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2 Primo Piano IL CITTADINO SABATO 23 NOVEMBRE 2013 Oltre i limiti pulsante “segnala abuso” di Fa- cebook, o forse perché i “disa- stri” causati stavano diventando troppi. Ma non passa molto tempo e sul social network più usato dai ragazzini continuano a nascere pagine di questo genere. I forni- tori di scoop sono i ragazzi stes- si, basta inviarli alla pagina che li pubblicherà mantenendo l’anonimato delle fonti. Spesso hanno vita breve, ma in questo breve tempo il successo e i fol- lowers sono tanti. Spuntano anche le foto Le dinamiche cambiano legger- mente, anziché pubblicare esclusivamente il gossip, vengo- no pubblicate anche le fotogra- fie degli interessati, accompa- gnate da commenti. Una delle pagine che segue questo trend si chiama “Le Babbe di Monza e Dintorni”. Le vittime sono specialmente le ragazze e le foto da loro postate sul social. Foto in pose sexy, o con espressioni abbastanza provocanti,la scritta offensiva applicata ad arte sulla foto fa il resto. Ci sono anche casi di ragazze prese in giro per- ché troppo grasse, o perché usa- no Photoshop per modificare i loro difetti, anche se le offese più gettonate sono quelle che fanno riferimenti alla vita ses- suale delle 14enni. La “fanpage” più in voga La fanpage di questo genere più in voga al momento è “L’eviden- te disagio mentale dei Vip di Monza e dintorni”. I fan di que- sta pagina sono quasi 10mila, e sono tutti ragazzi di Monza e dintorni. Le dinamiche sono sempre le stesse: chiunque può inviare una fotografia di un ra- gazzo/ragazza, accompagnata da un commento spesso offensi- vo. I proprietari della pagina, che si mantengono anonimi tra- mite dei nickname, pubbliche- ranno di tutto. Spesso la vittima presa di mira si difende attra- verso un “controcommento”, gli altri rispondono di “farsi solo una risata”. La stessa descrizione della pagina recita: “pagina di humo- re sulle persone di Monza e Brianza”, e sono molti i ragazzi- ni che invitano tutti a prenderla sul ridere. I creatori della pagina, quan- do diffondono una fotografia, precisano sempre che è stata inviata da un fan e che se doves- se dare fastidio provvederanno a rimuoverla. Le foto sono ac- cessibili a tutti, perché si trova- no su Facebook: basta quindi salvare la foto sul proprio pc, oppure facendo uno screenshot dal cellulare, ed inviarla alla pa- gina e vederla pubblicata. La privacy che non c’è Tra i ragazzini stessi ci sono dei dibattiti riguardanti la privacy delle immagini: effettivamente, dal momento in cui decidono di condividerle sul social network accettando i “termini e condi- zioni” le immagini possono es- sere usate e modificate da chiunque. Quindi gli ammini- stratori della pagina non sono obbligati a rimuoverle, anche se vengono considerate offensive. Ci sono diversi tipi di fotogra- fie. Alcune, a detta dei ragazzi, fanno solo ridere: è il caso del collage che ritrae una ragazza dalla dentatura un po’ evidente che ride affiancata un immagine di un cavallo. Forse l’accosta- mento non sarà offensivo per gli amministratori, ma la ragazza in questione non la penserà pro- prio così. Anche la pagina dei più belli Apparire è importante, nel bene e nel male. Se esistono pagine che fanno leva sul pettegolezzo e sull’offesa, ce ne sono altre che servono a fare complimenti. E’ il caso della fanpage “I ragazzi e le ragazze più belle di Lecco, Monza e dintorni”. Qui la gara è tra chi riesce a collezionare più “mi piace” alle proprie foto. Solo in questo modo potrà diventare vip del social. L’obiettivo è quin- di di riuscire a vedere la propria foto più bella postata su questo tipo di fanpage, in modo da au- mentare i “mi piace” alla foto, le richieste d’amicizia e in gene- rale la popolarità sul web, che si misura ormai con un solo nu- mero: i “mi piace” alla foto pro- filo. GAIA STAGNI MONZA Mondo virtuale che di- venta mondo reale, un mondo in cui vivono migliaia di ragazzi adolescenti. Non c’è più una divisione, il virtuale e il reale sono profon- damente connessi e le azioni si ripercuotono e hanno conse- guenze in entrambi i mondi. Il privato, il segreto, le con- fessioni intime sono alla portata di tutti tramite Facebook. In particolare negli ultimi anni si è diffusa la moda di creare delle “fanpage” con lo scopo di diffon- dere segreti e presunti scoop, forniti dai ragazzi stessi, che ri- guardano altri loro coetanei. Da una famosa serie tv Gli autori di Gossip Girl, serie tv statunitense di successo tra- smessa in Italia dal 2008 al 2013, avevano avuto un grande intui- zione, che poi si è verificata cor- retta, su quanto la tecnologia poteva incidere sulla vita priva- ta degli adolescenti. Incentrata sulla vita dell’èlite adolescente di Manhattan rac- contata da una misteriosa, ano- nima fanciulla detta appunto ’Gossip Girl’, che dal suo blog svela fatti e misfatti della popo- lazione giovanile dell’Upper East Side. Sempre attaccati ai cellulari, i giovani newyorkesi inviano a Gossip Girl foto com- promettenti, pettegolezzi suc- cosi e segreti intimi che