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N O T I Z I A R I O della M ARINA Speciale La Regia Marina e la Grande Guerra

La Regia Marina e la Grande Guerra

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Page 1: La Regia Marina e la Grande Guerra

N O T I Z I A R I O dellaMARINA

Speciale

La Regia Marinae la Grande Guerra

Page 2: La Regia Marina e la Grande Guerra

2LA REGIA MARINA E LA GRANDE GUERRA

La Regia Marina e la Grande Guerra

Allo scoppio della PrimaGuerra Mondiale la flottaitaliana era la quinta al

mondo per grandezza.

Nel 1915 il conflitto aveva giàassunto il carattere di guerra dilogoramento e, in previsione dellascadenza e denunzia del Trattatodella triplice Alleanza (4 maggio

1915), l’Italia prese le sue precau-zioni prevedendo un inizio im-provviso delle ostilità da partedell’Austria. Il teatro di guerra ve-niva ad estendersi a tutto il Medi-terraneo, ma l’azione italiana, perragioni geografiche e storiche, do-veva concentrarsi in Adriatico. La situazione strategica eratutt’altro che favorevole al-

Testi e foto a cura dell’Ufficio Storico della Marina

Manifesti, illustrazioni propagandistiche e giornali italiani all’epoca della Grande Guerra; sopra, accanto altitolo, emblema della Regia Marina.

1915-2015: a un secolo dal conflitto che cambiò il mondo

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L'Italia entra in guerra il 24 maggio 1915, contro gli Imperi Centrali (Ger-mania, Austria-Ungheria, Turchia). Le marine italiana e austriaca sono, perquantità di uomini e mezzi, allo stesso livello, tuttavia gli austriaci hanno ilvantaggio di poter sfruttare, per le loro basi, le frastagliate coste dell'Adriaticoorientale, ricche di isole e insenature, che offrono una protezione naturaleper la flotta. La Regia Marina é costretta ad adottare una strategia di sorve-glianza dell' Adriatico e il blocco del suo accesso attraverso il Canale d'Otrantoper impedire il rifornimento via mare dell'Austria-Ungheria. Il controllo delleprincipali piazze marittime nemiche (Pola, Cattaro ecc.) porta all'impiegoprincipalmente del solo naviglio minore e dei sommergibili. Tra le più impor-tanti operazioni della Regia Marina vi é il salvataggio dell'Esercito serbo, chesconfitto, si ritira verso le coste balcaniche e viene raccolto dalle navi italianeche salvano circa 260.000 soldati e migliaia di tonnellate di materiale. Note-vole impulso ha, nel corso del conflitto, la componente aerea della Marinache comprende dirigibili, idrovolanti e aerei terrestri. Al termine del conflittotale componente costituirà un complesso di uomini, basi e mezzi di tutto ri-spetto. La Regia Marina, per attaccare le basi navali austriache nell'alto Adria-tico, realizza nuovi mezzi: MAS, e mezzi d'assalto. Il MAS (Motoscafo AntiSommergibile) é un unità leggera, veloce, equipaggiata con una mitraglierapesante, due siluri e bombe anti-sommergibile, che, per le sue ridotte dimen-sioni, può cogliere di sorpresa le navi avversarie e può effettuare azioni anchein acque ristrette. Celebri sono le imprese del comandante Luigi Rizzo che, il9 dicembre 1917, con due Mas si addentra nel porto di Trieste e vi affondala corazzata Wien. Il 10 febbraio 1918, ancora Rizzo con tre Mas, con abordo il poeta Gabriele d'Annunzio e il comandante Costanzo Ciano, entranel vallone di Buccari e vi affonda quattro piroscafi. All'alba del 10 giugno1918, il comandante Rizzo, mentre é all'agguato con i Mas 15 e 21, al largodell'isola di Premuda, avvista una formazione austriaca diretta verso Otrantoallo scopo di distruggere lo sbarramento. Con un attacco improvviso Rizzo siporta a breve distanza dalla corazzata Szent Istvan (Santo Stefano) e l'af-fonda. Ancora oggi la festa della Marina si celebra il 10 giugno di ogni annoper ricordare l'Impresa di Premuda. Il Mas 15 è conservato a Roma, al Vitto-riano degli italiani. La Marina realizza anche alcuni mezzi d'assalto, fra cuila "mignatta", una sorta di siluro guidato e dotato di due cariche esplosive.Proprio con uno di questi nuovi mezzi, il maggiore G.N. Raffaele Rossetti e ilten. medico Raffaele Paolucci, la notte sul primo novembre 1918, forzano ilporto di Pola, raggiungono la corazzata Viribus Unitis e la minano, provocan-done l'affondamento. I due operatori vengono catturati e saranno liberati al-l'arrivo degli italiani, pochi giorni dopo. La Regia Marina da un importantecontributo alla guerra sul Fronte terrestre. Dapprima prendono parte alle ope-razioni solo le artiglierie messe a terra o su pontoni, che combatte al fiancodella 3ª Armata del duca d'Aosta. Dopo la sconfitta di Caporetto reparti dimarinai sono inviati a terra, per proteggere Venezia; successivamente sarà co-stituito un Reggimento marinai e il complesso della Marina sarà denominatoBrigata Marina. Al termine della guerra il Reggimento, al quale Venezia avevavoluto dare la propria bandiera con il leone di San Marco, assume il nome diReggimento Marina San Marco; ancora oggi i Fucilieri di Marina sono inqua-drati in tale reggimento.

