La Stampa in Italia (2011-2013)

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Official report from Italian newspaper association on production and distribution of newspaper

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  • LA STAMPAIN ITALIA(2011-2013)

    FEDERAZIONE ITALIANA EDITORI GIORNALI

  • Elaborazione dati a cura di Patrizia Alessicon la collaborazione di Daniela Lucci

  • Indice

    Prefazione a cura del Presidente Giulio Anselmi

    1. La situazioneIl quadro economicoLa stampa quotidianaLa stampa periodica

    2. I temiLa cartaConsumi di informazione lettura e diffusione La pubblicitI ricavi editorialiLoccupazione

    3. Conclusioni

    Elenco delle tavole

    Tav. n. 1 Previsioni delleconomia italiana. Pil e principa-li componenti. Anni 2010-2014. Istat, novembre2013

    Tav. n. 2 Prodotto Interno Lordo. Istat, Conti economicitrimestrali, febbraio 2014

    Tav. n. 3 Spesa per consumi finali delle famiglie a valoricorrenti 2000-2013 (milioni di euro). Istat 2013

    Tav. n. 4 Spesa per consumi finali delle famiglie a valoricostanti (anno di riferimento 2005) 2000-2013(milioni di euro). Istat 2013

    Tav. n. 5 Valore della produzione e costo del lavoro di-pendente (var. % 2011-2012) (Mediobanca)

    Tav. n. 6 Valore della produzione e costo del lavoro perdipendente (var. % 2003-2012) (Mediobanca)

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  • Tav. n. 7 Quotidiani. Evoluzione dei ricavi da servizi eeditoria online (2011-2013)

    Tav. n. 8 Internet audience: utenti attivi nel giorno medio(2012-2013)

    Tav. n. 9 Andamento delle vendite di copie cartacee e digi-tali dei quotidiani (gennaio 2013-gennaio 2014)

    Tav. n. 10 Quotidiani. Conti economici aggregati e riclas-sificati (2010-2012)

    Tav. n. 11 Quotidiani. Ricavi e costi operativi (2012-2013)

    Tav. n. 12 Andamento costi/ricavi societ editrici quotate(9 mesi)

    Tav. n. 13 Aziende editrici di quotidiani. Utili/Perdite2010-2012

    Tav. n. 14 Struttura dei conti economici di 2035 societ(2011-2012). (Mediobanca)

    Tav. n. 15 Evoluzione dei conti economici aggregati dellesociet del comparto Stampa-Editoria. (2008-2012) (Mediobanca)

    Tav. n. 16 Costo del lavoro per addetto (2010-2012)

    Tav. n. 17 Costi medi unitari del personale (2010-2012).(Mediobanca)

    Tav. n. 18 Costo del lavoro per unit di prodotto (2010-2012)

    Tav. n. 19 Costo del lavoro per unit di prodotto (2010-2012)

    Tav. n. 20 Ricavi editoriali per unit di prodotto (2010-2012)

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  • 5Tav. n. 21 Costi operativi per unit di prodotto (2010-2012)

    Tav. n. 22 Periodici: evoluzione dei ricavi editoriali e lorocomposizione (2006-2013)

    Tav. n. 23 Evoluzione del fatturato dei periodici in Europa(2010-2015). FIPP

    Tav. n. 24 Evoluzione vendite periodici settimanali (2012-2013)

    Tav. n. 25 Evoluzione vendite periodici mensili (2012-2013)

    Tav. n. 26 Evoluzione delle vendite dei periodici (2008-2013)

    Tav. n. 27 Settimanali: incidenza delle rese su tirature evendite (2012-2013)

    Tav. n. 28 Mensili: incidenza delle rese su tirature e vendi-te (2012-2013)

    Tav. n. 29 Vendite di periodici: % per canali distributivi(2012). FIPP

    Tav. n. 30 Acquisti e consumi di carta per quotidiani(2010-2012)

    Tav. n. 31 Acquisti e consumi di carta per quotidiani(2011-2013)

    Tav. n. 32 Carta da giornale e altre carte per usi grafici.Produzione e consumo apparente (2011-2012)

    Tav. n. 33 Carta da giornale e altre carte per usi grafici.Produzione e consumo apparente (gennaio-no-vembre 2012-2013)

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  • Tav. n. 34 Carta da giornale. Commercio estero (2011-2012)

    Tav. n. 35 Carta da giornale. Commercio estero (gennaio-novembre 2012-2013)

    Tav. n. 36 Levoluzione del consumo dei media: lutenzacomplessiva 2011-2013 (Censis)

    Tav. n. 37 Mezzi di informazione utilizzati per et (Censis)

    Tav. n. 38 Lettori di quotidiani (2001-2013)

    Tav. n. 39 Lettori di quotidiani e di corrispondenti sitiweb (2011-2013)

    Tav. n. 40 Percentuale utilizzo dei mezzi di informazione(2012)

    Tav. n. 41 Fonti di informazione online (2012)

    Tav. n. 42 Lettori di periodici (2001-2013)

    Tav. n. 43 Lettori di periodici e lettori dei corrispondentisiti web (2011-2013)

    Tav. n. 44 Lettori di settimanali (2001-2013)

    Tav. n. 45 Lettori di settimanali e lettori dei corrisponden-ti siti web (2011-2013)

    Tav. n. 46 Lettori di mensili (2001-2013)

    Tav. n. 47 Lettori di mensili e lettori dei corrispondenti si-ti web (2011-2013)

    Tav. n. 48 Evoluzione delle tirature e delle vendite deiquotidiani (2000-2013)

    Tav. n. 49 Evoluzione vendite medie giornaliere per cate-gorie di quotidiani (2010-2012)

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  • 7Tav. n. 50 Trend della diffusione dei quotidiani nelle prin-cipali aree mondiali (2008-2012)

    Tav. n. 51 Copie di quotidiani a pagamento e gratuiti dif-fusi per 1000 abitanti adulti (2008-2012)

    Tav. n. 52 Vendite di quotidiani per aree geografiche inrapporto alla popolazione (2010)

    Tav. n. 53 Vendite di quotidiani per aree geografiche inrapporto alla popolazione (2012)

    Tav. n. 54 Articolazione regionale delle vendite di quoti-diani (2010-2012)

    Tav. n. 55 Quotidiani. Andamento tiratura, diffusione, re-se, abbonamenti e vendite pagate (2012-2013)

    Tav. n. 56 Investimenti pubblicitari netti stimati (2012-2013)

    Tav. n. 57 Evoluzione degli investimenti pubblicitari peraree geografiche e principali paesi (2010-2015)

    Tav. n. 58 Quote del mercato pubblicitario per mezzi(2013-2014)

    Tav. n. 59 Investimenti pubblicitari netti stimati sui mezziclassici (2012-2013)

    Tav. n. 60 Landamento della pubblicit online: confrontointernazionale 2009-2012

    Tav. n. 61 La pubblicit online: quote di mercato nel mon-do (2012)

    Tav. n. 62 Evoluzione investimenti pubblicitari. Osserva-torio Stampa FCP (2012-2013)

    Tav. n. 63 Quotidiani. Incidenza dei ricavi da pubblicitsui ricavi editoriali complessivi (2010-2012)

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  • 8Tav. n. 64 Quotidiani. Incidenza dei ricavi da pubblicitsui ricavi editoriali complessivi (2011-2013)

    Tav. n. 65 Percentuale pagine pubblicit su totale paginestampate (2010-2012)

    Tav. n. 66 Quotidiani. Evoluzione dei ricavi editorialicomplessivi (2010-2012)

    Tav. n. 67 Quotidiani. Evoluzione ricavi editoriali com-plessivi (2011-2013)

    Tav. n.68 Quotidiani. Comparazione tra tassi di variazio-ne dei ricavi da vendita e da pubblicit (2010-2012)

    Tav. n. 69 Quotidiani. Comparazione tra tassi di variazio-ne dei ricavi da vendita e da pubblicit (2011-2013)

    Tav. n.70 Quotidiani. Evoluzione dei ricavi da abbona-mento e da vendita (2010-2012)

    Tav. n. 71 Quotidiani. Incidenza dei ricavi da abbonamen-ti su totale ricavi da vendita (2010-2012)

    Tav. n. 72 Quotidiani. Evoluzione dei ricavi da abbona-mento (2011-2013)

    Tav. n. 73 Ricavi da prodotti collaterali dei quotidiani. In-cidenza sui ricavi editoriali (2010-2012)

    Tav. n. 74 Giornalisti occupati nei quotidiani, nei periodi-ci e nelle agenzie di stampa (2009-2013)

    Tav. n. 75 Giornalisti occupati nei quotidiani (2009-2013)

    Tav. n. 76 Giornalisti occupati nei periodici (2009-2013)

    Tav. n. 77 Popolazione poligrafica (1990-2013)

