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Bollettino bimestrale - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n o 46) art. 1, comma 2, DCB Roma Anno LX • Gennaio-Febbraio n.1/2016 Cristo è risorto Alleluia! delle Figlie di S. Maria della Provvidenza • Opera Femminile Don Guanella BUONA PASQUA

La Voce - 1/2016

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delle Figlie di S. Maria della Provvidenza, Opera Femminile Don Guanella

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Anno LX • Gennaio-Febbraio • n.1/2016

Cristo è risortoAlleluia!

delle Figlie di S. Maria della Provvidenza • Opera Femminile Don Guanella

BUONA PASQUA

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In copertina: Scorcio di Gerusalemme (foto Maccari).

Periodico bimestraledelle Figlie di S. Maria della Provvidenza

Opera Femminile Don Guanella•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••CASA GENERALIZIA DELLA CONGREGAZIONEDELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA PROVVIDENZAPiazza S. Pancrazio, 9 - 00152 RomaTel. 06.58.82.082 - Fax 06.58.16.392 - www.cgfsmp.org

Direzione: Suor GIUSTINA VALICENTI

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Redazione: Suor MARIA TERESA NOCELLATel. 06.58.09.361 - 06.58.99.043 - [email protected]

Con approvazione ecclesiastica

«LA VOCE» viene inviata ai componenti la Famiglia guanellia-na, agli amici e ai sostenitori delle Opere di Don Guanella.Eventuali altre richieste vanno inoltrate alla Redazione.

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Potrete inviarlo tramite il nostro ccp N. 54079009 intestando a:ISTITUTO FIGLIE S. MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZAPiazza S. Pancrazio, 9 - 00152 Roma

Direttore responsabile: MARIO CARRERA

Autorizzazioni: Tribunale di Como n. 82 del 26-3-1957 Tribunale di Roma n. 17573 del 24-2-1979

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diffusione a terzi.• In qualsiasi momento si desiderasse apportare modifiche

o cancellazione, si potrà farlo scrivendo alla Redazione della rivista.

•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••Consulenza grafica: Giovanni Maccari

Fotocomposizione, selezioni e stampa: 3F PHOTOPRESS SNCdi Fantasticini S. & F.lli - Viale di Valle Aurelia, 105 - 00167 Roma

Finito di stampare nel mese di febbraio 2016

ANNO LX - N. 1 GENNAIO-FEBBRAIO 2016

Madre Serena Ciserani 1 All’alba di un nuovo cammino

CHIESA NOSTRA MADRE

Card. Joseph Ratzinger 2 La Pasqua è festa di famigliaLa Redazione 6 L’Uomo velatoAngela Anna Tozzi scic 7 La Riconciliazione

FAMIGLIA GUANELLIANA

a cura di suor M.T. Nocella 10 Fidarsi • Guardare • AffrettarsiDon Adriano Folonaro 15 Coltivare e custodire la terra seguendo Silvia Fasana le orme di don Luigi GuanellaPiero Pellegrini sdc 22 Seguendo la beata Chiara Bosatta. 130 anni fa... una barchetta sul Lario

FINESTRE SUL MONDO

AA.VV. 25 Como assegna l’Abbondino d’Oro 2015Michela Carrozzino fsmp 28 A Dijbouti: Pane • Testimonianza • CulturaFrancesco Sapio 31 Le perle di Nononna

VOCI DAL SILENZIO

Gilda Mori 33 L’Uomo silenzioso

VIVERE LA FESTA

a cura di suor M.T. Nocella 35 Anno Santo Straordinario della MisericordiaSuona quelle campane

TESTIMONIANZE

Pontif. Cons. Promozione 45 ConversioniNuova Evangelizzazione Dio ricco di misericordia

VOCE FAMIGLIA

Papa Francesco 54 A Cana un banchetto di nozzePapa Francesco 56 La famiglia progetto d’amore di Dio 60 Adozioni a distanza

PROPOSTE GIOVANI

61 Per i più piccoli da colorare. È risorto Gesù!M2G Centro Sud Italia 62 La pagina dei ragazzi. Giubileo dei Ragazzi

a Roma - 23•25 aprile 2016Francesco ai giovani 63 «Cracovia ci attende!»

VITA GUANELLIANA

Roma (Casa S. Pio X): 66 • Padova (Scuoladell’Infanzia «San Luigi Guanella): 67 • Israe-le (Nazareth): 72 • Svizzera (Tesserete - CasaS. Giuseppe): 74 • Brasile (Santa Maria - RS -Scuola «Madonna della Provvidenza): 76 •Brasile (Porto Alegre - RS): 78 • Cile (Llo Lleo- Techo Fraterno Guanelliano Madre Rosa):80 • India (Karnataka, Bangalore e AndhraPradesh, Eluru): 81 • Menaggio (Giardino degli Ulivi): 83 • Germania (Pforzeheim - Pro-cura Guanelliana in Germania): 84 • FrattaPolesine: 86 • Dipignano (Scuola dell’Infan-zia San Giuseppe): 87 • Trecenta (Casa San-t’Antonio): 87 • Svizzera (Maggia - Casa DonGuanella): 89 • Verdello (Casa Beato LuigiGuanella): 90 • Cosenza (CILP sezione diCosenza): 91 • I consigli della nonna: 92

NELLA CASA DEL PADRE

Suor Costantina Bartucci: 93 • Suor AngelineImelda Malovan: 93

Sommario

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1La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2016

«Se gli esempi più adeguati per diredella carità... sono la fiamma e la luce,a una gran fiamma, una gran lucefa pensare don Guanella:amò e beneficòper un moto interiore soprannaturale,senza timore di ostacolio ricerca di guadagni,senza nemmeno la preoccupazionedel successo;solo per la gioia che dà a una creaturaseguire la sua natura:bisogno di portare il Signore che aveva dentro,per la gioia della gioiache ne sarebbe venuta».

Afferrati da questa fiamma che don Guanellaè stato ed è per i poveri e per la società, sarebbebello chiederci quali energie vogliamo spendereaffinché il centenario non sia unaautocelebrazione, bensì un’occasioneper allargare gli areopaghi della nostramissione e così contribuire, in modo concreto,nel tempo e nello spazio, ad allargare i circuitidi riscatto delle persone, in particolaredi quelle che la società considera inutilie «spazzatura di mondo» (cfr. Politica,Cittadinanza e Santità, p. 6).Auguriamoci che il camminare insieme possaaiutarci a compiere passi che, se intrapresiin solitudine, sarebbero impossibili.E all’augurio di una fruttuosa missione di bene,unisco gli auguri di una Pasqua felice e santa.

Madre Serena CiseraniSuperiora generale fsmp

D

All’albadi unnuovo

cammino

San Luigi Guanella.Tavola di suor Andrea Curran fsmp.

AI LETTORI

a poco si è chiuso il centenariodella nascita al cielo del nostrofondatore san Luigi Guanella.

Fermarsi? No, «Fermarsi non si può, eglidiceva, finché ci sono poveri da soccorrere».Ecco allora profilarsi all’orizzonte un nuovoevento; mentre celebriamo i 130 anni dell’avviodi una barchetta sulle azzurre acque del Lario,l’accompagniamo ora mentre solca l’oceanoper posarsi su altri lidi e raggiungere l’estremonord dell’Amazzonia, in obbedienza alla divinaProvvidenza che chiama e in risposta all’invitodi Papa Francesco. Egli con forza ci incoraggiaa raggiungere le periferie esistenzialidel pianeta perché, per dirla con san LuigiGuanella: «la miseria non può aspettare».È una figura estremamente attuale quelladel nostro Fondatore che continua adinterpellare le coscienze, nel caos di unprogresso che chiama «sviluppo» l’arbitriodi manipolare la vita umana e chiama «libertà»il piacere di soggiogare il bene comuneall’affermazione egoistica di se stesso.La passione di don Guanella nel soccorrerela persona bisognosa ha suscitato da una parteartisti che lo hanno rappresentato nei suoi gestidi vicinanza al prossimo e dall’altra ha svegliatola mente a ricorrere ad immagini che megliodelineano i lineamenti della sua figura.Tra queste ultime ne presentiamo una che ci porge don Beria, confratello da tutti noiamato (cfr. Pagine spirituali e preghiere, pp. 32-33):

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mondo in un deserto, in qualcosad’inabitabile. In questa situazionela casa e la famiglia danno riparo;in altre parole, il mondo deve es-sere continuamente difeso controil caos, il creato deve essere sem-pre protetto e rifatto.Nel calendario dei nomadi, daiquali Israele ha ereditato la festapasquale, la Pasqua era il primogiorno dell’anno, il giorno nelquale Israele doveva essere difesoancora contro la minaccia delnulla. La casa e la famiglia sono ilvallo di protezione della vita, illuogo in cui vi sono sicurezza epace, la pace dello stare insieme,che lascia vivere e preserva lacreazione.

Anche ai tempi di Gesù, dopol’immolazione degli agnelli nelTempio, la Pasqua era celebratanelle case, nelle famiglie. Era pre-scritto che nella notte di Pasquanon si potesse lasciare la città diGerusalemme. L’intera città eraconsiderata il luogo della salvezzacontro la notte del caos e le suemura come l’argine che difende lacreazione. Israele doveva ogni an-no a Pasqua recarsi in pellegri-naggio a questa città, per tornarealle sue origini, per essere creatodi nuovo, per ricevere di nuovo lasua stessa salvezza, liberazione efondamento. In ciò vi è una pro-fonda saggezza. Un popolo nelcorso di un anno è sempre in peri-

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 20162

CHIESA NOSTRA MADRE

La Pasquaè festa di famiglia

L

Card. Joseph Ratzinger

La Pasqua ebraicacelebrata in casa

a Pasqua ebraica era ed èuna festa di famiglia. Nonsi celebrava nel Tempio,ma in casa. Già nel rac-

conto dell’Esodo, la casa apparecome il luogo della salvezza, delrifugio, in quella notte oscura delpassaggio dell’Angelo del Signore.D’altra parte la notte d’Egitto èl’immagine delle forze della mor-te, della distruzione e del caos,che risorgono sempre dalle pro-fondità del mondo e dell’uomo, eminacciano di distruggere la crea-zione «buona» e di trasformare il

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colo di essere disperso non soloesteriormente, ma anche dall’in-terno, e di perdere le basi interioriche lo reggono. Ha bisogno di tor-nare alle sue autentiche fonda-menta. La Pasqua doveva esserequesto ritorno annuale di Israeledai pericoli di quel caos, presentiin ogni popolo, a ciò che lo avevafondato e reggeva tuttora, alla suaininterrotta difesa e alla nuovacreazione della sua origine. E poi-ché Israele sapeva che su di essosplendeva la stella dell’elezione,sapeva pure che dalla sua fortunao sventura sarebbe derivato qual-cosa per tutto il mondo, che nellasua esistenza o nel suo fallimentoera in gioco il destino della terra edella creazione.

Anche Gesù in casa con la sua famiglia

Anche Gesù ha celebrato la Pa-squa in conformità a questa pre-scrizione: in casa con la sua fami-glia, con gli Apostoli, che eranodivenuti la sua nuova famiglia. Intal modo egli obbediva d’altra par-te ad un precetto allora vigente,

secondo il quale i pellegrini che sirecavano a Gerusalemme poteva-no fondare consorzi di pellegrini,chiamati Chaburot, che per quellanotte costituivano la casa e la fa-miglia della Pasqua. E così la Pa-squa è divenuta anche una festa

dei cristiani. Noi siamo la Chabu-rah di Gesù, la sua famiglia, cheegli ha fondato con i suoi compa-gni di pellegrinaggio, con gli ami-ci che con lui percorrono la viadel Vangelo attraverso la terra del-

Celebrazione del sèder(= cena pasquale) di Pasqua ebraicain una famiglia. In primo piano il piattorituale con il pane azzimo, le erbeamare, l’agnello, le uova sode.

Anche l’ultima Cena di Gesù è stataun sèder nel quale egli ha interpretatoil pane e il vino, simboli essenzialidella pasqua ebraica, come suo corpoe suo sangue e se stesso comeagnello pasquale.

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percepire di nuovo questo avverti-mento, per celebrare di nuovo daoggi in poi la famiglia quale casavivente, dove cresce l’umanità, edil caos ed il nulla sono banditi.Ma dobbiamo aggiungere che lafamiglia, questo luogo dell’umani-tà, questa protezione del creato,può esistere soltanto qualora siaessa stessa sotto il segno del-l’Agnello, quando sia protetta dal-la forza della fede, chiamata dal-l’amore di Gesù Cristo. La fami-glia singola non può sopravvivere,si dissolve, se non è inserita nellapiù grande famiglia, che le dà sta-bilità e sicurezza. Perciò questadovrebbe essere la notte in cuipercorriamo la via verso la nuovacittà, la nuova famiglia, verso laChiesa, in cui noi di nuovo ciiscriviamo in essa, incrollabil-mente, come nella vera patria delcuore. E dovrebbe essere la nottein cui da questa famiglia di GesùCristo apprendiamo a conosceremeglio la famiglia umana e l’uma-nità destinata a reggerci e proteg-gerci.

Una festa del pellegrinaggio

Vi è un’ altra riflessione da fare.Israele ha ereditato questa festadal culto e dalla cultura dei noma-di. Presso di loro era la festa dellaprimavera, giorno della partenzaper una nuova migrazione con iloro greggi. Perciò innanzi tutto sitracciava con il sangue d’agnelloun cerchio intorno alle tende. Ciòdoveva essere quasi un atto di di-fesa contro le forze della morte,che si sarebbero spesso incontratenel mondo sconosciuto del deser-to. E si compiva la cerimonia conla veste del pellegrino al momentodella partenza, con il cibo dei no-madi, l’agnello, le erbe amare, chesostituivano il sale, e con il panenon lievitato. Dal tempo del suonomadismo Israele ha ereditatoquesti elementi fondamentali nel-la sua consuetudine della festa, ela Pasqua gli ha sempre ricordatoil tempo in cui era un popolo sen-za casa, un popolo in cammino e

la storia. Come suoi compagni dipellegrinaggio, noi siamo la suacasa, e così la Chiesa è la nuovafamiglia e la nuova città, che pernoi è ciò che era Gerusalemme,quella casa vivente che allontanale forze del male ed è luogo di pa-ce, che preserva la creazione e noistessi. La Chiesa è la nuova cittàcome famiglia di Gesù, la Gerusa-lemme vivente, e la sua fede è bar-riera e muraglia contro le minac-ciose forze del caos, che voglionodistruggere il mondo. Le sue mu-raglie sono fortificate dal segnodel sangue di Gesù Cristo, cioèdall’amore che va sino alla fine edè senza fine. Questo amore è lapotenza antagonista del caos, è laforza creatrice che fonda sempredi nuovo il mondo, i popoli e lefamiglie, ed in tal modo offre anoi lo shalom, il luogo della pace,nel quale possiamo vivere l’unocon l’altro, l’uno per l’altro e l’unoproteso verso l’altro.Ritengo che vi siano molti motiviper riflettere di nuovo su tali rela-zioni proprio ai nostri giorni e la-sciare che esse ci parlino. Vedia-mo infatti la forza del caos, vedia-mo come proprio nel mezzo di

una società progredita, che sem-bra sapere e potere tutto, sorganole forze primordiali del caos op-poste a ciò che essa definisce ilsuo progresso. Vediamo come unpopolo, nel bel mezzo del benes-sere, della capacità tecnica e deldominio scientifico del mondo,possa essere distrutto dall’interno,e la creazione possa essere minac-ciata dalle forze del caos, che siannidano in fondo al cuore del-l’uomo e minacciano il mondo.Sappiamo per esperienza che latecnica ed il denaro da soli nonriescono ad allontanare la capaci-tà organizzativa del caos. Lo pos-sono solo le muraglie autenticheche il Signore ci ha dato e la nuo-va famiglia che egli ci ha costrui-to. Ed io ritengo che per tale mo-tivo la festa pasquale, giunta a noidai nomadi attraverso Israele eCristo, anche nel significato piùprofondo abbia un’importanzapolitica eminente. Anche comepopoli, qui in Europa, abbiamobisogno di tornare alle nostre fon-damenta spirituali, se non voglia-mo perderci nell’autodistruzione.

Anche oggiuna festa della famigliaQuesta festa dovrebbe essere an-che oggi di nuovo una festa dellafamiglia, che è l’autentico arginedifensivo della creazione e del-l’umanità. Preghiamo di poter

Gerusalemme. Orto degli ulivi e Santuario dell’Agonia.Anche ai tempi di Gesù, dopol’immolazione degli agnelli nel Tempio,la Pasqua era celebrata nelle case,nelle famiglie.

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senza patria. Questa festa gli hasempre ricordato: anche quandoabbiamo una casa siamo semprenomadi, come uomini non siamomai definitivamente a casa, comeuomini siamo sempre in viaggio.E poiché siamo in viaggio e poi-ché nulla ci appartiene, tutto ciòche abbiamo è in comune, e noisiamo l’uno per l’altro. La Chiesaprimitiva ha tradotto questa paro-la Pascha con «passaggio» ed haespresso in tal modo il camminodi Gesù Cristo attraverso la mortefino alla nuova vita della Risurre-zione. Perciò la Pasqua anche pernoi è divenuta ed è rimasta unafesta del pellegrinaggio; anche anoi essa dice: siamo soltanto ospi-ti sulla terra, siamo tutti ospiti diDio. Perciò ci incoraggia ad esserefratelli di coloro che sono ospiti,poiché noi stessi siamo soltantoospiti. Siamo soltanto ospiti sullaterra; il Signore, cioè, che divenneegli stesso ospite e nomade, cichiama all’apertura verso tutti co-loro che in questo mondo hannoperduto la patria, ci chiama alladisponibilità per i sofferenti, per idimenticati, per i carcerati, per iperseguitati. Egli è in tutti loro, enella legge d’Israele, dove vengo-no date norme per il tempo in cuiil popolo si stabilirà definitiva-

mente nella terra promessa, vi so-no sempre prescrizioni affinché imigranti siano trattati alla pari, esempre con il detto ricorrente:«Ricorda che tu stesso sei statonomade e pellegrino!». Siamo no-madi e pellegrini. Così dobbiamointendere la terra, così la nostravita, così l’essere l’uno verso l’al-tro. Siamo soltanto ospiti sullaterra: ma ciò ci fa ricordare ancheil nostro più arcano pellegrinag-gio, ci fa ricordare che la terranon è la nostra meta definitiva,che noi siamo in cammino versoil mondo nuovo, e che anche lecose della terra non sono le ulti-me e le definitive. Osiamo appenadirlo, poiché ci si rimprovera chei cristiani non si sono preoccupati

delle cose terrene, hanno trascu-rato di edificare la nuova città inquesto mondo, poiché hannosempre creduto di avere il prete-sto di rifugiarsi nell’alto. Ma ciònon è vero. Chi si getta a capofittonel mondo, colui per il quale laterra è l’unico cielo, questi rendela terra un inferno, poiché fa diessa ciò che non può essere, poi-ché vuole avere in essa ciò che èdefinitivo, ed in tal modo esigequalcosa che lo pone contro sestesso, contro la verità e contro glialtri. No, quando sappiamo chesiamo nomadi, proprio allora di-ventiamo liberi, liberi dall’aviditàdi possesso; proprio allora diven-tiamo liberi l’uno verso l’altro, eproprio allora ci viene attribuitala responsabilità di trasformare laterra, in modo tale che un giornopotremo deporla nelle mani diDio. Perciò questa notte del pas-saggio, che ci ricorda l’estremoviaggio di Gesù, deve essere unacostante esortazione per noi a ri-cordare il nostro estremo viaggioe a non dimenticare che un gior-no dovremo lasciare tutto ciò chepossediamo, e che alla fine nonconta ciò che abbiamo, ma soltan-to ciò che siamo, che alla fine do-vremo rendere conto del come inquesto mondo – sulla base dellafede – siamo stati persone che sisono donate reciprocamente pace,patria, famiglia e la nuova città.

Cfr. J. Ratzinger, Esercizi spiritualitenuti al S. Padre

e alla Curia Romana,all’inizio della Quaresima 1983

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«La Chiesa primitivaha tradotto la parola Paschacon “passaggio” ed ha espressoin tal modoil cammino di Gesù Cristoattraverso la mortefino alla nuova vitadella Risurrezione.Perciò la Pasqua anche per noiè divenuta ed è rimastauna festa del pellegrinaggio...Gesù ci chiama verso coloroche in questo mondohanno perduto la patria,ci chiama alla disponibilitàper i sofferenti,per i carcerati,per i dimenticati,i perseguitati».

(J. Ratzinger)

PapaFrancescoin visita allasinagogadi Roma lo scorso 17 gennaio2016, giornodellaMemoria.

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dotta dalla lancia nel quinto spa-zio intercostale dell’emitoracedestro, che porta direttamente alCuore di Gesù: una «Ianua Cor-dis» («porta di accesso al cuore»,ndr) quindi che testimonia la per-tinenza dell’immagine nel luogo,oltre che nel tempo.La teologa Luciana Mirri, sindo-nologa, ha scritto in proposito:«Il suo capolavoro ultimo è unrespiro di speranza... che l’uomoè ancora un essere razionale edotato di genio e di spirito...Il suo ultimo lavoro – l’Uomo ve-lato – per me supera persino

l’Uomo della Sindone per il fasci-no di Mistero che trasmette gra-zie alla delicatezza di quel Velo!L’altro è l’Uomo, questo è davve-ro il Dio-Uomo ovvero l’Uomo incui si ri-vela Dio! Ancora, ho po-tuto cogliere la significativa con-siderazione di come qui il Cristorisulti velato, come appunto vela-to è nell’Eucarestia».

Cfr. L’uomo velato,in Sacro Cuore, ottobre 2015,

pp. 22ss.

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La Redazione

L

L’UOMO VELATO

CHIESA NOSTRA MADRE

Vedi su YouTube il video-clip:L’uomo velato.

uigi E. Mattei è autoredella Vaticana Porta San-ta della Basilica Papale diSanta Maria Maggiore in

Roma nonché del Corpo dell’Uo-mo della Sindone nel Museo del-la Sindone a Torino e di tantissi-me altre opere. Nato a Bolognanel 1945, è giunto fino alla do-cenza presso le Accademie diBelle Arti.Dal 12 giugno 2015, festa del Sa-cro Cuore di Gesù, nel Santuariodel S. Cuore di Bologna è stataesposta un’opera d’arte di grandevalore che l’artista, il prof. LuigiEnzo Mattei, ha denominato«L’Uomo velato».L’autore ha presentato il risultatodi quindici anni di studi e ricer-ca, giungendo ad indicare, intra-vedendolo, il confine tra Storia eMistero nell’immagine che risul-ta partenza ed arrivo del percor-so di scienza e Fede, sfociandonell’unica vera speranza: la Ri-surrezione.L’opera pone poi una riflessioneattenta su quanto riferito daiVangeli – in merito alle bendeper terra ed il sudario piegato aparte – il cui significato corretto,secondo gli studiosi della Sindo-ne, sarebbe quello di bende «af-flosciate a terra» e di un sudario«modellato» diversamente, ovve-ro riportante la morfologia delVolto, nonostante il Corpo nonfosse più presente. Giovanni, cheaveva assistito alla sepoltura, sirese conto che il Corpo quindiera scomparso «dall’interno»:perciò vide e credette.L’opera in esposizione sembraquindi voler trattenere, fissando-lo nel tempo, il momento in cuile bende stanno per afflosciarsi aterra ed il sudario trattiene laforma del Volto, nell’attimo incui il Corpo sta per risorgere.Nell’Anno in cui le Porte Santediverranno Porte della Misericor-dia, è opportuno soffermarsi sul-la ferita del costato, ferita pro-

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tere in piedi un qualcosa prece-dentemente caduto. Il mosaico in-franto è l’immagine dell’armoniainfranta, delle mancanze di senso,del senso spezzato, dell’angoscia,del quotidiano duro, chiuso, vuo-to, insensato, caliginoso, noioso.In una parola: l’immagine del ne-gativo esistenziale, che scava nelcuore insoddisfazione e inquietu-dine.La riconciliazione prima di esserefenomeno ecclesiale sacramenta-le, è esperienza quotidiana e uni-versale; la sua logica, iscritta e ali-mentata negli strati più profondidella coscienza umana, testimo-

nia le forze positive dell’uomo edelle sue possibilità di trionfo suquelle distruttive.Francesco d’Assisi, vero uomo difede, intuisce e sa che all’origine diogni cosa c’è lo sguardo misericor-dioso e creativo di Dio. «Dio videche ogni cosa era buona»; si trat -ta di un vedere costitutivo e nonconstatativo. Le cose sono buo -ne, perché sono guardate da Dio.L’immagine di Dio che osserva lamiseria dell’uomo, del suo popoloesprime con forza che la situazio-ne di alienazione in cui l’uomo èprecipitato non è irreversibile estrutturale e che da essa si ha ilpotere di uscire recuperando labellezza e lo splendore del primomattino della creazione. Ogni vol-ta che l’uomo vive al di fuori dellaprogettualità divina, la luminositàdell’Eden cede il posto all’oscuritàe alla violenza della giungla. Il po-lo della Redenzione dice che que-sta situazione non è disperata:che all’uomo è data ogni volta lapossibilità di ricominciare dacca-po, di tornare allo splendore ede-

CHIESA NOSTRA MADRE

La RiconciliazioneAngela Anna Tozzi scic

Anno della Misericordia 2016

L’uomo riconciliato è l’uomo che vivein armonia con sé, con gli altri, con laterra e con il futuro. Chi è riconciliatocon Dio è in grado di riconciliarsiprofondamente con se stesso.

LUn mosaico infranto

a riconciliazione vienedalla radice (ri-cum-cala-re): richiamare a starecon, insieme; è il proces-

so che consiste nell’immettere algiusto posto i frammenti di un in-sieme precedentemente sparsi.Tutto ciò che noi incontriamo ècome un mosaico infranto checiascuno di noi è chiamato a ri-comporre.Nel greco neotestamentario i ter-mini più usati sono: apokatastasie katalasso. Il primo (dalla radice(apo-kata-istemi) significa: rimet-

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 20168

nico, di ritrasformare la giunglain Eden. «Dio ci ha riconciliaticon sé mediante Cristo e ha affi-dato a noi il ministero della ricon-ciliazione».Per il Nuovo Testamento il fattonuovo non è l’uomo che si ricon-cilia con Dio, ma Dio che si ricon-cilia con l’uomo. Dio è il Dio cheperdona sempre. Che cosa signifi-ca perdonare? Significa ri-creare,significa ripetere il mattino dellacreazione, vincendo non più laviolenza del caos, ma quella dellacolpa. Alla riconciliazione di Diocon l’uomo segue il secondo mo-mento e come nuova possibilità lariconciliazione del l’uomo conDio. Il suo «tornare» a Lui, il suoalzarsi e rimettersi in camminoverso la sua casa.

In che consiste la riconciliazione?

