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l' . ENTE FAUNA SICILIANA ATLANTE LINGUISTICO DEI LAGHI ITALIANI (ALLI) . ~ . l' .ORNITONIMlAEFITONIMIA LACUSTRI - .. Atti del III Convegno dell' Atlante Linguistico dei Laghi Italiani (ALLI) . Siracusa (Fontanebianche), 16-'19 maggio 1991 . , . . a cura di Salvatore C. Trovato ESTRATTO " ........ .f .' ~'ç r1h~IL LUNARIO 1995.

La Terminologia Relativa a Salice Rami Di Salice

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. ENTE FAUNA SICILIANA

ATLANTE LINGUISTICO DEI LAGHI ITALIANI (ALLI).~ .

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.ORNITONIMlAEFITONIMIA LACUSTRI-

.. Atti del III Convegno dell' Atlante Linguistico dei Laghi Italiani (ALLI). Siracusa (Fontanebianche), 16-'19 maggio 1991 .

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a cura diSalvatore C. Trovato

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GLORIAAURORA SIRIANNI(Firenze)

LA TERMINOLOGIA RELATIVA A 'SALICE', 'RAMI DI SALICE':ALCUNI CONFRONTI GEOLINGUISTICI I

1.0. Quando, sollecitata dalle risposte date a S. Alberto di Ravenna alladomanda 524 del questionario ALLI ('altre varietà di erbe e piante acquati-che o relative all'ambiente'), mi proposi di chiarire i rapporti, areali e semantici,di alcune delle voci raccolte, non pensavo che dietro la ricchezza terminolo-gica, già evidente a una primissima analisi, si nascondesse in realtà un gine-praio, o meglio un "saliciaio", così intricato da necessitare di drastici interventi"potativi". Se dalla definizione-del Forti 1932 s.v. Salice apprendiamo chequesto è «N. volgo delle specie appartenenti al genere Salix delle. Salicacee,che comprende numerose specie di piante (circa 160) sparse quasi tutte nelleregioni temperate e fredde dell'emisfero boreale, di cui una ventina, con nu-merose varietà, è spontanea in Italia. 2», dallo spoglio dei repertori genera-li 3, dei dizionari italiani e di quelli dialettali ricaviamo due prime importantiindicazioni: a. le specie note e utilizzate, e quindi nominate, sono molteplici,e sufficientemente individuabili sono le varietà a cui le diverse voci si riferi-scono; b. vari sono anche gli strumenti linguistici a cui si ricorre per distin-guere con diverse parole cose diverse. Per quanto concerne la primaosservazione riguardante le specie di salice più diffuse ricorrerò ancora a unacitazione puntuale relativa a quelle più comuni: « ... S. alba (Salice orbaco,bianco, da pertiche, da forche, lombardo,' Salicone, Salicastro, Vetricione,ecc.) è comune nei luoghi umidi e coltivato presso i corsi d'acqua ... La suavarietà vitellina (Salice giallo, greco, di San Giovanni, da legare, Vincaia) harami e corteccia giallo-rossastra ... 4 S. viminalis (volgarm. Saldo da vimi-ni, Vinco, Salice ripaiolo, Vimine, Brillo, Panierina, Vetrice, ecc.), arboscel-lo spontaneo lungo i fiumi, i torrenti, coltivato in tutta la valle del Po, arriva'a circa 3 m. d'altezza, ha rami lunghi, gialli, numerosi, ... I suoi lunghi ra-

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mi flessibili (Vimini o Gorre) servono per intessere canestri, gabbie, ed in ge-nerale nella industria del panieraio e del cestaio. S. purpurea (Salice rosso,Vinco da panierù, molto simile al precedente, se ne distingue per il colorerossastro più o meno spiccato dei ramoscelli molto flessibili, che servono perlegare viti e per lavori grossolani di panierato. S S. caprea (Salice di monta-gna, Salica ecc.) ... legno rossiccio, leggero, tenace, elastico, usato per cerchidi botte, scatole, trucioli, pasta da carta, ecc. 6 I rami per fare carbone dapolvere. Ha dato varietà ornamentali. S. triandra (Salice da ceste), frequentelungo i corsi d'acqua, alto 2-4 m.... si coltiva anche per ricavarne con tagliperiodici i rami giovani per fare ceste, panieri, legature, ecc. 1 Altre specieindigene sono ... S. nigricans a rami di un violaceo cenerognolo, di cui si col-tiva la varietà pendula per ornamento.': S. pentandra a larghe foglie ovalilucide e dentate, che ha dato belle varietà a foglie variegate ... » 9.

Quanto alla seconda riflessione, relativa ai mezzi linguistici utilizzati neidiversi dialetti, possiamo notare, come appare in parte anche dalla citazioneprecedente, che si è ricorsi: a. a termini differenti per designare diverse spe-cie di salice, o per distinguere i rami (vedremo anche una differenza termino-logica a seconda che siano o no puliti, bagnati e pronti a essere intrecciati)dall'albero; b. in modo notevole alla suffissazione (diminutivi, accrescitiviecc.), in cui la scelta dei diversi suffissi dà già evidenti indicazioni dell'areadi appartenenza lO o del significato più diffuso 11; c. alla attribuzione median-te aggettivi che sottolineano di volta in volta il colore del tronco e/o dei rami(bianco, nero, rosso, giallo ecc.), o caratteristiche' generali del legno (tenaceo duro, gentile o fragile ecc.), o l' habitat (ripaiolo); d. o mediante sintagmipreposizionali che evidenziano gli usi della pianta (da pertiche, da legare, daceste ecc.), o, di nuovo, l'habitat (di lame, di fiume, di montagna).

Della grande varietà di tipi lessicali, diversi per origine - più o menoantica -, aspetti formali e derivazione, come si è detto, alcuni sono talmen-te poco attestati da potersi considerare veri e propri hapax che configuranosoltanto microaree 12, altri ancora hanno diffusione regionale 13 o super-regionale 14. Mi è sembrato dunque opportuno, per questo primo lavoro, do-vendo scegliere un criterio oggettivo, limitare l'analisi ai tipi raccolti a S. Al-berto di Ravenna con l'inchiesta ALLI, escludendo dall'esame i termini relativia specie ornamentali 15 o, comunque, senza una consolidata utilizzazionepratica. Anche così drasticamente ridotto, il materiale raccolto e il raffrontocon i repertori suggeriscono diversi approcci all'analisi, da cui, restringendoulteriormente la trattazione, ho escluso per il momento tutta la vasta e inte-ressante problematica legata al rapporto italiano/toscano più volte sottoli-neato 16, che si evidenzia non solo dall'esame dei lessici toscani, in cui nonsempre è registrato (per limitanni a un solo esempio) salcio, che è stato

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accolto a lungo anche nei dizionari italiani (almeno fino a una certa data) 17, maanche dal confronto delle definizioni dei lessici relativi a altre realtà dialettali,che all'uso toscano fanno riferimento più o meno esplicito 18. Rimando quin-di ad altra sede una discussione più ampia e esaustiva di tale problematica.

In questo lavoro esaminerò alcuni dei termini in uso per designare la piantae di quelli relativi ai rami, iniziando dai tipi a più ampia diffusione.

II.O. In un'altra occasione 19 ho sottolineato l'importanza che avevanonell'economia di Sant' Alberto le piante palustri, in particolare giunchi e ca-rici, raccolte dalle donne e dai ragazzi del paese e vendute principalmente aVillanova di Bagnacavallo, dove venivano utilizzate nella produzione di di-versi manufatti 20; anche i rami di certe specie di salice venivano raccolti peressere intrecciati o per essere usati come legacci nei lavori agricoli. Dalle ri-sposte raccolte a Sant' Alberto relativamente a questa pianta, non sempre chiaree univoche, ricaviamo che sçlf è il termine generico per cui gamba ed s#f in-dica la 'pianta di salice' che può essere sçlf da vçnc o vincçr 'tipo di salicepiù elastico da intrecciare' di cui, secondo gli informatori, si conoscono «trequalità: bjAnk, f;il] e normçl» o sçlf da bruN 'da ardere', mentre vénk o v~ncdesigna i 'rami di salice giovani', che tagliati in pezzi di giusta lunghezza,pelati, bagnati e pronti per essere intrecciati si chiamano bréll. Sempre untipo di salice sarebbe per l'informatore più anziano la rçsts, che, vedremo,pare essere una pianta diversa, anche se al primo anno, quando è un virgultosottile viene tagliata e intrecciata come i vçnc, soprattutto per fare leborghe":

Se spostiamo l'attenzione ad altre aree dialettali, pur limitandoci, perle ragioni sopra esposte a verificare l'esistenza, la diffusione e il valore deitipi trovati a Sant' Alberto e dei loro derivati, vediamo che in genere il tipoSALICE, pur con grandissima varietà formale, come vedremo, è, per lo più,il termine generico per 'la pianta di salice' mentre per designare i rami o spe-cie ben identificate (es. le varietà viminalis, csprses, vitellins ecc.) si ricorre,come già detto, a derivati, o specificazione mediante aggettivi e sintagmi.

11.1.0 Dal s.f. lato salix -Icis 22 derivano nei dialetti italiani, per le di-verse vicende fonetiche, forme diverse, che ho cercato di schematizzare sud-dividendole a seconda della sillaba in cui si verifica il cambio e a secondache esso interessi la vocale o la consonante.

II .1.1. La vocale tonica a. si conserva nella grande maggioranza dei dia-letti italiani; b. passa a -ç- nei dialetti emiliano-romagnoli 23; c. si ha una par-ziale velarizzazione a Sanremo 24.

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11.1.2. A. Nella seconda sillaba, quanto alla consonante, possiamo ave-. re: a. conservazione della laterale; b. rotacismo 15; c. palatalizzazione 26; d.velarizzazione ".

B. Riguardo alla vocale mediana non serve ricordare che la vocale latinaera breve, dal momento che siamo in atonia e sono possibili diversi esiti: a.il dileguo è il risultato più frequente 28; b. ma si trova anche la conservazio-ne, non solo per influsso dotto, della vocale latina 29; c. In certe zone -i- >-e- secondo l'esito del vocalismo tonico 30; d. sempre per la ricordata debo-lezza della mediana nei proparossitoni l'esito può essere -a- 31•

II.1.3. Anche nell'ultima sillaba distinguiamo l'esito della consonantee quello della vocale. A. Per il primo abbiamo a. la conservazione della affri-cata palatale secondaria; b. oppure lo spostamento in avanti del punto di ar-ticolazione e quindi realizzazione dentale della affricata; c. o ancora, perl'ulteriore processo di assibilazione, una spirante - dentale o interdentale - ~in tutti questi esiti si deve tener conto della sonorizzazione intervocalica (dia-letti settentrionali), così come della lenizione attuale nel sardo e in certe zonecentro-meridionali. Si può avere poi desonorizzazione in finale assoluta.

B. Per il vocalismo notiamo: a. la conservazione della vocale finale, conl'eventuale normale chiusura in -i nei dialetti meridionali estremi; b. ildileguo 33.

C. Altre modificazioni della sillaba finale sono da attribuire a metapla-smo che può essere di due tipi a. di genere con passaggio dal femminile latinoal maschile dei dialetti attuali 34; b. di declinazione da quella in -e a quellain -a 35; c. tutti e due i tipi di metaplasmo con un esito finale in -o 36.

II.2.0. Per quanto riguarda i designata si deve ancora una volta sottoli-neare da un lato la genericità o imprecisione delle definizioni dei lessici cheglossano con un termine non sempre di significato univoco 37, dall'altro ilfatto che ibotanici fanno riferimento a terminologie sistematiche diverse, percui bisogna ricorrere a tabelle sinottiche per individuare i sinonimi. Mentreper ovviare a questo ultimo inconveniente mi è stato di molto aiuto consulta-re un testo specialistico, e ricondurre almeno alcuni dei sinonimi a un solobinomiale 38, per il primo ho dovuto confrontare le diverse definizioni, in-dividuare, quando possibile, la fonte, il referente più frequente di ogni sin-golo tipo, o derivato o sintagma, e, basandomi anche sulla descrizione dellapianta e dei rami e sulle indicazioni relative all' habitat e all'uso, formularedelle ipotesi.

Le voci che risalgono, con le variazioni formali che si sono viste, allat.

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salix, sembrano valere genericamente 'salice' , oppure si riferiscono alla 'Sa-lix alba' L., ritenuta la specie più comune, e sono poi, come ho già più voltedetto, specificate, per indicare altre specie e varietà. Ma vediamo meglio qualispecie sono più spesso designate e come.

II.2.1. Il sostantivo base, si è detto, può valere: a. 'salice' 'pianta di sa-lice' 'albero del genere Salix': dal momento che questo è senza dubbio il si-gnificato più ovvio, abbiamo numerose attestazioni nei dialetti it. che vannodal piem., lig., mantov., ven., friuI., emìl.sromagn., fino al tosc., umbr., abr.,pugI., luc. e calo 39; b. 'varie specie e sub specie di Salix' non meglio identi-ficate 40; C. il 'salice bianco' 'Salix alba' L.: anche questo significato è dif-fuso, oltre che in italiano, in tutti i dialetti 41; d. specie o varietà di salicediverse nelle singole fonti: 'Salix vùellina:"; 'Sa/ix viminaùs:"; 'Sa/ix amyg-da/ina'44; 'Sa/ix purpurea'":

II.2.2. Mediante ricorso a alterazione, che direi in genere recente, si hala possibilità di indicare piante diverse, o i rami soltanto. Anche gli alterati,naturalmente, possono subire i cambiamenti formali che si sono visti sopraper il sostantivo base.

A. Con il derivato in -on« si designa una «specie di S. con rami grossi;la più comune tra le sallcacee (lat. scoSalix albat» 46. Stesso valore anche inPenzig 1924 per l'Emilia, mentre sembrano alquanto oscure le definizioni delGiorgini-Broglìo 1870-1897: «salcione T. agro 'Specie di saldo che cresce piùassai del salcio comune'», che presuppone la conoscenza delle altezze dellevarie specie e di quale l'autore intenda come «comune», e del Fatini 1953:«saicciàne (Me.), 'albero collegno del quale si fanno le scale' .». Tuttaviapossiamo ritenere, basandoci sulle descrizioni del Forti 1932 e del Fenaroli-Gambi 1976, che la voce indichi per entrambi la 'Salix alba' e, probabilmen-te, per Giorgini-Broglio 1870-1897 la varietà 'vitellina'47. Infine, secondo ilDragoni 1980 la voce, non è chiaro se romagn. o it., salicione vale 'Salix ca-praea', e il suo legno è usato per costruire attrezzi agricoli 48.

B. Gli alterati SALICINO e SALICINELLO designano in genere il 'ramo fles-sibile di salice' 49, ma possono indicare anche l'intera pianta e, precisamen-te, la 'Salix viminalis', la 'Sa/ix capraea' e, al femm., la 'Salix cinerea'ì",

C. Anche il suffisso diminuitivo -610 modifica il significato, per cui iltipo it. SALCI6LO indica anch'esso il 'ramo di salice, in genere per legare' SI.

Ma vi sono casi in cui nei dialetti italiani il tipo al femm. SALlCIOLA designanon i rami ma la 'Salix viminalis' e la 'Sa/ix capraea'":

D. Infine, con SALlCETIO si designa la «vermena di salcio ... » (Faré 1972mil., Cherubini 1839 saresèt, Ferrari 1835 salsètt); SALICELLA indica invece

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la 'Sa/ix purpurea' (Penzig 1924 Toscana), mentre il tipo SALICERELLA è at-testato con significati diversi 53.

II.2.3. Per designare specie e varietà diverse si ricorre a aggettivi, finda tempi antichi, e tali aggettivi, si è detto, potevano e possono riferirsi acaratteristiche della pianta e dei rami, o alla regione o città di provenienzaecc. 54: a. con I'aggettivo BIANCO si designa in genere la 'Salix alba' 55; b. conGIALLO sempre, per il colore dei rami, la varietà 'vitellina', intesa come sub-specie vuoi della Sa/ix alba, vuoi della Salix viminalis"; c. ROSSO si riferiscealla 'Salix purpurea' 57; ma anche, talvolta, a altre specie 58; d. per SALICE NE-RO si può intendere sia la 'Salix viminalis' S9, sia la 'nigricans' o la 'cine-rea'ì"; e. fra gli aggettivi che si riferiscono alle qualità del legno o dei rami,DURO e TENACE si attribuiscono rispettivamente alla specie 'viminalis' e allavarietà 'vitellina'", f. alla stessa specie e varietà fanno riferimento ancheTOMBANTE e PENDOLO 62; g. è problematico attribuire un valore univoco a ag-gettivi come DOMESTICO che può designare la 'Salix alba' o la 'viminalis' (siavitellina sia purpurea) 63; h. stessa cosa si può dire per SELVATICO (o MATTO),che si trova, anch'esso, anche se raramente, per la 'Sa/ix viminalis' o l' 'alba'o la 'capraea:"; ma anche 'varie specie' fra cui la nigricans e, forse, lafra-gilis 65; i. fa riferimento all'uso dei rami per legare il tipo VINCAIO, che desi-gna la specie 'viminalis' o la varietà 'vitellina'": Abbiamo infine un gruppodi aggettivi che si riferiscono piuttosto alla provenienza e all' habitat: a. gre-co, che designa la varietà 'vitellina'F'; b. lombardo sembra essere la 'speciealba'P; c. infine, per la 'specie viminalis' troviamo attestati empolese, bar-gogna e ripaiolo 69.

II.2.4 Dei sintagmi che possono accompagnare le diverse voci, alcunisono relativi agli usi: da pertiche e da pali designano la 'Salix alba' 70, da vi-mini o ritorte ecc. si riferiscono alle specie che si ritiene diano rami più flessi-bili e forti, e cioè le specie 'alba' e 'viminalis' e le varietà 'vitellina' e'purpurea>71, specie e varietà designate anche mediante l'indicazione delprincipale uso agricolo n, infine le specie più pregiate, la triandra o amyg-dalina e la viminalis o purpurea sono anche dette da ceste o da panieri 73; al-tri sintagmi con cui si designano, ancora, la Sa/ix viminalis e la varietà vitellina,sono relativi all' habitat: di fiume, d'acqua e di lama 7\ o ricordano una en-tità spirituale a cui la pianta era dedicata, o da cui essa era prediletta".

III.O Abbiamo visto che a Sant' Alberto uno dei tipi di salice è detto sçlfda vçnc o vinèér, di cui il nostro informatore distingue tre tipi designati contre aggettivi. Per quanto si è detto prima, a proposito delle varietà di salice,

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possiamo, con qualche ragione, ritenere che il vinco detto ja11 sia da identifi-care con la 'Salix vitellina'; quello indicato come bjink può essere la 'Salixalba', ma, per gli esempi dati, anche la viminalis; il notmél può designareancora la 'Salix alba', che si distinguerebbe dal bjink per il fatto di essereselvatico, spontaneo e quindi non potato periodicamente, per cui, con il pas-sare degli anni, non è più utile per la produzione di vimini, oppure la 'fragi-lis'o la 'capraea,76.

II!.!.!. Dal lat. vincùlum deriva la v. vinchio 'legame di vinco', da cuisembra estratto un lat. volgo "vincus 'flessibile' 77. I due tipi, VINCHIO e VIN-co sono ben presenti nei dialetti italiani, pur con varianti formali che espor-rò brevemente per entrambi i tipi insieme: a. la vocale tonica -~- si apre in-~- in sillaba chiusa in vaste aree dell'Italia settentrionale, fino a giungere a-a- nel dialetto bolognese e in Piemonte 78, mentre si chiude in -1- nel fioren-tino per anafonesi dovuta alla posizione precedente nasale + velare 79; b. so-lo per il tipo VINCHIO, il nesso consonantico latino -cl- si sviluppa in -c-nell'Italia centrale e meridionale, dove la nasale precedente può produrre so-norizzazione (per cui un successivo passaggio di -ng- > -n- tramite -nj-); l'e-sito del nesso nei dialetti settentrionali è invece l'affricata palatale 80; c. lavocale finale può cadere o passare a indistinta, come si è notato per SALICE,e si evidenzia per VINCHIO e VINCO dagli esempi dati.

