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MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ distribuzione gratuita presso gli esercizi commerciali a: Campalto - Favaro Veneto - Tessera - Dese APRILE 2013 Anno IX N° 117 http://issuu.com/lapaginadicampalto [email protected] In questo numero: STUDIARE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ATTRAVERSO IL TERRITORIO STUDIARE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ATTRAVERSO IL TERRITORIO_CA’ NOGHE- RA: PICCOLO PARADISO DI TRANQUILLI- Tà_QUANDO ERAVAMO PICCOLI_CERCA- SI TRADUTTORE_PULIAMO LE BARENE DI CAMPALTO_PARLANDO DI BENEFICENZA, ESISTE UN’INDUSTRIA DELLA CARITà_IRRE- TITI DALLA RETE_BUDAPEST: ANDATA E RI- TORNO NELL’ITALIA DEL FUTURO_CI SONO ANCH’IO_RILASSIAMOCI. Riceviamo dagli alunni della terza C della scuo- la media A. Gramsci di Campalto, e volen- tieri pubblichiamo, le loro impressioni sulla vi- sita alla mostra “C’erano una volta i dirigibili” esposta alla Pascoli alla fine dello scorso anno. Ringraziamo la professoressa Paola Soligon che li ha guidati alla scoperta di questo nostro pezzo di storia. (segue a pagina 2)

LA PAGINA DI CAMPALTO

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N. 117 - APRILE 2013

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MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ

distribuzione gratuita presso gli esercizi commerciali a: Campalto - Favaro Veneto - Tessera - Dese

APRILE 2013Anno IX N° 117

http://issuu.com/[email protected]

In questo numero:STUDIARE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ATTRAVERSO IL TERRITORIO STUDIARE LA PRIMA GUERRA MONDIALE

ATTRAVERSO IL TERRITORIO_cA’ NOGhE-RA: PIccOLO PARADISO DI TRANqUILLI-Tà_qUANDO ERAVAMO PIccOLI_cERcA-SI TRADUTTORE_PULIAMO LE bARENE DI cAMPALTO_PARLANDO DI bENEfIcENzA, ESISTE UN’INDUSTRIA DELLA cARITà_IRRE-TITI DALLA RETE_bUDAPEST: ANDATA E RI-TORNO NELL’ITALIA DEL fUTURO_cI SONO ANch’IO_RILASSIAMOcI.

Riceviamo dagli alunni della terza C della scuo-la media A. Gramsci di Campalto, e volen-tieri pubblichiamo, le loro impressioni sulla vi-sita alla mostra “C’erano una volta i dirigibili” esposta alla Pascoli alla fine dello scorso anno. Ringraziamo la professoressa Paola Soligon che li ha guidati alla scoperta di questo nostro pezzo di storia.

(segue a pagina 2)

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L’ ERbA DI cASA NOSTRA

La visita alla mostra fotografica riguardante i Dirigibili a Campalto è stata l’inizio del percorso sulla 1° guerra mondiale: nel corso delle ore set-timanali di storia abbiamo scoperto quanto sia stato importante il nostro territorio veneziano, in un evento bellico che pur è stato mondiale.Molti non sanno che già dal 1914 tutto il nostro territorio era in stato d’allerta perché vicino al confine con l’Austria.Molti non sanno che il primo atto con cui l’Ita-lia entrò in guerra fu il telegramma inviato dal generale Cadorna la sera del 23 Maggio 1915, alla base dei dirigibili di Campalto, con l’ordine di bombardare Lubiana.Molti non sanno che a Mestre arrivarono da su-bito moltissimi feriti dal fronte dell’Isonzo, infatti già da metà luglio 1915 gli ospedali di Mestre non bastavano ad assistere tutti i soldati.Molti non sanno che le donne lavorarono nelle fabbriche belliche presenti nel nostro comune, guidarono i mezzi pubblici, curarono i soldati, contribuendo così a vincere la guerra.Molti non sanno che Hemingway, scrittore ame-ricano, venuto in Italia per combattere come

