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I I M M M M O O B B I I L L I I A A R R E E B B A A T T T T I I S S T T E E L L L L I I Numero 113 113 marzo 2014 Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura Foto Alberto Mirimao

La Pagina Marzo 2014

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Numero 113113 marzo 2014 Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

Foto Alberto Mirimao

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O r n e o r e M e t e l l i Il ra c c on t o d e l l a c i t t à c h e c ’ e ra

Orneore Metelli - Terni, Porta Romana come era nel 1879Collezione Cesare Taddei

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Le parole sono importanti, ripete ossessivamente Nanni Moretti inPalombella Rossa, e per ribadire il concetto non esita a prendere a sberle lapovera giornalista (contraddicendosi persino un po’: a quanto pare, le parolesono importanti ma meno efficaci degli schiaffoni, nella dialettica quotidiana).

Nel caso specifico, quelli che Moretti non sopportava erano i frustimodi di dire: matrimonio a pezzi - essere alle prime armi e così via: scorciatoieusatissime e virtualmente senza significato,quando non usate addirittura in manierasemplicemente sbagliata. Sono letteralmentedistrutto è una frase che ormai passainosservata, anche se, a prenderla per ilsuo significato vero e proprio, nonpotrebbe essere mai pronunciata: se si èdistrutti non metaforicamente, maletteralmente, è ben difficile che si riescaapronunciare alcunché. Sei stata eccezionalecome sempre è un altro serpeggianteossimoro: eccezionale e straordinariosono aggettivi che se vengono ripetutispesso, e pertanto assegnati alla normalità,perdono la loro stessa ragione d’essere.Un caso a parte merita l’avverbioassolutamente, che ormai è statopromosso al rango di automaticorafforzativo nelle risposte monosillabiche.È strano perché quel senso di assolutoche intende trasmettere è verosimilmente sentito come rafforzativo massimoda parte di chi lo pronuncia, quasi che il suo contrario, relativo, sia una qualificadi minoranza, sintomo di qualità inferiore. Eppure è evidente che la donna piùbella (superlativo relativo) del mondo è più affascinante di tante bellissime(superlativo assoluto); o che per ogni bravissimo in qualche campo c’è semprequalcuno ancora più bravo.

In ogni caso, siano esse usate a sproposito o con calcolata attenzione,le parole meritano davvero di essere considerate importanti. Sono unostrumento prezioso, forse la più importante invenzione del genere umano; esono tanti gli ammonimenti ad usarle con attenzione e consapevolezza. A dimostrazione di come si possa facilmente essere tratti in inganno, bastaricordare uno dei più famosi proverbi che ha per oggetto proprio le parole:

quello che sottolinea la differente natura tra la parola dettae quella scritta. Verba volant, scripta manent: non èneppure indispensabile aver fatto qualche anno di latinoper conoscerne il significato: le parole dette volano, quellescritte rimangono.

Viene citato spesso, soprattutto quando si vuolesottolineare l’importanzadi avere sempre dei con-tratti, delle ratificazioniscritte di patti e diaccordi che, qualorarimanessero solo verbali,potrebbero con estremafacilità restare disattesi.Una forma acculturatadel più popolare cartacanta e villan dorme,insomma. È però curiosoche il significato ultimoche l’autore della frasevoleva presumibilmentetrasmettere fosse abba-stanza diverso: Caio Tito,nella sua perorazione alSenato Romano, esortavaqualcuno a porre estrema

attenzione a ciò che scriveva, perché le parole scritte, adifferenza di quelle solo pronunciate che vengonorapidamente dimenticate, restano a lungo mute testimonidi eventuali sciocchezze che si è incautamente deciso dimettere su carta. Non un’esortazione a contrattualizzare,quindi, quanto un consiglio a pensarci bene due o tre volteprima di scrivere qualcosa che potrebbe denunciarci alungo come cretini.

Ma ancora più bella è una terza interpretazione,che sembra andasse per la maggiore proprio ai tempidell’Antica Roma. Già a quei tempi i politici facevanodiscorsi pubblici, mentre i filosofi e gli scrittori scrivevanoi loro testi al lume di antiche lanterne. E in quell’atmosferal’ammonimento verba volant, scripta manent venivadiretto soprattutto ai giovani che tendevano troppo ascrivere, anziché a lanciarsi in ardite orazioni pubbliche.Sembra di sentirlo, il vecchio tutore che istruisce lagiovane promessa al consolato: Le parole volano, figliomio: pronunciale, colpisci gli orecchi degli astanti, e lelingue le ripeteranno, voleranno sempre più di bocca inbocca, e tutti ti conosceranno. Se invece ti limiti ascriverle, ammuffiranno nei papiri, resteranno ferme adinvecchiare in qualche biblioteca, e nessuno saprà maidavvero qualcosa di te.

Quale che sia l’interpretazione migliore, ècomunque indicativo che, a quei tempi, la dissezionecertosina di ogni frase serviva proprio a mostrare come unostesso concetto potesse esprimersi attraverso sfumaturediverse, o come, addirittura, le medesime parole potevanoessere lette diversamente da menti differenti. Un laboriosoesercizio che serviva, alla fin fine, a salvare la propriacoerenza e il sacro il Principio di Non Contraddizione:se dico una cosa oggi sarà vera anche domani: e se sembrache abbia detto il contrario, beh, leggete meglio, analizzate,usate questo punto di vista, e vedrete che non è così. Ai tempi nostri, invece, questo grande eserciziointellettuale appare del tutto inutile: il Principio di NonContraddizione è tutt’altro che sacro, e non c’è più nessuntimore nell’affermare al mattino qualcosa, per poi negarlacon assoluta e sicura determinazione nel pomeriggio.

Piero Fabbri

Ve r b a v o l a n tVe r b a v o l a n t

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O R N E O R E M E T E L L I - C o l l e z i o n e C e s a r e T a d d e i M E D I O A R E AVe r b a v o l a n t - P F a b b r iS U P E R C O N T IEsserci - S R a s p e t t iGiovane I ta l ia - G R a s p e t t iS A N F A U S T I N OBitcoin, l’economia digitale è approvata anche in Italia... - A M e l a s e c c h eÈ f i n i t o l o s t r a p o t e r e d e l l e b a n c h e ? - M P e t r o c c h iIMMOBILIARE BATTISTELLILucignolo va a lavorare in Qatar - F P a t r i z iC O O P E R A T I VA M O B I L I T À T R A S P O R T IL’ o l o c a u s t o d e g l i A r m e n i - P L S e r iA S M T E R N I S p AA S S E S S O R AT O A I L AV O R I P U B B L I C IASSESSORATO CULTURA SCUOLA E POLITICHE GIOVANILIGran tour per i bikers e spettacoli nel Teatro di Carsulae - L . D i G i r o l a m oC O N S O R Z I O D I B O N I F I C A T E V E R E N E R AM a r i a G i u l i a - M . D ’ U l i z i a , M G C o t i n iS U P E R C O N T IN A R N I I M M A G I N A R I AL a m a l e d i z i o n e d e i B u b i - F L e l l iTu m o r e a l s e n o - A N T E OL A N D I C O S T R U Z I O N IL A B O R AT O R I S A LVAT IA Z I E N D A O S P E D A L I E R A S A N TA M A R I A D I T E R N IE s c i d a q u e s t o b l o g ! - C C o l a s a n t iA l c e s t i - M V P e t r i o l iN U O VA G A L E N OA S S O C I A Z I O N E C U LT U R A L E L A PA G I N AAlla scoperta di... fontane d’acqua - L SantiniAccordo di programma - C O N I A R A B A F E N I C EI l C a s o , l a S t o r i a , l a Tr a d i z i o n e - V G r e c h iI l v e n t o - L P a o l u z z iI l t a r t u f o u m b r o - P P a s s e r i C E N T R O M E D I C O D E M E T R A - E R R E M E D I C AP r i m o P i a n o - L T a r d e l l a C o m e d i r e . . . - V P o l i c r e t iM e d i c i n a o m e d i c i n e ? - D G G i o r g e t t iC o n s i g l i n u t r i z i o n a l i n e l l e e p a t o p a t i e - L F a l c i B i a n c o n iA L F I OC I D ATINTRACEUTICAL OXYGEN INFUSION - A C r e s c e n z iL a c i s t e r n a r o m a n a d i A m e l i a - D F a g i o l iF O N D A Z I O N E C A S S A D I R I S PA R M I OALESSIA MELASECCHE - R B e l l u c c iACCIAIERIE DI TERNI - 130 anniLe scarpe nove - P C a s a l iU n a s o f f i t t a s u l l ’ u n i v e r s o - M P a s q u a l e t t iA L L E A N Z AAMARCORD TERNANA - M B a r c a r o t t iG L O B A L S E RV I C ES U P E R C O N T I

L A P A G I N A M e n s i l e d i a t t u a l i t à e c u l t u r aRegistrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni

Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - TerniD I S T R I B U Z I O N E G R A T U I T A

Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero RaspettiEditrice Projecta di Giampiero Raspetti 0744424827 - 3482401774

i n f o @ l a p a g i n a . i n f o w w w . l a p a g i n a . i n f oLe collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

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Giovane I ta l iaFinito l’ascolto, su Rai3, del giovanissimo e bravissimo

scienziato Amedeo Balbi intorno alla nascita, circa 15miliardi di anni fa, dell'universo, sono assalito darabbia, indignazione e disgusto contro la masnada disuperstiziosi, semianalfabeti e incapaci che si ingegnanoper stuprare (loro lo chiamano governare!) le nostreanime e i nostri corpi. Asserragliati nelle Istituzioni,intenti a strombazzare protervia e ignoranza per cercaredi preservare i loro privilegi, ideologici o materiali,possono solo nascondere le verità scientifiche e i propricomportamenti mafiosi! Ogni giorno viene alla lucequalche loro malefatta, ogni giorno sembrerebbe sfaldarsiquel mondo ipocrita che si sono costruiti, ma il loroimmenso potere li salva sempre e l’elenco delle loromefitiche azioni è così lungo che... non finisce mai!Oggi cercano di convincerci che essere cristallini siareato gravissimo; si tende anzi a voler scongiurare didover essere, in quei pulpiti, tutti francescani o immacolati!

Il pensiero corre invece amorevole verso i tantigiovani, intelligentissimi e colti, che il nostro Paesetiene in disparte, nelle cariche, negli uffizi, negliemolumenti! Un Paese che spartisce tutta la ricchezza tracorruttori e delinquenti, calciatori, comici e menestrelli.Un Paese che istituzionalizza classi, ai licei, ad esempio,di 33 studenti! Questo Paese è marcio, da buttare, acominciare da chi lo ha ridotto così per proseguire conquelli che condannano sempre e poi, puntualmente, sirivelano di gran lunga peggiori degli altri!

Noi dell’Associazione facciamo vera politica,impegnati solo negli incontri culturali, nello studio dellelingue e della scienza. Vogliamo promuovere i giovanitalenti. Sappiamo che residue speranze per il Paesesono legate alla cultura e la nostra politica è quella dipreparare le future generazioni all’amore per essa. Quei giovani sapranno generare una politica responsabile.

Giampiero Raspett i

E s s e r c iIl sipario si è aperto su una vicenda umana di assolutanormalità: la malattia e la morte di una donna. Lei amava percorrere le strade del mondo, in terrelontane e per assaporare ogni attimo non faceva fotoperché le emozioni che si annidano in noi e il senso dilibertà, durante un viaggio, non possono esserefotografati, si vivono dentro e si portano in noi persempre. Amava circondarsi di gente per scambio dipensieri, in scontri di opinioni, per incontri festosi, percondividere pomeriggi e serate dedicate a conferenze,spettacoli, concerti. Ma, nel suo ultimo tratto di strada, lostraordinario si stava delineando: niente delle esperienzepassate era andato perduto, tutti i fili di una vita sisono intrecciati armoniosamente e una moltitudine digente si è prodigata, alternata in una sincronia perfettadi interventi. È questa l’esperienza che va raccontata:non un elogio funebre, non il racconto di una morte,ma l’esaltazione della vita.Persone estranee tra di loro o con conoscenze superficialihanno rappresentato quel grande disegno della creazioneche è l’umana solidarietà e, tutti protagonisti, hannoaccompagnato con serenità una loro compagna dipercorso nel suo ultimo viaggio, certamente il piùdistante e forse, per Virginia, il più affascinante.Tutti, durante questa esperienza, abbiamo visto lamateria alterarsi ed un’anima affacciarsi, uno sguardospegnersi e una luce intorno spandersi, una manoassottigliarsi e, con la sua stretta, affidarsi. Siamo vissutitutti, e per lungo tempo, in una dimensione non piùterrena, in una terra di nessuno dove si vivono glieventi come accadimenti irreali, impregnati di paroleinutili, fievole speranze, sorrisi smorzati, sguardiappannati e sfuggenti, ma anche con un sacro rispettoper la vita che continuava ad aleggiare intorno.Lungo una scia luminosa, Lei, si è incamminata...dove andrà, non so. Ognuno ha il suo angolo di paradisoelaborato dall’intima convinzione di dover dare unaquieta dimora al suo corpo stanco e una giusta liberazioneai sentimenti d’amore, imprigionati da sempre in quelcorpo stanco. Un attimo, un respiro mancato e...il sipario si è chiuso. Sandra Raspett i

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Che cosa è il bitcoin? Nient’altro che una moneta virtuale lanciata il3 Gennaio 2009 da Satoshi Nakamoto, e, in questo momento, la piùimportante tra tutte le valute virtuali (tra le altre vale la pena citareLitecoin, Namecoin, Peercoin, Primecoin, Ripple...). Il bitcoin non èfatto di carta né di un qualche metallo, ma, come suggerisce il nome,è composto di bit, numeri, operazioni matematiche. A differenza dellevalute tradizionali, il bitcoin non ha un ente centrale di riferimento,ma dipende da un database, in rete, che tiene traccia delle transazioni.Essendo virtuale, il suo funzionamento sibasa su una complessa serie di calcoli critto-grafici, in modo da garantirne la sicurezza.Buona parte di questi calcoli è necessaria averificare che le transazioni di denaro virtualeavvengano in modo lecito e sicuro.Se si spendono 2€ in edicola, si sa concertezza che andranno a finire nella cassadell’edicolante, e che gli stessi 2€ nonpotranno essere riutilizzati altrove. Quindi, se c’è da una parte un utente che effettua un acquisto inbitcoin, dall’altra qualcun altro verifica che i bitcoin spesi sianoeffettivamente prelevati dal suo portafoglio virtuale e che lo stessoutente non possa spendere gli stessi bitcoin altrove. Inoltre al contrariodelle monete tradizionali, che in caso di transazioni di una certa entitàpossono essere oggetto di controlli e verifiche, le valute digitali ingenere sfruttano le lacune normative, che ancora non hanno legiferatoper regolamentare questo genere di scambi. Da qui il loro grande successo.Potrebbe sembrare irrilevante nella vita di tutti giorni, se non fosseche le operazioni di cambio tra lo yuan cinese e il bitcoin rappresentanoormai il 21% del totale nella Repubblica popolare cinese, quando ilvolume delle transazioni valutarie in euro ne rappresenta appena il 6%.La stessa televisione pubblica cinese manda in onda lunghi reportage

Bitcoin, l’economia digitale è approdata anche in Italia...

sulla moneta virtuale, esaltandone la crescente popolarità e i vantaggi,primo fra tutti, secondo il governo cinese, quello di non essere sottoil controllo di nessun potenza capitalista! In contemporanea, il bitcoinsi apprezza velocemente: ha infatti raggiunto il valore di oltre 1.000dollari Usa e c’è chi parla dell’ennesima bolla destinata a scoppiare.Probabilmente sarà così, ma, nel frattempo, non va ignorata nésottovalutata, e quindi c’è chi si adegua. Già diffusa in negozi e attività in Europa e USA, che prevedonopagamenti senza contanti né carte, è da qualche tempo approdataanche in Italia: a Cavalese, in un salone storico per barba e capelli,

non serve denaro sonante, ma bitcoin o inuna pensione a Bolzano o in uno studio diconsulenza a Merano, e i clienti possonoanche pagare dal telefonino!Il cartello è lo stesso esposto in tutti gli altriesercizi internazionali che li accettano,“Bitcoin accepted here”. Naturalmentebisogna disporre della moneta virtuale perpoterla spendere. Ma ormai il fenomeno èplanetario e gli utilizzatori continuano a

crescere, nonostante l’iniziale difficoltà tecnologica. Gli eventuali rischi nell’usare questa moneta non ufficiale? È un fattoche FED e BCE per ora i bitcoin non li abbiano accettati, anche serecentemente, il bitcoin ha incassato un sostegno da parte del Tesoroamericano, che lo considera una “alternativa di pagamento legittima”.Intanto, il miliardario Richard Branson è un pioniere anche in questo,la sua Virgin Galactic, la prima linea aerea commerciale per viaggiarenello spazio, ha recentemente accettato il primo pagamento con lamoneta virtuale, pagamento effettuato da una signora alle Hawaii cheha guadagnato molto denaro investendo e speculando proprio in bitcoin.Nel caso specifico il pagamento effettuato è stato tradotto in dollari,in modo da avere un prezzo fisso per restituirle il tutto nel caso in cuidecida di non andare più a farsi un giretto nello spazio!

