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La saggezza dei posteri - estratto

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Claudio Zeppe, come i suoi antenati, ha una particolare abilità nel trovare l’acqua, ma non è un rabdomante. Si è arruolato e ha raggiunto l’Afghanistan nel 2003, al seguito della spedizione italiana ISAF, per scavare 500 pozzi. Sette anni dopo, da civile, dovrà ricostruire nei dettagli cosa accadde dopo l’assalto subito dal convoglio militare italiano diretto a nord di Herat. Un attacco sferrato da un pugno di predoni, ma progettato da un essere senza morale che la sua famiglia chiama da generazioni l’uomo del pozzo.

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Nd fantastica

Romanzo Nulla die

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:

Massimiliano Giordano

© 2011 – Nulla die

Nulla die: Arti, Culture, Scienze, Visioni e Società dei Mondi Abitati

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Cristina Lattaro

La saggezza dei

posteri

Nulla die

sine Narrativa

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A mio padre Romano, il miglior soldato del mondo.

“…Poi il quinto angelo sonò la tromba io vidi un astro che era caduto dal cielo sulla terra; e a lui fu data la chiave del pozzo dell’abisso. Egli aprì il pozzo dell’abisso e ne salì un fumo, come quello di una grande fornace; il

sole e l’aria furono oscurati dal fumo del pozzo …»

Apocalisse 9:1

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Parte Prima

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Rieti, novembre 2009 - Gli ospiti

Tre militari in forza nell’esercito italiano si spiegarono a ventaglio

arrivavano appena nella palazzina stile anni venti, come il respiro

disciplina associata a una dieta equilibrata. Sguardo acuto, bocca

la piega sensuale delle labbra rosse e piene rendesse all’istante

testimoniavano una profonda dedizione allo studio. Il distintivo metallico, la croce latina in argento appuntata sulla parte alta del

con costanza erano di argomento religioso. Improvvisamente

indicare il vangelo e un bastone a indicare il cammino apostolico. Pietro e Paolo dissero: Va’ e predica, perché a questo sei stato chiamato!»

il campanello. I suoi accompagnatori tirarono un respiro di

frase celebrativa come avevano temuto.Rosa Giani, l’anziana segretaria dell’agenzia Rilevamenti e

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esitazione ma sussultò di meraviglia innanzi al contingente. Il maggiore fece un gesto rassicurante con una mano. Rosa Giani si tranquillizzò

raccolse rapidamente nomi e titoli con un pallido sorriso di circostanza

con energia eccessiva. Rispose l’unico dei due principali presente in

«Sono qui il colonnello Giovanni Fiusco, il maggiore cappellano Fulvio Ferri e il tenente medico Lucilla Varese. Vogliono parlarle!»

solito.

di bloccare ogni pensiero. Aveva deciso di non formulare nessuna ipotesi. Si era alzato in piedi.

Il maggiore cappellano gli si piazzò di fronte. Il tenente medico si

sentire a disagio.

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«Questo ragazzo, lo conosce?»

Alle loro spalle c’era un campo militare, probabilmente tedesco.

aveva steso una patina scura sulla pelle degli uomini ma aveva reso

Hussaf. Hussaf Kabac.Era lui, sebbene il viso delicato da bambino si fosse dissolto nei

anni da quando lo aveva incontrato e poi lasciato dietro di sé.

nel momento in cui aveva riconosciuto Hussaf. Se si era tradito, era ormai troppo tardi per mentire. Forse era stato troppo tardi per farlo

durante il periodo di prigionia, nel 2003, in missione per l’esercito

azzurri e si sentì tremendamente esposto. Si volse leggermente

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verso il tenente medico come un animale braccato alla ricerca di

aveva piegato la testa o semplicemente mosso le mani, aveva

sforzo continuo. Il maggiore cappellano decise di intervenire. Si sporse in avanti,

un convoglio tedesco. Era partito dal campo satellite piazzato a sud della base crucca di Kunduz, dove viveva stabilmente da molto

passato, specialmente durante la sua permanenza in Asia, si fece tangibile.

seguire, troppo scosso per rimanere distaccato.«Nell’entroterra. Volevano raggiungere e vaccinare gli abitanti di

rientrava nell’ordine delle cose da quelle parti. L’aggancio con gli

strada. L’acquisto di meloni e tappeti per instaurare un minimo di rapporto e facilitare il compito del personale sanitario animato dalla speranza di aprire un ambulatorio volante. Poi le imboscate e i

spazzano via ogni cosa.