La riconciliazione – dice France-sco d’Assisi – provoca a rivedere ilproprio stile di vita che lo pone

spesso al crocevia di conflittualitàe incomprensioni. L’uomo per suanatura sente estremo bisogno diessere riconciliato dalla ferita delpeccato.Parlando ai frati Francesco d’As-sisi dice: «Nessun frate faccia delmale o dica del male a un altro;anzi per carità di spirito volentierisi servano e si obbediscano vicen-devolmente. E questa è la vera esanta obbedienza del Signore no-stro Gesù Cristo».La riconciliazione non è unaqualsiasi conciliazione tra parti inconflitto come può essere la ri-composizione di buoni rapportitra persone in disaccordo. È unevento originale, frutto unica-mente dell’amore di Dio che si

manifesta in Cristo, che viene poiattualizzata nella Chiesa e rag-giunge le radici della lacerazioneprimigenia del peccato. Tre carat-teristiche sono sempre presentiesplicitamente o implicitamentenella riconciliazione: la radicalità,la religiosità, la umanità.

Radicalità: riorientamento di tut-to l’essere dell’uomo che coinvol-ge il centro più intimo della per-sona. Abbraccia l’uomo intero, ilcentro della vita personale, mapoi, di conseguenza, anche il con-tegno in ogni circostanza e inogni situazione, i pensieri, le pa-role, le opere (Mt 12, 33 ss.; Mc17,15).

Religiosità: non è l’uomo checonverte se stesso e si riconcilia,ma è Dio che lo converte; è unmovimento di grazia e di comu-nione che rende possibile il cam-biamento dell’uomo.

Umanità: è un ritorno a casa, unrecupero di umanità, un ritrovarela propria identità. L’uomo non siperde, ma si ritrova. L’uomo si li-

La riconciliazione, prima di essereun fenomeno ecclesiale sacramentale,è esperienza quotidiana e universale.Ogni volta che l’uomo vive al di fuori

della progettualità divina,la luminosità dell’Eden cede il posto

all’oscurità e alla violenzadella giungla.

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9La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2016

bera dalle sue alienazioni. È unaricerca di libertà per un nuovoprogetto di esistenza.

La riconciliazionecome esperienza di vita

La riconciliazione, prima che fe-nomeno ecclesiale e sacramenta-le, è esperienza quotidiana e uni-versale; la sua logica è iscritta ne-gli stati della coscienza umana,testimonia le forze positive del-l’uomo e le sue possibilità ditrionfo. L’esperienza religiosa chel’uomo vive non soltanto favoriscela riconciliazione ma è, per suanatura, esperienza riconciliatrice.L’uomo per poter vivere ha biso-gno di essere riconciliato.Dio ha preso l’iniziativa, non im-ponendocela, ma facendoci pre-gare dai suoi messaggeri di acco-glierla (cfr. 2 Cor 5, 20) nel pienorispetto della nostra libertà.La riconciliazione è dono: «Nonsono venuto a chiamare i giusti,ma i peccatori» (Mt 9, 13). Dioprende sempre l’iniziativa di ri-marginare la ferita del peccatoprecedendo ogni decisione uma-na. La riconciliazione risana erinnova l’uomo.

La riconciliazione con la terra

La riconciliazione si estende atutta l’umanità, a tutto il cosmo.Riconciliarsi con l’altro significaporsi di fronte a lui prima che co-me presenza da amare, come pre-senza da perdonare. Riconciliarsicon l’altro significa allora supera-re nei suoi confronti sia lo spon-taneismo dell’attrazione chel’istintivo di aggressività. Riconci-liarsi con l’altro, come presenzada perdonare è il vertice della ri-conciliazione: è la riconciliazione.Riconciliarsi con il mondo signifi-ca tornare a vivere il mondo come

dono, secondo il disegno creatore.Il mondo non è né un oggetto so-lo strumentale, di cui l’uomo puòfare quello che vuole, né un og-getto estetico, di cui ammirare labellezza, ma un dono in cui, co-me ogni dono, si cela un’intenzio-nalità di benevolenza.«Ricordiamo il modello di sanFrancesco d’Assisi – dice PapaFrancesco – per proporre una sa-na relazione col creato come unadimensione della conversione in-tegrale della persona. Questo esi-ge anche di riconoscere i proprierrori, peccati, vizi o negligenze, epentirsi di cuore, cambiare dal didentro».

I frutti della riconciliazione

L’uomo riconciliato è «l’uomonuovo» è il «rinato», è il battezza-to, nel linguaggio rituale-sacra-mentale. L’uomo riconciliato è lo«Shalom», della pace, è assenzadi guerra, ma pienezza di relazio-ni, armonia, integrazione, pace.L’uomo riconciliato è l’uomo chevive in armonia: in armonia consé, con gli altri, con la terra e conil futuro. Chi è riconciliato conDio è in grado di riconciliarsi pro-fondamente con se stesso. L’uomoriconciliato è l’uomo capace di

Riconciliarsi con l’altro significa porsi di fronte a lui prima che

come presenza da amare, come presenza da perdonare.

piacere e di impegno, di gioia e dimilitanza, di fruizioni e di lotta.Alcuni tratti dell’uomo riconcilia-to con sé, tratti da considerare nelloro insieme. Il primo è l’autoac-cettazione. Essa trova le radici nelperdono di Dio. Il secondo è la re-sponsabilità. Il terzo è l’autorea-lizzazione.La persona umana, infatti, in cuila libertà costituisce la più alta di-gnità, si realizza non nel ripiega-mento su se stessa, ma nel donodi sé (cfr. Lc 17, 33).Comunicare è manifestare la Ve-rità, tenersi continuamente indialogo, rendersi credibili, affida-bili, convincenti. La realtà diventaverità quando la persona la inte-riorizza, la fa nascere nel propriomondo e essa vive e solidarizzaintelligentemente e spontanea-mente. Quando la verità non in-fluisce sulla vita, non incide suirapporti, sulla cultura, quando lepersone studiano i valori svuotan-doli della loro valenza dinamica ostaccandoli dalla loro sorgente, nediscutono con atteggiamentiagnostici, irresponsabili, indiffe-renti e non costruiscono la comu-nità di riconciliati. Questi atteg-giamenti compromettono la fe-deltà al magistero, favoriscono leappartenenze dissociative. La Ve-rità è conoscerla, attuarla, comu-nicarla. n

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«Santità, carissimo Papa France-sco, sì, è la grande Famiglia gua-nelliana che Le dice grazie; ibambini, i giovani, gli anziani,persone in difficoltà di ogni ge-nere, i laici tutti che collaboranocon noi, i religiosi, le religiose leripetono un grande grazie peraverci accolti in questo giorno difesta per noi, solennità di nostraSignora della Provvidenza, nomedi cui ci gloriamo come Congre-gazione.(...)Ci fa piacere comunicarle, Santi-tà, che la sua Persona, il suo in-segnamento ci ha aiutato in mo-do sorprendente a rendere vivoin noi il carisma di don Guanellae ciò che Lui stesso amava ripe-terci: per non sbagliare si guardisempre al Papa che è la nostrastella polare.(...)

a cura di suorMaria Teresa Nocella fsmp

Fidarsi • Guardare • Affrettarsi

FAMIGLIA GUANELLIANA • Storia Spiritualità Carisma

Tre verbisono la consegnadi Papa Francescoalla Famiglia Guanelliana,a chiusuradel Centenariodella nascita al Cielodel Fondatoresan Luigi Guanella.Vaticano, Aula Paolo VI12 novembre 2015solennità Maria Madredella divina Provvidenza.

FSei «la nostra stella polare»

idarsi, guardare, affret-tarsi: con questi tre verbiPapa Francesco ci inco-raggia a continuare il no-

stro cammino di carità senzastancarci e ci ringrazia per il be-ne compiuto in questi 100 annidi vita trascorsi dalla nascita alCielo del nostro Fondatore.L’Aula Paolo VI, dove si è svoltol’incontro con Papa Francesco,brulicava di volti, di colori, di vo-ci e la gioia era palpabile nelcuore dei guanelliani/e, laici/e ereligiosi/e accorsi per l’incontrocon colui che san Luigi Guanellachiamava «la nostra stella pola-re». È quanto ci ha tenuto a direa Francesco la nostra superioragenerale, Madre Serena Ciserani,a nome di tutta la grande Fami-glia Guanelliana:

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Grazie per la sua presenza, comePastore e Padre, nella Chiesa delnostro tempo che, continuamen-te, ci incoraggia a essere uominie donne di speranza, di provvi-denza per i più poveri e di essereCASA di misericordia per tutti.Santità, noi preghiamo sempreper lei, Le vogliamo bene e vo-gliamo chiedere la sua paternabenedizione e siamo certi cheraggiungerà ognuno di noi che,in questo momento, prega, soffreed opera in qualunque parte delmondo.Ci benedica!».

Papa Francesco ha ascoltato conattenzione e con il sorriso sulvolto sia la testimonianza dei no-

stri ragazzi Nadia e Michele, siail saluto festosissimo di tutti ipartecipanti, sia quello di MadreSerena e, prima di dare il suo ab-braccio ai nostri/e ammalati/e eanziani/e, nonché a tutti coloroche avevano la fortuna di essereaccanto alle transenne al suopassaggio, ci ha appunto conse-gnate questi tre verbi, che do-vrebbero essere il programma divita guanelliana per il futuro checi attende. Ed ecco il suo mes-saggio per noi:«Vorrei provare a immaginare

Madre Serenaci presenta

e rappresentadavanti

al Santo Padre.

Il saluto del Papaai partecipantie l’entusiasmodi questi davantia Francesco.

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essendo Padre, sia an-che padrone. Allorasembra meglio non affi-darsi a Lui fino in fon-do, perché potrebbechiedere qualcosa ditroppo impegnativo opersino mandare qual-che prova. Ma questo èun grande inganno: èl’inganno antico del ne-mico di Dio e dell’uomo,che camuffa la realtà etraveste il bene da male.È la prima tentazione:prendere le distanze daDio, intimoriti dal so-spetto che la sua pater-nità non sia davveroprovvidente e buona.Dio è invece soltantoamore, puro amoreprovvidente. Egli ci amapiù di quanto amiamonoi stessi e sa qual è ilnostro vero bene. Perquesto desidera che nelcorso della vita diventia-mo quello che siamo dalmomento del Battesimo:dei figli amati, che sonoin grado di vincere la

paura e di non cadere nel lamen-to, perché il Padre ha cura di noi.Siete convinti di questo?

Con occhi nuovi

Guardare. Il Padre creatore su-scita anche la creatività in coloroche vivono come suoi figli. Allora

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che cosa san Luigi Gua-nella potrebbe dirvi perconfermarvi nella fede,nella speranza e nella ca-rità. Certamente lo fareb-be con la sua semplicitàschietta e genuina; e allo-ra ho pensato a tre verbiconcreti: fidarsi, guarda-re e affrettarsi.

Fidarsi. La vita di donGuanella ha avuto alcentro la certezza cheDio è Padre misericor-dioso e provvidente.Questo era per lui il cuo-re della fede: sapersi fi-glio sempre amato, di cuiil Padre si prende cura, equindi fratello di tutti,chiamato a infondere fi-ducia. Dio è Padre e nonriesce a non amarci.Nemmeno è capace distare lontano dai suoi fi-gli. Se siamo distanti daLui, veniamo attesi;quando ci avviciniamo,siamo abbracciati; se ca-diamo, ci rialza; se sia-mo pentiti, ci perdona. Edesidera sempre venirci incon-tro. San Luigi ha tanto credutoin questo amore concreto e prov-vidente del Padre, da avere spes-so il coraggio di superare i limitidella prudenza umana, pur dimettere in pratica il Vangelo. Perlui la Provvidenza non era una«poesia», ma la realtà. Dio ha cu-

Un convegno di tre giorni si è tenuto presso l’auditorium dellePie Discepole, nei giorni 6-8 novembre 2015. Le relazioni non cihanno lasciati indifferenti, per cui restiamo in attesa fervidadegli Atti.

Nella bellissima cappella delle Pie Discepole del DivinMaestro, la solenne celebrazione eucaristica in chiusuradell’anno centenario, a Roma.

ra di noi e vuole che ci fidiamodi Lui.Penso che il Padre celeste siamolto dispiaciuto, quando vedeche i suoi figli non si fidano pie-namente di Lui: credono forse aun Dio lontano, più che nel Padremisericordioso. In tanti può sor-gere anche il dubbio che Dio, pur

Paraguay, Caacupé. Le nostre consorelle posanosorridenti dinanzi

alla scenografia preparata per la celebrazione delcentenario guanelliano.

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senso di compatimento» nei con-fronti di chi soffre.

Affrettarsi. «I poveri sono i figliprediletti» del Padre, diceva sanLuigi, che amava ripetere: «chidà ai poveri, presta a Dio». Comeil Padre è delicato e concreto neiriguardi dei figli più piccoli e de-boli, così anche noi non possia-mo far attendere i fratelli e le so-relle in difficoltà, perché – sonosempre parole di don Guanella –«la miseria non può aspettare. Enoi non possiamo fermarci fino aquando ci sono poveri da soccor-rere!».La Madonna si affrettò per rag-giungere la cugina Elisabetta(cfr. Lc 1, 39). Anche noi ascoltia-mo l’invito dello Spirito ad anda-re subito incontro a chi ha biso-gno delle nostre cure e del nostroaffetto, perché, come insegnavasan Luigi, «un cuore cristianoche crede e che sente non puòpassare davanti alle indigenzedel povero senza soccorrervi».

Altri significativi eventiPer questo incontro e per il Con-vegno che lo ha preceduto sonovenuti confratelli, consorelle,cooperatori e simpatizzanti datutto il mondo guanelliano e co-loro che non hanno potuto rag-giungere Roma hanno festeggia-to nella loro città o comunità ilCentenario.

essi imparano a guardare il mon-do con occhi nuovi, resi più lu-minosi dall’amore e dalla speran-za. Sono occhi che permettonodi guardarsi dentro con verità edi vedere lontano nella carità. Aquesto sguardo gli altri non ap-paiono come ostacoli da supera-re, ma come fratelli e sorelle daaccogliere. Si scopre così, comedisse don Guanella, che «l’amoredel prossimo è il conforto dellavita».Nel mondo non mancano mai iproblemi e il nostro tempo cono-sce purtroppo nuove povertà etante ingiustizie. Ma la più gran-de carestia è quella della carità:servono soprattutto persone conocchi rinnovati dall’amore esguardi che infondano speranza.Perché «l’amore farà trovare mo-di e discorsi per confortare chi èdebole», diceva ancora il vostrofondatore.A volte la nostra vista spirituale èmiope, perché non riusciamo aguardare al di là del nostro io. Al-tre volte siamo presbiti: ci piaceaiutare chi è lontano, ma non sia-mo capaci di chinarci verso chivive accanto a noi. Talvolta, inve-ce, preferiamo chiudere gli occhi,perché siamo stanchi, sopraffattidal pessimismo. Don Guanella,che raccomandava di guardareGesù a partire dal suo cuore, ciinvita ad avere lo stesso sguardodel Signore: uno sguardo che in-fonde speranza e gioia, capace altempo stesso di provare un «vivo

La celebrazione del 30 ottobre 2015 nel Duomo di Milano,animata nel canto dagli alunni della nostra Scuola «S. Agnese»di Saronno.

Como, al mercato coperto,la vibrante interpretazionedi mons. Saverio Xeres «nei pannidi un accanito anticlericaledi cento anni fa che, pur se imbottitodi pregiudizi e di ideologie,conclude con la constatazioneche gli ideali di carità di don Guanellasono un faro di civiltàe un motivo di speranzaper un mondo nuovo» (Silvia Fasana).

Sempre al mercato coperto di Como,vediamo l’artista Afran il quale, «daalcuni sgorbi sulla tela ha saputo trarreun’opera d’arte che infine si èmaterializzata nel volto di Cristo: è lasintesi della nostra pedagogia, che satrarre da ogni persona, anche la menoriuscita, il meglio che si porta dentro»(don Marco Grega).

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conferenze conla capacità cheha avuto di mo-strare come donGuanella ha vin-to sul campodella vita e dellarealtà le obiezio-ni di quel libera-lismo che volevala Chiesa e il cri-stianesimo comefreno al progres-so, estranea aidrammi dell’uo-mo e solo con -

solatoria nei confronti della po-vertà».Ci uniamo alla gioia di tutti colo-ro che hanno vissuto questa datacentenaria partecipando alla gio-ia del Cielo e vogliamo esprimerela gratitudine delle nostre supe-riore per quanto hanno volutopartecipare e per coloro che han-no contribuito a che la festa riu-scisse nel migliore dei modi.A noi e a tutti coloro che seguo-no le orme di santità di san LuigiGuanella, l’invito a fidarci ancoradel Padre per un futuro semprepiù ricco di amore, a guardareintorno per coricarci delle uma-ne infermità che incontriamo, adaffrettarci per portare alta sulmondo la «spada di fuoco» acce-sa da san Luigi, e infiammared’amore per Cristo, la Chiesa e ipoveri tutti i cuori. n

Solenne la celebrazione del 30 ot-tobre nel duomo di Milano, pre-sieduta dal card. Angelo Scola.Alla numerosa rappresentanzadella Famiglia guanelliana ope-rante nel territorio del Nord Italiae in Svizzera, ha rivolto l’invitoalla solidarietà con ogni uomo, a

donare la vita giorno dopo gior-no, a vivere la giustizia nella mi-sericordia, ad essere lieti semprenel rendimento di grazie.Come dicevamo sopra, tutte leComunità guanelliane sparse nelmondo hanno celebrato con so-lennità e gioia il grande evento,ma non essendoci giunti i dati diesse, diamo qui notizia delle ce-lebrazioni di Fraciscio, Campo-dolcino e della città di Como, sianel Santuario del Sacro Cuore –da rilevare la promessa di nuovi17 Cooperatori Guanelliani –, siaal mercato coperto.Qui si è avuto un appuntamentodel tutto nuovo grazie alla genia-le interpretazione di mons. Save-rio Xeres sugli ultimi giorni dellastoria di don Luigi Guanella.Scrive don Marco Grega che essa«è valsa più di una serie di dotte

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Il 25 ottobre 2015 si è commemoratoil centenario della nascita al cielodi san Luigi Guanella. Fraciscio eCampodolcino lo hanno celebratosolennemente. Invitato specialeè stato il card. Giovanni Battista Re,che ha presieduto l’Eucarestia nellachiesa parrocchiale di Campodolcinonel mattino alle ore 11, con grandepartecipazione della comunità localee presenza di altri fedeli delleparrocchie vicine; a Fraciscio alle ore 10 ha celebrato il guanellianodon Roberto Rossi. Al pomeriggio,alle ore 14,30, si è realizzataa Fraciscio la processione conl’immagine di san Luigi Guanellalungo le vie del paese, passandodavanti alla casa natale del Santoe facendo una sosta di profondadevozione con un momento specialedi preghiera.Qui p. Luigi Di Giambattistaha portato il saluto del SuperioreGenerale p. Alfonso Crippa. Anche qui ci ha accompagnato il card. Re il quale, al termine della processione, di ritorno allachiesa, ha rivolto la parola ebenedetto il popolo convenuto conla reliquia del Santo. Il tutto si èconcluso con la tradizionalecastagnata e «vin brulè» che, comeogni anno, ha dato modo aipartecipanti di condividere fedee cordialità. Ci si augura di potercelebrare degnamente ogni annola data anniversaria di san LuigiGuanella nella fede e nella fraternità(don Silvio Sperotto). (Foto di LuigiRiva e Levi Simone).

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bini avevano il loro «gerlin». Incasa Guanella lavorare significa-va attendere a Gualdera ai pratidel nonno Tomaso e alle stalle:da giugno a settembre all’Angelo-ga, dove il papà possedeva diecivaccate accanto al laghetto. Laparola d’ordine era: «per mangia-re bisogna lavorare»6. Una scuola

che segnerà per sempre la sua vi-ta, con dedizione instancabile allavoro: «Sentomi che la vita pro-sastica presente poco mi soddisfain atto»7, scriveva al Vescovo daPianello del Lario il 19 marzo1885.Figlio di contadini, guardava conparticolare interesse la «nostramadre terra, la quale ne sustentaet governa», per dirla con SanFrancesco d’Assisi.Sentì sempre l’importanza delrapporto dell’uomo con la terra ecercò in molti modi di incremen-tare l’agricoltura, come prima einsostituibile fonte del pane quo-tidiano, anche mediante l’intro-duzione di metodi razionali escientifici di coltura. «Gli preme-va la cultura più razionale deiprati, dei boschi, dei pascoli e siindustriava di parlarne sovente edi tenere qualche specie di confe-renza»8.

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Don Adriano Folonaro

Coltivare e custodire la terraseguendo le orme

di don Luigi Guanella

FAMIGLIA GUANELLIANA • Storia Spiritualità Carisma

DFraciscio. Don Guanella, figliodi contadini, nato in un paesino

alpestre quale è Fraciscio,circondato dal verde dei monti,

guardava con particolare interessee amore alla terra.

on Guanella è un Santo ri-masto profondamente uo-mo. Non ha mai disde-

gnato di «sporcarsi le mani» diletame1 delle nostre stalle; odo-rava di mucche e pecore che, dal-l’età di sette anni2, conduceva alpascolo sulle alture di Gualderao sugli alpeggi di Motta e dell’An-geloga3.Cresciuto alla sobria scuola dellavoro, ricorda spesso: «[la Prov-videnza] mi diede genitori cristia-ni che mi apprendessero quellevirtù di pietà e di amore al lavoroe al sacrificio»4. In famiglia tuttidovevano dare il proprio contri-buto, in proporzione alla loroetà. Pa’ Lorenzo li «voleva cresce-re alla virtù, alla obbedienza, al la-voro»5. Si cominciava presto. Dibuon mattino fino alle otto emezzo con la gerla, poi a scuola,ma alla sera ancora con la gerla.Già a quattro cinque/anni i bam-

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Ricorda il nipote don Pietro Buz-zetti, quando ragazzo passaval’estate in vacanza a Savogno conlo zio: «Più volte soggiornai persettimane e per mesi nella parroc-chiale di Savogno, in fanciullaetà. E ricordo benissimo... cherincasato dopo le occupazionichiesastiche mattinali [...] poi unacapatina al pollaio, ai conigli, al-l’apiario, all’orto curatissimo e ri-munerativo, lieto di viali a bordipolicromi per svariata abbondanteflora che man mano passava adornare e profumare le cappelle del-la Chiesa, impreziosito da svariatafamiglia di piante fruttifere e daombrosi chioschi: indi al tavolo distudio»9.Ancora don Luigi aveva dato sag-gio della sua cultura agricola inun interessante opuscolo inedito,dal titolo Eccolo il Signore! No-zioni agricolo-morali, scritto nellasua migliore età, dove con nozio-ni e considerazioni d’agricolturaporgeva all’amico contadino bel-le applicazioni, con relativi rifles-si morali 10.Ormai settantenne «ripensava al-la sua fanciullezza, quando aCampodolcino dedito all’agricol-tura, nella semplicità dei costumi,viveva con una tal quale larghez-za, anche perché i bisogni eranominori»11. E nel 1913, visitando iluoghi natali, «a Fraciscio indu-giandosi coi paesani raggruppatisiintorno a lui indicava i modi diavvantaggiare materialmente ilpaese: strade carrozzabili, coltiva-re i fondi razionalmente per aver-ne maggior frutto (campi e prati,concimi ecc.), sfruttare la legna,attirare villeggianti in Gualdera,cercare cave di minerali, lavoraredi granito ecc.»12.

Tra tutte le attività umane la col-tivazione dei campi era per donGuanella la più importante e cosìsi esprimeva: «Si aiutino pure leindustrie, ma per carità non sitrascuri l’agricoltura e si profittidegli studi antichi e recenti suimodi opportuni di concimare e difar fruttare la terra, ponendo ilcontadino sotto la direzione illu-minata di agronomi sperimentati,credenti e di buona volontà»13.

Nel lavoro agricolo vedeva unascuola di formazione per i giova-ni, un’occasione di occupazioneper i disabili psichici e un mezzoper limitare l’emigrazione peri-colosa per l’unità della famigliae, a volte, anche per le pratichedella vita cristiana.Questo suo amore per la terra cer-cava di comunicarlo al popolo eanche ai sacerdoti di campagnagià dal periodo di Prosto, Savo-gno, Traona. Don Mazzucchi, pro-

ne coltiverà l’anima, ne caverà uo-mini forti, onesti cattolici, italianiegregi»15.E l’anno successivo, sullo stessoperiodico puntualizzava: «L’agri-coltura è uno studio, anzi una ne-cessità riconosciuta da tutti i par-titi e da ogni classe di persone,poiché è la prima fonte del be -nes[sere] materiale. Tanto il Som-mo Pontefice che ne parla ad ognioccasione, quanto il nostro Re, edogni persona di senno e di cuore,

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Mucche sotto il Pizzo Stella.Don Guanella è un santorimasto profondamente uomo,non temeva di sporcarsi le mani,odorava di pecore e di buoi.

fondo conoscitore di don Guanel-la e suo primo biografo, facevanotare: «Don Luigi era anche lietodi unirsi con altri nostri nell’addi-tare al popolo nell’agricoltura la ri-sorsa della sua ricchezza materialee morale, al clero un campo prov-vido di benefico apostolato»14. In-fatti nel 1900 don Guanella scri-veva su La Divina Provvidenza, ilperiodico delle sue Opere: «Ma,basta gridare contro gli orrori del-l’emigrazione? No. Bisogna fornireai contadini il mezzo di guadagnar-si il pane onestamente nel loro pae-se, favorendo non solo le arti, lescienze e le industrie, ma occupan-dosi anzitutto dell’industria agrico-la [...] Salviamo il contadino, e fa-cendo opera cristiana e umanita-ria, faremo altresì opera altamentepatriottica. [...] Torni il Prete comegli Ordini religiosi d’una volta a vi-vere coi coloni, a lavorare la terra,

tutti se ne interessano come del-l’unico scampo per far risorgerequesta nostra cara e bella Italia,impoverita per l’abbandono in cuisono lasciati i suoi fertili campi.Vittorio Emanuele III, salendo altrono, volse il suo sguardo alle po-polazioni che vanno cercandofuori di patria il loro pane, e ri-chiamandoli con amore, le inco-raggiò a coltivare la terra natale.Nel congresso di Taranto [...] riso-nò un applauso all’Arcivescovo[...], il quale ha introdotto lo stu-dio dell’agricoltura nei nove Semi-nari da lui dipendenti [...] Non èforse la terra la prima, la principa-le sorgente di ricchezza? Le minie-re non danno il pane, né lo dannole macchine o gli opifici. Questidanno i mezzi per ottenerlo, manon danno il sostentamento. Laterra sola dà il pane, ed un indu-striale per quanto ricco, non può

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alimentare la vita senza i fruttidell’agricoltura. [...] I Benedettini,i Cistercensi, e ai nostri tempi enella nostra Italia, i Trappisti e iCertosini, risanarono piaghe steri-li e malsane e dettero la ricchezzadella fertilità a molti campi chedianzi parevano refrattari alla cul-tura, ed erano fonte di malaria»16.E nel 1908 tornava ancora suimedesimi argomenti: «Al clero dicampagna è riservata ai giorni no-stri un’azione decisiva benefica,

nistro di Dio sulle anime. Se il cle-ro distribuirà giornali ed opuscoliagrari, potrà insieme diffondere li-bri e giornali religiosi e sventarepraticamente il pregiudizio popo-lare che il sacerdote ama l’igno-ranza e vuole tutti ignoranti... Seil clero si sarà avvicinato al popo-lo per migliorare i suoi interessitemporali, non gli mancherà mo-do al bisogno di accostarsegli perle necessità dello spirito. [...] Dalleconferenze agricole nasceranno

sacerdoti superiori li invitava «perquanto è necessario ed opportuno»a prendere parte ai lavori pratici.Indicando poi gli addetti specificialla campagna li identifica con ifratelli religiosi, gli operai fissi e igiornalieri ed anche gli ospiti divarie età e capacità. Tra questi,anche i «buoni figli» che se «benguidati possono giovare a se stessicon una specie di riabilitazione».Non sono escluse le suore «di sen-no maturo, venute per lo più dailavori campestri, [che] si applica-no ai lavori di cucina, di guardaro-ba e per un poco ai lavori semplicidell’ortaglia?»19.Circa il modo di gestire le Colonieagricole si riferisce a sistemi dicoltivazione all’avanguardia perl’epoca:• «è bene munirsi dei libri del So-lari, del Bonsignori, sovrattuttodi periodici opportuni;

• qualche volta nell’anno è neces-saria od almeno opportuna la vi-sita ed i suggerimenti di un agro-nomo esperto;

• l’uso insegnerà più cose a farsi;• in questo argomento gli assisten-ti, i superiori della colonia devo-no a forza di osservazioni, prove,letture, consigli formarsi un ma-nualetto che sia guida per sé eper quelli che avranno a succe-dere;

• sono pur da studiare il da farsiintorno ad un caseificio, intornoalla stalla, per la produzione del-le derrate, per il commercio dellestesse e simili;

• quando la divina Provvidenzafavorisce una colonia, si badi dimantenere la sobrietà di vita e sipensi ai numerosi poveri che so-no a sollevare, alle moltepliciopere che sono a fare»20.

