La Torre e La Visione di Roberto Negrini

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La Torre di Babilonia ... note storico esoteriche di Roberto Negrini Presidente APsAD

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LOCCHIO DI BABILONIA

LOCCHIO DI BABILONIA

Osservazioni attuali e inattuali

su fatti, scenari e misfatti del magico e del sacro

a cura di Roberto Negrini

La Torre e la Visione

Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco. Il mattone serv loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: Venite, costruiamoci una citt e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra. Ma il Signore scese a vedere la citt e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sar loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perch non comprendano pi l'uno la lingua dell'altro. Il Signore li disperse di l su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la citt. Per questo la si chiam Babele, perch l il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di l il Signore li disperse su tutta la terra.

Genesi, 11:1-9.

Con questa celebre descrizione contenuta nel testo Jahvista del Genesi si spalanca lo scenario di devastante demonizzazione e corruzione mitopoietica inaugurata dalla tradizione monoteista giudaica e poi giudaico-cristiana nei confronti del tessuto storico e sapienziale pagano. Ne far eco, molto pi tardi, il Corano dove per, con evidente e malevola allusione alle Piramidi, la costruzione di una Torre tanto alta da raggiungere il Dio di Israele per sfidarlo, viene attribuita ad un tale dignitario egizio Hmn Vedi Corano, Sura XXVIIII, 38-40 e Sura XL,36-37. la figura coranica di Hmn o Amn fu presa a prestito dagli arabi dal biblico Libro di Ester (Ester 3, 1-7) dove il medesimo personaggio appare per in epoca di gran lunga successiva come alto dignitario della corte persiana di Assuero e nemico dei Giudei. su incarico dellanonimo Faraone del Genesi nel corso dello scontro con Mos. Ipostatizzata dalla tradizione ebraica per ovvie ragioni di rivendicazione nazionale e religiosa rispetto agli eventi dellEsilio del VI secolo a.C., la demonizzazione di Babilonia e della sua orgogliosa Torre stata pienamente ereditata dalla cultura occidentale e cristiana maggioritaria a partire dalle esegesi dei Padri della Chiesa e di Agostino di Ippona. QuellAgostino ex manicheo convertito che nella sua De civitate Dei fa di Babilonia e del suo progetto di conquista celeste lincarnazione primaria della presunta empiet della Citt dellUomo che con le proprie forze vuole innalzarsi verso il Divino contrapponendosi alla gerosolimitana Citt di Dio, mentre Solo lumilt scava una via vera e sicura verso il cielo [] Aurelio Agostino. La Citt di Dio, Milano, Rusconi, 1990, p. 753. Ma a cui gi aveva risposto, meno di mezzo secolo prima, la caustica ironia dellimperatore-filosofo Giuliano nella sua appassionata difesa della paganit Kat Galilion lgoi (discorsi contro i Galilei):

Voi, che stimate vera una favola cos evidentemente falsa, e pretendete che Dio, abbia avuto paura della unit di voce degli uomini, e per questo sia disceso, a confonderne le lingue, oserete ancora menare vanto, della vostra conoscenza di Dio? [] Forse perch dallalto non avrebbe potuto fare le cose medesime, ed era obbligato a scendere sulla terra?!. Cfr. Giuliano Imperatore. Contro i Cristiani, nella raccolta: La restaurazione del Paganesimo, Genova, Melita, 1988.

Fino ad esegeti cattolici contemporanei come il biblista vaticano mons. Gianfranco Ravasi, attuale presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che nel suo ampio commentario allAntico Testamento non dimentica di annotare che la scena della Torre di Babele la grande sfida verso il cielo. il grande peccato dellhybris. [] una riedizione del peccato originale. [] il sogno del grattacielo che sale verso il cielo, il sogno di avere tutti gli uomini con la stessa lingua attraverso colonialismi, oppressioni, imperialismi [] e Babele sembra sempre la vincitrice della storia; e Gerusalemme, la citt di Dio, sembra essere seduta e sconfitta come nelle lamentazioni di Geremia. Commento di Gianfranco Ravasi a La Bibbia di Gerusalemme, Edizione speciale per il Corriere della Sera, 2006, vol I, Il Pentateuco (parte I), p. 456457. Uno strano capovolgimento della storia in cui si finge di dimenticare che colonialismi, oppressioni e imperialismi tesi a trasformare lumanit in un unico gregge devoto ad un unico Dio , fedele ad una sola verit sottomessa ad una unica morale e ad un unico pastore pi o meno celeste rappresentano da due millenni lespressione evidente della distopia teologica monoteista e particolarmente cristiana, in nome e per conto di una attesa e apocalittica Celeste Gerusalemme vendicatrice e sterminatrice dei dissidenti. E non furono certamente in alcun modo mai espressi nello splendido ecumenismo policulturale, ancorch politicamente espansionistico, degli imperi pagani, Roma e Babilonia compresi.