volontario, passò per Mestre, snodo ferroviario importante tra il fronte e il resto del paese.Molti non sanno che a Marcon fu costruito un campo da volo, fra i più grandi e i più impor-tanti di quelli edificati al di qua del Piave, oggi unico campo rimasto in tutta Europa.Molti non sanno che in onore ai soldati di Cam-palto caduti, fu eretto un monumento, che oggi noi possiamo vedere, davanti alla chiesa di San Martino.Tutte queste informazioni le abbiamo scoperte grazie ai volontari che hanno organizzato la mo-stra sui dirigibili e ai libri specifici che ci hanno proposto, non certo attraverso i nostri libri di te-sto. Ci siamo sorpresi dell’importanza del nostro territorio; leggendo il libro di storia, la guerra sembrava molto lontana da noi e dalla nostra città e invece non lo è stata. Abbiamo capito l’importanza di conoscere la storia locale, altret-tanto importante della Storia descritta nei libri: per questo ci piacerebbe che qualcuno scrives-se un libro sulla storia contemporanea del no-stro territorio, pensando a noi ragazzi.

Ci sono due libri recenti che parlano del nostro territorio: il primo è “Dal CEP al Villaggio Laguna”, uscito nel 2010, che racconta la storia della nascita del Villaggio Laguna; libro scritto da vari au-tori/autrici facenti parte dell’associazione Blog Territori e Paradossi; il secondo è opera di Claudio Pietrobon “Quadri per una storia di paese – viaggio nei ricordi di Campalto”. Noi della “Pagina” lan-ciamo una sfida agli alunni della 3C ed agli altri giovani delle scuole del nostro territorio: scrivano loro ciò che sanno, che pensano, che vorrebbero; raccontino i loro desideri, svelino i loro segreti, facciano capire ciò che in questo territorio li preoccupa e ciò che li entusiasma. Dicano ai loro in-segnanti che accettano questa sfida! E questa sfida sarà anche nostra: come Pagina di Campalto e come Associazione Blog Territori e Paradossi ci impegniamo a fornire il supporto necessario per portarla a termine coinvolgendo le altre Associazioni del territorio e chiunque avrà il piacere di dare una mano.

La Pagina di Campalto

Gli alunni della 3° C della scuola media “A. Gramsci” di Campalto

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cA’ NOGhERA: PIccOLO PARADISO DI TRANqUILLITàdi Martina Pellizzer

La maggior parte di noi associa il nome di Ca’ Noghera a quello del Casinò di Venezia, aperto in terraferma nel 1999, ma in realtà questo pic-colo paese ai confini del nostro Comune ha un storia interessante da raccontare. Come prima cosa noghera in veneto vuol dire noce e il paese prende il nome da una vecchia trattoria dove c’era un grande albero di noci.In epoca romana era uno degli snodi più impor-tanti per i commerci, in quanto situato ai confini della via Annia e nelle vicinanza di Altino. Nel Novecento sono stati rinvenuti infatti molti re-perti archeologici del periodo a testimoniare la presenza romana nel territorio. Dopo un periodo di abbandono e degrado, grazie all’intervento della Serenissima Ca’ Noghera ha riacquistato stabilità e oggi è diventato un piccolo angolo di paradiso per i suoi abitanti. Moltissimi campi a circondare il centro del paese che ha il suo cuo-re nella Chiesa di Santa Caterina, oggi affidata

alle mani del diacono, in quanto non c’è la pre-senza di un parroco. Descrivendola in questo modo Ca’ Noghera non è molto diversa da Campalto, ma il suo territorio non è ancora stato invaso dall’espansione edili-zia che ha fatto perdere al nostro paese quella tradizione agricola dalla quale è nato. Non dobbiamo dimenticare che Ca’ Noghera è più lontana da Venezia e non è sicuramente un paese di passaggio. Per chi ci vive da sempre, il piccolo paese ha i suoi pro e i suoi contro: la mancanza di servizi adeguati, una sola linea di autobus, la mancanza di scuole e negozi che si trovano nella vicina Tessera, spinge gli abitanti a trasferirsi nei paesi vicini, ma allo stesso tempo qui ci sono un serenità e una pace che nonsipos-sono ottenere in nessun altro luogo. Per questo motivo Ca’ Noghera è una piccola perla di paradiso nel nostro territorio.