alessia.melasecche@libero. i t

A partire dal 1 gennaio 2014 le banche nonpossono più applicare gli interessi sugli interessigià maturati sul capitale. La Legge di stabilità2014 (L. n° 147/2013) ha, infatti, introdotto ildivieto di anatocismo, parola complicata, di cuisicuramente avrete sentito parlare, che altro non

indica se non l’interesse calcolato sull’interesse o interesse composto,secondo il gergo in uso nelle banche. La Legge, che ha modificatol’art. 120, comma 2 del Testo Unico Bancario, ha stabilito le modalitàper il calcolo degli interessi prevedendo che nelle operazioni di contocorrente deve essere assicurata alla clientela la medesima periodicitàdi conteggio degli interessi sia debitori sia creditori, stabilendo altresìche gli interessi periodicamente capitalizzati non possono produrreinteressi ulteriori, ma devono esserecalcolati esclusivamente sul capitale.Anche se l’effettiva portata della normadovrà essere misurata nella concretaapplicazione pratica, in molti hanno giàsollevato qualche perplessità sia per la suaformulazione, non priva di contraddizioni,sia per la scelta del soggetto chiamato adefinire le modalità e i criteri di produzionedegli interessi, ossia il CICR, ComitatoInterministeriale per il Credito e il Risparmio,nondimeno la norma riveste grandeimportanza perché tutela i clienti dallepratiche cosiddette anatocistiche ponendo una parola definitiva intermini di inequivocabile illegalità.In questa direzione merita di essere segnalata anche la sentenza n°350 del 2013, con la quale la Corte di Cassazione ha stabilito chequando il tasso di mora, le penali, le spese varie complessivamenteconsiderate superano il tasso soglia, stabilito dalla legge antiusura108/96, anche i mutui diventano usurai e possono essere annullati

consentendo la possibilità di ottenere la restituzione di tutte le sommeversate a titolo di interessi in applicazione dell’art. 1815 c.c. ai sensidel quale “se sono convenuti interessi usurari la clausola è nulla enon sono dovuti interessi”.La questione ovviamente non riguarda solo i mutui, ma tutti i contrattidi finanziamento quali cessioni del quinto dello stipendio o dellapensione, leasing per autoveicoli, immobiliari compresa l’apertura dicredito in conto corrente che ha finalità assimilabili al mutuo. Ogni trimestre la Banca d’Italia pubblica i tassi medi di finanziamentoper la definizione del tasso usura. Ad esempio nel periodo che va dal1° gennaio 2014 al 31 marzo 2014 il tasso soglia su base annua, cheè diverso per ogni categoria di operazione, per i mutui a tasso fisso èpari a 10,3875, mentre per la cessione del quinto è pari a 11,46 per

finanziamenti fino a € 5.000,00 e 11,35 oltrei 5.000,00 euro.È bene precisare che anatocismo e usurasono cose giuridicamente molto diverse:il primo è un illecito di natura civile cuiconsegue un obbligo di restituzione e dirisarcimento del danno subìto, ove se nefornisca la prova, mentre l’usura è un reatopunito dal c.p. 644 con la reclusione da duea dieci anni e con la multa da euro 5.000,00a euro 30.000,00.Attenzione dunque! Controllate con cura ivostri estratti conto bancari perché errori e

possibili abusi sono dietro l’angolo. Alla luce della normativa vigentenon è difficile riuscire ad opporsi alla propria banca e fare valere leproprie ragioni soprattutto nei casi di mora e ritardati pagamentisituazioni nelle quali più facilmente le spese escono dal controllo delcliente.Buona lettura del codice civile a tutti! Avv. Marta Petrocchi

[email protected]

È finito lo strapotere delle banche?

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Le avevano proposto un lavoro come colf in Libano, solo che il suopaese d’origine, l’Etiopia, non le consentiva l’espatrio verso Beirut,allora aveva attraversato la frontiera del Sudan e da lì aveva fatto ilsuo ingresso illegale nel paese dei cedri. Una mattina hanno trovatoil suo cadavere appeso a un lenzuoloannodato in un ospedale psichiatrico,ma lei matta non era. Dopo mesi infernali era riuscita a fuggiredalla casa in cui prestava servizio e siera incatenata davanti all’ambasciataetiope per denunciare la condizionelavorativa in cui versava. Il direttoredell’agenzia di pulizie presso cui erasegnata l’aveva prelevata a forza eportata presso un istituto psichiatrico,dove la sua tempra non ha resistito. La storia di Alem Dechasa ha superatole quattro pareti bianche in cui eraimprigionata ed è stata raccolta dalla Human Rights Watch,un’associazione che documenta le condizioni di lavoro femminilepiù drammatiche. Esistono paesi in cui chi trova un impiego comecolf diventa di fatto proprietà del datore di lavoro, con sequestro deidocumenti e sfruttamento sessuale annesso. L’Organizzazione Mondiale del Lavoro ha pubblicato una lista neradi nazioni in cui si sconsiglia alle donne di andare a cercare lavoro ei paesi che hanno contato più vittime, come l’Etiopia, proibisconoalle proprie cittadine di emigrare verso un pericoloso destino. Per questo Alem è dovuta entrare clandestinamente in Libano.

La blacklist comprende per lo più quei paesi della penisola araba chehanno avuto negli ultimi decenni un balzo in avanti vertiginoso nelPIL, ma che culturalmente sono rimasti all’usanza della tribù chemercanteggia gli schiavi. Ne sanno qualcosa le filippine che sono riuscite a fuggire dal Qatargli ultimi due anni: 24 ore di lavoro consecutivo senza riposare mai,obbligate da ricchi nababbi a cucinare anche di notte e ad animareletti selvaggi. Ora anche le Filippine vietano alle proprie cittadine di

andare a lavorare nei paesi della blacklist, ma ledonne migrano alla maniera di Alem passando perl’India.Filippine, Indonesia, Sri Lanka, Nepal in Asia edEtiopia in Africa hanno denunciato gli Emirati ArabiUniti, il Kuwait, il Qatar, il Barhein, il Libano e laGiordania per violazione dei diritti umani e trattadegli schiavi, accusando di compiacenza i paesiintermediari come l’India, il Pakistan, il Sudan.E l’Italia come si pone di fronte al modernoschiavismo? Alcuni italiani sono andati a lavorarein Qatar accettando di barattare un lauto stipendiocon la firma di un contratto che prevede che il lavoratorediventi “proprietà materiale” del datore di lavoro per

tutta la vita! Per intenderci: se il giovane italiano volesse fare un saltoa casa in Italia per la vacanze, non potrebbe imbarcarsi in aereo senzail permesso scritto del padrone; se decidesse di cambiare lavoro, ilpadrone dovrebbe scrivere una rinuncia di proprietà e dargli unlasciapassare per abbandonare il paese, in caso contrario… beh, nonè ancora capitato, quindi nessuno si è posto il problema. Ma va benecosì, se ci sono i soldi, allora viva la catene! Diceva un alticcio pizzaiolo romano all’incredulo intervistatore “quisembra di stare tutto il giorno in un villaggio vacanza!”. Chissà che ne penserebbe Carlo Collodi… Francesco Patrizi

Lucignolo va a Lucignolo va a lavorare in Qatarlavorare in Qatar

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Molti sono stati gli storici che hannotentato di dare una definizione al secoloXX che si è concluso 14 anni fa. Un secolo segnato da conflitti di inauditaviolenza, da contrasti profondi e da

contraddizioni stridenti. Hobsbown lo definisce Il secolobreve o Il secolo degli estremi, Teodorov come L’età deiTotalitarismi, Barraclough come Il secolo lungo, De BernardiIl secolo delle masse, per non parlare poi della definizionepiù diffusa: Il secolo della scienza e della tecnica.Non vogliamo entrare nel contenzioso su quale sia quellapiù esatta, troppo lungo e complicato; a tale fine ne proponiamouna nostra, efficace e lapidaria: Il secolo deigenocidi e dei massacri! Proprio così, cari lettori, perché se da un lato ilsec. XX è caratterizzato dal progresso, daltrionfo della tecnologia sempre più sofisticatache ha rivoluzionato e alterato la vita delpianeta dall’altro è attraversato per tutta la suadurata da una orribile scia di sangue versatonon solo dai soldati impegnati nei vari conflitti,ma soprattutto da donne, bambini, vecchi,vittime innocenti di una ferocia, di una barbarieche non hanno precedenti nella storia. Il 27 gennaio è stata celebrata la Giornata dellamemoria che ricorda una delle pagine più nere del ‘900, la Shoào Olocausto, in cui tre milioni di Ebrei vennero deliberatamentee razionalmente avviati al massacro con l’intento di sterminarli.Esso ha segnato una pietra miliare nella storia dell’umanità,ma purtroppo non è stato né il solo né il primo. Proprio inseguito a questo evento drammatico fu coniato nel 1944dal giurista polacco Raphael Lemkin il termine Genocidio,derivato dal greco ghènos (stirpe) e dal latino caedere(uccidere) che prima non esisteva nemmeno nei dizionari. Poco dopo l’11.09.1946 l’Assemblea generale dell’O.N.Uriconobbe il crimine di genocidio con la risoluzione 96definendolo: Una negazione del diritto alla vita di gruppiumani, gruppi razziali, religiosi, politici o altri che siano

stati distrutti tutti o in parte. Ad essa seguì il 09.12.1948 la risoluzione 260: laConvenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio. Ma la questione è ben lontana dall’essere risolta in quanto molti stati nonriconoscono tutti i genocidi commessi come ad esempio la Russia l’Holodomordegli Ucraini e la Turchia quello degli Armeni, per citare solo alcuni casi. Quindi spesso tutto rimane sulla carta e i colpevoli non pagano. Un fatto è innegabile: il Novecento, il secolo della scienza e della tecnica, si èaperto con il genocidio degli Armeni (1915) e si è concluso con la sanguinosapulizia etnica in Bosnia (1995) e il Duemila, alias sec. XXI, alias III Millennionon promette nulla di buono in merito.Vista la vastità e la complessità dell’argomento, divideremo la trattazione in due otre parti in modo da offrire al lettore una panoramica essenziale su questa scia

di sangue che ha attraversato il secolo scorso edi fargli conoscere alcuni eventi molto drammaticiche però non hanno avuto la risonanzainternazionale della Shoà.Il primo olocausto della storia recente (nonandiamo a quella passata altrimenti la lista siallungherebbe a dismisura) è quello degliArmeni ad opera dell’Impero Ottomano.Nel 1890 si contavano 2 milioni di Armeni inmaggioranza cristiani-ortodossi monofisiti,ma anche cattolici e protestanti. Essi nella lorolotta per l’indipendenza erano sostenuti dallaRussia zarista che mirava ad indebolire

l’impero ottomano per annettere dei territori e conquistare Costantinopoli. Per reprimere il movimento autonomista il governo ottomano aizzò contro diloro i Curdi sfruttandone l’odio secolare causato dalla condivisione del territoriodell’Armenia storica. Gli stessi Curdi che successivamente, tragica nemesistorica, dovettero subire una feroce persecuzione da parte della Turchia,dell’Iraq e della Siria e il loro sogno di uno stato autonomo ancora oggi non siè realizzato. Nel 1894 il sultano Abdul Hamid II attuò una prima repressioneaumentando le tasse ed esasperando la popolazione armena fino alla rivolta chefu brutalmente repressa dall’esercito regolare affiancato da milizie curde conmigliaia di morti, saccheggi e distruzione di chiese. Nel 1896 ad Istambul siverificò un pogrom che provocò la morte di 50mila Armeni in rispostaall’occupazione della Banca Ottomana da parte di rivoluzionari armeni. L’Impero Ottomano non era nuovo a simili azioni, infatti nello stesso periodoesercitò violente repressioni a danno di altre etnie quali gli Assiri e i Greci chedopo la disastrosa guerra con la Turchia nel 1921 vennero espulsi in massa e unmilione di profughi si rovesciò su Atene. Ma per gli Armeni il peggio doveva ancora venire. Negli anni precedenti la I guerra mondiale nell’Impero prevalse il movimentodei Giovani turchi che temeva un’alleanza tra Armeni e l’Impero russo che siera sempre atteggiato a protettore dei cristiani ortodossi. Così il popolo armenorimase schiacciato tra due colossi: l’Impero ottomano che temeva unadestabilizzante rivolta interna e l’Impero russo desideroso di aprirsi un varco sulMediterraneo ed allargare i propri confini nel Caucaso, mentre la Franciaappoggiava apertamente il separatismo armeno. Il 24 aprile 1915, mentre tutta l’Europa era nelle fiamme del conflitto mondiale,ad Istambul iniziò la repressione con arresti di intellettuali, poeti, politici,giornalisti armeni che vennero deportati nel centro dell’Anatolia e massacratidurante la marcia. Era solo l’inizio di una serie di marce della morte cheinteressarono 1.200.000 persone, gran parte delle quali perirono di fame, disfinimenti, mentre gli armeni che prestavano servizio nell’esercito imperialevennero disarmati. I massacri si fecero più feroci quando le truppe zariste, nelle quali militavanomolti armeni, avanzavano vittoriose nella regione caucasica. Molti villaggivennero saccheggiati e bruciati dagli irregolari curdi e dall’esercito imperiale,il tutto sotto la direzione di ufficiali dell’Impero germanico alleato degliOttomani. Prova ante litteram di quanto da loro subirono gli Ebrei 25 anni dopo.Secondo stime approssimate i morti furono circa 1.400.000. La lontananza dello scenario di guerra, la scarsità dell’informazione, le principalinazioni europee impegnate nel sanguinoso conflitto fecero sì che l’olocausto delpopolo armeno non ebbe né le testimonianze né la eco che meritava. Ma non tutti tacquero come l’ufficiale sudamericano Raphael De NogalesMendez, al sevizio dell’Impero ottomano, che in un suo libro fece un resocontodettagliato dei massacri di cui fu testimone e il tedesco Armin T. Wegner chenelle sue foto ha fissato i momenti più agghiaccianti dell’olocausto, per nonparlare della testimonianza di vari missionari cristiani presenti nell’Impero.Nonostante ciò ancora oggi dopo quasi cento anni la Turchia e molte altrenazioni islamiche e non solo non riconoscono l’Olocausto armeno, motivo diforti tensioni tra Turchia e U.E. Nel prossimo articolo parleremo dell’Holodomor degli Ucraini, degli eccidi inCambogia da parte dei Khmer rossi, dei massacri in Ruanda e della puliziaetnica. Pierluigi Seri

L ’ O l o c a u s t o d e g l i A r m e n iL ’ O l o c a u s t o d e g l i A r m e n i

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A s s e s s o r a t o a i

E d i l i z i a sSilvano Ricci Assessore ai Lavori pubblici

L’ a t t e n z i o n e p e r l ’ e d i l i z i a s c o l a s t i c aL’ a t t e n z i o n e p e r l ’ e d i l i z i a s c o l a s t i c a

L’edilizia scolastica, la manutenzione delle scuole, che posto occupano tra le prioritàdell’assessorato ai lavori pubblici?Fin dal primo giorno del nostro mandato abbiamo detto chiaramente che la messa in sicurezzadelle scuole sarebbe stato il nostro obiettivo primario, quello per cui avremo lavorato decisi.E così è stato, tanto che possiamo affermare di avere quasi tutti gli edifici scolastici sicuri eprivi di barriere architettoniche. Non a caso Terni, proprio per quello che riguarda la messain sicurezza delle scuole è tra le prime dieci città italiane. Una città virtuosa. L’eserciziofinanziario appena passato si è concluso con l’accensione di numerosi mutui con la cassa depositie prestiti per un importo complessivo di 4,8 milioni di euro. I mutui concessi dalla cassariguardano proprio la messa in sicurezza delle scuole e la manutenzione straordinaria delle strade.In quali scuole verranno effettuati i lavori?Vediamo i singoli casi. Per la scuola elementare Anita Garibaldi si è provveduto all’adeguamentosismico e a quello degli impianti di prevenzione incendi per un importo complessivo di2.000.000 di euro dei quali 1.666.00 euro con il contributo regionale e 334.000 euro conl’accensione di un mutuo. I lavori dovrebbero terminare entro Giugno di quest’anno. Lo stato di avanzamento dei lavori si aggira intorno al 70%.Per la Scuola media Anastasio De Filis c’è stato un intervento di adeguamento antincendioe abbattimento delle barriere architettoniche per un importo di 648.00 euro, di cui 390.000euro di mutuo ed i restanti 258.000 euro di contributo regionale. È stata indetta una gara diappalto per l’affidamento dei lavori.Per la scuola elementare e materna Giuseppe Mazzini è stato previsto l’adeguamento deilocali al piano terra per permettere di ospitare la scuola materna per un totale di 242.00 eurototalmente derivanti dall’accensione di un mutuo. Nei prossimi mesi sarà redatto il progettoesecutivo poi, dopo l’espletamento della gara di appalto, i lavori verranno eseguiti,prevedibilmente, a partire dall’autunno 2014.Ancora, la scuola materna Brecciaiolo ha visto interventi per il miglioramento sismico per241. 000 euro di contributo regionale. È in corso la gara per l’appalto dei lavori. L’inizio è previsto in aprile, la fine entro il mese di dicembre 2014.L’intervento presso la scuola materna Aula Verde ha previsto la realizzazione di una nuova sede che sarà realizzata inun’ala della media Benedetto Brin, grazie ad un finanziamento con introito con oneri di urbanizzazione. Nel prossimomese verrà redatto il progetto esecutivo poi, dopo l’espletamento della gara di appalto, i lavori verranno eseguiti,prevedibilmente, a partire da Maggio 2014. Per il prossimo anno scolastico i bambini della materna Aula Verde dovrebbero avere la loro nuova scuola.Per la scuola elementare De Amicis è stato programmato un rifacimento del tetto, per evitare che l’acqua penetri nelle aule

del secondo piano, ed un miglioramentodella struttura che costerà circa 150.000euro. È in corso la gara per l’appalto deilavori che dovrebbero iniziare in aprile perterminare entro giugno .Per le scuole elementari Oberdan aAlterocca è attesa invece la realizzazionedelle scale di emergenza: quella dellaOberdan costerà 80.000 euro e 100.000euro quella della Alterocca. Entrambi finanziati con mutui accesi aDicembre 2013. Nei prossimi mesiverranno presentati i progetti esecutivi.Dopo l’espletamento della gara di appaltoi lavori verranno eseguiti, prevedibilmente,a partire dall’autunno 2014.L’intervento per la Scuola Marconi ha inte-ressato il rifacimento e la copertura dellazona laboratori e servizi per un importo di150.000 euro finanziati con mutuo acqui-sito a dicembre 2013. Nei prossimi mesi