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alla tempia.»

continuamente da quando si erano separati. Nel breve periodo in cui le loro vite si erano incrociate, si era sentito unito a lui da

troppo dei propri sentimenti a quella specie di giuria marziale

diventare medico. Per questo aveva insistito molto per restare tra gli europei e suo padre, Amin Kabac, aveva acconsentito. Il

tono della sua voce. Spiò la reazione del maggiore cappellano. Egli era rimasto impassibile sebbene la luce acuminata del suo sguardo

cenno delicato ma eloquente al colonnello consentì il passaggio del testimone.

Si aprì allora un altro scenario.

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«Hussaf Kabac passava molto tempo al campo tedesco» disse il

delle sue energie venivano convogliate nella ricerca, una porzione consistente del suo autocontrollo sfumava e l’essenza più umorale

lungo collo magro.

sicure fra le buste di plastica colme di documenti.

dentro. Aveva trovato delle forti analogie tra le storie del ragazzo e una testimonianza lasciata da una suora ai primi del Novecento.

la ricca biblioteca cappuccina. La suora era italiana. Era stata una

le Francescane bavaresi e aveva trascorso il resto della sua vita a

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sguardo dal raccoglitore. Lo puntò alle spalle degli ospiti dove si

sperato di ricevere una risposta di cortesia. Invece qualcuno si era

o poi. Al momento la contemplazione del cartellone era il placebo

lievemente, tentò di calmarsi. Probabilmente l’impressione di sé

previsto di trovare a quel punto. Si sentiva sbilanciato, incerto,

trovare un nuovo equilibrio. Semplicemente non ci riusciva. Era

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Boccoli, giugno 1900 - L’uomo del pozzo

Ne vennero fuori alcuni fogli patinati su cui spiccava, di nuovo, l’intestazione del Vaticano.

assolutamente nulla.

Traduzione del documento 1529 di proprietà della biblioteca

»

Severino.

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possedimenti e quelli appena aggiunti. Aveva provato un’immensa soddisfazione nel volgere lo sguardo sulla porzione pianeggiante

una mela. Procedeva lentamente, usando il coltellino a serramanico

quanto faticosamente accumulato in intere stagioni di massacrante

Morivi di fame! Le rispose una vocina da dentro e a ragione. Aveva vissuto

prima volta, in compagnia di suo cugino, aveva notato quanto fosse

il trascorrere del tempo. Lei invece sì. Era stata più magra e senza le

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merce scadente, qualcosa di cui avrebbe potuto fare a meno se non

In fondo era lui ad averla scelta nell’identico modo con cui, per

spalle di compare Antonio, dove niente mai aveva e mai avrebbe germogliato.

drizzato sollevando la sua massa imponente. Si era avviato in

scrutando l’orizzonte dove le nuvole andavano adunandosi alle

e avrebbe messo su qualcosa di suo. Non le piaceva. Stava rubando il mestiere di suo marito e presto sarebbe stato un concorrente

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bestemmiando se tardava. Spense le candele e uscì nel portico

marito o Guglielmo si sarebbero svegliati e si sarebbero precipitati

in mano e questo particolare la tranquillizzò ulteriormente.

alle caviglie.

avete appena comprato.»

per essere impaurita.

gentile.

avanzò di un paio di passi e arrivò nella zona pallidamente illuminata

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una simile perfezione nei lineamenti virili dell’ospite le suscitò un

da cosa fosse tanto colpita. Non riusciva a stabilire se la pelle d’oca

coperta di ridicolo, cercò dentro di sé la forza di reagire per scrollarsi

«Remo Stogini!» fece lui, mantenendo una voce neutra e piegandosi col busto leggermente in avanti.

a cui tener dietro, non avrebbe sopportato di suscitare lo sprezzo

«Allora a domani!»«A domani!» ripeté automaticamente, come se avesse potuto

futuro. Vide Remo Stogini voltarsi e andar via in silenzio, a passi leggeri.

anni, e il viso, seppure non più fresco, aveva ancora molto dell’avvenenza per cui molti, al suo paese, le avevano espresso

soppesandola e inquadrandola furbescamente nel contesto, aveva

sarebbe sistemata con maggior cura per la sera, poi si confuse tra

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La guardava con un guizzo strano, le sembrò di percepire nell’aria un principio di desiderio. Si mosse allora rapida verso l’acquaio per

rilassò.

discutere con te della recinzione.»

La donna fece spallucce.

