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La violenza contro le donne e il Femminicidio: dalle statistiche alla cultura I° Corso di Criminologia Applicata alle Professioni 2013/2014 Roma 28 Settembre 2013 Casa Internazionale delle Donne Docenti: Dr.ssa Elena Angelini – Dr.ssa Ilaria Laghi Tutor: Dr.ssa Ilaria Pruccoli TRE FEMICIDI, TEORIA E PRATICA PER L'INTERVENTO

La violenza contro le donne e il Femminicidio: dalle ...persone, In generale: comportamenti che danneggiano l’identità e l’autostima della donna, la sua possibilità di benessere,

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La violenza contro le donne e il Femminicidio:

dalle statistiche alla cultura

I° Corso di Criminologia Applicata alle Professioni 2013/2014

Roma

28 Settembre 2013

Casa Internazionale delle DonneDocenti: Dr.ssa Elena Angelini – Dr.ssa Ilaria Laghi

Tutor: Dr.ssa Ilaria Pruccoli

TRE FEMICIDI,

TEORIA E PRATICA PER L'INTERVENTO

- Il femicidio e il feminicidio di Lucia Bellucci, Ilaria Pagliarulo e Fabiana Luzzi

- Tipologie di abuso e di danno- Le dinamiche della violenza - La sindrome di Procne- La sindrome di Procne- L'approccio delle FF.O. e degli

assistenti sociali- L'approccio del medico e dello

psicologo

Il femicidio e il feminicidio di Lucia Bellucci 1/4

“Uccisa con due coltellate al cuore dall’ex fidanzato che non si rassegnava alla fine della loro storia. Così è finita la vita di Lucia Bellucci, 31 anni per mano del suo ex, un avvocato di Verona, Vittorio Ciccolini, 44 anni, accusato di omicidio aggravato e occultamento di cadavere.

Lei, estetista originaria di Pergola (Pesaro Urbino), era arrivata qualche giorno fa in Trentino dove avrebbe dovuto iniziare a lavorare nel centro benessere di un albergo di Pinzolo. Da una prima ricostruzione, i due si erano incontrati la sera di venerdì 9 agosto in un ristorante di Spiazzo

Il femicidio e il feminicidio di Lucia Bellucci 2/4

erano incontrati la sera di venerdì 9 agosto in un ristorante di Spiazzo Rendena, il ‘Mezzo Soldo’, non lontano dal luogo la donna aveva preso alloggio in attesa iniziare il suo lavoro. Un incontro, pare, chiesto dall’uomo per tentare di ricucire un rapporto che ormai era finito da tempo. Fine per cui Ciccolini, avvocato penalista molto noto a Verona, aveva sofferto , raccontano gli amici; ma aveva anche tentato di forzare la mano a Lucia, tanto che la donna in passato aveva presentato contro di lui denuncia per stalking .”

Da Il Fatto Quotidiano 12 Agosto 2013

La cena nel ristorante ‘Mezzo Soldo’ era stata preparata con cura dall’uomo, che aveva prenotato in anticipo un tavolo e per tutta la serata ha avuto, come ricorda il ristoratore, un atteggiamento affettuoso nei confronti della ragazza. La coppia, finita la cena, era stata vista uscire dal locale e salire su una Bmw Cabrio serie 1 grigia, di proprietà del legale veronese, la stessa descritta dai familiari della trentunenne ai carabinieri che dalle Marche hanno collaborato alle ricerche. Da quel venerdì sera, poi, più nulla. […]

Dopo il ritrovamento dell’Iphone della donna ad Ala nei pressi della linea

Il femicidio e il feminicidio di Lucia Bellucci 3/4

Dopo il ritrovamento dell’Iphone della donna ad Ala nei pressi della linea ferroviaria del Brennero, come se qualcuno l’avesse lanciato per disfarsene, le indagini hanno presto portato a Verona, la città dove l’avvocato Ciccolini risiede e lavora. Gli investigatori hanno individuato la Bmw dell’uomo, parcheggiata nel garage dell’abitazione della madre , nel quartiere Borgo Roma. Nell’auto, coperto da un telo, hanno trovato il corpo della giovane donna, che presentava due ferite al cuore procurate con un’arma da taglio. L’uomo avrebbe tentato di spostarlo nel bagagliaio, senza riuscirvi, e alla fine l’avrebbe lasciato sul sedile a fianco al suo, dopo aver viaggiato con la salma accanto per 400 km . L’ipotesi, infatti, è che la donna sia stata uccisa nei dintorni di Pinzolo. Da Il Fatto Quotidiano 12 Agosto 2013

La cena nel ristorante ‘Mezzo Soldo’ era stata preparata con cura dall’uomo, che aveva prenotato in anticipo un tavolo e per tutta la serata ha avuto, come ricorda il ristoratore, un atteggiamento affettuoso nei confronti della ragazza. La coppia, finita la cena, era stata vista uscire dal locale e salire su una Bmw Cabrio serie 1 grigia, di proprietà del legale veronese, la stessa descritta dai familiari della trentunenne ai carabinieri che dalle Marche hanno collaborato alle ricerche. Da quel venerdì sera, poi, più nulla. […]

Dopo il ritrovamento dell’Iphone della donna ad Ala nei pressi della linea

Il femicidio e il feminicidio di Lucia Bellucci 3/4

Dopo il ritrovamento dell’Iphone della donna ad Ala nei pressi della linea ferroviaria del Brennero, come se qualcuno l’avesse lanciato per disfarsene, le indagini hanno presto portato a Verona, la città dove l’avvocato Ciccolini risiede e lavora. Gli investigatori hanno individuato la Bmw dell’uomo, parcheggiata nel garage dell’abitazione della madre , nel quartiere Borgo Roma. Nell’auto, coperto da un telo, hanno trovato il corpo della giovane donna, che presentava due ferite al cuore procurate con un’arma da taglio. L’uomo avrebbe tentato di spostarlo nel bagagliaio, senza riuscirvi, e alla fine l’avrebbe lasciato sul sedile a fianco al suo, dopo aver viaggiato con la salma accanto per 400 km . L’ipotesi, infatti, è che la donna sia stata uccisa nei dintorni di Pinzolo. Da Il Fatto Quotidiano 12 Agosto 2013

FEMICIDIO: Le donne vengono uccise perchè hanno trasgredito al ruolo ideale di donna imposto dalla tradizione, è un mezzo punitivo e una forma di controllo sociale -> , “due coltellate”, “prenotato in anticipo un tavolo”, “Un incontro chiesto dall’uomo per tentare di ricucire”:

L'aggressore chiede l'ULTIMO APPUNTAMENTO

Il femicidio e il feminicidio di Lucia Bellucci 4/4

L'aggressore chiede l'ULTIMO APPUNTAMENTO

FEMMINICIDIO: La violenza maschile sulle donne è trasmessa e vista culturalmente come un qualcosa di naturale, modalità comunicative dei media, del cine ma, spiegazioni di soggetti carismatici che legittimano la violenza: “illegale ma legittima ” -> “aveva sofferto”, “non si rassegnava”, gestione distratta della scena del crimine, “faceva jogging”