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  • Una crisi nella crisi

    Dai dati sullandamento della stampa quotidiana e periodica e delleimprese editrici di giornali emerge la gravit e la profondit della crisiche sta vivendo leditoria giornalistica. una situazione di seria diffi-colt, maggiore e peggiore di quella pi generale che coinvolge lItalia.Ne consegue che occorre ripensare i modelli di business editoriali:nellinteresse, certo, degli Editori, ma, prima ancora, del sistemadellinformazione e del suo ruolo fondamentale per la democrazia e perla societ.Il mondo dei giornali soffre pesantemente gli effetti della congiunturaeconomica, particolarmente negativa. Il prodotto interno lordo calatodel 2,5% nel 2011 e dell1,8% nel 2013. Nellultimo trimestre del 2013 ilcalo del PIL si finalmente arrestato, ma i segnali di miglioramento so-no flebili e le previsioni di crescita per lanno in corso non vanno oltrelo 0,5-0,7%, largamente al di sotto della media europea. La domandainterna risultata negativa in tutto il triennio analizzato (-0,9% nel2011, -5,3% nel 2012 e -2,9% nel 2013) e la capacit di spesa delle fa-miglie tornata ad essere quella di venti anni fa. Gli effetti della reces-sione, con il pesante calo della domanda e la flessione dei consumi,hanno violentemente colpito il settore delleditoria giornalistica. Il mer-cato declina in entrambe le sue componenti: diffusione e pubblicit. Latimida ripresa delleconomia italiana non riuscita, almeno finora, aessere intercettata. La conseguenza espressa, nellultimo triennio, dal crescente squilibriotra costi e ricavi delle aziende editrici. Il ridimensionamento del fattura-to editoriale, dopo un pessimo 2012, continua. Si registra una maggio-re tenuta dei ricavi da vendita delle copie (-6,5%), dovuta essenzial-mente agli incrementi di prezzo avvenuti nellanno. Ma ci non deve fardimenticare che landamento della diffusione stato comunque sfavo-revole ( -10,7% per i quotidiani e -14,1% per i periodici). La flessione solo in parte attenuata (e si assesta su un -5,9%) dal significativo au-mento delle copie digitali (da 176 a 359 mila copie al giorno), ora censi-to da Ads. Soprattutto pesa il crollo della pubblicit. Gli investimentipubblicitari, nel complesso, continuano a calare, ma ad un tasso menosostenuto (-2,8% a gennaio a fronte del -4% di dicembre 2013) e alcunimezzi gi segnano un dato positivo (+5,6% le radio e +1,6% le televisio-

    Prefazione

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  • ni). La carta stampata, per, registra ancora un dato fortemente negati-vo, con un contrazione della pubblicit a due cifre: -15,1% per i quoti-diani e -11,8% per i periodici. E appare limitato lapporto della pubbli-cit on line.Il risultato complessivo dei bilanci aggregati dei giornali quotidiani evi-denzia nel 2012 una perdita di 44,8 milioni di euro. Nel 2013, il risulta-to si ulteriormente appesantito, dal mercato non sono arrivati segnalidi inversione di rotta.Per i giornali, le difficolt indotte da una domanda che non sembra ar-restare il suo declino si sommano con quelle derivanti da criticit mairisolte, come un sistema distributivo al cui interno permangono gravidiseconomie, la pi evidente delle quali espressa da livelli di invendu-to (resa) troppo elevati, con conseguente appesantimento dei costi digestione.

    La smartphone revolution

    Tutto ci rende drammaticamente urgente la trasformazione delledito-ria giornalistica. Le imprese sono chiamate a gestire questa stagione dipassaggio cercando di coniugare la valorizzazione dei mezzi tradiziona-li, che tuttora rappresentano oltre il 90% del fatturato, con la capacitdi trarre dalle attivit digitali risorse sufficienti a rimunerare i fattoridella produzione e, in prospettiva, a compensare la declinante redditi-vit dei prodotti cartacei. Guardare al futuro, ma con i piedi saldamen-te piantati per terra, significa aver chiaro che il nocciolo duro delle im-prese editrici sempre linformazione che, digitalizzata, viene incanala-ta attraverso una pluralit di piattaforme. Le modifiche strutturali inatto possono costituire segnali di declino, pi o meno lento e irreversi-bile, o, piuttosto, indicazioni di nuove opportunit per il sistema edito-riale e linformazione. Il rischio di avere pi lettori/consumatori e menoricavi incombe, ma la possibilit di governare positivamente la trasfor-mazione dalla notizia a uninformazione pi completa esiste. Casicome quello del New York Times dimostrano che vincere la sfida digita-le, pur difficilissima, possibile.I fenomeni attivati dalla possente spinta fornita dallinnovazione tecno-logica e, in particolare, dalla rivoluzione digitale sono noti:

    la globalizzazione dei flussi informativi: annulla lo spazio e supe-ra ogni confine geografico. (Anche se in Italia occorre fare i conticon una lingua che ci marginalizza);il progressivo superamento del tradizionale limite temporale:linformazione aumenta di velocit, diventa istantanea, si riduceil tempo tra il fatto e la sua narrazione;la convergenza verso il digitale dei diversi mezzi di comunicazio-ne: i media si connettono luno con laltro, grazie alla diffusionedelle piattaforme digitali: la crossmedialit genera un flusso con-

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  • tinuo di informazioni che sono emesse, arricchite, ricevute e ritra-smesse dai diversi mezzi che interagiscono fra di loro; lo stravolgimento del tradizionale rapporto tra chi linformazionela produce e lorganizza (il giornalista, leditore) e chi la riceve(lettore/spettatore). Con il superamento dellesclusivit della me-diazione giornalistico-editoriale.

    Sottolineo che i modelli di business vanno ristudiati nellottica dellasmartphone revolution. LItalia, paese arretrato per la penetrazione diInternet, allavanguardia nellutilizzo dei devices di ultima generazio-ne. Linformazione in mobilit una realt in crescita che va guardatacon maggiore attenzione (anche se evidente lo sforzo fatto al riguardoda molti gruppi editoriali).Ci stravolge lo stesso prodotto giornalistico. passato parecchio tem-po dalla stagione in cui quasi tutti commisero lerrore della sempliceriproposizione nella Rete della versione cartacea del giornale. Da tem-po, comprese meglio le potenzialit offerte da Internet (tempestivit,multimedialit, ipertestualit), stata spostata lattenzione sul pubbli-co, potenziando e qualificando il rapporto tra giornale e lettore. Il letto-re/utente diventa anche autore ed editore dei contenuti. E non destanopi meraviglia dichiarazioni come quella di Jeff Bezos, creatore diAmazon ed acquirente del Washington Post, sulla sua ricetta per ilgiornale: prima il lettore.

    I nuovi media e i giornalisti

    Le imprese editrici dopo un periodo di spaesamento stanno mo-strando una notevole reattivit alla mutazione, dimostrando di crederenelle novit e di volerle considerare come unopportunit e una sfida.Negli ultimi anni editori grandi e piccoli hanno ristrutturato e soprat-tutto hanno avviato e sviluppato la multimedialit e la diffusione deiloro prodotti via web. E non hanno lesinato investimenti finalizzati, daun lato, a mantenere vivo linteresse per la carta stampata che rappre-senta il core business ben conosciuto e sperimentato (dai dati della re-cente indagine sullonline curata dallAgcom, risulta tuttora limitatolapporto della pubblicit on-line e della vendita delle copie digitali alfatturato delle imprese editrici di quotidiani, rispettivamente dell11% edel 2%) e, dallaltro, a seguire gli sviluppi tecnologici e comportamen-tali legati ai nuovi media. necessario produrre giornali migliori e di qualit, usando le diversepiattaforme attraverso le quali si diffonde linformazione. Ma la condi-zione-base per farlo un sistema di aziende sane, sempre pi moderne,efficienti e al passo con i tempi. Con maggiori livelli di efficienza e diproduttivit.Non un mistero che per raggiungere questo obiettivo altri passi do-vranno essere compiuti, oltre alle recenti ristrutturazioni che pure han-

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  • no avuto un alto costo in termini di occupazione giornalistica e poli-grafica. Lattuale costo del lavoro rappresenta un onere difficilmentesopportabile da un sistema in difficolt. Anche i giornalisti, pilastrofondamentale di una informazione di qualit, devono accettare la sfidadi adattarsi ai tempi e alle modalit nuove dellinformazione, curando emigliorando il proprio profilo professionale e, con esso, lattendibilit ela credibilit dei flussi informativi. Tra il 2009 e il 2013 il numero deigiornalisti uscito dal settore delleditoria giornalistica stato di 1662unit, 887 dai quotidiani e 638 dai periodici. un esodo impressio-nante che ha colpito con particolare forza quanti avrebbero dovuto ga-rantire il ricambio generazionale allinterno delle imprese e che aiuta acapire lo stato danimo diffuso nella categoria, oggi in difficolt nel co-niugare vecchio e nuovo e nellattuare diverse declinazioni del giornali-smo. Ma la complessit dei problemi non giustifica n la tentazione dimantenere privilegi ormai insostenibili n la determinazione di far pre-valere sulla realt i propri interessi corporativi.