Tra le delibere del 25 maggio 1905nella Casa Divina Provvidenza diComo, una riguardava «lo studioteorico e pratico sulle colonie agri-cole», da intraprendere da partedi alcuni confratelli sacerdoti, aiquali veniva raccomandato in par-ticolare lo studio dei libri delBonsignori, del Baratta ed il pe-riodico La Famiglia Agricola21.Volendo analizzare più da vicinol’esperienza di don Guanella nel -l’impianto e sviluppo della Colo-

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se, convinto del danno che derivaalla società dall’emigrazione e ingenerale dall’abbandono in cui èlasciata quasi l’agricoltura, se nefacesse paladino e apostolo. Il par-roco le cui rendite in genere pro-vengono dalla campagna, comincia dare l’esempio di studiare e d’oc-cuparsi seriamente della coltiva-zione delle sue terre, tenendo con-to del progresso fatto e delle sco-perte che possono moltiplicare iprodotti. Il suo esempio non reste-rà certo senza imitatori e stabiliràanzi un affiatamento tra prete epopolo che potrebbe divenire fe-condo di moralità e di religione.Nelle lunghe serate invernali e neigiorni festivi, alcune conferenzeagrarie alla portata di tutti avvici-nerebbero il popolo al parroco estabilirebbero quella vera fiducia equella confidenza, che renderebbeagevole e fruttuosa l’azione del mi-

cooperative, latterie, assicurazionidi bestiame, e ne verranno miglio-rate in cento modi le condizionidel contado»17.È interessante notare come donGuanella fosse convinto che ilpromuovere l’agricoltura da par-te dei sacerdoti fosse un precisodovere civico, oltre che morale,per concorrere al bene del Paese.

Le Colonie agricole

Nel campo dell’agricoltura, donGuanella promosse Colonie agri-cole al Pian di Spagna (Sondrio),Fratta Polesine (Rovigo), Arcevia(Ancona), Monte Mario (Roma),dettando direttive molto prati-che18. Era infatti solito affermareche le Colonie agricole «sono unbisogno e quasi una missione per inostri tempi». Rivolgendosi poi ai

Savogno (Sondrio).Don Guanella il suo amorealla terra cercava di inculcarloal popolo e ancheai sacerdoti di campagna.

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nia agricola del Pian di Spagna,una vasta area paludosa che siestendeva alla confluenza dell’Ad-da con la Mera tra le provincie diComo e Sondrio, si possono evi-denziare alcune caratteristichedel lavoro compiuto dal medesi-mo.Un aspetto è quello sociale: darelavoro ai contadini e con il lavoro,dare pane, dignità e libertà.Ciò risulta chiaro nell’Abbozzo diStatuto del Patronato Agricolo diNuova Olonio S. Salvatore - Piandi Spagna22, promosso da don

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GLI INIZI DELLACOLONIA AGRICOLADEL PIANDI SPAGNA

Silvia Fasana

La storia di Nuova Olonio iniziacome un vago presentimento delgiovane Luigi Guanella, quando,nei suoi viaggi da e verso Fraci-scio «per venire a studio in Comoe traversava le lande e steppedel Pian di Spagna, non sapevacapacitarsi come si lasciasse in-colto sì vasto terreno, mentre suisuoi monti si coltiva anche unaspanna sopra una roccia per rica-varne poco più di una manata difieno»1. Anche successivamente,«Presentimento o non presenti-mento, un giorno che da Bene Va-gienna veniva con lunga passeg-giata cogli scolari del collegio deiSalesiani di Trinità, di cui era ret-tore, aveva in mente il Pian diSpagna fisso fisso, e chiaro chiarocome un giorno là si sarebbe fat-ta una fondazione»2. Passandoda Pianello o da Musso «guarda-va al Pian di Spagna con certa at-trattiva»3.

Il 28 luglio 1900 don Luigi acquista-va la Castella, «l’Osteriaccia [...], unvero sitaccio infame»4, di proprietàdi Gaudenzio Tavasci 5 «con terrenoerbivo annesso e con altre steppedella famiglia Oreggioni e dei si-gnori Balatti, e dei cosiddetti Ber-gamaschini, mediante contratto ro-gito Bettiga»6; ne entrava in pos-sesso il 29 settembre dello stessoanno.La Castella, «dove ai miei tempi ilfiume Adda entrava nel lago di Mez-zola»7, era un edificio che in passa-to aveva svolto diverse mansioni:stazione dei traghetti, osteria forni-ta di stanze per i viaggiatori, centroper la riscossione dei tributi dovutiai traghettanti, luogo di sosta e diriparo.Questa costituì il primo nucleo at-torno al quale ebbe inizio e si svi-luppò la Casa «Madonna del Lavo-ro» e il nuovo villaggio che assunseil nome di Nuova Olonio.«Si domanderà: “Come incominciaro-no i lavori? Come si proseguirono?”.La risposta è storica. Un giorno donGuanella approda a Colico con unadozzina di ricoverati che chiamavabuoni figli e li aiutava a salire sopraun carro preparato, e via fra le risadi quei di Colico che strabiliavano.Ma avevano una buona guida nelServo della Carità sacerdote Luigi

Bravi, il quale sapeva farsi amareed obbedire insieme. Si trattava diappianare collinette di sabbia perriempire delle paludi e mettere indisparte la terra vegetale – humus –a stendervi sopra quasi concimeprezioso. Si chiamarono poi lavora-tori veneti abilissimi in tali lavori ecosì si ridusse a prato, a campo, avite, a gelsi, una spianata di step-pe per una estensione di cinquecen-to pertiche locali. Il locale abitazio-ne si estese per circa cinquanta per-sone, e stalle e fienili per oltre tren-ta bovine. [...]Mano a mano, in ogni anno si fab-bricano all’ingiro delle abitazioni.Sono famiglie della vicina borgatel-la di Verceia, la quale minaccia sub-bisso per continue minacciose franedall’alto dei monti. Sono famigliedella sponda destra dell’Adda sinoa Mello, le quali apprendono che èguadagno miserabile discendere damolti chilometri dall’alto per lavora-re poche ore in piano impoverendo-lo sempre con portar via la sera ilcarico di legna, di strame, di letameche un asinello stecchito può porta-re»8.«E come si stava poi a denaro per ipagamenti? Denari non se ne avevamai o quasi, ma i lavoratori veniva-no a gara e non si trovò alcuno chesi lamentasse di non essere stato

Fraciscio, gente del posto, in una fotodi qualche anno fa. Fin dal mattino ilpiccolo Luigi andava con la sua gerlaper raccogliere fieno, fino all’ora dellascuola. Al ritorno, ancora la sua gerla.La parola d’ordine del papà era: «Se sivuol mangiare, bisogna lavorare».

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veri contadini colpiti dall’indigenza,si è costituito un comitato che for-merà una colonia agricola nel Pia-no di Spagna”24».

Il lavoro come occasione di promozione umana

Don Guanella voleva che oltre allavoro, fosse inserita anchel’istruzione agricola dei coloni,con opportune attività didatticheattraverso lezioni teoriche e pra-tiche. Non un puro lavoro mate-riale dunque, ma un lavoro intel-ligente quale si conviene all’uo-mo.L’istruzione agraria dunque rien-trava nella finalità della Colonia.«Il 27-28 ottobre 1901, si tenne al-la colonia un convegno di studio,

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pagato esattamente. Chi pagavadunque? Non è dubbio. Le migliaiadi lire venivano giù da sopra le te-gole della casa e chi le mandavaera sempre la divina Provvidenza»9.Nel 1905 il Ministro di Agricoltura,Industria e Commercio del Regnod’Italia conferiva a don Guanella unattestato e una medaglia d’argentoper «lavori di colmata artificiale e dibonificazione agraria» nel Pian diSpagna; a sua volta la DeputazioneProvinciale (ora Provincia) di Como,con delibera del 24 giugno 1915,conferiva a don Guanella una meda-glia d’oro per le sue «cospicue be-nemerenze filantropiche»10. «La no-

stra Provincia [...], non può quindirimanere insensibile di fronte al-l’opera civile e proficua del valorosoSacerdote il quale trae dal lavorocompiuto e dalle sue ulteriori aspi-razioni ragione e titolo alla pubblicagratitudine»11. Oggi queste meda-glie sono conservate presso il mu-seo «Don Luigi Guanella» di Como.Castella e villaggio nel tempo sonocresciuti, diventando due realtà au-tonome: rispettivamente la Casa«Madonna del Lavoro» e la NuovaOlonio, riunite nell’unica comunitàecclesiale della parrocchia del SS.Salvatore.

da Progetto Africa, n. 61

Note

1 L. Guanella, Brevi cenni storici intornoall’Istituto ed alle Opere dei Servi del-la Carità, manoscritto, ASG Como, Boz-zetto 7.

2 L. Guanella, VdP, o.c., 96.3 L. Guanella, VdP, o.c., 96.4 G. Tam, Appunti di reminiscenze circaD. Luigi Guanella, manoscritto, ASGComo.

5 Cfr. P. Bellesini, Una cara pagina di ri-cordi personali su Don Luigi Guanellaalla vigilia di una inaugurazione alPian di Spagna, in LDP, settembre1943, 55: «Era costui un vecchio soli-tario di quella landa abbandonata.Non era molto avanzato negli anni;ma il suo volto emaciato dalla malariagli dava l’aspetto di una decadenzaprecoce. Pur tuttavia amava il suo ni-do, che spesso dava ricetto ai caccia-tori in caso di maltempo o di ristoro».

6 L. Guanella, VdP, o.c., 97.7 L. Guanella, VdP, o.c., 97. In realtà lasituazione era stata tale fino ai lavoridi rettifica dell’ultimo tratto del corsodell’Adda, operata tra il 1845 ed il1858 sotto la dominazione austriaca.

8 L. Guanella, VdP, o.c., 100-102.9 L. Guanella, VdP, o.c., 101.10 Cfr. A. Robbiati, Le colonie agricole: ilcaso di San Salvatore in Pian di Spa-gna (1900-1915), in L’Opera di donLuigi Guanella. Le origini e gli sviluppinell’area lombarda, AmministrazioneProvinciale di Como, Como 1988, 187.

11 Onorificenze, in LDP, agosto 1915,115.

Nuova Olonio(Sondrio).In primo pianola Casa Madonnadel Lavoro.Con la bonificadel Pian di Spagna,don Guanellasi proponevadi creareun ambiente adattoper offrireai contadiniospitalità sicurae stabile.Voleva contribuirea frenarel’emigrazioneper le Americhe.

Guanella. Tra l’altro vi si legge: «IlPatronato cattolico di Olonio SanSalvatore, ha per iscopo il miglio-ramento intellettuale, morale edeconomico della colonia e dell’inte-ro Pian di Spagna.Il Patronato assume l’obbligo:• di procurare ai contadini libertàdi adempiere le proprie obbliga-zioni religiose, morali e civili. Difavorire i buoni rapporti fra pa-droni e lavoratori;

• di invocare anche con mezzi le-gali provvedimenti utili agli agri-coltori;

• di impegnarsi a procurare lavoroai disoccupati, e invocare la pro-tezione delle società cattolicheper quei soci che intendesseroemigrare;

• di procurare l’impianto di Casserurali, di cooperative di consu-

mo e di lavoro, e promuovere ilmutuo soccorso contro gli infor-tuni;

• di dare agli agricoltori nozioni econsigli per rendere produttivo ilterreno»23.

Inoltre don Guanella, con la boni-fica del Pian di Spagna, «si propo-neva di creare, grazie alla bonifica,un ambiente adatto per offrire aicontadini ospitalità sicura e stabile[...]. Voleva contribuire a porre unfreno all’emigrazione “dei molti emi-granti per le Americhe, che le sueprovincie di Sondrio e Como veggo-no partire annualmente”. Questo, inmodo particolare, venne sottolinea-to da un giornale attento ai proble-mi economici e sociali, Il Movi-mento Agricolo che scrisse: “Per di-minuire l’emigrazione dei nostri po-

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lustrò il programma della scuo-la agraria funzionante presso ilsuo istituto. A conclusione deilavori si deliberò di preparareun programma di scuola agra-ria che servisse da modello periniziative pratiche?»25.È bene ricordare qui il rilievoche don Guanella dava al lavo-ro agricolo per l’occupazione ela riabilitazione dei «buoni fi-gli», ai quali riservava i lavorimeno impegnativi, più leggerie facili. «Allo scopo di riabilita-

«Egli raccoglie, infatti, quelle crea-ture che la stessa scienza rifiutaperché non vede in esse la possibi-lità dì sviluppare delle attività spi-rituali, e le raccoglie, anzi, talvoltacontro le stesse pretese di una cer-ta scienza che reputa una simileopera sterile e vana. Ma, condottocosì dall’amore del prossimo, donGuanella, umilmente e semplice-mente, supera tutte le pregiudizialiorgogliose degli uomini, e acco-gliendo i rifiuti, non solo adempieuna missione dì fede e di civiltà,

ro; in forme rudimentali quanto sìvuole, ma in modo tale, sempre,che su questi «rifiuti» rifulga unraggio di vita»27.

ConclusioniDon Luigi Guanella si trova ad essere sacerdote in un periodo di

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con la partecipazione di sacer-doti e laici, esponenti di varieorganizzazioni cattoliche. Tragli interventi vennero segnalatiquello di don Carlo Molteni,diretto a stimolare l’impegnodel clero nello studio dei pro-blemi agricoli, e quello del di-rettore dell’Istituto salesianodi Sondrio, don Capra, che il-

re i propri ricoverati, l’Istituto sioccupa pure di colonie agricolesecondo l’indirizzo nuovo di agri-coltura»26. E Agostino Gemelligliene rese pubblicamente meri-to, esaminando la sua opera co-me sacerdote e come medico.Come medico, la qualificò unadelle più ardite conquiste dellascienza e della carità.

ma riesce ad ottenere risultatiche gli stessi psichiatri nonavrebbero atteso. Di due stru-menti possenti di lotta egli sìgiova contro la inferiorità de-solante di queste povere crea-ture, della fede e del lavoro;riesce in esse a suscitare lecommozioni della preghiera ea conferire la dignità del lavo-

L’agricoltura è uno studio, anzi unanecessità riconosciuta da tutti i partitie da ogni classe di persone, poichéè la prima fonte del benesseremateriale.

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grandi mutamenti politici, sociali,culturali.«Alla fine degli anni ’70-’90 si affer-ma un nuovo modello di sacerdotee di presenza pastorale, che purconservando elementi ancora valididel modello antico, ne assume an-che di radicalmente nuovi, che ten-gono il passo col veloce modificarsidella realtà socio-economica e cul-turale»28.Sono preti diocesani che prefigu-rano una nuova forma di pastora-le. Non dimenticano i sacri miste-ri, ma vogliono partire dall’uomo,specialmente sofferente. Entranonel sociale perché sentono tale im-pegno come un aspetto necessariodella loro «missione» che coniugaevangelizzazione e promozioneumana. Aprono luoghi di assisten-za (ospedali, ricoveri, luoghi per di-sabili), indirizzati a bisogni che loStato trascura, testimoniando nonsolo una frontiera della carità, maanche un profetico rispetto per lavita, e una stima per il misterodella sofferenza. PromuovonoCasse rurali, Colonie, Società ope-raie, Scuole serali e professionali,Cooperative di consumo e di pro-duzione, forme di assistenza nellenecessità dell’emigrazione.Don Guanella sarà uno di questi.Scriveva nel 1896 su La DivinaProvvidenza: «Uscite, signori, usci-te dal Santuario; siate di chiesa, manon vi state tutto il giorno! [...] ilmondo una volta veniva a noi, oraci volge le spalle: una volta nonavevamo che da stare al nostro po-sto; ma adesso conviene muoversi,uscire dalla sacrestia sotto pena direstare in una colpevole ed inono-rata solitudine. A noi ora è detto:“Uscite prontamente, scorrete le viee le pubbliche piazze, le strade e icampi, chiamate i poveri, gli zoppi,i ciechi, e costringeteli ad entrare”(Lc 14). Osserverà alcuno: “Ma noiabbiamo i nostri pulpiti, i nostriconfessionali; vengano dunque ipopoli dove noi siamo per doveredel nostro ufficio!”. E se non ven-gono, se la voce della campana, in-vece di attirarli, sembra farli fuggireresteremmo noi spettatori indiffe-renti di questa deplorabile diserzio-ne, scuotendo la polvere dei nostripiedi e gettando dietro loro le parole

di Geremia: “Quelli che voglionoandare alla morte, se ne vada-no?”»29.Alieno da un meschino filantropi-smo, che bollava come «falsa mo-neta della carità»30, don Guanellasarà il samaritano che coniuga la«carità evangelica» nelle forme ri-chieste dai tempi, sarà un prete difrontiera, caratterizzato dall’aper-tura verso il sociale in tutti i suoiaspetti, dall’istruzione, alla forma-zione professionale e agricola, allacura dei malati, all’assistenza deilavoratori. Le «sante industrie»che proporrà saranno ben lontanedall’elemosina tradizionale. Ri-chiederanno coraggio, inventiva,competenze tecniche31. Il benedoveva essere fatto bene.

Note

1 Cfr. L. Guanella, Le vie della Provvi-denza. Autobiografia di un santo (inseguito VdP), Edizioni San Paolo, Ci-nisello Balsamo 2011, 32: «Luigi di-scendeva tutto in sudore con un caricodi strame dalla valle cosiddetta di Cal-cagnolo».

2 L. Guanella, VdP, o.c., 33.3 Cfr. Notizie chiavennasche del primodecennio del 1800. Scritto anonimodel sec. XIX presentato e annotato dadon Peppino Cerfoglia, Raccolta distudi storici sulla Valchiavenna, I,Sondrio 1960, 19 e nota 29. Da que-sto testo risulta che gli alpeggi del-l’Angeloga (come quelli dello Spluga)erano a quei tempi i più vasti dellaValle, di complessivamente 2900«vaccate» e 600 pecore o capre. La«vaccata» è un’unità di misura diconsumo di superficie, che indica laporzione di pascolo necessaria peruna bestia di allevamento nella sta-gione estiva. Non si trattava di unamisura fissa, ma variabile in rappor-to alla qualità del terreni.

4 L. Mazzucchi, Una data, LDP, giugno1915, 85.

5 L. Guanella, VdP, o.c., 26.6 Positio super introductione causae,o.c., Summarium N. II, 58, teste L.Mazzucchi.

7 L. Guanella, Lettera a mons. P. Carsa-na, Pianello del Lario 19 marzo 1885,E 3311.

8 L. Guanella, VdP, o.c., 529 P. Buzzetti, Le chiese nel territorio del-la antica comunità di Piuro, Lito-Tip.A. Volta, Como 1921, 130.

10 L. Guanella, Eccolo il Signore! Nozio-ni agricolo-morali, manoscritto auto-grafo, ASGC, IV, c’’, 5.

11 L. Guanella, Pensieri malinconici,LDP, settembre 1905, 132s.

12 L. Mazzucchi, Fragmenta vitae et dic-torum sac. Aloysii Guanella, XVII, 25agosto 1913, ASG VIIa, 2.

13 La colonia agricola, LDP, maggio1900, 39.

14 L. Mazzucchi, La vita, lo spirito e leopere di don Luigi Guanella, 1920, Ri-produzione anastatica, Editrice Nuo-ve Frontiere, Roma 1999, 301.

15 L. Guanella, Colonia agricola cattolicanel Pian di Spagna sopra Colico. Sal-viamo il contadino!, LDP, aprile 1900,30-31.

16 L. Guanella, L’agronomia, LDP, no-vembre 1901, 81.

17 L. Guanella, Fra clero e popolo, LDP,marzo 1908, 47-48

18 Cfr. L Guanella, Regolamento dei Ser-vi della Carità, (1905), in Scritti per leCongregazioni, IV, Centro Studi Gua-nelliani Roma, Nuove Frontiere Edi-trice, Roma 1988, 1170-171.

19 L. Guanella, Regolamento dei Servidella Carità, (1905), o.c., 1170.

20 L. Guanella, Regolamento dei Servidella Carità, (1905), o.c., 1171.

21 L. Guanella, Lettere circolari ai Servidella Carità, in Scritti per le Congre-gazioni, IV, Centro Studi GuanellianiRoma, Nuove Frontiere Editrice, Ro-ma 1988, 1373, 5.

22 Abbozzo di Statuto del Patronato Agri-colo di Olonio S. Salvatore - Pian diSpagna, LDP, maggio 1901, 39-40.

23 Abbozzo di Statuto del Patronato Agri-colo di Olonio S. Salvatore - Pian diSpagna, LDP, maggio 1901, 39.

24 A. Robbiati, Le colonie agricole: il ca-so di San Salvatore in Piano di Spa-gna [1900-1915], in L’opera di donLuigi Guanella. Le origini e gli svi-luppi nell’area lombarda, Ammini-strazione Provinciale di Como, Como1988, 175; cit. Per una colonia agrico-la, in Il movimento agricolo, 1900, 27aprile. Cfr.

25 D[on] P[ietro] B[uzzetti], Adunataagricola alla colonia di Olonio SanSalvatore, LDP, novembre 1902, 81-82. Si tratta di iniziative corrispon-denti alle direttive dettate dallo stessodon Guanella.

26 L. Guanella, Regolamento dei Servidella Carità, (1905), o.c., 1110.

27 L. Mazzucchi, La vita..., o.c., 560.28 Cfr. X. Toscani, Il mondo ecclesiasticoe la società locale, in L’opera di donLuigi Guanella. Le origini e gli svi-luppi nell’area lombarda, Ammini-strazione Provinciale di Como, Como1988, 86 e ss.

29 L. Guanella, L’idea cattolica, LDP, feb-braio1896, 11.

30 L. Guanella, Un fiore di riviera, inScritti morali e catechistici, CentroStudi Guanelliani, Nuove FrontiereEditrice, Roma 1999, 839.

31 G. Rumi, Spiritualità e impegno didon Luigi Guanella, in L’Opera di DonLuigi Guanella..., o.c., 64.

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Piero Pellegrini sdc

FAMIGLIA GUANELLIANA • Storia Spiritualità Carisma

Seguendo la beata Chiara Bosatta

130 anni fa...una barchettasul Lario

«Era il giorno di giovedì 25 feb-braio 1886; la giornata correva te-tra e fredda più che mai: il cieloera velato da bassissime nubi ce-nerognole, un candido lenzuolo dineve ricopriva la terra: siamo allenove, quando un buon sacerdoteed una pia suora [don Guanella esuor Marcellina Bosatta] bussanoalla mia porta e cercano di me. Ioli accolgo come benedetti che ven-gono nel nome del Signore e do-mando il motivo di loro visita[...]. Dicono che vogliono iniziare

Quest’anno si compiono130 anni da quella serain cui don Luigi Guanellafece salpare una barchettada Pianello del Larioverso Como, per l’espansionedelle sue opere.Quanto camminoda quella seraha fatto la barchetta!Con la protezionedi san Luigi Guanellae della beata Chiara,essa ha varcato anchegli oceani e continuail suo vogare fino a chetutto il mondo diventiregno del Signore Gesùe della sua carità.

D Era la sera del 6 aprile 1886:il barcaiolo Morelli spinse la sua

imbarcazione verso Como.Erano con lui due suore e quattro

orfanelle che, alla preghiera sommessa«ss.ma Provvidenza

di Dio, provvedeteci voi», portavanoal largo le Opere

della Divina Provvidenza.

a documenti, testimo-nianze, fotografie e rico-struzioni, presentiamoagli amici, benefattori e

confratelli, i primi giorni della«Piccola Casa della Divina Prov-videnza» aperta da don Guanella,con poche suore e orfanelle, cen -to(trenta) anni fa, esattamente il6 aprile 1886, in Como.

Nella parrocchia di S. Agata

Nella parrocchia di S. Agata inComo, al cugino di don Guanel-la, don Antonio Buzzetti, ritirato-si nel 1855, era successo comeparroco l’altro amico don Calli-sto Grandi.Era parroco da pochi mesi.

Beata Chiara Bosatta.Tavola di suor Andrea

Curran fsmp.

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un istituto in una casa annessaalla chiesa di S. Rocco [...] ma ame sembrava inadatta per centoragioni, non ultima per ragionid’igiene. La Provvidenza vi hamandati da me in questa mia par-rocchia: fermatevi, guardatevid’attorno e troverete d’accomodar-vi meglio assai [...].La mia idea piacque e fu accolta.Conduco il buon sacerdote sull’al-to del campanile di S. Agata: face-va un freddo intenso; mostro leampie campagne che allora intattecircondavano la parrocchiale e glidico: “Eleggi”. Discesi, facemmocon la suora un giro in parroc-chia, scalpicciando neve, ma otte-nendo lo scopo».

