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2 Primo PianoIL CITTADINO
SABATO 23 NOVEMBRE 2013
Oltre i limiti
pulsante “segnala abuso” di Fa-cebook, o forse perché i “disa-stri” causati stavano diventandotroppi.
Ma non passa molto tempo esul social network più usato dairagazzini continuano a nascerepagine di questo genere. I forni-tori di scoop sono i ragazzi stes-si, basta inviarli alla pagina cheli pubblicherà mantenendol’anonimato delle fonti. Spessohanno vita breve, ma in questobreve tempo il successo e i fol-lowers sono tanti.
Spuntano anche le foto
Le dinamiche cambiano legger-mente, anziché pubblicareesclusivamente il gossip, vengo-no pubblicate anche le fotogra-fie degli interessati, accompa-gnate da commenti. Una dellepagine che segue questo trendsi chiama “Le Babbe di Monzae Dintorni”. Le vittime sonospecialmente le ragazze e le fotoda loro postate sul social. Fotoin pose sexy, o con espressioniabbastanza provocanti,la scrittaoffensiva applicata ad arte sullafoto fa il resto. Ci sono anchecasi di ragazze prese in giro per-ché troppo grasse, o perché usa-no Photoshop per modificare iloro difetti, anche se le offesepiù gettonate sono quelle chefanno riferimenti alla vita ses-suale delle 14enni.
La “fanpage” più in voga
La fanpage di questo genere piùin voga al momento è “L’eviden-te disagio mentale dei Vip diMonza e dintorni”. I fan di que-sta pagina sono quasi 10mila, esono tutti ragazzi di Monza edintorni. Le dinamiche sonosempre le stesse: chiunque puòinviare una fotografia di un ra-gazzo/ragazza, accompagnatada un commento spesso offensi-vo. I proprietari della pagina,che si mantengono anonimi tra-mite dei nickname, pubbliche-ranno di tutto. Spesso la vittimapresa di mira si difende attra-verso un “controcommento”, glialtri rispondono di “farsi solouna risata”.
La stessa descrizione dellapagina recita: “pagina di humo-re sulle persone di Monza e
Brianza”, e sono molti i ragazzi-ni che invitano tutti a prenderlasul ridere.
I creatori della pagina, quan-do diffondono una fotografia,precisano sempre che è statainviata da un fan e che se doves-se dare fastidio provvederannoa rimuoverla. Le foto sono ac-cessibili a tutti, perché si trova-no su Facebook: basta quindisalvare la foto sul proprio pc,oppure facendo uno screenshotdal cellulare, ed inviarla alla pa-gina e vederla pubblicata.
La privacy che non c’è
Tra i ragazzini stessi ci sono deidibattiti riguardanti la privacydelle immagini: effettivamente,dal momento in cui decidono dicondividerle sul social networkaccettando i “termini e condi-zioni” le immagini possono es-sere usate e modificate dachiunque. Quindi gli ammini-stratori della pagina non sonoobbligati a rimuoverle, anche sevengono considerate offensive.
Ci sono diversi tipi di fotogra-fie. Alcune, a detta dei ragazzi,fanno solo ridere: è il caso delcollage che ritrae una ragazzadalla dentatura un po’ evidenteche ride affiancata un immaginedi un cavallo. Forse l’accosta-mento non sarà offensivo per gliamministratori, ma la ragazzain questione non la penserà pro-prio così.
Anche la pagina dei più belli
Apparire è importante, nel benee nel male. Se esistono pagineche fanno leva sul pettegolezzoe sull’offesa, ce ne sono altre cheservono a fare complimenti. E’il caso della fanpage “I ragazzie le ragazze più belle di Lecco,Monza e dintorni”. Qui la garaè tra chi riesce a collezionare più“mi piace” alle proprie foto. Soloin questo modo potrà diventarevip del social. L’obiettivo è quin-di di riuscire a vedere la propriafoto più bella postata su questotipo di fanpage, in modo da au-mentare i “mi piace” alla foto,le richieste d’amicizia e in gene-rale la popolarità sul web, che simisura ormai con un solo nu-mero: i “mi piace” alla foto pro-filo. �
GAIA STAGNI
MONZA
Mondo virtuale che di-venta mondo reale, un mondoin cui vivono migliaia di ragazziadolescenti.