Durante la loro convivenza, la ragazza aveva già subito — è la lettura degli inquirenti — angherie e soprusi . Più volte era stata picchiata, ma non aveva mai avuto il coraggio di denunciare il fidanzato. Forse per paura di ritorsioni nei confronti della sua famiglia che vive nell’altra ala della villa. La sera di domenica 15 settembre — secondo la ricostruzione — Ilaria, al termine dell’ennesimo litigio, era stata ferita da un colpo di pistola al fianco sinistro che le aveva perforato un rene. Si era medicata

Il femicidio e il feminicidio di Ilaria Pagliarulo 1/2

al fianco sinistro che le aveva perforato un rene. Si era medicata da sola in casa senza chiedere aiuto , tamponando al meglio la ferita. La mattina dopo la coppia aveva litigato ancora e lui le aveva sparato di nuovo. Il proiettile la colpì al torace. A quel punto Ilaria aveva chiesto aiuto alla madre che aveva telefonato al 118 e ai carabinieri.

Solo dopo il secondo proiettile Ilaria è andata in ospedale dove è morta, dopo 7 giorni di agonia

Da Blitz, Cit. Il Corriere della sera, 24 Settembre 2013

FEMICIDIO: Le donne vengono uccise perchè hanno trasgredito al ruolo ideale di donna imposto dalla tradizione, è un mezzo punitivo e una forma di controllo sociale -> , due colpi di pistola senza soccorso

L'aggressore MANTIENE IL POSSESSO

FEMMINICIDIO: La violenza maschile sulle donne è

Il femicidio e il feminicidio di Ilaria Pagliarulo 2/2

FEMMINICIDIO: La violenza maschile sulle donne è trasmessa e vista culturalmente come un qualcosa di naturale, modalità comunicative dei media, del cine ma, spiegazioni di soggetti carismatici che legittimano la violenza: “illegale ma legittima ” -> mancanza di una rete efficace, “per paura di ritorsioni nei confronti della sua famiglia”, si era medicata da sola in casa senza chiedere aiuto

[...]Fabiana va a scuola e non torna più. Sparita. [...] Domenico era andato a prenderla all'uscita di scuola, e nonostante le resistenze della ragazza, l'aveva portata in un posto isolato, in campagna. Qui Domenico l'ha uccisa. Voleva fare sesso, ma la ragazza lo ha respinto. E la furia omicida di un ragazzino è stata feroce: accoltellata e bruciata viva, mentre lei lo supplicava di fermarsi.

Il femicidio e il feminicidio di Fabiana Luzzi 1/2

bruciata viva, mentre lei lo supplicava di fermarsi.S. Biagio Il Sole 24 Ore, 27 maggio 2013

Facciamo un po' di brainstorming

I pregiudizi 1/3“La violenza domestica è presente in contesti famil iari culturalmente ed economicamente poveri”- Il maltrattamento colpisce il 35% delle donne nel mondo, a prescindere dalla religione, stato sociale …- Le classi ricche tendono a denunciare meno per vergogna o per la difficoltà ad essere credute

“La violenza è causata da occasionali e sporadiche perdite di controllo”

- La maggior parte degli episodi di violenza sono premeditati, non sono atti - La maggior parte degli episodi di violenza sono premeditati, non sono atti irrazionali ma tendono a stabilire un clima di controllo sulla donna

“La violenza domestica è causata dall’assunzione di droghe ed alcol”

- Alcolismo e tossicodipendenza non sono mai le cause dirette della violenza. La maggior parte degli uomini violenti non sono né alcolisti né tossicodipendenti

I pregiudizi 2/3“La violenza domestica non incide sulla salute dell e donne”- La Banca Mondiale e l’Organizzazione mondiale della Sanità calcolano ogni anno i costi sociali della violenza contro le donne.- La violenza sulle donne è anche un problema di salute pubblica perché i maltrattamenti influiscono sullo stato psico fisico delle donne impedendo il normale svolgimento delle attività

“I partner violenti hanno subìto maltrattamenti nel l’infanzia”“I partner violenti hanno subìto maltrattamenti nel l’infanzia”- Non esiste una relazione diretta tra maltrattamenti infantili e violenza agita da adulti.- Quello che influisce sulla ripetizione dei comportamenti di violenza è la mancanza di qualsiasi intervento per fermare la violenza.- Esistono casi in cui chi ha subìto maltrattamenti da piccolo da adulto non li ripete, anzi solidarizza con le vittime perché ha avuto la possibilità di elaborare la propria esperienza.

I pregiudizi 3/3

“I partner violenti hanno problemi psichiatrici”

- Solo il 10% dei maltrattanti ha problemi psichiatrici.

- La violenza domestica non è un fenomeno di patologia o devianza

“Alle donne piace essere picchiate e subire violenz a”

- Ci sono molti fattori che impediscono alla donna di uscire da una relazione violenta.violenta.

Attenzione a questi stereotipi, sono assimilati cul turalmente da ognuno di noi, anche dalle persone che si dovrebbero occup are delle emergenze, dell'aiuto, ecc.

Tipologie di abusoViolenza fisica: Spintonare, tirare i capelli, Dare schiaffi, pugni, calci, Colpire con oggetti, Strangolare, Ustionare, Ferire con un coltello, Infliggere mutilazioni genitali, Torturare, Uccidere

Violenza sessuale: Battute e prese in giro a sfondo sessuale, Fissare insistentemente e in modo allusivo, Esibizionismo ,Telefonate oscene, Proposte di rapporti sessuali non voluti, Palpeggiamenti e toccamenti a sfondo sessuale non voluti, Rapporti sessuali imposti, Stupro, Costringere a comportamenti sessuali umilianti o dolorosi, Gravidanze o aborti imposti, Tratta delle donne e sfruttamento sessuale

Violenza psicologica: Battute e prese in giro dirette ad umiliare, Minacce, e in Violenza psicologica: Battute e prese in giro dirette ad umiliare, Minacce, e in particolare minacce di violenza, Isolamento e controllo, Insulti, anche di fronte ad altre persone, In generale: comportamenti che danneggiano l’identità e l’autostima della donna, la sua possibilità di benessere, soprattutto se persistenti.