    Una politica industriale per linformazione

    Lo sforzo del mondo dellinformazione per uscire dalla crisi e rilanciarelo sviluppo va assecondato. Le imprese sono invischiate in un circolovizioso che nasce dalla crisi della domanda. Uscirne senza il sostegnodi una politica industriale inimmaginabile. Si tratta di una richiestagiustificata dallimportanza strategica del settore che non si esaurisce inuna sfera meramente economica, ma tocca interessi e diritti fondamen-tali di valenza costituzionale. Non un caso che i maggiori paesi euro-pei abbiano proceduto in questa direzione con ben altra rapidit e benaltro impiego di risorse.Gli editori italiani hanno espresso ed esprimono soddisfazione per gliinterventi degli ultimi governi volti a moralizzazione e a rendere traspa-rente il sostegno pubblico alleditoria cooperativa e politica. Rifiutanoal contempo interventi a pioggia e distribuzione indiscriminata di risor-se. Ma lintesa col precedente governo, ben definita nelloggetto e neitempi, per aiutare le imprese a superare lemergenza congiunturale e so-stenere la trasformazione richiesta dal passaggio allera della multime-dialit, rimasta allo stadio delle buone intenzioni. Il Fondo straordi-nario per gli interventi di sostegno alleditoria, istituito dalla Legge diStabilit 2014, ha previsto interventi nel settore per 120 milioni di euroin tre anni (2014-2016) volti a incentivare gli investimenti delle impreseeditoriali in innovazione tecnologica e digitale, lingresso di giovaniprofessionisti nel campo dei nuovi media e a sostenere le ristrutturazio-ni aziendali e gli ammortizzatori sociali. Ma rimasto sospeso nel vuo-to e aspetta ancora un decreto per diventare realt. Addirittura, e assaiinopportunamente, il Commissario straordinario per la revisione dellaspesa ha inserito questi fondi tra i trasferimenti aggredibili. Speriamo che questi maldestri propositi rientrino tra le proposte che il

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  • premier Renzi ha manifestato lintenzione di disattendere. Occorre inve-ce destinare al meglio le risorse previste, e in tempi brevi: ogni tentenna-mento o ritardo aggraverebbe ulteriormente una situazione gi dram-matica. Nonostante la grave contrazione dei consumi, che allinterno delle fami-glie tende a ripercuotersi anche e soprattutto sullacquisto dei prodottieditoriali, nellanno passato oltre 20 milioni di persone hanno letto al-meno un quotidiano, quasi 29 milioni un periodico, oltre 5 milioni so-no stati utenti dei siti web dei quotidiani e dei periodici: numeri che ri-badiscono lesistenza di una diffusa esigenza di informazione. A questaesigenza gli editori intendono dare risposte. La sfida che li attende, e al-la quale non possono sottrarsi, non delle pi facili. Gli editori la ac-cettano. Nella consapevolezza che linformazione tante cose: notizie,idee, opinioni, industria, ma soprattutto bene comune. Bene quantomai necessario per la vita democratica del Paese.

    Giulio Anselmi

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  • La stampa in Italia

  • Il quadro economico

    Secondo i dati relativi allandamento dellultimaparte del 2013, la ripresa delleconomia italianasembra profilarsi allorizzonte. Molti sono per gliinterrogativi sulla sua forza e su aspetti della con-giuntura del paese che restano fragili: dalla do-manda interna che staziona su livelli di deprimentecontenimento a una pressione fiscale che di tali li-velli una delle cause principali, se non la princi-pale; dal tasso di disoccupazione, soprattutto gio-vanile, a una situazione del mercato creditizio chestenta a fornire il necessario propellente per la ri-presa. questo lo scenario che si delinea nel pros-simo futuro.Nel 2013 il Pil ha beneficiato del solo contributopositivo della domanda estera netta. Nel 2014 lacrescita del Pil sarebbe sostenuta sia dalla domandainterna al netto delle scorte (+0,4 punti percentua-li), sia dalla domanda estera netta (+0,2 punti per-centuali). Anche la variazione delle scorte soster-rebbe la crescita seppur in misura contenuta (+0,1punti percentuali) (Tav. 1).Nel 2013, la spesa delle famiglie ha segnato unacontrazione del 2,0%. Nonostante il permanere del-le difficolt sul mercato del lavoro e la debolezza

    dei redditi nominali, nel 2014, la spesa dei consu-matori prevista crescere moderatamente (+0,2%).Quanto agli investimenti fissi lordi, nel 2013 hannoaccusato una flessione molto pronunciata (-5,1%),mentre nel 2014 le prospettive di una leggera ripre-sa del ciclo produttivo dovrebbero alimentare unrecupero dei tassi di accumulazione e favorire il lo-ro ritorno su valori positivi (+2,2%).Il tasso di disoccupazione stato in crescita soste-nuta durante il 2013, raggiungendo la quota del12,1%. Nel 2014, pur stabilizzandosi, proseguirebbead aumentare a causa del ritardo con il quale dinorma il mercato del lavoro segue lespansionedelleconomia (+12,4%).Dopo un calo dell1,8% nel 2013, nel 2014 le pre-visioni indicano una crescita del Pil dello 0,7%. Il riflesso dellandamento recessivo delle economiedi molti paesi europei si coglie nellevoluzione del-linflazione che, a novembre 2013 nellarea euro,ha fatto registrare un incremento dello 0,9% ri-spetto allo stesso mese dellanno precedente e undecremento dello 0,1% rispetto a ottobre 2013. Nel-la media degli ultimi dodici mesi, lindice dei prez-zi al consumo, ha subito una variazione limitata(+1,5%) se confrontata con quella del 2012 (+2,5%).LItalia uno dei paesi europei in cui i prezzi si so-

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    Tav. n. 1

    PREvISIonI DELLEConomIA ITALIAnA Pil e principali componenti -Anni 2010 -2014 (var. % sullanno precedente)

    2010 2011 2012 2013 2014

    Prodotto interno lordo 1,7 0,5 -2,5 -1,8 0,7 Importazioni beni e servizi fob 12,6 0,8 -7,4 -3,4 3,5 Esportazioni beni e servizi fob 11,4 6,2 2 0,3 3,7 Domanda interna (incl. scorte) 2,1 -0,9 -5,3 -2,9 0,6 di cui:

    spesa famiglie residenti 1,5 -0,3 -4,2 -2,4 0,2 spesa delle AP e ISP -0,4 -1,1 -2,6 -0,7 -0,3 investimenti fissi lordi 0,6 -2,2 -8,3 -5,5 2,2 Retribuzioni lorde per unit di lavoro dipendente 2,8 1,1 0,9 1,4 1,4 Unit di lavoro -1,1 0,1 -1,1 -1,6 0,1 Tasso di disoccupazione 8,4 8,4 10,7 12,1 12,4 Saldo bilancia beni e servizi/Pil -1,9 -1,4 1,1 2,6 2,9 Contributi alla crescita del Pil di cui: domanda interna (al netto della variazione delle scorte) 0,9 -0,8 -4,7 -2,6 0,4 domanda estera netta -0,4 1,4 2,8 1,1 0,2 variazione delle scorte 1,1 -0,1 -0,7 -0,3 0,1

    Fonte: Istat -Le prospettive per leconomia italiana -4 novembre 2013

  • no mossi con minore dinamismo: a novembre 2013,rispetto allo stesso mese del 2012, lincremento stato dello 0,7%, inferiore alla media dellarea euro,mentre la flessione rispetto al precedente mese diottobre stata dello 0,3%, pi pronunciata quindidi quella accusata dallarea euro nel complesso.Nella media degli ultimi dodici mesi, lincrementodel tasso stato dell1,4%. Uninflazione molto con-tenuta che, per, nel contesto economico attualenon pu essere interpretata come un segnale positi-vo, quanto piuttosto una manifestazione ulterioredi una domanda interna di beni e servizi che conti-nua a regredire.Le condizioni per uninversione di tendenza si van-no palesando anche a giudizio della Banca dItalia.Nel quarto trimestre del 2013 il Pil italiano au-mentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente,facendo registrare il primo incremento dopo novetrimestri consecutivi di segni negativi (Tav.2). Lin-cremento congiunturale lieve, ma significativo inquanto proietta leconomia del paese fuori dallalunga fase recessiva.Gli analisti di Banca dItalia avvertono gi da qual-che tempo segnali qualitativi di miglioramento del

    quadro macroeconomico, come larresto del calodellattivit produttiva, il miglioramento dei conticon lestero e lattenuazione dei rischi connessi conla crisi del debito. Una spia data inoltre dalla di-scesa dello spread tra BTP e Bund tedeschi, nonchdal ritorno di interesse sui titoli di Stato italiani daparte degli investitori esteri. Lincertezza resta comunque lelemento caratteriz-zante leconomia italiana e per leditoria giornalisti-ca, alle prese con tradizionali problemi che sono diordine pi strutturale che congiunturale, si profila-no problemi la cui soluzione richiederebbe unazio-ne di politica industriale attenta alle esigenze delleimprese e idonea ad accompagnare e sostenere iprocessi di adattamento in un ambiente mediaticocaratterizzato da modalit innovative di produzio-ne, distribuzione e di consumo delle informazioni.Segnali di una reale volont politica di assecondaregli sforzi di razionalizzazione e di riorganizzazionecondotti dagli editori, al di l di modesti interventi,sono fino a oggi mancati, cos come mancato uncoerente disegno di riforma del settore che nel cor-so degli ultimi anni stato pi volte annunciato emai realizzato. A farne le spese sono state le stesse