II!. 1.2. Per quanto riguarda il significato, a conferma di alcune delleosservazioni precedenti, vediamo che non è facile individuare a quale specieci si riferisca quando la voce viene glossata «vimine» 81 termine che un tem-po valeva genericamente 'pollone giovane', 'ramo flessibile usato per legare'di una qualsiasi pianta 82. Pur se molti lessici, come si è visto, glossano tau-tologicamente vimine con 'vinco' e viceversa 83, troviamo anche, per entram-bi, il valore generico di 'rami di salice' o 'pianta di salice', che riusciamo,ancora una volta, a individuare come la specie viminalis (o alba) o la varietàvitellina, sempre grazie alle indicazioni relative al colore o all'uso 84; taluniautori, finalmente, specificano la specie o la varietà, magari con il binomina-le linneiano, confermandociiche trattasi proprio delle specie o varietàsuddette 8S.

II!.2.1. I derivati dai due tipi esaminati sopra, rispettivamente VINCHIA-RO e VINCARO designano la 'pianta di salice' quando il tipo base vale 'rami disalice' (e le specie saranno, ancora, l'alba e la viminalis o la varietà vitellinai 86.

I pochi esempi del derivato VINCIGLIO ci ripropongono il significato di'ramoscello giovane' o quello, specifico, di 'Salix viminaiis:",

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II I. 3 .2. Sia il sostantivo base, sia i derivati, possono essere seguiti daalcuni degli aggettivi e sintagmi che si sono segnalati per SALICE, e che desi-gnano in genere le medesime specie: così BIANCO designerà la <Salix alba' maanche la 'viminalis', GIALLO e DI FIUME indicheranno la varietà 'vitellina', ROS-SO la specie 'viminalis' o la varietà 'purpurea' ecc. 88.

IV.1.0. Molto interessante è il termine santalbertesebréll, ant. italianobrillo, che in Romagna vale 'ramo di salice tagliato, spellato e bagnato' 89.

Secondo DEI GDLI e Devoto 1976 è voce greco-bizantina, il cui centro di dif-fusione è, per il DEI, l'Esarcato di Ravenna 90. Già dai confronti delle atte-stazioni date da questi autori si evidenziano una serie di mutamenti, ancorauna volta sia formali sia semantici, che .mi sembra opportuno esaminare piùapprofonditamente.

IV.l.l. Dall' esame dei lessici dialettali si individuano due tipi e tre aree:a. BRILLO 91 che è ant. it. e emil.-romagn., ma anche calo b. BRULLO 92 di areaveneta ravennate e meridonale estrema.

Mentre il passaggio della occlusiva bilabiale sonora iniziale alla spirante.labiodentale, sempre sonora, può essere normale in Calabria 93, non è pos-sibile spiegare l'alternanza uli della vocale tonica, se non riconducendola aesiti diversi del greco liil, suono notoriamente instabile, depalatalizzato nelprimo caso e delabializzato nel secondo. La diversa soluzione della vocalecentrale si può osservare già nell'ambito greco, dove il suono è reso grafica-mente con -y- o con il digramma -ou- riflettendo differenze di pronuncia siadiacroniche sia diatopiche; ciò è confermato dallo spoglio di alcuni lessici,da cui si desume che la forma più antica, post-classica, è bryllon - mentrevroiillon è medioevale -, ma anche che le diverse forme con -ou- O -e- sonoancora in uso nei dialetti greci 94. A tale proposito, mi sembra opportunosottolineare come sia problematica la ricostruzione della pronuncia di -y- neidialetti greci, storici e preistorici; ricostruzione proposta dallo Schwyzer 1953,in base ai raffronti di materiali diversi (iscrizioni non solo ionico-attiche, maanche di altre aree diaIettali, prestiti sia dal greco al latino e a altre linguelimitrofe sia da queste al greco e ipercorrettismi), nei paragrafi dedicati ap-punto a grafia e pronuncia di -y- in greco 9S.

Aiuta a capire la complessità del fenomeno anche il raffronto con il lati-no, dove si sono avute oscillazioni della pronuncia di -y- nei prestiti dai gre-co: così alla pronuncia lui in grecismi più antichi, infiltratisi "dal basso" 96

subentra una pronuncia li! di epoca augustea e di ambienti più colti 97: co-me esempio di pronuncia arcaica e popolare contrapposta a una più recentee accurata, per restare nell'ambito delle piante, si può ricordare la presenza

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di "miittum (> tosc. mortella) accanto a myrtum 98.

Da quanto si è visto dobbiamo ritenere: a. che i due tipi italo-romanzisiano due diversi prestiti; b. che i due grecismi, quasi certamente non di tra-mite latino, probabilmente non sono entrati in epoche molto lontane fra lo-ro. La pronuncia della forma ant. ital. e ant. ravenn. li! 99 contrapposta alui ven. ravenn. e ital. merid. sarà da attribuire quindi: a. alla provenienzada aree dialettali greche diverse (per cui si giustificherebbero le forme merid.vtiellu vreddu attestate dal Rohlfs 1977); b. alle differenze culturali usualifra ilcentro e le periferie (scolarizzazione, conoscenza e aderenza alla pro-nuncia greca più ampie al centro: non sarà un caso che la lil sia della zonadell'Esarcato); c. più verosimilmente, a entrambi i fattori concomitanti.

IV.2.1. Se guardiamo ai designata, vediamo per lo più confermata la divi-sione areale dei due diversi tipi, per cui in greco, nel veneto nel ravennatee nel pugliese troviamo BRULLO come 'giunco' o 'pianta palustre' 100; nei dia-letti emil-romagn. e da qui, come si è visto, nell'it. e nel tosc. abbiamo BRIL-LO che vale, in origine, 'vimine' anche scortecciato e bagnato 101, quindi'Salix viminalis' nelle sue varietà 102 e, più genericamente, 'pianta dai ramiflessibili' 103; nei dialetti calabresi, infine, troviamo entrambi i tipi e i signi-ficati di 'giunco' 'vimine' e 'Salix viminalis' per l'uno o per l'altro indiffe-rentemente 104.

Per l'importanza, più volte sottolineata, che le piante palustri hanno nellazona investigata, si ha in area romagnola l'attribuzione di un solo precisovalore a ciascuna delle varianti, e si risolvono così le difficoltà che avrebberopotuto sorgere nella situazione di sinonimia I omonimia attestata per il ca-labr. 105. La ulteriore specializzazione vista nel santalbert. e confermata dalMattioli si deve, probabilmente, al fatto che i vimini devono usarsi bagnatiperché siano flessibili e resistenti, come si ricava dal citato passo del Colu-mella e dai lessici 106.

V.1.1. Un'altra pianta piuttosto "misteriosa" è il santalbertese rçsta (sa-lice o altro) descritta come «pianta di valle, lignea, spontanea, che può di-ventare un albero alto dal gambo sottile e legnoso, e i cui rami si raccolgonoal I anno per fare cesti e panieri; ha la fogliolina come di pesco, rotondetta;il fiore a palline spunta a settembre-ottobre; fa il seme a novembre, crescenei fiumi». La voce deriva probabilmente dal long. "hrausta 107 e non ha su-bito modifiche formali degne di nota nel passaggio ai dialetti italiani e allalingua 108.

V.1.2. Più complesso pare l'esame delle attestazioni se ci poniamo dal

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punto di vista dei significati, che sono molteplici. Pur non volendo in questasede affrontare in diacronia il problema dello sviluppo semantico individuan-done le priorità, devo comunque iniziare l'esposizione da uno di essi, per cuiprocederò da quello che mi sembra più semplice a quello più complesso. Tro-viamo dunque attestato il valore di 'ciuffo di rami frondosi' 109, e questi pos-sono essere tenuti insieme a ventaglio' 110, che è talvolta 'ventaglio in ferrobattuto sopra la porta' 111, ma la più ricca documentazione si ha per il signi-ficato di 'intreccio di rami' 'viminata' 'steccaia"palizzata' 'argine di un fiu-me' 112; oppure si pone l'accento sulla funzione di 'sbarramento''deviamento' 'incanalamento' - quindi anche 'canale' 'fossa' - 113; e forse an-che sugli arbusti che, spontaneamente, o piantati proprio per tale scopo, cre-scono sugli argini dei corsi d'acqua e ne consolidano le rive, e che possonoessere sì salici, ma anche ginestre o altre piante spinose 114. Nel nostro casopotrebbe trattarsi di una varietà di salice, forse la fragilis 1lS, oppure della'Hippophaè rhamnoides' o 'Olivella spinosa', che il Pignatti 1982 descrivecome un «cespuglio con rami rigidi, alcuni dei quali afilli e spinescenti; cor-teccia grigio-biancastra. Fg. lineari sessili ... con dense squame e bianco ar-gentine di sotto, sopra verde scuro con tomento biancastro caduco», il suohabitat (50-1700 m.) è individuato in greti, pendii franosi, calanchi; essa èspesso introdotta per stabilizzare il terriccio. Da noi è solo la subspecie flu-viatilis 116. Nel caso rçste designasse dunque una specie spinosa diversa dalsalice l'errata attribuzione potrebbe essere forse dovuta, in parte, a qualcheelemento simile nell'aspetto della pianta e, in parte, all'uso di essa per faresiepi intricate e forti, o argini resistenti, e dei rami, come i vimini, per legaree fare manufatti a intreccio: cfr. anche salice, saldo, o derivati come salca-rel/a ecc. usati per piante differenti, e tra queste la Hippophaè ramnoides 117.

VI. Avevo sottolineato all'inizio di questo lavoro alcuni limiti che avreidovuto impormi per ragioni di spazio e, ora aggiungo, anche di chiarezza.A questa necessità ho sacrificato diverse possibilità di analisi, meglio eviden-ziatesi una volta che tutti i materiali sono stati in qualche modo "sistemati",pur con gli innumervoli intrecci visti. Ma nell'affrontare questo tema mi so-no proposta semplicemente di dare un primo inquadramento areale alle vocisantalbertesi e, per grandi linee, di avere una visione d'insieme del problema.In seguito allo spoglio degli abbondanti materiali mi pare che si possano farealcune considerazioni. Una, specificatamente geolinguistica, è relativa alladibattuta questione dell'influsso linguistico veneziano sull'area: a questo pro-posito, se in altra sede ho convenuto che ,per quanto riguarda la terminolo-gia della pesca, tipi di reti e voci venete sono state in parte mutuati nelromagn. 118, per quanto concerne invece questo campo semantico, più squi-

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sitamente contadino e tradizionale, si osserva nelle diverse regioni la conser-vazione dei termini indigeni, siano essi medito come GABBA e GORRA, o di ba-se latina come SALICE e VINCO. E, in particolare,quanto alle voci venete, nonne troviamo nessuna (vedi SALÉITO, SALGARO, STROPPARO ecc.) nel romagn.,e nel ravenn. in particolare, se si eccettua VINCHIARO, che però copre un'a-rea così vasta che la sua presenza nei dialetti romagn. mi pare non attribuibi-le a influsso veneto. Al contrario troviamo accolto a livello di lingua il tipoBRILLO e il significato specifico di 'ramo flessibile di salice', forse proprio perla particolare importanza che l'industria dei panierai aveva assunto nel ra-vennate: e qui l'approfondimento dell'indagine storico-etnografica aiutereb-be la ricostruzione della storia della parola. Certo resta aperto il problemadell'epoca e dell'area di provenienza del prestito greco, sia stato esso bryllono broùllon, e delle modalità di adattamento nei dialetti veneti, romagnoli,pugliesi, calabresi e siciliani: problema affascinante, che ho tentato solo dievidenziare, poiché per la sua soluzione occorre addentrarsi nell'analisi storico-linguistica e dialettologica della lingua greca, e in particolar modo del perio-do bizantino.

Altra indicazione, secondo me, molto importante riguarda la communisopinio che siano più oggettive le tassonomie scientifiche rispetto a quelle po-polari. In questo caso mi paiono entrambe descrittive e le denominazioni dellediverse specie e varietà suggerite da elementi del tutto esteriori piuttosto cheintrinseci e oggettivi, per cui si pone l'accento sulla funzione - viminalis vin-co -, o sul colore dei rami - vitellina purpurea alba, da una parte, gialla rossabianca, dall'altra -. Notiamo invece che, a livello popolare, quando si rendanecessario individuare senza equivoci il designatum, sia esso pianta o ramo,si ricerca una maggiore chiarezza nella terminologia, sicché sono denomina-te con molta precisione le specie più pregiate, che, nelle diverse aree, non paionoessere confuse. Quindi differenziazione in base alla funzione, differenziazio-ne che è già antica, per cui il legare e l'intrecciare sono alla base di viminevinchio e vetrice, e in base all'uso che si evidenzia nella particolare attenzio-ne posta alla denominazione dei rami, gorin stròpe vinchi brilli. Non credopossa inficiare questa affermazione la confusione nell'indicazione dei desi-gnata che si è sottolineata nel corso del lavoro: confusione, mi pare, reale,se guardiamo alle definizioni dei lessici, che in realtà "etichettano" piuttostoche definire i lemmi, ma del tutto apparente e marginale se interpretiamo in-vece la ricchezza termino logica come sintomo della conoscenza profonda dellapianta in tutti i suoi elementi e usi, ricchezza che però, allora sì, diventa va-ghezza quando la specie sia meno pregiata e utile.

Infine altri spunti di indagine sarebbero stati per me molto interessanti,

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e fra questi in particolar modo lo studio delle implicazioni etnografiche, sia-no esse ergologiche o folkloriche, poste da certi termini. Per quanto concer-ne il risvolto ergologico mi riprometto di indagare prossimamentesull'intrecciatura tradizionale, attività ancora fiorente nella zona, per cui po-trà essere sufficiente integrare i materiali relativi alle piante raccolti per l'ALLI,con altri sui manufatti a intreccio (materiali usati, strumenti e processi lavo-rativi); per quanto riguarda I'aspetto.folklorico la difficoltà maggiore, alme-no nella zona, è proprio il reperimento di informatori in grado di ricordarel'insieme di credenze e usi legati, ad esempio, al piantar salici nei poderi 119;

e infatti se conosciamo già l'utilità di ricavare pali e vimini per i vigneti per-ché segnalato da Columella [1977] 120, possiamo pensare che ci sia stata for-se anche una funzione rituale o magica, legata a proprietà vere o presuntedella pianta: si pensi alle reali qualità terapeutiche giè segnalataci dal Cre-scenzi [1805] \21, ma anche ai nomi del tipo DI SAN GIOVANNI, DI SAN FRANCE-SCO ecc. dati alla pianta e, ancora, all'usanza, che persiste in varie zonedell' Appennino, di piantare salici piangenti - specie ornamentale e non utili-taristica -, usanza che, pur essendo perdute le conoscenze tradizionali relati-ve all'uso funzionale, evidenzia, forse, il riferimento ancora vivo a un qualcheelemento simbolico:

Chi l'ombre indusse del piangente saldosu' rivi sacri? ti rapisca il ventode l'Appennino, o molle pianta, amored'umili tempi!

(o. Carducci)

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NOTEl. Ricerca effettuata con i fondi ministeriali del 401170.2. Forti 1932 (p. 765). Ma nel Fenaroli-Gambi 1976 (p. 217) leggiamo «Il genere annovera circa 300

specie, proprie delle regioni temperate e temperato-calde dei due emisferi; di queste circa 30 sono presentinella flora legnosa italiana».

3. Oltre al Forti 1932, al Carena 1956-57 e al Pignatti 1982, anche EFI e Penzig 1924.4. «... È un albero a fusto eretto che può raggiungere i 20 m., con numerose ramificazioni e cortec-

cia crostosa bruno-nerastra, con foglie alterne, lanceolate acuminate, leggermente denticolate, di colorverde-bianco sericee al di sotto, brevemente picciolate, accompagnate da piccole stipole caduche, fioridioici in piccoli amenti che precedono le foglie; semi cotonosi ... Da ambedue si ricavano buone pertiche,recidendo i fusti a 2 m. dal suolo, e lasciando crescere 4-10 dei più vigorosi ramoscelli. La varietà è estesa-mente coltivata a bassa ceppaia per ricavame vimini e legature, pali per viti, ecc. Il legno è bianco roseo,leggero, tenero, ed è poco adatto per lavori di durata essendo facilmente corruttibile; serve però per Casseda imballaggio, per trucioli e specialmente per trecce da cappelli. Un tempo il succo della corteccia giova-ne era usato nella cura delle febbri intennittenti e della dissenteria. Il legno dà un buon carbone per polve-re pirica. La specie ha dato numerose varietà ornamentali ... » (Forti 1932, p. 765). Vedi ancheFenaroli-Gambi 1976, p. 229: «Il salice bianco vive... lungo i corsi d'acqua e nei terreni periodicamenteinondati ... In Italia è frequente in tutta la penisola e nelle isole ... Ha importante funzione come specieconsolidatrice dei terreni di ripa e franosi, e si coltiva frequentemente, allevandolo a capitozza, per laproduzione delle pertiche e dei vimini. I migliori vimini sono forniti dalla ssp. vitellina, caratterizzataper i rami più flessibili e tenaci di colore giallo-oro ... ».

5. «... con foglie a1terne,lanceolate, quasi lineari, finemente denticolate, fiori in amenti sessili,late-rali, densamente peloso-serici con squame nerastro verso l'apice ... » (Forti 1932 pp. 765-766). Vedi ancheFenaroli-Gambi 1976, pp. 242-243: « ... ramuli sottili, spesso penduli, tenuamente bianco-pelosi da giova-ni, bruno-giallognoli o bruno-rossastri in età ... Il salice di ripa ... vive in Italia in tutta la penisola neiterreni fluviali (a1vei, terrazzi, coni di deiezione) ... Quale specie pioniera viene usato nei lavori forestalidi sistemazione montana per il consolidamento dei terreni alluvionali»; non troviamo accenno nel volu-me, tra le salicacee, a una varietà denominata Salix purpurea (vedi oltre).

6. «... è frequente nei luoghi boschi vi freschi e può arrivare a 15 m., ha corteccia verde giallognolanei giovani rami:» (Forti 1932 p. 766). Vedi anche Fenaroli-Gambi 1976, p. 235: «11 Salicone ha una va-stissima distribuzione ... e non è strettamente legato ai terreni freschi ma si insedia anche in quelli secchie pietrosi: in Italia vive in tutta la penisola e in Sicilia, comune nelle radure dei boschi e anche quale nor-male costituente nei boschi misti di latifoglie submontani e montani ... Quale specie pioniera assolve un'im-portante funzione nel consolidamento dei terreni franosi. I rami fioriti e ancor privi di foglie vengonoraccolti e commerciati per scopo di ornamentazione floreale nella ricorrenza della Domenica delle Palme ... ».

7. (L. con ramificazioni allungate, scanalate, foglie oblungho-lanceolate, denticolate, verdi, un po'glaucescenti a rovescio .•.» (Forti 1932, p. 766). Vedi anche Fenaroli-Gambi 1976, pp. 224-226: « ... ra-muli ... di colore verde-giallognolo o bruno ... Il salice da ceste vive nei terreni di ripa e periodicamenteinondati ... In Italia si trova in tutta la penisola e nelle isole d'Elba e Sardegna ... È il miglior salice perla produzione dei vimini da intreccio e per questo scopo viene sovente coltivato».