Intervista a Silvano Ricci, A

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L a v o r i P u b b l i c i

s c o l a s t i c a

Fotoservizio di A

lberto Mirim

ao

a è u n a p r i o r i t à d e l C o m u n e d i Te r n ia è u n a p r i o r i t à d e l C o m u n e d i Te r n i

verrà redatto il progetto esecutivo poi, dopo l‘espletamento della gara di appalto i lavoriprenderanno il via, prevedibilmente, a partire dall’estate 2014, mentre per la Scuola Teofoliin via Baccelli si è progettato il rifacimento della copertura dell’atrio composto da vetrate perun importo di 100.00 euro anche questo finanziato con mutuo. Per la scuola Teofoli, si stamettendo a punto il progetto esecutivo, poi si proseguirà con la gara di appalto dei lavori.Per la scuola elementare Aldo Moro l’Assessorato ai lavori Pubblici ha predisposto unprogetto per la realizzazione, all’interno dell’edificio, di una ulteriore aula. Si potranno quindi formare più sezioni dal momento che il numero di iscritti all’Aldo Moroè in continuo aumento. Un piano di ristrutturazione complessiva ha reso a norma l’edificio Donatelli, migliorandolo,dal punto di vista energetico e della sicurezza. In particolare l’intervento ha visto lasostituzione degli infissi esterni della scuola elementare e materna. L’investimento è stato di 250 mila euro, dei quali 150 mila euro dal contributo Ministerodelle Infrastrutture e dei Trasporti, 100 mila euro con fondi propri dell’AmministrazioneComunale. La progettazione è stata interna al comune di Terni e i lavori sono durati tre mesi.La Donatelli è stata anche oggetto di lavori di adeguamento impianti, prevenzioni incendi eabbattimento barriere architettoniche per un importo di 400 mila euro, 200 mila provenientidalla Regione Umbria e l’altra metà dal comune di Terni. I principali interventi hanno riguardato la realizzazione della scala esterna di sicurezza incarpenteria metallica; della riserva idrica e rete idrica antincendio; dell’impianto luci diemergenza; dell’installazione estintori e cartellonistica; del rifacimento del quadro elettricogenerale e quadri elettrici di piano; del rifacimento impianto elettrico; dell’impianto ascensorecon struttura portante in carpenteria metallica; del rifacimento pavimento palestra;dell’ampliamento locale mensa; del rifacimento tratti di pavimenti; della tinteggiature everniciature.Altri interventi sono stati programmati per gli edifici delle scuole elementari di Voc. Trevi eCesi Stazione, per la scuola materna di. Acquasparsa, per l’elementare Battisti, e l’elementareXX Settembre.

Si tratta di rifacimenti e miglioramenti per un importo di 200.000 euro. Anche per questi lavori sarà acceso un mutuo. Come negli altri interventi il Comune redigerà i progetti e bandirà le gareper l’assegnazione dei lavori.Ci sono altri interventi, altri progetti che avete messo in cantiere?Nonostante il nostro impegno abbiamo ancora delle criticità su cui bisognerà intervenire. Penso ad esempio a Gabelletta. La scuola elementare di quella zona non èpiù in grado di rispondere alle moderneesigenze. Per questo abbiamo messo a puntoil progetto per costruirne un’altra accantoagli impianti sportivi di Gabelletta. Sitratta di una scuola con tanto di palestraattrezzata, campi polifunzionali inserita inun parco. Anche per la elementare Oberdan,a Borgo Bovio, si prevede una nuovacostruzione. Questa volta amplieremol’edificio esistente con una nuova ala.Che tempi di realizzazione si prevedonoper la realizzazione di queste due nuovescuole?Intanto abbiamo messo a punto i progetti,per la realizzazione tutto dipende daifinanziamenti che riusciremo a trovare edal Governo, se, come è stato detto, simetterà tra le priorità l’edilizia scolasticadovremmo essere premiati ed ottenere ifinanziamenti sperati.

Assessore ai Lavori pubblici

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A s s e s s o r a t o C u l t u r a S c u o l ae P o l i t i c h e G i o v a n i l i

Simone Guerra Assessore alla Cultura

Un teatro per stagioni di alto livelloSul progetto del riuso del Teatro di Carsulae abbiamo rivolto

alcune domande a Simone Guerra, assessore alla cultura delComune di Terni.Come è nato il progetto del riuso funzionale del Teatroantico di Carsulae?Da anni stiamo lavorando per potenziare i contenitori culturalidel Comune, la biblioteca, il Caos, il centro visite di Carsulae,in modo tale da creare dei luoghi in cui fare, produrre cultura.Non solo luoghi in cui andare da spettatori. In questo filo rosso si è inserito il progetto per il teatro antico.Una struttura unica che, come raramente avviene, ha anchevicino l’anfiteatro. Abbiamo pensato di far tornare a vivereil sito archeologico nel profondo rispetto della sua importanza.Penso che un bene come questo vada vissuto, vada fatto tornarealla dimensione per cui è stato costruito nell’antichità. Il progetto per il riuso del teatro non prevede nuove costruzioni,non si toccherà nulla, si è cercato di rispettare sia il paesaggioche il monumento. L’intervento sarà contenuto al massimoper non creare nessun impatto. Tutto sarà realizzato in legno.Avevamo pronto il progetto e quando abbiamo saputo delbando europeo abbiamo partecipato e abbiamo vinto. Arriveranno 400.000 euro per i lavori.Come sarà utilizzato l’antico teatro di Carsulae?È ancora tutto da decidere ma ci sono alcuni punti fermi sucui costruire le varie ipotesi. Non possiamo trasformare ilteatro antico in un semplice contenitore per spettacoli. Sarebbe svilirne il valore e l’importanza. Bisogna creare degliappuntamenti che diano al teatro un’identità ben precisa,chiara. È un luogo magico, unico. Non possiamo quindiutilizzarlo e basta; va costruito un progetto che abbia unafisionomia ben distinta e di alto, altissimo, livello.C’è già qualche ipotesi ben definita?Non ancora, ma sul tavolo di idee ce ne sono tante. Ne citosolo alcune, come esempio. Si stava pensando di chiamareun personaggio importante del mondo dello spettacolo,diverso ogni anno, e affidargli la direzione artistica del teatrodi Carsulae. Sarebbe compito suo organizzare la stagione.Potremmo pensare al teatro antico come luogo per spettacolima anche per letture, presentazioni di libri, magari tuttocollegato ad un determinato argomento.Una programmazione di spettacoli che duri tutta l’estate?Non penso che sia possibile, basterebbe far funzionare ilteatro per una ventina di giorni l’anno, creare un appuntamentofisso tra giugno e luglio. Una programmazione lungadiventerebbe difficile da gestire almeno all’inizio. Bisognapoi pensare anche che il teatro è all’aperto e quindi va consideratoil fattore atmosferico.Quando si potrà tornare a vedere uno spettacolo nelteatro di Carsulae?Stiamo lavorando di gran carriera, abbiamo acquisito tutti ipermessi, l’ok della Soprintendeza Archeologica, quello dellaSoprintendenza Paesaggistica. Mancano solo alcuni certificatiper la sicurezza e si potrebbe partire con i lavori. Non si trattadi opere impegnative, il problema però è che si lavorerà inun sito archeologico e quindi tutto è possibile, i tempi sipotrebbero allungare per un piccolissimo intoppo. La nostra speranza comunque è di inaugurare il teatro nellaprossima estate.Crede che un teatro antico come quello di Carsuale in cuisaranno organizzati degli spettacoli possa attrarrespettatori anche da fuori Regione?Ne sono convinto, abbiamo un luogo con delle potenzialitàenormi. Il Teatro antico di Carsulae sarà uno dei pochi inItalia in cui saranno organizzati degli spettacoli e, in più, sitrova all’interno di un sito archeologico di grande bellezza. Le carte in regola per richiamare tantissima gente, anche dafuori dell’Umbria, ci sono tutte.

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Sono stati finanziati due progetti di grande valore, importanti anche dal punto di vista dello sviluppo economico e culturale del territorio. Si tratta del “Gran tour della montagna ternana” e dell’intervento di ripristino del teatro romano di Carsulae, grazie al quale si potrà tornaread organizzare spettacoli, in un ambiente mozzafiato, nel meraviglioso sito archeologico.La realizzazione dei due progetti sarà possibile perché il Comune di Terni è risultato vincitore di un bando europeo per lo sviluppo regionale,grazie al quale ha ottenuto un finanziamento di 500.000,00 euro.Il primo progetto “Piano integrato d’area - percorsi d’integrazione e valorizzazione. Il Gran tour della montagna ternana” parte dall’analisidegli elementi costitutivi del paesaggio come la tessitura del territorio, la rete stradale, la rete delle acque, la sentieristica, le tradizioni, gliinsediamenti, considerati come segni del territorio, con lo scopo non solo di identificare i luoghi da conservare, ma anche di individuare unalinea secondo la quale sarebbe opportuno orientare lo sviluppo futuro, nel rispetto e nella consapevolezza dei valori che il patrimonio culturaleci trasmette. Il passato come volano per il futuro.Elementi di raccordo di tutto il progetto sono gli itinerariin mountain bike. Intorno a questi è stata creata unaserie di strutture, servizi e attività. Saranno realizzate scuole di bike in diverse localitàubicate lungo il tracciato principale del Gran Tour ebike point, punti di riferimento dove gli appassionatipotranno trovare tutte le informazioni necessarie perun corretta fruizione del territorio. Funzionerannoofficine di montagna dove i bikers potranno avere adisposizione un’attrezzatura minima per la riparazionedi eventuali danni alle loro biciclette e dove potrannotrovare in vendita dei pezzi di ricambio di facile consumo. Ci saranno punti di noleggio di mountain bike a Sant’Erasmo e presso la Cascatadelle Marmore; sarà istituita una struttura di accoglienza e informazione presso il centro abitato di Porzano, dove funzionerà anche un rifugioescursionistico per i bikers. Per la recettività di montagna lungo la sentieristica è prevista anche la presenza di alcune strutture già funzionantiche consentiranno pernottamenti e ristoro. Per poter realizzare tutto questo sarà necessario completare la rete dei sentieri di montagna, realizzare una apposita segnaletica “Gran Tour”,acquistare una casetta in legno e relativo mobilio, stampare cartine e materiale pubblicitario, realizzare un sito internet che possa pubblicizzarel’iniziativa. Il progetto avrà un costo di 100.000,00 euro e sosterrà anche tutte quelle iniziative che potranno valorizzare il territorio siano esseculturali, enogastronomiche, di rievocazione di antiche tradizioni. Le varie attività saranno organizzate in sinergia con le associazioni che da anni già operano sul territorio interessato dal progetto Gran Tour.La rimanente parte del finanziamento proveniente dal bando europeo, 400.000,000 euro, servirà invece per il progetto di ripristino funzionaledel teatro Romano di Carsulae messo a punto dalla Direzione Urbanistica del Comune, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica. Nel teatro dell’antica città romana sarà ricostruita la gradonata destinata al pubblico, limitatamente alla parte più bassa della cavea che,originariamente, si estendeva anche in alto sostenutada muri radiali, come testimoniano i resti ancora visibili.Le nuove strutture saranno realizzate interamente inlegno e costruite secondo i canoni dell’ingegnerianaturalistica in modo tale da creare il minor impattopossibile. Con questo intervento si realizzeranno 420posti a sedere. Il progetto prevede anche la ricostruzione delpalcoscenico che, fedele a quello originale, saràrealizzato con un tavolato che renderà possibileutilizzare, per l’azione scenica, anche lo spaziosemicircolare dell’orchestra, proprio come dovevaavvenire per gli spettacoli nell’antica Carsulae.Il nuovo progetto ha mantenuto la memoria dellaskené riproponendo, in legno lamellare, la sagomasemplificata delle tre porte sceniche che si aprivanosulla parete di fondo: la porta regia al centro e le dueospitali ai lati. Le dimensioni di queste aperture sono state desuntedai resti ancora visibili nel teatro di Carsulae; l’altezzaè stata ricavata applicando la regola della proporzioneaurea, molto in uso in epoca classica. Un nuovo percorso di accesso, opportunamenteilluminato, collegherà il centro visite al teatro e saràprivo di barriere architettoniche in modo tale da essereaccessibile a tutti. Il progetto sarà completato da una nuova illuminazioneche garantirà un’ambientazione suggestiva e dinotevole impatto emotivo. Leo Di Girolamo

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Leopoldo Di GirolamoSindaco di Terni

Gran tour di montagnaper i bikers

e spettacoli nell’antico Teatro di Carsulae

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Piazza E. Fermi 5 - 05100 TerniTel. 0744. 545711 Fax [email protected]@teverenera.it - www.teverenera.it

Consorzio di BonL a L a C o r t e d i C a s s aC o r t e d i C a s s a

a l C o n s o r z i oa l C o n s o r z i o

Il Piano di Classifica rende legittima l’imposizione dimostrandol’esistenza del beneficio sul bene immobile

La Suprema Corte di Cassazione ha ulteriormente ribadito (sez. VI,n.1129 del 27/11/2013 depositata il 21/01/2014) un principioampiamente consolidato, espresso per la prima volta dalla stessaCorte a Sezioni Unite (sentenze n. 26009, 26010, 26011, 26012 del7/10/08 depositate il 30/10/08) e confermato con ulteriori enumerosissime sentenze della medesima Corte, ovvero: la presenzadi un Piano di Classifica, regolarmente approvato, e l’inclusionedel bene all’interno del perimetro di contribuenza, rendonolegittima l’imposizione e dimostrano l’esistenza del beneficio sulbene stesso.La Corte di Cassazione, infatti, chiamata a decidere su di un ricorsoproposto da alcuni consorziati avverso una sentenza dellaCommissione Tributaria Regionale (che aveva dato ragione alConsorzio!), ha ribadito il principio della rilevanza del Piano diClassifica ai fini della legittimità dell’imposizione, riconoscendoche l’obbligo di pagamento dei contribuenti consortili presupponela qualità di proprietario di immobili siti nel comprensorioconsortile e la configurabilità di un vantaggio a favore dell’immobile.L’approvazione del Piano di Classifica esonera il Consorziodall’onere probatorio relativo al beneficio derivante dalla bonifica,in favore degli immobili compresi nel perimetro di contribuenza.La sentenza della Suprema Corte è molto importante, riferendosiad una serie di giudizi instaurati da numerosi consorziati, che hannoorganizzato una campagna di contestazione contro l’imposizioneconsortile e lo stesso Istituto Consortile, predisponendo unasignificativa mole di ricorsi, uguali nelle motivazioni e generici neifatti. In questa situazione la sentenza rappresenta un’importante vittoriadel Consorzio, il quale si è visto così riconoscere la rilevanza dellasua azione sul territorio, nonché la legittimità dell’imposizione.Si pone quindi la parola fine ad una serie di attacchi strumentali alConsorzio, restituendo dignità ai lavoratori e confermando la piena

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Orario di apertura al PubblicoLunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00

Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00

i f ica Tevere Neraa z i o n ea z i o n e d à r a g i o n ed à r a g i o n eo T e v e r e N e r ao T e v e r e N e r a

correttezza dell’operato degli amministratori.L’attività del Consorzio va comunque avanti nella sua operasilenziosa, ma importante, a difesa del territorio e dei cittadini.Gli interventi riguardanti la riduzione da rischio idrogeologico sono continui, nell’ottica del rispetto e della tutela ambientale.