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    Tav. n. 2

    PRoDoTTo InTERno LoRDoDati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario

    VALORI CONCATENATI Var. % sul trimestre Var. % sul trimestreanno di riferimento 2005 precedente corrispondente

    2009 - I trimestre 348.608 -3,5 -6,9 2009 - II trimestre 347.444 -0,3 -6,62009 - III trimestre 348.938 0,4 -5,02009 - Iv trimestre 348.522 -0,1 -3,5

    2010 - I trimestre 351.606 0,9 0,92010 - II trimestre 353.663 0,6 1,82010 - III trimestre 355.274 0,5 1,82010 - Iv trimestre 356.419 0,3 2,3

    2011 - I trimestre 356.698 0,1 1,42011 - II trimestre 357.576 0,2 1,12011 - III trimestre 356.926 -0,2 0,5 2011 - Iv trimestre 354.335 -0,7 -0,6

    2012 - I trimestre 350.456 -1,1 -1,72012 - II trimestre 348.316 -0,6 -2,62012 - III trimestre 346.769 -0,4 -2,82012 - Iv trimestre 343.552 -0,9 -3,0

    2013 - I trimestre 341.345 -0,6 -2,62013 - II trimestre 340.284 -0,3 -2,32013 - III trimestre 340.202 0,0 -1,92013 - Iv trimestre 340.662 0,1 -0,8

    Fonte: Istat. Conti Economici trimestrali. 14 febbraio 2014

  • imprese che, in presenza del crollo dei ricavi pub-blicitari e della riduzione di quelli diffusionali, han-no dovuto intervenire pesantemente sui centri dicosto per ovviare parzialmente ai guasti provocatidalla forte contrazione del giro daffari e scongiura-re in tal modo la dbacle gestionale.Se le previsioni economiche per il prossimo biennioindicano segnali di ripresa per lapparato produtti-vo del Paese, va sottolineato che a trainare tale ri-presa continuer a essere la componente estera del-la domanda globale e, in misura assai limitata,quella interna. Ed proprio il dato sui consumi in-terni a generare ulteriori preoccupazioni nel settoredelleditoria per la marginalit che ha nei budgetdelle famiglie la spesa per giornali quotidiani e pe-riodici. una marginalit che emerge con evidenzadai dati sulla evoluzione della spesa delle famiglie apartire dal 2000. La spesa delle famiglie per giornali ai quali non sicapisce con quale ratio lIstat continua a unire iprodotti di cancelleria ha subito unerosione apartire da inizio millennio: era l1,09% nel 2000, scesa allo 0,73% nel 2012 (Tav.3). A valori costanti(anno di riferimento 2005), gli 8,9 miliardi di euroche le famiglie spendevano nel 2000, sono diventatimeno di 5,9 miliardi a fine 2012 (Tav.4). Circa 3miliardi sono stati persi perch dirottati verso altrimezzi o, peggio, perch le persone hanno rinuncia-to a spendere a causa di bisogni di carattere esi-stenziale.Quello della graduale e continua contrazione dellaspesa delle famiglie per i giornali processo al qua-le non si sono sottratti neanche i libri un datoda denunciare perch le cause non sono soltantoriconducibili allavvento dei cosiddetti new me-dia. Il fenomeno, se considerato nel contesto piampio delle abitudini di consumo culturale consoli-date nei paesi economicamente pi avanzati, an-che il risultato di politiche che non hanno mai inse-rito la lettura e il consumo di prodotti stampati trale priorit con valenza strategica in quanto viaticoineludibile di promozione civile e culturale.La scarsa propensione allacquisto dei giornali delpubblico italiano affonda infatti le sue radici neltempo e in un atteggiamento delle classi dirigentiche non sono mai intervenute con azioni efficaciper stimolare la lettura nelle famiglie e, soprattutto,nella scuola. Questo ha prodotto nei giornali unasorta di crisi endemica da comportamento delconsumatore e, quindi, percentuali di diffusione inrapporto al numero degli abitanti tra le pi depres-se nel mondo, relegando lItalia agli ultimi postidelle graduatorie internazionali (Tav. 51).

    Perdite di produttivit e di competitivit delle im-prese editriciLa duplice natura, strutturale e ciclica, della crisiha avuto pesanti ricadute sulle imprese editrici siadi quotidiani sia di periodici in termini di produtti-

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  • vit e di competitivit. Lo testimonia lanalisi con-dotta da Mediobanca nellultima indagine sui daticumulativi di 2035 societ italiane pubblicata aagosto 2013.Nel corso del 2012, il valore della produzione per di-pendente e, quindi, della produttivit pro-capite diminuito del 12,4% nel comparto carta, stampa ededitoria, una percentuale di gran lunga superiore ri-spetto a quella fatta registrare dalla media delle so-ciet operanti nellindustria manifatturiera (-3,1%)(Tav. 5). Pur in presenza di una diminuzione del nu-mero dei dipendenti (-2,2%), la contrazione del12,9% del valore della produzione (-4,1% nel com-plesso dellindustria manifatturiera) allorigine delfenomeno che lesiguo aumento dei prezzi pro-capi-te dei beni prodotti (+0,6%, a fronte dell1,1% verifi-catosi nella media dellindustria manifatturiera) hacompensato in misura molto marginale. Il taglio in-tervenuto nel numero degli occupati non ha impedi-to al costo del lavoro per dipendente di crescere an-che nel 2012 a un tasso del 3,1%, mentre nellinsie-me del settore manifatturiero lo stesso dato scesodello 0,2%. In termini di competitivit, ne derivatauna perdita del 15,5%, notevolmente pi pronuncia-ta della perdita di competitivit accusata dallindu-stria manifatturiera nel suo complesso (-2,9%).Lindagine di Mediobanca sulle perdite di competi-tivit e di produttivit delle societ industriali nonsi limita al breve periodo, ma estende i suoi calcolia un arco temporale pi ampio (2003-2012) la-sciando affiorare tendenze particolarmente allar-manti per il comparto editoriale ai cui destini ven-gono uniti nel sistema di rilevazione quelli del com-parto cartaceo (Tav. 6).La perdita di competitivit per tali comparti nel pe-riodo considerato viene quantificata in 26 puntipercentuali, rispetto a una media dellindustria ma-nifatturiera molto pi contenuta (-4,4%). Il fenome-no riconducibile soprattutto al forte calo dellaproduttivit: il valore della produzione per dipen-dente sceso infatti del 12,7% (nella media dellin-dustria manifatturiera, si invece registrato un in-cremento del 4,8%), compensato parzialmente dalvalore dei beni prodotti pro-capite cresciuto del10,8% (+14,8 nella media del manifatturiero).Dallanalisi di Mediobanca emerge inoltre come an-cora una volta lonerosit del fattore lavoro si con-fermi come un dato strutturale che caratterizza leimprese che operano nel comparto editoriale. Nel-larco del decennio considerato, a un decrementodel numero dei dipendenti del 17,0% ha corrispo-sto un incremento del costo del lavoro per dipen-dente del 22,7%. Nella media dellindustria mani-fatturiera il costo del lavoro per dipendente au-mentato in misura leggermente superiore (+24,7%),mentre la diminuzione degli occupati stata circo-scritta al -7,3%. Tuttavia laumento del valore dellaproduzione, assecondato da un maggiore dinami-smo dei prezzi, ha determinato laumento della

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  • produttivit pro-capite e il contenimento della per-dita di competitivit (-4,4%) che non si sono verifi-cati nel comparto editoriale-cartaceo che ha accu-sato regressi in entrambi gli indicatori. I dati di Mediobanca denunciano con evidenza lecriticit che investono la gestione delle imprese edi-trici alle prese con una fase in cui gli effetti della re-cessione che, comunque, non hanno risparmiato lageneralit dellindustria manifatturiera, impattanosu un comparto che, oltre a essere sfavorito dallanatura fortemente ciclica dei suoi prodotti, statoed strutturalmente indebolito dalla anelasticit dialcuni dei suoi costi di produzione ad alta inciden-za come quello del lavoro e dallavvento delle tecno-logie digitali che stanno radicalmente cambiando lemodalit di produzione e, soprattutto, di distribu-zione e di fruizione dellinformazione.