Violenza economica: Controllo dello stipendio della donna o delle entrate familiari, impedendole qualsiasi decisione in merito, Divieto o costrizione a lavorare, obbligo a lasciare il lavoro, Costrizione a firmare documenti, a intraprendere iniziative economiche, a volte truffe

Violenza spirituale: Distruzione dei valori e della fede religiosa di una donna attraverso la ridicolizzazione sistematica, Costringere una donna con la violenza o il ricatto a fare cose contrarie ai suoi valori, o a non fare cose obbligatorie nella sua religione

Tipologie di danno 1/3

Danno Fisico - Lesioni: temporanee o Permanenti:- ferite temporanee di vario genere e loro esiti: bruciature, tagli,

occhi neri, commozione cerebrale, fratture- danni permanenti: danni alle articolazioni, perdita parziale

dell’udito o della vista, cicatrici secondarie dovute a morsi, bruciature, uso di oggetti taglienti e/o da punta, uso di oggetti impropri, corpi contundenti

- aborti, sbalzi ormonali, sterilità- aborti, sbalzi ormonali, sterilità

Disturbi alla digestione - Coliti, gastriti

Disturbi alimentari- Consumo eccessivo di cibo- Rifiuto del cibo

Tipologie di danno 2/3

Disturbi del sonno - Insonnia, incubi notturni, sonno agitato, discontinuo, stanchezza, apnee, sonnambulismo

Danno sociale - Esclusione e isolamento- rappresentazione sociale negativa- isolamento sociale e familiare, perdita di relazioni significative

Danno economico- perdita del lavoro e condizionamento negativo- divieto di gestire il proprio denaro- assenze dal lavoro, fino alla perdita del lavoro- perdita della casa e del livello di vita precedente

Tipologie di danno 3/3Danno psicologico - Annientamento e dispercezione del Sé- paura, ansia per la propria situazione e quella dei propri figli- sentimenti di vulnerabilità, di perdita e di tradimento- perdita di autostima- autocolpevolizzazione- disperazione e senso di impotenza- sintomi correlati allo stress (sensazione di soffocamento, iperattività del sistema gastrointestinale)- disturbo post-traumatico da stress: ipervigilanza (ansia, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione), ri-esperienze del trauma (flashback, incubi), condotte di evitamento- depressione- ideazione suicidaria

La violenza si presenta con le caratteristiche di un insieme di comportamenti che tendono a stabilire e a mantenere il controllo sulla donna e a volte sui figli.

Si tratta di vere e proprie strategie finalizzate a esercitare potere sull’altra persona, utilizzando modalità di comportamento diverse come:

- la distruzione di oggetti

- l’uccisione di animali appartenenti alla donna,

LE DINAMICHE dellaVIOLENZA DOMESTICA 1/3

- la svalorizzazione o la denigrazione dei suoi comportamenti e modi di essere,

- la minaccia di violenza,

- l’imposizione di controlli o limitazioni sul fatto di vedere amici, parenti o di uscire di casa da sola,

- scatenare scenate di gelosia del tutto immotivate,

- trattare la partner come una domestica, ecc..

Il risultato è un clima costante di tensione , di paura e di minaccia in cui l’esercizio della violenza fisica o sessuale può avve nire anche in modo sporadico o rarefatto e tuttavia risultare estremam ente efficace in quanto possibilità costantemente rievocabile e/o rievocata

Il lavoro con gli uomini violenti condotto negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei (Inghilterra, Svezia, Norvegia) ha dimostrato che le modalità dell’esercizio della violenza raramente sono lasciate al caso o sono il frutto di scatti d’ira improvvisi o incontrollabili.

I motivi più frequenti della violenza maschile, dichiarati dagli uomini stessi,

sono:

�- la possessività e la gelosia

LE DINAMICHE della VIOLENZA DOMESTICA 2/3

�- la possessività e la gelosia

�- le aspettative riguardanti il lavoro domestico delle donne

�- la punizione per quello che si ritiene un loro comportamento sbagliato

�- un modo per riconfermare la propria autorità

Le Case e i Centri Antiviolenza hanno elaborato un modello che descrive efficacemente questa realtà di cui parlano le donne che ad essi si rivolgono in cerca di aiuto. Si tratta del modello della “Ruota del potere e del controllo”,elaborato per la prima volta negli U.S.A. da un gruppo di donne maltrattate e di operatrici del “Progetto di Intervento sulla Violenza Domestica” della cittadina di Duluth, Minnesota

LE DINAMICHE della VIOLENZA DOMESTICA 3/3

IL CICLO DELLA VIOLENZAIl ciclo può reiterare centinaia e centinaia di atti di violenza durante la relazione, e può riattivarsi nel giro di ore, giorni o anni. La durata, comunque, diminuisce nel corso del tempo tanto da rendere impercettibile la fase della latenza.1. Attivazione della tensione : La prima fase del ciclo è caratterizzata da un sovraccarico della tensione, ad es., cattiva o scarsa comunicazione tra le parti, paura per un eventuale scoppio d'ira. Può durare da un paio d'ore a qualche mese.2. Abuso vero e proprio : Durante questa fase, l'aggressore tenta di dominare la vittima tramite violenza psicologica, forza fisica o altri tipi di abuso. Talvolta può ricorrere ad atti sessuali o alla minaccia delle armi. La vittima può essere colpita al punto tale da richiedere l'assistenza al pronto soccorso, ma spesso senza riuscire a punto tale da richiedere l'assistenza al pronto soccorso, ma spesso senza riuscire a trovare una via d'uscita dal ciclo.3. Meccanismi di difesa : Caratterizzata da una serie di riavvicinamenti, questa fase segna un termine apparente della violenza, l'aggressore finge di assumere sensi di colpa o rimorsi per quanto accaduto. Spesso l'aggressore avanza false promesse di cambiamento del proprio comportamento, magari corrompendo la buona fede della vittima con regali e quanto altro possa rabbonirla. La forza di volontà della vittima può risultare indebolita.4. Latenza : Giunti a questo punto, la relazione è relativamente calma e serena (honey moon). Le difficoltà interpersonali, comunque, inevitabilmente si aggravano conducendo ad un nuova riattivazione della tensione.

La sindrome di learned helplessnessLenore Walker : formula una teoria per indagare sul perchè una parte delle donne maltrattate non abbandona il proprio aguzzino .

Per fare questo la Walker si basa sulla teoria del learned helplessness ,

letteralmente stato appreso di mancanza di aiuto, tradotto come "impotenza appresa", sviluppata da Seligman , per spiegare il comportamento passivo che si può verificare quando un soggetto è posto in un ambiente incontrollabile .

Il Ciclo della Violenza si ripete e la vittima tiene un comportamento passivo: le Il Ciclo della Violenza si ripete e la vittima tiene un comportamento passivo: le viene instillato un sentimento di assenza di vie d'uscita attraverso vere e proprie tecniche di condizionamento:- Episodi di brutalità non prevedibili- Alimentazione di una percezione di impotenza attraverso sistematica

svalutazione della persona- Mancanza di autonomia finanziaria- Evidente superiorità della forza fisica

Gondolf e Fisher, citati nello studio di Parker-Corell e Marcus sostengono che le statistiche disconfermano la teoria della Walker, NON SOLO solo di impotenza appresa, ma anche della mancanza di una serie di opzi oni pratiche

La donna come sopravvissuta

Secondo Gondolf e Fisher , il problema non starebbe nella percezione di una fuga impossibile, bensì negli ostacoli che la donna deve superareper poter fuggire:

- mancanza di alternative alla situazione abusante;

- mancanza o carenza di informazioni su come fare ad andarsene in maniera sicura;

- mancanza di risorse finanziarie ; - mancanza di risorse finanziarie ;

- contesto sociale ed istituzionale che spesso è carente e male organizzato quando non indifferente alla sofferenza della donna.