Quella terra era stata sempre zo-na di frati, suore e di case di ope-re buone. Nella parrocchia diS. Agata erano passati gli Umilia-ti, tenendovi l’industria di stoffee un ospedale ed erano poi pas-sati al Collegio Gallio; i france-scani erano stati presenti con iTerziari a S. Donato, i conven-tuali a S. Francesco, i cappuccinicon scuole e tessiture nel conven-to di S. Bernardo in Via Zezio, iMinori a Santa Croce. Erano sta-te aperte le case delle Agostinia-ne a S. Agata, delle Umiliate a S.Orsola; c’erano case per infermie pellegrini..., una terra benedet-ta nella quale poteva trovare po-sto, sul solco lasciato dalla sto-ria, una nuova istituzione di cari-tà e di culto.Fu scelta una casetta di recentecostruzione in Via S. Croce (l’an-no seguente diventerà Via T.Grossi) fra gli orti, le vigne, i pra-ti di S. Vitale, S. Croce e S. Agata.Si combinò col proprietario perprendere casa e un po’ di terrenoin affitto.Quella sera del 25 febbraio, donGuanella tornò a casa con unaforte forma di tonsillite: freddo eneve gli portarono una grave feb-bre che gli durò vari giorni conrischio serio per la salute; intan-to insegnava: «Per far del bene,occorre pregare e patire».Appena si riprese, affrettò i pre-parativi per il passaggio dell’ope-ra di Pianello a Como.

una barchetta tutto il mobilio del-la propria fondazione.Pochi accorsi degli interessati ac-compagnarono coll’occhio la pic-cola spedizione; ma passata lacappella di S. Antonio esse conti-nuarono con la benedizione diDio e gli altri al loro ufficio lieti diquella partita».

Il portone di casa Bernucca siera ormai chiuso alle spalle,chiudendo un periodo breve maesaltante di storia di poche, eroi-che, anche sante suore: restavauna grande nostalgia, special-mente il rimpianto delle conso-relle, delle piccole amiche per leorfanelle; specialmente veniva amancare troppo, per la distanza,il conforto e la guida del padre,don Guanella, come scriverà po-co dopo suor Chiara: tutto è bel-lo qui, ma ci manca il padre.Ma partivano, come avevano tan-to sperato, nuovi argonauti versoun lido nuovo dove il «vellod’oro» da scoprire era la nuovapovertà: dell’abbandonato, del-l’anziano, del malato, dell’handi-cappato.Il regolamento del lago di Comoprescriveva: «Chi noleggia unabarca può condurre seco altresette persone». «I servizi notturnisi corrispondono con tangenti diun terzo superiori ai prezzi nor-mali»; per Como: «barca ad unrematore per una giornata di ot-to ore di lavoro £. 5». Le manceerano proibite.Per la navigazione si sfruttavanoanche i venti del lago: di giornoper chi partiva da Como o daLecco verso l’alto lago, si utiliz-zava la breva che spirava da suda nord dalle 10,30 alle 18; di not-te il tivano soffiava più mite dallaValtellina verso Como, più sensi-bile nelle ore del primo mattinodalle 6 alle 10,30.Quella sera, dunque, poco primadel tramonto, al cessar della bre-va, il barcaiolo Morelli spinse allargo la sua imbarcazione versoComo.Qualche testimonianza vorrebbeche il percorso, nella notte, siastato interrotto da una sosta dipreghiera nel santuario della Ma-

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FAMIGLIA GUANELLIANA • Storia Spiritualità CarismaUna barchetta sul Lario

Don Guanella seguiva da anni lacasa per suore, un gruppetto diorfanelle e qualche anziana, av-viata a Pianello del Lario dal pre-decessore don Carlo Coppini;sulla fine del 1885 aveva discussocon il prefetto di Como, comm.Carlo Guala, l’ampliamento e losviluppo in Como, come ancheera gradito dal vescovo mons.Carsana. La casetta di Pianello-Camlago era inadatta e colma diorfanelle.Ricorda don Guanella la parten-za del gruppetto di suore, mae-stre e orfanelle:

«Nel giorno 5 di aprile di quell’an-no 1886 una piccola comitivacomposta di due maestre e diquattro orfanelle [probabilmenteanche una suora era con quellemaestre] si faceva quasi proces-sionalmente alla riva del lago fuo-ri la casa parrocchiale. Una mae-stra recava per benedizione di tut-te la reliquia della B. Vergine chenascondeva entro lo scialle che lacopriva. Si recitò la preghiera, sibenedisse e partirono recando in

Como. Don Guanella a braccettocon don Callisto Grandi, prevostodi S. Agata. Don Guanella aveva

individuato in via S. Croce,della parrocchia S. Agata, una casettae un terreno che faceva al caso suo,

per portare l’Opera in città.

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donna del Soccorso, carissimo adon Guanella e alle sue suore,centro di devozione mariana pertutti i paesi della sponda del la-go. Sorpassata Punta Balbianel-lo, dovettero accostare versol’Isola Comacina: se fosse statanotte di luna, almeno avrebberopotuto intravvedere la sagomasul pendio della collina. Ma quel6 aprile cadeva proprio il novilu-nio: il 18 aprile era il pleniluniodi primavera, la domenica se-guente, 25 aprile, si celebrava laPasqua.Un viaggio, di notte fonda, tra iboschi, era di certo impensabile.Le orfanelle, dopo un avvio dipreghiera, si erano assopite; lesuore dovettero moltiplicare leloro preghiere alla B. Vergine,continuando poi per tutta la not-te la preghiera: «SantissimaProvvidenza di Dio, provvedetecivoi!». E ce n’era bisogno, di Prov-videnza, a vedere quei pochi ar-redamenti: poche sedie sganghe-rate, un tavolo zoppo, poche al-tre cose per una casa che avevabisogno di ben altro.Probabilmente la notte passò in-sonne anche per don Guanella aPianello: ricordi, qualche preoc-cupazione, preghiera. Insegnavapure: «Fino a mezzanotte ci pen-so io, dopo mezzanotte ci pensaIddio». Fatto tutto il possibile daparte sua, c’era ancora un camposterminato di lavoro e di difficol-tà che metteva a conto dellaProvvidenza divina.Intanto c’era da pensare, all’ini-zio del nuovo giorno, a non la-sciare sole quelle povere rondi-nelle emigrate la sera preceden-te. Ricorda suor Marcellina Bo-satta, la superiora delle suore didon Coppini e dell’ospizio di Pia-nello:

«Con lui [don Luigi Guanella] ioritornai a Como con la prima cor-sa del battello a vapore, il mattinoseguente».

(...) Don Guanella e suor Marcel-lina rientrarono presto a Pianel-lo, promettendo di inviare quan-to prima altre suore e il necessa-rio per dare rapido avvio agli

scopi assegnati alla casa, d’accor-do col vescovo e col prefetto: laformazione di buone domestichee l’assistenza di poveri bambini oanziani, cominciando dalle pri-me orfanelle.

Anche suor Chiarasalpa per Como

Il 12 o 13 maggio arrivò appun-to, come vice-superiora e madremaestra delle novizie, suor Chia-ra Bosatta, la sorella minore disuor Marcellina; insieme c’eranodue novizie, Cristina Buzzetti eCostanza Bongio.Suor Chiara arrivò a Como piùprobabilmente il 13 maggio, oforse anche il 14 mattina, e, stu-pita dalla posizione della casa eterreno, scrisse subito la primalettera a don Guanella: breve peril limite di tempo, ma carica dientusiasmo, col rimpianto dellepersone lasciate a Pianello...

«Sono a Como – annunzia subito,il 14 maggio, a don Guanella –.Mi piace la casa perché solinga,raccolta ed anche allegra. Bello ecaro è vedere quei grandi pezzi di

campagna coltivati in orti e lavo-rati con quel bell’ordine e precisio-ne che fanno rimanere incantati.Tutto, tutto è bello ed allegro...».

Ma ancora quanta nostalgia:

«... Il mio cuore non trova luogo enon si ferma qui, ma viaggia e ri-posa ove gli è dato di vedere, par-lare, apprendere cose celesti»: pres -so la guida tanto più necessariaadesso che le difficoltà si vannomoltiplicando.

Ma la Provvidenza di Dio veglia-va sulle persone: la casa era affi-data a due santi da altare; sullecose: pochi mesi dopo il capoma-stro Regazzoni Giuseppe si pre-stava ad affiancare a casa Biffi,ormai acquistata, una nuova co-struzione: tre ampi cameroni perluogo di lavoro, di cappella e didormitorio.La Provvidenza che provvedevaagli uccelli e ai fiori, si rivelavaPadre celeste per i figli più ab-bandonati. n

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Una bella veduta di Como e del suo azzurro lago.Nel mese di maggio, don Guanella inviò suor Chiara con un’altra spedizione via lago. A lei affidò l’incipiente opera di Como.

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Como assegnal’Abbondino d’Oro 2015a suor Maria Bianchetti

AA.VV.

FINESTRE SUL MONDO

Propostadi candidatura da parte di un giovane albanese

– «Suor Maria, sa che una Sorel-la brasiliana riceve l’Abbondinod’Oro? Pensi, a Villa Olmo!».– «Oh, risponde suor Maria, allo-ra andiamo anche noi a vedere lapremiazione. Come si chiamaquesta Sorella?».– «Suor Maria Bianchetti».– «Ma suor Maria Bianchetti so-no io! Chi è stato a propormi?»....Il resto del dialogo non lo cono-sciamo. Sta di fatto che un giova-ne albanese, grato a suor Mariaper quanto ha fatto per lui, hapresentato la candidatura di suorMaria all’amministrazione comu-nale di Como per l’Abbondinod’Oro 2015. La domanda da eglirivolta testimonia così:«Suor Maria è una suora guanel-liana che da 40 anni ha dedicato

Suor Maria ringraziaper il riconoscimento.

L’

sorella e la missione che compie aComo, città che ha visto le originidell’Opera e della Famiglia Gua-nelliana.

Como. La zona fronte lagodi Villa Olmo, dove è stata fattala premiazione, nello splendidoscenario della città di Comoe del suo lago.

Abbondino d’Oro 2015è stato assegnato dallacittà di Como a tre per-sone: suor Maria Bian-

chetti guanelliana, «per la comple-ta dedizione al servizio di malati eindigenti»; Lorenzo Marazzi «perla sua storia e per gli studi com-piuti» e Abele Dell’Orto, «docenteal servizio di generazioni di giova-ni, cui ha trasmesso passione eamore per la cultura e l’impegnosociale».L’Abbondino d’Oro è una beneme-renza civica attribuita dall’ammi-nistrazione comunale per premia-re le persone e gli enti che con ope-re concrete abbiano giovato a Co-mo, sia rendendone più alto il pre-stigio attraverso la loro personalevirtù, sia servendone con disinte-ressata dedizione le singole istitu-zioni. Il primo Abbondino d’Oro èstato assegnato nel 1984.Mentre ci complimentiamo pertutti e tre, è ovvio che in questepagine presentiamo la nostra con-

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se stessa al servizio del malato edei poveri in Brasile.Nel 2000 suor Maria è venuta inItalia, nella città di Como, pressola Casa Santa Marcellina e da su-bito ha iniziato ad occuparsi dellamensa serale dei poveri, doveogni sera si è dedicata ad essisenza distinzione, accogliendolicon sorriso e un pasto caldo, condei vestiti puliti, con una copertaper la notte fredda... Ma non soloquello, suor Maria dedica deltempo anche ai malati di La Sor-gente in via Torriani, dove tutte lemattine va a preparare e servire lacolazione e a dare la medicina estare insieme a loro, ma senzatrascurare la vita comunitaria.Oggi suor Maria come ieri si tro-va circondata da tanta gente, stra-nieri e italiani, sposati e non spo-sati, famiglie con dei figli che lechiedono una mano..., suor Mariain questi anni è diventata un puntodi riferimento importante per i bi-sognosi e per tutta la città di Como.

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mino..., oggi sono felice con lamia famiglia e i miei due bambinibellissimi, ma come me ci sonotante altre famiglie felici, e questograzie a suor Maria Bianchetti.

Troka Emiljan

Como, 23-6-2015»

Comunicazione del Sindaco di Como

Suor Maria Bianchetti,ho il piacere di comunicare, an-che se la notizia è già stata am-piamente diffusa dalla stampa lo-cale, che l’apposita Commissioneconsiliare ha ritenuto di attri-buirle la Civica Benemerenza«Abbondino d’Oro» per l’anno2015, per la completa dedizioneal servizio di malati e indigenti.La cerimonia di conferimentoavrà luogo il 19 dicembre 2015alle ore 11, a Villa Olmo.

SUOR MARIABIANCHETTI

Suor Maria Bianchetti nasce inBrasile il 5 maggio del 1954 aEncantado, un comune nellostato del Rio Grande do Sul.Nel 1977 diventa suora nellaCongregazione delle Figlie diSanta Maria della Provvidenza,fondata da san Luigi Guanella.Da sempre suor Maria, personaschiva e poco incline a far par-lare di sé, dedica se stessa alservizio dei malati e dei pove-ri, prima in Brasile e poi dal2000 in Italia, a Como.All’arrivo in città comincia aprestare la sua opera nella Ca-sa Santa Marcellina e alla men-sa di via Tommaso Grossi. Sor-ride sempre suor Maria e haparole di amore e accoglienzanei confronti di tutti.Non possono mancare i gesticoncreti se hai a che fare conchi ha bisogno e così ecco chela figura di suor Maria è subitoassociata a un pasto caldo,una coperta, dei vestiti puliti.E se sei stato alla mensa di viaTommaso Grossi puoi ben capi-re perché questo sia un pensie-ro fisso di suor Maria. Gli occhie il cuore sempre rivolti agli ul-timi, proprio come san LuigiGuanella.Tra le tante opere che impe-gnano suor Maria quotidiana-mente, anche ora che l’età e lasalute si fanno sentire, non sipuò dimenticare la visita mat-tutina ai malati di Aids ospitatinella casa alloggio La Sorgen-te, in via Torriani.Bisogna preparare la colazio-ne, dare le medicine e portareconforto e far sentire la propriapresenza e suor Maria c’è.C’è con un’energia incredibil-mente contagiosa, il suo sorri-so e tanta bontà che hanno ac-compagnato e accompagnanotutti quelli che la incontrano.E che a distanza di anni la ri-cordano per l’aiuto prestato,per la mano che li ha aiutati arialzarsi e a riprendere il pro-prio cammino.

Oggi la suora ha 61 anni conqualche problema di salute, macon la stessa energia di una giova-ne con il sorriso e la bontà... di-sponibile con tutti ad ascoltarli edare una mano.Sono 15 anni che conosco suorMaria, a quei tempi ero un mino-renne migrante... lei mi ha accol-to ed aiutato a trovare il mio cam-

Nell’attesa di incontrarla perso-nalmente per esprimere, a nomedella città il sentimento di grati-tudine per la sua meritoria attivi-tà, colgo l’occasione per compli-mentarmi e porgerle i più cordia-li saluti.

Il SindacoMario Lucini

Como, 2 dicembre 2015

I tre premiati posano con il sindaco signor Mario Lucini e altre autorità.

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continua ad attendere tutte le serea più di cento fratelli che vivononel disagio della povertà, intesa intutti i sensi. Sono rimasta edifica-ta nel vedere la esemplare genero-sità della popolazione territoriale.Scuole, parrocchie, enti comunali,ecc., che collaborano con alimentidi ogni genere, perché questa ope-ra di misericordia guanellianapossa soccorrere i prediletti del Si-gnore. Vedendo con quale amorecristiano sono curati i poveri, hotrovato doveroso il pubblico rico-noscimento che è stato fatto inVilla Olmo – gremita di gente – al-la nostra carissima consorella,perché lo ha meritato, non soloper la sua testimonianza, ma so-prattutto per la sua umiltà.

Suor Mariuccia Meroni

mi sostengono moralmente. Que-sto è un servizio a persone che Pa-pa Francesco chiama «le periferieesistenziali».Al funzionamento della mensacollaborano la Caritas Diocesana el’Associazione dei Volontari «In-croci». Pertanto con questo pre-mio, voi onorate tutti loro e quantidonano alla mensa: cibo, tempo,accoglienza ai fratelli privi del ne-cessario per una vita dignitosa.Anche a nome della Famiglia Gua-nelliana esprimo il mio ringrazia-mento alle Autorità del Comune diComo, per aver voluto premiare inmodo così bello e significativol’impegno caritativo in una dellesue opere.Il mio ringraziamento si estende,inoltre, ad Emiliano che ha propo-sto il mio nome e a quanti lo han-no sostenuto.Premiare chi cerca di dare dignitàe speranza ai poveri, significa sti-molare a vivere il comandamentodell’amore. Il nostro caro PapaFrancesco continuamente ci ricor-da, con le parole e con l’esempio,che la vicinanza al povero deveesprimersi con gesti concreti e ge-nerosi proprio perché nel volto delpovero è nascosto Gesù. Sono si-cura quindi che Papa Francescocertamente elogia questo modo diagire delle pubbliche istituzioni.Grazie ancora a tutti e Dio con ilnostro san Luigi Guanella vi bene-dica!

Suor Maria Bianchetti

Como, 19-12-2015

La testimonianza di chi ha partecipatoalla premiazioneNon posso tralasciare di pubblica-re quanto ho visto e vissuto il gior-no 19 dicembre 2015 a Villa Olmo,quando le Autorità Civiche dellaCittà di Como hanno consegnatoalla nostra carissima consorellasuor Maria Bianchetti l’Abbon -dino d’Oro, come pubblico rico -noscimento per il prezioso servi-zio che ha prestato e che sta pre-stando.Suor Maria, assieme a un belgruppo di persone tanto generose,

Al saluto del Sindaco, suor Mariaha risposto come solo una gua-nelliana poteva fare.

Risposta di suor MariaBianchetti

Alle Autorità e a tutti Voi qui presenti, il mio rispettoso salutoin questo inaspettato incontro perla consegna dell’Abbondino d’Oro,come premio per un servizio cari-tativo. Sinceramente sono moltoemozionata, comunque esprimeròquello che sente il mio cuore inquesto momento.Inizio con il presentarmi: sonosuor Maria Bianchetti, brasiliana,una religiosa Figlia di Santa Ma-ria della Provvidenza dell’OperaDon Guanella. Sono giunta in Ita-lia per il servizio della mensa sera-le «San Luigi Guanella» ed unapresenza presso la Comunità «LaSorgente».Da 16 anni, vivo ed opero nellacittà di Como, con persone in di-sagio sociale. All’inizio, la nostramensa accoglieva una cinquantinadi persone, ora ogni sera ne acco-glie oltre un centinaio. Oggi, ilpremio dell’Abbondino d’Oro loconsegnate a me, ma l’onore va almio Fondatore, a don Guanella,nel primo centenario del la sua na-scita al cielo avvenuta il 24 ottobre1915, per il tanto bene che egli hacompiuto in questa città.È un premio che va anche alle mieSuperiore che mi hanno affidatoquesta missione, mi appoggiano e

La superiora provinciale suor Teresa Gatti e molte altre consorellesono state vicine a suor Maria in questa occasione.

Suor Maria Bianchetti mentre svolgeil suo servizio.

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suo suolo desertico e del climaterribilmente caldo e umido.Ci rechiamo a Gibuti più voltedurante un anno. Il diario di bor-do di quanto viene svolto in que-sta terra nera e rossa ma mai ver-deggiante, si può leggere da qual-siasi parte del mondo, basta avvi-cinarsi ad un computer e cliccaresul motore di ricerca: dagli ultimiagli ultimissimi 6 (si trovano an-che le diverse edizioni 3, 4, 5 el’ultima 6).In questa striscia di Africa l’unicomodo di evangelizzare è quello di

testimoniare la fede facendo ope-re che alleviano nel modo piùsemplice i tanti bisogni e le tantesolitudini; e soprattutto ci si pre-occupi dei bambini che vivonocon una disabilità o che hannobisogno di aiuto per superare illoro ritardo di apprendimento. Idocenti che vengono a svolgere,insieme con me, un programmadi formazione hanno bisogno dicamminare loro stesse mano nel-la mano, formando una piccolacomunità tra loro, sostenute l’unadall’altra, riescono a fare un cer-

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A DIJBOUTIPane•Testimonianza•Cultura

FINESTRE SUL MONDO

P

Michela Carrozzino fsmp

Case come in un presepiodi carta.

apa Francesco nella Evan-gelii Gaudium, la sua pri-ma esortazione apostolica(2013), scrive: «Ogni cri-

stiano e ogni comunità sono chia-mati a essere strumenti di Dio perla liberazione e la promozione deipoveri e questo suppone che sia-mo docili e attenti ad ascoltare ilgrido del povero e soccorrerlo».Queste parole fanno eco a quelledette da don Guanella: «Un cuorecristiano che crede e che sentenon può passare innanzi alle indi-genze del povero senza soccorrer-vi» (1905).La famiglia guanelliana raccogliel’invito e continua a camminaretra i poveri per raccogliere e ri-spondere ai loro bisogni. Lo facon le tante esperienze che hamesso in atto in varie parti delmondo. Tra queste esperienze c’èanche quella che si svolge, insie-me ad altre istituzioni, a Dijbouti.Gibuti è uno Stato grande quantola Lombardia, anche se ha menodi 900.000 abitanti a causa del

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di pane sarebbe troppo poco. L’in-tento è far crescere culturalmenteun gruppo. Lo stiamo facendo or-mai dal 2010. E nel mese di aprile2015 è intervenuto l’Istituto Neu-rologico Besta di Milano con ladottoressa Matilde Leonardi persensibilizzare le figure dirigenzialidel posto, le autorità e le famiglie.In questo ultimo viaggio di otto-bre la formazione ha preso unaforma istituzionale con il ricono-scimento da parte della LUMSA(Libera Università Maria SS. As-sunta) di Roma e la collabora -zione dell’Associazione dei Peda-

gogisti Clinicie dell’IstitutoSuperiore diFormazione diFirenze chehanno inviato iloro docenti. Ementre si fatutto questo si

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chio con gli insegnanti (donne euomini) che vengono per appren-dere e confrontarsi condividendoconoscenze e competenze.Il Progetto di Dijbouti «Scuolaper tutti» che ha l’obiettivo di for-mare gli insegnanti all’accoglien-za dei bambini disabili nellascuola è davvero particolare...non saprei neanche io come defi-nirlo. Si fanno tante cose contem-poraneamente.Si arriva a Dijbouti sempre con ilmassimo del carico che la compa-gnia aerea Ethiopian permette diportare. La Provvidenza provvedea riempire le nostre tante valigie.Ma non credete a chi afferma chela provvidenza è sconosciuta, avolte può essere nascosta ai nostriocchi ma ha sempre un nome ecognome davanti a Dio.Ci si occupa, con un’attenzionetutta femminile, di bambini chetrovi dappertutto perché lì c’è ungran numero di ragazzi e di pic-cole donne che crescono... si dàloro un pezzo di pane o di dolce.Più volte capita che quel pezzo dipane o di dolce era pronto per fa-re colazione o pranzo ma la ma-no spontaneamente cambia dire-zione «non è per me ma per te».Doni loro un pantaloncino e una

maglietta, togliendo da quell’esilecorpicino gli indumenti resi rigididalle mille sporcizie della strada.Tutto avviene mentre, di solito,due occhioni scuri ti fissano qua-si increduli di quel prodigioso eveloce incontro.Ma se ci si fermasse ad un pezzo

favorisce il dialogo interreligiosocon sorelle e fratelli musulmaniche costituiscono il 99,9% dellapopolazione e si alimenta unaspiritualità che permette a ciascu-no di esprimere, nella religione diappartenenza, la propria lode aDio misericordioso.

Laboratori per acqusizione del concetto di spazio e tempo.

La dott. MatildeLeonardiportavoce ICFdellaOrganizzazionemondiale dellaSanità a Gibuti.

Si opera sul territorio in mezzo atante difficoltà ma mai con spiri-to di rinuncia di fronte agli osta-coli. L’insegnamento di don Gua-nella martella cuore e testa:Quando una persona ha una vo-glia vivissima di bene rompe tuttele barriere.E con quella tenacia femminileche caratterizza in particolare ledonne, si cerca di far riconosceree rafforzare il legame di solidarie-tà che ci accomuna facendocisentire membri dell’unica fami-glia umana. Un legame che partedagli insegnanti, uomini e donneche sono con noi, e pian piano siespande, come quando si buttaun sasso in acqua e si vede il cer-chio allargarsi, fino a voler arriva-re alle istituzioni del territorio ealle le autorità locali. Un po’ quel-lo che ha fatto l’Associazione Me-diterraneo senza handicap. Hainiziato con la formazione diquattro insegnanti delle scuolecattoliche, in ambito della diocesidi Gibuti con il Vescovo GiorgioBertin; man mano ha sensibiliz-zato il territorio, fino a far emer-gere la necessità di una formazio-ne allargata agli insegnanti delle

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scuole private francofile presentisul territorio.Il progetto Scuola per tutti di Dij-bouti ha riscosso l’attenzione inambito nel Congresso di Manche-ster, United Kingdom, nell’ottobre2015 e in quello internazionaleUguaglianze difficili e mondi delladisabilità, celebrato quasi in con-temporanea a Milano.Una delle caratteristiche di que-sto lavoro è quello di dover rico-noscere che «è Dio che fa» attra-verso noi: Congregazione... istitu-ti... associazioni... volontari... sin-goli giovani...Impossibile poter agire in solitu-dine. Don Guanella ripete neisuoi scritti fin da antica data (an-cor prima del 1889), il monitodella Sacra Scrittura: «Guai a chiè solo» (Eccl 4, 10). E a Gibuti

questo ammonimento diventalegge. Si rimane in Missione for-mativa una/due settimane. Quan-do si torna a casa le forze fisichesi sono esaurite ma è aumentatala forza dell’amore, di quell’amoreche ti consente «di caricare il far-dello del fratello nel proprio cuo-re e provvedervi», come dicevadon Guanella.

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Insegnanti che partecipano al Corso di formazione.

«È dolce scoprire che tutti siamofratelli. È bello lavorare insieme consorelle e fratelli mussulmani. Amore erispetto reciproco conducono a lodareDio Misericordioso e a servire i fratellipiù bisognosi» (suor Michela).

Questo è uno dei modi di averedon Guanella nelle proprie mani,così come si è parlato nell’ultimoConvegno fatto a Roma a novem-bre, per la chiusura del centena-rio anniversario della morte delFondatore.È un modo per dare a don LuigiGuanella la possibilità di conti-nuare a passare facendo del bene.A noi non rimane che decidersiogni giorno a voler consegnare lenostre mani a questo santo dellacarità. n

Assemblea del Corsosvoltosi nell’aprile 2015.