    Le imprese editrici in un ambiente multimediale emultipiattaforma: impatto sui processi produttiviIl processo di trasformazione economica e socialeprodotto dalle tecnologie digitali ha profondamen-te inciso sul sistema dei mezzi di comunicazione e,

    soprattutto, su uno dei suoi protagonisti: leditoriagiornalistica, quotidiana e periodica.Il paradigma tradizionale che vede nella letturaunoperazione che si compie attraverso la cartastampata ormai superato dal veloce trasferimentodella stessa prima sul computer e ora su quello didevices mobili quali tablet e i-phone la cui diffu-sione sta avendo uno sviluppo tumultuoso a livellomondiale.In pari tempo, levoluzione del sistema ha provoca-to una graduale dissolvenza dei confini tra compe-tenze giornalistiche e tradizionali funzioni delle al-tre categorie produttive. Questo avvenuto non peruninnaturale confusione dei rispettivi ruoli, bensper la natura di un processo produttivo che non ri-chiede come in passato operazioni distinte affidatea specifiche professionalit. In un contesto di inte-grazione risulta sempre pi artificioso ricondurre ecircoscrivere le competenze di fasce e categorieprofessionali entro gli schemi angusti di momentioperativi nettamente separati tra di loro.Cercare di interpretare la fenomenologia in atto ri-chiede la comprensione dei meccanismi attivati dal-

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    Tav. n. 5

    vALoRE DELLA PRoDUzIonE E CoSTo DEL LAvoRo DIPEnDEnTE(variazioni % 2011-2012)

    Valore della produzione per Costo lavoro per Perdita di Numerodipendente dipendente competitivit dipendenti

    Produzione(*) Prezzi (**) Totale

    Carta, stampa, editoria -12,9 +0,6 -12,4 +3,1 -15,5 -2,2

    media industria manifatturiera - 4,1 +1,1 - 3,1 -0,2 - 2,9 -0,9

    Tav. n. 6

    vALoRE DELLA PRoDUzIonE E CoSTo DEL LAvoRo PER DIPEnDEnTE(variazioni % 2003-2012)

    Valore della produzione per Costo lavoro per Perdita di Numerodipendente dipendente competitivit dipendenti

    Produzione(*) Prezzi (**) Totale

    Carta, stampa, editoria -12,7 +10,8 - 3,3 +22,7 -26,0 -17,0

    media industria manifatturiera + 4,8 +14,8 +20,3 +24,7 - 4,4 - 7,3

    (*) variazione del valore aggiunto pro-capite a prezzi costanti(**) variazione dei prezzi alla produzioneFonte: mediobanca. Dati cumulativi di 2035 societ italiane. 2013

    (*) variazione del valore aggiunto pro-capite a prezzi costanti(**) variazione dei prezzi alla produzioneFonte: mediobanca. Dati cumulativi di 2035 societ italiane. 2013

  • lera digitale e dei suoi effetti sui rapporti tra i mo-menti della produzione e della fruizione dei conte-nuti dellinformazione. Un primo e rilevante effetto rappresentato dalla cosiddetta dematerializzazio-ne dei contenuti redazionali. Il supporto cartaceonon pi necessario per la loro veicolazione e icontenuti perdono quella fisicit tradizionalmentelegata al contenitore giornale. Dematerializzazione,in un ambiente digitale, ha come ulteriore effetto ladisintermediazione, vale a dire laffrancamento deicontenuti dalla loro fonte e lacquisizione di una lo-ro autonomia avendo la capacit di transitare supiattaforme distributive e reti di comunicazione inun processo di convergenza reso possibile dal trat-tamento digitale dei dati. I contenuti, da elementifondamentali di un processo il cui scopo era la pro-duzione di un giornale cartaceo, sono cos diventatilessenza di un mercato nuovo che quello dellaconvergenza digitale in tutte le sue innumerevoliforme di articolazione distributiva.Nodo centrale di questo processo di radicale tra-sformazione del mercato dei media legato a unquesito dalla cui risposta dipender il futuro diquella che fino a oggi stata una componente fon-damentale di tale mercato, vale a dire la stampa.Ladozione delle tecnologie digitali e il fenomenodella convergenza di contenuti e servizi su una mol-teplicit di piattaforme distributive potr aiutare igiornali, sia quotidiani che periodici, a compensarelemorragia di risorse innescata dal calo della diffu-sione delle copie cartacee e dal conseguente calodella pubblicit che ai livelli di diffusione stretta-mente correlata?Linterrogativo non di poco conto e la risposta potressere affermativa nella misura in cui il managementeditoriale riuscir a trovare formule efficaci per ren-dere la presenza online delle testate giornalistiche re-munerativa, producendo contenuti e servizi a costisopportabili, migliorandone la qualit e soprattuttorendendoli adatti a un pubblico sempre pi orientatoa utilizzare i-phone, smartphone e tablets. un pubblico fatto di cittadini digitali netizens,neologismo che nasce dalla contrazione dei termininet e citizen che comunicano tra di loro in gruppiinterconnessi di simpatizzanti e di amici e che nonamano essere considerati semplici destinatari di te-sti predisposti altrove, ma vogliono essere parte at-tiva di un processo in cui produzione e fruizionedei contenuti si confondono in un moto circolareche rende meno netta la separazione dei ruoli. Per igiornali si tratta allora di rendere attraenti i loroprodotti digitali, facendo di essi cosa diversa dalleversioni cartacee, corredandoli di video, grafici in-terattivi e informazioni specifiche di interesse dellettore digitale.Entrare nel mondo digitale significa stimolare ildialogo con i cosiddetti netizens e adottare nuoveforme di presentazione e un linguaggio fatto di im-magini pi che di parole.

    In un simile contesto i problemi economici e gestio-nali delle imprese editrici si sono dilatati, soprattut-to perch le risorse da destinare agli investimenti siformano a fatica per i limiti oggettivi di un mercatoin continuo declino sul fronte dei ricavi diffusionalie pubblicitari. Guardare con attenzione al futuro compito proprio di ogni realt imprenditoriale. Pergli editori il compito ancora pi stringente inquanto il miglioramento del posizionamento delleaziende e, in pari tempo, il contenimento dei costidi struttura e di esercizio, appesantiti oltre misurada economie di scala deteriorate da una domandache si va allontanando da tipologie di produzionecartacee, sono diventati nodi strategici da scioglierecon urgenza, pena lemarginazione dal mercatodella comunicazione. Ed proprio in questa dire-zione che il management editoriale si sta muovendocon crescente intensit nel tentativo di coniugare lavalorizzazione dei mezzi tradizionali che tuttorarappresentano oltre il 90% del fatturato, con la ca-pacit di trarre dalle attivit digitali risorse suffi-cienti a remunerare i fattori della produzione e, inprospettiva, a compensare la declinante redditivitdei prodotti cartacei. una realt che impone alle imprese editrici diproiettarsi in una dimensione nella quale il noccio-lo duro della loro attivit il cosiddetto core busi-ness sempre linformazione che digitalizzataviene incanalata e distribuita attraverso una plura-lit di piattaforme.Le strategie operative si vanno dunque configuran-do come interventi in termini sia di innovazione diprodotto sia di diversificazione dei canali distributi-vi per venire incontro ai comportamenti di un pub-blico per il quale limpiego di devices digitali di-ventato parte essenziale, se non dominante, della vi-ta quotidiana e delle relazioni professionali e inter-personali.La sfida principale per chi opera nel mercato del-linformazione allora quella di riuscire ad attrar-re questa tipologia di utenza sempre pi tecnologi-camente sofisticata che, in tempi di crisi, reclamapi attenzione, pi qualit e maggiore coinvolgi-mento. La strada dei servizi personalizzati per fascedi interessi pu essere una strada utilmente percor-ribile soprattutto per garantirsi la fedelt di un let-torato estremamente attento e orientabile in basealla convenienza e alla qualit dei servizi informati-vi offerti.