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qUAND’ERAVAMO PIccOLIDi Giuliano Brandoli e Gianfranco Albertini

Le persone “diversamente giovani”, come si sa, a volte si abbandonano a raccontare com’era la vita ai loro tempi, mescolando nel racconto orgoglio, insegnamento e nostalgìa. Anche se io cerco di trattenermi poichè i “giovani veri” ascoltano questi ricordi, quando va bene, con benevola accondiscendenza, voglio in questo caso farvi partecipi di queste reminiscenze confi-dando nella vostra pazienza.Parlo dei primi anni ’50 quando iniziai ad anda-re a scuola: erano gli anni del dopoguerra e le persone ne erano uscite stremate; ma l’incubo era finito e via via prendeva forza la voglia di ricostruire quella serenità di vita scomparsa da tanti anni. Non era però scomparsa la dignità,

il valore di sacrifici volti a ricostruire sicurezza e futuro. E ricordo che i miei, anche nei piccoli ge-sti, mi educavano a pensare al futuro: spegni la luce Giuliano… non lasciare l’acqua aperta… hai messo da parte le cento lire che ti ha regala-to nonno Giulio?Mettevo da parte le mance perché, a scuola, c’era una gara tra classi su quella che riusciva ad accumulare più risparmio: ogni bambino a fine anno poteva aprire a proprio nome un “libretto” presso la Cassa di Risparmio che pre-miava, appunto, la classe più risparmiatrice. E ricordo anche che sui soldi depositati venivano corrisposti degli interessi, anche per somme di qualche migliaio di lire.Tornando al presente intravvedo raramente questa preparazione al futuro, ne’ dal punto di vista educativo ne’ da quello progettuale: nes-suno si sogna più di far spegnere al proprio figlio la luce quando non serve o la televisione quan-do non la si guarda. Tutto deve essere ora, subito! Dalle stelle alla merda, e viceversa, in un minuto; ricchi e pove-ri, politici e politicanti, manager ed intellettuali.Solo le banche hanno continuato a pensare al proprio futuro (che non è il nostro): sessant’anni fa riconoscevano un interesse sui soldi deposita-ti, oggi, tranne qualche raro e bizzarro istituto, si fanno pagare per usare il nostro denaro. Immaginiamoci un futuro, evitando però di prenderle ad esempio!

La mia prima bici, anzi le mie prime bici, sono state quelle degli altri. Era la metà degli anni ’50 e i miei genitori pensavano, forse a ragione, che il centro di Milano non fosse il luogo ideale per far scorrazzare in bici un giovane sciagurato. Così, quando andavo dai nonni in campagna, qual-siasi due ruote trovassi era adatta per conquista-re un po’ di libertà: nelle risaie a pescare le rane o alla ricerca di rami adatti a diventare arco e frecce. Poteva essere la bici coi freni a bacchet-ta della zia e, quando nessuno se ne accorgeva, la supersportiva del cugino, coi cambi Campa-gnolo e il manubrio “Condorino”. La pedalata non era certo delle più ergonomiche visto che non si raggiungeva il sellino. Finalmente venne

il giorno della mia “vera” prima bici. Una mattina di giugno, finite le scuole, ero con papà nella gloriosa fabbrica Cinelli: si stava per compiere un danno irreversibile. Infatti, correndo per i marciapiedi non ancora intasati di auto in sosta, nel giro di poco tempo avrei centrato un garzone che trasportava prodotti farmaceutici e, pochi giorni dopo, una Alfa Romeo Giulitta sprint che improvvidamente usciva da un garage. Il tutto corredato da ampie abrasioni sanate con un’alluvione di alcool a 99°. Erano forse segnali che la bici non faceva a caso mio? Sono passati oltre 50 anni ma continuo a pedala-re con gioia, cercando comunque di evitare au-tomobili e scatoloni di medicinali…