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estremo interesse l’evento al qualela loro Preside, professoressa Ma-ria Rosaria Macera, aveva volutoche partecipassero, e di ringrazia-mento per le professoresse Anna-maria Capobianco e Vincenza Ca-saregola che accompagnavano iragazzi.L’opera è stata presentata dal pro-fessore Salvatore Marruzzino che,con estrema semplicità, ne ha por-tato i contenuti all’attenzione deipresenti, sottolineando ai ragazzi lamusicalità del dialetto e, ancor più,l’immediatezza d’immagine e l’in-cisività didattica/pedagogica delletante «perle» contenute nel libro.Eccone alcune:Bullacca c’ammacca fniisce ‘npatòl = Bullacca che schiaccia fi-nisce in ozio (Il bullacca era l’arti-giano che, nel lavorare il cuoio, do-veva essere attento a non schiaccia-re le bullette perché se le rovinavaperdeva i clienti; da qui il detto cheinvitava ad essere scrupolosi sul la-voro).Conforto, Signore, i’ patisce cuTe, ecco la gloria, Tu pienz p’ me

= Conforto, Signore, patisco conTe, eccoTi la gloria, Tu pensa perme (Signore, Ti offro le mie soffe-renze, riconosco la Tua gloria, miaffido a Te).Fièrz a fièrz iimp gliu stpòn =Con un telo alla volta riempi l’ar-madio (Sii parsimonioso e pruden-te: anche un solo capo di bianche-ria contribuisce a riempire l’arma-dio nel quale si va costituendo ilcorredo della futura sposa).‘I fallenez s’ footn i folleri = Glisbagli distruggono i follari (Gli er-rori si pagano e fanno dileguare isoldi risparmiati. Come noto, il fol-laro era la moneta «battuta» dalDucato di Gaeta).La unnèlla d’ la giuvneella addaarremanè appìsa = La gonna del-la signorina deve restare verticale(Una ragazza costumata non an-cheggia, non dimena la gonnella).Madonna du cardiil, sient a chistriil = Madonna del cardillo, daiascolto a chi grida (Era l’implora-zione alla Madonna, affinché alle-viasse le pene di chi soffriva. Sem-bra un’espressione ispirata al dipin-

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Le perledi Nononna

FINESTRE SUL MONDO

N

Francesco Sapio

role di encomio per l’autore, diesortazione per gli alunni dellaterza media dell’Istituto GiosuèCarducci, che hanno seguito con

ell’aula Consiliare delComune di Gaeta, il 16ottobre 2015, il dottorCosmo Mitrano, Sinda-

co della Città, ha voluto partecipa-re all’intera cerimonia di presenta-zione del libro di Francesco Sapiodal titolo «Le perle di Nononna»,che ben si inserisce nel suo più va-sto programma che prevede diportare nelle scuole le «lingue» deinonni, al fine di riscoprire e con-servare un patrimonio culturalecomune quali sono i due dialettiche venivano parlati a Gaeta.Introdotto dal Presidente dell’As-sociazione Novecento, prof. Anto-nio Lieto, il Sindaco ha avuto pa-

La Madonna del cardellino,di Raffaello Sanzio.

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to «La Madonna del cardellino» diRaffaello e, se così fosse, starebbe asignificare che dovremmo andarfieri della cultura dei nostri avi...)Madonna npenzieer ‘i chiagneogni sera e aspet nu riis c’ cagnestu vis = Madonna pensierosa iopiango ogni sera e aspetto unsorriso che cambi questo viso (Èun’implorazione alla Vergine: iospero di vedere la tristezza scompa-rire dal Tuo volto per essere sicuroche hai accolto la mia richiesta digrazia; aspetto un Tuo sorriso). Nelriquadro: la Madonna della DivinaProvvidenza di Scipione Pulzone,pittore Gaetano del ’500, Patronadella Congregazione delle Figlie diS. Maria della Provvidenza, OperaFemminile Don Guanella. L’origi-nale è custodito nella chiesa di SanCarlo ai Catinari in Roma.Marc d’ cieent ducat = Marca(era una tassa) da cento ducati(La nascita di una femmina venivaintesa come un peso, una tassa dacento ducati!).Noce e nuceel Natale puvrieel, Si-gnore, a te m’inchino pur senza‘na lira = Noci e nocciole Natalemisero, ma anche senza una lira,Signore, a te m’inchino (La po-chezza dei miei averi non m’impe-disce di riconoscere in Te il mio Si-gnore. È la radicata accettazione diDio pur in uno stato di eterno biso-gno).P’ Catarina santa ogni roota s’sfrant = Per Caterina santa ogni

ruota si frantuma (Era una fraseche veniva ripetuta per significare:è inutile insistere, è come cozzarecontro un muro, sarebbe necessa-rio un miracolo... Riteniamo che cisi richiamasse a Santa Caterinad’Alessandria in quanto nelle de-scrizioni del suo martirio è dettoche la ruota che avrebbe dovutostraziarla si ruppe; infatti l’icono-grafia ricorrente rappresenta SantaCaterina appoggiata ad una granderuota spezzata).Quand gliù pruucchie saglie ingloria perd la cerveel cu tuut lamemoria = Quando il pidocchiosi «eleva» perde il cervello e lamemoria (Ci si riferisce a personache, senza merito, raggiunge l’a gia -tez za: perde facilmente ciò che haavuto, ma anche l’umiltà che lo di-stingueva in precedenza).Uh fisciù n’accummoglie uhscuoorn = Il fisciù non copre levergogne (Non basta un merletto,il fisciù, a coprire le vergogne. Sidiceva di donna dalla scollaturaabbondante anche se coperta dalpizzo). n

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S. Caterina d’Alessandria,del Caravaggio.

Errata corrige

Al n. 6/2015 de LA VOCE, pp.39-41, è stato omesso il nomedell’autore de La stalla raccon-ta, F. Sapio. Ci scusiamo conl’autore e con i lettori.

SETTANTAQUATTRO BATTITI D’AMORE

PAPÀFORZA INSTANCABILE

Tu, mio sememio germoglio di vita

mio gaudiomio riverbero

mio coraggio, mia forzamia guida

mia audacia, mio sorrisomio sentiero d’esistenza!

Papàla tua bontà, la tua pazienzale tue virtù, il tuo amore

hanno fatto di meun uomo, un angelo

un «professore» del sociale.Papà

gli ultimi giorni di vitat’ho visto contentot’ho visto soffrireamareggiato.

Improvvisamenteho visto morire

i tuoi occhi, i tuoi sognicinquant’anni di lavoro

di vera onestà.Papà

ho pregato e pregheròaffinché tu non muoia mai

perché la tua lucemi accompagni

sempre e ovunque.Papà

sii il mio angelo custode.Ti voglio bene!

19-11-2015Angelo Cassese

Madonna della Provvidenza,di Scipione da Gaeta.

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L’Uomo silenzioso

VOCI DAL SILENZIO

Gilda Mori

chiava quella della sua anima ca-sta.Quando sentivi la sua mano po-sarsi sulla tua spalla con purez-za, ma con la fermezza della pro-tezione, forse avevi sussulti digioia.Quella mano che ti avrebbe la-sciato ancor prima della tua ter-ribile prova sul Calvario. Quella

mano che, ancora tiepida, strin-gevi accanto al suo giaciglio,mentre posavi il tuo capo pian-gendo sul petto di tuo Figlio.Lui che avrebbe poi resuscitato ilsuo amico Lazzaro, nulla poté fa-re presso l’Altissimo per il padreputativo.Maria, tu da quel giorno conti-nuasti a coltivare le verbene che

M

La santa Famiglia intorno al desco pasquale. Tav. di Otello Scarpelli.

aria, Vergine Santa,non sappiamo quandotu abbia definitiva-mente lasciato la tua

casa, dopo che tuo figlio ti avevaaffidata al discepolo prediletto,Giovanni, prima di spirare sullacroce, a Gerusalemme.Come non sappiamo nulla dellamorte del tuo sposo Giuseppe.Secondo la Bibbia e secondo imoderni linguisti, «Giuseppe»vuol dire «Dio aggiunga».Nessuna sua parola è riportatadagli Evangelisti, anche se la suaautorità proviene dalla sua sag-gezza, dalle sue virtù, quella de-gli uomini maturi, per cui è sem-pre stato raffigurato come anzia-no.Invece penso che avesse poco piùdei tuoi anni, quando eri già suapromessa sposa, e quando gli ap-parve in sogno l’Angelo del Si-gnore: «Ecco la Vergine concepi-rà e darà alla luce un figlio e lochiameranno Emmanuele» chevuol dire: «Dio con noi».E se l’Altissimo ti aveva scelto frale fanciulle d’Israele per la tuagrazia, e anche per la tua bellez-za, penso che altrettanto fosseper Giuseppe.L’uomo che col suo lavoro di fa-legname avrebbe mantenuto lafamiglia ed educato nel mestiereanche tuo Figlio.Mi piace pensare che vi foste co-nosciuti da bambini, pregandoassieme nella stessa Sinagoga,frequentandosi le vostre famiglie,cresciuti nelle stesse piccole con-trade, giocando con gli amici.Di giorno e alla sera, guardandola luna e le stelle, ascoltando ilcanto dei grilli.Certamente, se tu avevi accettatodi essere la sua sposa, dovevaavere una bellezza che rispec-

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per te aveva fatto crescere sul da-vanzale delle vostre finestre dicasa.Quelle verbene che gli piacevanotanto e che tu avresti continuatoa portare sulla sua tomba, fino aquando non lasciasti Nazareth.E quando lasciasti Nazareth,piangesti per doverti allontanareda quella tomba dove lui stava.Là dove ti recavi a pregare almattino o verso sera, perché pro-teggesse ancora tuo Figlio comequando da piccolo lo benedi ceva.O come quando, nella sua botte-ga di falegname, accarezzandoglii capelli, gli insegnava a piallareil legno.Forse legavi le verbene con tru-cioli ancora profumati di legnofresco, che tu avevi serbato insuo ricordo.E forse mai, anche quando ti ac-compagnò verso la grotta di Be-tlemme, o quando smarristi Gesùnel tempio, ti disse molte parole.Eri tu che intuivi nei suoi gesti,ciò che teneva in cuore e che at-traverso le opere dimostrava.Infatti, anche quando dice sti aGesù: «Ecco, tuo padre ed io ticercavamo angosciati», prima dite citasti lui come padre.Poi a Nazareth, presso entrambi,

lui crebbe «in virtù, sa-pienza e statura e graziadavanti a Dio e davantiagli uomini».E con delicatezza a tavo-la lo vedevi offrire a lui,il pane appena sfornato,condito con olio senzasale, dopo averlo bene-detto.Quel pane che anche Ge-sù offrì ai suoi discepolidicendo nell’ultima cena:«Prendete, mangiate,questo è il mio corpo», eche è il nutrimento dellanostra anima.Lo amavi Maria ancheperché lui amava tantotuo Figlio.E certamente avrebbe of-ferto la sua vita per sal-vare la sua sul Calvario.Ma i disegni del Padreerano altri.Sempre hai continuatoad amarlo in terra, sa-pendo di incontrarlo ungiorno in cielo fra gli uo-mini giusti.E sempre, sempre hai continuatoad amare quell’uomo silenzioso,e soprattutto rimpiangere la suamano sulla tua spalla.

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201634

Metteremo verbene sui davanzalidelle nostre finestre...

S’intreccian a grappoli le verbenedipingon di rosso le antiche catene.Cespugli di margheritine appena nateaccarezzan le giostre delle tate.

I pini centenari allineati e severitendon le braccia a uomini seri.Nell’aria c’è un profumo assai gentiles’affaccia un soffio di speranza primaverile.

Le lucertole ardimentosestriscian per terra e prendon le pose.I merli discendon dai tetti sorridenticon la divisa d’esperti tenenti.

Il cinguettio d’irrequieti uccelliniè un vero concerto di violini.Le farfalle dipinte di mille coloriaffinano il quadro vestendolo d’ori.

Il libro della natura è apertorimango estasiata al primo inserto.Domani continuerò e sarà un incantoe rivolgerò a Dio il più festoso canto.

Angela Anna Tozzi scic

Santa Maria, chiedigli ora di pro-teggerci, metteremo verbene suidavanzali delle nostre finestre!

n

LA BELLEZZA DELLA NATURA

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VIVERE LA FESTAa cura di suor Maria Teresa Nocella

Anno Santo Straordinariodella Misericordia

Suonaquelle campane

Campodolcino (Sondrio). Chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista.

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SUONAQUELLE CAMPANE

hghghgBob Dylan

For the child that cries When innocence dies.Ring them bells St. CatherineFrom the top of the room,Ring them from the fortressFor the lilies that bloom.Oh the lines are longAnd the fighting is strongAnd they’re breaking down the distanceBetween right and wrong.

Suona quelle campane

Suona quelle campane, tu pagànodalla città che sogna,suona quelle campane dai santuariattraverso valli e fiumi,

L a canzone è contenuta nell’album «Oh mer-cy» del 1989, cioè «Oh misericordia». Que-sta canzone è un’esortazione alla misericor-dia, a portare un messaggio di misericordia

dove il tempo corre all’indietro, come fa anche lasposa, dove il pastore si è addormentato e le pecoresmarrite vagano per le montagne, dove è il mo-mento di un’ora dura, pesante, per la ruota e l’ara-tro; e ancora, verso un mondo più indifeso, al cie-co e il sordo, all’abbandonato, al bambino chepiange un’innocenza perduta e dove si cancella ladistanza tra cosa è giusto e cosa è sbagliato. Per-ché il mondo sappia che Dio è uno solo ed è mise-ricordia. Un canto altamente evangelico.

Ring them bells

Ring them bells, ye heathenFrom the city that dreams,Ring them bells from the sanctuariesCross the valleys and streams,For they’re deep and they’re wideAnd the world’s on its sideAnd time is running backwardsAnd so is the bride.Ring them bells St. PeterWhere the four winds blow,Ring them bells with an iron handSo the people will know.Oh it’s rush hour nowOn the wheel and the plowAnd the sun is going downUpon the sacred cow.Ring them bells Sweet Martha,For the poor man’s son,Ring them bells so the world will knowThat God is one.Oh the shepherd is asleepWhere the willows weepAnd the mountains are filledWith lost sheep.Ring them bells for the blind and the deaf,Ring them bells for all of us who are left,Ring them bells for the chosen fewWho will judge the many when the game is

through.Ring them bells, for the time that flies,

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IL SUONODELLE CAMPANE

hghghgSan Giovanni Paolo II

«C

perché sono profonde e vastee il mondo è dalla sua partee il tempo corre all’indietro così come la sposa.Suona quelle campane, San Pietro,dove soffiano i quattro venti,suona quelle campane con una mano di ferroaffinché la gente sappia.Oh, è l’ora di punta adessosulla ruota e sull’aratro,e il sole sta tramontando sulla vacca sacra.Suona quelle campane, dolce Marta,per il figlio del povero,suona quelle campane, così il mondo sapràche Dio è uno solo.Oh, il pastore è addormentatodove i salici piangonoe le montagne sono pienedi pecore smarrite.Suona quelle campane per il cieco e il sordo.Suona quelle campane per quelli di noi che sono

abbandonati.Suona quelle campane per i pochi elettiche giudicheranno i molti quando il gioco

volgerà al termine.Suona quelle campane per il tempo che vola,per il bimbo che piangequando l’innocenza muore.Suona quelle campane, Santa Caterinadall’alto della stanza,suonale dalla fortezzaper i gigli che fioriscono.Oh, le strade sono lunghee la battaglia è violentae stanno cancellando la distanzafra cos’è giusto e cos’è sbagliato. n

Nonostante la mia grande miseria non ho paura di nulla,ma anzi spero di cantare eternamente il mio canto di lode.Nessuno, neppure il più miserevole, dubiti mai,finché vive, di poter diventare un grande santo.Perché grande è la potenza della grazia divina.

Santa Faustina Kowalska (1905-1938)

arissimi fratelli e sorelle! Non vi suc-ceda mai di dimenticare che tutto èdono nella vostra esistenza. La salvez-za viene dall’alto: «Verrà a visitarci dal-

l’alto un sole che sorge» (Lc 1, 78). Ci ricorda que-sta soprannaturale realtà il campanile che s’in-nalza verso il cielo luminoso al di sopra dei tettidelle case. Anche questo è un simbolo e il suo si-gnificato è preciso: viene dall’alto il suono dellecampane, un suono capace di farsi intendere eche raggiunge anche l’orecchio distratto. Essorende sacro lo spazio, scandisce il tempo salu-tando l’alba nel suo sorgere e benedicendo le pri-me ombre della sera, quando il riposo chiede diinterrompere la fatica. È un suono che dà sensoalla festa, che piange quando la morte entra nellecase; che benedice Iddio in ogni circostanza. È lavoce che obbliga a guardare in alto non per di-menticare la terra, ma per cogliere in Dio il sen-so ultimo della storia. La nuova evangelizzazioneè ricupero e riaffermazione di questa dimensioneverticale della vita in un mondo sempre più do-minato da interessi e attese terreni. È riconosci-mento del primato della Parola che viene dal cie-lo per recare un messaggio di speranza. La vocedel Signore, pur fra tanti rumori, continua a ri-suonare nitida e sicura. Se ascoltata, essa rag-giunge la mente e la illumina, tocca il cuore e locommuove, nobilitando il desiderio, santificandoil sentimento, orientando l’azione perché portifrutti abbondanti» (Visita pastorale a Crema, sa-bato 20 giugno 1992). n

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201638

Problemi enormi la cui soluzione spetta a coloroche hanno la responsabilità della cosa pubblica.Ma anche noi nell’ambito della nostra missione abbiamo il dovere di esercitare la misericordia. LaS. Scrittura ci insegna che l’uomo deve imitare lamisericordia di Dio. In modo particolare Gesù nelNuovo Testamento: «Siate misericordiosi come ilPadre vostro che sta nei Cieli». Lo stesso Gesù, in-terrogato in proposito, non si è perso in disquisi-zioni retoriche, ma ha proposto un programma direalizzazione nella parabola del buon Samaritano,dove l’espressione «fare misericordia» indica l’ope-ra concreta, tipico esempio di vera carità secondola Nuova Legge. C’è poi la quinta Beatitudine checi propone la sanzione escatologica come premiodella misericordia esercitata dall’uomo: «Beati imisericordiosi, perché troveranno misericordia».Il regno di Dio che si è manifestato con la venutadi Cristo è regno di amore e di misericordia; l’at-teggiamento dell’uomo che vi entra dev’essere unatteggiamento di benevolenza verso i suoi simili. Ilfrutto è il conseguimento della misericordia nelGiudizio universale.Questo rapporto fra la divina misericordia e quellaumana si trova anche nella quinta petizione delPadre Nostro. In essa il perdono delle offese giocaun ruolo importante, così come lo gioca nella mi-sericordia divina, della quale quella umana dev’es-sere imitazione e segno. Il non fare misericordiaha come conseguenza un giudizio di condanna,perché manifesta una mancata risposta alla inizia-tiva divina.A questo punto, noi figli spirituali di don Guanellanon possiamo non riferirci agli insegnamenti eagli esempi del nostro Fondatore. La misericordiafu la caratteristica della sua vita e missione. Giu-stamente egli fu chiamato l’angelo della probaticapiscina, di evangelica memoria, chiamata in ebrai-co «Betsaida» che significa «casa di misericordia»,e aperse quelle sue Case che furono e sono tuttoracase di misericordia per quelli che, come il parali-tico del Vangelo, potrebbero lamentarsi: «Non houomo che mi aiuti». Egli ora è (santo), perché fumisericordioso. E questo è ancora il distintivo del-le sue opere.Mentre oggi si tenta spingere ancora l’umanità ver-so il terrificante labirinto di una avventura apoca-littica, il Padre universale delle anime supplica tut-te le genti ad amarsi nel nome di Cristo Redentore,a tornare fratelli, a condividere gioie e dolori, benispirituali e materiali, a vivere in quella comunioneche sola costruisce l’unità e la pace della famigliaumana.Quest’anno ci deve spingere a scrivere una paginanuova nella storia della carità, come testimonian-za della nostra fede riscoperta e vissuta. n

UN ANNO DI FRATERNITÀPER SPERARE

PERDONARE E DONAREhghghg

L. Romanò

L

Questo articolo è stato scritto dal nostro compian-to confratello e collaboratore nel 1983, quando sicelebrava l’Anno Santo della Redenzione... Masembra scritto per darci un messaggio per questoAnno Santo della Misericordia!

a cristianità, l’umanità intera sono percorseda un fremito di rinnovamento che fa spe-rare nel futuro del mondo. A nessuno puòsfuggire la «portata» di questo fatto e il

«germe» rivoluzionario che esso ha inserito nellastoria dell’umanità e nella vita di ogni uomo. Cele-brare l’Anno Santo della (Misericordia) significaprendere coscienza della dimensione umana dellamisericordia, che è la misura del vero amore e del-la vera religione cristiana.Aprire le porte (al Dio della Misericordia) comportanecessariamente spalancare il nostro cuore ai pro-blemi, ai drammi, alle sofferenze dell’uomo, pren-derlo a nostro carico, ognuno secondo le propriepossibilità, e darci da fare perché l’uomo sofframeno, perché possa sentirsi amato.È una delle grandi intuizioni che hanno spinto ilSanto Padre all’indizione di questo Anno Santo, edè una meta da raggiungere: «Pensiamo ai malati,alla solitudine degli anziani, alle ansie dei genitori,allo scoramento dei disoccupati, alle frustrazionidi tanti giovani che non riescono a inserirsi nellasocietà». Insomma l’Anno Santo chiama a opere dimisericordia.Non vogliamo qui fare l’elenco dei mali di cui sof-fre una immensa fascia dell’umanità; pensiamosoltanto al problema della fame e della guerra.

Duomo S. Cuore di Como. La piscina probatica. Affresco di Mario Bogani.

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LE SETTE OPEREDI MISERICORDIA CORPORALE E SPIRITUALE

hghghg

Il Papa ricorda che «ogni volta che un fedele vivrà»una delle opere di misericordia spirituale o corporale

«in prima persona, otterrà certamente l’indulgenzagiubilare». Ecco l’elenco delle opere di misericordia.

• Vestire gli ignudi• Alloggiare i pellegrini

• Visitare gli infermi• Visitare i carcerati

• Seppellire i morti

• Dar da mangiare agli affamati• Dar da bere agli assetati

Le sette opere di misericordia corporale

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201640

• Consigliare i dubbiosi• Insegnare agli ignoranti

• Pregare Dio per i vivi e per i morti

Le sette opere di misericordia spirituale

• Ammonire i peccatori• Consolare gli afflitti

• Perdonare le offese• Sopportare pazientemente le persone moleste

Il Signore ci benedicae ci prosperi nelle opere di misericordia!

San Luigi Guanella

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Come comunicare

• Ascoltare attentamente, con calma.• Comprendere i sentimenti dell’altro con empa-

tia.• Esprimere rispetto per le opinioni e i valori

della persona in crisi.• Parlare onestamente e con semplicità.

• Esprimere lapropria preoc-cupazione, l’ac-cudimento e lasolidarietà.

• Concentrarsi suisentimenti dellapersona in crisi.

Cosa non fare

• Interromperetroppo spesso.

• Esprimere ilproprio disagio.

• Dare l’impres-sione di essereoccupato e fret-toloso.

• Dare ordini.• Fare affermazio-ni intrusive opoco chiare.

• Fare troppe do-mande. n

UN’OPERA DI MISERICORDIA IN PIÙA FAVORE

DEGLI ASPIRANTI SUICIDIhghghg

I l messaggio viene da varie organizzazioniinternazionali impegnate sul campo: «laprevenzione del suicidio riguarda tutti».Perciò si ribadisce l’importanza del ricono-

scimento dei segnali d’allarme non solo da partedegli operatori della salute, ma anche dell’interacomunità.L’individuo prima di compiere l’atto letale spessoindica la sua intenzione o usa espressioni come:«Magari fossimorto», o: «Ho in-tenzione di farlafinita», oppuremeno dirette co-me: «A che servevivere?», «Benpresto non dovraipiù preoccupartidi me» e «A chiimporta se muo-io?».Questi soggettitendono a isolarsidagli amici e dallafamiglia; a espri-mere la convin-zione che la vitanon abbia senso.Spesso si notanocambiamenti del-le abitudini ali-mentari, del son-no, delle attivitàquotidiane e delrendimento scola-stico o lavorativo.Chi si trova a con-frontarsi con soggetti a rischio, ha la naturalepaura di parlare espressamente di suicidio, quasitemendo di suscitare nella persona idee perico -lose.Tuttavia non esiste alcuna prova che sostenga ta-le timore; il suicidio è un atto serio e coscienteche necessita molto di più di un singolo collo-quio per essere agito. Parlarne con onestà e fran-chezza, senza timori aiuta notevolmente coloroche lo hanno meditato.Ci sono delle semplici regole che è importanteseguire.

Servizio per lo Studio e la Prevenzione deiDisturbi dell’Umore e del Suicidio (Roma).

Helpline: 06/33777740 (dal lunedì al vener-dì, ore 9.30-16.30).

Per informazioni:www.prevenireilsuicidio.it

Gesù agonizzante nel Getsemani.

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Promesse di Gesù a santa Faustina

Introduzione

Attraverso questa preghiera noi offriamo al PadreEterno tutta la Persona di Gesù, cioè la sua divini-tà e la sua umanità che comprende corpo, sanguee anima. Offrendo al Padre Eterno il Figlio amatis-simo, ci richiamiamo all’amore del Padre per il Fi-glio che soffre per noi.

Promessa generale

Per la recita di questa co-roncina Mi piace concederetutto ciò che Mi chiederan-no (Quaderni..., VI, 93).

Promesse particolari

1) Chiunque reciterà la Co-roncina alla Divina Mise-ricordia otterrà tantamisericordia nell’ora del-la morte, anche se sitrattasse del peccatorepiù incallito e la recitauna volta sola... (Quader-ni..., II, 122)

2) Quando verrà recitata vi-cino agli agonizzanti, mimetterò fra il Padre el’anima agonizzante noncome giusto Giudice, macome Salvatore miseri-cordioso (Quaderni..., II,204-205).

3) Tutte le anime che ado-reranno la Mia Miseri-cordia e reciteranno la Coroncina nell’oradella morte non avranno paura.La Mia Misericordia li proteggerà in quel -l’ultima lotta (Quaderni..., V, 124).

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201642

Poiché queste tre promesse sono molto grandi e ri-guardano il momento decisivo del nostro destino,Gesù rivolge proprio ai sacerdoti un appello affin-ché consiglino ai peccatori la recita della Coronci-na alla Divina Misericordia come ultima tavola disalvezza.

Come si recita la Coroncina

Si recita con la corona del Rosario.

Nel nome del Padre e del Figlio e dello SpiritoSanto. Amen.

Padre Nostro, Ave Maria, Credo (per chi ha di-menticato queste preghiere, vedi in fondo)Sui grani del Padre Nostro si dice:

Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue,l’Anima e la Divinità del Tuodilettissimo Figlio, NostroSignore Gesù Cristo, inespiazione dei nostri peccatie di quelli del mondo intero.

Sui grani dell’Ave Maria sidice:

Per la Sua dolorosa Passio-ne, abbi misericordia di noie del mondo intero.

Alla fine si dice tre volte:

Santo Dio, Santo Forte, San-to Immortale, abbi pietà dinoi e del mondo intero.

Si termina conl’invocazione:

O Sangue e Acqua, che sca-turisti dal Cuore di Gesù co-me sorgente di misericordiaper noi, confido in Te.

Nel nome del Padre e del Fi-glio e dello Spirito Santo.Amen.

Preghiere del cristiano:

Padre Nostro, Ave Maria e Credo. n

NELLA FESTADELLA DIVINA MISERICORDIA

hghghgCoroncina della Divina Misericordia

«Non esiste per l’uomo altra forma di speranza che la Misericordia divina»

San Giovanni Paolo II

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43La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2016

LITANIEALLA DIVINA MISERICORDIA

hghghgL’Amore di Dio il fiore,la Misericordia il frutto

Misericordia di Dio, che ci abbracci specialmen-te nell’ora della morte, confido in Te.

