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La Rosa Bianca Volti di un’amicizia A cura di Karin Amann, Thomas Ernst Stefan Glienke, Bärbel Köhler Gabriele Kühn, Rita Maier Tanja Piesch, Franz Reimer Michael Ritter, Annette Schöningh Rita Sumser, Walter Zipp Con la consulenza di Kläre Alt, Elisabeth Anneser Christine Bollinger, Elisabeth Bollinger Regina Degkwitz, Lilo Fürst-Ramdohr Elisabeth Hartnagel, Prof. Dr. Wolfgang Huber Anneliese Knoop-Graf, Prof. Dr. Hermann Krings (†) Franz J. Müller, Dr. Michael Probst Dieter Sasse, Erich Schmorell Herta Siebler-Probst, Birgit Weiß Gorge (Jürgen) Wittenstein Immagine grafica UNICA, progetti di comunicazione - RSM Stampa ArtiGrafiche Fiorin S.p.A. Catalogo Itaca Noleggio della mostra a cura di IES (International Exhibition Service) Tel.0541 728565 www.meetingmostre.com Un vivo ringraziamento a Erica Berni, Manuela Bisin Lucia Bolzoni, Giovanni D’Aniello Paolo Ferrari, Alessandra Geronazzo Santo Merlini, Marcella Montanari Stefano Montanari, Gabriella Orlandini Alessandra Riehn, Giovanni Tardini Progetto realizzato con il patrocinio di Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Mostra realizzata e organizzata dal Meeting per l’amicizia fra i popoli in occasione della XXVI edizione rimini

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La Rosa Bianca Volti di un’amicizia

A cura diKarin Amann, Thomas Ernst

Stefan Glienke, Bärbel KöhlerGabriele Kühn, Rita MaierTanja Piesch, Franz Reimer

Michael Ritter, Annette SchöninghRita Sumser, Walter Zipp

Con la consulenza diKläre Alt, Elisabeth Anneser

Christine Bollinger, Elisabeth BollingerRegina Degkwitz, Lilo Fürst-Ramdohr

Elisabeth Hartnagel, Prof. Dr. Wolfgang HuberAnneliese Knoop-Graf, Prof. Dr. Hermann Krings (†)

Franz J. Müller, Dr. Michael ProbstDieter Sasse, Erich Schmorell

Herta Siebler-Probst, Birgit WeißGorge (Jürgen) Wittenstein

Immagine graficaUNICA, progetti di comunicazione - RSM

StampaArtiGrafiche Fiorin S.p.A.

CatalogoItaca

Noleggio della mostra a cura diIES (International Exhibition Service)

Tel.0541 728565www.meetingmostre.com

Un vivo ringraziamento aErica Berni, Manuela Bisin

Lucia Bolzoni, Giovanni D’AnielloPaolo Ferrari, Alessandra GeronazzoSanto Merlini, Marcella Montanari

Stefano Montanari, Gabriella OrlandiniAlessandra Riehn, Giovanni Tardini

Progetto realizzato con il patrocinio di

Ministero dell'Istruzione,

dell'Università e della Ricerca

Mostra realizzata e organizzata dalMeeting per l’amicizia fra i popoli

in occasione della XXVI edizione

rimini

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Nell’estate del 1942 e nel febbraio del 1943 alcuni studenti della facoltà di medicina di Monaco

di Baviera distribuiscono volantini firmati “Rosa Bianca” incitando alla resistenza contro Hitler

e chiedendo la libertà per il popolo tedesco.

Gli autori di questi volantini non sono innanzitutto un gruppo di resistenza, ma piuttosto un

gruppo di persone unite da una profonda amicizia: Hans Scholl, Alexander Schmorell e Willi

Graf che si conoscono nel 1941/42 nel corpo militare in cui gli studenti di medicina prestano

il servizio di leva; Christoph Probst, carissimo amico di Alexander Schmorell a partire dall’anno

scolastico del 1935/36; Sophie Scholl, sorella di Hans; Traute Lafrenz, fidanzata di Hans Scholl,

e altri.

“Del gruppetto che ho radunato qui avrai già sentito parlare. Ti rallegreresti di questi volti se

li potessi vedere. L’energia che vi investiamo rifluisce intatta nel nostro cuore”,

scrive Hans Scholl in una lettera.

Ciò che li accomuna è la passione per la vita, l’amore per la bellezza - in particolare espressa

nella natura e nella musica  - e la tensione alla verità fino alla decisione di agire contro il

regime: un’apertura alla realtà intera che cresce in una vita quotidiana condivisa.

Di questa cerchia di amici fanno parte anche persone adulte, come il pubblicista cattolico Carl

Muth, l’architetto Manfred Eickemeyer (che mette a loro disposizione il suo atelier), Eugen

Grimminger, un amico del padre di Hans e Sophie Scholl (da cui riceveranno aiuti finanziari per

la realizzazione delle loro iniziative), il professore universitario Kurt Huber e altri; il dialogo

con queste persone aiuta i ragazzi a maturare un giudizio umano e politico che trova la sua

espressione più significativa nei volantini.