Questa visione della donna maltrattata, più attiva rispetto alla prima, focalizza l'attenzione sullo status di sopravvissuta: la donna cerca attivamente aiuto, formale ed informale , ma il fallimento della rete di relazioni e delle istituzioni d'aiuto, già sovraccaricate, limitate nelle risorse e anche con personale in burn out, la mantiene nella relazione abusante.

Disturbo Post Traumatico da StressRiflette sui disturbi psicologici e la sofferenza individuale sopravvenuti dopo l'esposizione ad un evento traumatico. Il contenuto dei criteri diagnostici riguarda tre punti in particolare:

1.Storia di esposizione ad un evento traumatico

2.Sintomi di questi tre cluster:

a. Pensiero ossessivo rivolto al trauma. Fantasie diurne, flashback, incubi notturni conattivazione emotiva, immaginativa, psicologica (fantasie di uccisione del partner abusante,flashback di episodi).

b. Evitamento/torpore. strategie emotive per ridurre al minimo la possibilità di esporsi di nuovoalla violenza e a minimizzarne la risposta psicologica. Ne esistono di comportamentalialla violenza e a minimizzarne la risposta psicologica. Ne esistono di comportamentali(tentativi di evitamento delle situazioni di violenza), cognitive (dissociazione, amnesia) edemozionali (scissione tra spetti cognitivi ed emozionali, in modo da obliare questi ultimi: sipercepisce solo la forma) fino allo psychic numbing, che rende problematico partecipare aqualsiasi relazione significativa a causa dell'assenza di cariche emozionali in merito ad esse.

c. Iper - arousal. Panico, ansia generalizzata, insonnia ed irritabilità, ipervigilanza ed allarmecontinuo.

3. Caratteristiche del trauma

a. Minacce di morte o aggressione diretta

b. Minaccia all'integrità fisica propria o altrui

Questa situazione porterebbe al learned helplessness

LA SINDROME DI PROCNE 1/3Nel mito greco della rondine, individuiamo l’archetipo della violenza domesticacontro le donne. Il mito, come un test proiettivo di massa , collega una serie diaffreschi trovati in Daulide (popolata da druidi) dagli invasori focesi (greci).E' possibile parlare di una sorta di Sindrome di Procne, che descrive lasituazione in cui vive la donna abusata.

[ . .] Ma il re di Atene aveva una figlia minore, Filomela, dalla voce suadente eTereo decise di averla [1] . Rinchiuse Procne in una capanna presso il palazzo,annunciandone la morte al suocero [2] . Egli si unì al suo dolore e gli inviò, sottoscorta, la figlia minore [3]. Tereo uccise la scorta prima che arrivasse a palazzoscorta, la figlia minore [3]. Tereo uccise la scorta prima che arrivasse a palazzo[4] e costrinse Filomela a giacere con lui ben prima delle nozze [5] .[ …])Raccogliamo gli elementi peculiari, critici, tra le parentesi quadre, troviamo:

1. Reificazione della donna da parte del partner;2. Isolamento sociale e controllo della donna;3. Condivisione dei valori culturali relativi alla reificazione della donna che

permette il perpetuarsi della violenza;4. Isolamento da fattori di protezione quali rete dei congiunti e rete

amicale e difesa da interventi esterni operati dal partner;5. Pluralità delle tipologie di abuso

LA SINDROME DI PROCNE 2/3

Ora concentriamoci sulla donna abusata in particolare e sullasua situazione individuale.

[ . .] Tuttavia, Procne seppe presto dell 'accaduto e Tereo, perprecauzione [6] , le tagliò la lingua e la segregò nel quartieredegli schiavi[7] [ . .].degli schiavi[7] [ . .].

1.Relazione interattiva sempre passibile dipeggioramenti in cui viene fatto capire alla donna chequalsiasi comportamento per lei negativo da parte delpartner è dovuto al proprio comportamento;

2.La donna viene resa invalida dal punto di vistacomunicativo dal partner tramite violenza o minaccia ela separazione completa dal mondo esterno.

LA SINDROME DI PROCNE 3/3Infine riflettiamo sul significato dell' archetipo attraverso le ultime fasi del mito,quelle della rivolta:

[ . .) Ma, lavorando assieme agli altri schiavi al manto nuziale destinato alla sorella,riuscì a intessere un messaggio segreto [8] : «Procne si trova tra gli schiavi» [9] .[….] Una volta uscita Procne uccise il figlio Iti e lo cucinò a Tereo [10] .[…]

1. La donna abusata, per riuscire a interrompere la violenza, deveappropriarsi di un codice comunicativo ed un mezzo tale da poterappropriarsi di un codice comunicativo ed un mezzo tale da potercomunicare all'esterno o a chi può aiutarla senza fraintendi menti .

2. La donna non può fare nulla per migliorare la propria situazione tranneassecondare tutti i voleri del partner e sopportarne in silenzio le torture, seprima non percepisce se stessa come vittima e così viene perc epitada altri da sè .

3. E' solo mettendo tra parentesi le caratteristiche principali dei propriruoli, contrassegnati da dipendenza e sottomissione è possi biletentare la fuga .

Come abbiamo appena visto attraverso l'analisi della Sindrome di Procne, sono in gioco una serie di variabili psicologiche, sociali e culturali.

Il percorso di ricerca di aiuto

1/4

Tratto da: Making the difference, London

Borough of Hammersmith & Fulham, 1995

Il percorso di ricerca di aiuto 2/4

Quando una donna chiede aiuto è utile ricordare che :�- ha già cercato aiuto fra le 5 e le 12 volte prima di ricevere unarisposta appropriata e di supporto�- viene aggredita più e più volte prima di cercare l’aiuto delle FF.OO.�- cercare aiuto all’esterno è un passaggio di un lungo percorso�- cercare aiuto all’esterno è un passaggio di un lungo percorso� familiari, amici e parenti sono generalmente i primi soggetti a cui le donne chiedono aiuto-� una donna sceglie la relazione, non la violenza�- non c’è mai nessuna giustificazione alla violenza�- le strategie di uscita dalla violenza di una donna riflettono lecircostanze in cui si trova, la sua situazione specifica�- lei conosce i suoi bisogni di sicurezza e l’autore della violenzameglio di qualsiasi altro

Il percorso di ricerca di aiuto 3/4

Perchè non lo lascia?