Non c’è più una divisione, ilvirtuale e il reale sono profon-damente connessi e le azioni siripercuotono e hanno conse-guenze in entrambi i mondi.
Il privato, il segreto, le con-fessioni intime sono alla portatadi tutti tramite Facebook. Inparticolare negli ultimi anni siè diffusa la moda di creare delle“fanpage” con lo scopo di diffon-dere segreti e presunti scoop,forniti dai ragazzi stessi, che ri-guardano altri loro coetanei.
Da una famosa serie tv
Gli autori di Gossip Girl, serie tvstatunitense di successo tra-smessa in Italia dal 2008 al 2013,avevano avuto un grande intui-zione, che poi si è verificata cor-retta, su quanto la tecnologiapoteva incidere sulla vita priva-ta degli adolescenti.
Incentrata sulla vita dell’èliteadolescente di Manhattan rac-contata da una misteriosa, ano-nima fanciulla detta appunto’Gossip Girl’, che dal suo blogsvela fatti e misfatti della popo-lazione giovanile dell’UpperEast Side. Sempre attaccati aicellulari, i giovani newyorkesiinviano a Gossip Girl foto com-promettenti, pettegolezzi suc-cosi e segreti intimi che riguar-dano i loro coetanei del liceo. Latrama, intricatissima e piena dicolpi di scena, si fonda su que-sto: il pettegolezzo diffuso viainternet con conseguenze nellavita dei protagonisti della seriee dei loro rapporti.
Da Manhattan alla Brianza
.Ed ecco che, circa 4 anni dopopian piano inizia a diffondersiquesto trend sul web italiano.Una tra le prime pagine checoinvolge i ragazzini monzesi è“Gossip Girl Monza”. La pagina,creata su Facebook, recitava:“Ciao a tutti,sono gossip girl esarò la vostra fonte di notiziesulle vite scandalose dell’élite diMonza. Inutile dirvi come fun-ziona,se siete appassionati della
L’inchiesta Frasi, foto, pettegolezzi. Da computer e telefonini sui social network, in un mondo virtualedove si sa tutto di tutti. E senza possibilità di rimedio
La vita digitale(senza filtri)dei ragazzi d’oggi
serie tv,questo già lo sapete. Nonaspettate a mandarmi foto,videoo ogni altro tipo di notizie ri-guardanti pettegolezi vari! Viattendo numerosi.”
E le segnalazioni non tardanoad arrivare: in poco tempo i “mipiace” alla pagina crescono, eogni giorno vengono postati de-cine di succose rivelazioni. “A.F.è stata avvistata sabato sera inun noto locale di Monza mentretradiva il suo fidanzato con S.B.”oppure “M. fa tanto la santerel-lina, ma tutti sanno che è unafacile”. I commenti sotto questipost, ovviamente, sono tantissi-mi. Accuse, difese, insulti alleragazze prese in questione, in-sulti alla pagina stessa di GossipGirl.
Aperti e chiusi
I ragazzini e le ragazzine coin-volte spesso non erano neancheal liceo, ma ancora alle scuolemedie. E passavano i pomeriggisu pagine come questa, cercan-do di difendersi dagli attacchi diGossip Girl, la quale, forte del-l’invio di messaggi con pettego-lezzi, continuava a creare con-flitti. Dopo un po’ di tempo lapagina chiude. Forse per le tantesegnalazioni ricevute tramite il
Il glossario
Da fanpage a likeLe parole social
Fanpage/paginaLe Pagine Facebook aiutano le
aziende, le organizzazioni e i marchi
a condividere le loro notizie e a con-
nettersi con le persone.
BlogUn blog è un particolare tipo di sito
web in cui i contenuti vengono vi-
sualizzati in forma cronologica, ge-
stito da uno o più blogger che pubbli-
cano contenuti multimediali, in for-
ma testuale o in forma di post.