8. Forti 1932 p. 766; ma neanche di questa specie troviamo cenno nel Fenaroli-Gambi 1976 doveè registrata una Salix daphnoides ViiI. che ha « ••• rami rosso-bruni da adulto e fragili, e corteccia grigia... i ramuli sono ricoperti da una caratteristica pruina azzurrognola che differenzia facilmente questa spe-cie da tutte le altre ... Il salice nero è speciepiuttosto rara ... in Italia dove vive nelle Alpi ... e negli Ap-pennini lucchese e marchigiano ... Talora viene coltivato lungo i corsi d'acqua per la produzione di viminigrossolani» (p. 237). Quanto alla varietà pendula, sempre nel Fenaroli-Gambi 1976 troviamo una Salixpendula Sér., come sinonimo della Salix fragilis L. (per altri sinonimi vedi oltre) (c .. Il salice fragile ...in Italia si trova in tutta la penisola e nelle isole, ove popola le rive dei corsi d'acqua ... Ha importantefunzione come specie consolidatrice dei terreni alvealì e viene anche coltivato, aIIevandolo a capitozza,per la produzione di vimini e pertiche ... » (pp. 221-223).

9. Forti 1932 p. 766. Vedi anche Fenaroli-Gambi 1976 pp. 218-220: « ••• Foglie "0 a lamina ... dicolore verde intenso e lucida di sopra, più pallida e opaca di sotto, coriacea in età, vischiosa e di grato

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odore balsamico in primavera ... Il salice odoroso ... in Italia vive solo nelle Alpi ... e nell'Appenninomarchigiano, nei boschi di ripa, lungo i torrenti montani e nei terreni paludosi e torbosi ... »,

lO. Cfr. SAL/CAROche si fa risalire a un «lat. pop.» "salicaris o a un "ricostruito" "saiicàrius: cfr.Ernout-Meillet 1959 «... formes romanes supposent =salicarius», Prati 1968 «Da un lato pop. *sa/icaris'di salcio'», Durante-Turato 1976«Dal lat. popolare salicaris di salcio» Olivieri 1961«... da un "saiicarius»,ma cfr. anche Sella 1937 e Sella 1944 salgarius 'salice' (Venezia 13(0); quindi di area veneta, intesa insenso lato, e meridionale estrema (cfr. Rohlfs 1966b, III, p. 394: «Come la forma francese del suffisso-ier con la caduta di 'arbre' ha finito per indicare determinati alberi, cespugli ed arbusti ... così anchein italiano è possibile osservare questa evoluzione ... Quest'uso è più frequente nel settentrione ... Ancheil più estremo Mezzogiorno conosce questa funzione»): salgario (EFl Veneto), salgàro (Olivieri 1961ven.,Penzig 1924 ver., Prati 1968 vie. pad., EFI pad., Patriarchi 1796, Durante-Turato 1976, Pajello 1896),Naccari-Boscolo 1982, sa/gàr (Prati 1968 vero e Penzig 1924 anche frìul., Patuzzi-Bolognini 1900, Groff1982, Aneggi 1984, Pirona 1967>,DESF), salghèr (Olivieri 1961 ven., Penzig 1924 trevis., Prati 1968 ve-nez. trevis., rover., Boerio 1829, Tamburin 1978, Bindoni 1884, Polo 1974, Ninni 1891, Nazari 1876,Concina 1988), seleghér (prati 1968 capod., Tomasi 1983); salghero (prati 1960 e 1968 valsug.), salghèir(Durante-Turato 1976);salèr (Tanburin 1978); salacaru{Rohlfs 1932 e Laruffa 1986)salicaru (Rohlfs 1932e 1977), saracara (Rohlfs 1977).

Per quanto riguarda i significati più diffusi, troviamo, come per il tipo SALICE,innanzitutto quellogenerico di 'salice': cfr. Prati 1968 (vie, pad., valsug., venez. trevis., rover., ver.), Durante-Turato 1976,Pajello 1896, Patriarchi 1796, Naccari-Boscolo 1982, Patuzzi-Bolognini 1900, Bindoni 1884, Polo 1974,Nazari 1876, Concina 1988, Laruffa 1986, Rohlfs 1932 e 1977 'salcio'; e inoltre 'specie di salcio' (prati1968 pad., capod.) e metaf. 'uomo rozzo' (Durante-Turato 1976, Naccari-Boscolo 1982); quindi quellospecifico di 'Salix alba', anche nella varietà vitellina: cfr. EF/ (ven.) Penzig 1924 (ver., friul.) Boerio 1829Tamburin 1978 Ninni 1891Tomasi 1983 Prati 1960 Aneggi 1984 Groff 1982 Pirona 19671Salii alba, EF/(pad.) Penzig 1924 (ver.) 'Salix vitellina'; ma anche specie e piante diverse: cfr. Penzig 1924 (ver.) 'variespecie' e 'Hippophaè rhamnoides', (trevis.) 'Salix fragilis' e 'Berberis vulgaris',

Vorrei qui avvertire che, pur riportando puntualmente le definizioni dei lessici, sono intervenuta uni-formando certi criteri grafici, per cui uso il corsivo per le forme dialettaii e i binomiali latini, mentre pon-go tra apici il significato; le voci tipizzate, infine, sono in maiuscoletto.

Quanto alla grafia, ricorro a quella della COI, precisando in particolare che: a. ometto di segnalarela nasaiizzazione della vocale tonica precedente nasale, propria del romagnolo; b. ricorro al grafema vè-

per indicare la vocale ultrabreve. Inoltre, più avanti, nel trascrivere il greco, uso per beta il segno -b- nellevoci più antiche, -v- nelle voci medioevali e moderne.

Il Vedi SAL/CASTRO.che designa in italiano la specie alba: cfr. DEI «salicastro ant., XIV sec., bot.;'salcio selvatico', specie la 'Salix alba'; lato salicastrum (da sa/ix) qualità di vite selvatica che cresce inmezzo ai salici (Plinio)»; salicastro nel Forti 1932, in Targioni Tozzetti 1858' Penzig 1924 (per la Tosca-na) e Morri 1863; «sa/igastro 'salice', salicastro 'salice bianco'» Vocabolario reggiano; mentre nei dialettiumbro-march. sia il maschile che il femminile SALICASTRApossono valere 'Salix viminaiis' EFI SALCASTRA(perug.) 'Salix riparta' e SAlCASTRO(pesaro) 'Sa/ix purpurea' (per riparia come sinonimo di viminatis,e purpurea come varietà della stessa vedi oltre, nota 38.

12. Cfr. EFI «balsame Cuneo 'Salix vitellina' LiIUl.», ma Penzig 1924 specifica «balsamo e der. aVerona, in Toscana e in Sicilia per piante del tutto differenti»; e ancora: brighignola 'Sallx purpurea'EFI e Penzig 1924 (bell.); lauriello 'Salix riparia' (Avellino) EF/ Penzig 1924 e Fenaroli-Gambi 1976; Pen-zig 1924sciolet (belI.) e subiolar (ven.) 'Salix capraea' L. (anche DESF), ancora Penzig 1924 ligagnoe (portoMaurizio) e petràn, petrùn (Reggio Emilia) 'Salix capraea', caporniolo Pesaro 'Salix alba', cudole Ischia'Salix alba' (ma còdole, codo/ina in Toscana piante diverse, cùdole selvatiche 'Populus alba' cudoti bian-chi 'Populus nigra' Ischia), cavessi tènduli, cavessi francesi (Sarzana) 'Salix alba'; inengh Penzig 1924(Alessandria) e EFI (Cuneo) 'Salix vitellina' L., Ninni 1891 làtola 'ramo di salcio di tre anni' salghèr dalàtole 'Salix alba'; Fenaroli-Gambi 1976 migno (Italia merid.) 'Salix incana'; EFl vitullina (Catanzaro eReggio Calabria) 'Salix vitellina', zoa (Cagliari) 'Salix purpurea', Cfr. anche DESF. p. 554 per i diversitipi friulani.

13. Cfr. sarpa 'salcio' Wagner 1960, 'Salix alba' Penzig 1924 (Sardegna), 'Salix fragilis' Fenarolì-Gambi 1976; Penzig 1924 (Friu.) salètt 'varie specie'. DeSF salét 'Salix fragilis' e 'purpurea' (dal lat. sa-

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LA TERMINOLOGIA RELATIVA A 'SALICE', 'RAMI DI SALICE' 481

lictum: Ernout-Meillet 1959 e DESF'saliceto', ma vedi anche Columella [1977]: « ... saepe etìam grauidìsiurarat pestifer umili, e quibus infestae Baccho glaucisque salictis nascuntur uolucres serpitque eruca perhortos ... » (X, vv. 331-333) e «Nam prata et salicta genistaeque et harundines quamvis tenueni nihilominus aliquam desiderant industriam» (Alberi I, lntr., 28).

14. Cfr. SALICCIO: <<Sal~ •.. Friuli marginale, veneto alpino;trentino e Iombardo-grigionese ... unafascia di saliceus che rompe l'uniformità di salix, -icis» (DESF), «Da saliceus il solandro salécia, bologn.saliz. (cfr. il provenzale salez 'salcio')» (DEI), e saléz Durante- Turato 1976 «... 'salice bianco' dal lat. sa-Iiceus 'di salice'», Nazari 1884, Migliorini-Pellegrini 1971, Prati 1968 «(bellun.) 'salice' rover. 'salcio deifiumi'; dal lat. saliceus 'di sallce',», salécia Aneggil984 «'vimine' 'Salix viminalis'», salezza Groff 1982«' salice a cespuglio che dà i vimini'»,'salé Tagliavini 1944 e DESF «da saiiceus, 'Salix alba'», anche saluz-zèro 'Salix viminalis' Prati 1960; GABBA piem, lig. e lomb.: Penzig 1924 (lig., piem.) Fenaroli-Gambi 1976(p. 227) Frisoni 1910 e Maragliano 1976 'Salix alba', Penzig 1924 (lig.) 'Populus tremula'; (Alessandria)'Salix fragilis', (piem.) 'Salix vitellina', e 'Salix helix', Gavuzzi 1896 «'salcio' gaba?», Arrighi 1896gàba'albero' di solito 'salcio', Monti 1848 gaba 'salice', Peri 1847, Samarani 1852, Cherubini 1839 e Àngelini1897 gàbba 'albero tagliato a capitozza', Dizionario cremonese 1976gàba 'albero potato' gabàada 'maredi piante capitozzate', Olivieri 1961z «Gàbar loc. p. Capo di Ponte, BS GABBA. GABBA', GABETTE. GABEL·LA. GABBEDO. GABBEL. GABBATA. GABASSONA. GABBAROTTO. GABBELA ecc., molte località del Vogherese tut-ti nomi da gaba 'salice vinco' ... », Banfi [1983] gabba 'salice arenario' e gabba giald 'Salix vitellina';GATTO e derivati: piem., lig., lomb., ven. e friu!': Penzig 1924 gattùn (lig.); gàtol (beli. e, anche gàtola,bresc.), gàtoli e gatolàr (ver.), gat (ven.), gatolèr (trevis.), gaten gatena ven. (beli.), giàtul (friul.) 'Salixcapraea' L.; gat de monte (beli.) 'Saiix nigricans', Fenaroli-Gambi 1976 (lomb. e ven.) gatol, ven. gatolergaten 'Salix capraea' (p. 233), e ven. giàtul 'Salix triandra' (p. 224); Melchiori 1817 gatol'saIcio', Olivieri1961' «Gattinara, fr. Marzano, PV ... gattinna 'amento' ... affine alla voce alto mi!. gattol'salice' ... »,Prati 1960 «gatolèro 'salica', 'Salix capraea'» DESFg'dtu! gdtul 'Salix capraea', RohIfs 1977 gattariellu'sp. di salice'; STROPPA e derivati lomb., ven. e trent.: EFIstropa (vie., bel!.) stropél (bresc.) 'Salix vitelli-na', stroparo (pad.) 'Salix purpurea' (vic.) 'Salix vitellina', stropar giallo (ver.) 'Salix vitel/ina', Fenaroli-Gambi 1976 (p. 227), (lomb.) stropél e (ven.) stropar giallo 'Salix vitellina' Penzig 1924 Monti 1848Sa-marani 1852 e Melchiori 1817 stropa 'legame di vimine' e stropei 'vetrice, vinco da panieri', Cherubini1839 c Banfi [1983] stroppéra 'salcio da legare'; Arrivabene 1809 stropèl 'vermena' stropèr 'vincheto'sàlas da stròpe o stropèr 'vinco', 'vetrice' 'Salix viminalis', Vocabolario bresciano stropèi 'vinchi' 'ver-mene del vinco' e stropeléra 'vinco', Galli 1965 stropa «[STROPPUS fascetto, REW 8321) 'ramo ritorto concui si legano le fascine'; 'pollone', 'getto', 'vennena che si piega facilmente': kuend manka i sala! venabon ... i stràp ... » strupéi, strupén «'piccoli rami di giunco o sim.', con cui si legano piccoli fasci, ecc.»,Pinelli 1976 «stropéi 'vinchi', 'ritorte' 'rami di salcio che attorcigliati servono per legare'», Angelini 1897«slropiij 'ritorta' 'vennene che attorcigliate servono per legare'», Dizionario cremonese «stròpa 'ramolungo e.sottile che serve per legare le fascine'», Pajello 1896 stroparo 'salcio giallo'. Peri 1847 «stràppa'sottile e giovine ramoscello di vetrice'», Patuzzi-Bolognini 1900 «stropàr 'salcio, vetrice', stròpa 'ritor-ta' 'vimine' 'mazza di saldo' 'salcio'», Bindoni 1884 «stroper 'salcio'», Nazari 1876 «strope da seste 'vi-mini'»; Naccari-Boscolo 1982 «stropa I) 'vincastro' usato dai legnaiuoli per legare le pertiche ... 2) 'cordaper legare fascine' ... »; Boerio 1829 «stropa, s.f. 'Salciolo', 'Vennena di salcio o simili' con cui si leganole viti, le annestature ed altro ... chiamasi la Vermcna verde, la quale assottigliata serve per legame difastella e di cose simili ... Strope detto in T. de' Panierai, 'Vimini' 'Vermene di vinco con cui si tessonoceste, panieri ... '» «stropèr s., m.... 'salcio da legare' 'Salcio giallo', Specie di Salice distinto da' Botani-ci col nome di Salix vitellina ... »; Bondardo 1986 stroparo 'salice'; Pajello 1896 stropa stroppa 'vimine'«stroparo 'salcio giallo' - stroparo bianco, 'vinco' ... nome generico vimini»; Ninni 1891 «stropa 'ramodi salcio di un anno'» {<stropòn 'ramo di salcio di due anni'» «salghèr da strope 'var. vitellina», Prati1968 <<stropèro salcio innestato che dà quindi mazze da legare.», Aneggi 1984 «stropa ... 'vennena', 'ra-mo flessibile di lantana o di salice' ... » e «stropàr ... 'salice', 'vimine', (Salix viminalisi», Groff 1982«stropàr ... 'salice giallo cbe dà i vimini'» e «stròpe 'vimini per legare le viti' ... », Dizionario Toponoma-stico Trentina kaputèl dei stropéri e piàni dei strooert. Fino a trovare GORRA - e derivati - una antica vo-ce che pare essere stata panitaliana piem. e lomb. ma anche panno e sic.: cfr. Crescenzì [1805], cap. LXII«Anche è un'altra spezie di vinchio i Quali son detti gorre ... »; Prati 1970 S.V. sàlice ..• «In alcune regionisopravvive per salice una v. (medit?) gorra: sic. agurra, vurra, piem. lomb, emil. gura, gora; mi!. gurin,

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panno gorèn ... »; EFI Goura (Cuneo), gorin (Alessandria e Pavia) 'Salix incana', Gurra (Torino) gorin(Cuneo Alessandria e Pavia), gorren (parma e Piacenza) 'Salix purpurea', gora (Cuneo) 'Salix pentan-dra', gorin (Vercelli) 'Salix myrtilloides'; Penzig 1924(Alessandria) 'Hippophaè rhamnoides', (piem.) 'Saiixalba' (ernil.) 'Salix amygdalina' WiIld, (pann.) 'Salix capraea', (sic.) agurra, gurra, 'Salix alba' 'Salixcapraea', vurra 'Salix alba', gorno (nap.) 'Salix aurita', gorrèin (piac.) 'Salix viminalis', gorren (pann.)'Salix purpurea', gorret (Asti) 'Juncus effusus', gura (Novara) 'Satix alba', (Torino) 'Salix grandifolia',(Savona) 'Salix incana', gurie (piem.) gure (lig.) 'Sa/ix purpurea', gurin (lig.) 'Juncus articuiatus', (lig.)'Salix purpurea', gurra (Sicilia) 'Salix alba'; gurrastru (Bardineto) (lig.) 'Salix incana', Fenaroli-Gambì1976 (piem.) gora 'Saiix pentandra' (p. 218), (il. merid.) vurra 'Salix alba' (p. 227), (piem.) (p•.241); Ma-ragliano 1976gurén 'giunco' 'Scirpus romanus' 'vetrice' 'Salix viminalis', Sant'Albino 1859 «gora o go-rin Bot. 'Gorra', 'vetrice', pianta di più specie, che nasce su pc' greti de' fiumi, coi vimini della qualesi tessono, ceste, panieri ... » Gavuzzi 1896 «'salica', 'salcio dei conciaiuoli'(Salix caprea L.)>>,Glossariovercellese «gùra 'salice', albero che si pianta lungo i fossi e si coltiva a capitozza; i rami servono per legarele piante, fare le ceste, graticci ecc.», Frisoni 1910«gorin 'vimini', 'salci' (*it. gora)>>,Magenta 1970<~s.m.pl, 'vimini'», VDPL «gura (Arenz) gurd tr. 'sfibrare le verdure'», Calvini 1984 «gorretum= 'Campomesso a vimini'», Banfi [1983] «gora gorin 'vimine' 'Sa/ix viminalis'», Ferraro 1889 «gura 'luogo pianta-to a salici bassi'», Galli 1965guràn «[dalla base md. GORR<\ REW 3821] 'gorra', 'giunco'», Angiolini 1897<<Sircsgorin 'vetrice' 'Salix viminatis'», Monti 1848 «gorin 'vimini' gorra 'salice' (p. De' Crescenzì)»,Cherubini 1839 «gòra 'vetrice' 'panierina' gurin 'vimini di questi salici' (gurinos negli statuti del 1458),che sono di color giallo rossiccio, detto in basco, Zori e gori», Malaspina 1873 «gòrra 'vinco, salcio daceste'», Greco 1991 gorra 'vetrice', Traina 1868 augurru gurru 'Salix capraea', Piccitto 1977-90 agurraagurnu, gurra, urra «f. t. bot, salicone: 'Salix capraea, varietà di Salix aurata •.•».