La Grande Guerra sul Mare

In copertina: sulla bandiera navale della RegiaMarina si staglia la polena raffigu-rante la Vittoria alata della RegiaNave Puglia, esposta al Vittorialedopo essere stata donata a Ga-briele D’Annunzio, autore delloscritto sulla “beffa di Buccari” del1918 che campeggia al centro;sulla destra l’emblema della RegiaMarina; in basso, a sinistra una de-corazione con il celebre motto dan-nunziano “Memento AudereSemper” dedicato ai M.A.S. (Moto-scafo Armato Silurante), a destrauno dei M.A.S. e più in alto, sull’oriz-zonte, la R.N. Conte di Cavour.(fotocomposizione: Davide Galli)In quarta di copertina: Bollettino della vittoria navale dellaPrima Guerra Mondiale esposto aPalazzo Marina (foto: Silvio Scialpi)

TESTATA GIORNALISTICA DELLA MARINA MILITAREFONDATA NEL 1954

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ISCRIZIONE: Tribunale di Roma

REGISTRAZIONE:n. 396/1985 dell’8 agosto1985

PROPRIETÀ: Ministero della Difesa - EDITORE: Ministro della Difesa

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CAPO REDATTORE E PHOTO EDITOR:Davide GALLI

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Page 3: La Regia Marina e la Grande Guerra

