).

Concludo invitando ciascuno di noi a rileggere questi testi personalmente e a fare tesoro dei contenuti del percorso formativo, che non re-sti solo un documento cartaceo, belle parole che ci siamo scambiati a tavolino, ma si trasformi in vita con scelte concrete di conversione, affinché la nostra vita consacrata, sostenuta dai Consigli evangelici che professiamo, acquisti sempre più la forza di essere segno e profezia della fedeltà di Dio e sostegno alla fede e alla fedeltà dei cri-stiani che incontriamo nel nostro ministero nella Chiesa e nel mondo.

Che il nostro voto di castità ci aiuti a cammi-nare sempre più in un clima di vera amicizia e familiarità, creando un ambiente dove si vive volentieri nella sincerità e nella fraternità;

- che il nostro voto di povertà, soprattutto di “povertà di spirito”, accresca in noi un atteg-giamento di umiltà, semplicità, essenzialità, trasparenza e solidarietà;

- infine che il nostro voto di obbedienza susci-ti una condivisione responsabile per un pro-getto comune, attraverso un discernimento comunitario vissuto nella carità e mitezza, in vista del bene della vita fraterna in comunità.

DOCUMENTI

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INSERTO • N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità III

Nelle nostre Costituzioni si legge che “I Canonici Regola-ri dell’Immacolata Concezio-ne sono una Congregazione dell’Ordine canonicale… i cui membri sono destinati al ser-vizio pastorale delle diocesi, sotto una duplice giurisdizione: quella pastorale del Vescovo, quella religiosa del proprio Su-periore (Costituzioni 1).E ancora, al capitolo VIII sul Ministero pastorale, si ricor-da che “…Lo scopo del no-stro Istituto è l’adempiere, in una vita comune integrale, i compiti pastorali di evangeliz-zazione, di riconciliazione, di vita sacramentale, di organiz-zazione, ecc., che Cristo Gesù ha affidato per la sua Chiesa ai suoi apostoli e ai loro succes-sori, di cui noi desideriamo es-sere i modesti collaboratori là dove essi ci chiamano (Costitu-zioni 60).Rileggendo questi passi ed al-tri ancora delle nostre Costitu-zioni Cric mi viene spontaneo il ricordo dei nostri sacerdoti Cric che sono passati nella co-munità di S. Giulio fin dai primi anni della sua proclamazione a parrocchia nel 1960, dedican-do tempo, energie e forze alla formazione dei suoi fedeli e alla crescita della comunità intera. Inizialmente come sostegno e collaborazione ai sacerdoti dio-

cesani, successivamente con la diretta responsabilità pasto-rale affidata ai nostri sacerdoti Cric.Penso sia bello e doveroso fare memoria brevemente dei con-fratelli che hanno lavorato in questa porzione di Chiesa nel quartiere di Monteverde Nuovo in Roma.Vorrei ricordare innanzitutto padre Guido Iannone, nato a Corchiano (Viterbo) il 31 mag-gio 1937.Viene ordinato sacerdote l’8 maggio 1966. Nel 1969 viene richiamato a Roma e presterà il suo servizio pastorale nel-la parrocchia di S. Giulio dal 1969-1972, collaborando con il parroco diocesano don Al-varo Cardinali; poi sempre a S. Giulio dal 1980-1984 con padre Agostino Panelli. Infine ritorna ancora a S. Giulio dal 1992-2002.Per motivi di salute si trasferi-sce nella casa generalizia dove l’11 ottobre 2002, anniversario della sua professione, termina la sua esistenza terrena, chia-mato a godere la gioia eterna nella casa del Padre. Il 14 otto-bre si sono svolti i suoi funerali nella chiesa di S. Giulio e il suo corpo riposa nella tomba del-la Congregazione nel Cimitero Verano a Roma.Quando nel 1992 la parrocchia