Postare
LikeIl pulsante “Mi piace” è un plug-in
sociale, un modo con cui le persone
possono condividere i loro interessi
nei contenuti esterni a Facebook (ar-
ticoli, video, prodotti, ecc.) e fornire
consigli ai loro amici su Facebook. Creato in Lettonia, Ask è un
social network di tipo Q&A (question and
answer, domanda e risposta). Oggi
ask.fm conta oltre 60 milioni di utenti,
300mila nuovi iscritti al giorno ed è dif-
fusissimo tra i teen-ager italiani.
Il suo funzionamento è molto semplice: permette di fare una domanda, anche in forma anoni-ma, e di ricevere risposte dagli altri utenti. Nell’anonimato: e co-sì, spesso, dietro una richiesta senza un volto, si nascondono of-fese ed insulti. E Ask.fm ha pochearmi per tutelare le vittime. Allaregistrazione chiede almeno i 13anni di età, nome e indirizzo e-mail valido. Attraverso però falsecredenziali è possibile sviare il tutto. Le domande possono esse-re fatte sia in forma testuale (lun-ghe al massimo 300 caratteri) chevideo, e possono essere dirette siaad una particolare persona o di-rettamente a tutta la community.Il profilo creato su Ask tiene con-to del numero delle risposte datee dei “mi piace” presi – un po’ come i likes su Facebook - dalle risposte: più alto è il numero dellerisposte piaciute più si è conside-rati. La potenza di Ask.fm è che “ituoi amici non sanno che li segui”,e soprattutto permette di manda-re messaggi anonimi (basta clic-care l’apposita casella per nascon-dere la propria identità nel for-
mulare la domanda). Ovvio che molti ne approfittino per trasfor-marli in insulti. Con conseguenzeanche tragiche. Come il suicidiodella 14enne inglese Hannah Smith il 2 agosto 2013. Un altro caso analogo è accaduto in un li-ceo dell’Ohio, sconvolto dalla se-rie di gossip diffusi prima via Aske poi ripostati sull’account twitter@HudConfessions, ora chiuso, dopo che la stampa americana hadato risalto all’accaduto. Ask è stato al centro delle polemiche sulcyber bullismo.
Ma di chi è la colpa? Gli ammi-nistratori di Ask, e più in generaledei social network frequentati daragazzini minorenni, hanno mes-so a disposizione il pulsante “se-gnala abuso” che permette di se-gnalare gli insulti o le minacce ricevute e permette anche di bloc-care i cosiddetti troll, ovvero unapersone che interagiscono con altri utenti tramite messaggi pro-vocatori, fuori tema o semplice-mente senza senso, con l’obiettivodi disturbare la comunicazione.
Ma questi provvedimenti nonbastano, gli esperti invitano sem-pre di più i genitori ad educare ipropri figli sull’uso corretto dei social network ma soprattutto adinformarli sui rischi che si posso-no correre usandoli in maniera scorretta. � G.S.
Insulti e suicidi
Bufera su Ask.fm
IL CITTADINOPrimo Piano 3SABATO 23 NOVEMBRE 2013
attenti ai pedofili
DITE AI VOSTRI FIGLI…
di non fornire dati personali (nome, cognome, età, indiriz-zo), potrebbero essere utilizzati da potenziali pedofili.
i cyber bulli
quali sono i rischi che si corrono sui social network e spiegare quali sono i comporta-menti di cyber bullismo
i dati sensibili
di non compilare moduli online senza prima avere il vostro consenso.
no alle provocazioni
di non rispondere quando ricevono messaggi di posta elettronica di tipo volgare, offensivo o pericoloso
Le storie
L’apparire,sesso, drogheCe n’è per tutti
Tante sono le storie che si nascon-
dono dietro fotografie, nickname,
commentie insulti. C’è quella di S.,
foto in primo piano con un fumetto
aggiunto che recita “E’ lei la prima
infame”. Le amiche la difendono nei
commenti, lei risponde a quelli che
la insultano “fate pena”. C’è quella
di una ragazzina di spalle con un
perizoma. La scritta recita “mette
foto del suo “didietro” per mostrare
quanto siano pervertiti i maschi”.