Il fatto che le prediche, critiche nei confronti del regime del vescovo von Galen arrivino per

posta anche in casa degli Scholl a Ulm suggerisce ad Hans e ad Alexander di utilizzare lo stesso

metodo per diffondere le loro idee. Decidono quindi di ciclostilare dei volantini e di diffonderli.

Sono quattro i volantini che vengono distribuiti nell’estate del 1942; nel febbraio del 1943 con

l’aiuto degli studenti della Rosa Bianca vengono scritti e diffusi il quinto e il sesto volantino,

nella speranza che dopo la sconfitta di Stalingrado il popolo tedesco possa finalmente rendersi

conto della situazione e ribellarsi. Hans e Sophie Scholl, il 18 febbraio del 1943, mentre

distribuiscono il sesto volantino all’Università di Monaco, vengono arrestati. Sono poi processati

e condannati a morte assieme a Christoph Probst. Si svolgono in seguito altri cinque processi,

l’ultimo dei quali nell’aprile del 1945.

La Rosa Bianca Volti di un’amicizia

� L’atrio dell’università di Monaco � Cartina diffusione volantini

p.1

� Kurt Huber

� Roland Freister, Presidente del Volksgerichtshof

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Cenni storici

La situazione in Germania dopo il 1918

Dopo il 1918 la Germania subisce l’umiliazione dei Trattati di Versailles che viene rappresentata

sulle cartoline di propaganda da una donna legata al palo della tortura.

Gli anni ’20 sono molto difficili perché crisi politiche ed economiche si abbattono sulla Germania.

Numerosi tedeschi iniziano così ad avere nostalgia di un personaggio forte che riporti il paese

all’antica potenza.

Gennaio 1933: Hitler al potere

Con la salita al potere di Hitler – che all’inizio avviene attraverso un processo conforme alla

costituzione – col tempo tutto migliora: l’economia riprende a fiorire (anche se questo causa

debiti elevati); dopo quattro anni non c’è più disoccupazione. L’allestimento dei giochi olimpici

a Berlino nel 1936 dimostra anche all’estero che si stanno rimarginando le ferite della Grande

Guerra. Così la Germania acquista di nuovo fiducia in se stessa.

In un discorso del 10 febbraio 1933 Hitler promette un nuovo “Regno Tedesco”:

“[…] non riesco a staccarmi dalla fede nel mio popolo, non riesco a staccarmi dalla convinzione

che questa nazione un giorno risorgerà; non riesco a separarmi dall’amore a questo mio

popolo e nutro saldamente la convinzione, che arriverà un bel giorno l’ora in cui i milioni di

persone, che oggi ci maledicono, ci appoggeranno e insieme a noi approveranno il nuovo

Regno Tedesco, che abbiamo creato assieme, conquistato con fatica e conquistato amaramente,

il Regno della grandezza e dell’onore e della potenza, della gloria e della giustizia. Amen!”.

Il popolo tedesco rimane affascinato dai discorsi di Hitler; anche alcuni ragazzi che poi daranno

vita al gruppo della “Rosa Bianca” sono attratti dalle promesse del nazionalsocialismo, tanto

che aderiscono alla Hitlerjugend.

Inge Scholl, sorella di Hans e Sophie, racconta a proposito del 30 gennaio del 1933:

“Una mattina sentii sulle scale della scuola una compagna di classe che diceva ad un’altra:

“Ora Hitler è al governo”. E la radio e tutti i giornali annunciavano: “Ora tutto migliorerà in

Germania. Hitler è al comando”.

…Hitler - così si sentiva dappertutto - voleva aiutare questa patria a raggiungere grandezza,

felicità e benessere; voleva procurare lavoro e pane per tutti; non si sarebbe fermato prima

di aver raggiunto il suo scopo: ogni tedesco doveva diventare un essere umano indipendente,

libero e felice nella propria patria. A noi questo piaceva, e qualunque cosa avessimo potuto

fare per contribuire la avremmo fatta”.

L’eugenetica

� Cartolina con la Germania legata al palo � Fiaccolata del 30 gennaio 1933

p.2

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Alla base del progetto nazionalsocialista vi è una discriminazione razziale sia nei confronti

delle razze considerate inferiori sia nei confronti dei malati mentali, di quelli incurabili e degli

handicappati.

Nelle scuole agli studenti viene insegnato il disprezzo verso chi ha malformazioni fisiche o

mentali, negli ospedali e nei lager questi vengono soppressi.

I giovani della Rosa Bianca percepiscono subito la disumanità presente nei programmi hitleriani

di discriminazione razziale.

Lo fa notare Bernhard Knoop raccontando in merito le reazioni di Christoph Probst:

“…. si agitava profondamente quando si parlava dei programmi di eutanasia, dell’eliminazione

di massa di malati di mente ed handicappati che alla lunga non poteva essere tenuta nascosta”.

Il vescovo Clemens August von Galen è una delle poche personalità pubbliche che condanna

esplicitamente l’ideologia nazista.

In una sua celebre predica nel 1941, riferendosi alla condotta brutale dei nazionalsocialisti e

all’uccisione di handicappati e malati incurabili, il vescovo von Galen dice:

“Vengono adesso uccisi, barbaramente uccisi degli innocenti indifesi; anche persone di altra

razza, di diversa provenienza vengono soppresse... Siamo di fronte a una follia omicida senza

eguali... Con gente come questa, con questi assassini che calpestano orgogliosi le nostre vite,

non posso più avere comunanza di popolo!”.