viene affidata alla cura pastora-le della nostra comunità religio-sa, il primo parroco Cric sarà nominato nella persona di pa-dre Riccardo Belleri.Ordinato sacerdote il 29 dicem-bre 1973, dopo l’esperienza di viceparroco nella Parrocchia di Regina Pacis a Monteverde Vecchio (Roma) fin dal luglio 1974, viene nominato quindi parroco della parrocchia di S. Giulio Papa I dal 18 gennaio 1992 al 31 agosto 2012.Nel 2006 viene eletto Superiore Generale dei Cric, continuando il suo ministero sacerdotale in S. Giulio. Riconfermato Supe-riore Generale il 4 luglio 2012, da settembre dello stesso anno risiede nella casa generalizia. Terminato il suo mandato di Superiore Generale nel giu-gno 2018, si trasferisce nella Parrocchia di Regina Pacis in Roma come collaboratore par-rocchiale.Durante il mandato di parroco di padre Riccardo, si sono av-vicendati alcuni nostri sacer-doti, tra cui vogliamo ricorda-re padre Fabrizio Rocchi e in modo speciale padre Giorgio Chiarini, che fin da quando era studente in teologia ha presta-to il suo servizio pastorale in S. Giulio.Padre Giorgio è nato a Nova-gli di Montichiari (Brescia) il 12

DOCUMENTI

Una comunità di Canonici Regolari a servizio della Chiesa particolare di San Giuliodi padre Rinaldo Guarisco, Superiore Generale

In occasione della visita del Papa, la Parrocchia di San Giulio ha pubblicato uno speciale del bollet-tino parrocchiale “La nostra strada”. Tra i contributi riportiamo quello del nostro p. Generale, Rinaldo Guarisco, che ha ricostruito la storia della presenza dei Canonici Regolari nella Parrocchia.

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INSERTO • N. 64 settembre 2019 La Voce della ComunitàIV

settembre 1951. Il giorno 11 dicembre 1977 viene ordinato Diacono dal Cardinal Eduardo Francisco Pironio, proprio nella chiesa parrocchiale di S. Giulio.Ordinato sacerdote il 9 dicem-bre 1978 nella Basilica di S. Lu-igi Gonzaga in Castiglione delle Stiviere (Mn), esercita il suo mi-nistero nelle parrocchie roma-ne di Regina Pacis, Natività di Maria e di San Giulio, dedican-dosi in particolar modo alla pa-storale giovanile attraverso la catechesi ordinaria e i “campi scuola” montani, che lui gusta-va e desiderava far gustare, e attraverso iniziative ed opere di solidarietà. Ben presto Pa-dre Giorgio deve lottare contro una malattia (leucemia) che af-fievolisce le sue energie fisiche ma che egli silenziosamente e con tanta pazienza soppor-ta. Soffre e non vuole che altri soffrano per la sua condizione di salute. Durante il periodo estivo 2003, mentre segue un camposcuola in montagna con i ragazzi e le famiglie della par-rocchia romana di San Giulio, si aggrava. Ritorna a Roma per un controllo medico, viene rico-verato all’ospedale S. Camillo, ma ben presto le sue condizioni inaspettatamente peggiorano e malgrado le premure e gli inter-venti dei medici non lasciano nessuna speranza.Decede in sala di rianimazione la sera di domenica 5 ottobre 2003. I suoi funerali sono cele-brati nella chiesa di San Giulio, presieduti da S.E. Mons. Vin-cenzo Apicella, Vescovo Ausi-

liare di Roma, con la parteci-pazione di numerosi sacerdoti, dei familiari e di tanti fedeli ed amici. La salma di P. Giorgio viene trasferita a Castiglione delle Stiviere dove vengono ce-lebrate solenni esequie funebri. Ora riposa nel cimitero locale in attesa della risurrezione.Tra gli altri sacerdoti passati a S. Giulio facciamo un accenno anche a padre Giorgio Gio-vannini che dopo vari incarichi, come ad esempio insegnante di francese nella scuola apo-stolica di Montichiari, vice par-roco a Regina Pacis, parroco a Ferentino, Animatore del-la Comunità religiosa italiana e Vicario Generale, nel 2006 viene inviato a S. Giulio come vice parroco. Esercita il suo ministero fino a settembre del 2010, per poi essere chiamato alla casa generalizia come Pro-curatore Generale e Padre Ma-estro dei novizi.Verrà sostituito da padre Bru-no Rapis, economo della co-munità territoriale italiana, che rimarrà a S. Giulio fino a set-tembre del 2018, per poi tra-sferirsi presso l’Istituto Maria Immacolata di Montichiari (Bre-scia).Attualmente in parrocchia re-sta padre Dario Frattini, co-adiuvato dai padri della casa generalizia.Ordinato sacerdote nel mese di settembre 1994, dopo la prima esperienza pastorale nella par-rocchia S. Giacomo Maggiore Apostolo in Piubega (MN), dal 1 settembre 2006 è nominato