riguar- dano i loro coetanei del liceo. La trama, intricatissima e piena di colpi di scena, si fonda su que- sto: il pettegolezzo diffuso via internet con conseguenze nella vita dei protagonisti della serie e dei loro rapporti. Da Manhattan alla Brianza .Ed ecco che, circa 4 anni dopo pian piano inizia a diffondersi questo trend sul web italiano. Una tra le prime pagine che coinvolge i ragazzini monzesi è “Gossip Girl Monza”. La pagina, creata su Facebook, recitava: “Ciao a tutti,sono gossip girl e sarò la vostra fonte di notizie sulle vite scandalose dell’élite di Monza. Inutile dirvi come fun- ziona,se siete appassionati della L’inchiesta Frasi,foto,pettegolezzi.Dacomputere telefonini sui social network,in un mondo virtuale dove si sa tutto di tutti.E senzapossibilitàdirimedio La vita digitale (senza filtri) dei ragazzi d’oggi serie tv,questo già lo sapete. Non aspettate a mandarmi foto,video o ogni altro tipo di notizie ri- guardanti pettegolezi vari! Vi attendo numerosi.” E le segnalazioni non tardano ad arrivare: in poco tempo i “mi piace” alla pagina crescono, e ogni giorno vengono postati de- cine di succose rivelazioni. “A.F. è stata avvistata sabato sera in un noto locale di Monza mentre tradiva il suo fidanzato con S.B.” oppure “M. fa tanto la santerel- lina, ma tutti sanno che è una facile”. I commenti sotto questi post, ovviamente, sono tantissi- mi. Accuse, difese, insulti alle ragazze prese in questione, in- sulti alla pagina stessa di Gossip Girl. Aperti e chiusi I ragazzini e le ragazzine coin- volte spesso non erano neanche al liceo, ma ancora alle scuole medie. E passavano i pomeriggi su pagine come questa, cercan- do di difendersi dagli attacchi di Gossip Girl, la quale, forte del- l’invio di messaggi con pettego- lezzi, continuava a creare con- flitti. Dopo un po’ di tempo la pagina chiude. Forse per le tante segnalazioni ricevute tramite il Il glossario Da fanpage a like Le parole social Fanpage/pagina Le Pagine Facebook aiutano le aziende, le organizzazioni e i marchi a condividere le loro notizie e a con- nettersi con le persone. Blog Un blog è un particolare tipo di sito web in cui i contenuti vengono vi- sualizzati in forma cronologica, ge- stito da uno o più blogger che pubbli- cano contenuti multimediali, in for- ma testuale o in forma di post. Postare Like Il pulsante “Mi piace” è un plug-in sociale, un modo con cui le persone possono condividere i loro interessi nei contenuti esterni a Facebook (ar- ticoli, video, prodotti, ecc.) e fornire consigli ai loro amici su Facebook. Creato in Lettonia, Ask è un social network di tipo Q&A (question and answer, domanda e risposta). Oggi ask.fm conta oltre 60 milioni di utenti, 300mila nuovi iscritti al giorno ed è dif- fusissimo tra i teen-ager italiani. Il suo funzionamento è molto semplice: permette di fare una domanda, anche in forma anoni- ma, e di ricevere risposte dagli altri utenti. Nell’anonimato: e co- sì, spesso, dietro una richiesta senza un volto, si nascondono of- fese ed insulti. E Ask.fm ha poche armi per tutelare le vittime. Alla registrazione chiede almeno i 13 anni di età, nome e indirizzo e- mail valido. Attraverso però false credenziali è possibile sviare il tutto. Le domande possono esse- re fatte sia in forma testuale (lun- ghe al massimo 300 caratteri) che video, e possono essere dirette sia ad una particolare persona o di- rettamente a tutta la community. Il profilo creato su Ask tiene con- to del numero delle risposte date e dei “mi piace” presi – un po’ come i likes su Facebook - dalle risposte: più alto è il numero delle risposte piaciute più si è conside- rati. La potenza di Ask.fm è che “i tuoi amici non sanno che li segui”, e soprattutto permette di manda- re messaggi anonimi (basta clic- care l’apposita casella per nascon- dere la propria identità nel for- mulare la domanda). Ovvio che molti ne approfittino per trasfor- marli in insulti. Con conseguenze anche tragiche. Come il suicidio della 14enne inglese Hannah Smith il 2 agosto 2013. Un altro caso analogo è accaduto in un li- ceo dell’Ohio, sconvolto dalla se- rie di gossip diffusi prima via Ask e poi ripostati sull’account twitter @HudConfessions, ora chiuso, dopo che la stampa americana ha dato risalto all’accaduto. Ask è stato al centro delle polemiche sul cyber bullismo. Ma di chi è la colpa? Gli ammi- nistratori di Ask, e più in generale dei social network frequentati da ragazzini minorenni, hanno mes- so a disposizione il pulsante “se- gnala abuso” che permette di se- gnalare gli insulti o le minacce ricevute e permette anche di bloc- care i cosiddetti troll, ovvero una persone che interagiscono con altri utenti tramite messaggi pro- vocatori, fuori tema o semplice- mente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione. Ma questi provvedimenti non bastano, gli esperti invitano sem- pre di più i genitori ad educare i propri figli sull’uso corretto dei social network ma soprattutto ad informarli sui rischi che si posso- no correre usandoli in maniera scorretta. G.S. Insulti e suicidi Bufera su Ask.fm