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cERcASI TRADUTTOREdi Chiara Foffano

Anche gli annunci a Campalto sono cambia-ti. La mia curiosità è inciampata in un fogliet-to bianco incollato ad un palo, scritto in cinese probabilmente. Di leggibile per me c’è solo “Me-stre” ed un numero di cellulare, forse la proposta di un affitto o la vendita di un negozio.Quando andavo alle medie, ai pali c’erano an-nunci di imbianchini, idraulici e qualche signo-ra disposta a stirare o fare le pulizie. Iniziando a lavorare, alla fermata del bus per Venezia, leg-gevo di badanti con molta esperienza, flessibili in orari e ricompenso, pur di vivere qui ed aiuta-re i loro famigliari in Romania o Ucraina.Ora questo “disegno”, per me incomprensibile ed affascinante, che potrebbe voler dire tutto e niente. Magari c’è semplicemente scritto “sce-mo chi legge”, come gli schizzi che si faceva-no da piccoli nei bagni del cinema, il sabato pomeriggio!E’ anche questa una delle mille espressioni della globalizzazione: trovarsi insieme in una nazione che non è la tua, cercare i tuoi “simili” per respi-rare aria di casa, cercare le radici della propria terra anche se lontana. Rivolgersi solo a chi ca-pisce la tua lingua per preservare il valore pre-zioso del gruppo, della comunità.Lo trovo curioso, quanto di più a Campalto. Pen-so alla grandezza della Cina e all’accoglienza del nostro territorio e mi fa sorridere, perché chi se lo sarebbe immaginato che il mondo fosse così grande da entrare anche in una piccola cittadina come la nostra?

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anche su

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I dati attuali indicano una diminuzione della su-perficie lagunare occupata da barene allarman-te: nel 1912 la copertura di questi ambienti era di 158 km2 mentre nel 2003 si è ridotta a 47 km2 (fonte L. D’Alpaos, corso sulla laguna di Venezia, 2011-2012). Chissà dieci anni dopo, cioè ora, qual è la sua estensione…Tale diminuzione è dovuta a numerosi fattori, pri-mo fra tutti la minore deposizione di sedimenti in laguna, dovuta a un aumento dell’erosione e un minore apporto di sedimenti dai fiumi, il cui flus-so è deviato o ostacolato da dighe. Da non sot-tovalutare inoltre come cause di tale fenomeno i numerosi interventi dell’uomo sull’ambiente lagu-nare, che portano progressivamente a una mari-nizzazione della laguna. Le barene di Campalto sono attualmente tra le più estese e meno erose e sono importanti ambienti per la conservazione della biodiversità di specie tipiche della Laguna di Venezia, quali i “caparossoli dal scorso fin” (Scro-bicularia plana) e le “Palostreghe o nacchere”

(Pinna nobilis) che formavano vere e proprie pra-terie (forse i più anziani se le ricordano ancora…). (L.Mizzan, corso sulla laguna di Venezia 2011-2012) Queste specie rischiano di scomparire per-ché vengono soppiantate dalle più competitive specie esotiche (come la vongola filippina). Le barene svolgono anche la funzione di prote-zione delle superfici emerse e dei canali e sono un’importante elemento drenante per il territorio circostante. In questo scenario quindi è importan-te l’attività proposta dal WWF Venezia-Miranese, in collaborazione con La Salsola, di visite guidate alle barene di Campalto. Sabato 20 aprile viene proposta anche la pulizia, da parte di chi volesse partecipare, di questo ambiente peculiare e im-portantissimo. I rifiuti, principalmente di plastica, sono spinti dal vento fino alla base dell’argine dell’Osellino. È necessario un vestiario comodo, bot-tiglia d’acqua, cappello, guanti da lavoro, e tanta buona volontà di tutelare e valorizzare l’ambiente che ammiriamo al di là dei nostri giardini di casa!