15. Come quelli relativi al salice piangente, o di Babilonia, o davidico ecc.16. Cfr. Giacomelli 1975, Poggi Salani 1978, Nesi 1990.17. La voce viene registrata nei dizionari italiani etimologici (Forti 1932, Targioni- Tozzetti 1858',

Giorgini-Broglio 1870-1897,Passerini Tosi 1969, Carena 1956-57, Oliveri 1961, Prati 1970, Devoto 1976,DEl. DEL!; ma Tommaso-Bellini 1865-1879 «satcio, (des.) salce (Bot.)»; è dato come voce italiana da EFf,Penzig 1924, e attestata dai vocabolari toscani quasi solo quando abbia un qualche cambiamento seman-tico e formale dovuto a diversi esiti fonetici propri delIe aree interessate; cfr. Bianchini 1986 «salcio pian-gente Spezie di salci», Cagliaritano 1968 sàlclo 'giunco', Alberti Eschini 1971 <<sajcco 'salcio' ... ». Fatini1953 «sarcinèllo saiccino ... 'frusta di salcio per legare' ... saiccinèlli ... sarcinè/lo sarcino,» «sàiccio ...'salcio'». Non mancano però, soprattutto per le raccolte più recenti, autori che accolgono la voce ritenen-dola popolare: cfr. Malagoli 1939 «sàlcio 'salice'. È voce pop, tosc., non com. oggi nella lingua ir., quan-tunque il R.-F. e altri Vocab. il. le diano la preferenza», Petrocchi Corradini 1979 salcio e sarcio, Felici1985'salcio, Fanciulli 1987 «salco 'salice' (SALlX AMYGDALINA L., SALlX ALBA L.) ... ; anche saréo PE; dis.saééo (AIS 600»), Silvestrini 1983 e Spotti 1929 sa/cio.

18. Cfr., per tutti, Carli 1971, Maragliano, 1976, Plomteux 1975, Sant'Albino 1859, Gavuzzi 1896,Zalli 1830', Arrivabene 1809,Cherubini 1839,Pinelli 1976, Angiolini 1897,Prati 1968,Boerio 1829, Durante-Turato 1976, Patuzzi-Bo1ognini 1900, Bindoni 1884, Pirona 1967', Mazzucchi 1907, Vocabolasio reggia-no, Malaspina 1873, Maranesi 1893, Foresti 18821

, Ungarelli 1921, Mattioli 1879, Morri 1840 e 1863,Egidi 1965, Finamore 1893" Cotronei 1895 (e vedi anche le note precedenti).

19. Cfr. Sirianni 1990, p. 173.20. Cfr. Dragoni 1980.21. Cfr. Sirianni 1990, p. 185.22. Cfr. REW; DEI «salce ant. XIII sec. (Giamboni; bOL), -élo (XIV sec.), -iaia (ant. XVHl.iK. 'sal-

ceto'; in Val di chiana, 'tralciaia'); 'sàlice' dallat. salix -icis», «sàlice XIII sec., bot., -ale (ant., 'luogopieno di salici', XV sec., Lorenzo de' Medici), -éto (XVIII sec.), -one (m., ant., XV sec. 'specie di salcio',lat. se. Saiix pentandra), -ineo agg. (XIX sec.); lat. salix -icis 'salcio' imparentato con il ledo S./w~id~e coU'irl. sail.», «sàlcio XIV sec., bot., -uolo, -610 (a. 1625 Magazzini, 'vermena di salcio'), .•~SZiIfi.~iQs(cfr. a.a. t. salaha, ags, sealh, irl, sail, gr. heJikc idem); panromanzo (il rum. accanto a salce~aanche saléa che presuppone ·salicum -a, cfr. anche sp. sarga, guasc, (sa)/igo)>>; Olivieri 1961 sàflCe «lat.selix, -Icis, affine all'a. a. t. salaha ... Dalla stessa v. a. a. t. forse I'et. sala 'specie di carice'»; DELI «sàti-ce 'pianta legnosa delle salicali, frequente nei luoghi umidi, con foglie allungate od ovali, fiori in amenti,

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frutti a capsula' (salce: avo 1294, B. Latini; salcio: avo 1320, Crescenzi volgar.; salice: sarebbe attest. inPietro Ispano volgar., sec. XIV, ma è esempio sospetto, dato che poi non se ne trovano attest. fino alRucellai, avo 1525 (cit. in Canev.). Loc: salice da vimini 'salice, i cui rami servono per lavori d'intreccio'(salice viminale: 1561, G. Tatti, cito in Canev.; salice da vimini, 1883, V. Perona, La cultura dei salicida vimini, Firenze) ... Vc. dotta, lat. salice(m), d'orig. indeur. isatce, sa/cio è la forma pop.)»; Devoto1976 «salice lat. salix, -Icis» «salcio, lat. sslix, -Icis passato alla declinazione in -o.», «sa/ce lat. sslix,-Icis, risaI. a una rado dalle forme alternanti SeLIK (ìn.lat.), SELIK (nel gr. he/fke), SOL(I)K (nell'areagermanica); presente anche nell'area celtica.». Vedi anche André 1985, p. 224 «salix; -icis.L; cfr. gr.eb1ce... ; depuis Plaute et Caton, usuel».

23. Cfr. Rohlfs 1966a I p. 41; Ercolani 1971 sèls, Raggi 1904' séls.24. Cfr. Dionisi-Carli 1967 VDPL sàarxiu, Il Rohlfs 1966a (I p. 38) segnala il fenomeno, pur defi-

nendolo raro, per il Piemonte sudoccidentale e la Liguria, ma non registra esempi per quest'ultima.25. Il fenomeno si verifica in posizione intervocalica in Liguria, nel Piemonte meridionale e altre

zone dell'Italia settentrionale (cfr. RohIfs 1966a, I pp. 306-307): vedi, oltre all'esempio della nota prece-dente, sempre Dionisi-Carli 1967 saraxu, Penzig 1924 sarx sarxo sarxu sarxe sarixu e sarse, Maragliano1976 sarfal, Carli 1971 sdraxu, Conti-Ricco 1975 sano, Plomteux 1975sarsu, Accame-Petracco 1982sar-xu, per la Liguria, dove si può arrivare al dileguo (cfr. saxo Accame-Petracco 1982, EFI e Penzig 1924per Genova, Frisoni 1910 siixo), Glossario vercellese sarsin, Penzig 1924 sarsaja a Torino, Penzig 1924e EFI sars per il Piemonte (dove si ha dileguo a Cuneo, per cui il Penzig 1924 registra sax); e, ancora,REW 7542 saresèt, Olivieri 1961' Saresana (Sarexano sec. XIII), Angiolini 1897Sare5, Banfi 1983, Cheru-bini 1839, Antonini (1983) sàres per il milanese, EF1 sars a Novara e Penzig 1924 saresén per il CantonTicino. In posizione preconsonantica si ha rotacismo nella Toscana settentrionale e in diverse zone delmezzogiorno, fra cui il Lazio (cfr. Rohlfs 1966a l pp. 342-343): vedi il tosc. Cocci 1956 sarcigno, Fanciulli1987 saroo,Pieri 1919 Sarcètole, Fatini 1953 sarcinèllo sarcino, per l'Umbria Ugoccioni 1986 sarga perl'it. merid. Ginobili 1963 sargo, DEI sarcia (laz.).

26. Il fenomeno non è infrequente in certe zone della Toscana (cfr. Rohlfs 1966a l pp. 344-345),come si evidenzia pure nelle registrazioni dei lessici: Alberti Eschini 1971 saf.ééo, Fatini 1953 saiccinèllosaiccino sàiccio saicciàne.

27. La velarizzazione, come il rotacismo, della -1-implicata è frequente in vaste zone dell'Italia me-ridionale (cfr. Rohlfs 1966a l pp. 343-344), trovo esempi del fenomeno nel DEl (abr. sàucia, laz. sàucia)e nel Penzig 1924 (saucia a Roma e sauce a Napoli), e ancora in Finamore 1893' e Marcantonio 1982(sàvece), Giammarco 1960 (saucetu), Bigalke 1980 (savècè sauèct, Marchitelli 1983, RohIfs 1932 (sciuce).

28. «Già in latino la vocale mediana spesso è caduta ... Non molto antica sembra essere la sincopein ... salcio .'. La caduta della vocale mediana è caratteristica dell'Emilia e della Romagna ... » (Rohlfs1966 a l, pp. 17/-172), come dimostrano abbondantemente gli esempi seguenti: DEl, Devoto 1976, Prati1970,Olivieri 1961, DELl, Passerini Tosi 1969, Carena 1956-1957 EFI, Penzig 1924 (tosc.), Lopez 1975sa/ce; EFI sars; Penzig 1924 sars e sa/gu (pìem.), sarxe (fig.); EFf, Penzig 1924, Maranesi 1893, Muratori1984, Ungarelli 1901 e 1921, Mattioli 1879, Morri 1840 e 1863, Raggi 1904' sals; Raggi 1904' anche sels,Ercolani 1971sèls; EFl e Penzig 1924 (abr.) satze; cfr. anche i dizionari già ricordati alle note 17, 18 e 25.

29. Cfr. Rohlfs 1966a I, p. 173. Troviamo la -i-, oltre che nell'italiano salice, anche nelle forme datedal Penzig 1924 salighe, salixi (Cagliari), sa/ise (Istria), sarixu (Liguria), sàlicio (Napoli), salici (cal.) esalici (Etna), da Cotronei 1895 sàlicia (nel calo e sic. la vocale mediana è più stabile), e da Maranesi 1893e Neri 1973 sàlis, saliz, Falcucci 1915 salice, Rohlfs 1932 e 1977 salici, Wagner 1960 salike. Ma vedi an-che, sopra alla nota 22, DEl e DELI.

30. Cfr. Rohlfs 1966a, I, pp. 162, 173. Numerosi esempi...trovia,mosoprattutto nell'Italia settentrio-nale: Faré 1972 mi!. saresèt salesln; nel Penzig 1924 troviamo forme eon la -e- mediana per piem., lomb.,ven., friul., emil., abr., luc., che sono confermate da Sant' Albino 1859Gavuzzi 1896 Zalli 1830', Sama-rani 1852, Arrighi 1856, Melchiori 1817, Neri 1973 e Borgatti 1984 sates; Antonini [1983] e Banfi [1983]sàres; Ninni 1891, Polo 1974, Patuzzi-Bolognini 1900, DuranteT.w:ato 1976e Mazzucchi 1907sàtese; Prati1968 e DESFsél]«; Carpi-Pavarini 1966 sàlez: La vocale si indebolisce fino a indistinta in certe zone del-l'Italia meridionale: Greco 1991 sdlèsciu, Gigante 1986 e Greco 1991 sdlèscè, Bigalke 1980 savècè; è pro-babilmente un'indistinta, anche se non notata graficamente, in sàlece (Selvaggi 1950,De Blasi 1991,D'Ambra1873, D'Ascoli 1979, Volpe 1869, Selvaggi 1950, Reho 1989), sàvece (Finamore 1893' e Marcantonio 1982).

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31. «Nell'Italia Settentrionale si incontra una particolare predilezione per le forme in a ... » (Rohlfs1966a, l, p. 373) Anche se non così frequenti come per il precedente, troviamo diverse attestazioni diquesto esito: Farè 1972 mi!. salasà legare le viti o altro con salcio, Penzig 1924 salas (piem. e piac.) esalaciu sic.; Carli 1971 sdraxu; Foresti 188P sàlaz; Arrivabene 1882, Ferri 1889 sàlas.

32. Cfr. Rohlfs 1966a, I, p. 388. l diversi esiti sono evidenti in molti degli esempi dati alle note pre-cedenti e seguenti.

33. Cfr. Rohlfs 1966a, I, pp. 178-184, Anche per questi due esiti rimando agli esempi precedenti;segnalo soltanto il piem. sali (Penzig 1924), che ha regolarmente perduto l'Intera sillaba finale.

34. Si conserva al femminile il pitigl. la salce (DEI).35. Osserviamo il fenomeno nel borm. salica (Longa 1912), abr. sàucia, laz, sarcia, sàucia (DEI), ro-

mano saucia (penzig 1924 e EF/), umbro sarga (Ugoccioni 1986), calosà/ieia (Rohlfs 1977 e Cotronei 1985).36. Cfr. gli esempi dati alle note 17, 26 e alcuni di quelli della nota 25.37. Accanto a definizioni del tipo 'salcio' 'salice' DEI (s. v. salce), Devoto 1976, Prati 1970, Passeri-

ni Tosi 1969, Tommaseo-Bellini 1865-1879, Dionisi-Carli 1967, Conti-Ricco 1975, Accame-Petracco 1982,Carli 1971, Frisoni 1910, Sant'Albino 1859, Gavuzzi 1896, Dutante-Turato 1976, Angiolini 1897, Anto-nini [1983], Banfi [1983], Samarani 1852,Dizionario Cremonese, Patuzzi-Bolognini 1900, Polo 1974, Ninni1891, Mazzucchi 1907, Foresti 18823, Maranesi 1893, Neri 1.973,Borgatti 1984, Coronedi Berti 1869-1874,Ungarelli 1921, Morri 1840 e 1863, Falcucci 1915, Malagoli 1939, Petrocchi Corradini 1979 (anche 'ramodi salice'), Alberti Eschini 1971, Felici 1985, Fatini 1953, Silvestrini 1983, Finamore 1893', D'Ambra 1873,D'Ascoli 1979, Volpe 1869, Reho 1989, Lopez 1975, Marcantonio 1982, Bigalke 1980, Rohlfs 1966b, Co-tronei 1895, Wagner 1960, ne troviamo altre, discese da un lessico all'altro, il cui capostipite sembra esse-re il Crescenzi [1805] (cap. Ll): «Il salcio è arbore noto, il quale è casi detto, imperocché agevolmentesaglie in alto, il quale si diletta in luoghi umidi e arenosi, o vero saluti ... » (cfr. Columella [1977], Alberi,cap. XXIX: «salix humida loca desiderat»), anche, in forma più breve: «Il salcio e arbore noto, il qualesi diletta in luoghi arenosi o vero soluti» (Crescenzi 1536). Da questo, prediligendo i1lessicografo l'unao l'altra caratteristica, troviamo: Tommaseo-Bellini 1865-1879 e Arrivabene 1882 «Albero che presto cre-sce, e viene più vigoroso ne' luoghi umidi e paludosi ..• », Accattatis 1963 «Albero che cresce rapidamentenei luoghi paludosi ... », Giorgini-Broglio 1870-1897 «salcio Sorta d'albero che fa nei terreni umidi e pa-ludosi ... », Zalli 1830' «albero di legno tenero che presto cresce e prova bene nei luoghi umidi e paludosiancorché freddissimi ... », Ferrari 1835 e Vocabolario teggiano: «Albero che fa ne' luoghi umidi e palu-dosi», più sinteticamente Sant'Albino 1859: «Albero palustre assai noto per più specie ... », Melchiori1817 «Albero noto di più specie ... ».

Cfr. anche Canobbio 1990, Calleri 1990.38. Nel Fenaroli-Gambi troviamo per le specie più note, oltre a una dettagliata descrizione dell'a-

spetto, della diffusione e dell' habitat della pianta anche indicazioni dell'uso del legname e dei rami, i no-mi dia!ettali e, cosa per noi più importante, i sinonimi scientifici, che elencherò di seguito, mettendo alprimo posto, in corsivo grassetto il nome con cui la specie è più generalmente denominata attualmentedagli specialisti (salvo alcuni casi in cui preferisco premettere il nome con cui è piuttosto nota ai non spe-cialisti) e di seguito i sinonimi (tutti avranno accanto il nome - o la sigla - del botanico a cui si deve ilbinomiale): Sala alba L. S. aurea Salisb.; S. Heterophylla Bray, incl. S. Alba sp. vitellina (L.) Arcangeli;Sala viminalis Vill., S. elaeagnos Scop., S. incana Shrank; S. riparia WiIld., S. angusti/olia Poiret, S.lavandulaefolia Lapeyr., S. llnearis Sér., S. affinis Schur, S. cyllenea Boiss. et Reut., S. rosmarinifoliaHost; Salix caprae L., S. hybrida VilI., S. ulmifolia Thuill., S. praecox Salisb., S. sphacetata Srn., S.tomentosa Sér., S. grandifolia Fries; SaJix pentandra L., S. polyandra Bray, S. fragranz Salisb., S. fISSaDumort., S. lucida Forbes, S. laurifolia Vesmael; SaJixfragilis L., S. persicifolia Schl., S. pendula Sér.,S. fragilior Host, S. fragil/ima Schur; Salix triandra L., S. amygdalina L., S. auriculata MilIer, S. hop-peana WiIld, S. androgyna Hoppe, S. semperflorens Host, S. radicans Schur, S. serotina Schur, S. amyg-dalifolia Gilib.; SaJix daphnoides Vill., S. praecox Hoppe, S. compressa Sér., S. jaspidea Koch, S.caerulescens Turcz., S. bigemmis Hoffm.

Ma cfr. anche EFI «sinonimi 'Salix incana' 'Salix riparia', WiIld. - 'S. viminaiis', VilI., 'S. angusti-folia', Nouv. Duham.» e DESF. «Salix alba L., 'salice bianco' ... La nomenclatura si riferisce anche allavarietà vitellina L.» (p. 550), «Salix viminalis L. 'salice' (con le varr. vitellina L., triandra L., purpureaL. ecc.)» (p. 559), «Il 'salice ripaiolo' o 'vetrice bianca' Sala incana L ... » (p. 562), «Anche il Sala pur-

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purea L. 'salice rosso' ... » (p. 563).È chiaro che le discrepanze maggiori paiono riguardare l. la varietà vitellina assegnata alla specie

alba oppure alla viminalis; 2. la Sa/ix purpurea considerata da alcuni una specie a sé, da altri varietà dellavimina/is; 3. cosi è considerata una specie a sé o una sub-specie della Salix viminalis, la Salix triandra- complicando notevolmente il quadro - visto che è detta anche amygdalina.

39. Dionisi-Carli 1967, Accame-Petracco 1982, Conti-Ricco 1975, Frisoni 1910, Sant'Albino 1859,Gavuzzi 1896, Zalli 1830', Arrighi 1896, Angiolini 1897, Antonini [1983], Tiraboschi 1873', Cherubini1839, Banfi [1983], Arrivabene 1809, Samarani 1852, Durante- Turato 1976, Prati 1970, Mazzucchi 1907,OESF, Vocabolario reggiano, Foresti 18823, Ferri 1889, Neri 1973, Maranesi 1893, Muratori 1984, Carpi-Pavarini 1966, Coronedi Berti 1869-1874, Ungarelli 1921, Mattioli 1879, Morri 1840e 1863, Falcucci 1915,Malagoli 1939, Alberti Eschini 1971, Silvestrini 1983, Fatini 1953, Finamore 18823

, Gigante 1986, Reho1989, Lopez 1975, Marcantonio 1982, Bigalke 1980, Cotronei 1985 e Rohlfs 1932 e 1977: tutti 'salice'.

40. Passerini Tosi 1969, Penzig 1924 lig., abr., sic. 'Salix varie specie'.41. Targioni Tozzetti 18S8', Penzig 1924 (piem., lig., lomb., friul., emil.-romagn., tosc., roman.,

nap., luc., cal., sic.), EFI (piem., lig., lomb., beli., emil., march., umbr., tosc., roman., abr., camp., cal.,sic., sard.), Plomteux 1975, Tiraboschi 1873', Galli 1965; Arrivabene 1882, Durante-Turato 1976, DESF,Malaspina 1856, Morri 1840e 1863, Raggi 1904', Fanciulli 1987, Spotti 1929, Ugoccioni 1986, Greco 1991.

42. Targioni-Tozzetti 1858', EFI per piem., lornb., march., perug., abr., camp., luc., cal., sasso43. EF1 per sass., Plomteux 1975, Ungarelli 1901; forse anche Conti-Ricco 1975: «sarzo ... salice,

il ramo dei quale usato per legare è detto venco» e Longa 1912 'salice' 'vinco' 'vetrice': per vinco 'vimine''ramo della salix viminalis' o della varietà vitellina vedi oltre.

44. Fanciuli 1987.45. EFl per Cuneo, e per lomb., genov. fior., avell., .cal., sardo Ma cfr. Penzig 1924 1uc. 'Salix ru-

bra': si deve intendere sempre la Salix purpurea?E inoltre designa la 'Saiix fragilis' (Penzig 1924 per piem, e trev.), e la 'Salix capraea' (Penzig 1924

per ven. e nap.), 'Salix babylonica' Selvaggi 1950, 'sambuco' Marchitelli 1983. Ma cfr, anche sàlcio 'giunco'(Cagliaritano 1968), e perug. giunco 'Salix purpurea' (penzig 1924 ).