La vita digitale (senza filtri) dei ragazzi d’oggi · La fanpage di questo genere più in voga al momento è “L’eviden-te disagio mentale dei Vip di Monza e dintorni”. I fan

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Page 1: La vita digitale (senza filtri) dei ragazzi d’oggi · La fanpage di questo genere più in voga al momento è “L’eviden-te disagio mentale dei Vip di Monza e dintorni”. I fan

2 Primo PianoIL CITTADINO

SABATO 23 NOVEMBRE 2013

Oltre i limiti

pulsante “segnala abuso” di Fa-cebook, o forse perché i “disa-stri” causati stavano diventandotroppi.

Ma non passa molto tempo esul social network più usato dairagazzini continuano a nascerepagine di questo genere. I forni-tori di scoop sono i ragazzi stes-si, basta inviarli alla pagina cheli pubblicherà mantenendol’anonimato delle fonti. Spessohanno vita breve, ma in questobreve tempo il successo e i fol-lowers sono tanti.

Spuntano anche le foto

Le dinamiche cambiano legger-mente, anziché pubblicareesclusivamente il gossip, vengo-no pubblicate anche le fotogra-fie degli interessati, accompa-gnate da commenti. Una dellepagine che segue questo trendsi chiama “Le Babbe di Monzae Dintorni”. Le vittime sonospecialmente le ragazze e le fotoda loro postate sul social. Fotoin pose sexy, o con espressioniabbastanza provocanti,la scrittaoffensiva applicata ad arte sullafoto fa il resto. Ci sono anchecasi di ragazze prese in giro per-ché troppo grasse, o perché usa-no Photoshop per modificare iloro difetti, anche se le offesepiù gettonate sono quelle chefanno riferimenti alla vita ses-suale delle 14enni.

La “fanpage” più in voga

La fanpage di questo genere piùin voga al momento è “L’eviden-te disagio mentale dei Vip diMonza e dintorni”. I fan di que-sta pagina sono quasi 10mila, esono tutti ragazzi di Monza edintorni. Le dinamiche sonosempre le stesse: chiunque puòinviare una fotografia di un ra-gazzo/ragazza, accompagnatada un commento spesso offensi-vo. I proprietari della pagina,che si mantengono anonimi tra-mite dei nickname, pubbliche-ranno di tutto. Spesso la vittimapresa di mira si difende attra-verso un “controcommento”, glialtri rispondono di “farsi solouna risata”.

La stessa descrizione dellapagina recita: “pagina di humo-re sulle persone di Monza e

Brianza”, e sono molti i ragazzi-ni che invitano tutti a prenderlasul ridere.

I creatori della pagina, quan-do diffondono una fotografia,precisano sempre che è statainviata da un fan e che se doves-se dare fastidio provvederannoa rimuoverla. Le foto sono ac-cessibili a tutti, perché si trova-no su Facebook: basta quindisalvare la foto sul proprio pc,oppure facendo uno screenshotdal cellulare, ed inviarla alla pa-gina e vederla pubblicata.

La privacy che non c’è

Tra i ragazzini stessi ci sono deidibattiti riguardanti la privacydelle immagini: effettivamente,dal momento in cui decidono dicondividerle sul social networkaccettando i “termini e condi-zioni” le immagini possono es-sere usate e modificate dachiunque. Quindi gli ammini-stratori della pagina non sonoobbligati a rimuoverle, anche sevengono considerate offensive.

Ci sono diversi tipi di fotogra-fie. Alcune, a detta dei ragazzi,fanno solo ridere: è il caso delcollage che ritrae una ragazzadalla dentatura un po’ evidenteche ride affiancata un immaginedi un cavallo. Forse l’accosta-mento non sarà offensivo per gliamministratori, ma la ragazzain questione non la penserà pro-prio così.

Anche la pagina dei più belli

Apparire è importante, nel benee nel male. Se esistono pagineche fanno leva sul pettegolezzoe sull’offesa, ce ne sono altre cheservono a fare complimenti. E’il caso della fanpage “I ragazzie le ragazze più belle di Lecco,Monza e dintorni”. Qui la garaè tra chi riesce a collezionare più“mi piace” alle proprie foto. Soloin questo modo potrà diventarevip del social. L’obiettivo è quin-di di riuscire a vedere la propriafoto più bella postata su questotipo di fanpage, in modo da au-mentare i “mi piace” alla foto,le richieste d’amicizia e in gene-rale la popolarità sul web, che simisura ormai con un solo nu-mero: i “mi piace” alla foto pro-filo. �

GAIA STAGNI

MONZA

Mondo virtuale che di-venta mondo reale, un mondoin cui vivono migliaia di ragazziadolescenti.