Gli effetti delle recenti piogge, che hanno procurato in Italia notevolidanni e disagi, fortunatamente nel nostro territorio sono staticontenuti a seguito dell’impegno operativo del Consorzio TevereNera. Gli operatori del Consorzio sono prontamente intervenuti perrimuovere situazioni di pericolo, garantendo l’efficienza dei sistemidi scolo e la corretta regimazione delle reti di deflusso idrico di fossie canali.Dalle foto allegate evidenziamo gli interventi presso il fossoCopparone in Località San Lorenzo, il Fosso Bianco aMontecastrilli e presso il Torrente Aia. Si è provveduto alla ripulituradi fossi, al ripristino degli argini ed alla rimozione di alberi.Tutte queste attività competono ai Consorzi che ricordiamo, sonopersone giuridiche pubbliche a struttura associativa, con unagovernance fondata sull’autogoverno dei consorziati contribuenti, acui fanno carico le spese di funzionamento dei Consorzi e le speseper la manutenzione e gestione delle opere.I Consorzi di bonifica e di irrigazione, forte espressione disussidiarietà, coprono il 50% del territorio del nostro Paese (oltre 17milioni di ettari nei quali rientra tutta la pianura, la maggior partedella collina e una parte minore della montagna) e hanno realizzatoe provvedono alla manutenzione e all’esercizio di un immensopatrimonio di impianti, canali ed altre infrastrutture destinate alladifesa del suolo: circa 200 mila chilometri di canali irrigui e discolo, 800 impianti idrovori, 22 mila briglie, etc..Ricordiamo infine la firma dell’Accordo di ProgrammaConsorzio/Coni Umbria per la promozione dello sport in relazioneal Fiume Nera. Un atto importante che vede protagonista il ConsorzioTevere Nera nel sostenere la cultura del fiume ed il suo sviluppo inambito didattico e sportivo.

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di karate per disabili motori.Ben sapevo che era quasiirrealizzabile. Ho scritto peranni a maestri, federazioni eriviste e solo pochissimi midiedero attenzione.Con l’università ebbi modo diavere una pratica finalmentemeno saltuaria ma non menodifficile. Ho avuto seri problemia trovare maestri che miaccettassero o palestre acces-sibili, ho dovuto allenarmi inpalestre piene di scale e hoquasi pianto di rabbia durantealcuni stages perché nessunosi avvedeva che chiedevo diripetere perché non sentivo(costringendomi a cercare diandar dietro all’insegnantestando carponi nel vanotentativo di captarne le parole)o nessuno praticava con medurante gli esercizi a coppia.Tuttavia riuscii a studiarekata e kumite (forma e combattimento) in modo soddisfacente,potenziando le residue capacità motorie: rotolavo in schivata, facevocapriole e cambiamenti di fronte, e avevo imparato i rudimenti delbastone. All’età di 26 anni, poco dopo la cintura nera, subii un delicatointervento ad un piede che mi impedì, da allora, di stare in ginocchio.Ero disperata perché credevo di aver perso tutto, poi mio padrecostruì la sella: non potevo più rotolare o cambiare fronte, maalmeno potevo far qualcosa in ginocchio. Ero però fisicamente emoralmente a terra (l’immobilità di anni si faceva sentire) e certonon potevo pensare di usare la forza esplosiva necessaria per ilkarate, avevo i muscoli ridotti a zero. Poi ebbi un lampo di genio: decisi, dopo molte riflessioni, di fareQigong e Wing Chun facendomi seguire da un insegnante privato(c’erano problemi logistici e di trasporto per frequentare la palestra).Volevo cercare sia di rinforzarmi un po’ sia di sviluppare unametodica di combattimento personale, più adatta alle mie esigenze:in ginocchio si lavora bene in frontale su corta distanza. Col tempo, dopo l’ennesima interruzione dovuta a motivi di salute,aggiunsi anche la pratica del Tai Chi. All’inizio non mi convincevaper niente, ma dava grossi risultati nella coordinazione, così decisidi praticare un po’ tutte queste discipline. Vedevo il maestro unavolta a settimana e per tutti gli altri giorni mi allenavo da sola.

circa quattordici anni. Dopo la laurea ha praticato il kung fu (wingchun, shaolin del Nord, tanglang e da un po’di tempo l’eskrima) e ha cominciato astudiare il pugilato. Dopo aver lavorato per due anni comevolontaria nell’Archivio di Stato di Terni, haottenuto una borsa-lavoro presso laBiblioteca Comunale di Terni, attualmentein corso, sebbene negli ultimi tre mesi siastata costretta all’immobilità.La disciplina della mente e quella del corpo,che nelle arti marziali risultano inscindibilmente

intrecciate, insieme con una curiosità intellettuale inesauribile,che si esercita soprattutto nell’ambito delle leggende e dellereligioni di tutto il mondo, costituiscono la cifra della suapersonalità Prof. Marisa D’Ulizia

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M a r i a

Io sono una marzialista, disabile dalla nascita. Sono spastica, noncammino, ho problemi di manualità e un deficit visivo e uditivo. Sin da bambina ho praticato il karate stando in ginocchio fino allacintura nera e ora, dopo varie vicissitudini, pratico il kung fu su unaspecie di sella, un supporto ad hoc costruito da mio padre. Vorrei qui analizzare, partendo dalla mia stessa esperienza, i beneficiche un’arte marziale può dare ad una persona disabile e ricordare lemille difficoltà che il praticante disabile incontra (architettoniche,fisiche, soprattutto culturali).Sin da piccola il primo e fondamentale insegnamento del mio primomaestro di karate fu che io non ero diversa dai miei compagni normali.Il maestro, quando mi lodava per qualche motivo (per la volontànell’applicarmi o per essere faticosamente riuscita a padroneggiarela tecnica) diceva rivolto a tutto il gruppo: Lei è una di noi!Nessun altro mi aveva mai detto una cosa simile. Io sapevo benissimo che non c’erano altri bambini come me chepraticavano il karate, ma non m’importava. Ciò che contava alloraera giocare con il karate e con i compagni: fuori dalla palestra leoccasioni di semplice gioco o svago erano quasi inesistenti, perchépassavo le mie giornate fra la scuola, i compiti e l’insopportabilefisioterapia. Durante l’infanzia e l’adolescenza il karate fu per meuna specie di salvagente in un mare in tempesta, che salvò il mio latoumano dal soffocamento di una realtà troppo dura (solitudine, studiopesante, interventi chirurgici e convalescenze lunghe). Crescendo, verso i sedici anni, avevo un grande sogno: una categoria

Maria Giulia Cotini è stata un’alunna vivacee impegnata del nostro Liceo tra il 1994 e il1999. Durante il percorso universitario,effettuato presso l’Università degli Studi LaSapienza di Roma, ha affrontatol’esperienza dell’Erasmus a Parigi. Con un piano di studi a metà tra l’orientalisticae la storia delle religioni romane, si èlaureata con il massimo dei voti e la lode nel2008. Incline alla riflessione storico-filosofica findagli anni del Liceo, soprattutto laddove lacultura dell’Occidente si confronta conquella dell’Oriente, a partire dai dieci anni ha coltivato conpassione il karate -nei diversi stili shito, goju, wado, shotokan-fino alla cintura nera, continuando, pur tra le interruzionidovute alle condizioni di salute e agli impegni di studio, per

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mai nella mia vita avevo potuto allenarmi tanto ecosì a fondo, mai avevo avuto allenamenti così varie ricchi. I miei compagni di squadra vennero daTerni a San Marino solo per vedermi gareggiare. Glisforzi sarebbero stati premiati, ma la cosa che piùmi ha fatto piacere era vedere quattro maestri didiscipline e stili diversi che senza alcuna gelosialavoravano con me, beninteso senza risparmiarmi,per farmi dare il meglio. Da allora non ho smesso diallenarmi, cercando di praticare i miei stili (anchese purtroppo ho dovuto lasciarne alcuni), che purnella loro diversità possono aiutare molto. Per concludere, vorrei dire alcune cose a propositodell’inclusione del disabile motorio in palestra: lacosa più importante non è fare del proprio allievoun campione o una macchina da guerra, ma aiutarlo

a migliorare e a fare esperienza. L’arte marziale lo aiuterà a capireche il corpo non è solo un carcere ma anche strumento di vittoria. È già difficile per un disabile imparare a rilassare le dita, quanto saràgrande la gioia nell’eseguire correttamente una forma o meritare un“bravo!” dal maestro che finora l’ha torchiato?Altra cosa fondamentale è il gruppo. Tutti noi abbiamo bisogno,specialmente nell’adolescenza, di un gruppo di riferimento; io l’hotrovato con il karate da ragazza e con il kung fu da grande, perchéattraverso lo stesso percorso di gioco, di fatica, di esperienza, sicresce insieme e si fa amicizia. È fondamentale, per l’integrazione,che l’allievo disabile venga messo accanto ad allievi normodotati ecol loro aiuto, oltre ovviamente a quello del maestro, cominci unpercorso lento ma godibile, difficile e forse molto sofferto, ma maisolitario e men che meno ospedalizzato. Le arti marziali possono edevono essere un modo per stare insieme al di là delle capacità e deirisultati. Altra cosa fondamentale è che le arti marziali possono aiutare,tramite combattimenti controllati o semplicemente ludici, a sfogarealmeno un po’ l’aggressività nel gioco. Sembra scontato ma non loè: il disabile (specie da ragazzo) è spesso attraversato dalla rabbiaperché costretto all’immobilità senza possibilità di sfogo o gioco, equesto ovviamente genera sofferenza. Una sacrosanta scazzottatacontrollata, ogni tanto, non può che giovare. So di non essere piùl’unica disabile a praticare le arti marziali, e vorrei che più personedisabili possano, insieme ai normodotati, accostarsi ad esse noncome a una medicina ma come alla ricerca di un metodo per migliorarsie stare meglio con se stessi e con gli altri. Maria Giul ia Cotini

Però questo non mi bastava, perché il mio maestro,per quanto bravo, era oberato d’impegni, spesso nonriusciva a seguirmi e allenarsi soli (facendo sforzitripli rispetto a una persona normale e ottenendometà del suo risultato) senza nessuno che ti correggao ti incoraggi un po’, alla lunga è proprio deprimente.Io tra l’altro ho sempre considerato le arti marzialiuno strumento d’integrazione: mi sono spesso sentitapiù integrata in palestra che a scuola, dove non c’eraspazio per un approccio ludico col compagno. Intanto prendevo anche lezioni di Shaolin del Nord(sempre private per inaccessibilità della palestra). Il mio nuovo maestro era tanto tosto quanto bravo.Finalmente trovai modo di frequentare un giorno asettimana la palestra per il Wing Chun, e un altrogiorno lui mi seguiva privatamente. Cominciaronocosì a tornarmi le forze e intanto facevo nuove esperienze, come lo

studio delle armi. Mi gustavofino all’ultimo ogni lezione,perché sapevo perfettamenteche per qualsiasi motivo lavolta successiva avrei potutorestare senza. Rimessa in sesto dopo dueanni di kung fu, rientrai a karate.Inseguivo ancora la nascentecategoria per disabili (avevoscoperto che altri ragazzicome me facevano delle gare)e pregai il mio maestro difarmi fare una gara. Lui mi allenò e io vinsi, mafra noi si era generato unimmenso fraintendimento. A causa di questo, poco più diun anno fa, lasciai il karate.Per tenermi in eserciziodurante la preparazione allagara, in estate avevo comin-ciato a fare Tanglang(regolarmente in palestra). Il mio giovane maestro sindal primo giorno capì comedoveva fare senza che io gli

abbia detto nulla. Mi fece lavorare un po’ per volta con ciascuncompagno, cosa fondamentale per facilitare la comunicazione e gliscambi, e con molta calma cercò di lavorare anche sulla motricitàfine (la mia bestia nera) necessaria per le tecniche basilari. Mi piacque molto sia il lavoro in squadra sia l’approccio alla tecnica,anche se difficile da morire, così restai. Qualche mese dopo il maestromi disse: Abbiamo una gara tra un mese, tu porti la tua forma incategoria coi tuoi compagni. Io restai lì basita e balbettai: Tu seimatto! Ma mi hai visto? Non c’è la categoria per disabili, non milasceranno neppure salire sul tappeto! E se anche potessi salirci,cosa posso fare contro i normodotati? Mi schiacceranno!Invece presi l’oro. L’esperienza più bella fu la World Cup WKU FESAM del 2012 a SanMarino (categoria disabili), dove arrivai seconda nel karate e primanel kung fu (Tanglang). La preparazione fu lunga e difficile, ma percerti versi esaltante. Un maestro di karate accettò di allenarmi inpreparazione alla gara, nonostante serie difficoltà, i maestri di Shaolindel Nord e Wing Chun, oltre alla pratica dei loro stili, mi consigliavanoquesta o quella tecnica per il kata di libera composizione, il maestrodi Tanglang s’improvvisò, in un momento di difficoltà, maestro dikarate per permettermi di ripassare i kata. Mi allenavo come unapazza tutti i giorni tra riscaldamento normale, esercizi rubati allafisioterapia, ripasso della forma… Avevo però il morale alle stelle:

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Fra le tante credenze che sopravvivono fra i bubi di Bioko, ha originiantiche quella che riguarda i capelli dei maschi. La tradizione vuole che sia posta estrema attenzione al taglio, non nelsenso estetico, quanto piuttosto agli scarti che ne derivano. È costantemente vivo il timore che essi possano cadere in mano aibrujos ed essere utilizzati per indurre negatività sui legittimi proprietari.Non a caso, è diffusa l’abitudine, fra gli appartenenti a questa etnia,di farsi riconsegnare fino all’ultimo pelo quando ricorrono ai varibarbieri di strada, i quali rischiano di non essere pagati se non mettonoin atto le opportune misure per il recupero del superfluo.Succede così che il titolare dell’esercizio ambulante si premuri dichiedere al cliente, prima che si sieda, se sia un bubi o un fang. Nella prima delle ipotesi, sa che deve stendere un ampio telo in terradove raccogliere i residui, onde evitare discussioni che possonodurare anche mezza giornata. Alla fine dell’operazione, il bubiscucuzzato, con il fagottino di capelli inmano, si apparta nei pressi e bruciaaccuratamente l’eccedenza, quindi soffiasulla cenere e la disperde nell’aria.Ma nella capanna di Matete Bokula e disua moglie Betila, originari di Riaba, tuttoquesto laborioso processo preventivo nonera mai stato reputato sufficiente agarantire la sopravvivenza di Bunate,unico figlio maschio di una prole checontava altre otto femmine.Il rischio che qualche peluzzo potessemalauguratamente disperdersi, e chequalcuno privo di scrupoli lo potesseutilizzare per fargli del male, non potevaessere corso per la serenità della famiglia.All’affetto per l’unico discendente ingrado di perpetuare la stirpe dei Bokula,s’aggiungeva il meno nobile calcolo dinon mettere a repentaglio lo stipendio che da qualche tempo ilgiovane percepiva da un’impresa edile statale, incaricata di costruireun grande ponte sul Rio Amete.In tale logica prudenziale, Bunate, che contava diciotto anni, nonaveva mai subìto un taglio di capelli in vita sua, tanto che, con ilpassare degli anni, il codino prima irsuto, quindi il ciuffo raccolto,infine le trecce riprese a spirale, erano diventati un cespuglio piùinestricabile di una foresta di mangrovie, ideale rifugio di una varietàdi insetti più o meno conosciuti che avrebbe fatto la felicità di unentomologo.Quello zoo ambulante era stato modellato dalle cure amorose dellamadre a forma di cometa, la cui coda, dopo tanti anni, aveva raggiuntola ragguardevole lunghezza di settanta centimetri ed un peso di quasitre chili. Per compensare lo sbilanciamento, Bunate era costretto acamminare a capo chino o a porsi una specie di supporto in legno frale spalle e la chioma; un impaccio gravoso nello svolgimento dellavoro appena acquisito. Costretto quotidianamente a muoversi suimpalcature ad oltre trenta metri di altezza, il ragazzo evidenziavaprofondi disagi a mantenere l’equilibrio, al punto che cominciò adipotizzare l’eventualità di privarsi dell’ingombrante fardello.-No. Questo mai e poi mai!- sentenziò sua madre, una volta informatadell’idea.-Se arrivi a farlo, sarà la tua fine!- riprese minacciosa la sorellamaggiore.-Meglio abbandonare il lavoro, che rischiare la vita!- ribadì suopadre, quasi rassegnato a rinunciare alla sicura fonte di reddito.

L’Africa, prima che un Continente, è uno stato d’animo, dove convivono colori, profumi, emozioni.Persone e luoghi mai scontati, situazioni inattese, misteri e magie. Riuscire a trasmettere queste sensazioni èl’aspirazione di chiunque ne scriva, ma anche esercizio egoistico di non perderne la memoria. L’Autore ha vissuto dieci anni in Guinea Equatoriale. Ha avuto il tempo di condividere con i locali una fase delicatadella crescita della piccola repubblica, della quale è diventato Console Onorario nel 1992. Da questa esperienza ènato il romanzo Okiri, pubblicato nel 2007 e prende spunto la raccolta di racconti Magica Africa, storie breviambientate in luoghi preclusi al turismo di massa e impenetrabili agli occhi di visitatori occasionali.

