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Croce Rossa Italiana Gruppo di Lavis Non solo semplici pali d’acciaio che so- stengono un tetto e quattro pareti di tela: la tenda è molto, molto di più. È riparo di fortuna ma è anche casa, è protezione ma anche libertà. È un simbolo, di disperazio- ne e solidarietà, di indipendenza e di voglia di vivere. “Il mondo inTenda!” è l’installa- zione che, nello scorso mese di aprile, per una settimana ha animato Piazza Cesare La vita in tenda, tra disperazione e speranza Periodico online di informazione del Gruppo di Lavis della Croce Rossa Italiana Anno due, numero diciassette - Maggio 2018 Battisti, a Trento, con mostre e dibattiti in- centrati sull’accoglienza di migliaia di esseri umani in fuga da guerre, genocidi e disastri ambientali. La tenda, quindi, come primo punto di riferimento dove ricomporre nuclei familiari, dove poter riaccendere la speran- za in un futuro migliore. Altre tende stanno sorgendo in queste ore attorno al capoluogo, quelle degli alpini che si sono dati appun- tamento in Trentino per l’annuale sfilata. Saranno testimoni silenziose di abbracci e strette di mano tra amici vecchi e nuovi, del rinnovato impegno per i valori univer- sali di pace e solidarietà, al loro interno ri- echeggeranno brindisi e canti di montagna. A queste tende, così diverse ma molto simili per il messaggio che esprimono, dedichiamo questo numero di “Ti scrivo”. (gip) (foto ab, Andrea Omizzolo, Gruppo Alpini Salce)

La vita in tenda, tra disperazione e speranza - crilavis.it · umani in fuga da guerre, genocidi e disastri ambientali. La tenda, quindi, come primo punto di riferimento dove ricomporre

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Croce Rossa ItalianaGruppo di Lavis

Non solo semplici pali d’acciaio che so-stengono un tetto e quattro pareti di tela: la tenda è molto, molto di più. È riparo di fortuna ma è anche casa, è protezione ma anche libertà. È un simbolo, di disperazio-ne e solidarietà, di indipendenza e di voglia di vivere. “Il mondo inTenda!” è l’installa-zione che, nello scorso mese di aprile, per una settimana ha animato Piazza Cesare

La vita in tenda, tra disperazione e speranza

Periodico online di informazionedel Gruppo di Lavis della Croce Rossa Italiana

Anno due, numero diciassette - Maggio 2018

Battisti, a Trento, con mostre e dibattiti in-centrati sull’accoglienza di migliaia di esseri umani in fuga da guerre, genocidi e disastri ambientali. La tenda, quindi, come primo punto di riferimento dove ricomporre nuclei familiari, dove poter riaccendere la speran-za in un futuro migliore. Altre tende stanno sorgendo in queste ore attorno al capoluogo, quelle degli alpini che si sono dati appun-

tamento in Trentino per l’annuale sfilata. Saranno testimoni silenziose di abbracci e strette di mano tra amici vecchi e nuovi, del rinnovato impegno per i valori univer-sali di pace e solidarietà, al loro interno ri-echeggeranno brindisi e canti di montagna. A queste tende, così diverse ma molto simili per il messaggio che esprimono, dedichiamo questo numero di “Ti scrivo”. (gip)

(foto ab, Andrea Omizzolo, Gruppo Alpini Salce)

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Nei weekend del 14/15 e del 21/22 aprile 2018 si è svolta presso la pale-

stra Vela la settima edizione del torneo di pallavolo tra gruppi della Croce rossa del Trentino. Undici squadre, tra cui gli amici del 118 e i cugini di Bolzano, due campi, quattro giornate, arbitri e segnapunti un po’ da ogni dove e tanta voglia di mettersi in gio-co e portare in alto il nome del proprio gruppo. Novità del 2018: una squadra mista, composta da giovani volontari appartenenti a

gruppi diversi, i Last Minute.Nelle prime due giornate la sfida è stata a punti: domenica sera, sti-lata la classifica in base al numero di set vinti, c’era un’unica certez-za: le T-Cri (Pergine), Barcollo ma non mollo (Trento) e La Gang della Valle (Val di Ledro) si sareb-bero sfidate il sabato successivo in un mini-torneo per aggiudicarsi i posti da 9 a 11. Le posizioni da 1 a 8 invece sono state combattute a eliminazione diretta durante il secondo fine settimana, che non ha risparmiato emozioni e incon-

tri all’ultima schiacciata. E se i campioni in carica, i “CRIminali” della Val di Non, anche quest’an-no hanno portato a casa il primo posto, il ricordo che gli organiz-zatori conserveranno da questa edizione è rappresentato da quei terzi set giocati a squadre mesco-late: a fronte di vittorie già decise sul 2-0, i giocatori hanno deci-so di giocare il terzo tempo mi-schiandosi e personificando così quello che è lo spirito del torneo: conoscersi, integrarsi e, soprat-tutto, divertirsi. (af)

Pallaaaaa!Più di 100 volontari in campo per la settima edizione del torneo di pallavolo tra gruppi Cri del Trentino, che si è chiusa lo scorso 22 aprile con la consueta cena presso la sede del gruppo di Lavis

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FASE A GIRONI SET 1 SET 2 SET 3 RIS.