    La stampa quotidiana

    Le attivit onlineLa fenomenologia alla quale si fatto cenno ha in-vestito con particolare intensit i giornali quotidia-ni, i cui editori hanno capito i cambiamenti di ten-denza nellinformazione e, in questi ultimi anni,hanno adottato con convinzione crescente strategie

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  • di espansione nellarea dellinformazione online,nellassunto che a essere in crisi non sono tantogiornali e giornalismo quanto, piuttosto, il modoantico di leggere legato esclusivamente alla carta.Tra il 2011 e il 2013, a un fatturato editoriale deri-vante da pubblicit e vendite delle copie complessi-vamente in calo del 19,9%, ha corrisposto un incre-mento dei ricavi generati da servizi ed editoria onli-ne del 30,2%. Questi ultimi ricavi, che nel 2011 rap-presentavano il 3,9% del fatturato complessivo, nel2013 sono saliti al 6,4% (Tav.7).Si tratta di dati parziali, comunque significativi, inquanto riferiti a un campione di 34 aziende che edi-tano quotidiani. Le iniziative di sviluppo dellarea digitale e dei rela-tivi servizi portate avanti dagli editori hanno avutoun riscontro positivo anche sul terreno dellaudien-ce online. Nellelenco dei primi cinquanta brand pivisitati nel 2013 compilato da Audiweb, sono 13quelli rappresentati da testate giornalistiche. Duetestate sono posizionate tra i primi dieci, quattrotra i primi venti brand.Tra gli utenti attivi nel giorno medio su internet, adicembre del 2013, pi del 44% si rivolto a siti ge-stiti da giornali quotidiani. Va detto che, semprenel mese di dicembre 2013, in linea con la generaleflessione dellaudience online (-7,8%), anche quelladei quotidiani ha subito un regresso, ma in misurapi contenuta (-7,4%). un andamento peraltro ri-collegabile alla circostanza che nel corso degli ulti-

    mi mesi dellanno si accentuata la migrazione del-laudience online dai pc ai nuovi connected device(smartphone e tablet), la cui fruizione sar rilevatada Audiweb soltanto a partire dal 2014.Sta di fatto che a dicembre del 2013 gli utenti di sitidi quotidiani attivi nel giorno medio hanno rappre-sentato il 44,1% del dato complessivo di audienceonline, migliorando, sia pur di poco, lincidenza fat-ta registrare a dicembre del 2012 (44,0%) (Tav. 8).Considerato che le imprese editrici impegnate suldigitale stanno investendo risorse crescenti proprionei servizi per telefonia mobile, da ritenere che inrealt laudience online dei giornali sia cresciutaanche nel 2013. Come stato rilevato da Nielsen, lospostamento dei navigatori internet dal personalcomputer verso i smartphone e tablet si andatoaccentuando nel corso del 2013. Il numero degliutilizzatori del pc calato del 4,3% negli Stati Unitie in Germania e del 6% in Inghilterra a vantaggiodi smartphone e tablet. In Italia, il trend analogo:a settembre del 2013, rispetto allo stesso mese del-lanno precedente, i navigatori online da pc sono di-minuiti del 2,7%, mentre quelli che utilizzano tablete smartphone sono aumentati, rispettivamente, del127% e del 28%. Il numero medio mensile di utentionline da smartphone salito a 9,9 milioni e quelloda tablet a 4,2 milioni. Il mobile ha acquisito il 46%della total digital audience, costituita da accessi dapc e da devices mobili.Unindicazione della crescita della componente di-

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    2011 2012 Var.% 2013 Var.% Var.% 13/11

    A) Ricavi da servizi e editoria online 37.990 43.330 14,1 49.451 14,1 30,2

    B) Totale ricavi editoriali 959.860 856.541 -11,0 769.046 -10,2 -19,9

    % A/B 3,9 5,1 6,4

    QUoTIDIAnI: EvoLUzIonE DEI RICAvI DA SERvIzI E EDIToRIA onLInE (*)valori 000/euro (2011 -2013)

    Tav. n. 7

    (*) Dati relativi a 34 imprese editrici di quotidiani

    (A) (B)Quotidiani Var.% Utenti web Var. % % A/B

    Dicembre 2012 6.197 14.096 44,0

    Dicembre 2013 5.740 -7,4 13.003 -7,8 44,1

    InTERnET AUDIEnCE: UTEnTI ATTIvI nEL gIoRno mEDIo (2012 2013)(000)

    Tav. n. 8

    Fonte: Elaborazione su dati Audiweb

  • gitale anche nella distribuzione dei quotidiani si ri-cava dalle rilevazioni ADS (Tav. 9). Nel mese digennaio 2014, rispetto al mese di gennaio 2013,mentre le vendite di copie cartacee di quotidianihanno continuato nel trend regressivo, accusandoun calo dell11%, le vendite di copie digitali hannofatto registrare un incremento del 103,8%. Landa-mento estremamente positivo delle vendite digitaliha consentito di contenere la perdita complessiva dicopie a -5,9%, confermando per come questa com-ponente del fatturato non abbia ancora raggiuntolivelli tali da compensare gli effetti del processo diridimensionamento delle vendite cartacee.

    Nel 2012, il rapporto tra mol e fatturato, che gi sta-zionava su livelli insoddisfacenti nel 2010 (5,5%) enel 2011 (4,9%), stato pari al -1,3% e le stime relati-ve al 2013 indicano unulteriore contrazione (-4,8%).Sono dati oggettivamente preoccupanti in quantomettono in evidenza unimpossibilit della gestioneindustriale di produrre risorse adeguate alla coper-tura dei costi di esercizio. N la gestione finanziaria stata in grado di riequilibrare le perdite dellatti-vit tipica, come avvenuto in passato. Lo confermail risultato complessivo dei bilanci aggregati che, te-nuto conto di tutte le componenti attive e passive direddito, evidenzia nel 2012 una perdita di 44,8 mi-lioni di euro. Un risultato che, nel 2013, stando alleprime stime, da ritenere si sia ulteriormente appe-santito, anche perch dal mercato non sono arrivatisegnali di decisa inversione di rotta, come testimo-nia landamento degli investimenti pubblicitari lacui flessione non ha risparmiato neanche internetche, per la prima volta nella sua storia ha subitouna battuta darresto (-2,4%).Levoluzione negativa dei conti economici delleaziende editrici nel corso del 2013 traspare con evi-denza anche dallanalisi dei dati di bilancio delle ot-to societ editrici quotate in borsa.Nei primi nove mesi del 2013, i ricavi netti consoli-dati dei gruppi editoriali quotati si sono attestati in-torno a 3,2 miliardi di euro, oltre 450 milioni in me-no rispetto al fatturato dei primi nove mesi dellannoprecedente, con un decremento del 12,3% (Tav. 12).Nello stesso periodo i costi operativi sono scesi sol-tanto del 6,5%. Le azioni di razionalizzazione e dicontenimento nei centri di spesa aziendali ci sonostate ma sono state insufficienti, generando unmargine industriale di segno negativo pari a 90 mi-lioni di euro. Nei primi nove mesi del 2012 il molera stato positivo per 134 milioni di euro.Anche per le societ quotate, dunque, si manifesta-no gravi difficolt operative. Landamento del Mol,in assenza di partite finanziarie compensatrici, hagenerato un livello di perdite nette inferiore a quel-lo fatto registrare nei primi nove mesi del 2012, gra-zie a partite finanziarie non ricorrenti. Resta co-munque evidente come un ammontare di perditenette superiore al 7,6% del fatturato vada a intacca-re sensibilmente le prospettive di mercato delleaziende, sempre pi incerte in quanto questa situa-zione compromette la stessa capacit di rigenerarealmeno il capitale investito. Se i volumi di fatturatonon invertiranno il loro corso, le aziende sarannocostrette ad agire sui centri di costo con rinnovatapesantezza, essendo questa lunica leva utilizzabileper contenere le conseguenze sui conti economicidi un mercato in fase inesorabilmente calante intutte le componenti della domanda: pubblicit evendite delle copie. Tornando allanalisi scalare dei conti economici del-le aziende editrici di quotidiani (Tav. 10), allinternodei dati aggregati permangono situazioni di impresa

    24

    Tav. n. 9

    AnDAmEnTo DELLE vEnDITE DI CoPIE CARTACEE E DIgITALIDEI QUoTIDIAnI

    (gennaio 2013-gennaio 2014)

    2013* 2014* Var. %(gennaio) (gennaio)

    vendite copie cartacee 3.745.222 3.331.391 -11,0

    vendite copie digitali 176.218 359.169 103,8

    vendite complessive 3.921.440 3.690.560 -5,9

    (*) StimeFonte: elaborazione fieg su dati ADS omogenei relativi a 59 testate

    I bilanciLe difficolt di questa fase di transizione, aggravateda una crisi economica di carattere sistemico chetarda ad allentare la sua morsa su tutto lapparatoproduttivo del paese, hanno il loro riflesso specula-re nei bilanci delle imprese editrici di quotidiani neltriennio 2010-2012 (Tav. 10).Il ridimensionamento del fatturato editoriale cheera stato abbastanza contenuto nel 2011 (-2,1%), haavuto unaccelerazione nel 2012, accusando unaflessione pi ampia (-9,9%), imputabile in largaparte al calo dei ricavi pubblicitari (-17,5%).Se si considera che nel 2013 il fatturato pubblicita-rio dei quotidiani sceso del 19,4% da ritenereche nellanno i ricavi editoriali abbiano subito unanuova caduta stimabile intorno all11,1%, soltantoin parte attenuata dalla maggiore tenuta dei ricavida vendita delle copie (-6,5%), grazie agli incremen-ti di prezzo intervenuti nellanno (Tav. 11).Landamento negativo del fatturato editoriale sta-to accompagnato da unevoluzione dei costi indu-striali caratterizzata da un dcalage molto pi con-tenuto. Sia nel 2011 (-1,4%) sia nel 2012 (-4,0%), icosti operativi sono scesi ma in misura tale che ilmargine operativo lordo delle imprese editrici con-siderate non solo si contratto ma ha acquisito unsegno negativo, attestandosi a -33 milioni di euro, afronte dei risultati positivi del 2010 (+160,5 milioni)e del 2011 (+138,8 milioni).