La malediz ione dei Bubi

-Sono l’unico ad avere un salario in famiglia- tentò di spiegareBunate. -Le sorelle crescono, hanno bisogno di vestiti, di sandali, diquaderni. Come pensi di fare, papà?-Il tema fu trattato in lungo e largo ed occupò una settimana intera didiscussioni alla ricerca di un’alternativa che mettesse d’accordo lediverse opinioni ed evitasse i continui pericoli ai quali Bunate dicevadi essere esposto. Anche il responsabile dell’impresa edile, un fang,insisteva perché il ragazzo si privasse di quella inutile zavorra chegli impediva di trasportare assi, cazzuole e tondini di ferro.Sua madre l’implorava di rinunciare alla folle idea ed era prodiga didettagli nell’elencargli le disgrazie occorse a suoi coetanei incurantidelle tradizioni della tribù.Ma una sera, tornando a casa dal lavoro, il ragazzo raccontò che ladecisione era ormai presa: o i capelli o il posto di lavoro. Il capo era stato tassativo; non si sarebbe dovuto ripresentare con quel

siluro in testa, pena il licenziamento.Fra proposte e minacce, fra litigi ecompassionevoli abbracci, la famigliariunita per il doloroso evento, convennedi dar seguito alla sofferta scelta,stabilendo che l’esecutrice del tagliovenisse designata dalla sorte, affidataall’interpretazione astrusa di un pugno dibastoncini gettati in aria.Toccò alla madre. La quale, a malincuore, s’accinseall’operazione utilizzando un macheteaffilato come un rasoio.Dopo mezz’ora, fra fiumi di lacrime,lamentevoli rimpianti e tardivi ripensamenti,tutto finì. Bunate sembrava un altro. Raccolse i capelli e li bruciò, secondo iconsigli della mamma.Senza quella appendice, riacquistò una

posizione più eretta, pur con qualche difficoltà ad abituarsi subito allamutata distribuzione dei pesi. Aveva una postura buffa, ma guardandosi in un pezzo di specchio,sorrise soddisfatto, rammaricandosi di aver rinunciato per tanto tempoalla nuova condizione.Tuttavia, quella notte non chiuse occhio. Abituato ad assumere due sole posizioni per addormentarsi sullostuoino, non seppe adeguarsi alla novità, così che nel girarsi e rigirarsiarrivarono le cinque, ora in cui doveva recarsi al lavoro.Benché stanco, rinnovò il senso di sollievo, quando gettò un ultimosguardo allo specchio, prima di uscire.Altrettanto felice fu il suo datore di lavoro, libero di affidargli compitiche prima non avrebbe potuto mai svolgere. Nel suo primo giorno a testa rasa, Bunate percorse su e giù le tavoledell’impalcatura, portando pesi anche grandi con una rapidità esicurezza prima sconosciute.Durante la pausa per il pranzo, il ragazzo si stese a riposare sullapiccola piattaforma di una colonna ancora da gettare. S’addormentò solo per qualche minuto, pronto a scattare alla ripresadel lavoro, annunciata dal capo con il suono di un gong.Ma nell’attimo di semi-incoscienza che segue di solito un risveglioimprovviso, Bunate s’alzò con la testa chinata in avanti, come avevafatto per tutti gli anni della sua vita. Troppo tardi si rese conto che non aveva più niente da equilibrare.Oltrepassò con il piede il bordo della piattaforma, cadendo giù finoal greto del fiume, senza un fiato. Franco Lel l i

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A Z I EN DA O S P EDA LI ER AA Z I EN DA O S P EDA LI ER AS . C . d i N e f r o l

Dott. Maurizio StandoliDirettore Struttura Complessa di Nefrologia e Dialisi Azienda Ospedal iera “S. Maria” di Terni

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La Struttura Complessa di Nefrologia e Dialisi dell’Azienda Ospedaliera di Terni,diretta dal dottor Maurizio Standoli, è un centro di riferimento nel territorioregionale ed extra regionale per le patologie renali di interesse medico, che negliultimi anni hanno registrato un forte aumento. La struttura si occupa della diagnosie della cura dell’insufficienza renale, cronica e acuta e di tutte le nefropatie che adessa conducono. Per tutte le patologie renali, accanto alla S. C. di Nefrologia e dialisiopera la Struttura Semplice Dipartimentale di Nefrologia ambulatoriale, di cui èresponsabile il dottor Gianrenato Nori, che si occupa unicamente dell’attivitàambulatoriale.Nel reparto di degenza, composto da 8 posti letto distribuiti in 4 stanze, sonoammessi i pazienti affetti da: nefropatie mediche che richiedono provvedimentidiagnostici o terapeutici non praticabili in regime ambulatoriale, complicanzecliniche derivanti dall’insufficienza renale o secondarie al trattamento dialitico,altre complicanze renali causate da ipertensione arteriosa e diabete mellito,nefropatie metaboliche o congenite ed ereditarie. Oltre all’assistenza ai degenti allaS. C. di Nefrologia e dialisi si fa carico di eseguire consulenze mediche presso lealtre unità operative del presidio ospedaliero e svolge anche attività ambulatoriale.Dialisi extracorporeaLa struttura ad oggi è costituita da un Centro dialisi per dialisi extracorporea oEmodialisi (terapia fisica sostitutiva della funzionalità renale che prevede che ilsangue venga estratto dal paziente, filtrato con una membrana semipermeabile epoi reintrodotto) con 25 posti tecnici accreditati per il trattamento dei pazienti affettida uremia cronica o da insufficienza renale acuta. Le postazioni sono costituite daletti bilancia dotati di apparecchiature di ultima generazione che permettono oltreall’emodialisi convenzionale, ulteriori tecniche di supporto di avanguardia quali ladialisi ad alti flussi, l’emodiafiltrazione e la bio-filtrazione senza acetato. L’uso di materiali altamente bio-compatibili e periodici controlli di qualitàgarantiscono la totale sicurezza e la personalizzazione del trattamento dialitico alfine di migliorarne i risultati clinici. Il Centro è in grado di trattare con tecnicheintermittenti o continue, pazienti affetti da insufficienza renale acuta degenti pressoaltre unità operative: terapia intensiva cardiologica e rianimazione. Opera sei giornia settimana su due turni, con un rapporto di un infermiere ogni tre pazienti, la nottee la domenica in reperibilità, su chiamata. Dialisi PeritonealeIl centro è inoltre dotato di una sala ambulatoriale dove viene eseguito l’addestramentoalla metodica manuale (CAPD) o automatizzata (APD), da praticarsi nelle orenotturne presso il domicilio del paziente. I controlli di routine vengono effettuaticon frequenza mensile. In caso di necessità è garantito il contatto con il CentroDialisi Peritoneale o per problemi tecnici tramite numero verde del servizio assistenza.L’attività ambulatoriale si articola in:Ambulatorio di nefrologia generale, ove afferiscono tutti i pazienti inviati per primavalutazione da altre strutture sanitarie o medici di medicina generale e quelli infollow-up per nefropatia cronica. Viene inoltre effettuata attività strumentale dimonitoraggio per ipertensione arteriosa, e calcolosi renale. È inoltre attivo un servizio distretta di collaborazione con la S. C. di Diabetologia per il follow up dei pazienti.Ambulatorio per uremici ed educazionale predialitico, dove vengono indirizzatipazienti con insufficienza renale avanzata con un iter di progressivo avviamento allaterapia dialitica extracorporeaAmbulatorio trapianti dove vengono seguiti i pazienti trapiantati in altri centri equelli in lista di attesa per trapianto renaleAmbulatorio dialisi peritoneale, dove vengono seguiti i pazienti in dialisi peritoneale.

Storia della Dialisi di Terni La storia dell’Emodialisi di Terni risale al 1967,quando il prof. Aldo Pauselli progettò la creazione diun centro dialisi a Terni, il primo in Umbria, seguendol’esperienza dialitica sperimentale della Clinica urologicadi Roma diretta dal Prof. Ulrico Bracci. Furono inviatiper l’addestramento il dott. Giovanni Lotti e il dott.Marcello Camorani, del personale medico del repartourologico di Terni e, l’anno successivo, il dott. GiampaoloMatocci, che si recò anche presso il Centro trapiantidiretto dal prof. Cortesini e quello del PoliclinicoGemelli diretto dal prof. Castagneto. L’addestramentodurò due anni e coinvolse anche cinque infermieri delreparto urologico di Terni destinati a restarepermanentemente nel reparto dialisi.Agli albori della dialisi, in questi centri si effettuavadialisi attraverso reni artificiali costruiti artigianalmentein loco dagli infermieri. Erano i cosiddetti “Kill” (dalnome del loro inventore), costituiti da un sistema diun foglio di cellophane su supporti di bronzo (“Renia piastre”). Il sangue circolava tra due fogli dicellophane e il liquido di dialisi tra una piastra el’altra, consentendo lo scambio di sostanze tossichetra il sangue e il liquido di dialisi (preparato manualmenteaggiungendo all’acqua demineralizzata i diversi saliminerali).Nel 1971 venne inaugurato il Centro dialisi di Ternisotto la responsabilità del dott. Giampaolo Matocci.È il periodo di un nuovo e più moderno tipo di reneartificiale denominato “Canister”, cui segue l’invenzione(ad opera degli italiani Cimino e Brescia) dellaFistola Arterovenoso (FAV) per il prelievo del sangue

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S A N TA M A R I A D I T ER N I S A N TA M A R I A D I T ER N Il o g i a e D i a l i s i

Équipe S.C. di Nefrologia e dialisiDirettore: Dott. Maurizio StandoliPersonale Medico: S.S. Degenza Nefrologica Dott. Carlo Magarini, Gestionedel percorso del trapianto renale Dott.ssa Nadia Albasini, Medico in formazioneDott.ssa Francesca TrivelliPersonale Infermieristico: A. Angeli, G. Annibali, G. Barcherini, A. Bastoni,P. Galeazzi, C. Gelosi, M. R. Lanzi, G. Minchella, C. Picchioni, G. Picchioni,M. Laoreti, F. Desideri, C. Giovannini, L. Grillini, R. Melone, E. Nardi,M. Oddi, V. Proietti, M. Zagaglioni, G. Massoli, L. B. Pricop, N. Chipilova,S. Santucci, L. Pasqualetti, P. Papaianni S.S.D. Nefrologia ambulatorialeResponsabile: Dott. Gianrenato NoriPersonale Infermieristico: A.M. Ceccarelli (coordinatrice), L. Pasqualletti,(ambulatorio peritoneale), P. Papaianni (ambulatorio nefrologico)

Fotoservizio di Alberto Mirimao

del paziente (un accesso vascolare permanente edinterno che, mettendo in comunicazione l’arteriaradiale e la vena cefalica, andava a sostituire lo“shunt” esterno arterovenoso) e della FAV protesicasintetica. Solo verso la metà degli anni ‘90 le protesidivennero biologiche, utilizzando ad esempio l’ureterebovino. Inoltre, poiché con l’aumentare dell’età mediadei pazienti e la perdita progressiva del patrimoniovascolare diveniva impossibile effettuare la FAV, pereseguire il trattamento dialitico venne sviluppandosil’utilizzo di cateteri vascolari sempre di piùbiocompatibili, che attualmente si usano in modopermanente previo inserimento nella vena giugulare. Sin dalla sua attivazione il Centro Dialisi di Terni ebbeuna grande affluenza di pazienti umbri ed anche extraregionali, con provenienza prevalente dal Sud Italia. Il primo centro dialisi venne costruito nel vecchioOspedale di Corso del Popolo e contava tre reni artificiali.Nel 1973 fu trasferito a Colle Obito, con otto reniartificiali distribuiti in tre stanze.Nel 1986 fu trasferito nell’attuale sede, cambiandocompletamente la tecnologia dialitica attraverso lacentralizzazione della distribuzione dell’acquademineralizzata con l’utilizzo di singoli reni artificialimoderni e filtri di nuova generazione: filtri capillari efibre parallele. Negli stessi anni, sotto la direzione deldottor Matocci, venivano istituiti anche altri due centrinella provincia di Terni, uno all’ospedale di Amelia(1982) e uno all’ospedale di Orvieto (1984).Un ruolo a parte ebbe la dialisi peritoneale in rapportoall’evoluzione tecnologica. I primi tentativi furonofatti nel 1971 adoperando stiletti rigidi che venivano

inseriti in addome ogni volta che si doveva effettuare il trattamento dialitico e poitolti a fine dialisi. La svolta importante fu quando poterono essere utilizzati cateterimorbidi che venivano inseriti in modo permanente in addome con un piccolointervento chirurgico. Questo tipo di dialisi si può effettuare a casa del pazienteessendo un metodica semplice e di buona efficacia.Dati di attivitàOgni anno vengono effettuate circa 14.000 Emodialisi, di cui 1.200 in urgenza perpazienti acuti o cronici scompensati; n. 6.500 circa di Dialisi peritoneale di cui 300in urgenza per pazienti acuti o cronici scompensati; 1.500Visite nefrologiche; 150Ecografie e/o ECD renali (ricoverati o in follow-up nefrologico); 210 ABPM(interni ed ambulatoriali); oltre a Biopsie Renali e Biopsie chirurgiche grassoperiombelicale per ricerca amiloide.Tutta questa mole di attività viene effettuata in collaborazione con altre struttureospedaliere tra cui la Chirurgia Vascolare, la Chirurgia generale e d’urgenza, laRadiologia. La struttura, inoltre, si avvale del contributo dei volontari dell’ANED(Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto) che svolgono unaincessante attività di sensibilizzazione, prevenzione e informazione sulle malattierenali, la dialisi e il trapianto.Il potenziamento nel 2014Dopo una complessa fase di elaborazione progettuale il Centro di Nefrologia e Dialisidi Terni è prossimo all’avvio di un’importante opera di ristrutturazione ambientalee tecnologica, che nel corso del 2014 lo porterà ad essere al livello degli standardattualmente richiesti per l’assistenza a patologie di grande rilevanza clinica e sociale.

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Esci da questo blog!

In questi giorni è impossibile non parlare di due argomenti principali:politica e Sanremo.Non so voi, ma io sono rimasta decisamente allibita quando un miocompagno di classe, tenendo in mano il cellulare, ci ha detto:Ragazzi, c’è Renzi al governo!Che sia un periodo non proprio facile lo avevamo come intuito, maquesta sensazione di instabilità continua si è accentuato (nonostantein molti non riusciamo nemmeno a capirecosa ci rimane da fare a fine giornata,dopo 14 ore di corse da una parteall’altra!) e con queste continue salite alColle la situazione non accenna a migliorare,specie se poi si ascoltano con attenzionele dichiarazioni che i nostri politicicontinuano a rilasciare, l’una in chiarocontrasto con l’altra.Mentre il Festival della canzone italianacontinua a imperversare con le sue notiziee finte notizie da un lato e dall’altro delweb, i nostri destini come Paese vengonodecisi da persone di cui non sono più certadi fidarmi più di tanto, a dirla tutta.Che si chiamino Renzi o che si chiaminoGrillo, il dibattito andato in streaming trai due non è esattamente quello che miauguravo di vedere e ascoltare da giovanecittadina italiana ancora indecisa sulla possibilità di rimanere in patriao fuggire alla ricerca di una civiltà diversa e, magari, migliore, dove

crescere e farmi le ossa, per poi tornare autoimmune al suolo natìo.Tra musica e politica è chiaro quale sia il mio campo, ma in questoperiodo non riesco a non rimanere sempre più allibita da quello checontinua a succedermi attorno, sia su un fronte che sull’altro.Mentre al Colle salgono proposte di Governo che non so fino a chepunto saranno risolutive, sul palco dell’Ariston salgono artisti cheammiro per il loro percorso, ma che, con queste due canzoni a testa,mi deludono profondamente, così come mi deludono profondamentei direttori artistici del Festival che li hanno scelti. Ma possibile mai?

Non dovrebbe essere il Festival dellaCANZONE italiana? Su quel palcoappaiono, continuamente, ricordi dei beitempi andati; omaggi alle grandipersonalità che furono (e che purtropponon sono più!) ma canzoni che, a partequalche ovvia e rara eccezione, lascerannoil tempo che trovano, senza creare glisconvolgimenti che tutti si auguravano.Un curioso parallelo quello tra il Festivale quello che sta accadendo sul Colle esotto… curiosamente triste, oserei dire.La primavera sta finalmente ritornando ec’è solo da augurarsi che insieme allosbocciare dei fiori ci sia anche per l’Italial’opportunità di tornare a fiorire,sbocciando insieme alle migliaia ditalenti in gemma che non hanno modo,spazio e mezzi per rendere questo posto

più bello, più positivo e, soprattutto… più profumato.Chiara Colasanti

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ormai inutili: sembra che solo ora si renda conto dello smisuratoamore della donna nei suoi confronti, di come ella lo adori, di quantosia in grado di fare per lui. Tardi. Lacrime di coccodrillo, diremmonoi nella nostra ottica disincantata. Fatto sta che il Fato, la sorte chenella mentalità greca era superiore agli dèi stessi, ancora una voltasorride ad Admeto: per caso, capita nel palazzo Eracle, che, fraun’impresa e l’altra, chiede di essere ospitato a Fere. Quando l’eroeviene a sapere dell’accaduto, si precipita alle porte dell’Ade,l’oltretomba e, dopo aver combattuto con la Morte stessa, riesce ariottenere la donna.