CRIminali - Gli Eventi Associati 25-15 25-16 15-7 3-0

Barcollo ma non mollo - Le T-CRI 16-25 25-27 15-7 1-2

CRI Evolution - Gli Shock Ipovolleymici 9-25 10-25 7-15 0-3

Basic Lavis Support - La Gang della Valle 25-11 25-14 11-15 2-1

Gli Eventi Associati - Last Minute 25-17 25-22 16-14 3-0

Punti sutura - CRIminali 26-24 25-23 15-12 3-0

Gli Shock Ipovolleymici - Basic Lavis Support 25-20 17-25 10-15 1-2

Le T-CRI - Last Minute 25-21 22-25 11-15 1-2

Rh Aperitivo - La Gang della Valle 25-13 25-23 15-8 3-0

Punti sutura - Barcollo ma non mollo 25-9 25-23 15-10 3-0

CRI Evolution - Rh Aperitivo 11-25 9-25 8-15 0-3

FASE A GIRONI SET 1 SET 2 SET 3 RIS.

Barcollo ma non mollo - CRIminali 9-25 20-25 13-15 0-3

Rh Aperitivo - Basic Lavis Support 17-25 25-16 8-15 1-2

Punti sutura - Le T-CRI 25-11 25-17 16-18 2-1

CRI Evolution - La Gang della Valle 25-0 27-25 15-13 3-0

CRIminali - Last Minute 25-14 26-24 15-10 3-0

Gli Shock Ipovolleymici - Rh Aperitivo 24-26 14-25 13-15 0-3

Punti sutura - Gli Eventi Associati 20-25 25-20 15-17 1-2

CRI Evolution - Basic Lavis Support 13-25 17-25 9-15 0-3

Barcollo ma non mollo - Last Minute 23-25 21-25 11-15 0-3

Gli Shock Ipovolleymici - La Gang della Valle 25-21 25-21 15-1 3-0

Gli Eventi Associati - Le T-CRI 25-20 25-18 15-7 3-0

FASE FINALE SET 1 SET 2 SET 3 RIS.

Gli Shock Ipovolleymici - Gli Eventi Associati 25-13 25-15 15-10 3-0

Last Minute - CRI Evolution 25-16 25-12 15-13 3-0

Basic Lavis Support - Rh Aperitivo 24-26 25-10 11-15 1-2

Punti Sutura - CRIminali 20-25 10-25 15-8 1-2

CRI Evolution - Gli Eventi Associati 15-25 21-25 14-16 0-3

Last Minute - Gli Shock Ipovolleymici 21-25 24-26 15-13 1-2

Basic Lavis Support - Punti Sutura 24-26 25-18 15-9 2-1

Rh Aperitivo - CRIminali 20-25 18-25 13-15 0-3

FASE FINALE SET 1 SET 2 SET 3 RIS.

Barcollo ma non mollo - Le T-CRI 25-23 19-25 15-11 2-1

La Gang della Valle - Le T-CRI 25-23 17-25 15-8 2-1

La Gang della Valle - Barcollo ma non mollo 24-26 27-25 15-11 2-1

Basic Lavis Support - Gli Eventi Associati 25-13 25-20 12-15 2-1

Rh Aperitivo - Last Minute 25-16 25-14 15-9 3-0

Gli Shock Ipovolleymici - CRIminali 18-25 23-25 15-7 2-1

CRI Evolution - Punti sutura 18-25 6-25 15-13 1-2

Mini-torneo Quarti Semifinali Finali

Nella costruzione di un torneo con 11 partecipanti si è optato per una soluzione a due gironi (uno di 5 squadre, l’altro di 6), in cui il girone di 5 squadre ha giocato il tutti-contro-tutti, mentre in quello da 6 è stata eliminata, rispetto al tutti-con-tro-tutti, una terna di partite estratta a caso. In questo modo tutte le squadre hanno giocato lo stesso numero di partite nel-la fase preliminare. Terminata la fase a gironi, le prime quattro squadre di ciascun girone sono passate alla fase finale compo-sta dalla classica sequenza quarti/semifinali/finali, mentre le tre escluse hanno disputato un tutti-contro-tutti valido per le ultime tre posizioni della classifica. La squadra “Punti Sutura” è stata penalizzata di 4 posizioni a causa di una violazione del regolamento.