Il ragazzo ingurgitava il cibo velocemente. In un paio di minuti

era rimasto seduto immobile e assorto. Era una giornata come le

con cui espletava le proprie funzioni corporali, qualunque esse

andassero nei pascoli per poter pensare con calma a Remo Stogini. Sarebbero tornati per pranzo e poi avrebbero raggiunto il capoluogo

rincasati a sera. Non c’era motivo per cui le cose sarebbero dovute

felice.

aver gustato la sua solita mela, parve incerto sul da farsi. Guardò la

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di ignorare l’appuntamento col vicino. Allora avrebbe visto Remo

lo stesso doveva credere la moglie. Nonostante la stazza non resisteva

in un istante il liquido giallastro. La vampata lo avvolse con un caldo e stordente abbraccio. Subito dopo ebbe voglia di riposare.

si avvolse con lo scialle della domenica, si sciolse i capelli e cercò

potuto essere come prima. Quando pensava a Remo Stogini non

per aver tanto patito sarebbe stato godere il più possibile dei brevi

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le ore passate, ne aveva simulato la postura. Se il Signore le avesse

avrebbe avuto il quadro completo. Solo questo desiderava, niente di

Si alzò irritata, come se qualcuno l’avesse scorta nel mezzo della

a usare. Suo marito era dentro, a ronfare, per nulla al mondo avrebbe voluto svegliarlo. Il ragazzo si avvicinò timoroso e si piazzò nel punto da cui il vicino gli aveva parlato la prima volta. Quella combinazione le provocò un certo scompenso, per un brevissimo

aver ricevuto alcuna visita.

era il loro balconcino, suo e di Remo Stogini.«Ho una ragazza!», fece lui timidamente. Per una volta aveva

scandito le parole e a Lorena sembrò di non averne persa nessuna.

sarebbe tornato molto presto.«Vai pure, va!» lo esortò con un gesto della mano, tornando

a sedere. Il giovane abbozzò un sorriso, prese a correre verso il

Come è entrato ieri?

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avesse avuto il minimo sentore dell’incuria del ragazzo gli avrebbe

orco, si disse, mentre un’ondata di disgusto si levava dal profondo del suo stomaco.

«Lorena!»

Remo Stogini, intanto, le era arrivato vicino. La luce della lampada

naufraga bisognosa di appigli. Strinse convulsamente tra le mani i

non riusciva a coordinarsi per assumere una posizione composta.

ne accorse. Lui lo raccolse e glielo porse.«Lo scialle!»

lo scialle!

minimo di controllo, non le sarebbe stato possibile con l’immagine di lui innanzi.

«Ho pensato molto a lei» disse Remo Stogini, avanzando ancora.

con la naturalezza di un ragazzo.

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del Vaticano» asserì il maggiore cappellano, mantenendo un’aria

ormai a cogliere l’ombra passeggera dell’irrequietezza del religioso

traccia dell’uomo del pozzoesaurito ogni testimonianza disponibile su Remo Stogini e non

Il colonnello aveva ascoltato con le braccia incrociate e un’espressione assorta. Quando l’eco delle ultime parole del commilitone si spense, partì in sordina come un motore tenuto al minimo.

I due uomini non si accavallavano mai. I loro sguardi seguivano

conseguenza. Il cambio di marcia continuava a essere gestito dal maggiore cappellano con precise regole d’ingaggio.

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Siberia. Secondo Ivan Pugaciov, durante il viaggio, il suo socio impazzì.

colonnello aveva appena pronunciato. I suoi sensi eccitati avevano

essere ripensate e rivalutate. Occorreva individuarle da capo per poi

davanti alle prove dell’impegno e della precisione con cui erano stati

continuato a evitare qualsiasi scambio aperto. Il suo modo di muoversi e respirare continuava a essere innaturale e forzato. Qualcosa dentro

di divagare. L’approssimazione con cui aveva giudicato e valutato i

se stesso. Il colonnello si fece carico di leggere l’ennesimo documento.

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sulla Terra in un giorno come tanti altri, sulla soglia di un’estate

un lungo e freddissimo inverno. Il 30 giugno, all’improvviso, un

Ovest per poi piegare verso il basso scomparendo all’orizzonte con

in Siberia ci fosse stato un forte terremoto. Quello stesso mondo civile,

accadde. Sfortunatamente eravamo piccoli e disperati durante la seconda guerra mondiale. Entrambi, però, eravamo sostenuti da una

1908 e a immaginare di poter fare, un giorno, indicibili scoperte

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generato. Nonostante fosse passato tanto tempo, trovammo resti carbonizzati in ogni dove, cacciatori nomadi feriti e ustionati di

vissuti nel lusso ma pure non avevano dentro quel fuoco, quella

indigeni ci parlarono volentieri di quanto avevano visto e vissuto e

e denaro da quell’avventura. Per questo, quando le condizioni

non riuscire a sostenerne il peso. Il suo evidente cedimento mentale spaventava il resto della spedizione ma lui non se ne rendeva conto.