4LA REGIA MARINA E LA GRANDE GUERRA

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA REGIA MARINA

L’ammiraglio Paolo Emilio Thaon di Revel (Torino, 19 giugno 1857 - Roma,24 marzo 1948) fu Capo di Stato Maggiore della Regia Marina dall’aprile 1913al novembre 1919.Entrato in Marina all'età di 16 anni, conseguì il grado di guardiamarina nel1877 e nel 1879 partecipò alla circumnavigazione del globo a bordo dellafregata Garibaldi. Tenente di vascello nel 1886, capitano di corvetta nel 1896,fu comandante della scuola macchinisti a Venezia dal 1904 al 1905. Dopo di-versi incarichi di rilievo, tra cui Aiutante di Campo di Re Umberto l, nel 1905ottenne il comando dell'Accademia Navale, che mantenne fino all’anno su-cecssivo col grado di capitano di vascello. Promosso contrammiraglio, par-tecipò alla Guerra ltalo-Turca nel (1911-12), affondando, nel porto di Beirut,due navi turche e contribuendo alla distruzione dei porti lungo i Dardanelli. Quale Capo di Stato Maggiore della Regia Marina fu convinto promotoredello sviluppo del naviglio leggero e della costituzione dell’aviazione navale,nella quale individuò il più efficace mezzo di contrasto all’azione dei som-mergibili nemici, che costituivano la principale minaccia al traffico mercantile.Con l’ingresso dell’Italia nel conflitto sostenne l’impiego dei treni armati edei MAS. Un suo piano condusse all’affondamento delle corazzate austriacheSanto Stefano e Viribus Unitis. Dopo la rotta di Caporetto, sostenne il man-tenimento della linea del Piave e della Laguna di Venezia. Sul finire della guerra,condusse il bombardamento di Durazzo e organizzò la rapida occupazionedelle isole e delle coste dell’Istria e della Dalmazia. Per la direzione della guerra in Adriatico, gli fu conferita la Gran Croce del-l’Ordine Militare di Savoia e per i suoi grandi meriti al servizio della Marinaricevette il titolo di Duca del Mare nel 1924, anno in cui fu nominato “GrandeAmmiraglio”. Fu, inoltre, Ispettore generale della Regia Marina dal novembre1919 al maggio 1920, presidente del comitato degli Ammiragli, senatore delRegno nel 1917, entrò nel primo governo nazionale in qualità di ministrodella Regia Marina nel 1922; da questa carica rassegnò le dimissioni nel mag-gio 1925, dopo la riforma con cui Mussolini istituiva la carica di capo di StatoMaggiore generale, affidandola a Badoglio. Fu anche Presidente del Senatodal 1943 al 1944. In qualità di capo di Stato Maggiore sostenne attivamentel’istituzione e la prima attività dell’Ufficio Storico, emanando le direttive cheprevedevano la raccolta e la conservazione della documentazione dellaguerra italo-turca. È sepolto nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma.

La Regia Marina

L’incrociatore Francesco Ferruccio in allesti-mento presso l’Arsenale di Venezia. La città la-gunare fu la principale base navale dell’altoAdriatico, punto strategico per il controllo e l’op-posizione alla flotta austriaca. Presso il RegioArsenale vennero varati sommergibili, costruitiidrovolanti e alcuni pontoni semoventi armati(monitori) impiegati come batterie mobili perla difesa della Laguna.

La Nave da battaglia di 1^ classe Regina Elena entra in Mar Piccolo a Taranto.

La nave da battaglia di 1^ classe Regina Margherita con la livrea in grigio uniforme entrata in usodurante la guerra.

Il varo del sommergibile Otaria nell’Arsenale di Venezia il 25 marzo 1908.

l’Italia: l’Adriatico, infatti, può pa-ragonarsi ad un lungo corridoiodi circa 800 km, largo circa 200 echiuso all’estremità settentrio-nale. La parte orientale, allora inpossesso dell’Austria-Ungheria, èrotta da un grandissimo numerodi anfrattuosità con stretti e pro-fondi canali facenti capo a laghiinterni ampi e anch’essi profondi;è fiancheggiata da numerosissimeisole che formano una barriera,quasi continua nella parte cen-trale e addirittura doppia in qual-che tratto. Una costa cosìconformata offriva numerose lo-calità che ben si prestavano a co-stituire ottime basi permanenti,punti di appoggio e basi eventualiper le unità della flotta.

La costa occidentale, invece,presenta caratteri esattamenteopposti: bassa, fiancheggiata dafondali poco profondi, cosparsa dicentri demografici ed industrialie percorsa, in tutto il suo svi-luppo, da strade e da una impor-tante linea ferroviaria. Crearebasi navali lungo una costa cosìfatta non era facile impresa.

Pertanto, mentre la Marinaaustro-ungarica fissò le suabasi navali presso Pola, Sebenicoe Cattaro, quella italiana dislocòle unità più importanti a Tarantoe le unità minori a Brindisi e a Ve-nezia. Tale dislocazione, l’unicapossibile, rese evidente il fattoche, se si poteva considerare suf-ficientemente sicura la chiusuradell’Adriatico per la flotta Au-striaca, questa aveva la quasicompleta libertà d’azione nel-l’ambito di questo mare. Pertantol’Italia, se con il suo interventodava agli Alleati la sicurezza che ilMediterraneo non avrebbe vistonavi austriache, allo stesso temposi sobbarcava tutto il peso dellaflotta nemica, da dover contra-stare in una situazione d’inferio-rità dovuta non ai mezzi bensì allaposizione geografica.