46. DEI. Nei dialetti italiani, anche in questo caso senza che si possa disegnare un'area ben definita,troviamo voci che sono da far risalire a un ricostruito "salicum -a 'di salice': DEI «sàlica ant., XVIII sec.,bot., -ate (XV sec.), -aria (XVIIIsec.); 'salcio', particolarmente la 'Salix caprea'; f. di 'sàlice'. Cfr. 'Sali-céne'», REW 7542 «2) "salicurn, -0>,; anche Faré 1972, Prati 1968. Questi possono presentarsi con unacerta quantità di varianti formali, che indicano spesso la Salix capraea: cfr. Prati 1968bellun. vittor. sàle-ga, Targioni Tozzetti 1858', Forti 1932,EF/ (Toscana) salica Nieri 1902e Penzig 1924(Sicilia) sàlica, Penzig1924 salech (Sondrio); ma il maschile designa piuttosto la 'Salix alba' o, genericamente, il 'salice': cfr.EFI caI. SALlCO, Penzig 1924 piem. salgu e caI. sàlico 'Satix alba'; Rohlfs 1932 e Laruffa 1986 sàlacu 'sa-lice'; mentre il significato dato dal Penzig 1924 per il nap. salicu de sciummo, 'Saiix vitellina', si devepiuttosto al sintagma (vedi oltre).

Da questo deriva SALICONE: DEI «salicone m., XV sec. (L. de' Medici), bOI.; 'salcio bianco'; dal ti-po preromanzo (metaplasmo) "salic« (: -um) per salix, presupposto da 'sàlica' e dal rum. saJéa, spagn.sarga e suff. -one, cfr. il calabr. salicùne la formazione è analoga a 'pernlcéne'»: molto ben documenta-to, anche se con varianti formali, sia al masch, (cfr. salekone Faré 1972 Irp., sa/icone Targioni Tozzetti1858', Forti 1932, Penzig 1924 tosc. abr. campo cal., EFl abr. molis. luc. campo pugl. cal., Nieri 1902anche salione, sagfione), salacone (Carena 1956-1957, Penzig 1924 e EFI roman., Tarantino 1985), Sa/a-càune (Campanile 1975), salcone (penzig 1924 march., EF1 abr. luc, cal.), sargo sargdne (Ginobili 1963),sa/icone (Giammarco 1960 e Bigalke 1980), satecone (Penzig 1924 luc.), salegone (Bigalke 1980, Greco1991 anche salegO), salakunè salkun (Bigalke 1980), saracune (Rohlfs 1976), salicuni (Penzig 1924 calosic., Rohlfs 1932 anche sawecone), salicunu salacunu sa/icone (Rohlfs 1932 e 1977), salicune (Accauatìs1963, Rohlfs 1932), zarcuni (Traina 1868), zarcuni zarcunù (EFlsic.), salacuni (penzig 1924 sic.); sia, an-che se in misura minore, al femminile cfr. salacogna (Carena 1956-1957, EFl avell. cal., Penzig 1924 avell.),Troviamo entrambi con il significato di 'Salix capraea': cfr. Carena 1956-1957 « ... N. volgo del 'Salixcaprea'», EFI (avell., cal.) e Penzig 1924(avell.); o il solo masch. sempre con lo stesso valore cfr. EFI (tosc.,abr., luc., cal., sìc.), Penzig 1924 (ave11.cal.) 'Salix capraea'; ma SALICONE più spesso designa la 'Salò:alba': cfr. Targioni Tozzetti 1858', Forti 1932, Penzig 1924 (tosc., march., roman., abr., luc., cal., sic.),

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486 GLORIA AURORA SIRIANNI

EFI (roman., abr., molis., camp., luc., pugl., cal.), Giammarco 1960 (anche: «t. cont. 'terreno dove ve-getano giunchi e salici'. 'Salix alba'»). Possono riferirsi sia alla Salix alba, sia alla eapraea: Faré 1972(edrp, 'salcio', 'saligastro' ... »), Bigalke 1980 Greco 1991 ('specie di salice selvatico, di alto fusto; crescelungo i fiumi'), Campanile 1975 ('salicone'), Tarantino 1985 (<<'alberidella riva dei fiumi'»); ma sporadi-camente troviamo il tipo per altre varietà e specie diverse: cfr. EFI (cal.), Accattatis 1963 'Salix vitellina';EFI (PZ) e Penzig 1924 (abr.) 'So/ix viminalis'; Targioni Tozzetti 1858' (Mariti. T, Viagg.), Penzig 1924(tosc.), Nieri 1902 'Salix pentandra'; Penzig 1924 (luc., sic) e Traina 1868 'Salix pedicellata', Rohlfs 1976'erba che cresce vicino alla riva del mare'; Faresti 18823 Maranesi 1893 (sa/icone s. v. sa/is) Specie disalice non buono da legare perché fragilissimo'»: probabilmente la 'Salix fragilis'; o con il valore generi-co di 'salice' (Ginobili 1963, Bigalke 1980).

E infine, con doppio suffisso, cfr.: Carena 1956-1957, Penzig 1924 (avell.) salaconcella 'Saiix ca-praea', Penzig 1924 salacognella (avell.) 'Salix purpurea',

47. Cfr., per quanto riguarda l'altezza e gli usi, Forti 1932·(vedi sopra, alla nota 4), che dà la Salixalba, varietà vitellina come alta circa 20 m., e la dice buona per fare pertiche, e il Fenaroli-Gambi 1976(pp. 227, 229), sempre per la So/ix alba, dà un'altezza di 15-25 m. (mentre le altre specie sono tutte piùbasse), e ritiene il legno non «... di gran pregio e si usa per tavolame, imballaggi e carpenteria minuta .••»,

48. Non deve meravigliare il significato attestato nel Faré 1972 (per il sic.) e nel Traina 1868saiiciuni'betulla', perché derivati di salix indicano spesso piante diverse, anche se simili per il colore del legno,o l'uso ecc., cfr. anche oltre.

49. Cfr. Faré 1972 «... Volt ... salesin 'ritorta', 'ramoscello di salice' .•• ;», Glossario vercellese «sar-sìn (seconda s dolce) 'piccolo ramo flessibile di salice' adatto per legare covoni di cereali e fascine di ra-maglìe.» e Fatini 1953 «saiccinèllo saiccino (Mc., MI., P., Sg.), -ellu -inu, (S., P.) 'frusta di salcio perlegare'. Coi saiccinèlli si fanno anche le scope per il forno. V. sarcinèllo saremo»,

50. Penzig 1924, rispettivamente, saresén (Cant, Ticino) salzein (piacenza) e il femm. salesina (Man-tova). Con un diverso suffisso troviamo anche EFl, Penzig 1924 salaceni (messin.) 'Salix capraea',

51. DEl «sàtcio XIV sec., bot., -uolo, -610 (a. 1625 Magazzini, 'vermena di saleìo')»; Tommaseo-Bellini 1865-1879 «salcio sa/ciuolo (Agr.) - 'Vermena di salcio o simile', con cui si legano le viti, le anne-stature od altro»; Giorgini-Broglio 1870-1897 «salciolo 'verbena di Saldo con cui si legano le viti'»; Pas-serini Tosi 1969 «salciàto 'pollone novello di sàlice', 'ramo verga flessibile di salice', usato per legare lefascine, i tralci di viti e per simili usi». Cfr. anche: Carena 1956-1957 «salcigno 'vermena di salice' concui si legano le viti o altre piante».

52. EFI 'Salix riparia' (beli.) e Penzig 1924 salezota (ver.) 'Sa/ix incana', (ven.) 'Salix capraea' maanche (bresc.) 'Satureia hortensis',

53. Per il DEI: (<sa/cerèlfaXIX sec., bot.; 'erba perenne delle litracee', 'riparella' (lat. se. Lithrumsalicaria); da salce col doppio suff. -srius ed -ella», con cui concorda il Prati 1970 «salcerella 'specie dierba perenne' (Lytrum salicàrias»; di diverso avviso è il Tommaseo-Bellini 1865-1879 «salcerella (BoL)Nome volgare del 'Polyganum persicaria', 'Pianta che travasi per le fosse, di sapore amaro, e che servea tignere di giallo le lane preparate con aIlumc'. Targ, Toz. (Fanf)».

54. Cfr. Columella [1977] «Putant tamen tria esse genera, praecipue Graecae, Gallicae, Sabinae sa-licis, quam plurimi vocant Amerinam. Graecae flavi coloris est, Gallica obsoleti, purpurei sed tenuissimiviminis; Amerina salix graci1em virgam et rutilam gerit; ... », e André 1985 p. 224 {(... sa/ix, -icis, f. ...I. Saule, Osier (genre So/ix L.), dont les variétés citées sont: a) sa/ix Amerina (Saule d'Amérie, en Om-brie). Col. 4, 30, 4:. 'Saule des vannicrs', 'Osier blanc' (Sa/ix viminalis L.). b) salix nigra Amerina, sansdoute le 'Saule noircissant' (Sa/ix nigricans L.), ital. salice nero: Pline, 24, 58; Pline Iun. 3, 32, 4. c) So/ixgal/iea, Col. 4, 30,4; Pline, 16, 177: espèce d'Osie:r rouge passé, à brin très fins, peut-ètre l"Osier brun','Osier rouge' (So/ix amygdalina L.) de France e du Nord de l'ltalie. d) sa/ix Graeca, Caton, Agr. 6, 4;40, 2; 40, 4; Varron, R. R. l, 24, 4; Col. 4, 30.4; Pline, 16, 177; ou salix uitellina (de iutelius «jauned'oef»; nitelina codd., corro P. Foumier, R. Ph. 27, 1953, p. 127; cfr. a. f. saux vitelline, osier vitellin,etc.), Pline:, 16, 177: 'Saule à pousses jaunes' (Sa/ix vitellina L.). e) sa/ix purpurea, ou sa/ix vimina/is "saulea vannerie" (uiimen), Pline 16, 177, 'Saule pourpre', 'Osier rouge' (sa/ix purpurea L.), employé en van-nerie fine. O sa/ix erràtica, Vitr. 8, 1,3; Pline, 31, 44; Cet. Fau. 3, ou salix siluètica, Pallad. 9, 8, 4:'Saule sauvage' (indice d'un sol humide).»,

55. Forti 1932, Fenaroli-Gambi 1976 (it .• lomb., ven.) Penzig 1924 (lig., lornb., emil-rornagn .• tosc.,

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LA TERMINOLOGIA RELATIVA A 'SALICE', 'RAMI DI SALICE' 487

sic., sardo), Galli 1965, Zalli 1830' «s. bianch 000salcio bianco, da pertiche, salcione, Sa/ix alba»; Raggi1904' «sdls bianch, séls bianch: 'salice comune' 'Salix alba'»; ma anche la varietà vitellina Penzig 1924(tosc.),

Per la Salix alba troviamo registrato anche l'aggettivo Arboreo nel Penzig 1924 (tosc.); cfr. ancheTargioni Tozzetti 1858' «salcio albero Mazzo 'Salix alba'»,

560 Cfr oTargioni Tozzetti 1858' «satcio giallo, Ist. T. ViaggoSalix 'viteilina'»; Fenaroli-Gambi 1976(piem., lombo, ven., tosc.) Penzig 1924 (piem. lombo, ven., emìl-romagn., tosc., sic.), Maragliano 1976'Sa/ix vitellina'; EFl (lombo, bello, bol. e romagn., tosc., perug., march., avell., luco); Sant' Albino 1859<<so/es(Bot.) giàon 'salcio giallo' 'salcio grego' Sa/ix vitellina di L.»; Cherubini 1839, Banfi [1983] «- giald000'Salix vitellina'»; Zalli 1830' «sales giaun 000'salcio giallo', 'salcio da legare', 'salcio da vimini' Salixvitellina, Salix viminaiis 000»;Raggi 1904' «sà/s zal, séls ZoOI 'vimine giallo' Sa/ix viteilina»,

Sempre riferita alla vitellina devono intendersi le definizioni del Tommaseo- Bellini 1865-1879 «sal-cio giallo 'Specie di salcio che si pianta lungo le fosse vicino all'acqua, e si cultiva a capitozza, tagliandoi virgulti che produce i quali si fendono, e servono per legare le viti, i cerchi delle botti, ed altro, e perfame ceste e graticci, ecc.'» (la Sa/ix vitellina e la viminatis si tagliano a capitozza per gli usi descritti);del Gavuzzi 1896 «'vetrice gialla' sàles giaon» (per vetrice 'Salix viminalis' cfr, Forti 1932), e del Penzig1924 (sic) 'Saiix amygdalina' Wllld,

57o Targioni Tozzetti 1858' «salcio rosso Chell, 'Sa/ix purpurea'»; Forti 1932; Penzig 1924(ligo, lombo,parm., emìl.sromagn., tosc., calo, sic.); EFl (lombo, parm., pìac., avell., luco, calo, sìc.), Maragliano 1976,Galli 1965, Cherubini 1839, ·Banti [1983], Malaspina 1856; Sant' Albino 1859 «sales (Bot.) rosso 'Salciorosso' oIl Sa/ix purpurea Omonandra di L.»; Zalli 1830' «000sales ross 000'salcio rosaceo' 000'Sa/ix mo-nandra' 000'>;Carpì-Pavarini 1966, Raggi 1904' «sdls ràuss, séls ross 'vimine rosso' Salix purpurea»,

. EFI (emil-romagn.) e Penzig 1924 (ernil.) anche PORPORINO'Salix purpurea',580 Targioni Tozzetti 1858' «Savi 'Salix helix'»; Penzig 1924 (sic.) 'Salix pentandra'»,590 Targioni Tozzetti 1858' «saicio nero T. Viagg, 'Salix riparia'?»; Sant'Albino 1859 «sales (Bot.)

neir 'salcio nero' il Salix riparia di Lo», Cherubini 1839, Banfi [1983] «- negher, 'nero' 'Salix riparta'»(per riparia come sinonimo di viminalis cfr. nota 38)0

600 Penzig 1924 (lig., piem., avell.) e EFI (torino, avell.) 'Saiix nigricans'; Penzig 1924 (bello) 'Salixcinerea',

61. Cfr, Targioni Tozzetti 1858' «salcio duro Mich, v, 'Saiix amigdalyna'»; TENACEEF/e Penzig 1924(perug.) 'Sa/ix vitellina',

620 PENDOLO(INO)EFI e Penzig [924 (genov.) 'Sa/ix vitellina'; anche 'babylonica' (Penzig [924) e'Sa/ix helix' (Melchiori 1817 Sov, pendol 'vetrice', 'vinco da panieri'); TOMBANTEPenzig [924 (tosc.) 'Sa-tix viminalis',

Noto qui due aggettivi che in genere designano la 'Salix fragilis', pochissimo usata per lavori di in-trecciatura: FRAGILEPcnzig 1924 (tosc.) e Targioni Tozzetti [858' «salcio fràgile Istov . 'Salix fragilis'»;GENTILEancora Targioni Tozzetti [858' «salcio gentile T. Viaggo 'Saiix fragilis'» e Penzig 1924 (lombo,e tosc.) 'Salix fragilis'; a questi è da aggiungere GHIACCIOLO:cfr, Targioni Tozzetti 1858' (diacciòlo, odiacciato T. Viagg. Mìch.), Malaspina 1856e 1873 (giav;oeul), Carpi-Pavarini 1966 (giasol) 'Salix fragills',

630 Penzig 1924 salaz domestich (piacenza Savona) 'Sa/ix alba'; Laruffa 1986 sàlicu dòmitu 'Salixvitellina'; Malaspina 1856 e 1873 «sales smèstegh 'vinco', 'salcio rOSSO'»Foresti [882' «sàlaz dàmestic'Salice da legare' o 'Vinco'» (vedrcmo oltre che sia vinco, sia il sintagma da legare si riferiscono spessoalla viminalis o alla vitellina) o

64. EFI (torino e perug.] 'Salix viminalis"; Penzig [924 (torino, romagn.), Malaspina [856 «sales sal-vategh salicastro» Raggi 1904' «séls saibadgh: 'salice comune' 'Satix alba'»; per Sant'Albino 1859 «sales(Bot.) serva} o mat. 'Salicastro', 'salice selvatico'», Gavuzzzi 1896 «'da pertiche', 'salicastro', 'vctricio-ne' sàles sarvai», Cherubini [839 «sares matt 'Salicastro' 000»'Malspina 1873 «sàles salvategh 'salcia-stro'» Vocabolario teggiano «sàles satvètegh 'Salicastro', 'Salic6ne'» c Motri 1863«sals salbédgh 'salicastro'»(cfr o le note Il e 46 per SALiCONEe SALICASTRO'Sa/ix alba" o 'Salix capraea'Y,

650 Penzig 1924 «salaz salvadegh Piacenza 'sa/ix varie specic'»; EF1 (pieroo, e lombo) 'Salix nigricans',Nelle definizioni di Foresti [882' per sàtaz salvàdag e Maranesi 1893 per sàlis salvédgh «'salicone'

Specie di salice non buono da legare perché fragilissimo T, agr 000»'l'accento posto sulla inutilità deirami pare indicare la 'Salix fragilis", per cui si dovrà intendere, tautologicarnente, SALICONE'salice sel-vatico' .

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488 GLORIA AURORA SIRIANNI

66. Sant' Albino 1859 « ... vanghè 'Vinco comune'. Sa/ix viminaiis L. Pianta che si coltiva a capitoz-la, cioè scapezzata o tagliata a corona, le cui vennene o vimini di un verde giallo, molto flessibili, servonoper legare viti, per fare panieri, ceste e simili. I salci rossi, i neri e i gialli fanno anche parte de' vinchi,ma sono meno flessibili che il vinco comune e di minor durata ... »; Penzig 1924 (piem.) 'Salix viminalls'e 'viteliina'; Zalli 1830' «sales vanghé ... 'salcio da legare', 'salcio da vimini' Sa/ix vitellina, Sa/ix vimina-lis ... »; Gavuzzi 1896 «'vetrice gialla' sàles venghé», dove, per quanto detto sopra (nota 56), giallo desi-gnerà la varietà 'vitellina',

Simile, per formazione, al precedente, in quanto denominale dalla voce che vale 'ramo flessibile disalice', è GORINOPenzig 1924 saies gorin (Como), Cherubini 1839, Banfi [1983) sares gora o gorin '"'Saiix viminalis',

67. Cfr. nota 54 (Columella [1977] e André 1985); Targioni Tazzettì 1858' «salcio greco Mich. 'Sa/ixvitellina'», Penzig 1924 (tosc.); Sant' Albino 1859 «it, salcio grego Sa/ix vitel/ina di L.».