Non c’è più una divisione, ilvirtuale e il reale sono profon-damente connessi e le azioni siripercuotono e hanno conse-guenze in entrambi i mondi.

Il privato, il segreto, le con-fessioni intime sono alla portatadi tutti tramite Facebook. Inparticolare negli ultimi anni siè diffusa la moda di creare delle“fanpage” con lo scopo di diffon-dere segreti e presunti scoop,forniti dai ragazzi stessi, che ri-guardano altri loro coetanei.

Da una famosa serie tv

Gli autori di Gossip Girl, serie tvstatunitense di successo tra-smessa in Italia dal 2008 al 2013,avevano avuto un grande intui-zione, che poi si è verificata cor-retta, su quanto la tecnologiapoteva incidere sulla vita priva-ta degli adolescenti.

Incentrata sulla vita dell’èliteadolescente di Manhattan rac-contata da una misteriosa, ano-nima fanciulla detta appunto’Gossip Girl’, che dal suo blogsvela fatti e misfatti della popo-lazione giovanile dell’UpperEast Side. Sempre attaccati aicellulari, i giovani newyorkesiinviano a Gossip Girl foto com-promettenti, pettegolezzi suc-cosi e segreti intimi che riguar-dano i loro coetanei del liceo. Latrama, intricatissima e piena dicolpi di scena, si fonda su que-sto: il pettegolezzo diffuso viainternet con conseguenze nellavita dei protagonisti della seriee dei loro rapporti.

Da Manhattan alla Brianza

.Ed ecco che, circa 4 anni dopopian piano inizia a diffondersiquesto trend sul web italiano.Una tra le prime pagine checoinvolge i ragazzini monzesi è“Gossip Girl Monza”. La pagina,creata su Facebook, recitava:“Ciao a tutti,sono gossip girl esarò la vostra fonte di notiziesulle vite scandalose dell’élite diMonza. Inutile dirvi come fun-ziona,se siete appassionati della

L’inchiesta Frasi, foto, pettegolezzi. Da computer e telefonini sui social network, in un mondo virtualedove si sa tutto di tutti. E senza possibilità di rimedio

La vita digitale(senza filtri)dei ragazzi d’oggi

serie tv,questo già lo sapete. Nonaspettate a mandarmi foto,videoo ogni altro tipo di notizie ri-guardanti pettegolezi vari! Viattendo numerosi.”

E le segnalazioni non tardanoad arrivare: in poco tempo i “mipiace” alla pagina crescono, eogni giorno vengono postati de-cine di succose rivelazioni. “A.F.è stata avvistata sabato sera inun noto locale di Monza mentretradiva il suo fidanzato con S.B.”oppure “M. fa tanto la santerel-lina, ma tutti sanno che è unafacile”. I commenti sotto questipost, ovviamente, sono tantissi-mi. Accuse, difese, insulti alleragazze prese in questione, in-sulti alla pagina stessa di GossipGirl.

Aperti e chiusi

I ragazzini e le ragazzine coin-volte spesso non erano neancheal liceo, ma ancora alle scuolemedie. E passavano i pomeriggisu pagine come questa, cercan-do di difendersi dagli attacchi diGossip Girl, la quale, forte del-l’invio di messaggi con pettego-lezzi, continuava a creare con-flitti. Dopo un po’ di tempo lapagina chiude. Forse per le tantesegnalazioni ricevute tramite il

Il glossario

Da fanpage a likeLe parole social

Fanpage/paginaLe Pagine Facebook aiutano le

aziende, le organizzazioni e i marchi

a condividere le loro notizie e a con-

nettersi con le persone.

BlogUn blog è un particolare tipo di sito

web in cui i contenuti vengono vi-

sualizzati in forma cronologica, ge-

stito da uno o più blogger che pubbli-

cano contenuti multimediali, in for-

ma testuale o in forma di post.

Postare

LikeIl pulsante “Mi piace” è un plug-in

sociale, un modo con cui le persone

possono condividere i loro interessi

nei contenuti esterni a Facebook (ar-

ticoli, video, prodotti, ecc.) e fornire

consigli ai loro amici su Facebook. Creato in Lettonia, Ask è un

social network di tipo Q&A (question and

answer, domanda e risposta). Oggi

ask.fm conta oltre 60 milioni di utenti,

300mila nuovi iscritti al giorno ed è dif-

fusissimo tra i teen-ager italiani.