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6LA REGIA MARINA E LA GRANDE GUERRA

Batteria della Regia Marina schierata sul basso Piave.

Treno armato apre il fuoco con le sue artiglierie.

Treno armato per la difesa della costa adriatica: questi mezzi montavano artiglieria navale antiaereae antinave ed imbarcavano equipaggi della Regia Marina.

Marinai costruiscono una passerella sul Piave. Sotto: Bombarda della Regia Marina sul fronte terrestre.

Il fronte terrestreL’esperienza dei primi mesidi guerra impose la necessità dilimitare le imprese delle navi ita-liane a quelle per le quali i rischifossero proporzionali all’impor-tanza degli obiettivi da raggiun-gere, portando ad un massiccioimpegno di tutte le forze nonconvenzionali - all’epoca - peresercitare la massima pressionesul nemico. Da qui l’impiego inchiave offensiva dei dirigibili, l’uti-lizzo di pontoni armati per for-nire supporto d’artiglieriaall’Esercito, la creazione di unaserie di treni armati per la prote-zione della costa dalle incursioniaeree e navali.

Nel 1915 fu inoltre costituitala "Brigata Marina", un corpocomposto da un reggimento sutre battaglioni di fucilieri e daun'unità di artiglieria. Nell'otto-bre dello stesso anno fu creatoun potente gruppo di 100 pezzid'artiglieria di vari calibri, chia-mato "Raggruppamento Artiglie-ria Marina", facente parteformalmente del VII Corpo d'Ar-mata. Nel novembre 1917, dopoCaporetto, la Brigata Marina fuimpegnata nella difesa di Venezia,città che subì diversi attacchidagli austriaci con assalti via maree via terra. In questa occasione,l’ottimo addestramento e l'eleva-tissimo spirito aggressivo dei fu-cilieri si rivelarono provvidenzialiper la sorte della città e i soldatiitaliani respinsero più volte inmare i determinati soldati au-striaci. Tra il 1917 e il 1918, sulPiave, il reggimento subì nume-rose perdite: quasi 400 caduti epiù di 1.500 feriti. Il coraggio e laforza degli uomini impiegati inquelle battaglie divenne leggenda-rio, lasciando un’impressionantedimostrazione della determina-zione e dello spirito di corpo del-l’unità: il reggimento non ebbealcun prigioniero né dispersi e

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8LA REGIA MARINA E LA GRANDE GUERRA

I mezzi aerei

Idrovolanti F.B.A.: in servizio alla fine del 1917 furono impiegati nelle esplorazioni antisommergibili.

Idrovolante M8 in partenza per Trieste.

Bombardiere triplano e trimotore Caproni Ca. 4.

Idrovolante Curtiss davanti alla Porta Nuovadell’Arsenale di Venezia; entrato in servizio nel1912, costituì insieme al Borel il primo nucleodi aerei impiegati presso la Scuola di Pilotaggioannessa alla Stazione Idrovolanti di Veneziainaugurata nel 1913 con sede nel Canale delleVergini presso l’Arsenale.

A destra: dirigibile Città di Ferrara in uscitadall’hangar; primo dirigibile navale, la notte del24 maggio 1915 fu inviato a svolgere il primoimpiego operativo della Grande Guerra.

Sotto: idrovolante Pateras Pescara nell’Arsenaledi Venezia; fu il primo velivolo progettato comeaerosilurante e il più grande aereo fino ad allorarealizzato.

riuscì a catturare 1268 soldati ne-mici.