C’è chi è accusato di provarci con
tutte le compagne di classe nono-
stante sia fidanzato, chi di vantarsi
delle sue numerose conquiste ma in
realtà di essere gay. C’è poi la ragaz-
za “che si modifica il naso con Pho-
toshop nelle foto”, ragazze accusate
di essere delle poco di buono senza
motivo, collage “trova le differen-
ze” con immagini di ragazzi compa-
rate ad animali. Sono poi numerosi
i riferimenti all’uso di droghe: ra-
gazzini “accusati” di fare i duri ma
di “andare fuori” con due tiri di can-
na. Un altro ragazzo è accusato di
venire particolarmente bene in foto
ma dal vivo, a quanto dicono, è dav-
vero bruttino.•G.S.
I rischi nascosti
WhatsApp,se la privacyè un’utopia
WhatsApp è un’applicazione per
smartphone sinonimo di velocità
ed immediatezza. Oltre alla mes-
saggistica istantanea di testo che
costituisce la funzione base, gli
utenti WhatsApp possono creare
chat di gruppo, condividere file au-
dio, video e immagini, scambiarsi
contatti della rubrica, rilevamenti
della propria posizione geografica
tramite l’utilizzo di Google Maps.
Proprio perché è un servizio veloce,
tutti i ragazzini lo usano, special-
mente per scambiarsi centinaia di
fotografie. E’ facilissimo, e per que-
sto può essere pericoloso, come
hanno dimostrato i fatti di diffusio-
ne di immagini osé inviate proprio
via whatsapp. E’ facile cadere in
questo tranello, pensando che le
conversazioni rimangano private.
Ma non lo sono, perché basta fare
uno screenshot, ossia una fotogra-
fia della conversazione, e inviarlo
a un’altra persona, mettere la foto
su face book. Le conversazioni pos-
sono essere rese pubbliche in pochi
istanti. Così come possono esserlo
fotografie inviate pensando che sa-
rebbero rimaste private. •G.S.
MONZA
«Sono stata male per mesi,
sto male ancora perché il dolore che quel
ragazzo mi ha provocato è enorme, ma
questa esperienza brutta mi ha fatta di-
ventare più forte e consapevole».
Lo sfogo, scritto in un sito, è di Giulia, la ragazzina indotta a fil-marsi in atteggiamenti intimi dalgiovane di cui si era infatuata, e poifinita sulla bocca di tutti dopo ladiffusione del filmato in rete.
«Una storia di provincia, chesarebbe potuta succedere ovun-que», l’ha definita l’avvocato Fran-cesco Laratta. È successa, stavol-ta, tra i ragazzini della cosiddetta“Monza bene”, quelli soliti trovar-si tra via Pennati, le piazze San Paolo e Carducci, e ha messo di-verse famiglie nei guai. Quella diGiulia, la ragazzina derisa, emar-ginata dalle stesse persone che credeva amiche, dopo la diffusio-ne, avvenuta a febbraio dello scor-so anno, quando aveva 14 anni, delfilmato realizzato e inviato per farcolpo su un ragazzo, per essere la“prescelta”. Quella di Andrea Pi-tingolo di Muggiò, il bello della compagnia (all’epoca del fatto 18anni appena compiuti), il più desi-derato tra le ragazzine, condanna-to a due anni e otto mesi col ritoabbreviato dal gip del tribunale diMilano per il reato di induzionealla produzione e diffusione di materiale pedopornografico (rea-to di competenza della procura distrettuale antimafia), e a 100mila euro di risarcimento provvisionale ai familiari della minorenne, oltre alla multa e alle
spese legali. Quella dei due pre-sunti complici del ragazzo, en-trambi minorenni, uno dei qualifiglio di un noto personaggio tele-visivo delle reti Mediaset, nei cuiconfronti la procura minorile hada poco chiuso le indagini. Giuliasi invaghisce di Andrea.
Questo, via Facebook, la invitaa uscire, scatta delle foto di alcuniloro momenti intimi, e le diffondein rete. Per Giulia e la sua famigliainizia un calvario di prese in giroe commenti, ma non riesce a rea-gire. Anzi, cede alle pretese di An-drea e del complice (il figlio del vip), che con una serie di messaggiinoltrati via WhatsApp la induco-no a filmarsi in atteggiamenti ses-sualmente espliciti («se mi vuoi devi farlo», «siamo stufi delle suo-re, oggi per farti notare devi farequalcosa di speciale», scrivono) emandano ancora il tutto in rete.Il video gira con la velocità dei canali web, e la ragazza consegnain lacrime il suo smartphone conle prove ai genitori, che si rivolgo-no agli avvocati Roberta Succi e Laratta.