1. CRIminali (Val di Non)

4. Gli shock ipovolleymici (Levico)

7. CRI Evolution (Bolzano)

10. Barcollo ma non mollo (Trento)

2. Rh Aperitivo (Valle dei Laghi)

5. Last Minute (misti)

8. Punti Sutura (Val di Fassa)

11. Le T-CRI (Pergine Valsugana)

3. Basic Lavis Support (Lavis)

6. Gli Eventi Associati (118TE)

9. La Gang della Valle (Val di Ledro)

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mutamento, dunque la strategia richiede un costante rinnova-mento.Quali sono gli strumenti che vi permettono di raggiungere i vulnerabili?Strumento indispensabile è la mappatura delle povertà sul ter-ritorio, la quale permette il rico-noscimento dei bisogni primari e quindi di dare voce alle necessità. In seguito è opportuno attraverso

La vulnerabilità nel mirinoContinua il nostro viaggio all’interno del Comitato provinciale. Esploriamo oggi la seconda area, un mondo complesso riassunto nella stringata espressione “Favorire il supporto e l’inclusione sociale”.

“La nostra gloria più grande non sta nel non cadere mai, ma nel ri-

sollevarsi sempre dopo una ca-duta”. Una massima caratterizzata dalle più varie forme e che noi vi proponiamo in quella confucia-na. Ma come è impegnata concre-tamente Croce rossa per fornire gli strumenti necessari a chi ne abbia bisogno? Lo abbiamo chie-sto a Maria Chiara Torzi Gerosa,

alias Mimma, delegata provincia-le dell’obiettivo strategico due.

Di cosa si occupa concretamen-te l’area due?La nostra mission è sconfiggere il più possibile le vulnerabilità, favorendo l’inclusione sociale, in modo da rendere le comunità più resilienti. Naturalmente le pro-blematiche legate a nuove pover-tà sono tantissime e in continuo

Promuoviamo lo “sviluppo” dell’individuo, inteso come “la possibilità per ciascuno di raggiungere il massimo delle proprie potenzialità, di vivere con dignità una vita produttiva e creativa, sulla base delle proprie necessità e scelte, pur adempiendo i propri obblighi e realizzando i propri diritti”.

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Delegata Area 2Maria ChiaraTorzi Gerosa

Servizio psicosociale: Manuela BailoniDipendenze: Monica SadlerCoordinamento della formazione: Franca GiustinelliSenza dimora: Sara Coller

Migranti: Silvia ConciClown di corsia: Marina MosnaMappatura delle povertà sul territorio: Eleonora Pisoni

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l’ascolto instaurare una relazione di fiducia col vulnerabile, così da poterne comprendere la situazio-ne. Questa attività porta a quel contatto, magari occasionale, che svela l’universo di queste persone le quali, spesso per dignità, non vogliono mostrarsi al servizio so-ciale di base, col quale collaboria-mo moltissimo.

Quali sono le strutture con le quali Croce rossa collabora?La collaborazione si sviluppa su due livelli: quello provincia-le, dove troviamo i tavoli sociali dell’assessorato e quello locale, dove i gruppi collaborano con le politiche sociali di zona. Per poter mappare capillarmente i bisogni è inoltre fondamentale una rete co-stituita da istituzioni e associazio-ni di volontariato.Quali sono i progetti che negli ultimi anni vi hanno dato mag-giore soddisfazione?Il punto bimbo, partito qualche anno fa a livello provinciale in via sperimentale, ha avuto un succes-so notevole.Un’altra piacevole sorpresa è stata quella della gestione dei dormito-ri, per i quali si sono inaspettata-mente offerti un numero conside-revole di volontari. Questo ci ha recentemente motivati a organiz-zare, per la prima volta a livello provinciale, un intenso corso fo-calizzato sulla cura del senza di-mora.Non si è dimostrata semplice la

sfida relativa all’accoglienza dei migranti. L’obiettivo strategico due è impegnato su questo fronte in un costante lavoro di forma-zione finalizzato all’integrazione di queste persone, con particolare attenzione a chi sia appena uscito dal progetto di accoglienza previ-sto.Un’altra importante vulnerabilità sono le dipendenze. Per questa abbiamo puntato sugli incontri nelle scuole, favorendo lo scam-bio tra pari tramite il consistente coinvolgendo dei giovani.E non è finita qui. All’orizzonte intravediamo una nuova possi-bilità di intervento, ovvero quella di una collaborazione più attiva e incisiva con chi soccorre i vul-nerabili sulla strada, così da rag-giungere più efficacemente i sen-za dimora, ma anche vittime di violenza e di tratta.Vuoi lasciare un messaggio ai nostri lettori?Quando sono entrata a far parte di Croce rossa, l’associazione era spesso associata soltanto all’am-bulanza. Nonostante questo, l’am-bito sociale mi ha affascinato fin da subito. Ciò che mi colpisce è la sua trasversalità, dalla persona in ambulanza, a quella dimenticata

su una strada o che passa un mo-mento delicato della sua vita; esso è necessario ovunque.Purtroppo la fragilità è in ciascu-no di noi. Per questo cercare di capire e dare una risposta, tante volte semplicemente ascoltando, è qualcosa che dona una soddi-sfazione impagabile e permette di percepire la propria azione nel mondo.