����- Situazione di pericoloQuando una donna decide di lasciare il partner violento la situazionetende a diventare più pericolosa. Dati americani dimostrano che ilrischio di essere uccise è due volte maggiore per le donne maltrattateche lasciano il partner��- Salvare l’amore e la famigliaUna donna può decidere di mettere in atto una serie di strategie per tentare di salvare la relazione, perché spinta da convinzioni culturali e religiose, da un intenso attaccamento affettivo, dal sogno di un amore e diun matrimonio felice�- Mancanza di sostegno esternoLa famiglia di origine non offre aiuto e sostegno, le Forze dell’Ordine ei Servizi Sociali minimizzano la violenza, non offrono risorse sufficienti,colpevolizzano la donna�

Il percorso di ricerca di aiuto 4/4

Perchè non lo lascia?

- Verifica delle risorse esterne e dei cambiamentiUna donna può chiudere e riaprire la relazione con il partner violentopiù volte:- per verificare la possibilità di un cambiamento effettivo del partner- per valutare oggettivamente le risorse interne ed esterne disponibili- per verificare la reazione delle/i figlie/i alla mancanza del padre

-� AutobiasimoUna donna può ritenersi responsabile della violenza come strategia disopravvivenza finalizzata a sentirsi in grado di controllare la situazione:“se sono io a provocare la violenza, farla cessare dipende da me”

Monitoraggio Strutture (PISA) 1/5- Sperimentazione: da novembre 2007 a ottobre 2008. Compilate 290 schede da centri antiviolenza, sportelli donna, forze dell’ordine di 9 comuni dell’Area Pisana (Pisa, Calci, Cascina, Fauglia, Lorenzana, Orciano pisano, San Giuliano Terme, Vecchiano, Vicopisano)- Stima Istat per la Toscana: il 5,6% delle donne nella fascia di età 16-70 ha subito violenza fisica o sessuale negli ultimi 12

Primi risultati del monitoraggio sui fenomeni di violenza contro le donne, Volterra, 28 marzo 2009, Osservatorio per le Politiche sociali della Provincia di Pisa

età 16-70 ha subito violenza fisica o sessuale negli ultimi 12 mesi. Il 5,6% delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni nei 9 comuni dell’area pisana è pari a circa 3.900 donne- La rilevazione ha intercettato 290 donne. Esse rappresentano il 7,3% delle donne che potenzialmente hanno subito violenza (3.900).

E', quindi possibile che il 92,7% delle donne si sia chiusa nel silenzio

Monitoraggio Strutture (PISA) 2/5- Nazionalità: italiane (56,9%), straniere (43,1%)- Stato civile: coniugate o conv. (54,2%), divorz. o separate (15,5%), nubili (25,9%)- Età: 60% (19-40), 33,9% (44-60)- Istruzione: Italliane 48,7% ha almeno il diploma, 15% laurea Straniere: 14,6% nessun titolo di studio- Condizione professionaleItaliane: 21,4% disoccupate 19,8% operaie, 13% impiegate, 10,7% artigianato e commercio, 9,2% libero professioniste

Primi risultati del monitoraggio sui fenomeni di violenza contro le donne, Volterra, 28 marzo 2009, Osservatorio per le Politiche sociali della Provincia di Pisa

commercio, 9,2% libero professioniste Straniere: 51% disoccupate, 11,5% collaboratrici domestiche, 9,4% operaie- Figli: il 70% delle donne ha figli-Abusi: Maltrattamento psicologico 34,5% Maltrattamento fisico 33,1%Molestie ripetute e di diversa natura 12,8% Maltrattamento economico 7,6%Violenza sessuale 6,6% Maltrattamenti di diversa natura (psic., fis., econ.) 5,5%

Complessivamente il 40% delle donne ha subito maltr attamento fisico o violenza sessuale

Monitoraggio Strutture (PISA) 3/5L'aggressore:

29,7

14,5

8,5

12,8

12,8

3,2

40,040,8Coniuge

Ex-coniuge

Convivente

Familiare

Italiane

Straniere

Primi risultati del monitoraggio sui fenomeni di violenza contro le donne, Volterra, 28 marzo 2009, Osservatorio per le Politiche sociali della Provincia di Pisa

1,2

1,8

0,0

2,4

1,8

3,2

1,6

4,0

18,4

3,2

3,2

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0

Fidanzato

Collega/datore di lavoro

Altro (connazionale)

Altro

Nessuna Risposta

Straniere

Monitoraggio Strutture (PISA) 4/5CONTATTO COL SERVIZIO:

20,9

21,7

14,0

27,7

30,1

9,6

Primo contatto conun servizio

Già rivolta a Forzedell'ordine

Già rivolta aPronto soccorso

Italiane

Straniere

Primi risultati del monitoraggio sui fenomeni di violenza contro le donne, Volterra, 28 marzo 2009, Osservatorio per le Politiche sociali della Provincia di Pisa

14,0

12,4

10,9

15,7

7,2

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0

Pronto soccorso

Già rivolta a altroservizio nonspecificato

Già rivolta aiservizi sociali

Straniere

%

Monitoraggio Strutture (PISA) 5/5MOTIVO DEL CONTATTO: l 58,6% esprime una richiesta generica di aiuto, il 19% assistenza legale per stalking o maltrattamenti, l’11,4% una richiesta di accoglienza e/o alloggioDifferenza tra italiane e straniere: le straniere chiedono di più interventi diretti e concreti: accoglienza e alloggio (24,8% contro 4,8%) e assistenza legale (24,8% contro 14,5%)ESITO DEL CONTATTO:

66,4

77,8Presa in carico

Primi risultati del monitoraggio sui fenomeni di violenza contro le donne, Volterra, 28 marzo 2009, Osservatorio per le Politiche sociali della Provincia di Pisa

5,6

16,8

11,2

9,2

3,9

9,2

0,0 20,0 40,0 60,0 80,0 100,0

Dimissione

Invio al serviziosociale

Invio a altri servizi

italiane

straniere

Risultati di ricerche condotte all’estero, soprattutto nel mondo anglosassone, tendono a dimostrare l’importanza di un intervento immediato della giustizia penale nei casi di violenza domestica, purché accompagnato da:

-un’azione adeguata di sostegno alle vittime

- da misure dirette a trattare il problema degli uomini violenti anche al di fuori del carcere.

L'importanza dell'intervento

In particolare si sono rivelati efficaci:

- la facoltà di arresto immediato da parte della polizia qualora gli episodi di violenza integrino gli estremi di reato (simile al contenuto dell'ultimo provvedimento)

- la possibilità di allontanare il partner violento attraverso ordini di allontanamento o di protezione (già presente, ma gestito diversamente)

- la possibilità di ottenere processi per direttissima e quindi l’emissione immediata della sentenza

Le FF.OO. possono ricevere notizia di episodi di situazioni di violenza domestica in vari modi:

1. attraverso chiamate di emergenza da parte della persona vittima di violenza o di familiari, vicini, amici o parenti

2. attraverso il contatto diretto con la persona vittima di violenza che si rivolge a questure, commissariati di polizia o comandi dei carabinieri per denunciare l’accaduto o chiedere altre forme di intervento come l’esposto

3. durante il servizio di Pronto intervento

L'approccio delle FF.O. 1/7

1. Al telefono

- rassicurare la persona che telefona e tranquillizzarla

- non pretendere di risolvere tutto attraverso il colloquio telefonico; l’esperienza dimostra che è più proficuo il contatto diretto con le/gli operatrici/tori delle FF.O.