La pena inflitta in primo gradonon permette di beneficiare dellacondizionale. Concesse le atte-nuanti generiche, lo sconto per ilrito, ma non quello per l’offerta risarcitoria, ritenuta non congrua.«La vicenda deve rappresentareun monito per tutti», hanno com-mentato i legali, che invitano a «non colpevolizzare i genitori, perché è impossibile stare dietroai modi di comunicare dei ragaz-zi». � Federico Berni - Alessandra Sala
Mette in rete il videodella ragazzinaGiovane condannato
Messaggi sms alle alunne delle medieSotto indagine un prof di RenateRENATE
«Ci sono delle indagini in
corso e non posso aggiungere altro».
Sono queste le parole di Maria Luisa
Sironi, preside reggente dell’Istituto
comprensivo “Alfredo Sassi” di Renate
e Veduggio con Colzano,
La dirigente scolastica confer-ma di fatto quel che in paese èormai sulla bocca di tutti: unprofessore della scuola mediaha ricevuto due denunce, daparte dei genitori di altrettanteragazzine che frequentano lascuola secondaria di primo gra-do e attualmente ci sono delleindagini in corso.
Non è stato preso alcun prov-vedimento, nessuno è iscrittonel registro degli indagati, la fa-se è quella degli accertamenti.A convincere i due papà e le duemamme a recarsi dagli uominidell’Arma, per una denuncia for-male, sono stati alcuni messag-gini trovati sui cellulari delleloro figlie minorenni (non si sase scoperti direttamente dai ge-nitori o se riferiti in un momen-to di confidenza dalle alunne).I genitori leggendoli, non avreb-bero gradito il tono decisamentefuori dagli schemi rispetto alconsueto rapporto tra alunna e
professore, meglio così vedercichiaro informando le forze del-l’ordine.
Non si conoscono le paroleesatte degli sms inviati e l’unicacosa certa al momento è che perora gli inquirenti avrebbero rac-colto solo una situazione virtua-le, fatta di messaggi di testo, ab-bastanza però per preoccuparei genitori delle ragazzine.
I carabinieri più volte negliultimi tempi si sono recati ascuola, nel plesso di via XXVAprile, per raccogliere informa-zioni, cercare di capire se ci sia-no episodi simili, magari acca-
duti in precedenza e mai denun-ciati. Sicuramente non è unasituazione piacevole per i geni-tori, gli addetti ai lavori, gli alun-ni e i cittadini di Renate, moltidei quali sono rimasti sbigottitidalla notizia, poiché la condottadel professore fino a questo mo-mento è sempre stata irrepren-sibile.
Solo il prosieguo degli accer-tamenti potrà chiarire definiti-vamente la sua posizione e capi-re se lo scambio virtuale tra do-cente e alunne sia stato solo uneccesso di confidenza o altro.� Cristina Marzorati- Elena Sandrè La scuola media di Renate
4 Primo PianoIL CITTADINO
SABATO 23 NOVEMBRE 2013
Oltre i limiti
SEREGNO
PAOLO VOLONTERIO
«È bello,utile e conforme al diritto aprire una paginasu internet che riporti dei commenti sulla propria scuola,insegnanti, compagni di classe?».Con questa domanda coinvolgendo direttamente gli studentie i genitori della classi prime,seconde e terze dell’istituto Levi, il magistrato seregneseFrancesco Cajani in forza allaprocura di Milano pool reatiinformatici, tramite un gioco diruolo, ha invitato i partecipantia “schierarsi” su questo tema.