Ringraziamo Mimma per la dispo-nibilità e specialmente per l’esau-stività delle sue risposte. (gb, dg)

Maria Chiara Torzi Gerosa

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È un titolo dal doppio si-gnificato, “Il mondo in-Tenda!”, da una parte de-

scrive l’impegno che i volontari mettono nell’aiutare il prossimo, dall’altra richiama la popolazio-ne a non girarsi dall’altra parte, a non fingere di non vedere. E pro-prio in cinque tende si è svolta la sfaccettata manifestazione che ha visto piazza Cesare Battisti riem-pirsi di esposizioni ed eventi per un’intera settimana, dal 7 al 15 aprile, con due ultimi incontri nel weekend del 22 aprile.

“Il mondo inTenda!” messaggio lanciatoDal 7 al 15 aprile scorso chi ha avuto occasione di passare in piazza Cesare Battisti a Trento si è ritrovato in una tendopoli in miniatura. Stiamo parlando dell’evento “Il mondo inTenda!” dove, in occasione della conferenza inaugurale, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Fabrizio Damiani, responsabile delle operazioni internazionali di Croce rossa in Europa e Asia e, a manifestazione conclusa, l’ideatore Giorgio Giampiccolo.

(foto gg)

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Alla conferenza inaugurale è in-tervenuto, tra gli altri, Fabrizio Damiani, responsabile “senior” delle operazioni in Europa e Asia dell’Ufficio attività internazionali del comitato nazionale della Cro-ce rossa italiana.

Fabrizio, che ruolo ricopri in Croce rossa e perché sei qui oggi?Lavoro al Comitato nazionale della Croce rossa italiana e sono responsabile dei progetti e delle operazioni internazionali in Eu-ropa, Asia centrale e Asia pacifi-co. Sono qui per parlare del lavoro che svolge l’associazione a livello internazionale (cosa facciamo e come operiamo) e per spiegare quali sono le motivazioni che ci guidano nel fare certe scelte, nel sostenere un progetto rispetto a un altro in un determinato paese. Voglio anche dare testimonianza diretta del lavoro che sto facen-do nel seguire i progetti che sono sotto la mia diretta responsabili-tà, in particolare nel Bangladesh, dove in un grandissimo campo in pochi mesi si sono riversati più di 800 mila profughi (8 volte gli abi-tanti di Trento) provenienti dal Myanmar. Questo enorme flusso di persone ci sta ponendo davanti

a una sfida in tema di assistenza umanitaria.Prevedete altre iniziative di que-sto tipo o questo è un evento iso-lato?Dobbiamo continuare a orga-nizzare eventi di questo tipo per sensibilizzare la popolazione ri-spetto a certe tematiche, ma so-prattutto per aiutare a capire di più la diversità, a comprenderla e a farne buon uso, a sviluppare una cultura dove ognuno colla-bori per trovare soluzioni a pro-blemi comuni. C’è molto da fare e non bisogna mai stancarsi, ma bisogna continuare facendo leva sul grande potenziale dei volon-tari, presenti capillarmente nella comunità, ognuno con le proprie peculiarità.Cosa rimarrà dopo una settima-na di questa attività, a Trento?Spingersi a isolarsi e a pensare a

sé stessi, respingere i problemi al di fuori dei nostri confini non aiuta a vivere meglio; ci sono be-nefici immediati, ma sono solo apparenti. Invece che respingere i problemi, dovremmo affrontarli e trasformarli in opportunità.Io spero che rimanga una mag-giore consapevolezza; in un mon-

do costellato dalla disinformazio-ne, capire che siamo tutti sotto una stessa tenda e che è necessa-rio cooperare per trovare insieme soluzioni a problemi complessi, sarebbe un gran successo.

Ideatore dell’iniziativa è Giorgio Giampiccolo, delegato per le at-tività internazionali della Croce rossa nel comitato provinciale di Trento.