come vicario nella parrocchia S. Giulio a Roma insieme a pa-dre Riccardo e a padre Giorgio Giovannini. Nel 2009 ha l’ in-caricato di coordinatore nella comunità territoriale italiana dell’attività in ambito giovanile e vocazionale. Nel settembre 2012 viene nominato come amministratore parrocchiale della parrocchia di S. Giulio e poco dopo parroco.In questi anni di ministero par-rocchiale si è prodigato in mille iniziative nell’ambito liturgico, catechetico, di formazione e aggregazione di ragazzi, gio-vani, famiglie, adulti e anziani e non meno in quello caritativo.Ultimamente si è visto impe-gnato nella ristrutturazione del-la chiesa parrocchiale di S. Giu-lio che in questi anni ha messo a dura prova tutta la comunità.In vista ormai della chiusura dei lavori e della prossima consa-crazione della stessa chiesa parrocchiale, auguro a tutta la comunità di S. Giulio e in spe-cial modo a padre Dario, che quest’anno celebra il suo 25° di sacerdozio, di non perdere quell’entusiasmo che l’ha sem-pre caratterizzata per sentirsi sempre più famiglia attorno ai propri pastori. Lo spirito del ca-risma di noi Canonici Regolari mi piacerebbe che fosse vissu-to in pienezza da noi sacerdoti in primis, ma anche dai nostri fedeli in un clima di preghiera, servizio, fraternità e umiltà per trasmettere e celebrare Cristo e la sua Parola di misericordia e carità in ogni situazione della

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INSERTO • N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità V

vita cristiana e sociale, per es-sere testimoni autentici e por-tatori di gioia.Concludo con le parole stesse che Papa Francesco ha rivolto a noi religiosi nell’Anno della Vita Consacrata, condividen-dole con la vostra comunità parrocchiale, sperando che i

nostri padri che si sono avvi-cendati in questa parrocchia abbiano lasciato un piccolo segno luminoso di gioia e di amore al vangelo: “Volevo dirvi una parola e la parola è gioia. Sempre dove sono i consacrati, sempre c’è gioia! »(Papa Fran-cesco).

musulmani: un certo Abramo, l’arameo errante e nostro pa-dre nella fede.Il racconto dice che Abramo, carico di anni (ben 175) si ap-presta a chiudere gli occhi presso la grotta di Macpela, ove già è stata sepolta sua moglie Sara.Abramo era il portatore di una promessa divina: “io, il signore tuo Dio, ti colmerò di benedi-zioni e renderò numerosa la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare”.Eppure Abramo, al tramonto dei suoi giorni, è lì quasi solo: con i suoi due figli, Isacco e Ismaele, e con i tanti sacchi di sabbia che custodiva gelosa-mente nella sua tenda avendo-li accumulati anno dopo anno nel corso del suo lungo pere-grinare.Isacco, accovacciato insieme

Questa affermazione è carica di impegno per una continua con-versione personale e comunita-ria ed è sintesi di un programma di stile di vita da portare avanti insieme: noi sacerdoti religiosi e voi fedeli laici, in uno spirito di comunione fraterna.

ad Ismaele ai piedi del paglie-riccio del padre oramai mo-rente, ha l’ardire di chiedere al padre Abramo: “Abba’, non sei triste e deluso nell’andartene senza avere avuto prova della Promessa di Dio che ti ha reso ricco solo di sacchi di sabbia del deserto di una ‘grande di-scendenza’ di due soli figli? Il tuo Dio si è rimangiato la Pro-messa o ti ha raccontato solo una grande e bella Storia, ma pur sempre soltanto una sto-ria?”Abramo, con un filo di voce e con le mani tremanti posate sulle mani dei suoi figli, sen-za risentimento nel cuore ma con fede certa rispose: “questi sacchi di sabbia sono le rea-lizzazioni quell’unica Promes-sa che sono avvenute in tutti gli incontri che ho avuto nella mia lunga vita. Ogni sacco è l’incontro e la realizzazione

o

Grazie di questa storia d’amoreUn racconto-riflessione di p.Luigi Franchini scritto in occasione del suo 25° di ordinazione