Il caso in discussione non è stato preso solo come esempio, maera la conseguenza di un episodio realmente accaduto la scorsa primavera e che ha avuto come oggetto pagine social «spotted» sull’istituto, i suoi insegnati e gli studenti, tanto che ladirigente Giuliana Colombo, il27 marzo, aveva inviato una comunicazione alle famiglie informando che «nelle bachecheelettroniche vengono pubblicati in forma anonima messaggiin cui si chiedono o si forniscono informazioni, pettegolezzi,insulti, contenuti negativi che
Nessuno è anonimoIl magistratoavvisa gli studentiDal monito della preside del Levi dopo messaggie pettegolezzi circolati tempo fa, alla lezionedel dottor Cajani iniziata con un gioco di squadra
Il magistrato Francesco Cajani e la psicologa Lorenza Magni tra gli studenti di prima, seconda e terza dell’istituto Levi
possono facilmente sfociare inepisodi di cyber bullismo». Lacircolare si concludeva spiegando che «a prescindere dallavalutazione sul piano disciplinare di tali comportamenti, nelcaso in cui dalle condotte deglialunni derivino danni all’istituto, questa amministrazione potrà esercitare l’azione civile dirisarcimento nei confronti degli studenti (se maggiorenni) odei genitori attivando la “culpain educando”, oltre alla segnalazione alla competente avvocatura dello Stato e alla PoliziaPostale».
La discussione e il confrontoIl caso aveva formato oggetto didiscussione nel consiglio di istituto e l’allora presidente Claudio Lazzarotto aveva organizzato una conferenza dibattito conil magistrato Cajani che per impedimenti vari è arrivato finoai giorni nostri, quando al vertice del consiglio di istituto è succeduta Antonella Colombo.«Era doveroso ci ha detto qust’ultima che gli studenti venissero messi a conoscenza deipericoli che incorrono usandointernet per diffondere informazioni personali in quanto loro prendono tutto come un gioco, mentre la realtà è molto diversa».
Il pubblico ministero del pool reatr informatici FrancescoCajani mentre si svolgeva il
«gioco di ruolo» ha spiegato cheper reati informatici si intendefare riferimento a quelli introdotti nel Codice Penale dallalegge 547/1993 e, limitatamenteai soli casi di particolare complessità, a quelli commessi mediante l’impiego di tecnologieinformatiche o telematiche.
La caccia agli autoriIn particolare sono di competenza del “pool” i fenomeni illeciti di dialer (numerazioni a valore aggiunto), furto di identitàsemplice, violazione account,accesso email, truffa ebay o sualtre piattaforme di ecommerce, phishing, carte di credito,riciclaggio elettronico di proventi illeciti.
Una indicazione emersa daldibattito, e condivisa sia dal magistrato che dalla psicologa Magni, è stata quella di sollecitaretutti a trovare forme condivisedi comunicazione sulla rete, nelrispetto dei diritti di tutti.
«Una volta c’era il giornalinodi istituto ha proseguito Cajani Oggi è possibile pensare adun sito internet gestito dai ragazzi ma all’interno di regolecondivise dall’istituto. L’anonimato in rete molto spesso finisce per non essere tale dal momento che le forze di Poliziahanno ormai competenze emezzi per risalire agli autori deireati anche quando vengonocommessi su internet». n
«La gestione dei sitideve essere condivisa
dall’istituto»
FRANCESCO CAJANIMAGISTRATO DEL POOL REATI INFORMATICI
DELLA PROCURA DI MILANO
«Aiutiamo a crescerela touch generation»
Lorenza Magni PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA
C’è tutta la forza di un cataclisma nell’avvento deisocial network tra i giova
nissimi. Ne è convinta la psicologa psicoterapeuta LorenzaMagni.
Che cosa hanno provocato i cambia
menti tecnologici?
Hanno investito con la forza di uncataclisma prassi comunicative,processi economici, attività lavorative, educative, sociali e culturali. Non siamo più fruitore passivi,ma i new media hanno anche la caratteristica dell’interattività.
Siamo ai «nativi digitali»...
E’ già un termine superato, oggi èla touch generation, cioè bambiniche crescono in un mondo nel quale l’interazione passa attraverso un tocco. I nati dopo il 1993 sonocresciuti in un mondo dominatodalla rete con una esposizione media di sette ore al giorno, e sulla base di questo utilizzo sviluppa nuove competenze, nuove modalità cognitive, nuovi modelli relazionali.
E le opportunità?