L’antisemitismo

Anche l’antisemitismo fa parte sin dagli inizi del programma di governo del regime

nazionalsocialista. Da subito le botteghe appartenenti agli ebrei vengono boicottate e gli

impiegati statali giudei vengono licenziati. Nel 1935 sono proibiti i matrimoni tra ebrei e cittadini

di “sangue tedesco”. I giovani ebrei vengono esclusi dalle scuole tedesche.

Il 9 novembre del 1938, nella cosiddetta “Notte dei cristalli”, per ordine del governo vengono

bruciate tutte le sinagoghe e danneggiati o distrutti i negozi degli ebrei. Di fronte a tale orrido

spettacolo, molte famiglie ebree, impaurite, decidono di emigrare.

Ma il regime nazista aveva come scopo dichiarato lo sterminio degli ebrei e così nel 1941

Cenni storici

� Il campo di concentramento di Dachau

p.3

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promulga il divieto di emigrazione per loro. Da questo momento in poi ogni ebreo viene costretto

a portare la cosiddetta “stella di David”.

Un anno dopo viene decisa la “soluzione finale” con la sistematica persecuzione degli ebrei,

la loro deportazione nei campi di concentramento e il loro annientamento nelle camere a gas.

I giovani della Rosa Bianca denunciano l’antisemitismo con estrema chiarezza nel loro secondo

volantino:

“Vogliamo solo ricordare brevemente come esempio un fatto: il fatto cioè che dalla occupazione

della Polonia sono stati trucidati in quel paese, nel modo più bestiale, trecentomila ebrei. In

questo noi vediamo il più orrendo delitto contro la dignità dell’uomo, un delitto di cui non se

ne può trovare un analogo in tutta la storia umana. Anche gli ebrei sono creature umane!”.

La Seconda Guerra Mondiale

Nel settembre del 1939 inizia la seconda guerra mondiale, Hitler vince con le sue truppe su

tutti i fronti: aveva già annesso Austria e Cecoslovacchia prima della guerra, ora conquista la

Polonia Occidentale quindi la Danimarca, la Norvegia, i Paesi Bassi, la Francia, la Iugoslavia

e la Grecia. Con l’attacco alla Russia nel giugno del 1941 la Germania raggiunge la sua massima

espansione territoriale. I tedeschi si dimenticano della pesante umiliazione subita dopo la

Grande Guerra; soprattutto la vittoria sulla Francia per loro rappresenta una enorme

soddisfazione. La Germania sembra tornata ad essere forte.

Nell’inverno del 1941/42 la guerra subisce una svolta: sul fronte orientale inizia la controffensiva

sovietica che ha nella battaglia di Stalingrado il momento decisivo. Nella sconfitta emerge

sempre di più la vera faccia del regime, che non tollera nessuna critica, anzi in un discorso a

Berlino, Joseph Goebbels, ministro della propaganda, esorta tutto il popolo tedesco ad una

dedizione senza limiti e alla guerra totale.

A questo proclama si oppongono i ragazzi della “Rosa Bianca” che denunciano nel quinto

volantino la menzogna della propaganda nazista ed incitano i loro connazionali a prenderne

coscienza:

“Con sicurezza matematica Hitler conduce il popolo tedesco alla rovina. Hitler non può vincere

la guerra, può soltanto prolungarla! … Ma intanto cosa fa il popolo tedesco? Non vede e non

sente… Tedeschi! … Staccatevi dal nazionalsocialismo disumano! Provate con l’azione che voi

la pensate diversamente! Una nuova guerra di liberazione sta per scoppiare. La parte migliore

del nostro popolo combatte dalla nostra parte. Strappate il mantello dell’indifferenza che

avvolge il nostro cuore!”.

Cenni storici

� Prigionieri di guerra tedeschi dopo labattaglia di Stalingrado

p.4

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HansScholl

Hans Scholl

Secondo di cinque figli di una famiglia protestante, fin dalla giovinezza vive con i fratelli rapporti

di grande intensità umana.

A Ulm nel 1933, anno in cui Hitler prende il potere, Hans Scholl entra entusiasta nelle file della

Hitlerjugend (Gioventù Hitleriana). Grazie alla sua affascinante personalità diventa ben presto

portabandiera del suo gruppo e nel 1935 partecipa all’adunata del partito a Norimberga. Questa

manifestazione lo delude profondamente, perché tutto segue uno schema; deve persino bruciare

la bandiera su cui aveva giurato, perché non era uguale alle altre: capisce così che la libertà

promessa da Hitler è una menzogna. A questo punto volge le spalle alla Hitlerjugend e aderisce

ad una associazione giovanile proibita dal regime. Nel 1937 viene arrestato per le sue attività

sovversive in questo gruppo. Dalla prigione scrive ai genitori:

“Tutto il mio corpo, ogni tendine, ogni vena ha una gran nostalgia della vita”.