- assumere dalla persona che chiama il maggior numero di informazioni possibili

- registrare l’incidente secondo le modalità prestabilite

2. Al posto di polizia o comando dei carabinieri

2.1. Come preparare il colloquio con la donna- ogni operatore dovrebbe essere posto nelle condizioni di sentirsi a proprio agio

nel corso del colloquio e di garantire una situazione sicura e il più possibile di agio per la vittima

- presentarsi, informarla sui suoi diritti e sulla procedura prima di iniziare il colloquio

- se si tratta di un colloquio successivo, discutere con la donna dove deve avere

L'approccio delle FF.O. 2/7

- se si tratta di un colloquio successivo, discutere con la donna dove deve avere luogo ed assicurarsi che possa raggiungere il posto e lasciarlo in condizioni di sicurezza

- informarla della possibilità di essere accompagnata da una persona di sua fiducia o anche da un’avvocata

- assicurarsi che la donna abbia il supporto di un Centro Antiviolenza;

- offrire sempre la possibilità che il colloquio venga fatto da un’agente donna

- assicurarsi che ci sia un interprete, se necessario

2.2. Il colloquio- essere consapevoli che può essere molto difficile per la donna parlare

dell’esperienza/situazione di violenza

- affermare chiaramente che lei non ha colpa della violenza, che l’unica persona responsabile è l’autore e che non ci sono giustificazioni a questi comportamenti

- prendere seriamente quello che la donna dice. Nei casi di violenza domestica è molto facile che l’autore accusi la vittima di essere la causa della violenza e/o che le dica “nessuno ti crederà”

L'approccio delle FF.O. 3/7

che le dica “nessuno ti crederà”

- considerare seriamente bisogni e paure usando domande aperte, ad es.: “Che cosa è accaduto quando suo marito è tornato a casa? E poi: In che modo l’ha picchiata?” Non usare domande chiuse es. “Suo marito l’ha picchiata?”

- darle un po’ di tempo per pensare alle domande e rispondere

- fare domande precise e dettagliate sull’aggressione e sulle lesioni subite, ad esempio “In che modo l’ha picchiata? Dove? Ha usato i pugni, i piedi o degli oggetti? Ha usato armi, quali?”

- evitare domande del tipo: “Perché l’ha stuprata o picchiata?” la vittima non è responsabile delle motivazioni dell’autore, queste domande vanno fatte a lui soltanto oppure le risposte risulteranno chiare dal contesto

- non fare domande che siano di rimprovero/accusa per la donna, del tipo: “Che cosa l’ha fatta stare insieme con un uomo così? Che cosa ha fatto per provocare la violenza? Non poteva fare niente per calmarlo?”

- non focalizzare il colloquio unicamente sulla violenza fisica, fare domande anche su altre forme di violenza: minacce, distruzione di oggetti, ingiurie, ecc.

- stabilire se vi sono stati episodi di violenza precedenti. E’ molto probabile che si tratti di una storia di violenza, piuttosto che del primo incidente

- anche se la vittima è in stato di alterazione per l’uso di sostanze alcoliche o droghe raccogliere la sua denuncia; non significa che le cose da lei dette non siano vere

L'approccio delle FF.O. 4/7

raccogliere la sua denuncia; non significa che le cose da lei dette non siano vere

- se la vittima è una persona disabile con cui non è possibile comunicare bene, è importante cercare di contattare il medico di base, l’assistente sociale o parenti ed amici che possano aiutare a capire la situazione.

Prima di fare qualsiasi cosa è importante avere il suo consenso

- ricordare sempre che la violenza domestica può colpire chiunque a prescindere dall’età, dall’educazione, dalla razza o cultura

- non cercare di persuadere la donna a fare qualcosa, raramente questo produce degli effetti e se li produce spesso peggiorano la situazione

- ricordare sempre di essere un’importante fonte di informazione per la donna e accertarsi che le informazioni che si danno siano verificate

2.3. Come chiudere il colloquio- se l’intervista viene registrata usare il più possibile le parole della donna

- dopo che la donna e la persona che l’accompagna hanno letto attentamente la denuncia, assicurarsi che abbiano capito bene il testo prima di firmare

- prima che se ne vada discutere con lei un piano di sicurezza

- dopo averla informata sui diritti delle vittime di reato, indicarle i luoghi a cui

L'approccio delle FF.O. 5/7

- dopo averla informata sui diritti delle vittime di reato, indicarle i luoghi a cui può fare riferimento

- assicurarsi che possa andarsene senza correre dei rischi

3. Nel corso di un intervento di emergenza o pronto interventoMolto spesso i partner accusano le donne di essere violente. E’ una strategia

molto comune per giustificare la propria violenza, specialmente se la donna si è

difesa contro l’aggressore.

3.1. Preparazione mentale. E’ necessario essere sicuri di sapere chi è la vittima. Il modo migliore per rispondere alla domanda “chi è la vittima” è chiedersi:

L'approccio delle FF.O. 6/7

- chi ha paura?

- chi è dipendente?

- chi è tenuto sotto controllo?

- chi ha sperimentato ripetutamente aggressioni gravi?

ESEMPIO: Mostro di Milwakee: come i pregiudizi di due agenti di polizia hanno condannato a morte un ragazzo (e le vittime successive)

3.2. Nel momento dell’intervento:- essere consapevoli della propria situazione di rischio . I partner violenti possono

dimostrarsi calmi e disinvolti e cogliere in questo modo gli altri di sorpresa

- è fondamentale essere il più possibile gentili e cortesi : una risposta positiva può incoraggiare la vittima a chiedere aiuto

- parlare sempre alla donna separatamente dall’autore della violenza, perché può essere terrorizzata di dire qualcosa, sotto shock, temere rappresaglie

- consigliare sempre la donna di andare al Pronto Soc corso anche nel caso in

L'approccio delle FF.O. 7/7

- consigliare sempre la donna di andare al Pronto Soc corso anche nel caso in cui non ci siano lesioni evidenti: può aiutare qualora intenda sporgere denuncia

- dare alla vittima i numeri di telefono e gli indirizzi utili, senza che l’autore lo veda

- verificare sempre la situazione di eventuali bambini : possono essere intervenuti per proteggere la loro madre o avere essi stessi subìto direttamente violenza; possono avere bisogno di essere rassicurati che la loro madre sta bene

- se è necessario un interprete è meglio non avvalersi di un familiare ma cercare qualcuno alla stazione di polizia in modo da essere sicuri della sua imparzialità

- fare il possibile per assicurare protezione alla vittima della violenza e ai bambini; è probabile che lei sia nuovamente aggredita in breve tempo

MALTRATTATE IN FAMIGLIA, Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, 1999

Una donna che ha subìto un episodio di violenza non è solo una testimone, ma una persona che ha bisogni di sicurezza.