Misericordia di Dio, che ci doni la vita immorta-le, confido in Te.

Misericordia di Dio, che ci segui in ogni momen-to della vita, confido in Te.

Misericordia di Dio, che ci difendi dal fuocodell‘inferno, confido in Te.

Misericordia di Dio, che con-verti i peccatori induriti, con-fido in Te.Misericordia di Dio, meravi-glia per gli angeli, incompren-sibile ai santi, confido in Te.Misericordia di Dio, insonda-bile in tutti i misteri di Dio,confido in Te.Misericordia di Dio, che cisollevi da ogni miseria, confi-do in Te.Misericordia di Dio, sorgentedella nostra felicità e della no-stra gioia, confido in Te.Misericordia di Dio, che cihai chiamati dal nulla all’esi-stenza, confido in Te.Misericordia di Dio, che ab-bracci tutte le opere delle Suemani, confido in Te.Misericordia di Dio, che coro-ni tutto ciò che esiste ed esi-sterà, confido in Te.Misericordia di Dio, in cuitutti siamo immersi, confidoin Te.Misericordia di Dio, dolce sol-lievo dei cuori affranti, confi-do in Te.

Misericordia di Dio, unica speranza delle animedisperate, confido in Te.

Misericordia di Dio, riposo dei cuori e serenità inmezzo alla paura, confido in Te.

Misericordia di Dio, delizia ed estasi delle animesante, confido in Te.

Misericordia di Dio, che infondi speranza controogni speranza, confido in Te.

O Dio Eterno, la cui Misericordia è infinita ed iltesoro della compassione è inesauribile, guar-da benigno a noi e moltiplica su di noi la TuaMisericordia, in modo che nei momenti diffici-li non disperiamo né ci perdiamo d’animo, macon grande fiducia ci sottomettiamo alla Tuasanta volontà, che è amore e la stessa Miseri-cordia.

(Diario, 949)

L’anima dubbiosa leggaqueste considerazionisulla Misericordia ediventi fiduciosa.

Misericordia di Dio, che sca-turisci dal seno del Padre,confido in Te.

Misericordia di Dio, massimoattributo della divinità,confido in Te.

Misericordia di Dio, misteroinconcepibile, confido inTe.

Misericordia di Dio, sorgenteche scaturisce dal misterodella Santissima Trinità,confido in Te.

Misericordia di Dio, che nes-suna mente umana né an-gelica può comprendere,confido in Te.

Misericordia di Dio, da cuiscaturisce ogni vita e felici-tà, confido in Te.

Misericordia di Dio, al di so-pra dei cieli, confido in Te.

Misericordia di Dio, sorgentedi miracoli e di eventi ecce-zionali, confido in Te.

Misericordia di Dio, che ab-bracci tutto l’universo, confido in Te.

Misericordia di Dio, venuta nel mondo nella per-sona del Verbo Incarnato, confido in Te.

Misericordia di Dio, che sei sgorgata dalla feritaaperta nel Cuore di Gesù, confido in Te.

Misericordia di Dio, rinchiusa nel Cuore di Gesùper noi e specialmente per i peccatori, confidoin Te.

Misericordia di Dio, imperscrutabile nell’istitu-zione della Santa Eucaristia, confido in Te.

Misericordia di Dio, nell’istituzione della santaChiesa, confido in Te.

Misericordia di Dio, nel sacramento del santobattesimo, confido in Te.

Misericordia di Dio, nella nostra giustificazioneper mezzo di Gesù Cristo, confido in Te.

Misericordia di Dio, che ci accompagni per tuttala vita, confido in Te.

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201644

LE TRE POMERIDIANEORA DELLA MISERICORDIA

hghghg

La voce dei lettorihghghg

MISERICORDIA DIVINAhghghg

esù indicò a suor Faustina alcune pre-ghiere da recitare alle tre del pomerig-gio, nell’ora, cioè, in cui egli spirò in cro-ce per la Redenzione dell’umanità.

«Alle tre del pomeriggio» – le disse – «implora lamia Misericordia specialmente per i peccatori...È un’ora di grande Misericordia per il mondointero... In quell’ora non rifiuterò nulla all’ani-ma che mi prega, per la mia Passione».«In quell’ora otterrai tutto per te stessa e pergli altri».

Gesù consigliò alla santa: «Figlia mia, in quel-l’ora cerca di fare la Via Crucis, se i tuoi impe-gni lo permettono e, se non puoi fare la ViaCrucis, entra almeno per un momento in cap-pella e onora il mio Cuore che nel SantissimoSacramento è pieno di Misericordia.E se non puoi andare in cappella, raccogliti inpreghiera almeno per un breve momento là do-ve ti trovi».

Ecco l’invocazio-ne, dettata a santaFaustina da Gesùstesso, da recitarsiin particolare alletre del pomerig-gio:

«O sangue e ac-qua,che scaturisti dalCuore di Gesùcome sorgente diMisericordia pernoi,confido in te!».

«Quando, con fe-de e con cuorecontrito, mi reci-terai questa pre-ghiera per qual-che peccatore iogli darò la graziadella conversio-ne» (Dal Diario dis. Faustina). n

Inno del Giubileo di Pompeo Stillo

la misericordia divinaquella benedizione mattutina,l’esposizione piena di calore,che porta la dolcezza e tanto amore.

E viene aperto il Giubileo in grande:il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo,tutto sarà in nome del Signore,che porterà la gioia in ogni cuore.

Rit.Il Giubileo della Misericordia,accrescerà la fede grande in Dioin nome di Gesù e di Maria.Il Giubileo in nome della pace:gioisce il cuor, la voce più non tace.Cantiamo con amor a te, Signor.

L’intimitàe il coronamento,

lo sguardo fissoall’Onnipotente,

con il principioalla conversione,

portando l’unitàdelle nazioni.

È bene usciredall’isolamento

c’è la misericordiache ci attende.

Nel Giubileorestiamo bene uniti,

coi grandi insegnamentidella vita.

Rit.Il Giubileo

della Misericordiache porterà la pace

e la concordiain nome del Signore

onnipotente.Il Giubileo

in nome della federinforza i cuoril’amore non cede

in nomedi chi predica l’Amor.

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presso gli ebrei orientali – nonveniva più praticato a casa deimiei nonni; ciò nonostante tutti iprecetti della Legge venivano os-servati col massimo rigore».

(Edith Stein, Storia di una fa-miglia ebrea, Città Nuova, Ro-ma 1998, p. 28)

All’età di 2 anni Edith Stein persesuo papà. La perdita incide drasti-camente sulla vita della famiglia.

«Soprattutto rovinava la solenni-tà della festa il fatto che solo miamadre e i bimbi più piccoli vipartecipavano con devozione.I fratelli che dovevano recitare lepreghiere al posto del nostro pa-dre defunto lo facevano in modopoco dignitoso.Se il maggiore non era presente eil minore doveva assumere ilruolo di capofamiglia, egli lascia-va notare in modo abbastanzachiaro che egli interiormente sifaceva gioco di tutto questo».

(Ibid., p. 78)

Da giovane ragazza rifiuta anche lafede e diventa atea.

«Con piena consapevolezza e perlibera decisione, persi anche l’a -bi tu di ne di pregare».

(Ibid., p. 166)

Guardando l’esperienza religiosadei cattolici che entravano a prega-re nel duomo di San Bartolomeo aFrancoforte, scrisse:

«La cosa mi parve strana. Nellesinagoghe e nelle chiese prote-stanti che avevo visitato si entrasoltanto durante il servizio di -vino.Al vedere qui la gente entrare trauna occupazione e l’altra, quasiper una faccenda abituale o peruna conversazione spontanea, ri-masi colpita a tal punto che nonmi riuscì più di dimenticarequella scena».

(A. Sicari, Ritratti di Santi, JacaBook, Milano 1996, p. 148)

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CONVERSIONITESTIMONIANZE

«I

Dio ricco di misericordia

Pontificio Consiglio per la Promozionedella Nuova Evangelizzazione

Edith Stein: ebrea, atea, filosofa,monaca carmelitana scalza, santa.

EDITH STEINSanta Teresa Benedetta della Croce

«Ci inchiniamo profondamente difronte alla testimonianza della vita edella morte di Edith Stein, illustre figlia di Israele e allo stesso tempofiglia del Carmelo».

San Giovanni Paolo II1o maggio 1987

Edith Stein nacque il 12 ottobre1891, quale ultima degli 11 figli diuna famiglia ebrea a Breslavia. Isuoi ricordi dipingono un quadro difamiglia felice e credente.

ragazzi studiarono reli-gione sotto la guida di unprofessore ebreo; impara-rono anche un po’ diebraico...

Appresero i comandamenti, les-sero brani tratti dalle Scritture eimpararono a memoria alcunisalmi (in tedesco).Fu sempre insegnato loro il ri-spetto nei confronti di qualsiasireligione, e di non parlarne maimale. Il nonno insegnò ai suoi fi-gli le preghiere prescritte.Il sabato pomeriggio entrambi igenitori chiamavano a raccolta ifigli che erano in casa, per prega-re insieme con loro le preghierevespertine e serali e spiegarle.Lo studio giornaliero delle Scrit-ture e del Talmud – consideratoun obbligo dell’uomo ebreo neisecoli precedenti e tuttora in uso

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201646

Inizia un graduale ritorno al pensieroreligioso che termina con un’improv-visa conversione durante l’estate del1921, quando Edith prese in manol’autobiografia della Santa di Avila.

«Senza scegliere, presi il primolibro che mi capitò sotto mano:era un grosso volume che porta-va il titolo “Vita di S. Teresad’Avila”, scritta da lei stessa.Ne cominciai la lettura e ne ri-masi talmente presa, che nonl’interruppi finché non fui arriva-ta alla fine del libro.Quando lo chiusi, dovetti confes-sare a me stessa: “Questa è la ve-rità”».

(Teresa Renata dello SpiritoSanto, Edith Stein, Brescia1959, p. 130)

Il 10 gennaio del 1922 Edith Stein sifece battezzare per entrare, in seguito,nel Monastero carmelitano a Colonia,assumendo il nome Teresa Benedettadella Croce. La sua vita in Carmelovenne brutalmente interrotta dalla Se-conda Guerra Mondiale: Teresa fu uccisa ad Auschwitz il 9 agosto 1942.

25 anni fa, il 21 aprile1991, veniva beatificatada san Giovanni Paolo IIsuor Chiara Bosatta.Ricordiamo i passi salientidella sua giovane vita terrena nell’insertostaccabile che segue«Pura luce sei...».

«H

ANDRÉ FROSSARD

«Queste parole fanno venire i brivi-di: sono troppo convinte per non es-sere convincenti; sono troppo vere enon facilmente smentibili, perché so-no state confermate da una lungavita di fede coerente ed entusiasta».

(Card. Angelo Comastri sulla te-stimonianza di conversione diAndré Frossard)

(l’articolo segue a pag. 51) ➠

o lavorato sodo perfarmi un nome comegiornalista e scrittoree sperare così di nonessere preso per paz-

zo quando avessi assolto al miodebito: raccontare ciò che mi eraavvenuto».

(André Frossard a Vittorio Mes-sori, in V. Messori, Inchiesta sulcristianesimo, Oscar Mondado-ri, Milano 2010)

André nacque il 14 gennaio 1915 inuna famiglia in cui la religione nonera considerate.

«Dio non esisteva. La sua imma-gine, le immagini in sostanza cheevocano l’esistenza sua o di quel-la che potrebbe esserne detta ladiscendenza storica: i santi, iprofeti, gli eroi della Bibbia, nonfiguravano affatto in casa nostra.Nessuno ci parlava di lui. [...]Eravamo degli atei perfetti, diquelli che non si pongono più in-terrogativi sul loro ateismo.Gli ultimi militanti anticlericaliche si scagliavano ancora controla religione nelle riunioni pubbli-che ci parevano patetici ed unpo’ ridicoli, quali lo sarebberodegli storici che si impegnasseroa confutare la favola di Cappuc-cetto Rosso».

(A. Frossard, Dio esiste e io l’hoincontrato, Sei, Torino 1969,pp. 27, 30)

Nel mondo segnato dalla mancanzadi qualsiasi riferimento con l’Assolu-to, c’era qualcosa che non lasciavain pace il giovane André.

«II giorno in cui compii 15 anni,trovandomi per mano qualchebiglietto di banca, credetti confa-cente alla mia dignità di trascor-rere la serata con una di quelletali signore; e presi il «metro»per Montparnasse [luogo triste-mente ben noto per la presenzadelle prostitute]. Giunto a desti-nazione, scorsi in fondo ad uncorridoio deserto un mendicantefiliforme, che sembrava dipintocol catrame sulla parete di cera-mica bianca come i Matisse dellacappella di Vence.Quando fu il momento di passar-

gli davanti, sentii che, quella se-ra, non sarei andato più oltre.Siano stati la pietà, la crudeltàdel contrasto tra quel disgraziatoridotto a tendere la mano nelvuoto e ciò che furtivamente ecolmo di vergogna mi apprestavoa fare, il desiderio di compiereun’azione imprevista o il codardodesiderio di differire un’esperien-za superiore al mio coraggio,non lo so; fatto sta che il pugnodi biglietti che stringevo in fondoalla tasca passò al berretto diquel poveraccio, ed io me ne tor-nai a far punzonare il biglietto diritorno».

(Ibid., pp. 105-106)

Senza preavviso, in una giornatadel tutto normale, mentre attendevaun amico, André Frossard incontraDio o forse meglio dire: Dio entranella sua vita.

«È l’8 luglio. Una magnifica esta-te. Davanti a me, rettilinea, larue d’Ulm spalanca la sua trinceasoleggiata fino al Panthéon [...]. Imiei pensieri? Non me ne ricor-do. [...]. Il mio stato interiore?Perfetto, per quanto può dire lacoscienza: cioè, senza alcuno diquei turbamenti che si vuole pre-dispongano al misticismo [...].Non provo infine alcuna curiosi-tà per le cose di religione che ri-tengo di un’altra epoca. Sono lediciassette e dieci. Tra due minu-ti, sarò cristiano».

(Ibid., pp. 136-138)

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Pianello del Lario (Como), 1886.Il parroco, don Luigi Guanella, dopo aver preso in mano l’Ospizio avviatodal suo predecessore, intende fondare una Congregazione religiosa e dà inizio ad una nuova casa a Como.A capo della nuova comunità pensa allagiovane suor Chiara...

Ma come posso ioPadre? Sapete chesono poca cosa!...

Non temere suorChiara, il Signore è con te e anch’iosarò con te!

Don Guanellavede scorrerenella propriamente il passatodi suor Chiarafino a quelmomento...

A soli tre anni hai perso il tuoamatissimo padre. MammaRosa dovette provvedere aisuoi undici figlioli pensandoalla gestione del piccoloopificio di famiglia.Così ti affidò alle cure diMarcellina, tua sorellamaggiore.

Maggio dello stesso anno. Con poche povere cose, suor Chiara, accompagnata da una consorella e con alcune

bambine orfane, a bordo della «lucia», la tipicaimbarcazione della zona delLario, parte per raggiungere

la nuova destinazione.

Pura luce sei...Vita della Beata Chiara BosattaPura luce sei...Vita della Beata Chiara BosattaPura luce sei...Vita della Beata Chiara BosattaPura luce sei...Vita della Beata Chiara BosattaPura luce sei...Vita della Beata Chiara BosattaPura luce sei...Vita della Beata Chiara BosattaPura luce sei...Vita della Beata Chiara BosattaPura luce sei...Vita della Beata Chiara BosattaPura luce sei...Vita della Beata Chiara BosattaPura luce sei...Vita della Beata Chiara BosattaPura luce sei...Vita della Beata Chiara BosattaPura luce sei...Vita della Beata Chiara BosattaPura luce sei...Vita della Beata Chiara BosattaPura luce sei...Vita della Beata Chiara Bosatta

... Il tuo nomedi battesimo è Dina, seil’ultima natadi unafamiglia di anticocasato, i Bosatta,

che hanno dato alla terra lombardauomini di cultura e di Chiesa. Sei venutacome una piccola stella ad illuminare il cielo di questo mondo!

Dal DVD «Pura luce sei...» di Antonella Sardiello.Produzione: Figlie di S. Maria della Provvidenza, 2004.

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Qualche anno dopo eri al collegio di Gravedona come studentessa e inserviente. Sono stati sei annidifficili ma importanti, come mi hairaccontato. La tua fortissimasensibilità, il tuo carattere emotivo,portato alla solitudine, non ti aiutò a farti comprendere. Di qui, le suorecanossiane decisero che non eriancora pronta ad entrare innoviziato. Fu un segno di Dio quello,Egli ti voleva da qualche altra parte!Don Coppini,

il miopredecessore,conosceva iltuo cuore e tiaveva seguitonel corsodegli anni.

Con l’aiutodi alcuneragazze, tra le qualiMarcellina,aveva datoinizio aCamlago,frazione diPianello, ad unospizio perl’accoglienzadi poveri.

... Dopo una lungariflessione e tantapreghiera, il 28 giugno1878 haipronunciatoil tuo «sì» a Dio.

Tre anni dopo, il tempo terreno di don Coppinis’interrompe all’improvviso. Sgomento, timore,smarrimento... «Cosa ne sarà di noi?».

Sul letto di morte,don Coppiniprofetizza: «Dopo di me,verrà un altro che farà moto più di me».

Ricordi,suor Chiara, i dubbi legati alla cattiva famache mi avevapreceduto?...

«Don Guanella pretematto, imprudente...» echissà che altro! Poi lanube dell’equivoco sisquarciò.Hai cominciato ad indicarmi come ottimo padre. Con suor Marcellina e le altre sorelle, abbiamosperimentato la gioia e le fatiche legate ai primi passimossi dall’opera di carità che Dio ci ha affidato.

Come frumento occorremorire per dare pane atutti. Pane e Paradiso!

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Ora il Signore ti chiama in una nuova casa a Como, a diventaresegno diProvvidenzaper tanteorfanelle.Tu sarai la loromamma,spenderai la tua vitanel servizio dichiunque abbiabisogno.Tutto il mondo è patria vostra!Pianello è diventatotroppo piccolo ed èarrivato il momentoche lo sciame sistacchi dall’alveare.

Parli con dolcezza e haisempre un bel sorriso,suor Chiara... Conosci lasemplicità della colombae l’audacia dell’aquila nelpercorrere le vie dellasantità. Sei la ruotaprincipale che fa muoveretutta la casa.

A Como, come era già accaduto a Pianello,tutti cercano Chiara.

Eppure leitende alnascondimento,al silenzio...

... adesideraresemprel’ultimoposto, a fareciò chenessunovuole fare.

Signore, accettal’offerta della mia vitaper la prosperità della

nuova Opera

Ora siamo un piccolo

seme, non desidero chefare del bene a tutti.

Page 52: La Voce - 1/2016

Le fatiche,i sacrifici,

le tanteprivazioni,

minanoil fisico di

suor Chiarache,

nonostante la malattia,

continua a non

risparmiarsifinché…

... appena don Guanella vienea conoscenza dellasituazione, fa predisporre tuttoper farla rientrare a Pianello. Anche suorMarcellina siammala, ma Chiaraprega affinché lasorella continui a vivere perproseguirel’impegno.

La tua lampadaChiara non sispegnerà.Hai vegliato e tisei fatta trovarepronta all’arrivodello Sposo.Beata sei! Orache contempli ilvolto di Cristo!

Il Signore la esaudisce.Il 20 aprile 1887 lascia questo mondo.Era passata nella vita delle persone come una luce brillante, pura, capacedi illuminare senza accecare, affinché Dio Padre, attraverso lei, potessemanifestare il suo Amore.

Prendi questa!

Madre, è arrivataun’anziana molto malata enon abbiamo più coperte!

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Stanco di aspettare l’amico, entranella chiesa vicina; osserva la suaarchitettura e guarda le persone chevi pregano.

«Dapprima mi vengono suggeritequeste parole: “Vita Spirituale”.Non dette, e neppure formate dame stesso: sentite come se fosseropronunciate accanto a me sotto-voce da una persona che veda ciòche io non vedo ancora. L’ultimasillaba di questo preludio sussur-rato raggiunge appena in me il fi-lo della coscienza, che cominciala valanga a rovescio. Non dicoche il cielo si apre: non si apre, sislancia, s’innalza d’improvviso, si-lenziosa folgorazione, da quellainsospettabile cappella nella qua-le si trovava misteriosamente rin-chiuso. Come descriverlo conqueste povere parole, che mi rifiu-tano il loro aiuto e minacciano diintercettare i miei pensieri pertrasferirli nel campo delle fanta-sticherie? Il pittore cui fosse datodi intravedere dei colori scono-sciuti, con che cosa li dipingereb-be? Un cristallo indistruttibile,d’una infinita trasparenza, d’unaluminosità quasi insostenibile (ungrado di più mi avrebbe annienta-to) e piuttosto azzurrina, un mon-do, un altro mondo d’uno splen-dore e d’una densità che rimanda-no di colpo il nostro tra le ombrefragili dei sogni irrealizzati. Que-sto mondo, «è la realtà, la verità»:la vedo dalla sponda oscura su cuisono ancora trattenuto.C’è un ordine nell’universo, ed al-la sommità, al di là di questo velodi nebbia risplendente, l’evidenzadi Dio, l’evidenza fatta presenza el’evidenza fatta persona di coluiche un istante prima avrei nega-to, colui che i cristiani chiamano“padre nostro”, e del quale sentotutta la dolcezza, una dolcezza di-versa da tutte le altre, che non èla qualità passiva designata tal-volta sotto questo nome, ma unadolcezza attiva, sconvolgente, aldi là di ogni violenza, capace diinfrangere la pietra più dura e,più duro della pietra, il cuoreumano.

La sua irruzione straripante, tota-le, s’accompagna con una gioiache non è altro che l’esultanza delsalvato, la gioia del naufrago rac-colto in tempo; con una differen-za tuttavia, che è proprio nel mo-mento in cui vengo issato verso lasalvezza che acquisto coscienzadel fango nel quale ero immersosenza saperlo, e che mi chiedo,vedendomene ancora impossessa-to a metà corpo, come abbia po-tuto vivervi e respirarvi.Nello stesso, tempo mi viene datauna nuova famiglia, la Chiesa,con l’incarico, per lei, di condur-

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2016 51

mi ove è necessario che io vada,essendo inteso che, a dispetto del-le apparenze, mi resta ancora dasuperare una certa distanza, abo-libile solo con un rovesciamentodella gravitazione.Queste sensazioni, che provo a fa-tica a tradurre nel linguaggio ina-deguato delle idee e delle immagi-ni, sono simultanee, comprese leune nelle altre, e dopo anni ed an-ni non ne avrò ancora esaurito ilcontenuto.Tutto è dominato dalla presenza,al di là e attraverso un’immensaassemblea, di colui del quale non

«Stanco di aspettare l’amico, entrai in una chiesa... ne uscii cattolico,apostolico, romano» (A. Frossard).

➠ (segue da pag. 47)

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potrò mai più scrivere il nomesenza timore di ferire la sua tene-rezza, colui davanti al quale ho lafortuna di essere un figlio perdo-nato, che si sveglia per imparareche tutto è dono».

(Ibid., pp. 143-145)

Uscito di chiesa, il suo amico, ve-dendo che qualcosa è accaduto, glidomanda:

«Che ti succede? – “Sono cattoli-co”, e, come se temessi di non es-sere stato sufficientemente espli-cito, aggiunsi “apostolico e ro-mano”».

(Ibid., p. 146)

La vita di André Frossard, giornali-sta cattolico al servizio della Veritàe della Chiesa, si spense il 2 feb-braio 1995.

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201652

John Pridmoreda gangster a benefattore.

M

JOHN PRIDMORE

«Così, vi dico, ci sarà più gioia in cie-lo per un peccatore convertito, cheper novantanove giusti che non han-no bisogno di conversione».

(Luca 15, 7)

i chiamo John Prid-more e sono natonell’East End di Lon-dra, in Inghilterra.Avevo 10 anni quando

i miei genitori mi chiesero discegliere con chi volessi vivere,dato che stavano per divorziare.Penso che questo fatto mi abbiaportato alla decisione di nonamare più, perché le persone cheami, semplicemente ti annien -tano.A 27 anni avevo tutto ciò che ilmondo ritiene importante per es-sere felici: un attico, auto sporti-ve e molti più soldi di quanti po-tessi spenderne. Avevo ottenuto ilmio denaro grazie al crimine or-ganizzato e ad un grande com-mercio di droga.Ero anche coinvolto in giri diprostituzione e violenze di ognitipo. Abitualmente indossavouna lunga giacca di pelle con unatasca interna in cui portavo unmachete. Dico queste cose non

per gloriarmi del mio passato maper rendere gloria a Dio.In una notte come tante altre,rientrando a casa, mi accorsi diuna voce nel mio cuore che mistava parlando.Mi resi conto che questa voce eraDio. In quel preciso momentopronunciai la mia prima preghie-

Miracolo che si è ripetuto del Beato Angelo: torna a fiorirein inverno il biancospino!

Non ha la fama internazionale di san Francesco d’Assisi. Non ha l’autorevolezza di San Benedetto daNorcia. Ma il pastorello da Casale, piccolo borgo ancora esistente a Gualdo Tadino, nato intorno al1270, continua a far commuovere gli abitanti gual-desi di cui è il patrono.Angelo da Casale, il Beato, ha concesso di nuovo, peri fedeli, il miracolo: ovvero la fioritura del biancospinoa gennaio (tra il 12 e il 15 gennaio... periodo dellasua morte) nettamente in anticipo rispetto a tutto ilresto del Paese. La storia racconta che il biancospinofiorì immediatamente dove il feretro dell’eremitapassò in corteo. Da allora i rovi hanno sempre fioritoin anticipo. Come sempre per credere nei miracoli civuole la fede.

Angelo fu un eremita che si è dedicato a Dio e allasua Gualdo. I suoi miracoli in vita erano tutti rivoltiai giovani sposi, alle persone malate e agli ultimi.Un uomo speciale la cui morte fu annunciata dalsuono delle campane a festa… che nessun uomoaveva azionato volontariamente.Un uomo buono per chi non crede, un uomo santoper chi oggi lo andrà a salutare nel duomo di San Benedetto.

Miracolo che si è ripetuto del Beato Angelo: torna a fiorirein inverno il biancospino!

