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Mario Buongiovanni Dicembre 2012 www.arbalogica.net La plancetta Moby Dick Introduzione L’utilità della plancetta è ovvia: spesso è molto più visibile della boa segnasub, ci consente di godere di una piattaforma di appoggio quando siamo stanchi o in difficoltà, è il mezzo migliore cui agganciare un fucile di riserva o appoggiare zavorra in eccesso. Ne esistono di vari tipi e dimensioni, da quelle gonfiabili a quelle rigide. Ognuna con i suoi pregi e difetti che spesso non valgono in assoluto, ma sono relativi al tipo di pesca che facciamo e alle zone che frequentiamo. Per chi, come me, pesca da terra, percorrendo tratti di mare ampi e con fondali variegati, la plancetta (in particolare quella rigida) è un accessorio allo stesso tempo insostituibile e assai scomodo specie se si devono percorrere molte centinaia di metri a piedi prima di entrare in acqua o se l’accesso alle zone di pesca più belle comporta una scarpinata attraverso zone scoscese e diroccate. Se aggiungiamo la penosa circostanza che, già stanchi, al termine della pescata dovremo rifare a piedi lo stesso percorso che abbiamo fatto all’andata e che questo potrebbe persino essere costituito da una salita diroccata, l’utile plancetta rigida diventa odiosa e ingombrante. È proprio durante una di queste faticose risalite che, stravolto dall’afa e dalla fatica, mi sono fermato a pensare alle caratteristiche che dovrebbe avere per me la plancetta e al modo di gestire al meglio il trasporto della attrezzatura da pesca. La plancetta gonfiabile, oltre al fatto di essere più delicata e sempre soggetta a possibili forature, è generalmente più piccola e quindi non offre la stessa opportunità di supporto logistico di una rigida. In particolare uno dei requisiti principali che deve avere per me la plancetta è la possibilità di accogliere, temporaneamente o per una parte cospicua della pescata, la zavorra in eccesso come lo schienalino o la seconda cintura. Infatti io pesco solitamente in basso e bassissimo fondo con la zavorra divisa su due cinture e uno schienalino. Tuttavia, le zone di pesca da me frequentate alternano bei bassofondi a interessanti pareti e

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Mario Buongiovanni Dicembre 2012 www.arbalogica.net

LaplancettaMobyDick

Introduzione

L’utilità della plancetta è ovvia: spesso è molto più visibile della boa segnasub, ci consente di godere di una

piattaforma di appoggio quando siamo stanchi o in difficoltà, è il mezzo migliore cui agganciare un fucile di

riserva o appoggiare zavorra in eccesso.

Ne esistono di vari tipi e dimensioni, da

quelle gonfiabili a quelle rigide. Ognuna con

i suoi pregi e difetti che spesso non valgono

in assoluto, ma sono relativi al tipo di pesca

che facciamo e alle zone che frequentiamo.

Per chi, come me, pesca da terra,

percorrendo tratti di mare ampi e con

fondali variegati, la plancetta (in particolare

quella rigida) è un accessorio allo stesso

tempo insostituibile e assai scomodo specie

se si devono percorrere molte centinaia di

metri a piedi prima di entrare in acqua o se

l’accesso alle zone di pesca più belle

comporta una scarpinata attraverso zone scoscese e diroccate.

Se aggiungiamo la penosa circostanza che, già stanchi, al

termine della pescata dovremo rifare a piedi lo stesso percorso

che abbiamo fatto all’andata e che questo potrebbe persino

essere costituito da una salita diroccata, l’utile plancetta rigida

diventa odiosa e ingombrante.

È proprio durante una di queste faticose risalite che, stravolto

dall’afa e dalla fatica, mi sono fermato a pensare alle

caratteristiche che dovrebbe avere per me la plancetta e al

modo di gestire al meglio il trasporto della attrezzatura da

pesca.

La plancetta gonfiabile, oltre al fatto di essere più delicata e

sempre soggetta a possibili forature, è generalmente più

piccola e quindi non offre la stessa opportunità di supporto

logistico di una rigida. In particolare uno dei requisiti principali

che deve avere per me la plancetta è la possibilità di

accogliere, temporaneamente o per una parte cospicua della

pescata, la zavorra in eccesso come lo schienalino o la seconda cintura.

Infatti io pesco solitamente in basso e bassissimo fondo con la zavorra divisa su due cinture e uno

schienalino. Tuttavia, le zone di pesca da me frequentate alternano bei bassofondi a interessanti pareti e

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franate che sprofondano fino oltre i quindici metri. Anche se mi limito a non oltrepassare queste quote, la

zavorra per il bassissimo fondo crea notevoli problemi e rischi in risalita. Poterla togliere per assicurarla alla

plancetta diventa, perciò, una necessità.

Un altro problema della plancetta gonfiabile è che, per non rivelarsi un ulteriore ingombrante oggetto da

trasportare, va sgonfiata e riposta nella borsa della attrezzatura facendo perdere tempo. E a questo punto

si apre un altro grave e difficilmente risolvibile problema del pescatore che parte da terra: la borsa

dell’attrezzatura che potrebbe restare incustodita su una spiaggia spesso deserta. Per questo motivo cerco

sempre di limitare all’essenziale l’attrezzatura che mi porto dietro. Una plancetta che funga anche da

“borsa dell’attrezzatura” sarebbe la soluzione ideale.

La plancetta gonfiabile, tuttavia, ha un pregio che manca alla maggioranza delle plancette rigide: è molto

leggera. Alcuni anni orsono ho acquistato una bella plancetta rigida, molto funzionale e razionale, ma molto

pesante al punto da poter essere utilizzata solo quando per entrare in acqua devo percorrere non più di

qualche decina di metri.