Proprio lautentico simbolismo akkadico della Torre di Babele smentisce infatti le affermazioni allucinanti che hanno fatto di Babele lemblema stesso della confusione e della corruzione, fronteggiandone la desolante vacuit. Lopera dei Costruttori di Nimrod, mitica eco della grande epopea sumera, e poi babilonese fu quella di costruire una Casa del Fondamento del Cielo e della Terra, lEtemenanki, un Ponte di Connessione tra la Terra e il Cielo edificato come centro sacro della Citt dellAnthropos. Un progetto metafisico che fu anche lultima speranza del grande Alessando e che ripercorreva larcaico e primevo concetto egizio, divenuto poi universale, del Microcosmo che sostanzia e plasma S Stesso e la Natura delle Cose secondo formule, numeri e ritmi precisi di architettonica edificazione che lo rendono specchio e contenitore onnicomprensivo del Macrocosmo. La calunniatoria descrizione biblica sulla presuntuosa edificazione della Torre contenuta nel testo del Genesi (compilato in forma definitiva su frammenti jahvisti, in epoca post esilica non prima del VI secolo a.C.) oltre alla nota mistificazione semantica che trasform il significato stesso della sacralit del nome di Babilonia (Bb-ili o Bb-ilu la Porta del Dio) deformandolo nellebraico Bavel (Babel) riferito alla radice blal con il significato di confusione, altro non riflette invece che lo sconcerto e la rivalsa del monoteismo pastorale giudaico dinanzi alla maest del grande Ziqqurat, la cui prima struttura pare risalisse, forse su precedenti modelli sumerici, al progetto dello stesso Hammurapi nel XVIII sec a.C. e la cui ultima ricostruzione era stata messa in opera da Nab-kudur-usur II (lodiato Nabucodonosor della Bibbia) proprio nel periodo della cattivit ebraica in Mesopotamia.

E non a caso, ricordando la carsica e preziosa funzione di tessuto culturale alternativo alle religioni dominanti, della autentica Tradizione Iniziatica, alcuni dei pi antichi Catechismi Massonici come il Manoscritto Cooke della prima met del Quattrocento Cfr. Manoscritto di Cooke in Eugenio Bonvicini. Massoneria antica, Roma, Athanor, 1989, p. 167. (a differenza di altri che gi concedevano fin troppo ai paradigmi exoterici e malevoli delle scritture giudaico cristiane) ponevano in quellOpera prometeica e nella Fratellanza dei mitici ed arcaici Costruttori di Nimrod, (il mitologico monarca akkadico patrono della Torre esecratissimo dal Genesi in cui secondo alcune interessanti ipotesi mito-archeologiche potrebbe riflettersi una eco ebraizzata delle saghe di Ghilgamesh), la nobile genesi della Libera Muratoria e della Vera Fraternit, prima ancora che nella leggenda della successiva costruzione del Tempio di Solomon a Gerusalemme, elaborata in Rituali pi tardi.

Agli scenari simbolici e alle possibilit di insospettate esegesi antropologiche evocati dalla grande e calunniata Torre degli Dei, bene si associa poi la metafora dellOcchio che tale Torre sovrasta in alcune icone simboliche ben note a chi abbia un minimo di competenza nella miotopoiesi hermetica, cos come in altro parallelo simbolismo, sovrasta limmagine della Piramide Tronca di cui ci occuperemo in prossime puntate, di contro al selvaggio analfabetismo che una letteratura complottista ed antimassonica daccatto ha costruito intorno a questo simbolo che, per motivi ben diversi da quelli raccontati da esperti da barzelletta, appare ancora oggi sul frontespizio di una banconota americana.

Secondo lArcaica Gnosi di Khem infatti la leggenda magica del Grande Occhio delle Visioni Iret duplice ed articolata in varie complessit narrate in diverso modo dalle variegate teologie della Terra del Nilo, ma riassumibile nei radicali e differenti Destini e Funzioni dellOcchio Femminile e dellOcchio Maschile. Il Primo e pi antico Occhio lOCCHIO-DEA (od Occhio Migrante di RA Androgino) connesso e identificato in varie forme alle Neterit Primeve Tefnut e Sekhmet e infine alla Grande Hathor, fino alla sua trasformazione nella Dea Cobra Protettrice Uadjet sulle fronti faraoniche. Il Secondo lOcchio Maschile di Hoor (Horus) nella sua duplicit solare-destra e lunare-sinistra, lOcchio truccato di falcone pellegrino o Udjat (Colui-che--nella-salute) le cui diverse parti anatomico-allegoriche, compongono un macchinario simbolico fondato su frazioni del Sacro Numero Mistico 64. Due Formule in cui possibile anche intravedere un diverso approccio iniziatico femminile e maschile alle dimensioni del Sacro.

Dal canto nostro, nellinaugurare queste nostre annotazioni periodiche che intendono assumere, financo nellanalisi dellattualit, la visione prospettica di un arcaico mondo spirituale e culturale che seppe conoscere e venerare entrambi quegli Occhi, un mondo esorcizzato e maledetto dai turiferari del Sinai, del Golgota e della Mecca, vogliamo qui ricordare che proprio dalleco lontana dei sacerdozi egizi e caldaici, attraverso i demonizzati costruttori della Torre di Babilonia, fino ai colti estensori dei testi ermetici si potuto perpetuare spesso sotterraneamente lungo i secoli della storia occidentale il paradigma di una potenziale universalit dellempito umano verso il Sacro, che attraverso la propria opera e sforzo prometeico e al di l di qualsiasi capriccioso arbitrio divino esterno pu percepire, interpretare e infine conquistare i segreti delle Stelle e della Natura, della Luce e dellOmbra, del passato e del futuro e costruire i Templi interiori ed esteriori del proprio perfezionamento. E che il male in simile prospettiva, non che la malattia o il temporaneo ostacolo che sorge dalla mancata conoscenza e pu essere dissolto attraverso lopportuna conciliazione degli opposti. Mentre inferni, paradisi, tentazioni, complotti e guerre escatologiche non sono che metafore dellillusorio dualismo della Natura che Uomini e Donne votati alla Saggezza sanno (o dovrebbero sapere) come armonizzare dentro e fuori di s.