Alcesti torna al palazzo. Muta. Eracle afferma che dopo tre giornisarà possibile effettuare un rito che la stacchi definitivamente dalregno dei morti, cui è stata consacrata. Certamente Euripide, ildrammaturgo greco più famoso che abbia mai messo in scena unatragedia su Alcesti, ha creato una situazione finale di questo tipo perenfatizzare il mistero di questa sorta di resurrezione della donna edevitare dialoghi scontati, ma questa catalessi mostra soprattutto il

distacco che c’è fra i due, fra un Admetovigliacco, egoista, attaccato meschinamentealla sua vita ed una Alcesti eroica, splendentenel suo supremo e meraviglioso sacrificio.L’Alcesti del Simposio, i cui gesti suscitanonegli dèi una tale ammirazione che Persefone,regina degli Inferi, le consentì di ritornaredal marito senza neanche l’intervento diEracle. L’Alcesti di Frinico, la cui protagonista,si dice, era tanto nobile da ispirare lo stessoEuripide. Alcesti è il luminoso esempio di amoreincondizionato, davanti al quale gli eroi greci,primo fra tutti Orfeo, che pretese di resuscitarela sua sposa defunta, Euridice, senza nullarischiare, fallendo, sono delle nullità. “Imbelle,

citaredo qual era”, secondo Platone, a dispetto della mentalità essenzialmentemaschilista dell’epoca. Perché quale sacrificio è più disinteressato diquello dell’amante che, nel salutare l’amato per il quale rinuncia allavita, non rinfaccia l’amore non adeguatamente ricambiato, non sottolinea lagrandiosità della propria abnegazione, ma dice semplicemente:“rallegrati, stai bene”. Chair. Maria Vittoria Petriol i

Chair. Nella tragedia di Euripide, è l’ultima parola di Alcestirivolta a suo marito, Admeto, prima di morire al suo posto, estremosacrificio d’amore. Chair è il classico saluto greco, ma letteralmentesignifica “rallegrati”.

Alcesti era una principessa di Iolco,nella Grecia centro-orientale. Suo padre,Pelia, aveva stabilito che l’avrebbe sposatacolui che fosse stato capace di aggiogare allostesso carro un leone ed un cinghiale. Admeto,re di Fere, vi era riuscito grazie all’aiuto deldio Apollo, costretto da Zeus a servire costuia causa di uno sgarbo del figlio Esculapio, edunque, senza ovviamente sentire il pareredella giovane Alcesti, come si facevaall’epoca, i due si sposarono. Poi, un giorno,Thanatos, la Morte, arrivò a Fere per portarevia Admeto. E ancora una volta Apollo loaiutò, permettendo che qualcuno morisse alposto del re. Nessuno si offrì, neanche i suoigenitori: “cara è la luce del sole, carissima”,disse suo padre Ferete, tutt’altro che disposto ad immolarsi.

Ma alla fine Alcesti si offre: innamorata per caso di un uomo chenon ha scelto, quintessenza della devozione, non appena viene asapere di come sia possibile salvare suo marito, si fa preparare unveleno e muore fra le braccia di suo marito, circondata dai figli e daiservi in lacrime. Solo allora Admeto le rivolge commoventi parole

ALCESTI

Mitico e mitologico: personaggi e storie

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Uniche infatti sono le possibilità offerte dallo “strumentoacqua”, che agisce contro la forza di gravità (principio di

Archimede), e consente al corpo dimuoversi in assenza di peso: questodetermina una maggiore facilità amuoversi quando per esiti traumatici,per deficit neurologici o dopo chirurgiaortopedica sarebbe impossibile odannoso caricare il peso reale suipropri arti. Il risultato è una diminuzione dellostress e del carico sull’apparatomuscolo scheletrico che facilital’esecuzione di movimenti in assenzadi dolore.

La resistenza offerta dall’acqua ègraduale, non traumatica, distribuitasu tutta la superficie sottoposta amovimento, proporzionale alla velocitàdi spinta e quindi rapportata alle capacità individuali di ognipersona. L’effetto pressorio dell’acqua, che aumenta con la profondità,esercita un benefico effetto compressivo centripeto sul sistemavascolare, normalizzando la funzione circolatoria e riducendoeventuali edemi distali. Tale effetto è ampliato nel Percorso Vascolare Kneipp dovesi alterna ciclicamente il cammino in acqua calda e fredda.

Inoltre la temperatura dell’acqua, più elevata (32° - 33°)rispetto alle vasche non terapeutiche, permette la riduzionedello spasmo muscolare e induce al rilassamento. Per questoil paziente si muove meglio e la muscolatura appare più elastica.La riabilitazione in acqua è utile e proponibile a tutti, daibambini agli anziani; per potervi accedere non occorre essereesperti nuotatori è sufficiente un minimo di acquaticità.

Con la riabilitazione in acqua è possibile non solo ristabilirele migliori funzionalità articolari e muscolari dopo unincidente, ma anche eseguire delle forme di eserciziospecifiche per prevenire la malattia o per curare sintomatologiecroniche come la lombalgia.Tali esercitazioni sono particolarmente indicate per queisoggetti in forte sovrappeso con difficoltà di movimentolegate ad obesità, ad artriti, a recenti fratture o distorsioni.Nella maggior parte di questi casi si registra un nettomiglioramento del tono muscolare e dei movimenti articolaridopo un adeguato programma terapeutico. Il paziente, seanziano, acquisisce in tal modo un maggiore controllomotorio che, migliorando l’equilibrio, allontana il rischio dicadute e rallenta il declino funzionale legato all’invecchiamento.

La riabilitazione in acqua è particolarmente indicata in:- esiti di fratture - distorsioni, lussazioni - patologie alla cuffia dei rotatoridella spalla

- artrosi dell’anca e delle ginocchia - tonificazione muscolare in preparazione all’intervento chirurgico

- mal di schiena (lombalgia, sciatalgia, ernia ecc.)

- para paresi spastiche- esiti di interventi neurochirurgici- esiti di ictus- esiti di lesione midollare- disturbi della circolazione venosa

- Riabilitazione in acqua- Rieducazione ortopedica- Riabilitazione neurologica- Rieducazione Posturale Globale- Onde d’urto focalizzate ecoguidate- Pompa diamagnetica- Tecarterapia

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A t e n e o e d i n t o r n i

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Sabato 01 Corso di lingua Araba Docente Lakrad El Hassania ore 10:00Lunedì 03 Ateneo per tutte le etàAteneo per tutte le età ore 17:00

Loretta Santini Archeologia nel nostro territorio; Gianna Tei L’arte altomedioevale; Pietro Rinaldi Le risorse del nostro territorio

Giovedì 06 Corso di lingua Cinese Docente Eduardo Tobia ore 17:00Venerdì 07 Proporzione Aurea 1 ore 17:00

Giampiero Raspetti - Da Fidia all’Irrazionale, passando per la

Gioconda, i girasole, le rose e le galassie

Sabato 08 Corso di lingua Araba Docente Lakrad El Hassania ore 10:00Lunedì 10 Ateneo per tutte le etàAteneo per tutte le età ore 17:00

Sauro Mazzilli Grecia classica; Marcello Ricci L’etica laica e razionalista di Democrito; Giampiero Raspetti Babilonia

Giovedì 13 Corso di lingua Cinese Docente Eduardo Tobia ore 17:00Sabato 15 Corso di lingua Araba Docente Lakrad El Hassania ore 10:00Sabato 15 Esperienza in Mali Relatore Leonardo Paoluzzi ore 17:30Lunedì 17 Ateneo per tutte le etàAteneo per tutte le età ore 17:00

Giovanna Giorgetti Cibo e Medicina: un'antica indissolubile relazione;

Vittorio Grechi L’atomo; Vincenzo Policreti Chi crede di essere Napoleone è sempre pazzo?Martedì 18 Assemblea dei soci ore 17:00Mercoledì 19 La nuova patente di guida Europea ore 17:30

Relatore Antonio SpagnoloGiovedì 20 Corso di lingua Cinese Docente Eduardo Tobia ore 17:00

Venerdì 21 Cultural Cabaret 7 ore 21:00Loretta Santini, Francesco Neri, Maria Vittoria Petrioli, Martina Salvati

Sabato 22 Corso di lingua Araba Docente Lakrad El Hassania ore 10:00Lunedì 24 Ateneo per tutte le etàAteneo per tutte le età ore 17:00

Pierluigi Seri Lo sport nell’antica Grecia; Marcello Ricci I sofisti come primi intellettuali laici; Giampiero Raspetti La nascita del numero

Martedì 25 I miti basati sui falsi storici ore 18:00Introduce Rosario Murro Presidente Magna Grecia Viva;

Pierluigi Rainone Il mito nella storia; Salvatore Giovanni Zofrea I falsi storici

Giovedì 27 Corso di lingua Cinese Docente Eduardo Tobia ore 17:00Sabato 29 Corso di lingua Araba Docente Lakrad El Hassania ore 10:00Lunedì 31 Ateneo per tutte le etàAteneo per tutte le età ore 17:00

Loretta Santini Il Medio Evo - Rocche e castelli; Marcello Ricci Socrate padre della laicità moderna; Paolo Leonelli Prime abitazioni

Ogni Mercoledì Corso di bridge Leonardo De Merulis ore 21:00

Ogni Giovedì Corso di scacchi Sergio Rocchetti ore 21:00

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Accordo di programmaConi - Consorzio di Bonif icaTevere Nera

Siglato l’accordo tra il Coni Umbria ed il Consorziodi Bonifica Tevere Nera per garantire, alleAssociazioni Sportive operanti nel territorio dipertinenza consortile, l’utilizzo dell’acqua perl’impiantistica sportiva (campi di calcio, piscineetc.), attingendola direttamente dai canali e dai fossi.Si vuol evitare in tal modo l’inutile spreco diacqua potabile, consentendo alle associazionisportive una forte riduzione di costi. Il Consorzio si impegna inoltre, nell’ambito delleproprie competenze, a garantire la promozionedello sport lungo il fiume Nera ed i corsi d’acqua,in particolare per la canoa, il rafting e la pescasportiva.Presenti alla firma c’erano il Presidente del Coniregionale dell’Umbria Domenico Ignozza, ilDelegato provinciale del Coni di Terni StefanoLupi, che è stato il promotore dell’accordo diprogramma, il Commissario Straordinario delConsorzio di Bonifica Tevere Nera VittorioContessa ed il Direttore Carla Pagliari.Il Commissario Straordinario del ConsorzioVittorio Contessa ha precisato: con questo accordoci impegneremo a garantire alle Associazioni che gestiscono impianti sportivi situati in prossimità dei nostri canali, l’utilizzo dell’acqua. Questa iniziativa rientra nell’intensa campagna di sensibilizzazione verso l’ambiente e l’utilizzo serio e corretto delle risorse idriche. Non tutti i cittadini conoscono l’intensa attività del Consorzio, ha aggiunto il Direttore del Consorzio Carla Pagliari. Siamo felici di mettercia disposizione dello sport, valorizzando le acque del fiume Nera, autentico motore della città, che vorremmo valorizzare anche promuovendole attività sportive.Artefice dell’innovativo accordo è stato il Delegato provinciale del Coni di Terni Stefano Lupi che non ha nascosto la soddisfazione per ipossibili sviluppi dell’iniziativa. È un accordo all’avanguardia in campo nazionale, che coniuga la promozione dello sport al rispetto etutela dell’ambiente, ha spiegato Lupi. Il nostro territorio è ricchissimo di canali che vanno conosciuti e sfruttati per le loro enormipotenzialità. Questo Accordo di programma vuol esaltare il binomio sport e natura in relazione al fiume ed all’acqua. Promuoveremo anche a Terni il progetto regionale “Amico Fiume” che porterà molti sportivi ad interagire con il corso d’acqua piùimportante della nostra città: il fiume Nera. Il protocollo -ha commentato il presidente del Coni regionale Domenico Ignozza- speriamo rappresenti un primo passo verso intese anchecon gli altri consorzi umbri. Si tratta di un enorme beneficio per le associazioni sportive del territorio, i cui costi delle bollette idriche spessosono molto rilevanti. Riteniamo poi che lo sport debba porre la massima attenzione all’ambiente.

L’impiantistica sportiva utilizzerà l’acqua dei canali

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L a T r a d i z i o n eL a T r a d i z i o n eCom’era possibile registrare un matrimonio tra due cittadini dello stesso comune senza specificareperché la sposa fosse priva di documenti? La risposta è stata trovata nell’archivio parrocchiale, nascostain un cigolante cassetto. Il parroco dell’epoca, in un latino burocratico e pieno di abbreviazioni,certificava (avendo solo Dio come testimone) che il 21 febbraio 1879 aveva battezzato una bambinaspuria, cioè illegittima (scegliendo la più asettica interpretazione del vocabolario latino-italiano), legittimatadal susseguente matrimonio contratto dai genitori il 5 maggio dello stesso anno. L’infanta era nata indata 16 febbraio 1879 alle ore 6 antimeridiane da Antonio e Adriana che le avevano imposto il nome diMaria Francesca. È evidente che il venerabile Arciprete riportò le suddette notizie, in bella copia, nelregistro dei Santi Battesimi, solo dopo che i genitori avevano regolarizzato la loro unione di fronte aSanta Madre Chiesa. È altresì chiaro che diciannove anni dopo il 1860 c’erano ancora persone checontinuavano a servirsi del sacerdote per le nascite, i matrimoni e la morte, come sempre avevano fattoper circa un millennio, snobbando Mazzini, Garibaldi, i patrioti, Vittorio Emanuele Secondo, il Comunee infischiandosene delle leggi del non più neonato Regno d’Italia. I Patti Lateranensi, insieme con altrecosette, sanarono questo contrasto. Anche oggi, dopo tanti anni e due guerre mondiali, una gran partedel popolo ignora le leggi fondamentali dello Stato Italiano. Basta dare uno sguardo alla Rete perrendersene conto. L’Italia è quasi fatta, gli italiani ancora no. Vittorio Grechi

Il Caso, la Storia, la Tradizione

I l C a s oI l C a s oDue cugini italo-ameri-cani, discendenti daBenedetto e Maria, unacoppia italiana emigratanegli USA nei primi annidel ‘900, dopo un silenzioultra quarantennale, cheaveva fatto temere il peggio,ritrovano i loro parentiitaliani da parte dellaloro bisnonna. Tutto ha origine dal desi-derio di fare un viaggioorganizzato in Italia e didedicare un giorno interoa conoscere buona partedella parentela e vedere iluoghi dai quali i lorobisnonni erano partiti incerca di un futuro migliore.Un problema era che ilbisnonno, del quale por-tavano il cognome,sembrava non avesseconsanguinei. Con unpo’ di fatica e di fortunainvece anche i discen-denti dei fratelli dell’avosono stati trovati.

L a S t o r i aL a S t o r i aLe ricerche fatte negli archivi del comune ove erano nati i futuriemigranti, davano questo risultato: Benedetto, all’età di trenta annisposa Maria il 4 marzo 1897. Nel registro delle nascite non c’ètraccia della sposa, della sua data di nascita e della sua paternità. In compenso si trovano registrate varie scenette inaspettate. La più comune è la seguente, più volte ripetuta, ovviamente consoggetti diversi: di fronte al sussiegoso impiegato, rappresentantedel comune e del neonato Regno d’Italia, si presenta un uomoaccompagnato da due testimoni (in più casi sempre gli stessi,deambulanti nei pressi del Municipio, in attesa di testimoniarequalsiasi cosa in cambio di un mezzo litro di vino). L’uomo dichiara le sue generalità e afferma di essere divenutopadre di un figlio di sesso mascolino, ieri alle ore 9. E la madre?Chiede l’imperturbabile impiegato. La madre non vuole esserenominata, risponde serenamente il neo papà. E il solerte funzionariotrascrive integralmente quanto gli viene detto. Da notare il passaggioveramente epocale: dalla madre sempre certa dei latini si passa allamadre ignota del novello Regno d’Italia!

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Parlare del vento è come parlare della primavera; è lui cheannuncia il passaggio dal freddo invernale alla fresca primavera,alla Rinascita. Sì, la rinascita poiché tutto nel mondo dellanatura parla questo linguaggio; dalle piante che mettono legemme, la mimosa che ci dà il suo giallo stupendo, il pescocon il suo rosa delicato, il mandorlocon il bianco immacolato... insommase tutto intorno a noi si risveglia forsedovremmo farlo anche noi, ma perfarlo dovremmo essere pronti sia sulpiano fisico che mentale. Il lungo inverno anche se non troppofreddo quest’anno, ci ha costretto aduna alimentazione un po’ più pesanterispetto al resto dell’anno e, come midicono molti pazienti, è stata colpa delNatale (anche se io aggiungo che sonopassati alcuni mesi). In realtà l’inverno vuole necessariamenteche la nostra alimentazione sia più ricca soprattutto anche inconsiderazione della nostra cultura ternana sia del maiale chedel ben condito. Quindi per rinascere ed essere in armoniacon la stagione e far ripartire i nostri organi abbiamo bisognodi rivedere la nostra alimentazione, con scelte adeguate e chesi rifanno ai prodotti del territorio e della stagione. L’astenia primaverile è ben nota a quei soggetti che non sipreoccupano di quanto stiamo dicendo e che, malgrado tutto,continuano con una dieta troppo invernale.