sacerdotale per il bollettino della Parrocchia di San Zeno sul Naviglio

Sono qui, lungo il Cammino per Santiago, che mi ritrovo a scrivere un articolo per i miei 25 anni di sacerdozio.Per trovare ispirazione mi rifu-gio nella suggestiva cappella dei templari che si trova sulla cima di O Cebreiro (una delle tappe più belle di tutto il Cam-mino).Entro, mi raccolgo in preghie-ra davanti al Santissimo Sa-cramento e poi, incuriosito, mi lascio distrarre dalle teche illuminate contenenti le tante versioni della Bibbia: in latino, in greco, in italiano, in Galieco, in spagnolo, e così via. Sono davvero tante e scritte con ca-ratteri diversi e tutti bellissimi.All’ultimo posto in questa lun-ga serie di teche vi si custodi-sce il manoscritto antico di un racconto riguardante quel per-sonaggio grande della Bibbia e comune ad ebrei, cristiani e

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INSERTO • N. 64 settembre 2019 La Voce della ComunitàVI

piccola e parziale di quella Grande Promessa: l’incontro con il re Melkisedek, l’incontro con Sara vostra madre, con i Tre ospiti alle querce di Mamre dove mi fu predetta la tua na-scita caro Isacco, l’incontro di addio con Lot che scappava da Sodoma e Gomorra, di-strutte da fuoco e zolfo.Ogni sacco un incontro e ogni incontro una parte della Pro-messa. Ora ne attendo la re-alizzazione piena e perché questo avvenga vi prego di co-struire con questa sabbia una torre che si innalzi al Cielo con un buco che permetta di vede-re le stelle perché la morte non è la fine di tutto ma solo l’inizio di quella Promessa che è per sempre”.I suoi figli, carichi di dubbio e stupore, vuotarono i 175 sac-chi ( i 175 incontri) e costrui-rono una torre che si slanciava in Cielo e con un buco alla sua sommità che permettesse ap-punto di scrutare il Cielo, qua-si fosse custode di qualcosa di grande da attendere.Al termine dell’opera depose-ro il padre morente sdraiato al centro della torre con il volto e gli occhi rivolti verso quel foro celeste.Queste furono le ultime paro-le del padre che i figli Isacco e Ismaele poterono udire, furo-no le sue ultime parole:” Padre Altissimo, Signore del Cielo e della Terra, ti ringrazio per tut-ti gli incontri che hanno reso alta, bella, robusta e ammirata la mia vita. La mia fede in Te ha reso ricchi i miei giorni, non

li ha mai impoveriti o resi vuo-ti. La mia fede in Te mi ha per-messo di costruire ed edificare e mai di distruggere o scartare. Ogni incontro che mi hai rega-lato mi ha innalzato sempre più a te. La tua Promessa si è già compiuta in questi incontri, ma so che si realizzerà solo alla fine con Te ed in Te. Ho credu-to e sempre crederò che la mia discendenza sarà numerosa come le stelle del cielo perché, in fondo, nella mia storia con te mi hai sempre amorevol-mente dimostrato che proprio per le Stelle e per il Cielo ci hai creati”.E mentre con le mani benedi-ceva per l’ultima volta le te-ste reclinate e gli occhi lucidi dei due figli, i suoi occhi rivolti verso la sommità della torre scrutavano un Cielo notturno, nero come la morte, che fu improvvisamente attraversato dal luminoso passaggio di una Stella Cometa. A quel punto gli occhi del Santo Padre Abramo si chiusero, paghi e pieni di ogni Promessa, e le sue mani rimasero appoggiate delicata-mente sulle teste dei suoi figli, come fossero l’ultimo bacio”.Dopo aver letto questa storia mi sono seduto davanti alla Bibbia e all’ultimo dei miei dia-ri che raccolgono, giorno per giorno come sacchi di sabbia, le promesse e gli incontri che Dio ha voluto offrirmi durante questi 25 anni di sacerdozio.Sono sacchi ricchi di sabbia colorata, sabbia fine, sabbia che se la prendi in mano sem-bra sfiorarti la pelle. Ho voluto

dire grazie a Dio di tutto: delle persone, degli avvenimenti, dei successi e degli insuccessi, del mio paese dal quale, come Abramo, sono un giorno parti-to e dei luoghi e delle persone e delle storie che ho ascoltato incrociandole con la mia.Ho voluto dire grazie a chi mi ha amato e a chi ho potuto amare, a chi ho salutato una volta e a chi ho salutato per sempre, a chi mi ha perdonato e a chi ho donato il perdono.Ad un certo punto ho riaperto gli occhi e, incrociando quelli del Cristo Regale che pendeva dalla croce posta sopra l’alta-re, ho sentite mie le parole di Montale che dicono:

“Sotto l’azzurro fitto del cieloqualche uccello di mare

se ne va,ne sosta mai:

perché tutte le immagini(gli incontri , n.d.r.)

portano scrittoPIÙ IN LÀ”

Grazie Dio della Promessa.

p Gigi Franchini

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INSERTO • N. 64 settembre 2019La Voce della Comunità VII

Con il titolo di “Vangelo”, etimo-logicamente “buona novella”, vengono indicati i primi quattro libri del Nuovo Testamento, che comprende, oltre ai Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le lettere di San Paolo, le lettere cattoliche e l’Apocalisse. La nostra Bibbia, parola di de-rivazione greca che significa “i libri”, comprende anche l’Anti-co Testamento, raccolta di libri ispirati in cui l’antico Israele ha fissato la memoria della sua re-lazione con Dio, concretizzata in un’Alleanza particolare, nella quale Dio si è rivelato e ha of-ferto la salvezza.È una narrazione di vicende, che si snoda da circa 2000 anni e che lega indissolubilmente tra loro i due Testamenti come due fasi dell’unica storia della sal-vezza, riunite in un solo unico libro: la Bibbia. Dio, per sua libera scelta e del tutto gratuitamente, in un certo momento della storia umana ha voluto manifestarsi, con gesti e parole, per rivelarci qualcosa che era nascosto, qualcosa che l’uomo da sé non poteva conoscere, e per stabilire con noi un rapporto vitale. Questa

rivelazione è stata progressiva; all’inizio c’è stata l’elezione par-ticolare di un uomo (Abramo) e poi di un popolo (gli ebrei). In questo rapporto l’uomo ha sempre avuto la libertà di corri-spondere o meno alle proposte di Dio; sappiamo che l’uomo, vivendo la storia, ha spesso ri-sposto con l’infedeltà al patto, ma “la fedeltà del Signore dura in eterno” (Sal 116).In questa storia, “quando ven-ne la pienezza del tempo” (Gal 4,3), compare Gesù che impri-me una svolta inattesa, così all’antica Alleanza ne è segui-ta una Nuova, aperta a tutti i popoli. In Gesù Dio ha rivelato pienamente se stesso e l’uomo ha detto il suo si totale e perfet-to a Dio.Gesù annuncia il Regno di Dio, proclama la bella notizia che la volontà salvifica di Dio si è fatta vicina e quindi invita tut-ti a convertirsi e a credere (Mc 1,14-15).I Vangeli sono la “buona no-tizia” portata da Gesù (il suo messaggio, il suo insegnamen-to), il racconto della sua vita (ciò che ha fatto, i suoi miracoli, la sua passione e risurrezione),

ma anche l’esperienza della chiesa primitiva.Il Concilio Vaticano II defini-sce i Vangeli “la principale te-stimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo incar-nato, nostro salvatore”; essi risalgono alla predicazione, ini-zialmente in forma orale, degli apostoli, garantita dalla guida dello Spirito Santo, e alla suc-cessiva trasmissione a noi in scritti, “cioè il Vangelo quadri-forme, secondo Matteo, Mar-co, Luca e Giovanni” (DV, 18).I Vangeli trasmettono ciò che Gesù ha compiuto e insegna-to; gli apostoli hanno riletto gli avvenimenti con “più completa intelligenza” alla luce della ri-surrezione di Cristo e “illuminati dalla luce dello Spirito di veri-tà”. Gli autori sacri poi misero per iscritto i quattro Vangeli “scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a voce o già messe per iscritto … conser-vando il carattere di predica-zione” con l’intenzione di farci conoscere la “verità” (DV, 19). “Questi (segni) sono stati scrit-ti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel

Approfondimenti Biblici

Gerardo Cautilli è un amico Cric che, per passione personale, ha fatto diversi studi teologici e, in ma-niera particolare biblici. Nei numeri precedenti di questo Bollettino ci ha offerto delle ricche riflessioni per gustare i Salmi. Ora gli abbiamo chiesto delle schede che ci aiutino ad approfondire i Vangeli, a partire da quello di Matteo che la liturgia dell’anno A (che inizierà con l’Avvento prossimo) ci presen-terà nelle domeniche del tempo ordinario. Quella che segue è una doverosa introduzione ai Vangeli in generale prima di iniziare, dal prossimo numero, ad approfondire il Vangelo secondo Matteo.