Nel 1939 si iscrive alla facoltà di medicina a Monaco. Nel marzo del 1940 viene assegnato alla

2a Studentenkompanie, corpo militare in cui svolgevano il servizio di leva gli studenti di medicina

durante la seconda guerra mondiale. Attraverso un amico di Ulm, Otl Aicher, conosce il professor

Carl Muth, un pubblicista cattolico settantenne, che gli chiede di riordinare la sua biblioteca.

Pur essendo cresciuto in una famiglia protestante, grazie al rapporto con Carl Muth fa per la

prima volta un incontro personale con Cristo.

A Muth scrive questa lettera due giorni prima di Natale del 1941:

Egregio Professore!

[…] Sono ricolmo di gioia, perché per la prima volta nella mia vita festeggio il Natale da cristiano,

in modo autentico e personalmente convinto. […] Son cadute come delle squame dai miei

occhi. Prego. Sento un fondo sicuro e vedo una meta sicura. Per me quest'anno Cristo è rinato.

Il Suo Hans Scholl

Nel giugno e luglio del 1942 diffonde con gli amici i primi quattro volantini della Rosa Bianca.

In seguito deve partire per la Russia. L’esperienza al fronte lo convince ancor di più dell’assurdità

della guerra e rafforza in lui il rifiuto al regime. Al ritorno in Germania riprende con maggior

intensità le attività di resistenza insieme agli amici. La sua decisione è così profonda che nulla

lo può fermare, neanche la paura di sbagliare.

Due giorni prima dell’arresto, Hans scrive alla ex-fidanzata Rose:

Strade sbagliate ne ho già percorse tante, e lo so: ti si aprono davanti precipizi, la notte più

oscura circonda il mio cuore che cerca – ma io mi ci butto dentro. Com’è grande la parola di

Claudel: “La vie, c’est une grande aventure vers la lumière”.

Il 18 febbraio del 1943 viene arrestato, mentre sta diffondendo il sesto volantino insieme alla

sorella Sophie nell’atrio dell’università di Monaco. Dopo soli quattro giorni viene processato

e condannato a morte. Prima dell’esecuzione grida davanti al boia:

Viva la libertà!

Viva la Germania!

Le sue parole riecheggiano in tutto il carcere.

23 anni, studente di medicina

(† 22 febbraio 1943)

� La Hitlerjugend nel 1937

� Alexander Schmorell, Hans Scholl e Hubert Furtwänglerdurante la loro permanenza al fronte in Russia

p.5

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ChristophProbst

Christoph Probst

La giovinezza di Christoph è travagliata: la madre si separa più volte, per cui la famiglia deve

spesso cambiare abitazione e città, e il padre amatissimo, nel 1936, si suicida in una clinica

psichiatrica. Nonostante ciò, a soli sedici anni Christoph scrive:

“Qui è bello, come sempre. Anche la pioggia non ha potuto togliere alla vita il suo splendore.

Splendore? Se si guarda a ogni dettaglio, a ogni singola stazione del quotidiano decorso del

giorno, si trova tutt’altro che splendore. E tuttavia sulla vita degli uomini aleggia una sorta

di splendore. Solo che gli uomini non se ne accorgono, tranne che qualche volta, nei ricordi.

Spesso sembra che sia andato perduto, ma è solo un’apparenza. Senza questo splendore la

vita sarebbe del tutto impossibile”.

Nell’anno scolastico 1935/36 incontra Alexander Schmorell; tra i due nasce “un’amicizia

indissolubile”. Alexander gli fa conoscere i ragazzi della Rosa Bianca. Christoph, facendo parte

del gruppo di aviazione militare con sede a Innsbruck, raramente riesce a vedere gli amici a

Monaco; ma appena può, anche solo per due ore, li va a trovare.

Quando alla fine di luglio del 1942 Hans, Alexander e Willi partono per la Russia, Christoph

soffre per questa separazione e in seguito sente molto la loro mancanza.

Dato che Christoph è padre di tre figli, gli amici cercano di non esporlo a rischi inutili, ma nel

momento in cui i fratelli Scholl vengono arrestati la Gestapo trova in tasca ad Hans la bozza

del settimo volantino scritto a mano da Christoph. Per questo viene arrestato, poi processato

insieme a Hans e Sophie. Il giorno dell’esecuzione si fa battezzare dal cappellano del carcere.

Non si tratta di una decisione improvvisata, ma è l’esito di una lenta maturazione personale.

Poco prima di andare a morire incontra ancora una volta Hans e Sophie nel cortile del carcere.

Si accomiata da loro con le parole:

“Tra pochi minuti ci rivediamo nell’eternità”.

23 anni, studente di medicina a

Innsbruck, sposato, tre figli

(† 22 febbraio 1943)

� Partenza per la Feldfamulatur: (da sin.) Hans e SophieScholl, Christoph Probst.