I pericoli non derivano dall’uso deltouch, ma dal suo cattivo uso. Sonostrumenti che non vanno demonizzati, perché dipende da comee quanto si usano.
I rischi di internet
Sono dipendenza, isolamento dalmondo reale per chiudersi in unmondo virtuale, cyber bullismo,sexting, siti per adulti, possibilitàdi fare incontri pericolosi, furto diidentità, siti che inneggiano alla violenza e al razzismo.
Cosa occorre fare?
Magari vedere il rischio come possibilità di crescita e non solo di pericolo.
E per un uso corretto dei social
network?
Non pubblicare o condividere mainulla che riguardi anche altri senza aver l’esplicito consenso di tuttele persone coinvolte. Non diffondere falsità. Non taggare altri senza il consenso. La libertà di opinione e di espressione non implica la
libertà di insulto, perché si potrebbe essere chiamati a rispondere diquanto scritto o condiviso, anchemolto tempo dopo la pubblicazione.
Un genitore per restare al passo coi
figli cosa deve fare?
Per poter dare informazioni bisogna essere informati. Conoscere
e visitare alcuni siti e valutarne icontenuti, raccogliere informazioni da conoscenti sulle diverseapplicazioni di internet.
Quindi bisogna monitorare ed essere
curiosi?
La ricerca scientifica sulla prevenzione del disagio degli adolescentiha indicato il monitoraggio dei genitori e la qualità della relazione
tra genitore e figlio. Il monitoraggio ha a che fare con la disponibilità di conoscere i luoghi, le attivitàe le compagnie dei figli, supervisionando i loro comportamenti sociali e verificando che siano appropriati all’età.
C’è dell’altro?
Occorre fornire un modello ed essere propositivi. Essere protettivi e insegnare l’autoprotezione.Essere vicini per gestire situazioninon desiderate, ma avvenute. Ininternet quando il peggio si è verificato non è più possibile prevenire, ma ogni occasione può diventare educativa e trasmettere il messaggio che siamo disposti adaiutarli. Il modo con cui affrontiamo una situazione non desiderataci rende credibili o meno come base sicura per le future difficoltàdei figli.
Un consiglio ai genitori.
Devono stimolare i figli a pensarein maniera critica e a sviluppare una propria opinione su quello che vedono e leggono».n P. Vol.
Le nuove competenzesviluppate attraverso
un uso di internetper sette ore al giorno
24milioniTanti sono gli italiani iscritti a
Facebook, e di questi 17 si connettono
quotidianamente alla piattaforma di
Zuckerberg. L’86% degli italiani che
hanno la connessione a internet sono
iscritti a Facebook.Quindici milioni si
connettono dal telefonino.
52%UominiPrevale anche se non di molto
la percentuale di sesso maschile sugli
iscritti sempre italiani al social
network
20%adulti I principali utilizzatori sono uo
mini tra i 36 e 45 anni; subito dietro,
19%, glu utenti tra i 19 e 24 anni. La
fascia dei più giovani, dai 13 ai 18 anni
si attesta al 13%. Con il crescere del
l’età, gli utenti diminuiscono: 13% tra
i 46 e 55 anni; solo 7% oltre i 55.
1 su 4adolescente fa sexting. In un anno è
più che raddoppiato il numero di gio
vani che riceve foto e video “hot” sul
proprio cellulare.
74 e 37percentuali. Sono i numeri percento
degli adolescenti maschi e femmina
che vanno sul web per vedere o fare
sesso, sapere tutto sul sesso o cercare
un partner.
25%condivisione di foto Questa la percen
tuale di adolescenti che praticando il
sexting invia le proprie immagini non
solo al partner o alla persona in cui
ripone piena fiducia, ma a più persone.
59%valutazioni positive Al 59% degli ado
lescenti piace ricevere foto o filamti
a sfondo porniografico; ad un 23% non
piace: i ragazzi si sentono infastiditi,
imbarazzati, spaventati, angosciati o
indifferenti.
Questi sono alcuni numeri su Face
book principale social network tratti
dall’Osservatorio di Vincenzo Cosen
za e da un’inchiesta sul sexting fatta
da Roberta Giommi, sessuologa e
pubblicata su Repubblica.
Numeri