Un’altra componente cheraggiunse un altissimo livellodurante la guerra fu l’avia-zione navale. A partire dal 1916,in un progressivo crescendo diperfezionamento tecnico e di ac-crescimento numerico, i velivolidella Marina furono impegnati inun grandissimo numero di mis-sioni di bombardamento dellebasi navali austriache, attacco an-tinave, ricognizione, scorta con-vogli e difesa aerea del territorionazionale. Quando sembravaormai che l’andamento dellaguerra volgesse a favore delle no-stre armi, la disfatta di Caporettocostrinse l’Aviazione di Marina adimpegnarsi con tutte le sue ri-sorse: gli idrocaccia di Venezia edi Grado mitragliarono le co-lonne nemiche in avanzata, ingag-giarono combattimento con icaccia austriaci in volo a prote-zione dell’avanzata austro-unga-rica, diressero il tirodell’artiglieria navale contro iponti sul Piave. Dopo l’evacua-zione della base di Grado, dallastazione di Venezia gli idrovolantiitaliani passarono all’offensiva connuove tattiche di combattimentoche costrinsero il nemico ad affi-dare la difesa dell’Istria a velivoliterrestri di alte prestazioni, senzaperaltro più riuscire a strappareagli italiani il controllo dei cieli. Altermine del conflitto, gli idrovo-lanti della Regia Marina, dall’ini-ziale numero di 30 unità eranodiventati ben 638, con oltre 3.000uomini addetti ai servizi di volo odi terra. Nel corso delle oltre17.500 missioni effettuate, ven-nero abbattuti in combattimentoben 130 velivoli austriaci, a frontedei 40 complessivamente persiper azione avversaria.

Durante la Grande Guerra lasuperiorità numerica della flottaitaliana fu vanificata sia dalla si-

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Page 6: La Regia Marina e la Grande Guerra

10LA REGIA MARINA E LA GRANDE GUERRA

Sopra: il MAS 15 di Luigi Rizzo in rientro nelporto di Ancona la mattina dell’11 giugno1918.

A sinistra: squadriglia MAS ad Ancona nel 1918.In primo piano il MAS 21 che il 10 giugno diquell’anno, al comando di Giuseppe Aonzo,prese parte all’impresa di Premuda insieme alMAS 15 comandato da Luigi Rizzo.

Nella pagina accanto dall’alto: la parte pop-piera del Wien recuperata nel giugno del 1925e oggi conservata nel Museo Storico Navale diVenezia.

Il MAS 66 a Napoli nel luglio 1917.

Il MAS 15 di Luigi Rizzo conservato nel Sacrariodelle Bandiere presso il Vittoriano di Roma.

I mezzi d’assaltotuazione geografico - strategicadel teatro operativo, sia dal fattoche la Marina austro-ungaricaevitò sempre lo scontro frontale,preferendo mantenere le proprieunità maggiori al sicuro nella bendifesa base di Pola. La Regia Ma-rina si impegnò quindi nello svi-luppo e nella produzione di unitàinsidiose di concezione nazionale,dai notissimi M.A.S. ai mezzi spe-ciali quali la torpedine semoventedetta “Mignatta” ed il barchino“saltatore” del tipo “Grillo”.Questi mezzi dall’agosto del 1916consentirono alla Regia Marina diintensificare l’offensiva contro lebasi nemiche e di forzare i portidi Durazzo, Fasana e Trieste.

Nell'agosto 1917 la Marinaaustro-ungarica dislocò duecorazzate, la Wien e la Budapest,nel porto di Trieste per appog-giare dalla costa, se necessario,l'Esercito Imperiale nella suaavanzata in territorio italiano. Aseguito della rottura del fronte aCaporetto, da parte della RegiaMarina si presentò l’assoluta ne-cessità di agire in chiave offensivaper marcare in senso non solomateriale, ma anche psicologico,la volontà di riscossa. Il 9 dicem-bre 1917 due torpediniere salpa-rono da Venezia con a rimorchioi M.A.S. 9 e 13 che, forzate leostruzioni che impedivano l'ac-cesso al porto, lanciarono da bre-vissima distanza quattro siluri checausarono l’affondamento dellacorazzata Wien. L’effetto dellaperdita di questa unità, primogrande successo italiano sulmare, fu oltremodo benefico perle ripercussioni che ebbe sul mo-rale della Nazione, stremata dallaguerra e depressa dal cattivo an-damento della lotta, rinsaldandole coscienze e permettendo dipercepire per la prima volta unapossibile inversione di tendenzanei risultati della guerra.

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12LA REGIA MARINA E LA GRANDE GUERRA

A destra, i protagonisti dell’azione di Premudadel 10 giugno 1918: Luigi Rizzo tra ArmandoGori e Giuseppe Aonzo.