I l v e n t oBisogna infatti far ripartire il fegato che con il suo verde (bile)deve sintonizzarsi con il verde stagionale e fare in manieratale che il polline, incolpevole delle allergie primaverili, nonrappresenti più un nemico da combattere strenuamente contutti i mezzi, compreso il cortisone, ma rappresenti l’occasione

del cambiamento in tutti i sensi, a partiredall’alimentazione e dalla riduzionedell’aggressività latente. Non sono poche le persone allergiche(in aumento ogni anno) come nonsono poche quelle che lamentanofastidio per il vento. Alcune addirittura vanno incontro acrisi cefalalgiche, con emicrania ogenericamente mal di testa e a benvedere e ricercare le cause, il vento èsempre l’elemento scatenante. Quindi possiamo dire: il vento, laprimavera, il verde, il fegato, i muscoli,

la cefalea... creando così una sorta di equazione energeticache ben ci fa comprendere come alla base del nostro equilibriosalute/malattia, ci sta non solo una componente puramentebiologica ma qualcosa d’altro che va indagato e compreso.Un rimedio banale che consiglio a tutti in primavera è ilCynara scolymus ovvero il carciofo sia in estratto che comepietanza, al fine di ripulire il fegato e fare la ripartenza. Buon appetito! Dr. Leonardo Paoluzzi

Medico chirurgo - Esperto in agopuntura e fitoterapia

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sciolti o di natura calcarea, ciottolosi, tendenzialmente aridi, adun’altitudine che può andare dai 250-300 metri sino ai 900-1000.

Il tartufo bianco è ancor più raro e pregiato. Il nome scientifico èTuber Magnatum PicoLa zona di produzione può essere individuata nell’alta Valle del Te-

vere, nell’EugubinoGualdese e nell’Orvie-tano.Giunge a maturazioneda ottobre sino a tuttodicembre, ma in zoneparticolarmente riparatedal gelo si può tro-vare sino a tutto il mesedi gennaio.Vegeta ad una profon-dità superiore rispettoad altri tartufi. Predi-lige il rapporto con al-cune piante superioriquali il pioppo, il salice,l’albanella, pur vivendoin simbiosi con nume-rose altre piante quali laquercia, il cerro e il car-pino e preferisce i fossifreschi, le anse bo-scose dei fiumi, i ver-santi più interni e

profondi di colline calanchifere.Il fascino del tartufo bianco ha molte componenti: il profumo acuto,inconfondibile e assoluto, la grandezza e la forma, che deve esserela più regolare e arrotondata possibile; il sapore ineguagliabile chesi esprime al meglio servito crudo senza bisogno di salse o di con-dimenti. La grandezza può variare da quella di una piccola noce a quella diun grosso arancio e si presenta in forma subsferica variamentearrotondata con corni emergenti. Ha il peridio o scorza non verrucosama liscia, di colore giallo chiaro o verdicchio, e gleba o polpa dalmarrone al nocciola più o meno tenue, talvolta, quando la piantacon la quale vive in simbiosi è un tiglio o una quercia, essa è rosa,tendente al rosso vinaccio, con venature chiare fini e numerose.Emana un forte profumo gradevole.

La polpa è attraversatada numerose, sottili,nervature bianche ser-pentiformi (sono i fascimiceliari).Il tartufo bianco si servetagliato a fettine sottilis-sime con l’apposito stru-mento. Per il suo aromapiù deciso si esalta mag-giormente su piatti sem-plici, caldi che ne fannorisaltare l’aroma.

Non va in ogni casodimenticato che anche aferragosto la generosaterra umbra invitaall’assaggio del menoconosciuto, ma nonmeno gustoso e saporito,Tuber aestivum (lo Scor-zone). Pietro Passeri

IL TARTUFO UMBROUn tesoro profumato

Cos’è il tartufo e come si riproduceIl tartufo è un fungo che in milioni d’anni d’evoluzione (c’è chi diceche sia una delle prime forme di vita vegetale comparsa sulla terra)ha scelto l’habitat ipogeo (sotto terra) per difendersi dai pericoli delclima e dagli animali.Questo fungo se ne sta protetto sotto terra, nel più stretto anonimato,finché le sue spore(ovvero i segmentiriproduttivi, paragonabiliai semi delle piante) nonsono perfettamentemature; solo a questopunto emana il suocaratteristico profumo,molto aromatico, che hail compito di richiamaregli animali che, man-giandolo, ne facilitano ladiffusione e di conse-guenza la riproduzione.La raccolta avviene soloin determinati periodidell’anno, cioè a sporemature, e con l’ausiliodei cani (una volta siusavano anche i maiali)onde evitare un inutilezappamento del terrenoche comprometterebbe ilprezioso micelio, uncomplesso sistema di filamenti sotterranei che vive in simbiosi coni peli radicali delle grandi piante verdi del bosco. Il corpo fruttifero deve essere estratto in perfette condizioni dimaturazione: l’esemplare acerbo, anche se più pesante e quindi economicamente più appetibile manca totalmente di profumo.

Il tartufo umbroTartufi per tutte le stagioni, oltre ai tartufi bianchi ed al tartufo neropregiato di Norcia, esistono in Umbria almeno altre sette/otto speciedi tartufi capaci di sedurre il nostro palato per tutto l’anno.L’Umbria, con il suo dolce paesaggio collinare di cui il boscocostituisce una parte predominante, è un’immensa tartufaia.Il Tartufo Nero Pregiato umbro (Tuber Melanosporum Vittadini) èla qualità prevalente. Matura da novembre a marzo; la sua area didiffusione comprendetutti i territori che fian-cheggiano il corso delNera, del Corno e delSordo, le mezze costedelle montagne spoletine,i monti martani, i montidi Trevi e il Subasio. La sua grandezza puòvariare da quella di unanoce per arrivare ad unamela o un’arancia. Lascorza è nerastra o diret-tamente nera e rugosa.La sua polpa (e questo èil carattere distintivo) èdi colore nero-violaceo,attraversata da sottilivene di colore biancoche ai lati prendonocolorazioni bruno-ros-seggianti. Questa specieè presente nei terreni

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modo di vedere il mondo, o di vivere la vita. L'amore si nutre di sensazioni, di emozioni, di lacrime e risate, diparole dette ed altre nascoste, di bugie e incomprensioni, di lezionie di sbagli.

C'è tutto questo fra Theodore eSamantha, fra il cervello e ilprogramma, fra il reale e il virtuale,fra il corpo e lo spirito: alla fine ditutto, è una grande storia d'amore. Raccontata con una maestria ingrado di strappare l'applauso: dallafotografia, fatta essenzialmente diprimi piani, dai colori caldi erilassanti, alla colonna sonora, comesempre misurato ed essenzialecontrappunto alle azioni e alle parole.Phoenix ci regala un personaggioche il cinema da tempo aspettava,

così tenero, dolce, semplice e al contempo complesso, che èimpossibile non amare, o sentire vicino. Sono i suoi occhi dietro lelenti, le sue giacche rosse, i suoi baffi, le sue risate a dare corpo aduna storia così intima da diventare universale.E, alla fine del film, quando quelle stupende luci sono sfumate nelnero, niente è più come prima, tutto è stato messo in discussione,ogni cosa ci appare diversa.Spike Jonze ci ha aperto gli occhi sul mondo.Fa male, per un po'. Come tutto quello che arriva al cuore.

Lorenzo Tardel laPer altre recensioni visitate il blog www.ilkubrickiano.wordpress.com

In un futuro non molto lontano, Theodore Twombly di mestiere scrivelettere d'amore per gente che non ha tempo (e voglia) di farlo. Ogni sera torna nella sua casa troppo vuota, parla in chat con dellesconosciute, gioca ai videogame. Finché non conosce Samantha, e se ne innamora, lentamente, passodopo passo, risata dopo risata, pianto dopo pianto. Ma non dimentichiamo che quelladi Her (come dice lo stesso sottotitolo)è una storia d'amore moderna:Samantha è solo una voce di unsistema operativo, un computer conun'anima e una testa. Ma soprattutto, con un cuore. Spike Jonze, quattro film all'attivo,e una lunga carriera negli spot evideo musicali, ha finalmenterealizzato l'opera della completa edefinitiva maturità artistica. È la più compiuta, complessa,densa delle storie che haraccontato, e per la prima volta il frutto di una sceneggiatura scrittasenza collaboratori.È una riflessione originale sul futuro dei rapporti umani, sul modo direlazionarsi, di comunicare, di provare emozioni. In un mondo in cui nessuno più trova il tempo, o sente il desiderio,di scrivere una lettera d'amore all'altra metà della sua vita, e paga unosconosciuto perché lo faccia al posto suo, viene del tutto naturalepensare di legarsi emotivamente ad una voce che esce da una cuffia,priva di un corpo, di mani, di capelli o di una bocca.Per un regista che ha saputo rendere sempre più sottile il confine frarealtà e fantasia, tra ciò che abbiamo di fronte e ciò che invece è solonella nostra mente, questa non è che l'ennesima dimostrazione di un

P r i m o P i a n oL E I d i S p i k e J o n z e

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È molto interessante vedere come alcuneespressioni che si inseriscono, apparentementea vanvera, nel linguaggio parlato e che sembrano

del tutto inutili, subiscano variazioni nel tempo. Variazioni apparentementealtrettanto casuali e arbitrarie, ma che, se guardate bene, in realtàdicono, sull’epoca in cui fioriscono, più di quanto si crederebbe.Negli ultimi cinquant’anni alcune delle espressioni dette per inciso,che più si sono avvicendate neidiscorsi, sono state, nell’ordine:1) Vero? 2) Cioè. 3) Come dire.Esempio: La frase: In Italia ogginon c’è abbastanza democraziaperché ognuno mena l’acqua al suomulino, una sessantina d’anni fapoteva suonare: In Italia -vero?-non c’è abbastanza democraziaperché ognuno -vero?- menal’acqua al suo mulino.Uno o due decenni dopo, l’espressionediventa: In Italia -cioè- non c’èabbastanza democrazia, perché -cioè- ognuno... ecc.Oggi suona così: In Italia non c’è,come dire, abbastanza democraziaperché ognuno, come dire, mena l’acqua al suo mulino.I tre incisi sembrerebbero ad una prima occhiata equivalenti nel lorosostanziale pleonasmo, ma in realtà non è affatto così.Il vero? ci parla di un’epoca in cui si affermavano e richiedevanocertezze. Alcune cose dovevano essere vere proprio perché altreerano false e tra le due categorie non v’era comunicazione: tertiumnon dabatur. C’erano stati il fascismo, la guerra, la resistenza e le categorie eranoimpermeabili: se eri fascista non potevi essere nella resistenza oviceversa; quest’affermazione era vera, quella contraria, falsa.Ma dopo le (cercate) certezze del dopoguerra il mondo si palesavaassai più complesso: si poteva essere compagni, però compagni che

sbagliavano, pensandola magari in certe cose come quelli di destra,ma rimanendo, pur sbagliando, compagni. Si poteva essere di destra, ma antifascisti. Si poteva perfino essere qualunquisti, pur desiderando determinatesoluzioni politiche. Inoltre queste categorie potevano essere usatedel tutto fuori contesto: un comunista poteva essere chiamato fascistaper come trattava i figli e così via.

Sorgeva quindi la necessità dispiegare sempre meglio cosa sidicesse ed ecco dunque sorgere ilcioè.Cioè che ci parla di un’epoca in cuispaccare un capello solo in quattronon bastava. I distinguo, le precisazioni, le prese didistanza erano necessarie alla vitaquotidiana.Le sinistre inoltre avevano lalocuzione nella misura in cui,semanticamente assai simile alcioè, ma più complessa, quasi adire che la realtà era tale solo nellamisura in cui lo era e non uncentimetro più in là. Altro che

vero? Di vero non c’era più niente. Cioè, niente o quasi.È forse questo sbandamento del pensiero a portarci oggi ad unalocuzione, esasperante per quanto è frequente: come dire? Fateci caso: la adoperano tutti, giovani e vecchi, belli e brutti, ricchie poveri. Perfino gli stranieri quando parlano un buon italiano eperfino il presidente Napolitano.Perché -come dire?- quando le idee sono pasticciate e la realtà è- come dire?- ampiamente ambigua, anche l’esprimerla -come dire?-in parole adeguate diventa difficile. Una vera e propria -come dire?- buccia di banana.

Vincenzo Pol icret i

C o m e d i r e . . .

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Alcuni colleghi medici mi tirano bonariamentele orecchie perché in un articolo ho sostenutoche non esistono al mondo scuole medicheche non vedano mai alcun risultato positivo.Mi obiettano che solo la nostra modernamedicina occidentale usa un metodorigorosamente scientifico, che solo talemetodo consente ad una medicina di

potersi chiamare tale, mentre qualunque tipo di terapia si basi sualtri presupposti, manca, in una cultura scientificamente avanzata,del diritto di essere definita “medicina”.Insomma, quella moderna occidentale è medicina, tutte le altre,antiche che possano essere, se non sono proprio fanfaluche, civanno comunque vicino.In effetti vi sono state, non solo recentemente,terapie pseudomediche, quando nonaddirittura truffaldine, di cui la scienza hadovuto far pulizia, spesso dolorosamenteostacolata da illusioni popolari create adarte. Non entrerò in dettaglio sui fatti, mail problema generale è indubbiamente serioe seriamente va affrontato.Va anzitutto riconosciuta una certaconfusione non tanto tra tecnici e addetti,ma nel popolo che, incompetente quanto sivoglia, è tuttavia il vero destinatariodell’atto medico, non servendo questo-dovrebbe essere ovvio, ma giova ricordarlo-destinato a dare prestigio a noi sanitari, bensì sollievo ai nostripazienti.Tanto per cominciare, occorre isolare tutte le tecniche saltate fuoridal cilindro di qualche prestigiatore il quale, da buon mago,davanti alle richieste di una verifica scientifica del suo metodo siarrocca dietro paroloni e tecnicismi, compendiabili in sostanza nelclassico “Il trucco c’è, ma non si vede”.Eliminare costoro dal mondo non solo scientifico, ma spesso anchelucrosamente commerciale, è sacrosanto, anche se ciò ha tuttaviaun impatto tremendamente penoso su chi da loro attendeva-magari a torto- salute, salvezza, vita.Completamente diverso tuttavia si fa il discorso quando siconsiderino non idee dell’ultima ora, ma scuole mediche conmigliaia di anni di pratica e di esperienza, empirica quanto si

vuole, ma consolidata quanto la nostra medicina moderna neppuresi sogna. Gli oltre cinquemila anni dell’esperienza di scuole come laMedicina tradizionale cinese o la Medicina ayurvedica, nonpossono non esimere ormai queste collaudate realtà da problemidi metodo. In base a quanto avveniva nel mondo antico sì, maraffinato e civile, a validare una scienza era il ripetuto e costantesuccesso, verificato su basi empiriche, dei procedimenti usati. Gli antichi medici cinesi, quando constatavano che un certoprocedimento aveva certi effetti con sufficiente regolarità,acquisivano la nozione che esso avesse davvero quegli effetti.Nella loro epoca essi non si chiedevano la formula capace di spiegareperché quella sostanza funzionasse, ma semmai di stabilire con la

maggiore esattezza come si dovesse farlafunzionare. Allo stesso modo i mastridell’imperatore Flavio tirarono su ilColosseo senza avere alcuna idea suicalcoli statici del cemento armato.L’agopuntura così nacque e così elaborò lapropria complessa scienza. Il fatto che danoi sia stata considerata ciarlataneria, finoa qualche decennio fa, dalla medicinascientifica, non va ad onore della stessa.Discorso analogo può probabilmente esserefatto per l’Omeopatia, che, in oltre tre secoli,ha invece elaborato rigidi protocolli disperimentazione, anche se su base empirica.Ma nella loro sostanziale mancanza di

apertura, gl’integralisti del metodo, sostengono che qualsiasirimedio non validato dal loro canone sia “acqua fresca”.Tuttavia recentemente Luc Montaigner -Nobel per la medicina-ha dimostrato che anche di acqua fresca esistono varie specie e,in particolare, che essa può conservare la memoria di particolaritrattamenti. In altre parole: che anche l’acqua fresca può divenireuna sostanza atta a modificare l’organismo: un farmaco.È pericoloso attestarsi su determinate acquisizioni ritenendo cheoltre ad esse non si possa andare. Viene in mente quel direttore dell’Ufficio brevetti di Parigi che,negli ultimi anni dell’ottocento, diede le dimissioni allegando chetutte le scoperte importanti erano state fatte e quindi il futuro nonpoteva più riservare novità diverse da quelle già brevettate.

Giovanna Giorgett i [email protected]

M e d i c i n a o M e d i c i n e ?