Il suo funzionamento è molto semplice: permette di fare una domanda, anche in forma anoni-ma, e di ricevere risposte dagli altri utenti. Nell’anonimato: e co-sì, spesso, dietro una richiesta senza un volto, si nascondono of-fese ed insulti. E Ask.fm ha pochearmi per tutelare le vittime. Allaregistrazione chiede almeno i 13anni di età, nome e indirizzo e-mail valido. Attraverso però falsecredenziali è possibile sviare il tutto. Le domande possono esse-re fatte sia in forma testuale (lun-ghe al massimo 300 caratteri) chevideo, e possono essere dirette siaad una particolare persona o di-rettamente a tutta la community.Il profilo creato su Ask tiene con-to del numero delle risposte datee dei “mi piace” presi – un po’ come i likes su Facebook - dalle risposte: più alto è il numero dellerisposte piaciute più si è conside-rati. La potenza di Ask.fm è che “ituoi amici non sanno che li segui”,e soprattutto permette di manda-re messaggi anonimi (basta clic-care l’apposita casella per nascon-dere la propria identità nel for-

mulare la domanda). Ovvio che molti ne approfittino per trasfor-marli in insulti. Con conseguenzeanche tragiche. Come il suicidiodella 14enne inglese Hannah Smith il 2 agosto 2013. Un altro caso analogo è accaduto in un li-ceo dell’Ohio, sconvolto dalla se-rie di gossip diffusi prima via Aske poi ripostati sull’account twitter@HudConfessions, ora chiuso, dopo che la stampa americana hadato risalto all’accaduto. Ask è stato al centro delle polemiche sulcyber bullismo.

Ma di chi è la colpa? Gli ammi-nistratori di Ask, e più in generaledei social network frequentati daragazzini minorenni, hanno mes-so a disposizione il pulsante “se-gnala abuso” che permette di se-gnalare gli insulti o le minacce ricevute e permette anche di bloc-care i cosiddetti troll, ovvero unapersone che interagiscono con altri utenti tramite messaggi pro-vocatori, fuori tema o semplice-mente senza senso, con l’obiettivodi disturbare la comunicazione.

Ma questi provvedimenti nonbastano, gli esperti invitano sem-pre di più i genitori ad educare ipropri figli sull’uso corretto dei social network ma soprattutto adinformarli sui rischi che si posso-no correre usandoli in maniera scorretta. � G.S.

Insulti e suicidi

Bufera su Ask.fm

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IL CITTADINOPrimo Piano 3SABATO 23 NOVEMBRE 2013

attenti ai pedofili

DITE AI VOSTRI FIGLI…

di non fornire dati personali (nome, cognome, età, indiriz-zo), potrebbero essere utilizzati da potenziali pedofili.

i cyber bulli

quali sono i rischi che si corrono sui social network e spiegare quali sono i comporta-menti di cyber bullismo

i dati sensibili

di non compilare moduli online senza prima avere il vostro consenso.

no alle provocazioni

di non rispondere quando ricevono messaggi di posta elettronica di tipo volgare, offensivo o pericoloso

Le storie

L’apparire,sesso, drogheCe n’è per tutti

Tante sono le storie che si nascon-

dono dietro fotografie, nickname,

commentie insulti. C’è quella di S.,

foto in primo piano con un fumetto

aggiunto che recita “E’ lei la prima

infame”. Le amiche la difendono nei

commenti, lei risponde a quelli che

la insultano “fate pena”. C’è quella

di una ragazzina di spalle con un

perizoma. La scritta recita “mette

foto del suo “didietro” per mostrare

quanto siano pervertiti i maschi”.

C’è chi è accusato di provarci con

tutte le compagne di classe nono-

stante sia fidanzato, chi di vantarsi

delle sue numerose conquiste ma in

realtà di essere gay. C’è poi la ragaz-

za “che si modifica il naso con Pho-

toshop nelle foto”, ragazze accusate

di essere delle poco di buono senza

motivo, collage “trova le differen-

ze” con immagini di ragazzi compa-

rate ad animali. Sono poi numerosi

i riferimenti all’uso di droghe: ra-

gazzini “accusati” di fare i duri ma

di “andare fuori” con due tiri di can-

na. Un altro ragazzo è accusato di

venire particolarmente bene in foto

ma dal vivo, a quanto dicono, è dav-

vero bruttino.•G.S.

I rischi nascosti

WhatsApp,se la privacyè un’utopia

WhatsApp è un’applicazione per

smartphone sinonimo di velocità

ed immediatezza. Oltre alla mes-

saggistica istantanea di testo che

costituisce la funzione base, gli

utenti WhatsApp possono creare

chat di gruppo, condividere file au-

dio, video e immagini, scambiarsi

contatti della rubrica, rilevamenti

della propria posizione geografica

tramite l’utilizzo di Google Maps.

Proprio perché è un servizio veloce,

tutti i ragazzini lo usano, special-

mente per scambiarsi centinaia di

fotografie. E’ facilissimo, e per que-

sto può essere pericoloso, come

hanno dimostrato i fatti di diffusio-

ne di immagini osé inviate proprio

via whatsapp. E’ facile cadere in

questo tranello, pensando che le

conversazioni rimangano private.

Ma non lo sono, perché basta fare

uno screenshot, ossia una fotogra-

fia della conversazione, e inviarlo

a un’altra persona, mettere la foto

su face book. Le conversazioni pos-

sono essere rese pubbliche in pochi

istanti. Così come possono esserlo

fotografie inviate pensando che sa-

rebbero rimaste private. •G.S.

