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LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE DICEMBRE 2014 MILANO 1 Comitato Regionale FABI - Lombardia in collaborazione con Dipartimento Nazionale Welfare LA TASSAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

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LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

DICEMBRE 2014 MILANO PAG. 1

Comitato Regionale FABI - Lombardia

in collaborazione con Dipartimento Nazionale Welfare

LA TASSAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

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LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

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1° PILASTRO

Previdenza obbligatoria

(INPS)

2° PILASTRO

Previdenza complementare

(fondi pensione)

3° PILASTRO

Previdenza individuale

(piani individuali pensionistici,

polizze previdenziali,

ecc.)

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LA TASSAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

La previdenza complementare in Italia viene normata dal legislatore nel dichiarato intento di "assicurare più elevati livelli di copertura previdenziali" (art. 1 D.Lgs. 124/1993)

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LA TASSAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Il regime fiscale relativo, di conseguenza, dovrebbe essere orientato in coerenza con tale obiettivo. Vedremo tuttavia nel prosieguo che interventi legislativi che si sono succeduti nel tempo, hanno stratificato una serie di modifiche di diverso tipo e coerenza, creando un sistema di tassazione molto complesso. A nostro avviso, tale complessità costituisce uno dei fattori di ostacolo alla diffusione della previdenza complementare, in base all'elementare principio della psicologia per cui si tende a non scegliere ciò che non si capisce o è di difficile comprensione.

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LA TASSAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

La tassazione della previdenza complementare è attualmente divisa in tre periodi. Il D.Lgs. 47/2000 ha variato il regime fiscale a decorrere dal 1/1/2001. Il D. Lgs. 252/2005 ha disciplinato il nuovo regime dal 1/1/2007. In ambedue i casi, le nuove norme hanno modificato i regimi con il sistema del "pro-rata". Di conseguenza, la tassazione della previdenza complementare è diversa per i periodi:

• Fino al 31/12/2000

• Dal 1/1/2001 al 31/12/2006

• Dal 1/1/2007 in avanti

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LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

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LA TASSAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

I sistemi di tassazione della previdenza complementare

si distinguono fra di loro in base al regime di

tassazione/esenzione nelle seguenti fasi:

• Fase di accantonamento

• Fase di accumulazione

• Fase della prestazione

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LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

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LA TASSAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

In linea di massima, la maggior parte dei sistemi di tassazione della previdenza complementare in Europa segue il modello cosiddetto "EET" (ossia Esenzione/Esenzione/Tassazione rispettivamente nelle fasi prima citate di accantonamento, accumulo, prestazione)

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LA TASSAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Il sistema fiscale italiano di tassazione della previdenza complementare è invece basato su un sistema cosiddetto "ETT" (Esenzione/Tassazione/Tassazione, ossia esenzione solo in fase di accantonamento ma tassazione sia in fase di accumulo che di prestazione)

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LA TASSAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

I sistemi di tassazione non sono per nulla indifferenti, ma creano "spinte" ed orientamenti nella fase di gestione degli investimenti, creano maggiore o minore propensione alla sottoscrizione e, naturalmente, maggiori o minori risultati a parità di accantonamento effettuato.

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DEFINIZIONI: CHE COS'È IL T.F.R.?

Il trattamento di fine rapporto (anche conosciuto come "liquidazione") è la somma che

viene corrisposta dal datore di lavoro al lavoratore al termine dell’attività lavorativa.

Il TFR si determina accantonando per ciascun anno di lavoro una quota pari al 6,91%

della retribuzione lorda.

La retribuzione utile per il calcolo del TFR comprende tutte le voci retributive corrisposte

in dipendenza del rapporto di lavoro, salvo diversa previsione dei contratti collettivi.

A titolo esemplificativo, nella gran parte dei contratti integrativi del settore del credito,

risultano non utili ai fini del TFR gli importi erogati a titolo di premio di produttività o

premio aziendale. Un altro esempio, di attualità, è la voce E.D.R. (elemento distinto

della retribuzione) prevista nell’accordo di rinnovo del CCNL ABI 2012.