68. Targioni Tozzetti 1858' «salcio lombardo T. Viagg. Sa/ix alba» e Penzig 1924 per la Toscana;ma cfr. anche Cherubini 1839, Banfi [1983] bergamascb 'Sa/ix purpurea':

69. Targioni Tozzetti 1858' «salcio empolèse T. Viagg. 'Salix riparta'» e Penzig 1924 per la Tosca-na; Penzig 1924 borgogna 'Salix viminalis'; EFI (it.) Penzig 1924 (tosc.) saldo ripaiolo 'Salix viminalis',

70. Da PERTICHE;Forti 1932, Targioni Tozzetti 1858' « ... da pertiche 1st. v. 'Salix alba'», Penzig1924 (Iig., piem., erni!.), Vocabolario reggiano «S. da pèrtegh 'Sàlcio bianco', 'Salic6ne', 'Salcio da per-tiche'», Morri 1840«sals 'Salce', 'Salcio', 'Salcio bianco', 'salcio da pertiche', 'Salicone'. 'Albero di le-gno dolce' detto dai sist. Salix alba»; anche pertié, bropé: Penzing 1924 (piem.) 'Salix alba', Zalli 1830'(<S. pertiè, s bianch ... 'salcio bianco, da pertiche'»,Gavuzzi 1896 «sàles pertiè, sàies bropè ... 'da perti-che', 'salicastro'», Zalli 1830' «... s. brope, s. pertiè, s. bianch ... 'salcio bianco, da pertiche', 'salcione',Salix alba»; cfr. Columella [1977) IV. 17.1 «Pertic(ar)wn iugurn fortius minusque operosum est.» (trad,Calzecchi Onesti 1977: «Il giogo fatto con bacchette di salice è più robusto e richiede meno giornate dilavoro»),

Da PALI:Targioni Tozzetti 1858' «da pali Mazz. 'Salix alba'» (anche «da forche Mazz.»), Penzig1924 (lomb, ernil.), ZalIi 1830' «da pai ... 'salcio bianco'», Ungarelli 1921 «sàls da poel (Salix alba, L.),'salcio bianco' , 'salcio da pali o da pertiche', colto per far pali a sostegno delle viti, per lo più a capitozza».

71. Designano la 'Salix alba': da butte (Penzig 1924 lig.), da làtole (Ninni 1902); la varietà 'vitelli-na': da bottale (penzig 1924 lig.), DARITORTA(Penzig 1924 milan., EFI mi!. e comasc.), da strope (Ninni1902); la 'Salix viminalls': da vimini (Forti 1932); la specie o varietà 'purpurea': de virga (Penzig 1924caI.).

72. Cfr. DAVIGNA;Penzig 1924 (lornb. 'Salix purpurea', romano 'Sa/ix vitel/ina') EFI (mil. e com.'Salix viminalis'), Banfi [1983) «de vid, 'Biaccone' o 'Torchio da collegar pali'»; cfr. anche il Vocabola-rio reggiano «S. da podèr 'Salcio da legare' o 'Saldo giallo'»; DALEGARE:è la 'Sa/ix vitellina' perTommaseo-Bellini 1865-1879 iasalcio da legare o 'salcio giallo'») Forti 1932, Penzig 1924 (torin., parrn.),EFI (torin., piac., parm.), ZaIli 1830' (ada legare, 'salcio da vimini' 'Salix vitellina', 'Salix viminalis' ... »),Ungarelli 1921 (« ... sàls da ligoer, più com. véinc ('Salix alba' varo vitellina L.)>»; ma designa anche la'So/ix alba' (Penzig 1924. emil.), la 'viminalls' (EFf, Milano e Como), e la 'purpurea' (Penzig 1924, lomb.);infine, con doppia specificazione, GIALLODA(o PER)LEGAREper la 'Salix vitellina' (penzig 1924 e UI, sic.).

73. Cfr. DACESTEPenzìg 1924 bresc. Forti 1932 'Sa/ix triandra'); EFI ePenzig 1924 (moden. 'Sa/ixviminalis'), Penzig 1924 (tosc., 'Sa/ix amydgalina' Willd.; anche parrn., 'Salix alba'); cfr. anche il Mala-spina 1856 e 1873 «sales da cavagnèn 'vetrice bianco'. V. Brill»; Durante-Turato 1976 «sSale: da seste= 'vimine'» e Forti 1932 « ... da panieri 'S. purpurea'»,

74. Cfr. Penzig 1924 salghèt de rie (Iunig.) 'Salix incana', salicu de sciummo (Napoli) 'Sa/ix vitelli-na'; Penzig 1924 sarxe d'aigua (lig.) 'Sa/ix incana'; EFI e Penzig 1924 de lama (bresc.) 'Salix viminaiis';ma Targioni Tozzetti 1858' «de' fiumi Mazz, 'Salix pentandra'»,

75. Cfr. di San Giovanni 'Salix vitellina' (Forti 1932, Penzig 1924 tosc., Targioni Tozzetti 1858' T.Viagg. Mich. anche 'Salix fragilis'); d'San Franzesch 'Sa/ix viminalis' (Penzig 1924 parm., e EFI anchepiac., chiet., caI.) e d'la Madonna 'Salix viteltina' (ancora Penzig 1924, Carpi-Pavarini 1966, Malaspina1856 e 1873 'salcio da legare).

76. Cfr., sopra, 'Sa/ix capraea' per salicione (Dragoni 1980) e per SALICONE,SALICASTROSALICEMATTO.

77. DEI «vlnchio m., dia!., bot.; 'vinco', 'legame di vinco' (cfr. avvinchiare); cfr. il. merid. vinghio,

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LA TERMINOLOGIA RELATIVA A 'SALlCE', 'RAMI DI SALICE' 489

vigne, ven. véncio, imol. venci pl.; calabro vlnghiè e vrìnchiu; lat. vinculum (vinclum) 'legame' 'vincolo'... » «vinco (vénco, XVII-XVIII sec., Vocab. san.) m. (a. 1296, a Perugia; XIV sec., Palladio volgar.),-aia (f., ant. Crusca), -heto (XIV sec. P. de' Crescenzi); 'vermena'; (XIV sec. P. de' Crescenzi), 'speciedi saldo da far vermene', lat. se. Salix ... lat. *vincus, di area it., estratto da vinculum (cfr. 'vinchio'),forse non senza influsso di juncus 'giunco' ... cfr. piem. veng 'salice da legare' .»; DEL! «vinco 'vimine'(av. 1320, Crescenzi volgar. e avo 1321, Dante). - Der.: vincàia raro 'vincheto' (1612, Crusca'), ... Lat.vinculu(m) secondo l'evoluzione pop. (che ha portato dapprima a vinchio e poi, dal pl. vinchi, ha trattosecondariamente vinco) nei confronti del dotto vincolo ... »; Devoto 1976«vinco 'vimine', lat. volgo ·vincus'flessibile', estro da vincu/um; V.-VINeIOLIO.»«vincig/io, lat. *vincilium, derivo di vinculum 'legame', le-gato a vincire 'legare'. con l'infisso nasale esteso al di là del tema di pres.: da rado WEI-EKcolleg. al san-sento vivyakti 'abbraccia'».

78. Cfr. Rolfs 1966a I, p. 81. Anche se in molti repertori non viene segnato l'accento a indicare ilgrado di apertura della vocale (Penzig 1924 piem. ven. emil-romagn. march., EFl bell., Sant' Albino 1859e Zalli 1830' vengh, Conti-Ricco 1975 venco, Conti-Ricco 1975e Dionìsi-Carlì 1967venko; Plomteux 1975vemm, Levi vengh, Nazari 1884 vem;, DESF venk, Morri 1863 vene, Tozzoli 1857 venci, Basi 1987 venco)in gran parte delle attestazioni, per entrambi i tipi abbiamo'Pesìto originale: cfr. Tamburin 1978 véncioe Tamburin 1973 e 1978 vénco, Migliorini-Pellegrini 1971 vénga, Raggi 1904' vénz vénc, Ercolani 1971véncc,Dragoni 1980 véncc, Fatini 1953 Felici 1985e Cagliaritano 1975 vénco, Longo 1942Silvestrini 1983 e Bru-schi 1980 vénko, Nepi 1973 e Bruschi 1980 véngo;. non troviamo i due successivi gradi di apertura senon in Gavuzzi 1896 vèngh e Fanciulli 1987 vçIik'o e nel rornagn. in cui l'esito finale è il dittongo discen-dente -ai- (cfr. Coca 1970): così in Ungarelli 1901 e 1921 véinc.

79. Cfr. Rohlfs 1966a l, p. 72. Questo risultato anche nel vie. vincio avell. vigna, oltre che nel fior,aret, perug. romano vinco (EFI), tosc. pesar. vinco (Penzig 1924), Targioni Tozzetti 1858' vinco (Ta., Pa.,Gav., Monta., Cmp), Modi di dire e Ginobili 1963. Cfr. anche Pieri 1919«*Vincio di Brandeglio, e *Vìnciodi Montagnana, 2 torr. Pistoja. Storicamente connesso a quest'ultimo è Vincio di Monte Albano, torr.Vinci (onde Vinciarello, rio, Stabbia, Cerro Gd.), A cui del pari è connesso • Vinci, com. Firenze» e «rvincus-um v. arch, gl. XIII 416-19. - Vinco (Il-), Banzena, Bibb.; (prato al), Vico/agna, Dem.; (Val di-l, S.Godenzo.» ma «Venca 'Pieve di Gropina', Loro Ciuff.; RVall. (castro Venche; 1163nov.), EFMon. 1598b

(S. Donato di; 1275).».80. Cfr. Rohlfs 1966a l, pp. 349-351. Oltre agli esempi della nota precedente, cfr. vinchio (Volpe

1869), vinchiu (D'Elena 1987, Gorgoni 1981 lecc., Rohlfs 1976 anche inchiuy; con epentesi di -r-, (noninfrequente) vrlnchiu (Rohlfs 1977 Accattatis 1963); con sonorizzazione, entrambi i tipi: vengh (Penzig1924piem., Sant'Albino 1859, Gavuzzi 1896,Levi 1827), vénga (Migliorini-Pellegrini 1971), vinghio (Salzano1979), vinghe (Giammarco 1985), vinghiè (Giammarco 1985, Greco 1991, Rohlfs 1977); e infine vigna(EFI avell., anche mignolo

L'affricata palatale in vincio (EFr Penzing 1924 vic.) vendo (Penzig 1924 ven., Tamburin 1978), vene(Raggi 1904', Morri 1863, Ercolani 1971, Dragoni 1980), ma anche in Cilento (Giammarco 1985 vìnciu);cfr. anche svenz (Fenaroìi-Gambi 1976ven., Penzig 1924 rornagn.), venz-(Penzig 1924 ven., Nazari 1884,Raggi 1904').

81. Cfr. Nazari 1884, Bruschi 1980, Volpe 1869, Salzano 1979, Basi 1987, Rohlfs 1976 e 1977 (anchevrinchia 'bacchetta') 'vimine'; Longo 1942 «'vimine: REw9342 (v. vétrice; vimbini Ibimb), vi/mini; giun-chit»; Felici 1985 «'vinco', vimine ..•»,

82. Bastino solo alcuni confronti: Columella [1977], I. 6. 21 «... piscinas minime duas, ... alteram,in qua lupinum, ulmi vimina et virgas atque alia, quae sunt usibus nostris apta, maceremus» e IV. 13.2 «... nam dum novella vinca est, mollissimo nectenda est, quia, si viminibus salicis aut ulmi ligaveris,increscens vitis se ipsa praecidit ... »; Bruno 1969" p. 219 «vimen, -inis: presso tutti gli scrittori agro 'le-gno pieghevole per intrecci' (anche 'paniere intreceiato')»; DEI «vimine m. (XIV sec., P. de' Crescenzi),-eo (agg., XVIII sec., Salvini), -etto (V. Alfieri), bot.; 'vermena di vinco, con cui si intessono ceste, pa-nieri, ecc.'; v. dotta, lat. vimen -inis in. (vedi 'vime'), vimineus (Cesare, Vìrgilìc)» e «vime (-o, Fazio)rn., ant. (XIV sec., Palladio volgar ... ), ... bot.; 'vimine'; fig. (Dante), 'legame', 'vincolo' ... lat. vimen-inis da viere 'piegare' 'intrecciare' (vimini) ... Dal plur, vimina l'abr. vimèlè, vlmbrè, piem. vimna, bo-logn. vémna, trevis. amano, piac. vùmna, ecc.»: Devoto 1976 «vimine lat. vimen, -inis, derivo di viere;v. YÈTRICE.»;valore generico attestato ancora oggi da Forte 1988 «vimine 'ramo felssibile di salice o al-

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tra pianta, usato per legare tralci e per fare panieri'.» Glossario vercellese vimna 'virgulto di pianta', 'ar-boscello' .

Con significato affine anche VINCO: Dionisi-Carli 1967 «ligà •.. 'Legare con VENCHI (foglie di gine-stra) o rafia, i tralci delle viti', dopo la potatura, ai sostegni del filare ... »; Malaspina 1856 «'Vinciglio'.'Fascio di frondi di quercia che servono poi nell'inverno per cibo del bestiame' ..•»; Fatini 1953 «'vinco','specie di giunco resistente che fa in luoghi acquitrinosi e serve a fare panieri e da legaccio'. 2 'frustasottile di castagno'. 3 (Cp.) v. di ginestra 'lungo, filo di ginestra che si usa per legare i capi delle viti aipali, lo stelo dei fagioli e dei pomodori alle frasche' .»; Fanciulli 1987 'ritorta'; D'Elena 1987 «'vinco','vincastro", 'ramo flessibile'; 'pollone'; 'vimine'. 'Vinco di salice, di ulivo, di giunco' .••»; Giammarco1985 «'vinco', 'flessibile'»; vedi anche Dionisi-Carli 1967 «venchezà v. intr. 'Flettersi', 'Oscillare, pro-prio di canne, fuscelli mossi dal vento, a somiglianza del vinco (vencu), o ginestra', i cui rami servonoa legare le viti ... »; Carpi-Pavarini 1966 «vincàr voce antiquata per intendere 'incurvarsi'»; Azzi 1857e Malaspina 1873 «vincàr 'curvare'»; Silvestrini 1983 «vencheggèv . intr., 'essere flessibile come il vinco,il vimine, il giunco'».

83. Ma anche ciascuna voce è glossata con se stessa: cfr. Levi 1927 vimna canav. 'vimine', Ferrare1889 vimmo 'vimine' (però aggiunge, a maggior comprensione «parola antiquata, ora dicesi gurin»), Ma-lagoli 1939 virmini 'vimini', Longo 1942 vtlmini vtmbini btmbini vtlmini 'vimini', venk'o venku 'vinco').

84. Cfr. Crescenzi [1805]. L. V, cap. LXII «Il vinco è arbore noto, il quale si pianta come il salcio,perocché si giudica d'una natura ... E di questi alcuno produce verghe nere, e alcuno di color gruogoe alcuno rosse», Gavuzzi 1896 «'vermena di salcio' venghèt, vanghèt», Zalli 1830' «'vermena di salcio','vinco', 'vinchi', 'vime', 'vimine' ... », Conti-Ricco 1975«'ramo di salice' usato per legatura delle piante,normalmente di salcio o d'altro», Plomteux 1975 «(bot.) 'vimine di salice' (per legare viti, ma anche co-me mangime per i conigli ... », Levi 1927«'salice da legare' ... »; Arrivabene 1814 «'Arbuscello che è unaspecie di Saldo, delle vermene del quale, appellate pur vinchi, si fanno paniere, e simili arnesi'»; Tambu-rin 1973«'nome generico del salice' (Salix»>,Morri 1863 «'vinco', 'Salcio da legare', 'Salciolo'», Caglia-ritano 1975 «contad., 'saldo'», Nepi 1973 «'specie di salcio dai cui ramoscelli, chiamati pure vinchi, sifanno panieri'»; Sant' Albino 1859 «'vermena', 'vimine' e 'vime'. 'Ramoscello di vinco o venco, con cuisi tessono ceste, panieri, nasse, gabbie, ecc.' ed in genere anche 'vinciglio da legar le viti'. V. sales venghé,- per bacheta 'vincastro', 'bacchetta', 'verghetta", 'vergella' ... », Dragoni 1980 «'vimine' si usa per farecesti cresce lungo i corsi d'acqua si lascia intero», Silvestrini 1983 «'vinco', adoperato per legare o perintrecciare panieri», Greco 1991 «l 'vinco, vimine' ... 2 pl 'i vimini per cesto'».

85. Cfr. per VIMINE: DEL! «vimine 'ramo flessibile di salice che, opportunamente trattato, serve perfare panieri, sedie, e sim.' (av. 1320, Crescenzi volgar.). -Ioc.: salice da vimini o vimiMie (V. salice). Dallat. vimen nt., genit., viminis, derivo del v. viere 'intrecciare', 'legare', di larga attestazione indeur.»; Tar-gioni Tozzetti 1858' (Mariti), Forti 1932e EFI (perug.) 'Saiix vimtnatis'; EFI 'Sa/ix purpurea' (it.) e 'Saiixvitellina' (Chieti); però anche 'Ligustrum vulgare' in Targioni Tozzetti 1858' e Penzig 1924per Montemurlo.

Cfr. per VINCO: Pignatti 1982 «nome volgare per 'Salice vimìnale'»; Forti 1932 «'S. viminatls' (vol-garm ... Vinco ... ); 'Salix alba' (Fenaroli-Gambi 1976); 'Salix purpurea' (EF1 bellun., fior., perug., ro-man., Penzig 1924 trevis.); 'Sa/ix vimlnaiis' (Targionì Tozzetti 1858', Penzig 1924piem., romagn., tosc.)e 'Salix vitellina' (EFI aret., perug., cal., Penzig 1924 piem., romagn., tosc.); Gavuzzi 1896 «it, 'salciogiallo' - 'greco', - 'di san Giovanni' - 'da legare', 'vetrice gialla'»; Tamburin 1978 «'vimine' (Sa/ix vimi-nalist», Migliorini-Pellegrini 1971 «... (pl. vénge) 'vimini per far ceste' (del Sa/ix viminaiisr»; DESF 'ver-mene di salice' di varie specie, soprattutto delle specie alba e viminalis; Raggi 1904' «'vimine giallo' 'Sallxvitellina'»; Ungarelli 1921 «( 'Salix purpurea' L., e sue var.) 'salice rosso', più com. 'vimine', adop. perfar panieri, ceste, gabbie e sirn.»; Tozzoli 1857«'vinco', 'vimino' ... 'salcio giallo'», Accattatis 1963«'vinco','vinchio', 'vimine': Pianta detta Sa/ix purpurea Linneo o Sa/ix vitelllno, 'salcio da legare' ... »,

In alcune delle definizioni segnalate in questa e in altre note troviamo anche il valore di 'vetrice',per cui ritengo utile esaminare almeno alcune delle anestazìoni del tipo VenICE! e degli altri etimologica-mente ad esso connessi. Il legame etimologico con vimine si ricava dall'esame di DEl Devoto 1976 e DELI:DEl «vetrice f. (XIV sec., Ottimo, Ovidio volgar.), -iaia (XVIII sec., G. Targioni Tozzetti), -iaio (XIVsec., Velluti), -ione (a. 1544, Sebastiano De' Rossi; Firenzuola; -one, XVI sec., Soderini, la 'Salix albaj,bot.; 'specie di salice', 'vinco', lat. scoSalix capraea, S. viminalis; cfr. lomb. (Sondrio) védesc, istr. (pa-renzo) védtce, prov, veze; bologn. vedga, march. (Arcevia) vé/trica, abr. véteche f., (Rieti) ética, nap.