[Foto: George (Jürgen) Wittenstein]

� Con il figlio Michael

[Foto: propr. privata dott. Michael Probst]

� Foto di famiglia con la nonna (Elise Probst)

[Foto: propr. privata dott. Michael Probst]

� Alex Schmorell e Christoph Probst con la brocca

p.6

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Alexander Schmorell

Alexander Schmorell

� Busto di Beethoven, opera di AlexanderSchmorell

Alexander Schmorell nasce in Russia. Dopo la precoce scomparsa della madre il padre si risposa

e si trasferisce con la famiglia a Monaco. L’educazione dei figli viene affidata ad una bambinaia

russa. Il russo rimane sempre la lingua parlata in famiglia. Anche le tradizioni della terra natia

continuano a vivere tra le mura domestiche. Nel 1935 Alexander conosce Christoph Probst; il

rapporto di amicizia che nasce fra i due è così intenso che il fratello ricorderà come “Alex allora

sembrasse sentirsi finalmente liberato, come se avesse per la prima volta conquistato fiducia in

se stesso e sicurezza di sé e cominciasse ad assaporare il gusto della vita”.

La sua passione è la scultura. Per questo il padre ha allestito per lui un atelier. Lì si rifugia quando

attraversa periodi di inquietudine.

Il 4 giugno del 1942 scrive a un’amica:

“E bruciare, ardere fino a consumare se stessi - così si deve creare e plasmare. Come il sole che

arde e si consuma, così deve essere la vita dell’artista, solo in questo modo le sue

opere sprigioneranno la loro potenza… solo allora l’uomo potrà comprenderle e vivere con esse,

sereno, grande, forte, appassionato… soffrire con esse”.

Dopo l’esame di maturità Alexander si arruola volontariamente nella cavalleria; nel momento in

cui deve giurare fedeltà a Hitler, chiede però di essere dispensato e allontanato dall’esercito. La

famiglia riesce a convincerlo a prestare il giuramento e, per evitare ripercussioni da parte del regime,

attribuisce l’accaduto a una “crisi di nervi”. Essendo studente di medicina viene assegnato nel 1941

alla 2a Studentenkompanie dove conosce Hans Scholl. Il primo volantino della Rosa Bianca è scritto

e diffuso da loro due.

Il 23 luglio Alexander parte per la Russia e torna così come nemico nella sua patria. Non avendo

mai perso il legame con la tradizione natia, facilita agli amici il rapporto con il mondo russo e ritrova

se stesso. Rimane innamorato della Russia a tal punto da scrivere a un’amica nel gennaio del 1943:

Cara Marguerite,

un pescatore, che siede lontano lontano laggiù nella mia patria, ha lanciato il suo amo a fondo nel

mio petto. E più io mi allontano dalla mia patria, da quella landa così vasta, tanto più lui tira la

lenza, tanto più mi duole il petto, tanto più divento inquieto.

Il 6 novembre del 1942 torna a Monaco con gli studenti di medicina della 2a Studentenkompanie

e riprende a collaborare con gli amici della “Rosa Bianca”. Viene arrestato il 19 aprile 1943.

Condannato a morte aspetta per tre mesi in carcere la risposta alla richiesta di grazia, che viene

respinta. Il 13 luglio, giorno dell’esecuzione, dice al suo avvocato:

“Sarà sorpreso…

Alexander Schmorell, 25 anni,

studente di medicina a Monaco

(† 13 luglio 1943)

� Alexander Schmorell durante una lezione

[Foto: George (Jürgen) Wittenstein]

� Hans e Alexander in treno verso la Russia

[Foto: George (Jürgen) Wittenstein]

[Foto: George (Jürgen) Wittenstein]

p.7

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WilliGraf

Willi GrafWilli Graf, originario di Saarbrücken, mai entrato nella Hitlerjugend, si impegna nelle associazioni

giovanili cattoliche, non proibite, ma comunque emarginate. In quanto membro dell’ “Ordine

Grigio” viene incarcerato per due settimane nel 1938.

Nel 1940 inizia a prestare il servizio sanitario in Francia, Belgio e Jugoslavia; nel maggio del

1941, in Polonia e in seguito in Russia. In questo periodo la sua vita è segnata da una profonda

solitudine, che riesce a vincere quando, tornando a Monaco, dal fronte, ritrova i suoi amici delle

associazioni cattoliche che si riuniscono in un appartamento della Siegfriedstrasse:

“Ecco cos’era la Siegfriedstrasse. In quel periodo di inquietudine […], un punto di quiete dove

si potevano incontrare le persone con cui parlare. Era come una patria spirituale. […] Senza la

Siegfriedstrasse non saremmo potuti rimanere immuni dallo spirito del tempo presente”.

Dopo l’incontro con Hans Scholl, Willi Graf deve prendere una decisione, perché gli amici della

Siegfriedstrasse non condividono le attività della “Rosa Bianca”. Per loro è più importante

sopravvivere per poter costruire in seguito una nuova Germania. Forse un’annotazione sul diario

fatta nel 1933 può spiegare il motivo della sua scelta di partecipare alle azioni della Rosa

Bianca:

“Siate discepoli nelle opere, non solo nell’ascolto della parola” (Gc 1, 22).

Dopo l’arresto Willi Graf deve passare otto mesi di carcere prima di essere giustiziato nell’ottobre

del 1943; molto probabilmente è stato anche torturato, perché i suoi aguzzini volevano estorcergli

altri nomi di cospiratori. Una delle ultime lettere scritte alla famiglia documenta la coscienza

con cui aveva vissuto in carcere:

“Non dovremmo forse quasi essere lieti di portare a questo mondo una croce che a volte sembra

superare qualsiasi misura umana? Questa è in un certo senso letteralmente sequela di Cristo.