Gli importi accantonati sono rivalutati, al 31 dicembre di ogni anno (o alla data di

cessazione del rapporto di lavoro), con l'applicazione di un tasso dell'1,5% in misura

fissa a cui va aggiunto il 75% dell'aumento dell'indice dei prezzi al consumo Istat.

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DEFINIZIONI: "VECCHI" E "NUOVI" ISCRITTI? Dal punto di vista normativo, sono previste le seguenti tre tipologie di iscritti alla previdenza complementare: Vecchi iscritti: aderenti alla previdenza complementare prima del 29/4/1993

Nuovi iscritti: aderenti alla previdenza complementare a partire dal 29/4/1993

Nuovi iscritti non di prima occupazione: aderenti alla previdenza complementare a partire dal 29/4/1993 ma che abbiano accreditata contribuzione alla previdenza obbligatoria (INPS, INPDAP, ecc.) prima di tale data.

Alle tre tipologie corrispondono obblighi diversi in fase di versamento della contribuzione, come vedremo alla slide successiva.

Dal punto di vista fiscale, tuttavia, si hanno regimi diversi solo fra le due tipologie:

• Vecchi iscritti e

• Nuovi iscritti

La tipologia dei "nuovi iscritti non di prima occupazione" dal punto di vista fiscale e dal punto di vista normativo delle prestazioni finali è equiparata alla tipologia dei "nuovi iscritti".

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LA CONTRIBUZIONE AL FONDO PENSIONE Vecchi iscritti: nessun obbligo di

versamento del TFR. La scelta di versare parte o tutto il TFR è tuttavia irreversibile

Nuovi iscritti: obbligo di versamento dell'intero TFR maturando, se si iscrivono ad un fondo pensione

Nuovi iscritti non di prima occupazione: obbligo di versare almeno il 50% del TFR maturando

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Nota: per i nuovi iscritti post 1/1/2007 è prevista la possibilità, trascorsi 5 anni dall'adesione, di dedurre, solo nei 20 anni successivi, ulteriori contributi nei seguenti limiti: • La differenza positiva tra € 25.822,85 e i contributi effettivamente versati nei primi cinque anni di partecipazione al

fondo (comunque nel limite di € 2.582,29 annui)

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LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

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NOTA:

A partire dal 1/1/2001 è previsto, sia per i vecchi che per i nuovi iscritti,

che i contributi versati in eccedenza rispetto ai limiti di deducibilità (e

quindi non dedotti) vengano segnalati al fondo pensione entro l'anno.

Il fondo pensione ne terrà conto al momento dell'erogazione della

prestazione, non applicando alcuna tassazione sulla parte di montante

finale generata da tali contributi.

In sostanza, se non si è avuto alcun beneficio fiscale al momento del

versamento, non si paga alcuna imposta al momento della

prestazione finale.

TUTTAVIA, LA SEGNALAZIONE E' A CARICO DELL'ADERENTE!

SE QUESTI NON SEGNALA AL FONDO I CONTRIBUTI NON

DEDOTTI, IL FONDO TASSERA' IL MONTANTE FINALE DELLA

PRESTAZIONE!

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La contribuzione del lavoratore, “non concorre a formare il reddito da lavoro dipendente”, secondo l’attuale normativa fiscale, fino ad un importo di € 5.164,57 annui. Tale limite ricomprende la somma dei contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro, con esclusione del versamento del T.F.R.. Differenza fra: Trattenute in busta paga Versamenti mediante bonifico (ad esempio a fondi aperti

od, in alcuni casi, per familiari a carico) Alcuni esempi di effetti indotti dalle due diverse modalità di

trattenuta: Assegno Nucleo familiare, ISEE, Premi di produttività, Bonus 80 Euro, ecc.