Per questo bisogna focalizzare l’attenzione sull'evento che arriva alla nostra attenzione, ma anche sulla situazione complessiva in modo da valutare il rischio a cui la donna e i suoi figli sono esposti

Domande utili al fine di valutare il rischio di esiti letali:

Valutazione rischio letalità 1/2

- c’è una storia di violenza? La donna è stata assalita precedentemente?

- quale è stata l’aggressione o lesione più grave da lei subita?

- le aggressioni sono diventate più frequenti, gravi o brutali?

- ci sono armi come pistole, coltelli o altre in casa?

- ci sono mai stati dei tentativi di strangolamento da parte del maltrattatore?

- è stato violento anche nel corso della gravidanza?

- ha agito violenza sessuale?

- l’autore della violenza usa droga o alcool?

- quando è ubriaco o sotto l’effetto della droga diventa violento?

- ha mai minacciato di uccidere la donna o le/i figlie/i?

- la donna ha paura che l’autore possa ferire seriamente o ammazzare le/i bambine/i?

- ha paura che l’autore possa suicidarsi?

- l’autore della violenza è molto geloso o l’accusa di avere un amante?

- segue la vittima, la spia, la controlla o la molesta?

- la donna mostra delle intenzioni suicide?

- l’autore ha una storia di precedenti penali o di aggressioni a terzi?

- la donna si è separata dal maltrattatore o ha manifestato l’intenzione di farlo?

Valutazione rischio letalità 2/2

- la donna si è separata dal maltrattatore o ha manifestato l’intenzione di farlo?

Questa lista di domande è stata compilata sulla base dei risultati di ricerche condotte per identificare i fattori di rischio di letalità che intervengono nelle situazioni si violenza domestica. Se tre o più di queste domande ricevono una risposta positiva, la donna si trova in una sit uazione ad alto rischio .

In ogni caso alla fine del colloquio è importante che venga assunto un piano di sicurezza.

MALTRATTATE IN FAMIGLIA, Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, 1999

Se la donna è separata e vive da sola

Discutere con lei le seguenti possibilità:

- cambiare la serratura

- installare un sistema di sicurezza più adeguato (barre alle finestre, lucchetti, più illuminazione)

- parlare chiaramente del pericolo con le/gli insegnanti della scuola frequentata dai bambini e indicare chi è autorizzato ad andare a prenderli, considerando i provvedimenti in merito dell’autorità giudiziaria

Piano di Sicurezza 1/3

provvedimenti in merito dell’autorità giudiziaria

- insegnare ai bambini come chiamare la polizia o altre persone che

possono essere di aiuto (familiari, amici, ecc.)

- cercare il Centro Antiviolenza più vicino

- individuare con lei un legale competente

- chiedere se qualcuno può andare ad abitare temporaneamente da lei in modo che non sia sola

- verificare se può essere ospitata temporaneamente da qualcunoMALTRATTATE IN FAMIGLIA, Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, 1999

Se la donna si sta preparando a lasciare il maltrat tatore- come e quando lei e i bambini possono lasciare la casa nel modo più sicuro?

- ha un’automobile o un altro mezzo di trasporto? Ha del denaro?

- c’è un posto sicuro dove può andare?

- che cosa può fare lei o possono fare altri, in modo che lui non riesca a trovarla?

- raccomandare di preparare in anticipo una borsa con gli oggetti personali da portare in un posto sicuro (casa di familiari o amiche/ci) da utilizzare in una situazione di emergenza

- la borsa con gli effetti personali deve contenere: vestiti per lei e per i bambini, oggetti intimi,

Piano di Sicurezza 2/3

- la borsa con gli effetti personali deve contenere: vestiti per lei e per i bambini, oggetti intimi, denaro e carte di credito, una copia delle chiavi di casa o dell’automobile, giocattoli per li bambini, medicine e ricette mediche, numeri di telefono e indirizzi di familiari, amici e agenzie utili, tutti i suoi documenti e quelli delle/i bambine/i, incluso documenti di divorzio o separazione, permessi di soggiorno o altro

- chi sono le persone di cui si fida, che possono essere informate del fatto che se ne va e aiutarla? Di chi non si può fidare?

- in che modo può essere più sicura quando va al lavoro o a prendere i bambini a scuola?

- quali sono le misure legali che può chiedere per aumentare la sua sicurezza?

- quali sono le risorse presenti nella comunità che possono esserle d’aiuto?

- conosce il telefono del Centro Antiviolenza? Lo ha già contattato?

MALTRATTATE IN FAMIGLIA, Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, 1999

Se la donna rimane con il maltrattatore , rispondere con lei alle domande:

- che cosa è più utile al fine di garantire una certa sicurezza in caso di emergenza?

- quali sono le persone a cui lei e le/i bambine/i possono chiedere aiuto?

- c’è un telefono? E se lei non può usarlo (fare un segno ai bambini in modo che chiamino la polizia, i vicini o un familiare)?

- chiamerebbe la polizia o si accorderebbe con i vicini perché lo facciano?

- se lei e i bambini devono scappare: tragitto migliore? Dove possono andare?

- raccomandare di mettersi al più presto in contatto con un Centro Antiviolenza che

Piano di Sicurezza 3/3

- raccomandare di mettersi al più presto in contatto con un Centro Antiviolenza che abbia una Casa rifugio in modo da sapere dove andare in caso di emergenza

- se il partner detiene un’arma può essere segnalato alle FF.O. perché gli venga ritirata; nel caso in cui sia in possesso di un’arma regolarmente denunciata gli agenti valutano la presenza di precedenti specifici come l’aver usato violenza alla donna stessa o a terzi

- preparare una borsa con gli effetti personali e tenerla in un luogo sicuro

- ricordarle che in una situazione di pericolo è importante fidarsi del suo giudizio e delle sue sensazioni su cosa è meglio fare per proteggere sè e i bambini: a volte è meglio lasciare la casa immediatamente e altre cercare di calmarlo e programmare l’uscita

MALTRATTATE IN FAMIGLIA, Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, 1999

E’ in posizione ottimale per identificare le donne che hanno subito violenze per indirizzarle verso altri servizi

La maggioranza delle donne fa visita ad una struttura di assistenza sanitaria in

L'approccio del medico e dello psicologo 1/7

una struttura di assistenza sanitaria in un qualche momento della sua vita: durante una gravidanza, oppure per far curare se stesse o i figli.