  • 25

    Tav. n. 10

    QUoTIDIAnI(Conti economici aggregati e riclassificati 2010-2012)

    2010 2011 % 2012 %(000) (000) 11/10 (000) 12/11

    A Ricavi editoriali 2.893.288 2.832.297 -2,1 2.551.707 -9,9

    B Costi operativi 2.732.789 2.693.452 -1,4 2.584.740 -4,0di cui:materie prime 358.348 386.270 7,8 386.505 0,1lavoro 911.342 892.969 -2,0 861.641 -3,5servizi 1.270.717 1.255.736 -1,2 1.114.664 -11,2altri 192.382 158.477 -17,6 221.930 40,0

    C margine operativo lordo 160.499 138.845 -13,5 -33.033 (mol= A-B)

    D Rapporto mol/fatturato 5,5 4,9 - -1,3 (D = C/A)

    E Ammortamenti 124.108 114.841 -7,5 106.298 -7,4

    f Altri accantonamenti e oneri 45.821 45.367 -1,0 35.415 -21,9Utile operativo -9.430 -21.362 126,5 -174.747 718,0

    g Proventi (oneri) finanziari -8.286 -8.710 5,1 -14.472 66,2Risultato della gestione editoriale -17.716 -30.072 69,7 -189.219 529,2

    H Proventi (oneri) da partecipazioni 8.899 3.702 -58,4 -17.325

    I Altre componenti positive e negativedi reddito -6.725 -809 -88,0 -932 15,2

    L Altri proventi e oneri 143.648 147.699 2,8 145.285 -1,6Utile lordo 128.106 120.520 -5,9 -62.191

    m Imposte e tasse -33.800 -29.065 -14,0 17.355 Utile (perdita) di esercizio 94.306 91.455 -3,0 -44.836

    Fonte: Elaborazione fieg su dati forniti da 51 imprese associate

    Tav. n. 11

    RICAvI E CoSTI oPERATIvI 2012 -2013

    2012 (*) 2013 (**) Var.%

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    Ricavi editoriali 2.551.707 2.268.271 -11,1

    Costi operativi 2.584.740 2.377.961 -8,0

    margine operativo lordo (mol) -33.033 -109.690

    (*) Bilanci imprese editrici di quotidiani 2012(**) Stime

    Tav. n. 12

    AnDAmEnTo CoSTI/RICAvI SoCIETA EDITRICI QUoTATE

    2012 (9 mesi) 2013 (9 mesi) Var.% (000.000) (000.000)

    Ricavi 3.687,0 3.232,3 -12,3

    Costi operativi 3.553,1 3.322,3 -6,5

    moL 133,9 -90,0

    Utili/perdite nette -393,1 -245,9 -37,4

    Fonte: elaborazione fieg su dati di bilancio relativi a 8 societ editriciquotate

  • diversificate. Come gi osservato, nel 2012 lammon-tare complessivo delle perdite ha sopravanzato netta-mente quello degli utili (Tav. 13). Le imprese in utilesono state 16. Sono aumentate di due unit rispettoallanno precedente, ma lammontare complessivodellavanzo di gestione sceso da 158,1 a 104,5 mi-lioni di euro (-33,9%). Nel 2010 le imprese in utileerano 24 con un avanzo complessivo pari a 163,7 mi-lioni. Le imprese in perdita sono scese da 37 a 35unit tra il 2012 e il 2011, ma lammontare delle per-dite aggregate si pi che raddoppiato, passando da66,6 a 149,4 milioni di euro (+124,1%). Nel 2010, leimprese in perdita erano 26 con un deficit complessi-vo di 69,4 milioni di euro.Nel 2013, considerato quanto sopra sottolineato cir-ca la negativa evoluzione del mol e tenuto conto deiproblemi che incontra la gestione finanziaria nel re-perimento di risorse per recuperare il gap prodotto-si sul fronte dei margini industriali, prevedibileche la situazione deficitaria netta abbia subito unulteriore deterioramento.In un contesto economico gravemente compromes-so da cadute produttive che hanno colpito lappara-to industriale del paese, gli elementi di debolezzagi presenti nel comparto editoriale si sono accen-tuati in misura pi pronunciata rispetto ad altri set-tori. Indicazioni in questo senso si possono ricavaredal quadro comparato offerto dai dati raccolti daMediobanca nella sua ultima indagine sui dati cu-mulativi di 2035 societ (Tav. 14).Nella media delle societ analizzate da Mediobancail rapporto tra Mol e fatturato stato del 10,1% nel2011 e del 9% nel 2012. Nella media delle societterziarie, che con quelle editoriali, sono caratteriz-zate da un maggiore valore aggiunto per lelevataincidenza del fattore lavoro nel processo produtti-vo, il rapporto stato nello stesso biennio del 23,4 edel 21,9%. Per le societ del comparto stampa ededitoria, Mediobanca quantifica il rapporto in mi-sura nettamente pi ridotta, segnalando una con-trazione di oltre cinque punti percentuali nel 2012rispetto allanno precedente (dal 7,6 al 2,6%). Rico-struendo lo stesso rapporto sulla base dei dati di-

    chiarati in bilancio dalle imprese editrici di quoti-diani nel biennio in esame, le indicazioni che si ri-cavano per tali imprese sono pi negative in quan-to la percentuale ancora positiva nel 2011 (4,9%) hacambiato di segno nel 2012 (-1,3%), confermandola sussistenza di debolezze strutturali che si sonoandate consolidando nel periodo investendo i centridi ricavo in flessione accentuata, ma anche i centridi costo che sembrano essere caratterizzati da mar-gini di manovra pi circoscritti e, quindi, da mag-giore rigidit rispetto allandamento declinante delmercato e del fatturato delle aziende editoriali.

    Costo del lavoro e costi operativiLa relativa rigidit dei centri di costo e, in partico-lare, del costo del lavoro nel comparto editoriale unindicazione che scaturisce con chiarezza dalconfronto tra i settori e i gruppi societari rilevati daMediobanca.Il costo del lavoro nella media delle 2035 societconsiderate ha rappresentato il 10,6% del fatturatonel 2011, per scendere al 10,4% nel 2012. Lo stessorapporto nel comparto editoria e stampa stato del21,6% nel 2011, per salire al 24,2% nel 2012. Analo-ga evoluzione si verificata nel segmento delledi-toria quotidiana, con un rapporto che stato digran lunga pi elevato e che passato, nel biennio,dal 31,5 al 33,8%.Laumento dellincidenza del fattore lavoro sul fat-turato e il contemporaneo ridimensionamento delrapporto tra valore aggiunto e fatturato nel com-parto editoria e stampa (dal 29,2 al 26,8%) e nelsegmento delleditoria quotidiana (dal 36,4 al32,5%) sono circostanze che segnalano altres unacaduta sul piano della produttivit del lavoro.Sempre in base alle rilevazioni di Mediobanca, il fe-nomeno riscontrabile anche in un arco temporalepi ampio. Tra il 2008 e il 2012, infatti, il fatturatodelle societ del comparto editoria e stampa ha su-bito una diminuzione del 24,3%; a sua volta, il valo-re aggiunto delle stesse societ calato del 28,5%,mentre il costo del lavoro ha limitato il suo ridi-mensionamento all11,4% (Tav. 15).