La contribuzione del lavoratore: aspetti fiscali

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Le aliquote IRPEF per l’anno 2014:

da 0 a 15.000 euro: 23% di aliquota

da 15.001 a 28.000 euro: 3.450 euro + 27% dell'eccedente della prima

aliquota

da 28.001 a 55.000 euro: 6.960 euro + 38% dell'eccedente della

seconda aliquota

da 55.001 a 75.000 euro: 17.220 euro + 41% dell'eccedente della terza

aliquota

da 75.001 a salire: 25.420 euro + 43% dell'eccedente della quarta

aliquota

•a queste trattenute si aggiungono LE ADDIZIONALI REGIONALE E

COMUNALE

La contribuzione del lavoratore: aspetti fiscali

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Esempio di vantaggio fiscale (IRPEF) per un VERSAMENTO DI 1.000 €

Fasce di reddito Aliquota Vantaggio Trattenuta netta

marginale fiscale in busta paga

Fino a 15.000 23% 230 770

Da 15.000 a 28.000 27% 270 730

Da 28.000 a 55.000 38% 380 620

Da 55.000 a 75.000 41% 410 590

Oltre 75.000 43% 430 570

Al vantaggio fiscale di cui sopra va aggiunto quello derivante dall’addizionale regionale e

comunale, mediamente quantificabile, nel 2014, in un totale di circa il 2%

Vedere Allegato per l’addizionale regionale della Lombardia per l’anno 2014

La contribuzione del lavoratore: aspetti fiscali

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Un numero di fondi sempre più ampio ha già realizzato la

possibilità per l’aderente di «aprire una posizione» per i familiari

fiscalmente a proprio carico (ossia con reddito lordo IRPEF

inferiore ad € 2.840,51).

Aspetti fiscali relativi ai versamenti ed alla prestazione finale dei

familiari a carico

La contribuzione del lavoratore: i familiari a carico

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Prestazione in rendita:

L’erogazione della prestazione in rendita da parte di un fondo pensione

sarebbe la finalità principale prefigurata dal legislatore per la previdenza

complementare, a fronte di livelli della previdenza di base (INPS) sempre

meno adeguati ad assicurare un dignitoso tenore di vita ai pensionati.

Tuttavia fino a pochi anni fa si avvicendavano ed accumulavano

normative disorganiche al punto da penalizzare fiscalmente la scelta della

rendita rispetto alla prestazione in capitale.

Di fatto oggi l’erogazione delle rendite è un filone ancora marginale della

previdenza complementare, destinato però entro 4-5 anni a lievitare a

causa dell’approdo alla quiescenza dei primi lavoratori con pensione INPS

mista (legge Dini 335/95) e/o nuovi iscritti a fondi pensione.

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Le prestazioni in caso di pensione

Prestazione in capitale:

Questa tipologia è prevista in caso di cessazione dell’iscrizione dopo la

maturazione dei requisiti pensionistici INPS.

Si badi bene: basta aver maturato i requisiti, e si ha diritto a questa

tipologia di prestazione anche se non è ancora maturata la «finestra»

pensionistica. Non è neanche prevista la necessità di cessazione del

rapporto di lavoro (salvo previsioni statutarie del fondo pensione).

Possono richiedere di liquidare l’intera posizione in capitale i «vecchi

iscritti».

Tutti gli altri tipi di aderenti possono richiedere al massimo il 50% della

posizione in capitale (detratte le anticipazioni già ricevute) ed il resto in

rendita.

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Le prestazioni in caso di pensione

Prestazione in capitale:

E’ prevista un’eccezione:

l’articolo 11 del Dlgs n. 252 prevede che, «nel caso in cui la rendita derivante

dalla conversione di almeno il 70% del montante finale sia inferiore al 50%

dell’assegno sociale di cui all’articolo 3, commi 6 e 7, della legge 8 agosto

1995, n. 335, la stessa può essere erogata (interamente) in capitale».

In pratica, per evitare l’erogazione di rendite di modesto importo, nell’ipotesi

in cui la rendita scaturente dal 70% del montante finale sia inferiore a 214,50

(pari al 50% dell’assegno sociale per l’anno 2012), è ammessa l’erogazione

di tutto il montante maturato sotto forma di capitale.

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La formula base per il calcolo dell'aliquota di

tassazione del TFR e la formula per il calcolo della

cosiddetta "aliquota interna" del fondo pensione

In ambedue i casi si tratta di formule di calcolo individuate

dalla normativa sui redditi a tassazione separata che si

devono assoggettare ad imposizione al termine di un

periodo di accumulo pluriennale, come succede appunto

per il TFR o per i montanti dei fondi pensione.