PULIAMO LE bARENE DI cAMPALTOdi Francesca Rismondo

Le barene sono uno degli ambienti più tipici della laguna di Venezia: proteggiamole!

VISITE GUIDATE IN bARENA DI cAMPALTOSabato 13 Aprile ore 14.30 - partenza da Parco san Giuliano (ingresso principale) “la barena di campalto e Tessera: in bicicletta alla scoperta dei suoi segreti” Organizzata in collaborazione con FIAB Mestre - Amici della Biciletta.

Sabato 25 maggio ore 17.30 - Passo CampaltoVisita guidata: “la barena elemento fondamentale nell’interscambio terra-acqua”

sabato 31 agosto ore 16.00 - Passo CampaltoVisita guidata: “ i colori della laguna, fioritura di una vegetazione rara”

Sabato 20 aprile ore 14.30Pulizia della barena

Per info: [email protected] Tel. 3312953467 www.wwfvenezia.org

MestreAmici della Bicicletta

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PARLANDO DI bENEfIcENzA, ESISTE UN’INDUSTRIA DELLA cARITà?Di Romena Brugnerotto

Non potete non averli incontrati: parlo di quei ragazzi che, posizionati tra il Centro le Barche e Piazza Ferretto, vi vengono incontro con un sorriso e vi chiedono una mano per le varie as-sociazioni impegnate nel terzo settore, da Emer-gency a Greenpeace solo per citarne alcune. Avrete certamente notato che, negli ultimi anni, c’è stato un intensificarsi di queste campagne: tali momenti rappresentano però solamente la punta di un iceberg di situazioni molto più ar-ticolate, di vere e proprie campagne di comu-nicazione e marketing per raccogliere fondi a favore di un progetto sociale. Vi siete mai chiesti quanto costano queste campagne? Quanti sol-di, raccolti dalle persone, vadano effettivamen-te a favore di quel progetto, di quelle persone che hanno bisogno, di quei bambini adottati nel “terzo mondo”?Una risposta cerca di darla Valentina Furla-netto, giornalista de Il Sole 24 ore che nel libro “L’Industria della carità” raccoglie storie e testi-monianze sul volto nascosto della beneficenza (la prefazione è di Padre Alex Zanotelli, per anni in prima fila nelle missioni in Africa). Le storie ve lo assicuro fanno venire i brividi perché se da una parte è quasi logico che per raccoglie-re dei soldi sia inevitabile anche spenderne per

comunicare il tuo progetto alle persone, dall’al-tra la percentuale di soldi spesi nei bilanci delle associazioni è veramente importante. Ancor più difficile da comprendere è come tan-te associazioni che raccolgono fondi non pubbli-chino dei bilanci annuali per rendere pubblico come hanno speso i soldi. Le storie delle adozio-ni internazionali sono, se si può, ancor più in-quietanti: bambini, che non sono affatto orfani ma che organizzazioni sottraggono con l’ingan-no alle famiglie per farli adottare da coppie in cerca di un bambino a cui voler bene che non hanno certo l’intenzione di allontanare un bam-bino dai suoi genitori. Bambini a cui viene impo-sto di dichiarare anche meno anni di quelli che effettivamente hanno. Una lettura secondo me da fare, per essere più consapevoli delle nostre scelte. “Infine sarebbe sbagliato, se, arrivati fin qui, vi forse convinti a non donare più un euro, a scansare il banchet-to con l’azalea e a non fidarvi più di nessuno. Se, però, quando qualcuno vi chiederà dei soldi per una buona causa, non guarderete solo l’im-magine del bambino su tramonto africano raffi-gurata sul dépliant, ma controllerete soprattutto la serietà e i conti di quella associazione, allora queste pagine avranno avuto un senso”.

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PARLIAMONE...