Le epatopatie ittirigene interferiscononotevolmente

sulla assunzione e sulla utilizzazionedegli alimenti e dei fattori nutritivi ecomplementari.Tutte le epatopatie ittirigene siaccompagnano ad inappetenza; l’ittero,specie se determinato da occlusionetotale delle vie biliari induce e determinal’insufficiente utilizzazione dei lipidi edei fattori liposolubili.L’alterata attività metabolica del fegatosi accompagna a grave perturbazione delmetabolismo e delle attività diutilizzazione degli aminoacidi.Nelle epatopatie ittirigene ènotevolmente compromesso ilmeccanismo delle vitamine liposolubili (Vit. A, Vit. K) e dellalattoflavina totale.Per quanto detto le direttive generali per la dieta delle epatopatie

Consigli nutrizionali nelle epatopatie

ittirigene dovranno consentire la somministrazione di una razionealimentare caloricamente sufficiente,dovranno prevedere la riduzione dellaquota lipidica, prevederanno lasomministrazione di proteine ad altovalore biologico in quantità sufficienti ariparare l’eventuale deficienza proteicadell’organismo, dovranno manteneresufficiente l’apporto vitaminico dellevitamine liposolubili.La dieta suggerita per un individuo dicirca 70 Kg dovrebbe essere costituita da2500 Kcal ripartite per il 73% (450 g) daiglucidi, per il 16% (100 g) dalle proteinee circa per l’11% (30 g) dai lipidi.L’elevato contenuto proteico (1,43 g diproteine per kg di peso corporeo) può

esplicare, nei limiti della funzionalità epatica, un’ottima attivitàepatoprotettiva con l’eccezione dell’insorgenza dell’encefalopatiaepatica. Lorena Falci Bianconi

EPATOPATIE ITTIRIGENE

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Il segreto che tutti, uomini e donne, per un look sempre naturale vorrebberoconoscere risiede in un trattamento all’ossigeno iperbarico.Anche in Italia è arrivato il trattamento contro l’invecchiamento del viso e delcorpo che negli Stati Uniti sta spopolando, dopo che la Super Star Madonna hadichiarato di utilizzarlo, mostrando una pelle liscia e tesa. L’innovazione risiedenell’utilizzo a scopo estetico di una tecnica già nota per la cura di alcune malattie,che agisce in breve tempo, senza lasciare cicatrici, senza punture e senza dolore.L’invecchiamento cutaneo è dovuto a diversi fattori, genetici, inquinamento,stress, fumo, ma soprattutto all’avanzare dell’età. La pelle, già a partire daitrenta anni, tende progressivamente e gradualmente a perdere elasticità,compattezza, tono e ad assottigliarsi. Biologicamente si assiste anche ad una

progressiva diminuzione dell’afflusso di sangue ai tessuti dovuta a unariduzione di capillari sulla cute. Ciò provoca quindi un ridotto apportodi elementi vitali necessari per il “sostentamento della pelle” con ilrisultato che essa perde tono, compaiono le rughe e assume unaspetto visibilmente spento ed opaco.L’ossigeno iperbarico è una tecnica di infusione percutanea, tramite unsofisticato apparecchio costituito da un generatore che trasforma l’aria(costituita al 21% da ossigeno ed al 79% da azoto) in ossigeno puro,iperbarizzandolo (portandolo cioè a una pressione superiore rispettoa quella atmosferica di 1 bar). Al compartimento iperbarizzante è collegato un deflussore a manipolosimile ad una pistola pneumatica che “spara” l’ossigeno ottenuto sullacute con un sistema a scansione e di intensità graduabile che solo ilMedico può dosare (Fig. 1).I risultati sono molti evidenti, l’evoluzione del turgore, elasticità,texture e il miglioramento in termini di luminosità, tono e spessoredella zona trattata (viso, collo, decolté, mani e corpo) sono eclatanti. Notevole la diminuzione delle rughe dinamiche e statiche, il restringimentodei pori cutanei, l’involuzione dell’acne attiva e degli esiti cicatrizialipost-acneici, ne fanno untrattamento medico erivoluzionario.La tecnologia Intraceuticalsnasce nel 2001 in Australia e

deriva dalla terapia Iperbarica sviluppata per curare patologieimportanti. Dopo anni di approfondite ricerche Universitarie, i biochimici diIntraceuticals hanno sviluppato ben quattro linee di trattamentoutilizzando diversi sieri che vengono veicolati dall’ ossigeno: Rejuvenate(biorivitalizzante), Atoxelene (antirughe), Opulence (schiarente,illuminante, antimacchia), Clarity (antiacne). Il sistema funziona perché riesce a far penetrare i suddetti sieri neglistrati profondi della pelle, riuscendo a generare un effetto cumulativodell’idratazione a livello del derma ed una biorivitalizzazione importante.Questo effetto è possibile perché solo INTRACEUTICALS OXYGENINFUSION crea una bolla di ossigeno iperbarico sulla cute checonsente di attivare i processi per l’assorbimento dei sieri che vengonovaporizzati sul viso. In pratica si riproduce “una mini camera iperbarica” sulla cute, grazie ad una tecnologiamolto sofisticata e difficilissima da copiare.La maggior parte delle “altre” apparecchiature presenti sul mercato utilizza invece l’ossigeno come fosse ariacompressa, per “sparare” sul viso dei sieri eseguendo sempre e SOLO una vaporizzazione superficiale deiprodotti che non produce risultati duraturi.Ecco svelato il segreto di Madonna, Laura Pausini, Eva Longoria (Fig. 2), Katie Perry, Jhon Galliano e tantealtre stars. Vuoi la pelle giovane come quella di una Pop Star senza metodi dolorosi ed invasivi? WITH INTRACEUTICAL YOU CAN. Dr.ssa Alessandra Crescenzi

Medico estetico

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INTRACEUTICAL OXYGEN INFUSIONla nuova tendenza è arrivata

Fig. 1

D r. s s a A l e s s a n d r a C r e s c e n z i M e d i c o E s t e t i c oServizi Sanitari , V i a C e s a r e B a t t i s t i 3 6 - T e r n i

0 7 4 4 . 5 9 5 1 30 7 4 4 . 5 9 5 1 3

Fig. 2

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La cisterna romana di Amelia

Seconda la tradizione la città di Ameria fu fondata dall’eroe eponimo Amiro.Catone fa risalire la sua origine al 1134 aC. Dall’analisi dei reperti ritrovati si può dedurre che il colle di Amelia fufrequentato a partire dall’Età del Bronzo con una continuità di vita che arrivafino ai nostri giorni. Centro fortificato delle popolazioni umbre passerà poi sotto il dominio diRoma nel III sec. aC, prima con un trattato di alleanza, poi nel 90 aC diverràmunicipium amministrato da quattuorviri. Caratteristica della città sono le imponenti mura, realizzate agli inizi del III sec.aC in opera poligonale; nella costruzione furono probabilmente coinvoltemaestranze laziali esperte di tale tecnica edilizia. La città romana inizia a svilupparsi a partire dal II aC ricalcando grosso modol’area precedentemente occupata dagli umbri. Il cardo doveva essere costituito da un diverticolo della via Amerina. Da un punto di vista topografico possiamo dividere l’Ameria romana in dueparti: una parte bassa -settore meridionale- dove sorgevano edifici sia pubbliciche privati, di cui i resti archeologici documentano la presenza di domus, termee forse un teatro; una parte più in alto -posizionata a nord- dove sorgeva il forodella città, situato in prossimità dell’attuale piazza Matteotti. Proprio in questo punto, sotto la piazza, troviamo la grande cisterna, costruitascavando il calcare massiccio. È un’opera di elevato ingegno divisa in dieciambienti rettangolari. Misura complessivamente 57,50x19,60 m e l’altezza èdi 5,70 m. È articolata in diverse sale comunicanti per mezzo di passaggi voltati. Le pareti di ogni vano sono realizzate in opus incertum, la pavimentazioneinvece è in opus signinum, meglio conosciuto come cocciopesto e usatoprincipalmente nelle opere idrauliche per le sue proprietà idrorepellenti. Il signinum è utilizzato anche nella parte bassa delle pareti, almeno fino a 1metro a partire dal fondo. Gli ambienti sono coperti con volta a botte realizzatain opera cementizia. A contatto con gli estradossi delle volte, cioè nella parte esterna appena sotto la pavimentazionedella piazza, sono state trovate tracce di argilla utilizzata come isolante.I diversi vani della cisterna presentano un dislivello graduale di circa 1 m e 22 cm, mentre il decimoambiente, cioè l’ultimo, ha una contropendenza di 12 cm. I vari ingressi comunicanti non sonoben allineati, c’è infatti un discreto disassamento tra un accesso e l’altro.Questo sistema ingegnoso permetteva di far defluire lentamente l’acqua, che una volta giuntaall’ultimo vano rallentava ulteriormente fino a fermarsi grazie alla contropendenza e alla paratiache ne impediva il deflusso. Tutti i detriti e le impurità presenti si concentravano in tale punto,permettendo una attenta ripulitura della cisterna. L’acqua fuoriusciva grazie al sollevamento dellaparatia, manovrata dall’esterno attraverso un pozzo di controllo ancora oggi ben conservato. La cisterna, come accadeva per altre opere di siffatta fattura, veniva alimentata dalle acque piovanecaptate attraverso un sistema di adduzione che doveva coinvolgere diverse parti della città.

Di tale sistema è ancora presenteall’interno, precisamente nel decimoambiente appena sotto l’imposta dellavolta, una fistula acquaria di piombo.Questa grandiosa opera dapprima èstata erroneamente datata al II sec. dC,sulla scorta di un bollo lateriziopresente in un rifacimento di unapiccola porzione della pavimentazionedel primo ambiente; nella metà deglianni ’90, grazie a un approfonditostudio commissionato dalla Soprinten-denza per i Beni Archeologicidell’Umbria, si è stabilito che si puòfar risalire al II-I sec. aC, quindi rientranel progetto di pianificazione urbani-stica seguito alla conquista romana. La tecnica dell’opus incertum impie-gata nelle pareti ben si accorda con taledatazione. La cisterna di Amelia entra nellecronache locali nell’aprile del 1817, acausa del crollo del Palazzo Comunita-tivo che poggiava proprio sopra levolte pertinenti i vani centrali dellastruttura.Gli ambienti e le volte furono ri-costruiti inglobando nelle muratureparte dei crolli. La maestria degli architetti romani nonfu però eguagliata visto che oggi, daquelle volte, scende un continuostillicidio di acqua provocato da unaserie di infiltrazioni.Dal 1996, a seguito dei lavori eseguitidal Comune, la cisterna è aperta alpubblico e si può visitare in giornie orari prestabiliti

Denis Fagiol i

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La Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni sta organizzando una mostra dedicata al pittore ternanoOrneore Metelli. Si tratta di un’importante rassegna con oltre 80 quadri provenienti da collezioni, privatee pubbliche, ternane e italiane. Ci si augura di poter portare nella nostra città anche alcuni dipinti di Metelli conservati in musei esteri,come la celebre Cascata delle Marmore di Setagaya (Giappone) o La forza del destino di Basilea. La mostra sarà, come di consueto, accompagnata da una pubblicazione: una vera e propria operamonografica sull’artista dopo quarant’anni. Palazzo Montani Leoni ospiterà, pertanto, questo nuovo importante evento, che ci si augura possa vederela partecipazione della cittadinanza e di un vasto pubblico per un autore che merita grande attenzione eapprezzamento.

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T

ERNANA

i l lustre

Bravissima studentessa liceale, stimata professionista, bellissima donna, splendida mamma.

Giampiero Raspetti

Alessia Melasecche

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Una soffitta sull’UniversoFantastico! Ma ci sono altri oggetti celesti chepossiamo riuscire a vedere con un semplice binocolo?Certamente, Giovanni! Il cielo è pieno di sorprese, bastasaperlo osservare! Il passo successivo all’occhio umanoche può darci grandi soddisfazioni è proprio un buonbinocolo! Potremo infatti scorgere gli “ammassi”,ovvero delle stelle che viaggiano insieme. Uno dei piùfamosi ammassi stellari aperti è sicuramente quello dellePleiadi, sempre nei pressi di Orione. Le stelle cheformano le costellazioni e sembrano viaggiare insieme,sono veramente distanti ed è soltanto una illusione otticapoiché si trovano accidentalmente nella stessa direzionenello spazio. Tuttavia ci sono dei grandi gruppi di stelle,come appunto le Pleiadi, che viaggiano davvero insieme.

Questo tipo di ammassi vengono chiamati “aperti”: essi contengono diverse centinaia di stelle, insieme, ma libere. Tutti gliammassi aperti che possiamo osservare nella nostra Via Lattea sono formati da stelle giovani, calde e luminose e si trovano nelbraccio della Galassia. Sì le conosco le Pleiadi! Ho visto un sacco di foto e le ho anche osservate una volta! Sono bellissime!Qualcosa che descrivere a parole è difficilissimo! Ma invece quelle stelle che formano una specie di palla? Anche quelle sonoammassi, ma non aperti bensì “globulari”: sono strabilianti, formati da milioni di stelle vicinissime che, come dicevi giustamentetu, Leonardo, formano una sfera. Sono stelle molto vecchie e si trovano più distanti, vicino al centro della Galassia. Ce n’è unosulla costellazione di Ercole stupendo: M13. M13? Ma che nome è? Charles Messier fu il primo a stilare una lista di oggetti celesti diversi dalle stelle, perlopiù grandi galassie, ammassi e nebulose:catalogò 110 oggetti piuttosto brillanti e alcuni visibili addirittura a occhio nudo. Ancora oggi il Catalogo Messier, che va daM1 a M110, è il più usato dagli astronomi non professionisti per indicare questi oggetti. Ma c’è un catalogo generale che comprende tutti i corpi celesti più conosciuti? Il più completo tra i cataloghi nell’astronomia amatoriale, contenente ad oggi circa 8000 oggetti, è il catalogo rivisto NGC,ovvero il New General Catalogue.Quella sera ovviamente fu dedicata al riconoscimento delle varie costellazioni estive, degli ammassi e delle nebulose visibili. Era nata una specie di gioco; presero infatti carta e penna dove scrissero i nomi degli osservatori, segnando man mano lecostellazioni, le stelle e i vari oggetti celesti riconosciuti. Overlook fece l’arbitro e alla fine ebbe il compito di dichiarare il suoamico Leonardo vincitore del gioco da loro chiamato “Riconosci l’astro-oggetto”. Michela Pasqualett i [email protected]

Ciài le scarpe nòve e non te le sì mmesse mai… armeno quannoscappi co’ mme e pporti li carzùni bblù… te le vòi mette o le mittida parte pe’ qquanno che mmori!?... Lu ggiornu de Sanvalindìnu, co’ li carzùni scuri, finarmente ho‘naguratu le scarpe nòve… ho mmissu li pedalìni più érti che cc’éo

e esse pparevono propiu la misura mia. Avemocamminatu fino a la Bbasilica pe’ la visita a luSantu… tutta la fiera e ppo’ semo annati a Tternie ddoppo ‘n par d’ore mentre artornavamo accasa, sintìvo li piedi che mme bbullìvono e mmefacevono male su le punte de li diti. Pe’ non sinti’lu dolore cercavo de cammina’ co’ li piedi dorgipoggiannoli come se stassi su lo jacciu che sse stape’ rrompe. Propiu llì la passerella… sopra lu Nera… pe’ssinti’ ‘n bo’ de refriggeriu… me le so’ ccacciatee mme so’ ‘ccortu che cc’évo ‘n bbellu bbucu suli pedalìni da ddo’ scappava fòri lu secondu dituche mmadre natura m’ha fattu più llungu de

quill’andri. Ho ‘sclamatu… Ecco perché me facevono male li fettoni!?...Mi moje me tt’ha datu ‘na guardata dentro a le scarpe e… Che tte pozzi guastatte… ce credo che tte toccavono li diti su ppe’la punta… e qquanno la levi la carta llà ppe’ ddentro!?

paolo.casal i48@alice. i t

Aho… ma quanno la smitti d’anna’ ‘ngiru co’ ‘lle scarpacce vecchie e piene desghiòzze?... Mo’ te cce porto io accompralle ‘n andru paju!...

Mojetta mia bbella… sindi ‘n bo’… ce cammìno ccucì bbene chemme pare da sta su la bbambàcia… Mo’ te pòrto a Tterni a vvede’ ‘n do’ fanno lisardi… Scì fàmmece zzomba’ pure ccucì me seruvìnono de più!... E non facìssi lu spiritusu…cammìna sbrìghete sciuértu!Co’ mmi moje semo partiti e appena t’émo vistu ‘ncartellu co’ scrittu “sardi” semo sùbbitu abboccatidentro ‘llu negozziu… c’éva li prezzi bbòni ma lescarpe erono o troppu grosse o troppu piccole. Mette so’ ‘nnati l’occhi su ‘n bbellu paju nere demarca bbòna ma ddu’ nùmmeri più arde… l’hommisurate e mm’entravono ch’era ‘na meravija ela lunghezza no’ mme pareva tantu spropositata.Ciò ppenzatu ‘n bo’... me so’ ccunzijatu co’ mmimoje che anzi me scunzijava e mme so’ ddittu… Sindi ‘n bo’… a mme me pare che li diti toccono quaci su lapunta… aho… a ‘stu prezzu ‘n do’ l’artrovo le scarpe ccucì delussu e ssoprattuttu ccucì còmmode!?... Ho risparambiatu e mme ciànno rigalatu pure lu carzante! Era passatu ‘n bo’ de tembu... quanno mi moje me tt’ha dittu…

Le scarpe noveLe scarpe nove

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