MONZA

«Sono stata male per mesi,

sto male ancora perché il dolore che quel

ragazzo mi ha provocato è enorme, ma

questa esperienza brutta mi ha fatta di-

ventare più forte e consapevole».

Lo sfogo, scritto in un sito, è di Giulia, la ragazzina indotta a fil-marsi in atteggiamenti intimi dalgiovane di cui si era infatuata, e poifinita sulla bocca di tutti dopo ladiffusione del filmato in rete.

«Una storia di provincia, chesarebbe potuta succedere ovun-que», l’ha definita l’avvocato Fran-cesco Laratta. È successa, stavol-ta, tra i ragazzini della cosiddetta“Monza bene”, quelli soliti trovar-si tra via Pennati, le piazze San Paolo e Carducci, e ha messo di-verse famiglie nei guai. Quella diGiulia, la ragazzina derisa, emar-ginata dalle stesse persone che credeva amiche, dopo la diffusio-ne, avvenuta a febbraio dello scor-so anno, quando aveva 14 anni, delfilmato realizzato e inviato per farcolpo su un ragazzo, per essere la“prescelta”. Quella di Andrea Pi-tingolo di Muggiò, il bello della compagnia (all’epoca del fatto 18anni appena compiuti), il più desi-derato tra le ragazzine, condanna-to a due anni e otto mesi col ritoabbreviato dal gip del tribunale diMilano per il reato di induzionealla produzione e diffusione di materiale pedopornografico (rea-to di competenza della procura distrettuale antimafia), e a 100mila euro di risarcimento provvisionale ai familiari della minorenne, oltre alla multa e alle

spese legali. Quella dei due pre-sunti complici del ragazzo, en-trambi minorenni, uno dei qualifiglio di un noto personaggio tele-visivo delle reti Mediaset, nei cuiconfronti la procura minorile hada poco chiuso le indagini. Giuliasi invaghisce di Andrea.

Questo, via Facebook, la invitaa uscire, scatta delle foto di alcuniloro momenti intimi, e le diffondein rete. Per Giulia e la sua famigliainizia un calvario di prese in giroe commenti, ma non riesce a rea-gire. Anzi, cede alle pretese di An-drea e del complice (il figlio del vip), che con una serie di messaggiinoltrati via WhatsApp la induco-no a filmarsi in atteggiamenti ses-sualmente espliciti («se mi vuoi devi farlo», «siamo stufi delle suo-re, oggi per farti notare devi farequalcosa di speciale», scrivono) emandano ancora il tutto in rete.Il video gira con la velocità dei canali web, e la ragazza consegnain lacrime il suo smartphone conle prove ai genitori, che si rivolgo-no agli avvocati Roberta Succi e Laratta.

La pena inflitta in primo gradonon permette di beneficiare dellacondizionale. Concesse le atte-nuanti generiche, lo sconto per ilrito, ma non quello per l’offerta risarcitoria, ritenuta non congrua.«La vicenda deve rappresentareun monito per tutti», hanno com-mentato i legali, che invitano a «non colpevolizzare i genitori, perché è impossibile stare dietroai modi di comunicare dei ragaz-zi». � Federico Berni - Alessandra Sala

Mette in rete il videodella ragazzinaGiovane condannato

Messaggi sms alle alunne delle medieSotto indagine un prof di RenateRENATE

«Ci sono delle indagini in

corso e non posso aggiungere altro».

Sono queste le parole di Maria Luisa

Sironi, preside reggente dell’Istituto

comprensivo “Alfredo Sassi” di Renate

e Veduggio con Colzano,

La dirigente scolastica confer-ma di fatto quel che in paese èormai sulla bocca di tutti: unprofessore della scuola mediaha ricevuto due denunce, daparte dei genitori di altrettanteragazzine che frequentano lascuola secondaria di primo gra-do e attualmente ci sono delleindagini in corso.

Non è stato preso alcun prov-vedimento, nessuno è iscrittonel registro degli indagati, la fa-se è quella degli accertamenti.A convincere i due papà e le duemamme a recarsi dagli uominidell’Arma, per una denuncia for-male, sono stati alcuni messag-gini trovati sui cellulari delleloro figlie minorenni (non si sase scoperti direttamente dai ge-nitori o se riferiti in un momen-to di confidenza dalle alunne).I genitori leggendoli, non avreb-bero gradito il tono decisamentefuori dagli schemi rispetto alconsueto rapporto tra alunna e

professore, meglio così vedercichiaro informando le forze del-l’ordine.

Non si conoscono le paroleesatte degli sms inviati e l’unicacosa certa al momento è che perora gli inquirenti avrebbero rac-colto solo una situazione virtua-le, fatta di messaggi di testo, ab-bastanza però per preoccuparei genitori delle ragazzine.

I carabinieri più volte negliultimi tempi si sono recati ascuola, nel plesso di via XXVAprile, per raccogliere informa-zioni, cercare di capire se ci sia-no episodi simili, magari acca-

duti in precedenza e mai denun-ciati. Sicuramente non è unasituazione piacevole per i geni-tori, gli addetti ai lavori, gli alun-ni e i cittadini di Renate, moltidei quali sono rimasti sbigottitidalla notizia, poiché la condottadel professore fino a questo mo-mento è sempre stata irrepren-sibile.