Non vogliamo limitarci a sopportare questa croce: vogliamo amarla e cercare di vivere sempre

più fiduciosi nel giudizio divino. Solo in questo modo si realizza il significato di questo tormento.

In questo modo le circostanze quotidiane, qualunque esse siano, non ti toccano più di tanto,

perché la realizzazione della vita non dipende da esse.

L’amore per la Germania cresce però di giorno in giorno e con dolore prendo parte alla sua

sorte e alle sue ferite”.

25 anni, studente di medicina a Monaco

(† 12 ottobre 1943)

� Willi Graf con un compagno in Russia � L’ultimo pasto consumato insieme prima della partenza da Gshatsk

p.8

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Sophie Scholl

Sophie Scholl

� Sophie Scholl

Fin dalla sua infanzia Sophie Scholl, sorella minore di Hans, è molto attratta dalla natura, la guarda

con stupore e commozione, ne cerca il contatto diretto. A 18 anni scrive in un tema:

“Così come non riesco a vedere un ruscello chiaro senza mettermi a sedere per farci ciondolare

dentro i piedi, tanto meno riesco, a maggio, a passare oltre a un prato senza inoltrarmici…”

Sophie Scholl ha una grande sensibilità che la porta a guardare la natura con stupore e commozione.

Come suo fratello anche Sophie fa “carriera” nella Hitlerjugend: diventa capogruppo. Ma alcuni

fatti iniziano ad aprirle gli occhi rispetto alla vera natura del nazismo. Le rimane incomprensibile

il fatto che la sua amica ebrea, Luise, pur avendo i capelli biondi e gli occhi azzurri, venga esclusa

dal gruppo, e che nelle riunioni serali del ramo femminile della Hitlerjugend non si possa leggere

il poeta Heinrich Heine solo perché ebreo. I suoi dubbi divengono certezza dopo l’esperienza

negativa fatta dal fratello a Norimberga. Sophie decide così di abbandonare definitivamente

l’organizzazione giovanile hitleriana. Su suggerimento di alcuni amici del fratello comincia a

leggere classici cristiani come Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino e libri di autori proibiti.

Iniziata la guerra, Sophie comincia a chiedere al fidanzato Fritz Hartnagel, ufficiale nell’esercito

tedesco, come sia possibile giustificare la guerra e il servizio militare, e sulla questione litiga

spesso con lui.

Sophie vorrebbe sottrarsi al dramma che la guerra comporta, ma rifugiarsi in un mondo di sogni

non è comunque per lei un’alternativa. Scrive al fidanzato nel maggio del 1940:

“Oggi il tempo è bellissimo, è quasi già estate [...] Non è facile scacciare tutti i pensieri che

riguardano la guerra. [...] Spesso non desidero altro che vivere in un’isola deserta, come Robinson

Crusoe. A volte son tentata di considerare l’umanità come una dermatosi della Terra; ma solo a

volte, quando sono molto stanca e gli uomini mi sembrano grandi e imponenti, questi uomini,

che son peggio delle bestie. Ma ciò che conta è che noi teniamo duro, che resistiamo nella massa

che non aspira ad altro se non al proprio profitto”.

Dopo la maturità Sophie deve svolgere a Krauchenwies un anno di servizio obbligatorio per il

regime. In questo periodo, non riuscendo a stringere amicizie vere, soffre di solitudine e cerca

con intensità il dialogo con Dio.

Nel maggio del 1942 raggiunge il fratello a Monaco, si iscrive alle facoltà di biologia e filosofia.

Quando viene a sapere che Hans è tra gli autori dei volantini della “Rosa Bianca” insiste nel voler

collaborare. È lei che procura francobolli e carta e porta i volantini in altre città col rischio di essere

scoperta durante i frequenti controlli nelle stazioni e sui treni.

Il 18 febbraio del 1943 viene arrestata con il fratello nell’università di Monaco. Il giorno

dell’esecuzione dice alla compagna di cella:

“Una giornata così meravigliosa e piena di sole, e io me ne devo andare…! Ma quanti sono quelli

che in questi tempi devono morire sui campi di battaglia, quanti uomini pieni di speranza...! Che

importa che io muoia, se migliaia e migliaia di persone vengono scosse e destate dal nostro

agire?”.

21 anni, studentessa di biologia e

filosofia a Monaco († 22 febbraio 1943)

� Sophie (in basso a destra) alla festicciola per il suo ventesimocompleanno a Krauchenwies

p.9

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Una passione per la vita

L’amicizia dei giovani della Rosa Bianca non è legata a qualche interesse particolare, ma riguarda

tutta la loro vita. L’arte, la musica, la lettura, lo studio, le scelte fondamentali dell’esistenza, le

diverse esperienze personali, la guerra, la situazione politica, tutto ciò che è interessante per uno

di loro immediatamente viene partecipato agli altri.

Per questa passione alla vita la loro amicizia cresce e si consolida.

Il fascino della bellezza

Oggi si è conclusa con un grande concerto per orchestra nella Tonhalle la Settimana mozartiana.