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ra e la mia vita cominciò a cam-biare.Senza che io lo sapessi, miamamma aveva fatto una novenadi preghiere a san Giuda e fuproprio nell’ultimo giorno diquella novena che io sentii la vo-ce di Dio.Tutto ciò mi spinse ad andare inritiro, che si rivelò essere qualco-sa di molto diverso rispetto aquello che immaginavo. La pri-ma meditazione era sul cuore fe-rito.Il sacerdote disse che ogni nostropeccato è come una ferita per ilnostro cuore. Mentre parlava,

nostri cuori sono come finestredi vetro, nelle quali da un lato stal’amore di Dio riversato con ab-bondanza in ogni istante di tuttele nostre giornate; dall’altro cisono tutti i nostri peccati.In fin dei conti, noi possiamo an-che essere accecati dall’amore diDio per noi ed essere consapevolisolo di quanto siamo indegni diLui. Presi tutto il mio peccato elo versai ai piedi della croce etornai a vivere.Potevo percepire il vento sul miovolto. Potevo sentire il canto de-gli uccelli e dimenticare i peccatiche mi avevano ucciso interior-mente. In ogni caso, il Sacra-mento mi aveva riportato in vita.Quando guardai gli occhi del sa-cerdote, vidi che stava piangen-do. Non mi stava giudicando. Perme lui era Gesù.Ora vivo e lavoro a tempo pienoper Gesù nella comunità diS. Patrick, in Irlanda.Spesso le persone mi chiedonocome poter incontrare personal-mente Gesù Cristo. Sempre ri-spondo che confessarsi con sin-cerità è ciò che permette a Cristodi venire a noi nell’umiltà di que-sto meraviglioso Sacramento diguarigione.Visito molte parrocchie in tutto ilmondo per le missioni.Nella missione a Derry, nel Nord

dell’Irlanda, un uomo di 80 anniè venuto da me per ringraziarmi.Mi ha detto che era sempre an-dato a Messa da quando aveva 7anni, ma quella sera, per la pri-ma volta in 48 anni, aveva incon-trato Gesù personalmente an-dando a confessarsi.Durante un’altra missione, unaragazza di 15 anni mi ha detto:«Quando lei questa mattina è ve-nuto nella mia scuola, io noncredevo in Dio.Ma, grazie a quello che lei hadetto, questa sera sono venuta aconfessarmi. Non solo adesso iodavvero credo che Gesù è reale,ma so anche che Egli mi ama».Ha continuato raccontando co-me la Confessione aveva cambia-to la sua vita.Il sacramento della Confessioneha cambiato anche la mia vita.Ringrazio Gesù ogni giorno perla meraviglia della sua misericor-dia.Adesso mi confesso regolarmentee ogni volta sono rinnovato nelSuo amore. n

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2016 53

La mamma di Johnaveva fatto una novena

a san Giuda Taddeo, apostolo(nella foto),

per la conversione del figlio.

guardai al Crocifisso e mi resiconto che Gesù era morto per meaffinché i miei peccati fosseroperdonati.Dopo la meditazione, pregai lanostra Santissima Madre Maria,e Le chiesi: «Gesù cosa vuole cheio faccia?». Fu allora che Le sen-tii dire: «Va’ a confessarti!». Ave-vo davvero paura di quello che ilsacerdote potesse pensare, maMaria mi diede il coraggio e cosìandai a confessarmi.Per più di un’ora, fui pienamentesincero con il prete, senza omet-tere nulla. Poi egli stese la suamano sul mio capo e mi assolse.Ma non era la sua mano. Era lama no di Cristo. Nel mio intimocompresi di essere stato perdo-nato.Non avevo mai realizzato che i

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come la malattia può essere lavia per arrivare ad una piùstretta vicinanza con Gesù, checammina al nostro fianco, ca-ricato della Croce. E questachiave ce la consegna la Ma-dre, Maria, esperta di questavia.

Maria, Madreprovvidente e orante

Nelle nozze di Cana, Maria è ladonna premurosa che si accor-ge di un problema molto im-portante per gli sposi: è finitoil vino, simbolo della gioia del-la festa. Maria scopre la diffi-

coltà, in un certo senso la fa sua e,con discrezione, agisce pronta-mente. Non rimane a guardare, etanto meno si attarda ad esprime-re giudizi, ma si rivolge a Gesù egli presenta il problema così comeè: «Non hanno vino» (Gv 2, 3). Equando Gesù le fa presente chenon è ancora il momento per Luidi rivelarsi (cfr. v. 4), dice ai servi-tori: «Qualsiasi cosa vi dica, fate-la» (v. 5). Allora Gesù compie ilmiracolo, trasformando una gran-de quantità di acqua in vino, unvino che appare subito il miglioredi tutta la festa. Quale insegna-mento possiamo ricavare dal mi-stero delle nozze di Cana per laGiornata Mondiale del Malato?Il banchetto di nozze di Cana èun’icona della Chiesa: al centro c’èGesù misericordioso che compie ilsegno; intorno a Lui ci sono i di-scepoli, le primizie della nuovacomunità; e vicino a Gesù e aisuoi discepoli c’è Maria, Madreprovvidente e orante. Maria parte-cipa alla gioia della gente comunee contribuisce ad accrescerla; in-tercede presso suo Figlio per il be-ne degli sposi e di tutti gli invitati.

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201654

A CANAUN BANCHETTO DI NOZZE

VOCE FAMIGLIA

Papa Francesco

(...)L

Dedicato a tutti gli ammalati

Affidarsi a Gesùmisericordiosocome Maria:«Qualsiasi cosavi dica, fatela»

(Gv 2, 5)

A Cana «nella sollecitudine di Mariasi rispecchia la tenerezza di Dio»(Papa Francesco). Mosaico dip. Marko Ivan Rupnik.

a malattia, soprattut-to quella grave, met-te sempre in crisil’esistenza umana e

porta con sé interrogativi chescavano in profondità. Il pri-mo momento può essere a vol-te di ribellione: perché è capi-tato proprio a me? Ci si po-trebbe sentire disperati, pen-sare che tutto è perduto, cheormai niente ha più senso... Inqueste situazioni, la fede inDio è, da una parte, messa al-la prova, ma nello stesso tem-po rivela tutta la sua potenzia-lità positiva. Non perché la fe-de faccia sparire la malattia, ildolore, o le domande che nederivano; ma perché offre unachiave con cui possiamo sco-prire il senso più profondo diciò che stiamo vivendo; unachiave che ci aiuta a vedere

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E Gesù non ha rifiutato la richie-sta di sua Madre. Quanta speran-za in questo avvenimento per noitutti! Abbiamo una Madre che hagli occhi vigili e buoni, come suoFiglio; il cuore materno e ricolmodi misericordia, come Lui; le maniche vogliono aiutare, come le ma-ni di Gesù che spezzavano il paneper chi aveva fame, che toccavanoi malati e li guarivano. Questo ciriempie di fiducia e ci fa aprire al-la grazia e alla misericordia diCristo. L’intercessione di Maria cifa sperimentare la consolazioneper la quale l’apostolo Paolo bene-dice Dio: «Sia benedetto Dio, Pa-dre del Signore nostro Gesù Cri-sto, Padre misericordioso e Dio diogni consolazione! Egli ci consolain ogni nostra tribolazione, perchépossiamo anche noi consolarequelli che si trovano in ogni gene-re di afflizione con la consolazio-ne con cui noi stessi siamo conso-lati da Dio. Poiché, come abbon-dano le sof ferenze di Cristo in noi,così, per mezzo di Cristo, abbon-da anche la nostra consolazione»(2 Cor 1, 3-5). Maria è la Madre«consolata» che consola i suoi fi-gli.

Nella sollecitudine di Maria la tenerezza di Dio

A Cana si profilano i tratti distinti-vi di Gesù e della sua missione:Egli è Colui che soccorre chi è indifficoltà e nel bisogno. E infattinel suo ministero messianico gua-rirà molti da malattie, infermità espiriti cattivi, donerà la vista aiciechi, farà camminare gli zoppi,restituirà salute e dignità ai leb-brosi, risusciterà i morti, ai poveriannunzierà la buona novella (cfr.Lc 7, 21-22). E la richiesta di Ma-ria, durante il banchetto nuziale,suggerita dallo Spirito Santo alsuo cuore materno, fece emergerenon solo il potere messianico diGesù, ma anche la sua misericor-dia.Nella sollecitudine di Maria si ri-

specchia la tenerezza di Dio. Equella stessa tenerezza si fapresente nella vita di tante per-sone che si trovano accanto aimalati e sanno coglierne i bi-sogni, anche quelli più imper-cettibili, perché guardano conocchi pieni di amore. Quantevolte una mamma al capezzaledel figlio malato, o un figlioche si prende cura del genitoreanziano, o un nipote che stavicino al nonno o alla nonna,mette la sua invocazione nellemani della Madonna! Per i no-stri cari che soffrono a causadella malattia domandiamo inprimo luogo la salute; Gesùstesso ha manifestato la pre-senza del Regno di Dio proprioattraverso le guarigioni: «An-date e riferite a Giovanni ciòche udite e vedete: i ciechiriacquistano la vista, gli zoppicamminano, i lebbrosi sonopurificati, i sordi odono, i mor-ti risuscitano» (Mt 11, 4-5). Mal’amore animato dalla fede cifa chiedere per loro qualcosadi più grande della salute fisi-

ca: chiediamo una pace, unaserenità della vita che partedal cuore e che è dono di Dio,frutto dello Spirito Santo cheil Padre non nega mai a quan-ti glielo chiedono con fiducia.Nella scena di Cana, oltre aGesù e a sua Madre, ci sonoquelli che vengono chiamati i«servitori», che ricevono daLei questa indicazione: «Qual-siasi cosa vi dica, fatela» (Gv2, 5). Naturalmente il miraco-lo avviene per opera di Cristo;tuttavia, Egli vuole servirsidell’aiuto umano per compie-re il prodigio. Avrebbe potutofar apparire direttamente il vi-no nelle anfore. Ma vuole con-tare sulla collaborazione uma-na, e chiede ai servitori diriempirle di acqua. Come èprezioso e gradito a Dio essereservitori degli altri! Questopiù di ogni altra cosa ci fa si-mili a Gesù, il quale «non èvenuto per farsi servire, maper servire» (Mc 10, 45). Que-sti personaggi anonimi delVangelo ci insegnano tanto.Non soltanto obbediscono, maobbediscono generosamente:riempirono le anfore fino al-l’orlo (cfr. Gv 2, 7). Si fidanodella Madre, e fanno subito ebene ciò che viene loro richie-sto, senza lamentarsi, senzacalcoli.In questa Giornata Mondialedel Malato possiamo chiederea Gesù misericordioso, attra-verso l’intercessione di Maria,Madre sua e nostra, che con-ceda a tutti noi questa disposi-zione al servizio dei bisognosi,e concretamente dei nostrifratelli e delle nostre sorellemalati... Se sapremo seguirela voce di Colei che dice anchea noi: «Qualsiasi cosa vi dica,fatela», Gesù trasformeràsempre l’acqua della nostra vi-ta in vino pregiato.

Dal Messaggio per la XXIV Giornata Mondiale

del Malato 2016

Scipione da Gaeta, Maria Madredella Divina Provvidenza.

«L’intercessione di Maria, Madre suae nostra, conceda a tutti noi questa

disposizione al servizio di chiha bisogno» (Papa Francesco).

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201656

LA FAMIGLIAPROGETTO D’AMORE DI DIO

VOCE FAMIGLIA

Papa Francesco

La famiglia è un sognodi Dio.Egli fin dall’albadella creazione hadetto: «Non è beneche l’uomo sia solo»(Gen 2, 18)e noi possiamoproseguire dicendo: nonè bene che la donna siasola, non è bene cheil bambino, l’anziano,il giovane siano soli».

Papa Francesco

(EIl coraggio di formareuna famiglia

cco) uno dei misteripiù belli del cristiane-simo. Dio non ha vo-luto venire al mondo

se non mediante una famiglia.Dio non ha voluto avvicinarsiall’umanità se non per mezzodi una casa. Dio non ha volutoper sé un altro nome che«Emmanuel» (cfr. Mt 1, 23), èil Dio con noi. E questo è sta-to fin dall’inizio il suo sogno,la sua ricerca, la sua lotta in-stancabile per dirci: «Io sonoil Dio con voi, il Dio per voi».È il Dio che fin dal principiodella creazione disse: «Non èbene che l’uomo sia solo»(Gen 2, 18) e noi possiamoproseguire dicendo: non è be-ne che la donna sia sola, non èbene che il bambino, l’anzia-no, il giovane, siano soli; nonè bene. Per questo, l’uomo la-scerà suo padre e sua madre,si unirà a sua moglie e i duesaranno una sola carne (cfr.Gen 2, 24). I due saranno unasola dimora, una famiglia.E così da tempi immemorabi-li, nel profondo del cuore,ascoltiamo quelle parole chetoccano fortemente la nostrainteriorità: non è bene che tusia solo. La famiglia è il gran-de dono, il gran regalo di que-sto «Dio con noi», che non havoluto abbandonarci alla soli-tudine di vivere senza nessu-no, senza sfide, senza dimora.Dio non sogna solamente, ma

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cerca di fare tutto «con noi». Il so-gno di Dio continua a realizzarsinei sogni di molte coppie, chehanno il coraggio di fare della lo-ro vita una famiglia. Per questo lafamiglia è il simbolo vivo del pro-getto d’amore che un giorno il Pa-dre ha sognato. Voler formare unafamiglia è avere il coraggio di farparte del sogno di Dio, il coraggiodi sognare con Lui, il coraggio dicostruire con Lui, il coraggio digiocarci con Lui questa storia, dicostruire un mondo dove nessunosi senta solo, che nessuno si sentasuperfluo o senza un posto.

suo popolo. Si è speso perquelli che ama dando tutto sestesso perché la sua sposa, laChiesa, potesse sempre speri-mentare che Lui è il Dio connoi, con il suo popolo, con lasua famiglia.Non possiamo comprendereCristo senza la sua Chiesa, co-me non possiamo comprende-re la Chiesa senza il suo spo-so, Cristo Gesù, che si è dona-to per amore e ci ha mostratoche vale la pena farlo.Spendersi per amore, non è diper sé una cosa facile. Come èstato per il Maestro, ci sonomomenti in cui questo «spen-dersi» passa attraverso situa-zioni di croce. Momenti in cuisembra che tutto diventi diffi-cile.

Una società pro familia

Penso a tanti genitori, tantefamiglie a cui manca il lavoro,o hanno un lavoro senza dirit-ti che diventa un vero calva-rio... Penso a tante famiglieche non hanno un tetto sottocui ripararsi, o vivono in si-tuazioni di affollamento; chenon possiedono il minimo perpoter stabilire legami di inti-mità, di sicurezza, di protezio-ne di fronte a tanti tipi di av-versità. Penso a tante famiglieche non possono accedere aiservizi sanitari di base... Nonpossiamo pensare a una socie-tà sana che non dia spazioconcreto alla vita familiare.Non possiamo pensare al fu-turo di una società che nontrovi una legislazione capacedi difendere e assicurare lecondizioni minime e necessa-rie perché le famiglie, special-mente quelle che stanno inco-minciando, possano sviluppar-si. Quanti problemi si risolve-ranno se le nostre società pro-teggeranno il nucleo familiaree assicureranno che esso, inparticolare quello dei giovani

57La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2016

Noi cristiani ammiriamo labellezza e ogni momento fami-liare come il luogo dove, inmodo graduale, impariamo ilsignificato e il valore delle re-lazioni umane.Impariamo che amare qualcu-no non è soltanto un sentimen-to potente, è una decisione, ungiudizio, una promessa (cfr. E.Fromm, L’arte di amare). Impa-riamo a spenderci per qualcu-no e che ne vale la pena.Gesù non è stato uno «scapolo-ne», tutto il contrario. Egli hasposato la Chiesa, l’ha fatta

Alfredo Brasioli: la santa Famiglia in preghiera. «I padri (siano presenti)nelle famiglie, perché essi sono per le nuove generazioni custodi e mediatoriinsostituibili della fede nella bontà, della fede nella giustizia e nella protezionedi Dio, come san Giuseppe» (Papa Francesco).

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sposi, abbia la possibilità diun lavoro dignitoso, un’abita-zione sicura, un servizio sani-tario che accompagni la cre-scita della famiglia in tutte lefasi della vita.Il sogno di Dio continua irre-vocabile, continua intatto e ciinvita a lavorare, ad impe-gnarci in favore di una socie-tàpro familia.Una società dove «il pane,frutto della terra e del lavorodell’uomo» continui ad essereofferto in ogni casa, alimen-tando la speranza dei suoi fi-gli.Aiutiamoci affinché questo«spendersi per amore» conti-nui ad essere possibile. Aiutia-moci gli uni gli altri, nei mo-menti di difficoltà, ad allevia-re il peso. Facciamo in mododi essere gli uni sostegno deglialtri, le famiglie sostegno dialtre famiglie.Non esistono famiglie perfettee questo non ci deve scorag-giare.Al contrario, l’amore si impa-ra, l’amore si vive, l’amore cre-sce «lavorandolo» secondo lecircostanze della vita che ognifamiglia concreta attraversa.

L’amore nasce e si sviluppasempre tra luci e ombre.L’amore è possibile in uomini edonne concreti che cercano dinon fare dei conflitti l’ultimaparola, ma un’opportunità.Opportunità per chiedere aiu-to, opportunità per chiedersiin che cosa dobbiamo miglio-rare, opportunità per scoprireil Dio-con-noi che mai ci ab-bandona.Questo è un grande lascito chepossiamo dare ai nostri figli,un ottimo insegnamento: noisbagliamo, sì; abbiamo proble-mi, sì; però sappiamo che que-ste cose non sono la realtà de-finitiva. Sappiamo che gli erro-ri, i problemi, i conflitti sonoun’opportunità per avvicinarsiagli altri, a Dio.

Alle famiglie, Philadelphia, USA,26 settembre 2015

Ogni famiglia ha bisogno di un padre

Ogni famiglia ha bisogno delpadre. Oggi ci soffermiamo sulvalore del suo ruolo, e vorreipartire da alcune espressioniche si trovano nel Libro dei

Proverbi, parole che un padre ri-volge al proprio figlio, e dice così:«Figlio mio, se il tuo cuore saràsaggio, anche il mio sarà colmo digioia.Esulterò dentro di me, quando letue labbra diranno parole rette»(Pr 23, 15-16). Non si potrebbeesprimere meglio l’orgoglio e lacommozione di un padre che rico-nosce di avere trasmesso al figlioquel che conta davvero nella vita,ossia un cuore saggio. Questo pa-dre non dice: «Sono fiero di te per-ché sei proprio uguale a me, per-ché ripeti le cose che dico e chefaccio io».No, non gli dice semplicementequalcosa. Gli dice qualcosa di benpiù importante, che potremmo in-terpretare così: «Sarò felice ognivolta che ti vedrò agire con sag-gezza, e sarò commosso ogni voltache ti sentirò parlare con rettitudi-ne.Questo è ciò che ho voluto lasciar-ti, perché diventasse una cosa tua:l’attitudine a sentire e agire, a par-lare e giudicare con saggezza erettitudine.E perché tu potessi essere così, tiho insegnato cose che non sapevi,ho corretto errori che non vedevi.Ti ho fatto sentire un affetto pro-fondo e insieme discreto, che forsenon hai riconosciuto pienamentequando eri giovane e incerto.Ti ho dato una testimonianza dirigore e di fermezza che forse noncapivi, quando avresti voluto sol-tanto complicità e protezione.Ho dovuto io stesso, per primo,mettermi alla prova della saggezzadel cuore, e vigilare sugli eccessidel sentimento e del risentimento,per portare il peso delle inevitabiliincomprensioni e trovare le parolegiuste per farmi capire.Adesso – continua il padre –,quando vedo che tu cerchi di esse-re così con i tuoi figli, e con tutti,mi commuovo. Sono felice di esse-re tuo padre».È così ciò che dice un padre sag-gio, un padre maturo.Un padre sa bene quanto costa

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201658

In preghieraper le famiglie

con Papa Francesco.

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trasmettere questa eredità: quantavicinanza, quanta dolcezza equanta fermezza. Però, quale con-solazione e quale ricompensa si ri-ceve, quando i figli rendono onorea questa eredità! È una gioia cheriscatta ogni fatica, che superaogni incomprensione e guarisceogni ferita.

Il padre sia presente,ma non controllore

La prima necessità, dunque, èproprio questa: che il padre siapresente nella famiglia. Che sia vi-cino alla moglie, per condivideretutto, gioie e dolori, fatiche e spe-ranze.E che sia vicino ai figli nella lorocrescita: quando giocano e quan-

Il Vangelo ci parla dell’esem-plarità del Padre che sta neicieli – il solo, dice Gesù, chepuò essere chiamato veramen-te «Padre buono» (cfr. Mc 10,18).Tutti conoscono quella straor-dinaria parabola chiamata del«figlio prodigo», o meglio del«padre misericordioso», che sitrova nel Vangelo di Luca alcapitolo 15(cfr. 15, 11-32).Quanta dignità e quanta tene-rezza nell’attesa di quel padreche sta sulla porta di casaaspettando che il figlio ritorni!I padri devono essere pazienti.Tante volte non c’è altra cosada fare che aspettare; pregaree aspettare con pazienza, dol-cezza, magnanimità, miseri-cordia.

nio un papà dire: «Io alcunevolte devo picchiare un po’ ifigli... ma mai in faccia pernon avvilirli». Che bello! Hasenso della dignità. Deve puni-re, lo fa in modo giusto, e vaavanti.Se dunque c’è qualcuno chepuò spiegare fino in fondo lapreghiera del «Padre nostro»,insegnata da Gesù, questi èproprio chi vive in prima per-sona la paternità.Senza la grazia che viene dalPadre che sta nei cieli, i padriperdono coraggio, e abbando-nano il campo.Ma i figli hanno bisogno ditrovare un padre che li aspettaquando ritornano dai loro fal-limenti. Faranno di tutto pernon ammetterlo, per non dar-

59La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2016

La bella famiglia di Marco e Antonella: un padresa bene quanto costa trasmettere questa eredità:quanta vicinanza, quanta dolcezza e quanta fermezza.Però, quale consolazione e quale ricompensa si riceve,quando i figli rendono onore a questa eredità!

do si impegnano, quando sonospensierati e quando sono ango-sciati, quando si esprimono equando sono taciturni, quandoosano e quando hanno paura,quando fanno un passo sbagliatoe quando ritrovano la strada; pa-dre presente, sempre. Dire presen-te non è lo stesso che dire control-lore!Perché i padri troppo controlloriannullano i figli, non li lascianocrescere.

Saper attendere e perdonare

Un buon padre sa attendere esa perdonare, dal profondo delcuore. Certo, sa anche correg-gere con fermezza: non è unpadre debole, arrendevole, sen-timentale. Il padre che sa cor-reggere senza avvilire è lo stes-so che sa proteggere senza ri-sparmiarsi. Una volta ho senti-to in una riunione di matrimo-

Papa Marcelocon i suoi figliMagdalena,

Gabriel e Bruno.

lo a vedere, ma ne hanno biso-gno; e il non trovarlo apre inloro ferite difficili da rimargi-nare.La Chiesa, nostra madre, èimpegnata a sostenere contutte le sue forze la presenzabuona e generosa dei padrinelle famiglie, perché essi so-no per le nuove generazionicustodi e mediatori insostitui-bili della fede nella bontà, del-la fede nella giustizia e nellaprotezione di Dio, come sanGiuseppe.

Udienza Generale,4 febbraio 2015

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201660

Chi accoglie uno di questibambini accoglie me. Gesù

Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 ROMATel. 06.588.20.82 / 06.583.59.75Fax 06.581.63.92E-Mail: [email protected] vostro contributo potrete inviarlo tramite:• il nostro conto corrente postale

n. 56048093, intestando aFIGLIE S. MARIA DELLA PROVVIDENZA“Progetti”Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 Romaspecificando: Per adozione di...

• Conto bancario per Adozioni a distanza:Banca Prossima - Piazza della Libertà, 1300192 RomaIBAN: IT48 P033 5901 6001 0000 0001 546

Se stai cercando un modo concreto di fare il bene e di aiutare qualcunoche ne abbia veramente bisogno,

le Figlie di S. Maria della Provvidenza ti offrono il Progetto:

Sono bambini/e, ragazzi/e che fanno partedelle nostre case o che vengono a contattocon le suore guanelliane che lavoranoin Romania, in India, nelle Filippine,in America Latina.Se sei interessato/a o se volessi sapere qualcosadi più, rivolgiti a:

Suor SARA SÁNCHEZ (collaboratrice)Casa «S. Pio X»Via Guido Rangoni, 5331016 CORDIGNANO (TV)Tel. 0438.99.90.34 - Fax 0438.99.50.93E-Mail: [email protected]

Suor FAUSTA DELLA TORRE (responsabile)Casa Generalizia

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Aliciae John Carlos

Miguel Ángel

Saul

DiegoOlga Lucía

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2016 61

È risorto Gesù!per i più p

iccoli da colorare

PROPOSTE GIOVANI

Dal Vangelo di san Matteo (28, 5-7)

L’angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi!So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui.È risorto, come aveva detto;venite a vedere il luogodove era deposto.Presto, andate a direai suoi discepoli: È risuscitato dai morti...».

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cune testimonianze sulle operedi misericordia corporale espirituale.

A questi vorremmo aggiungere,presumibilmente nella mattinatadi lunedì 25 aprile, un momentoda vivere nella Casa San Giusep-pe di Via Aurelia Antica, per farsperimentare la «nostra» testi-monianza guanelliana di miseri-cordia e far incontrare i ragazzitra di loro e con i buoni figli.

Logistica ed iscrizioni

Ciascun gruppo si organizzeràautonomamente per il viaggio,prevedendo l’arrivo nella seratadi venerdì 22 o nella prima mat-tinata di sabato 23 aprile.Per il pernottamento le case diRoma ci hanno offerto l’acco-glienza, spartana, ma dignitosa.Sarà necessario fornirsi di saccoa pelo e materassino.

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201662

PROPOSTE GIOVANI • La pagina dei ragazzi

La nostra «organizzazione gua-nelliana» potrebbe offrire la cola-zione e la cena di venerdì 22aprile nei luoghi di pernottamen-to e il pranzo di lunedì 25 aprilein Via Aurelia Antica al terminedella mattinata insieme.L’iscrizione all’esperienza delGiubileo ha un costo di 10 euroda versare al Comitato Organiz-zatore all’atto dell’iscrizione, cheè da farsi online – al più presto –sul sito www.gmg2016.it.A questa aggiungiamo una quotadi 10 euro come contributo allecomunità romane che ci acco-glieranno.La cena di sabato allo StadioOlimpico è all’interno del pac-chetto Giubileo (che comprendel’iscrizione e il kit del pellegri-naggio). Per altre informazioni,soprattutto sull’eventuale acqui-sto di buoni pasto, cliccate suwww.gmg2016.it.Restiamo in attesa di un cennodi conferma e partecipazione en-tro il 20 gennaio per organizzareal meglio l’esperienza. A breve vimanderemo il modulo per l’iscri-zione. Per info: [email protected] saprete, quest’anno il Giu-bileo dei Ragazzi e la GMG diCracovia sostituiscono il MeetingM2G.Quella del Giubileo, oltre allabellezza dell’esperienza in sé,può essere un’occasione per i no-stri ragazzi di conoscere megliola realtà guanelliana e quella delMovimento Giovanile.In comunione di preghiera e diintenti. n

Giubileo dei Ragazzi a Roma23 • 25 aprile 2016Equipe di coordinamento M2G • Centro Sud Italia

Cari confratelli, consorelle,giovani, animatori deigruppi,vi raggiungiamo con unacomunicazione riguardo

la partecipazione guanelliana alGiubileo dei Ragazzi (dai 13 ai16 anni) che si terrà a Roma dal23 al 25 aprile 2016.