Il tenente di vascello Nazario Sauro il giorno delsupplizio, il 10 agosto 1916 a Pola.Irredentista nativo di Capodistria, allora territo-rio austroungarico, e marinaio esperto dellecoste dalmate, allo scoppio della guerra avevalasciato la sua città per raggiungere Venezia earruolarsi come volontario nella Regia Marina.Condusse numerose missioni di guerra con suc-cesso. Nel luglio 1916, membro dell’equipaggiodel sommergibile Pullino in missione per con-durre un’incursione su Fiume, fu catturato in se-guito all’incaglio del battello e condotto a Pola,base della Marina austriaca; riconosciuto da al-cuni concittadini, fu impiccato per alto tradi-mento nelle carceri militari della città il 10agosto 1916 e sepolto in luogo segreto dalgiaustriaci. Al termine del conflitto la Regia Ma-rina riuscì a rinvenirne le spoglie e dare lorodegna sepoltura nel cimitero di Marina di SanPolicarpo a Pola. In quell’occasione l’allora Capodi Stato Maggiore della Marina, Grande Ammi-raglio Duca del Mare Paolo Thaon di Revel, lodefinì “il nostro più grande eroe del mare”.

Il maggiore del genio navale Raffaele Rossetti.Il tenente medico Raffaele Paolucci

Gli Eroi e le imprese

Nella pagina accanto, in basso: Luigi Rizzo congli equipaggi dei MAS 9 e 13 che compironol’affondamento del Wien il 10 dicembre 1917.

Il celebre manoscritto dannunziano della cosiddetta “Beffa di Buccari”, l’azione di forzamentodell’omonima baia (Bakar/Buccari, sulla costa dalmata), dove erano stanziate diverse unità ne-miche - la notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918. Il raid fu condotto dagli equipaggi dei MAS 94,95 e 96 (quest’ultimo comandato da Lugi Rizzo) al comando del capitano di fregata CostanzoCiano accompagnato da Gabriele D’Annunzio. Tre di questi volantini contenuti in altrettantebottiglie furono lasciati da D’Annunzio nella baia al termine dell’azione, a sottolinearne l’audacia,contribuendo a risollevare il morale dell’esercito ancora depresso dalla disfatta di Caporetto.

Constatato che questi piccolimezzi potevano essere profi-cuamente impiegati anche contronaviglio di grandi dimensioni, nefu potenziato lo sviluppo opera-tivo. Fu così che, dopo innumere-voli tentativi, un nuovoclamoroso siluramento portò, nelgiugno del 1918, i mezzi d’assaltoitaliani agli onori delle cronachemondiali: per la seconda volta,dopo l’operazione di Trieste, l’im-presa fu condotta dall’asso deiM.A.S. Luigi Rizzo, che affondò lacorazzata Szent Istvan. La perditadi questa unità ebbe sulla interaflotta austriaca una ripercussionegravissima; le operazioni in corsovennero sospese, le navi rientra-rono in porto per rimanervi, ino-perose, fino al giornodell’armistizio. I simboli di disgre-gazione manifestatisi tra gli equi-paggi fin dal mese di febbraio, eche il Capo della flotta, Ammira-glio Horty, intendeva combatterecon una energica attività, diven-nero sempre più gravi dopol’azione di Premuda e condusseroal disfacimento della flotta ne-mica, suggellato dall’impresa diPola in cui, due giorni prima dellaresa austriaca, la corazzata Viri-bus Unitis venne affondata adopera degli ufficiali di Marina Raf-faele Paolucci e Raffaele Rossettialla guida della “mignatta”. Unadelle più eclatanti prove dell’effi-cacia operativa dei mezzi d’as-salto italiani fu il bassissimo tassodi perdite: il numero dei M.A.S.affondati in azione (19 unità, dicui solo quattro per azione ne-mica, sulle 244 entrate in servi-zio), a fronte dei significativirisultati ottenuti, rese cospicuol’attributo di costo/efficacia delmezzo.