Tra le nazioni europee l’Italia occupa una delle ultime posizioni per la diffusione di In-ternet: la banda larga e i collegamenti tra-mite cellulare coprono a macchia di leopar-do il territorio e i costi sono ancora elevati. Ciò si scontra con l’invito (in certi casi l’obbli-go) a usare la rete nei rapporti con le pub-bliche amministrazioni che si sta sempre più diffondendo.Ma nonostante queste difficoltà sta crescen-do in maniera esponenziale il popolo che si nutre avidamente alle mammelle di Google o divora “App” come fossero tramezzini. Assi-stiamo così alla nascita di una nuova gene-razione di “tuttologi” che cercano in rete la soluzione ad ogni problema. Vuoi dimagrire? Trovi la dieta che prescrive certe indicazio-ni ma trovi anche quella che dice precisa-mente il contrario. Vuoi coltivare un olivo sul terrazzo, oppure fare il pane in casa o sem-plicemente sapere che tempo farà domani? Clicca col mouse e avrai risposte di ogni tipo senza però alcun criterio di discernimento. Bufale e cose serie si rincorrono all’impazza-ta sul web. Se poi aggiungiamo i social net-work (Twitter, Facebook, Skipe e chi più ne ha più ne metta) scopriamo quanto sia faci-le, nascondendosi dietro gli pseudonimi più vari, sparare sciocchezze, offendere la gen-te, dare prova di scarsa attitudine con la no-stra lingua arricchendo di “orrori” ortografici i commenti agli articoli dei giornali; in conclu-sione una pregevole dimostrazione di infimo livello culturale. L’avvento di Internet è stato certamente uno dei fenomeni più importanti

di quest’ultimo quarto di secolo, ma spesso rimpiango i tempi in cui valevano i consigli della nonna, la gente si confrontava par-lando e guardandosi in faccia, i giovani si riunivano, sognavano grandi progetti per il futuro, si conoscevano. Analizzando anche superficialmente il fenomeno, è facile capire come uno strumento nato per unire, per far correre più velocemente le notizie e i pensieri, si stia trasformando in un pericoloso strumen-to di disgregazione sociale, di separazione tra le classi. Mi chiedo se sia democratico e indice di libertà usare per la propria comu-nicazione, vedi M5S, esclusivamente la rete nella consapevolezza che milioni di cittadini non possono, o legittimamente non voglio-no, accedervi. Ho il sospetto che ci si trovi di fronte all’ennesima esperienza in cui tanti possono esprimersi senza però il riscontro di essere ascoltati, aprendo la strada a forme di totalitarismo già fin troppo note e tentativi di legittimazione popolare di progetti imposti dall’alto, senza confronto, senza contradditto-rio, senza condivisione. Che facciamo, cerchiamo la risposta su Google?

IRRETITI DALLA RETE Di Gianfranco Albertini

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PARLIAMONE...

Mentre in Italia si delinea il nuovo governo, il mio weekend a Budapest è una finestra sul futu-ro del nostro paese se le cose non dovessero an-dare per il verso giusto. Un week end all’estero non ti fa staccare totalmente la spina della quo-tidianità. Durante la visita della città straniera il paragone con il paese da cui si proviene è forte. Lo stato d’animo che si ha influisce inevitabil-mente sulla percezione del mondo che ci cir-conda. Soprattutto in questo momento in cui la monetina del destino dell’Italia sta ancora rote-ando in aria. Su una faccia crisi, peggioramen-to della situazione, sacrifici; sull’altra risveglio, nuovo impulso economico, cambiamento. Tra qualche mese la monetina ci cadrà sul palmo della mano decretando il futuro dell’Italia, ma nel frattempo rotea in aria, lasciandoci in que-sta preoccupante incertezza. Vi racconto quindi Budapest, un salto nel futuro nell’Italia che nessuno si augura. Mi piace assorbirle le città che visito, guardare bene i particolari, abbassare lo sguardo dalle bianche cattedrali lucenti e vedere ad altezza occhi. Lo spettacolo di vita che Budapest pro-pone sono vetrine impolverate, senzatetto sotto i portici, mezzi pubblici degli anni ‘50. Si respira un aria pesante: la crisi non dà tregua. Come il bel Danubio blu non si può più defini-re ne’ blu ne’ bello, anche la città in generale soffre di marmi anneriti che avrebbero bisogno di restauri, trasporti da rimodernare e negozi da riaprire. Come ho avuto modo di osservare an-che nei miei ultimi viaggi a Madrid e Lisbona, il susseguirsi di negozi chiusi è un chiaro indice del fallimento dell’economia. Se le grandi imprese chiuse nelle periferie delle città sono invisibi-li agli occhi e rende bene il detto “occhio non vede, cuore non duole”, serrande abbassate e vetri rotti nelle vie del centro sono un’immagine forte per il turista che alza gli occhi dalla sua guida Lonely Planet. Per fortuna in Italia non siamo ancora a questi livelli pensavo, poi recentemente sono passata per Mestre in Via Cappuccina e ho visto che non siamo distanti...Ma l’Ungheria come ci è cascata in questa crisi? Loro dicono che l’entrata in Europa li ha fregati. Gli investitori stranieri che, quando le por-te si sono aperte, hanno comprato industrie