Giorgio, curiosità pura: quando e perché è nata l’idea di questo evento?È nata mesi fa e inizialmente si pensava a una mostra dove, attra-verso delle interviste a volontari di varie associazioni, si potesse

Fabrizio Damiani intervistato dal “Trentino” all’inaugurazione della mostra

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parlare di emergenze umanita-rie viste attraverso gli occhi degli operatori, una cosa totalmente nuova, visto che siamo abituati a vederli solo nella loro fase attiva. Grazie alla collaborazione con la Fondazione museo storico del

Trentino e al contributo prezioso di Mara Dissegna (ricercatrice e volontaria del gruppo di Lavis), Maria Grazia Baccolo (preceden-temente direttrice del museo di Croce rossa a Castiglione delle Stiviere), Eleonora Pisoni (opera-trice al Muse) e Daniele Cuomo (esperto in attività internaziona-li), il lavoro si è evoluto fino ad arrivare ad ambientare la mostra all’interno delle tende di emer-genza in un posto atipico come il centro di Trento e di chiamarlo “Il mondo inTenda!”.Parliamo proprio del nome, “Il mondo inTenda!”: gioco di pa-

role per lanciare un messaggio?Esiste un mondo nelle tende che è quello del volontario, ma anche quello popolato da 65 milioni di persone che tuttora ci vivono sta-bilmente, obbligate da migrazio-ni, alluvioni, guerre. È necessario informare affinché il mondo ca-pisca quello che sta succedendo; ecco perché, oltre al nucleo cen-trale dove si sono alternate testi-monianze, dibattiti e conferenze, erano presenti anche quattro in-stallazioni. Nella prima si poteva-no trovare pezzi storici concessi dal museo di Campomorone; a seguire, delle grandi gigantogra-fie con persone da soccorrere e soccorritori, per far notare che non ci sono differenze; nella ter-za è presente la ricostruzione di

un dormitorio, dove le brandine erano ricoperte da centinaia di fotografie scattate dai volontari nelle varie emergenze; nell’ulti-ma tenda veniva proiettato un vi-deo contenente alcune interviste, racconti diretti di esperienze ed emozioni.Pensate di riproporre in futuro questa manifestazione?La mostra è già disponibile per i gruppi che vogliono riproporla con materiale e la nostra assisten-za, non vogliamo comunque che sia autoreferenziale. Abbiamo il sogno che questo evento diventi un appuntamento che possa coin-volgere sempre più associazioni che si occupano di volontariato a livello internazionale, un vero fe-stival dell’umanità da riproporre annualmente.Questa intervista uscirà quando l’evento sarà concluso da parec-chi giorni. Cosa ti piacerebbe che rimanesse alla gente che avete incontrato?Due parole: umanità e consape-volezza. La prima deve essere ri-petuta all’infinito: mi sono accor-to avvicinando la gente nei giorni scorsi che tutti hanno bisogno di sentire che esiste ancora, è un discorso di speranza; la seconda perché c’è bisogno di capire che prima di tutto di fronte abbiamo persone, in qualunque situazione si vada a operare. (pm)

Giorgio Giampiccolo, ideatore della mostra e volontario Cri del gruppo di Lavis

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Come ti monto e smonto la tenda RofiUn “venerdì in magazzino” dedicato alla norvegese Rofi, una tenda pneumatica veloce da montare, adatta a tutti gli usi di un campo della Croce rossa

“Venerdì vado al magazzino a vedere la Rofi, vuoi venire con me?” L’invito non è per un rave party, ma per un “venerdì in ma-gazzino”, serata informativa e di aggiornamento, volta ad acqui-sire maggior dimestichezza con quanto conservato in via Negrel-li. In caso di maxi emergenza o grandi eventi, come l’adunata de-gli Alpini, il materiale necessario all’organizzazione, alla logistica e al PMA viene prelevato da que-sto magazzino ed è importante che più operatori possibili sap-piano dove trovare il materiale e soprattutto come maneggiarlo.L’incontro di venerdì 16 marzo è stato dedicato al montaggio, alla presentazione e allo smontaggio della tenda pneumatica Rofi: di origine norvegese, questa ten-da presenta alcune particolarità che la distinguono sensibilmen-te dalle Eurovinil, le tende verdi ampiamente diffuse nei campi di protezione civile. Con una base di 6 metri per 10 e un’altezza di 3, lo spazio a disposizione dei

volontari, una volta terminato il gonfiaggio, l’ancoraggio a terra e il fissaggio dei pali telescopici in carbonio, permette di ospitare fino a 18 letti (anche a castello); l’assenza di coibentazione per-mette alla luce di filtrare molto bene e se per un dormitorio que-sto non è un pregio, diventa inve-ce un vantaggio se la tenda viene adibita a sala ricreativa, mensa, aula didattica, ospedale da cam-po o ufficio. Il montaggio è velo-ce, grazie ai tubi ad alta pressione

simili alle manichette in uso ai vigili del fuoco, che permettono di gonfiare molto velocemente la tenda, mantenendo poi la pres-sione per lunghi periodi.La Rofi ha fatto bella mostra di sé in occasione de “Il mondo inTen-da!”: allestita al centro di piazza Battisti, insieme ad altre quat-tro Eurovinil, è stata usata come tenda conferenze, ospitando nei suoi luminosi 60 metri quadri i vari incontri e gli eventi collegati alla mostra. (af)