Dovevi esserci! Di un’arte così abbiamo bisogno come del pane quotidiano. Assolutamente! Cosa

sarebbe la vita, senza di essa.

Hans Scholl

(…) Una parola, di cui l’anima non fa esperienza, è una parola morta; e un sentimento, che non è il

grembo di un pensiero, è inutile. La musica però rende il cuore tenero.

Sophie Scholl

Nel taschino interno della giacca porto il bocciolo di una rosa. Ho bisogno di questo piccolo fiore,

perché rappresenta “l’altra faccia”: molto distante dalla vita militare che adesso conduco, eppure

non in contraddizione con essa. Bisogna sempre portare con sé un piccolo segreto, soprattutto con

i compagni che qui mi ritrovo.

Hans Scholl

L’amicizia

L’amico è l’unica persona che ti capisce e ti sostiene se tutto il mondo ti volta le spalle.

L’amico è lo specchio della propria persona, guardando a lui si esprime la propria crescita e il controllo

di sé l’amico permette di rimanere in corrispondenza con se stessi grazie a lui si può domandare e

si può rispondere. Chi non ha un amico crolla su se stesso.

Otl Aicher

Da Hans ho ricevuto una lettera molto gradita. Penso che sarebbe molto bello se potessimo studiare

insieme, perché con Hans non perderò tempo. (Tra l’altro non intendo farlo più con nessuno). Né lui

vuole farlo di fronte a me. Questo è senz’altro il miglior mezzo educativo.

Sophie Scholl

La lettura

I libri sono sempre stati l’“elisir di vita” per gli amici della Rosa Bianca: Goethe, Schiller, Hölderlin,

Reinhold Schneider, Claudel, Kierkegaard, Dostoevskij, Bernanos, Guardini, de Saint-Exupéry e altri.

Non era sempre semplice procurarsi testi di una certa qualità, essendovene molti proibiti dal regime.

Sono amici come Carl Muth e il libraio Josef Söhngen a passarli sotto banco ai giovani della Rosa

Bianca. Ma anche solo due libri interessanti potevano essere “il legno grazie al quale si sopravvive

in mare”.

Otl Aicher

“Essere uomini significa avvertire una responsabilità: vergognarsi alla vista di una necessità, anche

quando è evidente che non se ne ha alcuna colpa; essere fieri del successo di un compagno; offrire

la propria pietra nella coscienza di contribuire all’edificazione del mondo”.

Antoine de Saint-Exupéry, Vento, sabbia e stelle, passo sottolineato da Hans Scholl

� Sophie Scholl

p.10

Page 12: La Rosa Bianca Volti di un’amicizia€¦ · La Rosa Bianca Volti di un’amicizia L’atrio dell’università di Monaco Cartina diffusione volantini p.1 Kurt Huber Roland Freister,

L’esperienza sul fronte russo

In Russia il terrore e la bellezza vanno di pari passo. Nel suo diario Hans Scholl annota:

28 agosto 1942

“Ultimamente io e Alex abbiamo sepolto un Russo. Doveva essere rimasto fuori da diverso tempo. Il

capo era staccato dal busto e le interiora già marcite. I vermi strisciavano dai vestiti mezzo putrefatti.

Avevamo quasi finito di interrarlo, quando trovammo ancora un braccio. Infine abbiamo costruito una

croce russa e l’abbiamo posta in cima al tumulo. Adesso la sua anima riposa in pace”.

Parlando della sua vita nelle retrovie Hans scrive alla famiglia:

2 settembre 1942

“[…] Non sono mai solo. Abbandonato sì, ma non solo. Conosco un anziano pescatore canuto, ho lui

per amico. Spesso ce ne stiamo seduti dall’alba al tramonto sulla riva di un fiume e peschiamo come

Pietro ai tempi di Cristo. Inoltre, qui nel campo, ho messo insieme un coro con dei prigionieri di guerra

e alcune ragazze russe. […]”

La decisione

Non posso stare fuori dal gioco. Fuori dal gioco non esiste la felicità; e questa guerra in fin dei conti

è una guerra per la verità. Prima di tutto devono saltare tutti i troni bugiardi - questa è la cosa dolorosa-

e lasciare il posto a ciò che è autentico e non manipolato. […] Sono stato costretto a fare una scelta.

Hans Scholl

Non è detto che, poiché tutte le cose sono contraddittorie, l’uomo debba per forza essere anche lui

contraddittorio. Eppure tutti ovunque la pensano così. Poiché siamo inseriti in questo mondo

contraddittorio, dobbiamo ubbidire alle sue leggi. Stranamente questo modo ben poco cristiano di

vedere le cose si ritrova proprio presso i cosiddetti cristiani. Come ci si può aspettare allora che il

destino conceda la vittoria a una causa giusta, se non si trova neanche una persona pronta a sacrificarsi

unicamente per essa? […] Ma ci sono ancora uomini che non si stancano mai di dedicare il proprio

pensiero e la propria volontà a un’unica causa?

Sophie Scholl

La libertà

L’uomo è libero soltanto dinanzi all’eterno; e in questa posizione di libertà sta quell’ultimo senso

che nel corso della storia fa della vita qualcosa di personale e insostituibile: quel senso al quale

l’uomo non può sfuggire anche quando egli in realtà rimane lontano dall’agire.