ungheresi e creato posti di lavoro, adesso se ne vanno lasciando il paese che non hanno mai amato ma che hanno sfruttato finché è stato conveniente.Anche in Italia è così, ma oltre a quelle straniere anche le imprese italiane scappano all’estero...Dopo due similitudini, generaliste se volete, ma che impongono una seria riflessione su che fine vogliamo fare, tocchiamo il tasto più dolente: la soluzione della politica.Nello sfarzosissimo parlamento ungherese, che non ha niente da invidiare al Palazzo di Westmin-ster, i partiti di mediazione stanno soccombendo sotto un risveglio di riscatto nazionale fortissimo. Quello che chiedono gli ungheresi sono azioni concrete per riabilitare la credibilità nazionale e meno ingerenze dell’Europa sull’economia. Mi suona famigliare questo pensiero visto che anche in Italia l’era della politica dei compro-messi con l’Europa sembra giunta al termine...Torno a casa e spero veramente che la realtà che Budapest sta vivendo non sia stato un viag-gio temporale nel futuro dell’Italia. Nel frattempo sono stati eletti i Presidenti di Ca-mera e Senato: Laura Boldrini e Pietro Grasso. Lei da anni impegnata in missioni umanitarie, lui un rispettabilissimo magistrato antimafia.Ho la speranza che siamo ancora in tempo per scrivere le sorti del nostro paese. Forse può anco-ra andare a finire bene.

bUDAPEST: ANDATA E RITORNO NELL’ITALIA DEL fUTUROdi Elena Brugnerotto

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cI SONO ANch’IO

VI SEGNALIAMO

“CI SONO ANCH’IO” è il titolo della mostra fo-tografica curata da Marta Casarin che si terrà dal 6 al 14 Aprile 2013 presso l’oratorio di Villa Simion a Spinea (VE). L'esposizione fa parte del progetto di “photovoice” della giovane studen-tessa che ha coinvolto un gruppo di minori stra-nieri di nazionalità bengalese, kosovara e alba-nese, che sono giunti e vivono tuttora in Italia senza genitori o altri familiari responsabili della loro cura presso il centro di accoglienza di Tes-sera. “Photovoice” è una metodologia di ricerca che vede la fotografia associata all’azione socia-le partecipata con obiettivo di dare ai ragazzi la

possibilità di condividere con un’audience ete-rogenea le loro esperienze passate e presenti e dare voce ai loro sogni e alle loro speranze attra-verso immagini auto-prodotte. I minori stranieri non accompagnati rappresentano una delle fa-sce più vulnerabili della nostra popolazione e la possibilità di condividere i loro pensieri, attraver-so una mostra delle immagini da loro prodotte, con una cittadinanza interessata e sensibile ai loro bisogni rappresenta il traguardo di questo progetto. Un’occasione per dare un senso all’im-pegno che questi ragazzi stanno dedicando alla loro sana integrazione nel nostro paese.

cENTRO POLIfUNzIONALE “PAScOLI”

Dopo un lungo intervallo per i lavori di dipintura del centro polifunzionale “Pascoli”, il 27 marzo è stato presentato e raccontato il libro “Accabadora”.Si continuerà con 2 letture, una a fine aprile e l’altra nella seconda quindicina di maggio. Date e titoli saranno esposti nella bacheca del centro.