di un labile autocontrollo. In più era esasperato da una scarsa tolleranza al freddo e il gelo gli tagliava implacabile il volto, gli

non avrebbe avuto nulla da presentare all’accademia Sovietica delle

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sul suo egoismo, sul proprio desiderio di respirare e pensare.«Potrai poi farmi fuori con comodo, quando sarò abbastanza cresciuto fuori

di te!» aveva suggerito lui subdolamente più e più volte, tentando di far

insaporita e consenziente. «Pensi davvero che sia tanto orribile insediarsi in un bambino, che egli sia

sul serio l’immagine di quanto di più candido sia presente sulla Terra? Non sai dunque che, appena concepito, ogni individuo ha tre miliardi di anni? La fusione tra la cellula ovulo e lo spermatozoo è solo una delle tappe del percorso iniziato in epoche troppo lontane per essere collocate in un preciso contesto dalla tua mente limitata! Il nucleo dei semi umani conserva la memoria

partire da quella del peccato originale. Come vedi io non mi approprierei di

giorni dal concepimento, luidell’ecosistema in cui si sarebbe sviluppato il nascituro. Il bambino

per giorni e giorni. Lui avrebbe imbevuto di sé ogni parte del nuovo essere, lui sarebbe diventato il nuovo essere.

demone del pozzo

risvolti della sua furbizia antica. Per questo, viceversa, immaginava

«Lui

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quanto maggiore la portata del canale e la sua purezza» aveva

Il maggiore cappellano annuì di fronte alla conferma di quanto

anomalo» aveva esordito il colonnello Giovanni Fiusco, consultando

destato miracolosamente non appena gli era parso opportuno

rilevanti al momento opportuno: geologo ... esperto nell’individuazione e nello scavo di pozzi idrici … esperto in trivelle ... Ognuna di queste note avrebbe costituito una solida raccomandazione a favore della

di arruolamento. Ancora una volta avrebbe avuto bisogno di un poco di tempo per assaporarne la consistenza, per decidere se era

terrestri, aveva deciso di inserire nelle prossime infornate di militari

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del suo intervento.

«Si risvegliò dentro Latifa, immagino!» intervenne il maggiore

catarifrangenti lungo i bordi dei percorsi, alle mete lontane o vicine di tanti viaggiatori incolonnati, avvolti dal tepore alitato

da nessuna parte, ora. Voleva solo crogiolarsi al calore di una tardiva catarsi. Probabilmente percepiva in quel momento la stessa

di dover fare qualcosa per aiutarlo.

trascorse a Latifa sei anni prima. Scorse il maggiore cappellano

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«Si, mi risvegliai dentro Latifa» ammise. «Amin Kabac era molto

lui

a uno dei capi banda più potenti della zona, Yaquet. L’intervento

e alla giurisdizione di lui, lasciandomi all’oscuro sulla sorte di mio cugino.»

in qualità di tenente geologo come volontario in ferma per un anno

«Sono spiacente tenente per il mondo in cui ti abbiamo portato

Non sto sognando!

appena abbandonato. Emise una specie di rantolo animale quando

coscienza disordinatamente, accompagnato da un ronzio fastidioso

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di importanza primaria per lo sviluppo della regione a nord

base ISAF. Non avrebbero dovuto avere cura di noi, noi eravamo

villaggio di Pertum a indicare dove fosse Latifa. Inoltre occorreva

prima nel Quadrante 41. Lo osservò da lontano, mentre i blindati si

ricordi, era accidentato e pericoloso. L’autista era un bersagliere esile,

garanzie di resistenza e avrebbe tenuto qualora avesse incontrato

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un ordigno esplosivo sulla via di Pertum. Il maggiore indossava un

colonnello spiegava una grossa mappa cartacea annuendo. In breve approntarono un campo su un’altura.

La luna spiccava come una grossa perla nel cielo ingrigito. Onde

a liberarsi era anormale. Rimase a lungo incerto. Frammenti della giornata appena trascorsa presero a vorticare nella sua mente. di calmarsi, di riordinare le idee. Si concentrò sul respiro regolare

erano straordinariamente vivi. Si immobilizzò all’istante quando avvertì un fruscio talmente esiguo da parere immaginario. Inspirò

di una lampada a led. La lama di luce si infranse sulla larga tonaca