(foto af)

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Erano mesi che Paolo aveva segnato la data sul calen-dario, 22 giugno 2002, tut-

ti alla fiaccolata di Solferino. Ne aveva sentito  parlare tanto ma non riusciva a immaginare come sarebbe stata questa nuova espe-rienza, poche foto e internet de-gli albori raccontavano poco. Per questo motivo affioravano molte domande, soprattutto una: “Sonia, ma quando arriviamo a Castiglio-ne, secondo te, come si fa a capire dove andare?” Ben presto il dubbio svanì. Nel primo pomeriggio, av-vicinandosi al campo, dove avreb-bero dormito quella notte, furgoni, vetture e qualche corriera, rigoro-samente con l’inconfondibile logo della croce rossa su sfondo bianco,

resero chiaro dove fosse il raduno. Al punto di ritrovo anche Paolo ri-cevette una fiaccola, una fra le tan-te ma per lui unica. Quante volte Riccardo aveva raccontato: “vedrai all’imbrunire quanto sarà bello; e mi raccomando: a metà strada prenditi il tempo di girarti, e poi, poi… non ti racconto altro perché devi viverla tu”.Effettivamente l’idea di un grande evento già si percepiva dalla con-fusione che lo circondava, le divise aumentavano sempre più e le voci si sovrapponevano, c’era chi come Paolo chiedeva informazioni per capire dove andare ma anche ri-sate, abbracci e saluti di volontari che si intrecciavano. Solo avvici-nandosi Paolo percepiva le varie

Sotto lo stesso cielo

UmanitàImparzialità

NeutralitàIndipendenzaVolontarietà

UnitàUniversalità

cadenze che palesavano le origini da regioni diverse, ma dai discor-si si capiva che questo per tanti era un appuntamento annuale. Sonia nel frattempo non si era distratta e aveva raccolto le informazioni necessarie, ora bisognava raggiun-gere, con i bus navetta, la collina di Solferino e da lì all’imbrunire si sarebbe partiti tutti assieme. La confusione era tanta ma nessuno sembrava impaziente e l’allegria regnava sovrana. Qualche minuto dopo, mentre il sole calava, la ce-rimonia ebbe inizio: in mezzo alla piazza erano pronti ad aprire la sfi-lata i volontari che avevano ricevu-to l’onore di portare i sette principi. Dopo un breve saluto, il presidente accese la prima fiaccola, e come per

Per la penultima puntata dedicata ai principi, siamo arrivati all’Unità, uno tra i primi a venire formulato, nel 1875, anche se con il nome di “cen-tralità” (vedi “Ti scrivo” numero 13). Esso stabilisce tre condizioni affinché una società nazionale possa opera-re sotto il cappello della Croce rossa internazionale: deve essere unica in quello stato, non deve discriminare nel reclutamento dei propri membri, e deve coprire tutto il territorio na-zionale.La prima condizione è importante per la credibilità della società nazio-nale stessa, in quanto non si devono avere, sullo stesso territorio, associa-zioni in concorrenza tra loro che con-dividano principi ed emblema.La successiva condizione ribadisce il concetto di imparzialità, già espresso dal secondo principio, applicato in

questo caso ai suoi membri. Implica inoltre indipendenza, quarto princi-pio, in quanto solo rappresentando l’intera popolazione una società na-zionale può guadagnare rispetto nella comunità per il suo ruolo umanitario.A questo si lega a doppio filo la terza condizione: prima di poter essere am-messa come società nazionale, questa deve dimostrare di essere in grado di operare su tutto il territorio naziona-le. La regola vale anche laddove sia in corso una guerra civile a causa della quale il governo centrale non riesce a controllare tutto il territorio. In questi casi, il riconoscimento della società nazionale potrebbe essere posticipa-to. Ciononostante, nell’interesse delle vittime coinvolte, la mancanza di per sé non impedisce al Movimento in-ternazionale di collaborare con l’isti-tuenda società nazionale. (apa)