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LA TERMINOLOGIA RELATIVA A 'SALICE', .RAMI DI SALICE' 491

véceta; lat. medioevo canestros magnos de vetica (a. 1361, a Recanati), duo ceste a vetris (a. 1399, a Pado-va), ginestris veticis (XVI sec., a Fermo), lat. vuex -icis per vitex -icis 'agnocasto' (cfr. gr. Uéa, ted. Wei-d~, ~nglosas~. Wl.thif.'s~ic~', sanscr .. VitJka,'be~da', 'legame': ~c., affine al. lat. viei5.'intreccio', vimen'vimine", vitis 'VIte 'l, richiesto dal fr. merid. vtze, umbro vtdice, parm. guides (con Influsso dell'a. a.t. wfda salice) e forse piem. (ves la 'Salix helix' e 'S, purpurea', Non essendo la quantità delle idocumen-tata in latino (Vitruvio) si potrebbe pensare che vita sia stato raccostato paretimologicamente a viere'intrecciare', vistnx -icis f. di vietar (vltor) 'canestraio', ciò che spiegherebbe anche le forme con r.»; De-voto 1976 «vetrice ('salice), lat. vitex, -Icis, incr. con "vitrix, -icis, femm. di vitor, -oris 'panieraio', en-trambì risai. alla' famiglia di viere 'curvare', largamente arrestata nelle aree iridoiranica, baltica, slava conforme verb., e nella germanica, greca, celtica solo con forme nominali: da una forma primitiva WEYE.»,DELI«vétrice s. m. e f. (bot.); 'salice da vimini' (sec. XIV Ottimo). Lat. Vitice(m) e vftice(m) (i continua-tori romanzi giustificano la doppia quantità, non ricavabile né dai testi lat., tutti in prosa, né dall'etim.,sconosciuta), forse collegata a viere 'intrecciare', vfte(m) 'vite'.». Per questo non meraviglia che ancheil designatum sia in genere lo stesso: cfr. VETRICEPignattì 1982 «nome volgare per 'Salice viminalc' .»,Forti 1932 «'S. viminalis' (volgarm ... Vetrice .. _)1>, 'Salix viminalis' Targioni Tozzetti 1858', EFI (it, fior.),'Salix purpurea' UI (march.), Cocci 1956 «véstrice 'Salice per intessere canestri' .», Longo 1942 «vétriceC. M., 'vimine': REW 9389 (v. venk'o»), Fanciulli 1987 vétrice «nome della 'Salix purpurea' L.», VITRI-CE: 'Salix purpurea' EFI (Modena, Pesaro) e Penzig 1924 (Modena), VITRICA'Salix incana' Penzig 1924(pesaro e Perugia), vrncs 'Salix caprae' Penzig 1924 (veceta Napoli, vedesc Sondrio), 'Saiix incana' Penzig1924 (vetiche e vitica Abruzzo videse Sarzana). Anche la vetrice può essere bianca, gialla o rossa, comesalice e vinco, in genere con gli stessi significati,

86. Cfr. Venzer 'Salix viminalis' (Fenaroli-Gambi 1976 ven., EFI bell., Penzig 1924 bell_ anche 'Sa-Iix cinerea' e 'Salix alba'); vencher 'Salix alba' (Fenaroli-Gambi 1976 ven., Penzig 1924 bell.); venciar'Salix viminalis' (EFI e Penzig 1924 friu!.) 'Salix alba' (Penzig 1924 Carnia); DESF «venkir, ven& 'Salixalba, viminalis, vitelline'»; Penzig 1924 (tosc.) e EFl (aret.) vincaja 'Salix viminalis' e 'vitellina'; Rohlfs1932 «vinchiaru (C sa), vinghièrè (C sa) m. 'vimine', 'vetrice', sp. di salcio (Salix viminalis) ... ».

87. Nieri 1902 « ... vincig/io ... Quando la foglia di castagno o di cerro è fatta, si tagliano i ramoscelliformando ne fascetti chiamati vincigli ... », Malaspina «vinzii fascio di frondi di quercia che servono poinell'inverno per cibo del bestiame», Pirona 1967' e DESF 'vinco' 'Salix viminalis',

88. Cfr. BIANCO'Salix uiminalis' (DESF, Penzig 1924 friul. anche, Carnia, 'Salix alba'); DI FIUME 'Sa-lix viminalis' (Penzig 1924 emil., Morri 1863) e 'Salix alba' (Raggi 1904'); GIALLO'Salix vitellina' (EFIe Penzig 1924 march., abr., Fenaroli-Gambi 1976 ven.), anche 'Salix capraea' (Penzig 1924 friul.); ROS-SO 'Salix purpurea' (EFI e Penzig 1924 march.); DAPANIERI'Salix helix' (Targioni Tozzetti 1858', Penzig1924 tosc.), e 'Salix purpurea' (Forti 1932, Raggi 1904'); DAVITE'Salix viminalis' (Targioni Tozzetti 1858',Penzig 1924 tosc.). Vedi anche Tamburin 1973 «vénco mèstego 'vetrice' (Salix viminaìisi» e DESF venk'irmiesui, mièsti dismièsti 'salice domestico' 'vetrice'.

89, Cfr. Mattioli 1893 «brèl 'vetrice', 'brillo', 'specie di salice che nasce lungo le ripe dei fiumi dicui si fanno ceste, paniere, gabbie ecc.' io direi vetrice quando non è per anco sbucciato e Brillo quandoè brillato, cioè sbucciato ... »: Dragoni 1980 brél 'vimine per cesti scortecciato'; anche Crescenzi [1805)L. V. cap. XXXVII, Del brillo «Il brillo è un piccolo arbuscello, il quale nasce nell'arene de' fiumi, efa molte e belle verghe, che si colgono del mese d'aprile quando il sugo si muove in quelle, e si sbucciano.e sene fanno corbe e gabbie da uccelli ... »,

90. DEI «bri/lo6 XIV sec. bot.; 'vetrice bianca', lat. se. Salix viminalis; docum. come brillus (1320)in Pier de' Crescenzi, v. d'area emiliana, cfr, parm. brii, bologn., romagn, brel, ecc., col collettivo ber-le(i)da, barle(i)da 'luogo coperto di vetrici', 'greto cespuglioso di fiume' (ant. brilleta); tipo che ritornanel calabro sett. vriellu, vreddu 'specie di giunco'; gr. tardo bry'llon, bn2110n 'giunco', diffuso da noi inpiù tempi, come mostrano il calabr-otrant. vruddo e il ven. brula 'giunco' (vedi brulla); relitto del sostra-to egeo-mediterraneo che si connette col gr. bry'ii 'io germoglio', bry'on 'muschio' , bryo'ne 'vitalba' ecc.L'epicentro di diffusione di brillo è l'Esarcato di Ravenna.» e «brulla f. ant. (a. 1255a Venezia); 'giuncomarino'; v. attualmente d'area ven. tbrula, -o), ma un tempo estesa almeno fino alle Marche ... di tramitebizantino è: il calabr. e otrant. vruddo, -u ..• », GDU «brillo' 'Salice;, 'vetrice' (Salix viminalisi ... Cre-scenzi volgar. 5-37 .._Lat. medìev, brillum, dal gr. tardo bryllon 'giunco'.» e Devoto 1976, s. v. brullo,«.. _gr. biz. bryllon 'giunco'», REW 1300b «sbritlus 'Weide Woher?; parm. brii, bologn. romagn. brel.

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492 GLORIA AURORA SIRIANNI

Ablt: dal plur. bri: bresc. brinar 'Weidengeholz' 'FluBarand', emil. berleda, berieida 'mit Weiden be-wachsenes' 'Flufìufer", 'trockenes Flussbett", romagn. bar/et. Ruckbild: romagn. barleid: le d la barte'das Ufer mit Weidengeflecht schiitzen'» Faré 1972 «1300 "briltus 'pascolo'», Sella 1937 «brilus, 'brillo''specie di vetrice': Pier. Cresc.», Non convince REW 1161 eblauts (got.) 'nackt', 2. btoz (langob., ahd.)l. ven., lomb., manto biot (> it. biotto) 'nackt'; piac. zbiot id. 2. Emil. byos, zbyos 'nackt'; 'schmuck-los', afrz., provo blos, engad. biut 'nackt' ..• (it. brullo. brollo 'nackt', 'ubloss' Bugge, R. 4, 368 is auge-schlossen, vgl. venez. bruto (> serbokr. brula, griech. vrulon, vurlon 'Binse', Skok Zs. 38, 544».

91. Cfr., oltre alle citazioni della nota 90, brillo Targioni Tozzetti 1858', Pieri 1919, Penzig 1924;brill Arrivabene 1882, Azzi 1857 e MaIaspina 1856; brii Muratori 1984 e Neri 1973; bré/ brè// ancora Pen-zig 1924 e Tozzoli 1857, Borgatti 1984, Coronedi Berti 1869-1874, Aureli 1851, Raggi 1904', Ungarelli1901 e 1921, Mattioli 1879, Morri 1840e 1863, Ercolani 1971, Dragoni 1980, Sirianni 1983; vriellu, vra;k!uRohlfs 1932 e 1977.

92. Cfr. brula Boerio 1829, Naccari-Boscolo 1982, Nazari 1876 e Mazzucchi 1907; bruto Patriarchi1796; S. Alberto Mattioli 1879, Morri 1840 e 1863, Ercolani 1971, Ungarelli 1901e Penzig 1924 (romagn.)broja; Penzig 1924 (romagn.) anche broj; Silvestrini 1983 sbrolia; vruddu Penzig 1924 (caI.) e Rohlfs 1932e 1977 (anche vtuju, bruju, vruru, gruq4u, grudu, gruru), brullu Rohlfs 1932 e 1977, Karanastasès 1986(pugl.) e Glosses, vtullu Rohlfs 1932 e 1976, Accattatis 1963 GLlJsses, brudds. f. Piccitto 1977-1990, oltrea alcune citazioni della nota 90.

93. Cfr. Rohlfs 1966a, I, pp. 194-195; un'analoga spirantizzazione, del resto, si è avuta anche nelneogreco: cfr. voùrlo 'giunco', con metatesi di -r- (Patsés 1966).

94. Cfr. a. per le variazioni in diacronia: Rocci 197324 «bryllon broùllon ScI. Ar. Teocr.»; Du Can-ge 1958 <<BRY'LLON., brylon, Vide broùllon,» Glossae «broullon, MSS ... brye/la ... Scholiastes Theo-criti ldyll ..• Scholiastes Oppiani lib. 3 ... »; Stephanus 1954 «bryllion, tò ... » «brj/lon, tò ... e Schol Teocr.(l,59, GI. brylla Scirpi. Schol. Pindari •..» ebroauon vel vroàion, tò ... »; Démètrakoi 1949 «brjllon (tò)àrch. Lex, Ò schoinos,! vroùllon vI. 1.» ebroéllon (tò) schol., vrouton vI. 1: Schol, Theokr. l, 159. vrou-/on (tò) schol., msn. k. neét., votano dém. voùrton vI. l. génos futòn •..»; troviamo ancora vrotilon 'votirlon'in Kriara 1975 e Andriòtés 1983, quest'ultimo specifica che si tratta di voce medioevale derivata dalleforme postclassiche «voùrlo tò, mesn. voàrlon < metagn. broùlon - brjllon.»; b. per le variazioni siadiatopiche sia diacroniche cfr. Glosses «voàrio t6, ... vroùllo pollach ... vtouddo 'Apoul ... vtouddouKalavr ... vourelo ... vorelo ... vréllo Pelopn ... 'Ek toù metagn. oùs, broùllon, ò parà tò àrch. brjl-'lon,»; Karanastasès 1986 «vrouddo tò (broùllon) ... bror1(jr)i ... vroiiddiu 'Apoul ... Tò Ellenist. oùs.vroidlon, àrch. brj/lon ... ».

Ringrazio la dr. A. Filippidu, che con grande sollecitudine mi ha fornito le indicazioni relative ailessici greci inediti in Italia.

95. Cfr. Schwyzet 1953 pp. 178-184 «... Mehr m sagen ist iiber die Lautung von y bzw. iiber dieSchreibung des urspriinglich allgemein griechischen und in viele Dialekten noch in geschichtlicher Zeitvorhandenen 11; ••• DaB in den meisten verwandten Sprachen dem griech. j ein il entspricht (z. B. ZJlgon:lat. jugum, mys: lat. miJs; ... ), beweist freilich an sich nichts fiir ein urgriech. u ... Wohl aber deutetdarauC die AuBprache des Zeichens Y ..• als a in historischer Zeit, die fiir das Bòotische, Lakonisehe (wohliiberhaupt Nordwestgriechìsche), Arkadisch-Kyprisch-Pamphylische sicher, fiir das Lesbische wahrscheinlichist; daB dìeses u aus einem einstallegemeinen u, il hervorgegangen ware, ist ganz unwahrscheinlich. Be-weisen wird die Aul3prache u fiir die genannten Dialekte eineseits durch Ersatzschreibungen fiir Y auflnschriften (besonders in Bòotien) und bei Grammatikern nach Einfiirung des ionisehen Alphabetes (OYoy fiir die Kiirze und die Lànge, O o fiir die Kiirze), anderseits durch Verwendung von Y zur Bezeichnungeines Vokals, der auf iilteres o zuriickgeht (nach der danebenstehenden Schreibung ou mit der AuBpracheu zu denken) ••. Auch im Westionischen (Eubòa und Kolonien) galt in àlterer Zeit noch u ... Fiìrs Ostioni-sche deutet auf das Vorhandensein von Y == il ... Fiirs Attische deutet auf Y == il ... Ebensowcnig wardie Aul3prache von y einheitlich im hellenistischen Griechisch; neben dem ion.-att. il ge1ten hier noch uund ju ... Fiir das Normalgriechische ist Obergang von ii zu i erst gegen Ende des ersten Jahrtausendsn. Chr. anzusetzen, und nicht einmal alIgemein ... ». Ma cfr. anche Graur 1929 «On ne peut rien tirersur ce poìnt de la chronologie du vocalisme grec: en effet, si I'ionien-attique parait avoir changé y enii vers le VIeou Vesiècleavant notre ère ... on ne peut affirmer la mème chose pour les autres dialectes ... ».

96. Cfr. Devoto 1940 pp. 128-130: Rohlfs 1966a p. 69. Di diverso avviso è Graur 1929 «Théorique-

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LA TERMINOLOGIA RELATIVA A 'SALICE', 'RAMI DI SALICE' 493

ment, rien ne s'oppose à ce que le latin ait ernprunté au grec desmots à un moment où les Grecs pronon-çaient encore u, puis que les dialectes doriens de la Grande-Grèce ont gardé ce son longternps après ladate où l'ionien-attique l'avait changé. Mais ... l'influence grecque s'est exercée surtout par la koiné, Pourles mots qui contiennent un y ... on ne peut citer aucun exemple non ambigu de mot passé directementdu grec en latin e conservant le son u ... Les exemples ... ont bien des chances d'étre des mots égéenne... » (pp. 80-81).

97. Cfr. Devoto 1940 «Uguale é la doppia penetrazione, dagli strati inferiori di commercianti cheviaggiavano e accoglievano con minor ritegno novità di cose come di parole, e dalle classi superiori cheaccoglievano con animo ben disposto concetti, dottrine e mode oriunde dalla Grecia ... il nome del Mo-numentum Ancyranum conserva ancora oggi la differenza fra la città di Ancyra fedelmente riprodottae la parola ancora, latinizzata in età antica, da uno stesso modello greco» (p. 224) e «... dall'Appendix... Una ventina sono gli esempi di grecismi, nei quali di solito viene difesa la forma più aderente ai model-li contro quelle, più antiche e ambientate, ma ormai volgari e screditate: porphireticum marmor non por-pureticum, marsias non marsuas, ... c/amis non clamus, amycdala non amiddu/a, myrta non murta ... »(p. 293); Rohlfs 1966a «in epoca più tarda, quando la y nella pronuncia greca si era andata avvicinandoa una i, questo suono venne sostituito normalmente da i... Nelle iscrizioni di Pompei si scambia u coni ... » (p. 69); mentre per il Graur 1929si deve ipotizzare un processo di labializzazione davanti a conso-nante labiale «... une labialisation de i en lÌ dans la période préhistorique du latin, et une autre labialisa-tion en u, à l'époque imperiale et continuée par la labialisation romane; entre ces deux période il y auraiteu un moment où la tendence aurait cessé et où li se serait délabialisé ... » (p. 84) «... une tendence natu-relle, qui aurait agi sans interruption depuis le moment où nous connaissons le latin et qui continueraitaujourd'hui encore, mais qui aurait été souvent combattue et qui aurait marqué des periodes de régres-sion ... » (p. 86).

98. Cfr. ZambaIdi 1883 «mirto myrtos, murtus Calo 2.28, 2, myrton, murtum Verg. geo. l, 306.Da murtum viene mortella plin. 15, 119 ... »; REW 5801 «myrte (griech) 'Myrte' 2. marta. l} sildfrz nerto2) log., kat. murta, kors. morta ... » 5802 «smyrtetla 'Mirte', 2. "murtella l) it. mirtillo 'Hedelbeere'.2) it. mortella 'Myrte', 'Heidelbeere' ... »; Rohlfs 1966a, p. 70: «Le forme toscane timo, cigno e mirto,che si basano su un'antica y breve, saranno state voci dotte»; murtus voce egeo-mediterranea secondoGraur 1929; nei dialetti italiani troviamo entrambi gli esiti, come risulta dal Penzig 1924: MURTA sard.;MORTELLA tosc., lig., piem., lomb., ven., bol., perug., nap., cal., sic.; MORTINA tosc., lig., cal.; MIRTOnizz. piem. mod.• tosc.; MIRTELLA tosc., pot., ovunque 'Myrtus communis' L.

99. Nei dialetti emiL-romagn. la -i- > -é- in posizione chiusa (cfr. Rohlfs 1966a p. 53).100. Cfr. Rocci 197324 "spàrton' Stephanus 1954 « 'Juncus minutus' ... 'vinculum' ... 'Scirpi'»,

Karanastasés 1986 e G/osses 'Juncus scutus'; Stephanus 1954 e G/osses 'juncus'; Patsès 1966 'giunco';Patriarchi 1796'gramigna palustre'; Boerio 1829«..• 'giunco comune' Pianta cespugliosa che alligna ne'luoghi acquitrinosi, detta da Linn. Scirpus romanus. Le vermene o foglie di questa pianta s'adoperanoper legare insalata negli orti o la bocca ai sacchi ... Col nome di brule chiarnasi anche il 'biodo' il 'giuncopalustre maggiore' ... »; Mazzucchi 1907«... (pianta per legacce) 'giunco comune'; (per far corda) 'giun-co palustre'»; Naccari-Boscolo 1982«'erba saggina', 'giunco comune' lat. Scirpus romanus ... »; Nazari1876 'giunco comune'; Penzig 1924 (Romagna) 'Scirpus maritimus' 'Juncus articulatus' 'Scirpus lacu-stris' e 'Scirpus varo spec.'; S. Alberto 'giunco comune'; Mattioli 1879« ... Giunco, s. m. Sirpo romanoPianta perenne de' luoghi paludosi ... »; Morri 1840«... Giunco pungente, o marino, detto da Linn. Jun-cus acutus ...» e 1863 «... Giunco, e bot. Scirpus Lacustris ... »; Ercolani 1971 « ... erba nocca, Scirpomarittimo (Scirpus Maritimus L.), Giuncaia, Giuncheto, Vegetazione palustre non limitata ai soli giun-chi, ma estesa a tutte le erbe, esclusa la canna ... »; Silvestrini 'legna per fascine' Rohlfs 1976 'giunco';ma Piccitto 1977-1990 'pagliuzza'.

101. Cfr. Ungarelli 1901« ..• PI. Brell'vimini', le 'verghe della vetrice bianca', adoperate dal panie-raio ... », Ungarelli 1921 «... 2. brell, pl., 'vetrici', i 'rami più flessibili e minuti dei salici panierai' .»,Dragoni 1980 'vimine per cesti scortecciato', Muratori 1984 «cioè 'vinchi' brij, 'giunchi' o 'bacchettinecon le quali si fanno gabbie'. Z.; i brii d'una gabbia 'gretole' .»; Borgatti 1984.