Incontri previsti per aprile:

- 10 aprile ore 15.30: “le piante succulente” - a cura della dott.ssa Patelli - 11 aprile ore 20.30: “girando il mondo - la Rif Valley” - 24 aprile ore 17.15: “i disturbi dell’apprendimento” a cura della dott.ssa Maria Teresa

Palmas

Coordinatrice degli incontri Caterina Albano, referente del centro polifunzionale “Pascoli”

Le esperienze e i sogni di minori stranieri

non accompagnati raccontati

con la fotografia

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RILASSIAMOcI!

L’ANGOLO DELLE cAzzATE

Il mondo va a rotoli, bisogna fare qualcosa! Così parlò l’inventore della carta igienica.

Oroscopo per il TOROMercurio è in opposizione con Plutone: guai in vista! Lavoro: Vi hanno escluso dalla cassa inte-grazione perché un impiegato ha sbaglia-to a trascrivere il vostro codice fiscale. Salute: Sarete castrati e impersonere-te il bue del presepe vivente allestito in Vaticano. Amore: Essere cornuti fa parte della vostra natura. Non aspettatevi altro. Fortuna: Statevene chiusi nel vostro appar-tamento, altrimenti un asteroide vi cadrà sulla capoccia, dando poi la colpa al go-verno precedente.

Il vino buono sta nella botte piccolaRenato Brunetta su sé stessoSì, ma non nel tappo Qualcuno su citazione precedente

12 marzo 2013, Politica - I deputati 5 stelle presentano una nuova proposta per ab-battere il consumo di carburante: fare tut-te le autostrade in discesa.

14 marzo 2013, Vatican city - Papa France-sco è laureato in filosofia; sarebbe il primo ad aver trovato lavoro.

23 marzo 2013, Politica - Grande manife-stazione del PdL a Roma. Berlusconi ha ini-ziato a restituire l’IMU 10 euro alla volta

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A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” ONLUS ([email protected]) - Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. - Redazione a cura di: BLOG - Territori e Paradossi Associazione Culturale. - Redattori: Giuliano Brandoli, Daniele Conte, Chiara Foffano, Elena Brugnerotto, Francesca Delle Vedove, Carlo Albertini, Romena Brugnerotto, Martina, Zorzi, Martina Pellizzer, Francesca Rismondo- Redazione: Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - E-mail: [email protected] Stampato in proprio n° 2000 copie - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003

Circolo Ricreativo Culturale

AUSER “IL GABBIANO”I NOSTRI SERVIZI

Consulenza legale gratuita per i soci AUSER: si riceve su appuntamento il SABATO dalle 10.00 alle 12.30 ed il LUNEDI’ dalle 16.00 alle 18.30“Ausilio” spese a domicilio: con il servizio Sociale della Municipalità e la COOP Adriatica il ns. Circolo ha aderito al servizio al progetto “Ausilio” per la consegna gratuita della spesa a domicilio alle persone anziane, non autosufficienti, portatori di Handicap o con problemi motori temporanei che non possono recarsi personalmente presso i negozi.

I NOSTRI CORSI

Corso di musica: sono aperte le iscrizioni peril corso di musica dedicato a bambini ed adulti.Con i nostri soci musicisti sarà possibile imparare a suonare la chitarra in maniera semplice.

Ed inoltre…

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Per informazioni ed appuntamenti telefo-nare al numero 041.903525 dal lunedì al giovedì dalle 10.00 alle 12.30; il venerdì

dalle 16.00 alle 18.00

LA PAGINA DI cAMPALTO: SIAMO ON LINE!“La pagina di Campalto” è consultabile anche in Internet all’indirizzo

http://issuu.com/lapaginadicampalto

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e-mail: [email protected] A tutti buona lettura e buona navigazione!