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magia la luce si diffuse di torcia in torcia fino a illuminare tutto. An-che la marcia prese avvio. Era cal-do e molto umido, lo era sempre in quel periodo dell’anno, e la divisa non proprio adatta per questo tipo di attività non aiutava di certo, ma nessuno ci faceva caso perché il buonumore vinceva sull’afa.Paolo dopo un’ora di cammino si ri-cordò del consiglio di Riccardo e si girò; il respiro per un attimo gli re-stò in gola, ma poi prese in mano la piccola macchina fotografica e in-quadrò quello che sembrava un fiu-me di fuoco da tante erano le torce accese. Era semplicemente stupen-do: in quel luogo, in quel momento, ebbe la certezza di far parte di una grande associazione che riuniva

volontari da tutta Italia, anzi tutto il mondo, sotto gli stessi ideali. Si fermò un attimo a lato della stra-da per riprendere fiato e prima di ricominciare il cammino si ricor-dò dell’esperienza vissuta l’anno precedente: una colonna di mezzi con volontari della Val d’Aosta e del Trentino partirono insieme per una missione umanitaria nella ex Jugo-slavia. In collaborazione con la so-cietà locale, divisi in piccoli gruppi, avevano portato cibo e vestiario in orfanotrofi e campi profughi; grazie agli interpreti, avevano condiviso racconti ed esperienze con i vo-lontari della Croce rossa del posto. Una cosa che ricordava bene era il suo stupore nel sapere che Marga-reta era di origine serba e Goran

bosniaco, ma che dal loro collabo-rare non si percepiva nessuna ten-sione perché stavano operando sot-to lo stesso simbolo e avevano un obiettivo comune: proteggere i più deboli. Una missione che affiorava spesso nei suoi ricordi ogni volta che si rendeva conto che essere uni-ti era la carta vincente per risultare maggiormente efficaci nell’intra-prendere qualsiasi attività.Paolo uscì dai propri pensieri e ri-prese a camminare velocemente per raggiungere gli amici che nel frattempo erano andati più avanti. Quel fiume di cui faceva parte era fatto di persone con la stessa divi-sa, con la stessa scritta: Croce rossa italiana, una sola sotto il principio dell’Unità. (pm)

(disegno mb)

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Tutto ebbe inizio in un im-precisato giorno del 1917: con la Grande guerra

ancora in corso, le “penne nere” diedero vita a un raduno sponta-neo sul Monte Ortigara, nel Vi-centino, per ricordare, attorno ad un altare di fortuna, i compagni caduti nel primo conflitto mon-diale. A guerra finita, nel ‘20, l’evento venne commemorato con un primo convegno nazio-nale, dal 5 al 7 settembre, sem-pre sull’Ortigara; da allora solo la seconda guerra mondiale (tra il

Croce rossa e Alpini:accoppiata vincente!Un secolo di adunate, un lungo serpentone di “penne” nere che solo la seconda guerra mondiale è riuscita a interrompere.Per la quarta volta nella storia, sarà Trento a ospitare la variopinta festa di popolo.E saranno in 650 mila ad animarla dall’11 al 13 maggio, oltre alle centinaia di volontari della Croce rossa, che garantiranno assistenza e soccorso in caso di bisogno

(foto apa)

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’41 e il ’47) e il Giubileo di Roma (nel 1950) sono riusciti ad inter-rompere la tradizione che vede ogni anno centinaia di migliaia di persone al seguito degli alpini in congedo provenienti da ogni parte d’Italia.Le prime nove edizioni, dal 1920 al ’28, passarono sotto il nome di “Convegno nazionale” e si ten-nero sempre a fine estate; dalla decima edizione in poi si iniziò a parlare di “Adunata nazionale”, manifestazione che successiva-mente, salvo poche eccezioni, si tenne sempre nella stagione pri-maverile: dal ’77 in poi sempre nel mese di maggio.Con quella di quest’anno sono ben cinque le adunate nazionali ospitate dalla città di Trento, la prima nel 1922, la terza in asso-luto dopo Monte Ortigara nel ’20 e Cortina d’Ampezzo nel ’21, tutti luoghi di testimonianza durante il primo conflitto mondiale. Poi ancora nel ’38, ’58, ’87 e… 11, 12 e 13 maggio 2018. C’è dunque un antico, stretto e profondo legame affettivo fra Trento e l’”adunata”, che tra pochi giorni porterà in città ben 650 mila ospiti, tra pen-ne nere, familiari e simpatizzanti.