102. Cfr. 'vetrice' Pieri 1919 (anche 'sala'), Penzig 1924, Mattioli 1879, Aureli 1851 « ... 'vitrice','brillo'», Ungarelli 1901, Ercolani 1971, Tozzoli 1857anche 'brillo' e 'salicastro'; Salix viminalis Forti1932,Cherubini 1839 (ìt.), Arrivabene 1882, Raggi 1904', Ungarelli 1901«... Vetrice bianca o Panierina

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... », Ercolani 1971; Azzi 1857 «'salicastro', 'vetrice', 'vetriciaio'»; Coronedi Beni 1869 -1874 «'speziedi vetrice' ... 'Sa/ix viminalis'»; Morri 1840 «'vetrice', 'brillo'. 'Sorta di vinco', Trovasi lungo i fiumied è chiamato da L. Sa/ix viminalis» e 1863 «'vetrice', 'vinco', 'brillo' 'vitrice' e bot. Sa/ix viminaiis ... »;Neri 1973 «'brillo' o 'vetrice bianco', Sa/ix viminalis, Will, usato per canestri, gretole di gabbia ecc. b:da l'aneila, varietà meno pregiata»; 'Sa/ix purpurea' Malaspina 1856.

103. Cfr. 'piante dai rami flessibili' Sirianni 1983 e 'Hippophaè rhamnoides' Ungarelli 1921 e Pen-zig 1924 (romagn.).

Ma cfr. anche, per meglio seguire i cambiamenti di significato i derivati romagn.: DEI «berleto (-a),ant. (a. 1207, a Bologna); 'terreno incolto coperto di cespugli'; cfr. emil, berleda, berleida 'sponde deifiumi coperte di giunchi', da brillo 'giunco', col suffisso collettivo -etum.»; Maranesi 1893 berléda, barlé-da «Da un'antica parola brillo = 'saIcio', 'vetrice', che dette brillette e con metatesi ber/ela, cioè 'luogopieno di vetrici' ... 'Greto, più o meno cespuglioso'. 'Quella pane del letto del fiume che suoi rimanerescoperta dalle acque quando non c'è piena'», Neri 1973 «berlèda: ber/eid 'macchione', 'bruieres' (7), 'mac-chia', 'cespuglio'. term, romagn. 'golena', 'greto di fiume più o meno cespuglioso'», Morri 1863 «bar/é'Giuncaia', 'giuncheto', 'vetriciajo', 'Salciaja'», Morri 1840 e 1863 anche «Bréja .. , Proda ... » e Unga-relli 1901 «bràjja ' .. luogo incolto, sterile».

104. Cfr. Penzig 1924 (cal.) 'Juncus acutus'; Rohlfs 1932 e 1977 vriel/u vreddu 'sp. di giunco', vrul-fu. vrijell- f. 'bacchetta lunga e fina', vrullu 'giunco acquatico' ma anche vrullu brullu 'vimine di salice';Accattatis 1963 «'Vimine', per lo più 'di salcio, che serve a legare' ... ».

105. Un'analisi puntuale delle diverse aree calabresi in cui sono attestati i due tipi potrebbe forsedare risultati simili a quelli riscontrati nel ravennate: cioè attestazioni della persistenza di uno solo deidue significati per ciascun significante.

106. Pongono l'accento sulle operazioni di sbucciatura e bagnatura oltre a Columella (1977) (vedisopra nota 82), anche Arrivabene 1882 e Moro 1840 «... delle cui verghe sbucciate si fanno gabbie, cane-stri e simili lavori.», Ungarelli 1901 «Bagnaer i brell 'Immolare i vimini', Zimoer i brell'svettare i vimi-ni'. Sono operazioni del panieraio», Neri 1973 «mdtter a mai ib. 'sommergerli' per renderli più flessibilial cestaio.», Longo 1942 «... tenere il vinco nell'acqua quando i vinchi sono stati staccati dall'albero,se non sono usati subito per legare le viti ecc., si tengono immersi nell'acqua, perché non si secchino».

Fanno anche riferimento, probabilmente, a quest'uso i derivati che troviamo in umbro(Moretti 1973sbrollè 'diramare un albero abbattuto') e sic. (Traina 1868 e Varvaro 1986 mbruddari «v. a. T. agro 'ri-mondar le pianticine levando loro i rami inutili'», brudderi Piccitto 1977-1990 e Varvaro 1986 'lavarea fondo una cosa molto sudicia'); da cui forse anche brullo 'arido' cfr. DEI «brullo (brollo) agg. Dante;'spoglio di fronde, di vegetazione', 'nudo', 'privo'; ant. part. apocopato di un verbo *brullare 'toglierele foglie', propr. 'rendere privo di foglie come il giunco' (brulla), pianta caratteristicamente priva di fo-glie, ricostruibile su riflessi dialettali che vanno dalle Marche alla Sicilia (sic. (m)bruddari mmruddari 'ri-mondare', 'sfrondare' detto di piante)».

107. REW 7385 «srosta (longob.) 'rost', 'Gatter'. Il. rosta 'Gitter an der Lictòffungtìber der Hau-stur", 'Weidengitter' um Kastanien, flanzungen herum, damit das Wasser die abgefallen Kastanien nichtwegschwemmt,tosk, rosta 'Fiicher', Iomb.; venez, rosta, valvest. rosto 'Damm'», Faré 1972 «1385 rrosta'palafitta', 'cancello'. Arcev. rosta 'bica sull'aia', poles, ràsta 'pescaia', 'steccaia'; la rosta 'zappaturaìntome a lIIl albero per protefgerIo dalle stoppe incendiate'. Poles. rostara 'pescaia'; poles, rostare 'trat-tenere l'acqua' .», DEI «rosta ca. 1280 (a Bologna) e 1298 (a Castelfiorentino), XlII ~. (Ristoro d'A-rezzo); 'riparo dell'argine', 'fascinata'; agr. (XVIII sec.), 'fossetta ai piedi dei castagni'. Nell'Italia settentr.(trent. lornb., piem., emil.) la v. indica tanto la 'chiusa' dell'acqua quanto 'l'argine', ed anche (lomb.alp.) 'l'octacolo posto sulla strada che la sposa percorre per recarsi nella casa maritale'. Il derivato lomtl',rostà significa 'impedire agli animali pascolanti l'ingresso in un luogo riservato'. Deverb. da un lat. reob-stare, o dallongob. hrausta (cfr. il ted. ROSI,)>> e «rosta' XIV sec.; 'ramoscello con frasche'; (XIII sec.)vèntola. Documentato a Roma dal 1295.»; Devoto 1976 «rosta 'ventaglio di frasche', dallongob. *hrausta'fa.3CÌe di frasche' .» DEU «rosta (arch.). 'inferriata semìcircolare o semiellittica a forma di raggiera, $p:pra l'architrave di una porta per dar luce o aria all'interno' ... Long. "hrausta 'fascio di spighe', 'riparo'... La spiegazione alternativa (da restare + obstare o da ·reobslare), proposta dal Salvioni, ha qualchesostenitore (G. Bottiglioni in Romanica 77-78 e, almeno per il v., FEW VII 289).»; Prati 1970 (rosta (ant;)'ventaglio"; 'frasche e rami intrecciati per riparo' (Dante); 'riparo contro le acque' .•. altri significati(anev.;

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LA TERMINOLOGIA RELATIVA A 'SALICE', 'RAMI DI SALICE' 495

L'Oudin registra rosta 'tavola attaccata al soffitto' ... ) Da -rosta (longob.) 'gratella', 'cancello di legno',donde anche rosta (venez.) 'pescaia' ecc. (REW 7385) Gamillschcg Rom. Gcrm II 195.».

108. Cfr. rosta in Niermeyer 1984e Du Gange 1954(it.) Sella 1937e 1944,Giorgini-Broglio187~1897,Passerini-Tosi 1969,Dizionario di marina, Carena 1956-1957,Penzig '1924,Olivieri 1961,Galli 1%5, Ar-rivabene 1809. Prati 1%8, Calvini 1984, Durante-Turato 1976, Patriarchi 17%, Boerio 1829, Patuzzi-Bolognini 1900,Migliorini-Pellegrini 1971,Tamburin 1978,Bondardo 1986, Concina 1988,Crescini 1987,Monti 1848, Neri 1973, Coronedi Berti 1869-1874, Rambelli 1850, Ercolani 1971, Mattioli 1879, Morri1863,Caverni 1877, Giammarco 1985;con epentesi di -r- cfr. rostra Barberi 1954e Malagoli 1939.Riten-go (confortata in questo, credo, dal significato) che anche arastra (Penzig 1924 lig., e cosi aratri, Rossi1896-19(9)derivi dalla medesima voce longobarda a differenza del DEI: «arastra f. dial. bot.: 'una pian-ta spinosa', lat. SCoCalcytome spinosa v. lig.vedi 'alastra I, f. dial. bot.: denominazione di una 'piantaspinosa'; lig. sic. alastra 'Calcytome spinosa', da -alastra relitto mediterraneo, cfr. sardo alàsiu 'agrifo-glio', gr. ke'lastron, keldstra 'agrifoglio' .».

109. Cfr. Carena 1956-1957«'Complesso dei rametti fogliuti che coronano la vetta di un albero gio-vane'. Anche 'insieme dei rami di una pianta tenuta a spalliera'.», 'Galli 1%5 «ròst ... 'mazzo di saJciche portano grappoli d'uva'», Rambelli 1850 «'tutti que' ramiceIli con foglie che incoronano la vetta diun giovane albero'; lo 'spandersi d'un giovine albero a corona' ... ».

110. Cfr. Passerini-Tosi 1%9 «'ciuffo di frasche, di penne o d'altra materia, disposte a ventaglioper scacciare le mosche o per far vento' .», Arrivabcne 1809«'ramicelli con frasche', usandosi talora taliramicelli in vece di rosta, 'strumento noto da farsi vento'.»,

111. Cfr. Giorgini-Brogìio 187~1897 «... 'inferriata che per lo più si fa a quella apertura o finestra,a guisa di ventaglio' .», Olivieri 1%1 «'ventola', 'inferriata sopra gli usci' (lornb.)», Passerini-Tosi 1969«'Inferriata semicircolare, per lo più posta come chiusura della lunetta superiore di porte e portoni' long.-hrausta.», Barberi 1954«'Mezza luna sopra la porta d'ingresso che dà luce al di dentro'. 'Rosta' .». Ma-lagoli 1939«'inferriata a ventaglio su porte e sim.'. Vedi REW 7385, a cui si potrà aggiungere la formapisana con r epentetico,». Vedi anche Ferri 1889 «rastlà o rastlàda Per 'chiusura fatta con cancelli'»,Ungarelli 1901 «rostael 'cancello' .»,

112. Cfr. Sella 1937«'intreccio di vimini e rami' Modena 1306, "habere sepem aliquam nee rostamnec arelam nec aliquod impedimentum" Modena 1327; "circa argeres Podii ... faciant fieri rostas neces-sarias" Argenta 1364; "rostarn, vel a1iquod volgulum ve!mazonum" Mirandola 1386; "rostam sive argi-nem" Faenza 1414.», Niermeyer 1984 «'Palizzata'. S. XIII. Ital.», Sella 1944 «'graticciata', 'chiusa difiume' ... 'flabello' ... », Du Cange 1954«... Italis Rosta 'flabellum' sonat ... 'barriera per le acque' .»,Dizionario di Marina «(ven.) 'Pescaia' (per deviare l'acqua). V. rostera; valsug. 'corso diversivo d'ac-qua'; Lomb. trent. 'argine' (REW 7385).», Carena 1956-1957«... Anche 'riparo con terra, piante, fasci-ne ai lati di un corso d'acqua' .», Calvini 1984«'argine di un fiume' cfr. Du Cange. 1954 "Restus nomedi una 'corda intessuta d'erba di sporte e di giunchi singolarmente usata in marina' .», Durante-Turato1976«'chiusa', 'argine', 'ammasso di erba che ferma l'acqua', 'Turbinio'. Dallongobardo «rhrausta»= 'graticola', 'cancello di legno', 'fascio di frasche".», Patriarchi 1796 «'steccaia', 'pescaia', riparo chesi fa ne' fiumi'», Boerio 1829 «(probab, dal ted. rost) 'Steccaia'; 'Pescaia' 'Riparo o sostegno che si fanei fiumi per rivolgere il corso delle acque a mulini o simili edifizii' .», Patuzzi-Bolognini 1900«'Pescaia','Serra', 'Tura'; 'Steccaia', 'Stecconaia' (se l'argine è di stecconi), 'Sassaia' (se è di sassi) ...», Concina1988 'fascinata' 'steccaia', Crescini 1987 «'imbrigliatura', argine lungo il corso dei torrenti o su pendiifranosi'» e «'riparo artificiale costruito sul fondale vicino a riva, formato da una grata di assi (3 x 3 m)coperta di pietre, ove pescare nell'inverno con reti a trappola i pesci che vi si rifugiavano'; ne era proprie-taria la famiglia che se lo costruiva ( long. rrosta 'grata' 'cancello'», Vocabolario bresciano «rosta siepedi rosta usasi da' carbonai per difendere dal vento la catasta da far carbone, già accesa», Neri 1973«mont.'chìusura',» e «arpàri, mont.; 'ripari'; 'ostacoli', che, posti per tradizione alle coppie degli appena sposa-ti lungo il cammino verso la nuova dimora, possono venir superati con piccoli doni. Con significato affi-ne rosta,», Coronedi Berti 1869-1874«'ammasso', 'monte' '- far rosta», Ercolani 1971«... 'fascinata','Riparo dell'argine' (lat. med. rosta GLE).», Mazzucchi 1901«(in acqua) 'Pescaia', 'steccaia' .», Mattioli1879«'Palificata a ritegno e guida delle acque dei fiumi, torrenti ecc.' 'Steccaja', 'Pescaia'», Morri 1863«'viminata', Fé la ròsta 'Inviminare'», Caverni 1877«(Inf. XIII, v. 117) ••... che vuoi dire quando s'in-trecciano più rami insieme, per far come siepe a riparare e svolger l'acqua de' fiumi ... del piano di Firen-

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ze, vicino all' Arno od al Bisenzio od all'Ombrone ... " (Borghini); il medesimo vocabolo s'adopera singo-larmente dai montagnoli del Senese, del Casentino, e di Pistoia ... "Roste ... ceni 'ripari di fittoni e ramie frondi', soliti farsi qua e colà per le selve ad impedire che le castagne già a terra non vengano portatedall'acqua corrente" (Giuliani); Cesari "Rosta è 'ramo con foglie': noi (1) Lombardi l'usiamo per 'Argi-ne' o 'rialto di terra' (1) attraversato dal corso d'acqua" ... 1», Giammarco 1985 «(chiet. andr.) 'diga','pescaia' dal long. hrausta 'fascio di frasche' ... ».

Cfr. anche Maragliano 1976 «vùmnà 'siepe o chiudenda di vimini', 'graticciata'» e Morri 1863 «bar-le 'Fare la viminata', 'riparare con vimini gli argini dei fiumi'».

113. Cfr. Carena «'Fossetta che.si fa ai piedi dei castagni per raccogliere le acque piovane, le fogliecadute e i ricci' ... », Olivieri 1961 «.•. e ven. 'argine, diga' derivo a. it. (e dantesco) arrestarsi 'ventilarsi':long. rosta 'graticola', 'cancello' ... », Galli 1965 «'riparo per frane', fatto con fascine e terra ... 2 'arre-sto di passaggio con palizzate, barricate'», Prati 1968 rosta (vic. pad. poles. venez. bellun. ver.) 'pescaia'rosta da molin (venez. bell.) 'gore', rosta (valsug.) 'corso diversivo d'acqua; rivo', (rover.) 'sassaia' (trent,rosta 'argine') rostara restara poles. 'pescaia' Dallongob. "rosta 'gratella', 'cancello di legno' (1/. Il. D.XXII 103)>>,Migliorini-Pellegrini 1971 'canale' 'fossa che conduce acqua a un molino, o simile', Tambu-rin 1978 «'incastellatura in legname appesantita da sassi' o 'piccolo argine traverso costruito a sassi nelletto di un fiume per convogliare una parte della COrrentenella roggia'; rosta di serramento», Bondardo1986 «'pescaia', 'sbarramento di sassi o pali di un corso d'acqua'. Antica voce tosc. veneta ... ed emil.attestata dal XII sec. nel lat. mediev. vero ... , e nel bologn. Tale voce dialettale e il germ. Rost 'graticcia-to' ... longob. hrausta ... o a. a. t. rosta ... », Mattioli 1879«'Fossetta al piede de' castagni perché nell'ac-qua che piovana vi si raccoglie, si macerino le foglie od i ricci' ... »,

114. Cfr. Penzig 1924 «arastre Val d'Arroscia (Lig.) e aratri Bordighera 'Calcycotome spinosa'» e«rostine Napoli 'Rubus fruticosus' e 'glandulosus', rostina Ischia 'Rubus dalmattcus'», Rossi 1896-1909«arastra 'pianta spinosa col nome di ranno' (1), anche rasca,» voeu aràstra (Sold., Sanr., Carp., Alass.,Zucc., A1b.,), aràstra (Taggia, Arenz.), ... 'ginestra spinosa', Calcycotome spinosa: ... 2. Taggia, 'erbac-ce', in particolare un'erba da fiume, alta e dai fiori gialli, infestante ... » Arrivabene 1809 ranno 'Speciedi frutice spinoso, di cui ci serviamo per guernire le siepi', e che, per avere le spine acutissime, si dicecomunemente spina da Croceflssi,» Carli 1971 «rastra t. bot. S. f. 'Ginestra selvatica usata, nell'appresta-mento di siepi' ... ».

115. Cfr. la descrizione della foglia fatta dal nostro informatore, «rotondetta come di peSCO»,e ilsinomino, S. persici/olia Schl, della sistematica botanica (sopra nota 38).

116. Cfr. Pignatti 1982 p. 101, vedi anche GDU «ramno ranno Bot. 'Generi di alberi o arbusti, tal-volta spinosi, della famiglia Ramnacee', che comprende un centinaio di specie delle regioni temperatedel nostro emisfero; ... », Penzig 1924 ranno Lombardia 'Rhamnus frangula', Toscana 'Rhamnus CQ-

tharticus',117. Cfr. lo stesso significato per BRILLO(nota 98) e Penzig 1924 GORRA (Alessandria e Pavia), sàles

'spinùs (Bergamo) salgàr (1/erona), spin da berléida (Modena) brella (Bologna) vétrice spinosa vétrice ma-rina (Firenzuola) Hippophaè rhamnoides.

118. Cfr. G. A. Sirianni 1993.119. Avevo già segnalato il problema in Sirianni 1990 (p. 187 e nota 58).120. Cfr. Columella (1977) IV. 30.1-7 «Quoniam constituendis colendis vineis quae videbantur utili-

ter praecipi posse disseruimus, pedaminum prospiciendorum tradenda ratio est ... Quare salices vimina-les atque harundineta vulgaresque silvae, vel consulto consitae castaneis, prius faciendae sunto Salicumviminalium Atticum putat singula iugera sufficere posse ... ».

121. Crescenzi (1805) p. 146 «Quest'arbore si confà a uso di medicina, secondo la corteccia e secon-do le foglie, e secondo i fiori, in ciò che ha virtù costrettiva e consolidati va. Contr'a1Ia dissenteria valeil sugo delle foglie dato a bere. Contr'all'ulcerazione delle budella fatta per dissenteria, si dia la polveredJUa sua corteccia arsa in alcun beveraggio. Anche la polvere, secondo Dioscoride, data a bere con aceto,e con aceto fattone impiastro, cura i porri e le verruche. Anche le foglie de' salci bagnate bene si deonpor dintorno a colui, il qual si sente gravato di febbre, perché raffreddano l'aereo E Isidoro dice, che'1 fiore o 'I seme del salcio ha virtù, che se alcuna lo berà, non genererà figliuoli, ma diventerà infrutifera».

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