Reinhold Schneider

4o volantino, luglio 1942

Certo l’uomo è libero, ma senza il vero Dio è indifeso contro il male. È come una nave senza timone

abbandonata alla tempesta, come un lattante senza madre, come una nube che si dissolve.

Una passione per la vita

[Foto: Catalogo della Weiße Rose Stiftung e.V.]

� Accanto alla tomba di un soldato russo

p.11

� Retro del capo d’imputazione di Sophie choll

Page 13: La Rosa Bianca Volti di un’amicizia€¦ · La Rosa Bianca Volti di un’amicizia L’atrio dell’università di Monaco Cartina diffusione volantini p.1 Kurt Huber Roland Freister,

Addio

I giovani della “Rosa Bianca” affrontano la morte con grande

serenità. Sono certi di avere vissuto pienamente, perché nella

loro breve esistenza hanno realizzato un compito, quello di

“vivere intensamente il reale”.

Lo documentano le loro ultime parole prima di essere giustiziati.

Monaco, 13 luglio 1943

Miei cari papà e mamma!

Alla fine non è potuta andare diversamente e, secondo la volontà

di Dio, oggi devo concludere la mia vita terrena, per passare a

un’altra vita che non finirà mai e nella quale ci ritroveremo tutti!

Tale rivedersi sia la vostra consolazione e la vostra speranza.

Purtroppo questo colpo è più pesante per voi di quanto non lo

sia per me, perché io me ne vado con la coscienza di aver reso

servizio alle mie profonde convinzioni e alla verità. Tutto questo

mi permette di attendere l´abora ormai prossima della mia morte

con coscienza tranquilla.

Pensate ai milioni di giovani che perdono la vita là fuori, sul campo

di battaglia - la loro sorte è anche la mia. Salutate di cuore tutte

le persone a me care! In particolare però Natascha, Erich, Njanja,

la zia Toni, Maria, Aljenschka e Andrej.

Tra poche ore passerò a miglior vita, da mia madre, e non vi

dimenticherò, chiederò a Dio che vi dia consolazione e tranquillità.

E vi aspetterò! Una cosa soprattutto vi raccomando: non

dimenticatevi di Dio!!!

Vostro Schurik

Con me viene il Prof. Huber, che mi ha chiesto di salutarvi di cuore!

Al suo avvocato, poco prima di morire, Alexander Schmorell dice:

“Sarà sorpreso di trovarmi così tranquillo in questa ora. Però le

posso assicurare che se qualcuno dovesse morire al mio posto,

per esempio questa guardia che mi deve sorvegliare, io sceglierei

tuttavia la morte. Perché ora sono convinto che la mia vita deve

compiersi in quest’ora, per quanto sembri prematuro, perché con

il mio agire ho realizzato il compito della mia vita. Se mi lasciassero

uscire di prigione adesso, non saprei cos’altro potrei fare a questo

mondo”.

Prigione di Monaco-Stadelheim

Ultimo incontro dei genitori Scholl con Sophie, poco prima dell’esecuzione.

Inge Scholl racconta:

“Gesù - vero Sophie?” - le disse mia madre congedandosi.

Seria, forte e quasi come se stesse dando un ordine, Sophie replicò:

“Sì, ma anche tu”.

Poi se ne andò anche lei, libera, intrepida, serena. Con un sorriso sul

volto.

Carissima mammina,

ti ringrazio per avermi dato la vita. Se guardo bene alla mia vita, essa

è stata un´unica strada verso Dio. Siccome però non sono riuscito a

percorrerla a lungo, affronto con un unico salto l´ultimo pezzo. Il mio

unico dispiacere è di dovervi addolorare. Non piangete troppo per me,

perché ciò mi addolorerebbe per l´eternità. Ma adesso mi trovo in cielo

e posso prepararvi una bella accoglienza. Sono appena venuto a sapere

che mi rimane solo un´ora di tempo. Adesso riceverò il Santo Battesimo

e la Santa Comunione. Se non potessi più scrivere alcuna lettera, salutami

tutti i miei cari. Dì loro che la mia morte è stata lieve e lieta. Penso agli

anni meravigliosi dell’infanzia, agli anni meravigliosi di matrimonio.

Attraverso tutto risplende il tuo caro viso. Come sei sempre stata

premurosa e amorosa! Non farti portar via la gioia di vivere. Ti prego di

non ammalarti. Continua a percorrere la tua strada verso Dio.

Per sempre e in eterno il tuo Christl, tuo figlio, tuo caro.

Mamma, carissima mamma!

Ciò non deve impedirci di essere lieti né di pensare con gioia a coloro

che hanno sacrificato la loro vita. Molti di essi lo hanno fatto, come

Christl e i fratelli Scholl ... sì, come esprimerlo qui a parole? Non si va

mai con gioia incontro alla morte, ma con la percezione di aver compiuto

ciò a cui si è stati chiamati sì.

Posso solo augurare a ognuno di voi, quando la sera penserete alla

giornata trascorsa, di avere la percezione di aver fatto ciò a cui siete

stati chiamati.

Joseph Rovan

p.12