Il Vangelo

Page 40: La oce della Comunitcricitalia.com/files/n.-64.pdfletto romanesco, ecco il primo riferimento al rapporto diretto con Gesù, vero e proprio trait d’union dell’intero pomeriggio:

INSERTO • N. 64 settembre 2019 La Voce della ComunitàVIII

suo nome” (Gv 20,31).All’inizio v’è stato dunque Gesù, origine e compimento del Vangelo, cui ha fatto segui-to la predicazione in forma ora-le della comunità primitiva per giungere infine, a distanza di alcuni decenni, ai Vangeli nella forma scritta, i quali conten-gono non una cronaca, ma la predicazione dei discepoli, dei testimoni e della Chiesa delle origini. Ci si pone la domanda: perché si sentì la necessità di passare dall’orale allo scritto? Sicuramente per assicurare che non svanissero la memoria della presenza storica di Gesù e l’autenticità del suo insegna-mento. Vari e concomitanti i motivi, tra questi: la lontananza cronologica: ci si allontanava sempre più dagli eventi di cui Gesù era stato protagonista; la lontananza geografica: era dif-

ficile disporre di testimoni diret-ti in tutti i luoghi nei quali si era diffuso il Vangelo; la lontananza culturale: a Roma o a Efeso il Vangelo non poteva essere an-nunciato negli stessi termini nei quali lo si annunciava a Geru-salemme o in Galilea.Il Vangelo è unico e indivisibile, ma è stato trasmesso in quat-tro forme (quadriforme): se-condo Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Così noi ora abbiamo la formulazione del Vangelo in quattro fonti diverse e, quindi, in quattro prospettive culturali diverse.Questi quattro Vangeli sono stati definiti “canonici”, cioè: libri ispirati, scritti sotto l’ispira-zione dello Spirito Santo, rico-nosciuti come tali dalla Chiesa e da essa proposti ai credenti come norma di fede e di vita. “È la stessa Tradizione che fa

conoscere alla Chiesa l’intero canone dei libri sacri” (DV,8).I primi tre Vangeli vengono chiamati “sinottici”, per indi-care che si possono disporre in tre colonne, così da poter-li vedere tutti insieme a colpo d’occhio, con un solo sguardo. La sinossi consente di eviden-ziare i rapporti reciproci, sia di affinità che di divergenza. Nei passi paralleli questi Vangeli concordano talvolta in maniera impressionante, perfino nell’or-dine delle parole; altre volte invece lo stesso brano viene riportato in maniera assai diffe-rente.L’Ordo Lectionum Missae del 25 maggio 1969 ha reso pos-sibile la lettura pressoché com-pleta dei tre sinottici negli anni A (anno in cui si legge Matteo), B (in cui si legge Marco) e C (in cui si legge Luca).

Dalla lettera della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica inviata al nuovo Padre Generale il 15 ottobre 2018

Reverendo Padre, (…)L’esiguità numerica dei membri e l’avanzamento dell’età ana-grafica impongono all’Istituto l’attenta ponderazione delle strategie di animazione e de-gli obiettivi pastorali, per dare continuità al patrimonio cari-smatico; gioverebbe senz’altro incentivare forme di interscam-bio all’interno della Confedera-zione dei Canonici Regolari di Sant’Agostino, di cui la vostra Congregazione fa parte, ma potrebbe rivelarsi arricchente

anche l’esperienza di una col-laborazione intercongregazio-nale.Nela (vostra) relazione si ri-chiama l’importanza d’incar-nare, nel vissuto quotidiano, l’ideale della fraternità evange-lica, criterio qualificativo della vita comunitaria, dell’impegno formativo-apostolico, dell’au-tenticità della testimonianza apostolica.Considerando la rilevanza ec-clesiale della vostra spiritualità, sarebbe di grande utilità riceve-

re, per il futuro, un’informativa più dettagliata. (…)Vi affido alle premure di Maria Santissima, perché vi guidi sul-la “via dell’attrazione (…), quale via per far crescere la Chiesa, via della nuova evangelizzazio-ne” (Rallegratevi, 10).Vi assicuro le mie preghiere e benedizioni.

Josè Rodriguez Carballo, OFM Arcivescovo Segretario