    26

    Tav. n. 13

    AzIEnDE EDITRICI DI QUoTIDIAnI

    UTILI/PERDITE (2010-2012)

    AzIENdE EdITRICI (A) (B) ( C)

    Anni numero Utili numero Perdite numero Totale imprese (000) imprese (000) imprese Utili/Perdite 2010 24 163.688 26 69.382 50 94.306 2011 14 158.105 37 66.650 51 91.455 2012 16 104.535 35 149.371 51 -44.836

    Fonte: bilanci di 50 imprese editrici di quotidiani per il 2010. 51 imprese per il 2011 e 2012

  • 27

    Tav

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  • Sullevoluzione del costo del lavoro nel segmento del-leditoria quotidiana, lanalisi pu essere estesa pren-dendo in considerazione i rapporti tra costo com-plessivo, numero degli addetti e quantit prodotte.Dai dati relativi a un campione di 42 imprese editricidi 60 testate quotidiane (Tav. 16) emerge come il co-sto per addetto abbia subito nel 2012 un aumentodel 2,8% rispetto al 2011 e del 6,8% rispetto al 2010.La contrazione del numero degli addetti (618 inmeno nel biennio, pari a un decremento dell8,6%)non stata comunque tale da determinare una di-minuzione proporzionalmente adeguata del costodel lavoro complessivo che, nei due anni considera-ti, diminuito soltanto del 2,3%.Sono notevoli le differenze che si colgono nellanda-mento dei costi per addetto tra le testate che com-pongono le varie fasce di tiratura. Nellintero bien-nio, soltanto le testate fino a 20 mila copie di tiraturasono riuscite a ridurre i costi per addetto (-12,2%).Pur avendo aumentato il numero degli addetti di 7unit, sono intervenute con maggiore efficacia sulpiano del contenimento del costo complessivo (-9,8%nel biennio). A misura che le tirature salgono, saleil costo per addetto fino a raggiungere il massimonella fascia di testate con tirature oltre le 200 milacopie. La dinamica stata meno sostenuta nella fa-scia tra 50 e 100 mila copie (+3,8%) e in quella tra100 e 200 mila copie (+3,8%), mentre ha avuto unaforte accelerazione nelle fasce tra 20 e 50 mila co-

    pie (+8,7%) e oltre le 200 mila copie (+8,9%). In ef-fetti, queste ultime due tipologie di testate puravendo tagliato considerevolmente i livelli occupa-zionali nel biennio (-13,3% le testate tra 20 e 50 mi-la copie; -8,3% quelle oltre le 200 mila copie) hannofatto registrare cali nel costo del lavoro complessivomolto pi limitati (-5,7% le prime, -0,2% le secon-de), con conseguente abbassamento dei livelli diproduttivit.Pi in generale, questi dati confermano, ancora unavolta, che il costo medio per addetto nelleditoriaquotidiana resta ancora molto elevato. A suffragaretale constatazione concorrono anche i dati di Me-diobanca relativi al costo medio per addetto espres-so in valori assoluti annui (Tav.17). Nel complessodelle 2035 societ rilevate, Mediobanca indica, nel2012, un costo medio per addetto di 51.500 euro,meno della met di quello che, nello stesso anno, stato registrato nella media delle imprese editrici diquotidiani. Anche i gruppi societari con i costi mediunitari del personale pi alti, come le imprese pub-bliche (63.300 euro) e le societ industriali (54.500euro), hanno sopportato oneri molto al di sotto deiquotidiani. Costi medi per addetto elevati sono pre-senti nel comparto editoria e stampa (81.900 euro),nel quale Mediobanca fa confluire imprese editricidi quotidiani, periodici, libri e stampatori .Dallanalisi del costo del lavoro rapportato allequantit prodotte si ricavano indicazioni di tenden-

    29

    Tav. n. 17

    mEDIoBAnCA: CoSTI mEDI UnITARI DEL PERSonALE DI 2035 SoCIETA

    2010-2012)

    2010 2011 2012(000/euro) (000/euro) (000/euro)

    2035 societ 51,1 51,6 51,5

    Imprese pubbliche 62,9 62,0 63,3

    Imprese private 48,3 49,3 48,9

    medie imprese 45,4 47,1 47,5

    Societ industriali 53,2 54,4 54,5

    Societ terziarie 46,6 45,9 45,5

    Editoria e Stampa(*) 79,5 78,1 81,9

    (*) I valori indicati sono il risultato del rapporto tra costo del personale e numero degli addetti nel comparto Editoria e Stampa negli anni considerati chehanno avuto il seguente andamento:

    2010 2011 Var% 2012 Var.%

    Costo del Personale (000) 1.260.400 1.209.047 -4,1 1.222.175 +1,1n. addetti 15.861 15.484 -2,4 14.922 -3,6

    Fonte: mediobanca. Dati cumulativi 2035 societ. 2013

  • za non dissimili (Tav.18). Nel 2012, lincrementomedio del costo del lavoro per unit di prodotto stato del 4,6% rispetto al 2011 e dell8,6% nel bien-nio. Il risultato imputabile in gran parte alla fortecontrazione delle tirature (-10,1% nei due anni), inpresenza di un costo complessivo del lavoro che si ridotto in misura pi contenuta (-2,3%).Laddove si sono verificate le diminuzioni di tiraturapi ampie come nelle testate fino a 20 mila copie, ilcosto per copia prodotta ha avuto un aumento pisostenuto (+16,5% sul 2011, +13,3% nel biennio).Lo stesso fenomeno, anche se meno pronunciato, siriscontra nelle fasce di tiratura tra 20 e 50 mila co-pie (+5,8% sul 2011, +9,8% nel biennio), tra 50 e100 mila copie (+2,7% e +9,5%) e in quelle oltre le200 mila copie (+5,7% e +8,8%). Il costo per copiaprodotta si mantenuto pressocch costante nelletestate inserite nella fascia di tiratura tra 100 e 200mila copie (+1,5% sul 2011 e invariato nel biennio),in ragione del fatto che, nei due anni considerati, ildecremento delle copie tirate (-3,2%) non ha avutoscostamenti significativi rispetto al decremento delcosto del lavoro complessivo (-2,5%).Si gi osservato come in un mercato caratterizza-to dalla mancanza di spunti di rilancio produttivo acausa del forte declino della domanda, le aziendeeditrici abbiano operato tentando, per un verso, didiversificare lofferta alla ricerca di sbocchi nella-rea dellinformazione digitale in tutte le sue decli-nazioni; per altro verso, continuando nelle politichedi contenimento dei costi che, comunque, si sonoscontrate con rigidit difficilmente aggirabili so-prattutto sul fronte del costo del lavoro.Un riflesso di tale stato di cose si coglie nellanali-si dei costi e dei ricavi operativi per unit di pro-dotto (Tavv. 20 e 21). Questi ultimi, infatti, nel2012, hanno sofferto un sensibile calo rispettoallanno precedente (-9,6%), mentre i costi operati-vi sono s diminuiti ma in misura proporzional-mente inferiore (-4,0%). A riprova dei crescentiproblemi di ordine gestionale, tra il 2010 e il 2012,il differenziale tra ricavi editoriali e costi operativisi quasi del tutto estinto (da 0,08 a 0,01 centesi-mi). I costi operativi hanno sopravanzato i ricavieditoriali per copia in tutte le fasce di tiratura con-siderate, salvo quella che ricomprende le testate ol-tre le 200 mila copie, al cui interno il gioco delleeconomie di scala ha consentito la permanenza diun sia pur esiguo margine operativo.La graduale scomparsa dei margini operativi e, ad-dirittura, il segno negativo che essi hanno assuntonella maggioranza delle imprese editrici di quoti-diani un fenomeno che, ovviamente, non pu nondestare gravissime preoccupazioni, rendendo estre-mamente problematiche le prospettive di sviluppodellintero comparto. Si contraggono, infatti, le ri-sorse disponibili per investimenti assolutamentenecessari per aggredire un mercato dei media sem-pre pi competitivo.

    30

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  • La stampa periodica

    Il fatturatoDegli effetti della forte intonazione recessiva che haassunto leconomia italiana nellultimo biennio, iperiodici sembrano aver risentito pi pesantementedei quotidiani. Le imprese editrici, esposte nella lo-ro generalit ai venti di una congiuntura sfavorevo-le alimentati da irrisolti problemi di carattere strut-turale, hanno dovuto adottare estese azioni di rior-ganizzazione produttiva che hanno portato a taglioccupazionali, nonch alla chiusura di alcune stori-che testate.Sul piano delle strategie di mercato si fatto anchericorso a operazioni di integrazione tra i diversimezzi utilizzati (testate giornalistiche, portali e sitiweb), realizzando sistemi multimediali facenti per-no su brand noti al pubblico nei vari segmenti del-larredamento, del design, della moda, delle testatefamiliari, femminili, maschili, dellinfanzia, dellasalute, della cucina e cos via. Molte iniziative han-no avuto un buon successo di audience, ma senzadenotare la stessa forza di attrazione dei quotidianie delle loro iniziative online.Le crescenti difficolt della stampa periodica emer-gono dallevoluzione dei ricavi editoriali negli ulti-mi otto anni, caratterizzata da segni negativi pres-socch costanti (Tav. 22).La caduta del fatturato sembrava in fase di rientronel 2010 (-2,2%, dopo il -14,2% dellanno preceden-te). La tendenza regressiva tornata ad accentuarsinel 2011 (-5,1%) per consolidarsi nel biennio succes-sivo (-13 e -12,7%). Il fattore che pi ha contribuitoal declino individuabile nella pubblicit. Lultimoincremento degli introiti pubblicitari dei periodici ri-sale al 2007 (+2,6%). Negli anni successivi il calo nonha subito battute darresto, con arretramenti partico-larmente pesanti nel 20