Nel corso del conflitto, laRegia Marina compì 56.000missioni di guerra, per un totaledi 2 milioni di ore di moto e di 25milioni di miglia percorse nelleazioni di esplorazione, vigilanza,

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Page 8: La Regia Marina e la Grande Guerra

14LA REGIA MARINA E LA GRANDE GUERRA

La fine della Guerra

Nella pagina a fianco, dall’alto verso il basso:

L’affondamento della corazzata Viribus Unitis.

La corazzata Szent Istvan (Santo Stefano) sbandata su un fianco a seguito dell’attacco del MAS 15.

Le navi da battaglia Tegetthoff e Erzherog Franz Ferdinand vengono consegnate all’Italia al termine del conflitto insieme al resto della flotta austriaca (Venezia 24 marzo 1919).

Sopra: l’ancora della corazzata Viribus Unitis posta sulla facciata di Palazzo Ma-rina dal 1929. (foto: Silvio Scialpi)

BOLLETTINO DELLA VITTORIA NAVALE

COMANDO IN CAPO DELLE FORZE NAVALI MOBILITATEORDINE DEL GIORNO N. 38

Marinai:La guerra marittima condotta in Adriaticoin unione a reparti degli Alleati e degli Stati Uniti col più costante e sagace ardimento nella ricerca dell'avversario in mare aperto e dentro i muniti porti è finita entro Pola con uno dei più luminosi esempi dell'eroismo italiano.Dal primo all'ultimo giorno, Voi avete perseverato in una lotta senza tregua

supplendo al difetto dei mezzi ed alla gravità dei molteplici compiti, con una vigoria, con una audacia sempre più pronte e ferme.Tutti gli italiani conoscono i nomi dei singoli eroi e delle vittorie fulminee, ma non a tutti è nota l'opera silenziosa, aspra, generosa, compiuta in ogni ora, in ogni evento, in ogni fortuna, quando solamente una assoluta

dedizione al dovere poteva superare l'imparità delle condizioni e la durezza degli ostacoli.Sappia oggi la Patria, di quanti sforzi ed

eroismi ignoti è fatta questa sua immensa Gloria.Consideri come due volte la Vittoria abbia preso il volo e l'augurio dal gorgo ove le più

potenti navi nemiche scomparivano: da Premuda alPiave, da Pola a Trieste e Trento.

La grande nave colata a picco nel porto di Pola fu più che un presagio.

Nel suo nome stesso ostentava la vecchia menzogna delle forze, non riunite ma coatte.

La duplice dissoluzione è avvenuta. Come più non esiste l'esercito,

così la flotta Imperiale non esiste più.Onore sempre a Voi tutti onesti e prodi

Marinai d'Italia.

Brindisi, XII novembre MCMXVIII

IL COMANDANTE IN CAPODELLE FORZE NAVALI MOBILITATE

THAON DI REVELA destra: il testo del Bollettino della Vittoria Navale, documento ufficiale concui l’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, comandante in capo delle Forze navalimobilitate della Regia Marina, annunciò la vittoria sui mari d’Italia e la disfatta nemica al termine del primo conflitto mondiale, il 12 novembre 1918.

agguato, scorta. Tale attività per-mise di conseguire i seguentiobiettivi strategici:• protezione del fianco a maredell’Esercito, contribuendo anchedirettamente alle operazioni ter-restri e supportando la creazioneed il mantenimento di un se-condo fronte in Albania;• realizzazione del blocco del Ca-nale d’Otranto, proteggendo iltraffico mercantile e il riforni-mento strategico della nazionedall’offesa subacquea degli ImperiCentrali;• messa in opera della cosiddetta“battaglia in porto”, mediantemezzi insidiosi, per eliminare laminaccia della flotta nemica.

Tra i tanti documenti e cimeliconservati quali memorie delconflitto (la maggior parte deiquali custoditi nei Musei e nelleSale Storiche della Forza Armata)sono le due imponenti ancoredelle corazzate austriache ViribusUnitis e Tegetthoff, esibite, comeantichi trofei di guerra, sulla fac-ciata di Palazzo Marina quali sim-boli dell’ingegno e dell’ardimentodei marinai italiani e del loro fon-damentale contributo per il con-seguimento della vittoria. n

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