Ostacoli al riconoscimento per chi offre aiuto

�- scarsa conoscenza della diffusione e gravità del fenomeno

- insufficienti strumenti d'identificazione del problema

�- ritenere che non si tratti di un problema di propria pertinenza

�- non sentirsi in grado di intervenire e fornire aiuto

�- diffidenza nei confronti della donna, pensando che potrebbe essere lei a provocare la violenza

L'approccio del medico e dello psicologo 2/7

provocare la violenza

�- mancanza di tempo per verificare la presenza di violenza

�- difficoltà a gestire il proprio vissuto emotivo

�- ritrosia a farsi carico di situazioni che possono implicare l'attivazione, spesso faticosa e difficile, del sistema della giustizia civile e penale

Parlare della propria situazione di violenza è estrem amente difficile per la donna: rivelarla può mettere a repentaglio la su a sicurezza. Teme di non essere creduta, prova vergogna, percepisce q uando l'operatrice/tore è troppo impegnato per dedicarle il tempo necessario.

Perché la donna ha difficoltà a parlarne

�- paura che svelare la situazione di violenza possa mettere a repentaglio la propria sicurezza e quella dei figli

-� paura di subire vergogna e umiliazioni di fronte ad atteggiamenti giudicanti credersi responsabile della violenza e quindi ritenere di non meritare aiuto

�- sentimenti di protezione nei confronti del partner e speranza in un

L'approccio del medico e dello psicologo 3/7

�- sentimenti di protezione nei confronti del partner e speranza in un suo cambiamento

�- dipendenza economica dal maltrattatore

�- senso di impotenza rispetto alla possibilità di trovare risorse efficaci per cambiare la situazione

-� credere che i suoi problemi non siano abbastanza gravi da nominarli

Nella struttura sanitaria potrebbe essere venuta col partner o con i figli: trovare un momento nel quale porre alcune domande solo alla donna:

- il partner potrebbe intimidirla

- lei potrebbe vergognarsi di parlare davanti ai bambini

- potrebbe avere paura che vadano a raccontare la partner che ha parlato con il medico/operatore.

L'approccio del medico e dello psicologo 4/7

parlato con il medico/operatore.

Il più delle volte la donna riesce ad affrontare l’ argomento se le vengono poste delle domande in maniera non giudican te e durante un incontro riservato (da domande indirette a domande dirette).

Anche se non dovesse rispondere le resterà impresso il fatto che la violenza da parte del partner è considerata un evento possibile nella vita delle donne.

In tal modo viene valorizzato il suo vissuto e raff orzata la sua capacità di cercare aiuto quando si sentirà pronta

Sospettare violenza domestica in presenza di:

- considerevole intervallo di tempo tra l’epoca in cui si sono verificate le lesioni e il momento in cui è stato richiesto un intervento medico

-� donna con una storia di traumi ripetuti o di frequenti visite al pronto soccorso o di lesioni multiple in vari stadi di guarigione

- � estensione e caratteristiche della lesione non verosimilmente corrispondenti alle spiegazioni offerte dalla donna

L'approccio del medico e dello psicologo 5/7

�- lesioni bilaterali

�- lesioni a stampo

�- dolore cronico senza danno tissutale rilevabile

�- dolore acuto in assenza di lesioni esterne visibili (sospetto di lesioni interne, più frequentemente all’addome e alla testa)

- lesioni al volto, alla nuca, alla gola

�- lesioni al seno, al torace, all’addome o ai genitali Central Injury Pattern

�- lesioni in gravidanza, comunemente ma non esclusivamente all’addome e al seno

Sospettare violenza domestica in presenza di:

���- episodi ricorrenti di malattie sessualmente trasmesse o di infezioni del tratto genito-urinario

�- sintomi di disagio psicologico o emotivo

�- evidenza di abuso di sostanze

�- ideazione suicidaria o tentativi di suicidio

L'approccio del medico e dello psicologo 6/7

�- ideazione suicidaria o tentativi di suicidio

- aggravamento o uno scarso controllo clinico di condizioni mediche croniche, come diabete, ipertensione, asma, artrite o malattie cardiache. Ciò può essere conseguente al fatto che il partner impedisce loro di cercare aiuto medico o di assumere la terapia prescritta. Oppure, la donna si trova in una situazione di disperazione tale da non prendersi cura della propria salute

Presentazioni in acuto- lesioni traumatiche e ustioni�

- edema ed ematomi periorbitali

- ferite lacero-contuse in sede labiale

- tagli, contusioni, abrasioni o lacerazioni �

- emorragie sottocongiuntivali

�- storte, fratture e lussazioni �

- bruciore o perdite ematiche anali

L'approccio del medico e dello psicologo 7/7Presentazioni mediche croniche

�- dolore cronico (cefalea, lombalgia, ecc.)

�- disturbi del sonno

�- astenia

�- diminuzione della concentrazione

�- disturbi gastrointestinali- bruciore o perdite ematiche anali

�- lesioni a testa, collo, torace, seni e addome

- ematomi subdurali

- segni di tentato strozzamento

�- lesioni contemporanee in diverse �parti del corpo �e in diverse tappe di guarigione

- lesioni intraddominali

- lesioni bilaterali

-� aree edematose in particolare in � sede anale genitale e ai seni

�- vertigini

�- palpitazioni

�- parestesie

�- dispnea

�- uso abituale di tranquillanti minori o farmaci antidolorifici

�- visite mediche frequenti, con sintomi e segni vaghi, aspecifici

Manifestazioni ginecologiche:

- dolore pelvico cronico (malattia infiammatoria pelvica)

- disfunzioni sessuali (dispareunia, anorgasmia)

- frequenti infezioni del tratto genito-urinario.

- i rapporti sessuali forzati mettono le donne a rischio di tutte le conseguenze del sesso non protetto: infezione da HIV, altre malattie a trasmissione sessuale,

- gravidanze indesiderate.

�- lesioni a seni, addome e zona genitale

GINECOLOGIA E OSTETRICIA 1/2

�- lesioni a seni, addome e zona genitale

�- lacerazioni anali o vaginali

La violenza potrebbe iniziare durante la gravidanza. In alcuni casi, invece è un periodo di “tregua”. La gravidanza è associata all'aumento della severità e della frequenza degli episodi e a un maggior rischio per la donna di essere uccisa.

La possibilità di subire violenza e/o di un aumento della sua severità cresce con la gravidanza, anche in relazione alle diminuite capacità di difesa della donna.

Le donne maltrattate, con una probabilità circa doppia rispetto alle altre, ritardano l’inizio delle cure prenatali al terzo trimestre di gravidanza e spesso presentano uno scadimento delle condizioni generali conseguente ad una dieta inappropriata.

Manifestazioni ostetriche:

�- placenta previa

�- distacco di placenta

�- rottura del fegato

�- rottura dell’utero

�- rottura della milza

�- emorragia preparto

GINECOLOGIA E OSTETRICIA 2/2

�- emorragia preparto

�- parto distocico

�- parto pretermine

�- aumentato ricorso al parto cesareo

�- basso peso del nascituro

�- nascita di feto morto

�- aborto

�- arrivo in ritardo o sporadico alle cure e visite prenatali