Solo il prosieguo degli accer-tamenti potrà chiarire definiti-vamente la sua posizione e capi-re se lo scambio virtuale tra do-cente e alunne sia stato solo uneccesso di confidenza o altro.� Cristina Marzorati- Elena Sandrè La scuola media di Renate

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4 Primo PianoIL CITTADINO

SABATO 23 NOVEMBRE 2013

Oltre i limiti

SEREGNO

PAOLO VOLONTERIO

«È bello,utile e confor­me al diritto aprire una paginasu internet che riporti dei com­menti sulla propria scuola,inse­gnanti, compagni di classe?».Con questa domanda coinvol­gendo direttamente gli studentie i genitori della classi prime,seconde e terze dell’istituto Le­vi, il magistrato seregneseFrancesco Cajani in forza allaprocura di Milano pool reatiinformatici, tramite un gioco diruolo, ha invitato i partecipantia “schierarsi” su questo tema.

Il caso in discussione non è sta­to preso solo come esempio, maera la conseguenza di un episo­dio realmente accaduto la scor­sa primavera e che ha avuto co­me oggetto pagine social «spot­ted» sull’istituto, i suoi insegna­ti e gli studenti, tanto che ladirigente Giuliana Colombo, il27 marzo, aveva inviato una co­municazione alle famiglie in­formando che «nelle bachecheelettroniche vengono pubblica­ti in forma anonima messaggiin cui si chiedono o si fornisco­no informazioni, pettegolezzi,insulti, contenuti negativi che

Nessuno è anonimoIl magistratoavvisa gli studentiDal monito della preside del Levi dopo messaggie pettegolezzi circolati tempo fa, alla lezionedel dottor Cajani iniziata con un gioco di squadra

Il magistrato Francesco Cajani e la psicologa Lorenza Magni tra gli studenti di prima, seconda e terza dell’istituto Levi

possono facilmente sfociare inepisodi di cyber bullismo». Lacircolare si concludeva spie­gando che «a prescindere dallavalutazione sul piano discipli­nare di tali comportamenti, nelcaso in cui dalle condotte deglialunni derivino danni all’istitu­to, questa amministrazione po­trà esercitare l’azione civile dirisarcimento nei confronti de­gli studenti (se maggiorenni) odei genitori attivando la “culpain educando”, oltre alla segna­lazione alla competente avvo­catura dello Stato e alla PoliziaPostale».

La discussione e il confrontoIl caso aveva formato oggetto didiscussione nel consiglio di isti­tuto e l’allora presidente Clau­dio Lazzarotto aveva organizza­to una conferenza dibattito conil magistrato Cajani che per im­pedimenti vari è arrivato finoai giorni nostri, quando al verti­ce del consiglio di istituto è suc­ceduta Antonella Colombo.«Era doveroso ­ ci ha detto qu­st’ultima ­ che gli studenti ve­nissero messi a conoscenza deipericoli che incorrono usandointernet per diffondere infor­mazioni personali in quanto lo­ro prendono tutto come un gio­co, mentre la realtà è molto di­versa».

Il pubblico ministero del po­ol reatr informatici FrancescoCajani mentre si svolgeva il

«gioco di ruolo» ha spiegato cheper reati informatici si intendefare riferimento a quelli intro­dotti nel Codice Penale dallalegge 547/1993 e, limitatamenteai soli casi di particolare com­plessità, a quelli commessi me­diante l’impiego di tecnologieinformatiche o telematiche.

La caccia agli autoriIn particolare sono di compe­tenza del “pool” i fenomeni ille­citi di dialer (numerazioni a va­lore aggiunto), furto di identitàsemplice, violazione account,accesso email, truffa e­bay o sualtre piattaforme di e­commer­ce, phishing, carte di credito,riciclaggio elettronico di pro­venti illeciti.

Una indicazione emersa daldibattito, e condivisa sia dal ma­gistrato che dalla psicologa Ma­gni, è stata quella di sollecitaretutti a trovare forme condivisedi comunicazione sulla rete, nelrispetto dei diritti di tutti.

«Una volta c’era il giornalinodi istituto ­ ha proseguito Caja­ni ­ Oggi è possibile pensare adun sito internet gestito dai ra­gazzi ma all’interno di regolecondivise dall’istituto. L’anoni­mato in rete molto spesso fini­sce per non essere tale dal mo­mento che le forze di Poliziahanno ormai competenze emezzi per risalire agli autori deireati anche quando vengonocommessi su internet». n

«La gestione dei sitideve essere condivisa

dall’istituto»

FRANCESCO CAJANIMAGISTRATO DEL POOL REATI INFORMATICI

DELLA PROCURA DI MILANO

«Aiutiamo a crescerela touch generation»

Lorenza Magni PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA

C’è tutta la forza di un ca­taclisma nell’avvento deisocial network tra i giova­

nissimi. Ne è convinta la psicologa psicoterapeuta LorenzaMagni.