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La formula base per il calcolo dell'aliquota di tassazione del TFR e la formula per il calcolo della cosiddetta "aliquota interna" del fondo pensione In pratica, si determina un cosiddetto "reddito di riferimento" che si ottiene dalla formula: Totale imponibile x 12 / anni di contribuzione al fondo Oppure Totale imponibile x 12 / anni di servizio Nel caso del TFR Con tale formula si perviene ad un valore, su cui si calcola quale imposta si pagherebbe a tassazione ordinaria Infine si ottiene l'aliquota dividendo tale imposta "virtuale" per tale reddito altrettanto determinato virtualmente.

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La formula base per il calcolo dell'aliquota di tassazione del TFR e la formula per il calcolo della cosiddetta "aliquota interna" del fondo pensione Per fare un esempio semplice, se avessi maturato un TFR di 90.000 Euro in 30 anni di servizio, effettuando l'operazione 90.000 x 12 / 30 otterrei 36.000 come reddito di riferimento. Se a tassazione ordinaria dovessi pagare 8.640 Euro di imposte, allora l'operazione 8.640 / 36.000 mi darebbe un'aliquota del 24%.

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La formula base per il calcolo dell'aliquota di tassazione del TFR e la formula per il calcolo della cosiddetta "aliquota interna" del fondo pensione La differenza fra "aliquota interna" ed "aliquota TFR" non sta dunque nella formula bensì nel fatto che l'aliquota TFR generalmente è più favorevole al lavoratore abbracciando tutta l'anzianità di servizio in azienda (anche i periodi di non adesione alla previdenza complementare). In ogni caso l'aliquota TFR è calcolata dal datore di lavoro e successivamente comunicata al fondo pensione. Invece l'aliquota interna viene determinata all'interno, appunto, del fondo con i soli dati relativi al periodo da prendere in considerazione.

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LE ANTICIPAZIONI: ALCUNE NOTE Quando si richiede un'anticipazione, occorre tenere presente alcune cose: • L'anticipazione avviene smobilizzando prima la parte maturata per

prima della posizione (cosiddetto metodo FIFO ovvero First In First Out), e quindi ad esempio se si è maturato un montante ante 31/12/2000 sarà quello ad essere smobilizzato e quindi il regime fiscale sarà quello relativo a tale periodo, illustrato nelle slide precedenti.

• Ad oggi è ancora poco noto, ma se un vecchio iscritto richiede un'anticipazione che smobilizzi anche il montante maturato post 1/1/2007, verrà assoggettato al nuovo regime fiscale e pertanto sta di fatto già optando irrevocabilmente per la normativa che prevede la prestazione finale al massimo al 50% in capitale.

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LE ANTICIPAZIONI: ALCUNE NOTE Caso particolare: DEROGA TRANSITORIA. Iscritti residenti nelle zone soggette agli eventi sismici del maggio 2012 A norma dell’art. 11 comma 4 del DL n. 174 G.U. 10 ottobre 2012, sulle somme erogate, a titolo di anticipazione ai sensi dell’articolo 11 comma 7 lettere b) e c) del DLgs. 252/05, ad aderenti residenti, alla data degli eventi sismici del maggio e giugno 2012, nelle province di Bologna, Ferrara, Mantova, Modena, Reggio Emilia, Rovigo è applicata la medesima tassazione prevista per le anticipazioni per spese sanitarie. La deroga ha durata triennale e si applica quindi alle domande pervenute al Fondo nel periodo intercorrente fra il 22 maggio 2012 e il 21 maggio 2015. Nota: l'Agenzia delle Entrate si è pronunciata in merito a tale tipologia di anticipazione sostenendo che solo in questo caso l'anticipazione avviene smobilizzando prima la parte di montante maturata per ultima (ossia quella post 1/1/2007). Fare attenzione pertanto a quanto appena detto nella slide precedente per i vecchi iscritti. I vecchi iscritti che non volessero smobilizzare tale parte della propria posizione, potranno valutare se richiedere l'anticipazione non a titolo di residenti nelle zone del sisma bensì come aderenti ordinari!