Leggera, resistente, rigida, che offra appoggio sufficiente a zavorra e fucili e altra attrezzatura compresi i

ricambi, che funga da mini-battello e… anche da borsa dell’attrezzatura! Insomma: sembra di chiedere la

luna, ma… si può fare! E si può fare in economia e con mezzi molto semplici.

Materiale occorrente

� Body Board (di spessore sufficiente a trasportare almeno 90kg)

� Tubicino rigido da 8mm di diametro (per fare scorrere il cordino elastico)

� Rondelline Inox con foro 6 mm

� Cordino elastico da 4mm (10 metri – per realizzare la maglia elastica)

� Cordino trecciato di nylon da 3-4 mm (3 metri)

� Nastro di nylon (1.5 metri - opzionale per realizzare delle maniglie)

� Fascette di plastica (per rafforzare i nodi)

� Anelli a D di plastica (11 - in acciaio sono più resistenti, più costosi e si arrugginiscono meglio…)

� Moschettoni in plastica (6)

� Moschettoni inox (6)

� Moschettone inox grande (1)

� Placchette in plastica (2 da 10cm x 10cm – per rinforzare il punto in cui si aggancia il moschettone

grande centrale)

� Tubo da elettricista da 20mm di diametro e 116 cm di lunghezza (per fare l’asta della bandiera)

� Bandiera sub in tessuto di nylon da 53x38 cm

� Bacchetta di plastica da 1x63 cm (funge da tendi-bandiera)

� Clips ad incastro (2 coppie per il porta-pinne)

� Accessori per irrigazione (per realizzare il porta bandiera)

� Bulloni inox a testa esagonale sezione 6mm e lunghezza 10 cm

� Dadi inox da 6 mm

� Borsa di tela con cerniera in plastica e spallacci (o un contenitore stagno con tappo a vite)

� Fischietto da sub

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Realizzazione

Un obiettivo importante che mi sono prefisso è stato quello della semplicità di realizzazione: è sufficiente

avere un trapano per forare il bodyboard in polistirolo e in questo modo, servendosi solo di un cordino

elastico, realizzare una maglia elastica con dei semplici nodi. La maglia elastica sarà la base di aggancio per

tutti i moschettoni, gli anelli etc., necessari all’allestimento della plancetta.

Fase 1: Preparazione dei fori passacavo

Con un trapano e una punta da 7 ho realizzato undici fori lungo il

perimetro della plancetta, e altri quattro lungo l’asse centrale: una coppia

in posizione mediana e un’altra in testa per posizionare la bandierina.

Con il tubicino da 8mm ho realizzato 15 tubicini passacavo di lunghezza

sufficiente da passare da parte a parte lo spessore del bodyboard e li ho

inseriti nei fori.

Le placchette (da telefonia) verranno posizionate sopra i fori situati in posizione mediana per rafforzare

quella zona in cui graveranno i tiranti per il moschettone grande al quale potranno essere agganciati dei

pesi (cintura o un pesce più corpulento).

Fase 2: Allestimento della struttura

In corrispondenza dei fori realizzati a prua del bodyboard, in posizione mediana, ho avvitato gli accessori da

irrigazione (dettaglio in foto) che fungeranno da porta bandiera.

In corrispondenza di ogni foro, dove sono stati inseriti i tubicini passacavo, ho posizionato due rondelline

inox (una sulla faccia superiore della plancetta e una su quella inferiore) e vi ho fatto scorrere all’interno il

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cordino elastico fermando il tutto con dei semplicissimi nodi chiusi, per maggiore sicurezza, con delle

fascette di plastica (dettaglio in foto).

Sempre e solo con dei nodi ho realizzato tutta la struttura come si vede in foto (faccia superiore e faccia

inferiore) e gli agganci per gli anelli e moschettoni.

Nella foto che ritrae la porzione superiore della plancetta, la

bacchettina di plastica bianca sotto la bandierina e il fucile, è il

tendibandiera (che serve a farla restare dispiegata anche in

assenza di vento).

Nella faccia inferiore, invece, due degli anelli a D sono impiegati per agganciare gli spallacci con i quali poter

caricare in spalla la plancetta (leggerissima!). Gli spallacci, terminata la loro funzione, possono essere

sganciati e riposti nella borsa di tela rimuovibile che ho posizionato a prua della plancetta grazie a dei

moschettoni (vedi foto). La borsa può essere usata per qualsiasi occorrenza. Io ci tengo l’ovetto stagno, la

torcia, il fischietto, una bottiglia d’acqua e in una tasca separata le scarpe o le ciabatte.

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La ragnatela che ho realizzato con il cordino elastico mi risulta utile per riporre lo schienalino quando devo

toglierlo durante una battuta di pesca o per stivare altri oggetti. Mentre quando mi devo spostare via terra

posso utilizzarlo per riporvi le pinne che sono trattenute superiormente da un ulteriore cavo fermato da

una coppia di clip a sgancio rapido.

La plancetta così realizzata è comodissima per gli spostamenti. Dopo la vestizione carico tutto sulla

plancetta (pinne, fucili, bandierina, portapesci etc.) e mi avvio a mani libere anche lungo i sentieri più

impervi. Arrivato a destinazione, rimuovo quanto deve andare in acqua (fucile e pinne), tolgo le scarpe (uso

un tipo leggero in tela con suola di gomma di quelle per il mare) e le ripongo nella borsa.

Monto la bandierina come illustrato qui sotto, e via!