La scommessaOltre sei volte la popolazione di Trento, questa è la dimensione dell’Invasione che la città si tro-verà a dover fronteggiare nel se-

condo weekend di maggio. Un enorme sforzo organizzativo e una grande scommessa, anche per le strutture d’accoglienza del circondario che da mesi fanno registrare il “sold out”. Non c’è più un letto libero verso sud, lungo la Valle dell’Adige fino al confine col Veneto, idem per la Valsugana, la Valle dei Laghi e i comprensori a nord di Trento. Alla logistica, per quanto concerne la gestione degli ospiti della sfilata e delle mani-festazioni di contorno, ci pensa il Comitato organizzatore che fa capo all’Associazione nazionale alpini e che si muove secondo protocolli collaudati in anni e anni di esperienza. Lo sforzo più grande però è richiesto a chi in quei giorni verrà chiamato a ga-rantire la sicurezza dei cittadini e degli ospiti: è richiesto alle forze dell’ordine, a enti e associazioni di soccorso e con la Croce rossa

del Trentino in prima linea. Il ruolo della Croce rossaDa mesi la Cri del Trentino sta scaldando i motori. Riunioni su riunioni a livello di vertice per mettere a punto un piano ope-rativo, incontri su incontri per i volontari, ai vari livelli, per una formazione finalizzata all’evento; gran lavoro per i logisti impegna-ti a verificare la funzionalità delle strutture da mettere in campo.Verrà allestita la “Cittadella del volontario”, con cucina attiva senza soluzione di continuità e dormitori dove poter dare la pos-sibilità di riposare tra un turno e l’altro. Ci saranno l’ospedale da campo, la stazione di deconta-minazione Cbrn e otto posti me-dici avanzati, squadre itineranti composte ciascuna da quattro volontari, l’intera struttura Cri delle telecomunicazioni e l’ufficio stampa che terrà aggiornata l’in-formazione sui social. Saranno oltre cinquecento le divise rosse, provenienti da tutti i gruppi della provincia che in quei giorni colo-reranno la già variopinta manife-stazione.Un appuntamento al quale ci pre-senteremo ben preparati, certi di poter assolvere al meglio il com-pito che ci è stato affidato. (robi)

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Periodico online di informazionedel Gruppo di Lavis

della Croce Rossa ItalianaAnno due, numero diciassette

Maggio 2018

Responsabile per i contenuti:Giorgio Pasetto (gip)

Coordinatore della redazione:Alessio Palmero Aprosio (apa)

In redazione:Alberto Battarelli (ab), Michela Bonisolli

(mb), Gabriele Brugnara (gb), Fabio Casna (fc), Selene Cattani (sc), Martina Cerbaro (mc), Camilla Dalfovo (cd), Alessandra Fruet (af), Davide Galassi (dg), Roberta

Michelon (robi), Paola Moser (pm), Lorenzo Pisetta (lpi), Manuela Rigo (mr)

Si ringrazia Giorgio Giampiccolo (gg)Redatto in Via Fortunato Depero 10

nel comune di Lavis (TN). Telefono 0461/240057

Web: http://www.crilavis.it E-mail: [email protected]

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“La vera storia di Cri”, il libro che non c’eraDalla curiosità di una bambina e dalla sensibilità di una mamma, nostra volontaria, nasce la più bella delle favole, una storia vera, la nostra storia

“C’era una volta, molto tempo fa, un giovane si-

gnore di nome Henry Dunant”. Inizia con questa frase, proprio come nelle migliori fiabe, il libro “La vera storia di CRI”, un opu-scolo di dodici pagine ideato per i bambini della scuola materna.L’idea di scrivere un libro per i più piccoli è nata una sera di marzo, di ritorno dal mio corso base, quello che tutti i volontari devono fare per entrare a far par-te dell’associazione. Arrivata a casa, mia figlia Ayla, ancora sve-glia, attendeva con ansia il mio rientro prima di addormentarsi con me. «Mamma mi racconti una sto-ria?»«Certo! C’era una volta una prin-cipessa…»«No, mamma! Dai, raccontami una storia vera: perché non mi racconti la storia della Cri?»

Piuttosto stupita dalla sua richie-sta, mi resi subito conto di quan-to potessi rendere magica ai suoi occhi anche la storia dell’associa-zione, nata, proprio come le mi-gliori fiabe, nella seconda metà dell’Ottocento.Una settimana più tardi, due mamme mi chiesero una stampa della favola della Cri di cui par-lavano a casa le bambine. Rimasi

piuttosto sorpresa dalla richiesta: non ero al corrente che Ayla, nei giorni a seguire, avesse racconta-to la storia anche ai suoi amici.Decisi la sera stessa, con l’aiu-to della piccola Ayla, di mettere su carta la narrazione usando le sue parole, affinché tutti i bambi-ni potessero capirla. In seguito, consegnai il testo alle maestre della scuola materna, che decise-ro di far illustrare ai più piccoli le parti della storia che più li aveva colpiti.Nasce così questo progetto, che il Comitato provinciale ha subito accolto con entusiasmo, stam-pando il libro e divulgandolo in tutto il Trentino. Una copia è stata inviata a Roma, alla Croce rossa nazionale, che ha deciso di sceglierlo come uno dei simboli del Cri Day 2018, la festa nazio-nale dell’associazione che si tiene ogni anno a maggio in tutta Ita-lia. (mc)