Che cosa hanno provocato i cambia­

menti tecnologici?

Hanno investito con la forza di uncataclisma prassi comunicative,processi economici, attività lavo­rative, educative, sociali e cultura­li. Non siamo più fruitore passivi,ma i new media hanno anche la caratteristica dell’interattività.

Siamo ai «nativi digitali»...

E’ già un termine superato, oggi èla touch generation, cioè bambiniche crescono in un mondo nel quale l’interazione passa attraver­so un tocco. I nati dopo il 1993 sonocresciuti in un mondo dominatodalla rete con una esposizione me­dia di sette ore al giorno, e sulla base di questo utilizzo sviluppa nuove competenze, nuove moda­lità cognitive, nuovi modelli rela­zionali.

E le opportunità?

I pericoli non derivano dall’uso deltouch, ma dal suo cattivo uso. Sonostrumenti che non vanno demo­nizzati, perché dipende da comee quanto si usano.

I rischi di internet

Sono dipendenza, isolamento dalmondo reale per chiudersi in unmondo virtuale, cyber bullismo,sexting, siti per adulti, possibilitàdi fare incontri pericolosi, furto diidentità, siti che inneggiano alla violenza e al razzismo.

Cosa occorre fare?

Magari vedere il rischio come pos­sibilità di crescita e non solo di pericolo.

E per un uso corretto dei social

network?

Non pubblicare o condividere mainulla che riguardi anche altri sen­za aver l’esplicito consenso di tuttele persone coinvolte. Non diffon­dere falsità. Non taggare altri sen­za il consenso. La libertà di opinio­ne e di espressione non implica la

libertà di insulto, perché si potreb­be essere chiamati a rispondere diquanto scritto o condiviso, anchemolto tempo dopo la pubblicazio­ne.

Un genitore per restare al passo coi

figli cosa deve fare?

Per poter dare informazioni biso­gna essere informati. Conoscere

e visitare alcuni siti e valutarne icontenuti, raccogliere informa­zioni da conoscenti sulle diverseapplicazioni di internet.

Quindi bisogna monitorare ed essere

curiosi?

La ricerca scientifica sulla preven­zione del disagio degli adolescentiha indicato il monitoraggio dei ge­nitori e la qualità della relazione

tra genitore e figlio. Il monitorag­gio ha a che fare con la disponibili­tà di conoscere i luoghi, le attivitàe le compagnie dei figli, supervi­sionando i loro comportamenti sociali e verificando che siano ap­propriati all’età.

C’è dell’altro?

Occorre fornire un modello ed essere propositivi. Essere protet­tivi e insegnare l’autoprotezione.Essere vicini per gestire situazioninon desiderate, ma avvenute. Ininternet quando il peggio si è veri­ficato non è più possibile preveni­re, ma ogni occasione può diven­tare educativa e trasmettere il messaggio che siamo disposti adaiutarli. Il modo con cui affrontia­mo una situazione non desiderataci rende credibili o meno come base sicura per le future difficoltàdei figli.

Un consiglio ai genitori.

Devono stimolare i figli a pensarein maniera critica e a sviluppare una propria opinione su quello che vedono e leggono».n P. Vol.

Le nuove competenzesviluppate attraverso

un uso di internetper sette ore al giorno

24milioniTanti sono gli italiani iscritti a

Facebook, e di questi 17 si connettono

quotidianamente alla piattaforma di

Zuckerberg. L’86% degli italiani che

hanno la connessione a internet sono

iscritti a Facebook.Quindici milioni si

connettono dal telefonino.

52%UominiPrevale anche se non di molto

la percentuale di sesso maschile sugli

iscritti ­sempre italiani­ al social

network

20%adulti I principali utilizzatori sono uo­

mini tra i 36 e 45 anni; subito dietro,

19%, glu utenti tra i 19 e 24 anni. La

fascia dei più giovani, dai 13 ai 18 anni

si attesta al 13%. Con il crescere del­

l’età, gli utenti diminuiscono: 13% tra

i 46 e 55 anni; solo 7% oltre i 55.

1 su 4adolescente fa sexting. In un anno è

più che raddoppiato il numero di gio­

vani che riceve foto e video “hot” sul

proprio cellulare.

74 e 37percentuali. Sono i numeri percento

degli adolescenti maschi e femmina

che vanno sul web per vedere o fare

sesso, sapere tutto sul sesso o cercare

un partner.

25%condivisione di foto Questa la percen­

tuale di adolescenti che praticando il

sexting invia le proprie immagini non

solo al partner o alla persona in cui

ripone piena fiducia, ma a più persone.

59%valutazioni positive Al 59% degli ado­

lescenti piace ricevere foto o filamti

a sfondo porniografico; ad un 23% non

piace: i ragazzi si sentono infastiditi,

imbarazzati, spaventati, angosciati o

indifferenti.

Questi sono alcuni numeri su Face­

book principale social network tratti

dall’Osservatorio di Vincenzo Cosen­

za e da un’inchiesta sul sexting fatta

da Roberta Giommi, sessuologa e

pubblicata su Repubblica.

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