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LE ANTICIPAZIONI: ALCUNE NOTE Caso particolare: reintegro di somme erogate a titolo di anticipazioni I reintegri di anticipazione (Art. 11, c. 8, D.Lgs. 252/05) concorrono, al pari dei contributi versati, a formare l’ammontare di versamenti da confrontare con il limite annuo di deducibilità dal reddito complessivo dell’aderente. Per la parte del reintegro eccedente il predetto limite di deducibilità (€ 5.164,57), è riconosciuto all’aderente un credito d'imposta pari all'imposta pagata al momento della fruizione dell'anticipazione.

Esempio pratico: un lavoratore a cui manchino 6 mesi alla pensione e che abbia avuto in passato un'anticipazione smobilizzando la parte maturata post 1/1/2007 per acquisto casa per 10.000 Euro. Lo stesso avrà pagato il 23% di imposta sull'anticipazione, pari a 2.300 Euro. Qualora reintegri l'anticipazione beneficerà della deduzione o del credito d'imposta (per un reddito medio quindi ad aliquota 38% con un beneficio di 3.800 Euro). Al momento della pensione, nel nostro esempio dopo 6 mesi, pagherà imposte al 9% se ha almeno 35 anni di previdenza complementare, pari a 900 Euro. L'operazione pertanto permette a tale lavoratore di investire 10.000 Euro e riprenderli dopo 6 mesi avendo un beneficio fiscale netto estrememente favorevole pari ad Euro 3.100!

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Che cos'è il "RISCATTO" nella previdenza complementare

Nel linguaggio comune spesso si usa il termine «riscattare» in

riferimento alla prestazione finale del fondo pensione, in ispecie

nella casistica, ancora oggi molto diffusa, di scelta di

liquidazione della posizione interamente in forma di capitale.

In realtà la normativa prevede la tipologia del «riscatto», della

«prestazione in capitale» e dell’«erogazione della rendita»,

relative a casistiche diverse e con effetti fiscali diversi.

Vediamo di seguito il dettaglio delle diverse casistiche.

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Che cos'è il "RISCATTO" nella previdenza complementare

Riscatto dell’intera posizione maturata: Questa tipologia è prevista in caso di cessazione dell’iscrizione prima della maturazione dei requisiti pensionistici INPS. Essa si può verificare, ad esempio, in caso di cessazione del rapporto di lavoro senza trasferire la posizione ad altro fondo, oppure in caso di scioglimento del fondo, perdita del posto di lavoro con periodi di inoccupazione, accesso al «fondo esuberi», sopravvenuta invalidità con cessazione del rapporto di lavoro, cessione di ramo d’azienda con rapporto di lavoro che continua con altra azienda che preveda l’adesione a diverso fondo pensione. Attenzione: la Covip ha ritenuto ammissibile l'opzione del riscatto parziale in caso di "perdita del requisito di partecipazione". Effetti fiscali e normativi!

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IL T.F.R. IN BUSTA PAGA

Al momento attuale, è in via di approvazione un provvedimento che prevede la possibilità, per i lavoratori, di optare per immettere il TFR in via di maturazione in busta paga. A meno di improbabili novità prima dell'approvazione definitiva della norma, la stessa ad oggi prevede quanto segue: • Scelta irrevocabile da parte del singolo lavoratore in merito

all'opzione, da esercitare all'inizio del 2015 a seguito dell'emanazione di un apposito decreto attuativo. La scelta, una volta effettuata, avrà effetto fino a tutto il 30/6/2018.

• Il TFR immesso in busta paga sarà a tassazione ordinaria. Ciò implica che per un reddito di fascia impiegatizia sarà assoggettato ad un'aliquota del 38% + addizionali regionale e comunale.

• A ciò bisognerà aggiungere gli effetti indiretti (ISEE, Assegni familiari, tassazione premi produttività, ecc.)

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CONCLUSIONE

La materia della tassazione della previdenza complementare è argomento complesso, che sostanzialmente soffre gli interventi che si sono stratificati nel tempo da parte del legislatore, a nostro avviso non sempre illuminati e lungimiranti. La complessità tuttavia rischia di allontanare dalla previdenza complementare i lavoratori e, fra essi, proprio quelli più esposti alla necessità di costruire un secondo pilastro per sostenere il reddito nella terza età. A noi, come operatori sindacali, spetta il ruolo di assistenza al fine di facilitare la comprensione dell'argomento e permettere scelte coscienti.