Il programma

Il Giubileo dei Ragazzi, curatodal Pontificio Consiglio per laNuova Evangelizzazione e dalServizio Nazionale di PastoraleGiovanile, prevede quattro mo-menti:

• Il percorso giubilare che hainizio nella mattinata di saba-to 23 aprile con la preparazio-ne al Sacramento della Ricon-ciliazione che avverrà presso le3 chiese giubilari dedicate: SanSalvatore in Lauro, Santa Ma-ria in Vallicella e San Giovannidei Fiorentini e che si conclu-derà (dopo la Confessione, inPiazza San Pietro), con l’attra-versamento della Porta Santa eil percorso all’interno della Ba-silica fino all’arrivo alla Tombadi Pietro per la professione difede.

• La festa allo Stadio Olimpicosabato 23 aprile in serata.

• La Santa Messa in Piazza SanPietro con papa Francesco do-menica 24 aprile alle ore 10.

• Le tende della Misericordia insette piazze di Roma, dove iragazzi potranno conoscere al-

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dimostra il suo amore verso dinoi nel fatto che, mentre erava-mo ancora peccatori, Cristo èmorto per noi» (Rm 5, 8). Ma ca-piamo davvero la forza di questeparole?

Nella croce si tocca la misericordia di Dio

So quanto è cara a tutti voi lacroce delle GMG – dono di sanGiovanni Paolo II – che fin dal1984 accompagna tutti i vostriIncontri mondiali.Quanti cambiamenti, quanteconversioni vere e proprie sonoscaturite nella vita di tanti giova-ni dall’incontro con questa crocespoglia! Forse vi siete posti la do-manda: da dove viene questa for-

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2016 63

PROPOSTE GIOVANI • La pagina dei ragazzi

«CRACOVIA ci attende!»

Dal Messaggioper la XXXI

Giornata Mondialedella Gioventù

Cracovia26-31 luglio 2016

L Forse qualcuno di voi ha un pesonel suo cuore e pensa: Ho fattoquesto, ho fatto quello... Non te-mete! Lui vi aspetta! Lui è padre:ci aspetta sempre! Com’è belloincontrare nel sacramento dellaRiconciliazione l’abbraccio mise-ricordioso del Padre, scoprire ilconfessionale come il luogo dellaMisericordia, lasciarci toccare daquesto amore misericordioso delSignore che ci perdona sempre!E tu, caro giovane, cara giovane,hai mai sentito posare su di tequesto sguardo d’amore infinito,che al di là di tutti i tuoi peccati,limiti, fallimenti, continua a fi-darsi di te e guardare la tua esi-stenza con speranza? Sei consa-pevole del valore che hai al co-spetto di un Dio che per amore tiha dato tutto?Come ci insegna san Paolo, «Dio

Cracovia, il Wawelbagnato dalla Vistola.

Francesco ai giovani

Il confessionaleluogo della Misericordia

a misericordia di Dio èmolto concreta e tutti sia-mo chiamati a farne espe-rienza in prima persona.Quando avevo diciassette

anni, un giorno in cui dovevouscire con i miei amici, ho deci-so di passare prima in chiesa.Lì ho trovato un sacerdote chemi ha ispirato una particolare fi-ducia e ho sentito il desiderio diaprire il mio cuore nella Confes-sione. Quell’incontro mi ha cam-biato la vita! Ho scoperto chequando apriamo il cuore conumiltà e trasparenza, possiamocontemplare in modo molto con-creto la misericordia di Dio. Hoavuto la certezza che nella perso-na di quel sacerdote Dio mi stavagià aspettando, prima che io fa-cessi il primo passo per andarein chiesa. Noi lo cerchiamo, maLui ci anticipa sempre, ci cercada sempre, e ci trova per primo.

Francesco ai giovani

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za straordinaria della croce? Ec-co dunque la risposta: la croce èil segno più eloquente della mise-ricordia di Dio! Essa ci attestache la misura dell’amore di Dionei confronti dell’umanità è ama-re senza misura! Nella croce pos-siamo toccare la misericordia diDio e lasciarci toccare dalla suastessa misericordia! Qui vorreiricordare l’episodio dei due mal-fattori crocifissi accanto a Gesù:uno di essi è presuntuoso, non siriconosce peccatore, deride il Si-gnore.L’altro invece riconosce di aversbagliato, si rivolge al Signore egli dice: «Gesù, ricordati di mequando entrerai nel tuo regno».Gesù lo guarda con misericordiainfinita e gli risponde: «Oggi conme sarai nel paradiso» (cfr. Lc23, 32.39-43). Con quale dei dueci identifichiamo? Con colui cheè presuntuoso e non riconosce ipropri sbagli? Oppure con l’altro,che si riconosce bisognoso dellamisericordia divina e la imploracon tutto il cuore? Nel Signore,che ha dato la sua vita per noisulla croce, troveremo semprel’amore incondizionato che rico-nosce la nostra vita come un be-ne e ci dà sempre la possibilità diricominciare.

Cracovia ci aspetta!

Mancano pochi mesi al nostro in-contro in Polonia. Cracovia, la cit-tà di san Giovanni Paolo II e disanta Faustina Kowalska, ci aspet-ta con le braccia e il cuore aperti.

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201664

Credo che la divina Provvidenzaci abbia guidato a celebrare ilGiubileo dei Giovani proprio lì,dove hanno vissuto questi duegrandi apostoli della misericordiadei nostri tempi.Giovanni Paolo II ha intuito chequesto era il tempo della miseri-cordia. All’inizio del suo pontifi-cato ha scritto l’Enciclica Dives inmisericordia.Nell’Anno Santo del 2000 ha ca-nonizzato suor Faustina, isti-tuendo anche la Festa della Divi-na Misericordia, nella secondadomenica di Pasqua.E nel 2002 ha inaugurato perso-nalmente a Cracovia il Santuariodi Gesù Misericordioso, affidan-do il mondo alla Divina Miseri-cordia e auspicando che questomessaggio giungesse a tutti gliabitanti della terra e ne riempis-se i cuori di speranza: «Bisognaaccendere questa scintilla dellagrazia di Dio. Bisogna trasmette-re al mondo questo fuoco dellamisericordia.Nella misericordia di Dio il mon-do troverà la pace, e l’uomo la fe-licità!» (Omelia per la Dedicazio-ne del Santuario della DivinaMisericordia a Cracovia, 17 ago-sto 2002).

Fissate i suoi occhi colmidi amoreCarissimi giovani, Gesù miseri-cordioso, ritratto nell’effigie ve-nerata dal popolo di Dio nel san-tuario di Cracovia a Lui dedica-to, vi aspetta.

PER LA GIORNATAMONDIALEDEI GIOVANI

CRACOVIA 2016

È possibile consultareanche il sito

www.donguanellaxte.come per informazioni scrivere [email protected]

Lui si fida di voi e conta su divoi! Ha tante cose importanti dadire a ciascuno e a ciascuna divoi... Non abbiate paura di fissa-re i suoi occhi colmi di amore in-finito nei vostri confronti e la-sciatevi raggiungere dal suosguardo misericordioso, pronto aperdonare ogni vostro peccato,uno sguardo capace di cambiarela vostra vita e di guarire le feritedelle vostre anime, uno sguardoche sazia la sete profonda che di-mora nei vostri giovani cuori: se-te di amore, di pace, di gioia, e difelicità vera.Venite a Lui e non abbiate paura!Venite per dirgli dal profondo deivostri cuori: «Gesù, confido inte!».Lasciatevi toccare dalla sua mise-ricordia senza limiti per diventa-re a vostra volta apostoli dellamisericordia mediante le opere,le parole e la preghiera, nel no-stro mondo ferito dall’egoismo,dall’odio, e da tanta disperazione.Portate la fiamma dell’amore mi-sericordioso di Cristo – di cui haparlato san Giovanni Paolo II –negli ambienti della vostra vitaquotidiana e sino ai confini dellaterra. In questa missione, io viaccompagno con i miei auguri ele mie preghiere, vi affido tutti aMaria Vergine, Madre della Mise-ricordia, in quest’ultimo trattodel cammino di preparazionespirituale alla prossima GMG diCracovia, e vi benedico tutti dicuore.

Dal Vaticano, 15 agosto 2015Solennità dell’Assunzione

della B.V. Maria

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2016 65

La Madonna Nera di Czestochowa.

IL MOVIMENTO GIOVANILEGUANELLIANO A CRACOVIA

I giovani guanelliani dai 17 ai 30 anni vivrannoinsieme l’esperienza della Giornata Mondialedei Giovani a Cracovia, che per noi coprirà igiorni dal 22 luglio al 1o agosto 2016.Anche qui l’idea è di vivere insieme l’esperienzacon tutti i giovani guanelliani d’Italia, ma anchedel mondo. Saremo accolti nella nostra comunitàdi Skawina, a pochi chilometri da Cracovia. Par-teciperemo a tutti gli eventi della GMG, avremodei momenti di condivisione, catechesi e festafra noi giovani guanelliani e faremo anche alcu-ne significative visite (Auschwitz, Czestochowa, iluoghi natali di San Giovanni Paolo II...).

Il Santuario e la Madonnadi Czestochowa.

[email protected]

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Roma, Vaticano, 28 gennaio - 2 febbraio 2016

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201666

sco ha voluto parlarci abraccio, anche se avevascritto qualcosa su tre pa-role che voleva lasciarcicome indicazione di unnuovo cammino: profe-zia, prossimità e speran-za.Ma poi nel suo discorsofatto «col cuore», ci haraccomandato di pregaree pregare perché il Signo-re sia ancora prodigo divocazioni alla vita consa-crata. Di essere prossimial fratello o alla sorellaammalata che ci è vicinoe ha bisogno del nostrosoccorso; di essere profe-zia, cioè di essere «uomi-ni e donne consacrati alservizio del Signore cheesercitano nella Chiesaquesta strada di una po-vertà forte, di un amorecasto che li porta ad unapaternità e ad una mater-nità spirituale per tutta laChiesa, di un’obbedienzache ci renda come Gesùobbedienti al Padre e por-tatori di salvezza nel

mondo». «La nostra vitaconsacrata ha senso per-ché rimanere con Lui eandare sulle strade delmondo portando Lui, ciconforma a Lui, ci fa es-sere Chiesa, dono perl’umanità».Insomma, «bisogna ritor-nare al primo Amore», di-ceva mons. José Rodri-guez Carballo; infatti «lavita consacrata ha biso-gno di un nuovo rinnova-mento» che la riporti allosplendore interiore edesteriore delle sue origini,così come quando è stataconcepita nella mente enel cuore di Dio.Il convegno si è conclusoalla grande con un con-certo mirabile, diretto damons. Frisina: Sulle traccedella Bellezza - Oratorio; ilfulcro si è avuto con i pel-legrinaggi alle Basilichepapali per l’acquisto del-

l’indulgenza dell’Anno giu-bilare e poi alla celebra-zione eucaristica presie-duta dal Santo PadreFrancesco, nel pomeriggiodel 2 febbraio, festa dellaPresentazione del Signoreal Tempio, detta comu -nemente Candelora, gior-nata annuale di preghie -ra dedicata ai Consacrati.L’Anno che abbiamo con-cluso ha contribuito a farrisplendere di più nellaChiesa la bellezza e lasantità della vita consa-crata, intensificando innoi consacrati la gratitu-dine per la chiamata e lagioia della risposta. Gra-zie, Gesù, per la tua ami-cizia sponsale, per la tuachiamata.

Suor Maria Teresa

VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

Convegno mondiale dei consacratia chiusura dell’Anno della Vita Consacrata

ROMA • Casa S. Pio X

Roma, Vatricano, Aula Nervi,1o febbraio 2016. PapaFrancesco saluta i consacratipartecipanti al Convegno.

Roma, S. Pio X, 31 gennaio2016. Madre Serena, la Vicaria suor Giustina e suor Maria Antoniettadurante la rinnovazione deiVoti di suor Monica, suorLiliana e suor Rosalia.

E ravamo in cinque-mila presenti al con-vegno in chiusuradell’Anno della Vita

Consacrata – e noi gua-nelliane abbiamo parteci-pato numerose –, che haavuto inizio l’8 dicembre2014. Anziani e giovani,eremiti e claustrali, istitu-ti di vita apostolica e laiciconsacrati, uomini e don-ne che hanno lasciato tut-to per amare con cuoreindiviso il Signore Gesù eseguirlo per le vie delmondo ad annunziare ilsuo Vangelo di salvezza atutti gli uomini, con pre-ferenza ai poveri e ai pic-coli, dove maggiormentesi vede la presenza delDio incarnato.Il Dicastero della Vitaconsacrata è stato eccel-lente nel programmare gliincontri, dove le relazionisono state tenute da con-sacrate e consacrati fa-mosi per la loro esperien-za e professionalità.Al termine, Papa France-

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2016 67

50 anni ed oltre...PADOVA • Scuola dell’Infanzia «San Luigi Guanella»

stata accesa da suor Gi-netta Siviero, superiora edirettrice della Scuola,una lampada.È rimasta accesa ognimartedì, giornata guanel-liana, per tutto l’anno2015, come espressioneviva della nostra gratitu-dine per i doni di graziaricevuti.Dopo la celebrazione so-no seguiti gli scambi disaluti sul piazzale dellachiesa.Un momento di gioia ecordialità, per ricordaree ritrovare persone cono-sciute negli anni. Con iConfratelli (ai quali si so-no aggiunti i cappellanidi Fratta Polesine e Tre-centa e don GiuseppeMasiero, sacerdote dioce-sano presente nella par-rocchia) e le Consorellepresenti, abbiamo con-cluso con il pranzo con-diviso nella gioia e nellafamiliarità.

Vicario Foraneo don Fa-bio Artusi. Erano presentila Superiora provincialedelle FSMP suor TeresaGatti, un gruppo di Con-sorelle delle Case del Ve-neto e alcune Sorelle chesi sono succedute in que-sti 50 anni: suor SilvanaSiviero, suor Loretta Se-gantin, suor Graziella Ma-losti, suor Rita Vanzo.Hanno condiviso con noiquesta gioia il personaleche opera nella Scuola,genitori e bambini chefrequentano ora e moltiparrocchiani e non (pic-coli e grandi) che hannoportato un ricordo deglianni trascorsi (ognunocon il volto di una suoravivo nella memoria)colmo di gratitudine ecommozione.Al termine della Messa è

«L’arte di educare è specialmenteopera di cuore» (san Luigi Guanella)

50o Anniversario di fondazione(1965-2015)

Il prisma di cristalloe stato il simbolo

scelto a ricordodel Giubileo.

Il 50o di fondazionedella nostra Scuoladell’Infanzia di Padovaè stato celebratoin diverse tappe nelcorso dell’anno 2015.Riportiamo una sintesidei momentipiù significativiche sicuramente sonorimasti nel cuore di chivi ha partecipatoe di chicon semplicità, dedizioneed entusiasmo,ha collaborato offrendoin diverse modalitàil proprio contributo.Dalla Cronaca dellaComunità ci piaceestrarre qualche pensieroe le foto: piccolo«segno» tangibiledi un pezzo di storiavissutain clima di fraternitàe di gratitudine.

La Chiesa deve sapereducare alla «vita buonadel Vangelo».

D

Domenica 25 gennaio 2015Aperturadel 50odella Scuoladell’Infanzia

omenica 25 gennaio2015 alle ore 10 conla solenne concele-brazione eucari-

stica, presso la chiesa par-rocchiale, si è apertoufficialmente il 50o anni-versario della Scuola del-l’Infanzia «San Luigi Gua-nella»; la concelebrazioneè stata presieduta da donMarco Grega, padre pro-vinciale dei Servi della Ca-rità della Provincia SacroCuore. Con lui hannoconcelebrato i Confratellidella comunità di Padova(don Ga brie le Cantaluppi,don Daniele Tussi e donFrancesco Bernardin), il

VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201668

VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

professore al l’UniversitàCattolica di Milano ePresidente Nazionale delMovimento Laicale Gua-nelliano e il dott. AntonioValentini pedagogista ePresidente Provincialedei Cooperatori Guanel-liani.

Rinasca l’attenzionealla famiglia

Ha iniziato i lavori delConvegno il prof. Maria-ni, approfondendo il te-ma dell’educazione e del-la famiglia alla luce delSinodo di ottobre 2014.L’emergenza nel voler af-frontare un tale argo-mento era già stata ma-nifestata nel 2008 da Pa-pa Ratzinger. «Siamo difronte ad una emergenzaeducativa, ossia all’estre-ma difficoltà a formarepersone solide, capaci dicollaborare con gli altri edi dare un senso allapropria vita», scrivevaRatzinger. La famiglia,ha spiegato in modo au-

torevole il prof. Mariani,manca di progettualità. Èper questo che, già il Pa-pa emerito, aveva espres-so in modo esplicito checiò che si deve cercare ditrasmettere da una gene-razione all’altra, deve es-sere qualcosa di valido ecerto, delle regole dicomportamento (un’eti-ca), degli obiettivi credi-bili attorno ai quali co-struire la propria vita equella delle nostre fami-

Sabato 28 febbraio 2015

Convegno: Famigliaed educazione oggi

Sabato 28 febbraio 2015,in occasione dei festeg-giamenti previsti per il50o anniversario di fon-dazione della Scuoladell’Infanzia, tenuta dalleSuore guanelliane, c’èstato un interessantissi-mo Convegno sul tema«Famiglia ed educazioneoggi», coordinato da suorFranca Vendramin fsmp.Un tema attuale e fonda-mentale per una Scuoladell’Infanzia che, ancoraoggi, accoglie tra le suemura, sempre giovani, al-legre e colorate, più di110 bambini e ovviamen-te le loro famiglie. Maquesto tema ci appareancora più attuale se sipensa che solo da qual-che mese si è concluso ilSinodo Straordinario vo-luto dalla Chiesa propriosu queste stesse temati-che. I relatori e tutti co-loro che sono intervenutihanno intrattenuto undialogo veramente coin-volgente con le numerosefamiglie presenti. In par-ticolare, si sono distintiper i loro qualificati con-tributi il prof. VittoreMariani, pedagogista,

glie. La Chiesa deve sa-per educare alla «vitabuona del Vangelo». Lacrisi antropologica, teleo-logica ed etica cui stiamoassistendo crea un persi-stente disorientamento,una vera e propria crisidi identità della famiglia,dell’educazione e del va-lore della vita stessa.Quali le cause? La cultu-ra odierna dell’individua-lismo, del piacere assolu-tizzato, il relativismo, il

Le famiglie convenute allafesta salutano la direttricesuor Ginetta Siviero. Esseregenitori richiede, comunque,in prima ma anche in ultimabattuta, un «atto di fede»,ossia la consapevolezza chesempre e comunque e Dioche ci guida.

Il nuovo superioredella comunità,don Angelo Gottardi,saluta l’assembleapartecipante al convegno.

fatto che non c’è nulla dicerto, ma «se si può sifa», il tutto con conse-guenze disastrose comel’attuale disagio giovanilee tutte le nuove forme dialienazione. Ma di qualefamiglia si è parlato du-

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rante il Sinodo?, ha con-tinuato Mariani. Di unuomo e una donna conun legame progettualeaperto alla vita e all’edu-cazione per la trasmissio-ne della fede.Educare, dunque, per laChiesa, deve essere unmodo per condurre allafede, per dare una spe-ranza vera ai nostri ra-gazzi.Papa Francesco stesso,nel suo messaggio dopoil Sinodo, ha voluto riba-dire che si deve andareoltre la cultura del prov-visorio e dello scarto everso una nuova fedeltàalla vita comunitaria,adoperando la misericor-dia verso tutti, cercandodi prevenire gli erroritramite una solida for-mazione per le famiglie.Le riflessioni molto at-tente del prof. Marianihanno messo in risalto ilmessaggio di Papa Fran-cesco.Non lasciamo sole le per-sone nelle loro crisi; deverinascere l’attenzionedella comunità per le fa-miglie tramite il rilanciodi una cultura della «vitacomunitaria».Si deve passare dall’otti-ca del voler solo ricevere,alla consapevolezza che ècon il «dare insieme» chepossiamo veramente«educare» in modo nuo-vo e coraggioso i nostrifigli.

Essere genitori oggi

Per concretizzare ancordi più gli alti temi propo-sti da Mariani è interve-nuto in modo molto viva-ce il dott. Valentini, checon esempi di vita ha sa-puto far ragionare i pre-senti su cosa significa«essere genitori oggi», fa-

cendo approfondimenti edigressioni su quantodon Guanella, seppur inaltra epoca, già scrivevaa proposito della fami-glia.Nel nostro contesto at-tuale è indubbio che es-sere genitori implica unaconsapevolezza cheognuno è diverso, perchéognuno dei due genitoriparte da un backgrounddistinto, che a sua voltaha ripercussioni sull’edu-cazione che diamo ai fi-gli.Ma è proprio partendoda questi assunti e dalfatto che anche i nostribambini sono prima ditutto persone con capaci-tà e ambizioni che si for-mano all’interno di uncontesto sociale variatorispetto a quello dei geni-tori, che dobbiamo esse-re coerenti ed adottarestrategie di educazione«condivise insieme».La vera forza della fami-glia sta proprio in questacapacità di condividere;ecco perché si ritorna al-la necessità della forma-zione sempre più neces-saria per i genitori.

Martedì 8 dicembre 2015:chiusura del 50o

della Scuoladell’Infanzia

Convegno:la viadell’educazioneper famigliae scuolanel tempo della crisi

Partiredall’educazione...

Il professor Vittore Ma-riani ha aperto il suo in-tervento con delle impor-tanti domande riguardan-ti le vie dell’educazione infamiglia e nella scuola altempo delle crisi, chie-dendo innanzitutto se sipuò parlare davvero di«crisi». E se la risposta èaffermativa da dove si de-ve ripartire e che rilevan-za ha la famiglia, la scuo-la, cosa vuol dire «essereeducatori oggi» e soprat-tutto si può parlare di«emergenza educativa»?Che siamo in uno stato dicrisi antropologica lo haaffermato anche il nostroPapa, oggi ci troviamo adover fare i conti con l’in-dividualismo, dove sonoscambiati i desideri con idiritti. Vige la cultura del-lo scarto, dove si agiscecome se Dio non esistessee di conseguenza si verifi-ca la rottura nella tra-smissione della fede cri-stiana e la realtà apparefragile e confusa, ridottaall’istinto affettivo. E lascuola rischia di diventa-re luogo di addestramen-to individuale. La vita èridotta ad una corsa indi-viduale ad ostacoli versoil successo, il piacere, lasoddisfazione dei bisogni

Molto interessante nelleriflessioni conclusive deldott. Valentini, il riferi-mento al fatto che esseregenitori richiede, comun-que, in prima ma anchein ultima battuta, un «at-to di fede», ossia la con-sapevolezza che sempre ecomunque è Dio che ciguida.Proprio a dimostrazionedi questo, il Convegno siè concluso con la testi-monianza bellissima diuna famiglia della comu-nità, che con coraggio hasaputo collocare le pro-prie scelte d’amore per lavita e per l’educazionedei figli nella gioia dellafede.Da sottolineare pure l’in-termezzo che ha vivaciz-zato l’intero Convegno:un gruppo di bambinidella Scuola «San LuigiGuanella» di Padova,magistralmente prepara-to dalle insegnanti, ha of-ferto alcuni canti con lafreschezza e la gioia lim-pida che caratterizzanol’infanzia.Il buffet ben curato è sta-to offerto dalla Comunitàdelle Suore guanelliane atutti i partecipanti, in unclima di semplice masentita fraternità.

Giovanna Lazzarini

La celebrazione eucaristicapresieduta dal Superioregenerale SdC don A. Crippa.

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uniti e «conditi» ad unacerta dose di aggressività.La confusione tra dirittie desideri e il farsi gli af-fari propri ha portato adintraprendere varie viedell’alienazione, della di-sperazione ed il Papa diceche dobbiamo «inquie -tarci»; ecco allora che èimportante partire dal-l’educazione che non èuna questione individualeperché è Accoglienza –progettare, realizzare, ve-rificare – è Coinvolgi-mento, è Cognitiva, cioèche deriva dalla moti -vazione e la motivazionediscende dall’aspetto af-fettivo e quest’ultimo èinfluenzato dall’accetta-zione.

... in famiglia...

La famiglia deve circon-dare il bambino di affet-to, di benevolenza, ancheattraverso la corporeitàdello stile materno e pa-

terno; deve essere porta-trice di gioia e serenità,di fiducia e luogo in cuisi può sperimentare lacomprensione umana, ilperdono, la riconciliazio-

ne, la fondamentale pa-rola «scusa». Si deve po-ter provare, poi, l’espe-rienza della gratitudine edovrà essere evitato il ri-catto affettivo: ti voglio

bene solo se..., ma ti vo-glio bene indipendente-mente da tutto, per il so-lo fatto che ci sei. La fa-miglia deve poter propor-re orizzonti di senso, del-

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DOMENICA 21 GIUGNO 201560o anniversario di Professione religiosa della superiora

suor Ginetta Siviero

domenica 21 giugno, nel-la quale la superiora suorGinetta Siviero ha ricor-dato i suoi 60 anni diprofessione religiosa.La chiesa parrocchialeera gremita di bambini,

dei loro genitori, di con-sorelle, di parenti e ami-ci...Mons. Claudio Moschini(cugino di suor Ginetta)ha presieduto la celebra-zione eucaristica, anima-

ta dai canti eseguitidai genitori e dai bam-bini della Scuola.Davvero una commo-vente e sentita festa difamiglia!

21 giugno 2015.Suor Ginetta festeggia60 anni di Professione

religiosa.

N

Ecco l’ulivo verdeggiante del 50o di fondazione! Educare, dunque, per la Chiesa, deveessere un modo per condurre alla fede, per dare una speranza vera ai nostri ragazzi.

el corso dei fe-steggiamenti peril 50o anniversa-

rio di fondazione dellaScuola dell’Infanzia èstata inserita la cele-brazione eucaristica di

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la festa e l’esperienza del-la preghiera in famiglia.

... a scuola

E la scuola? Naturalmen-te deve lavorare in siner-gia con la famiglia ac-compagnando il bambi-no nella scoperta dellarealtà e della riflessionesemplice; la scoperta de-gli altri e la fondamenta-le scoperta del potenzialedi se stesso.Se il bambino accetta eama se stesso, sarà allorain grado di farlo anchecon gli altri ed allora ilprogetto educativo deveessere personalizzato albambino, incentrato allemodalità in cui lo intro-duciamo alla vita comu-nitaria.Questo aspetto è fonda-mentale al fine di darglitutti gli strumenti neces-sari per un sereno vivereinsieme. Introdurlo allavita comunitaria significapermettergli di decifrarela realtà alla quale si staaprendo e il conoscerequalcosa evita insicurez-za, timori e ansie inutili.Attenzione perché ilMaestro è tutto quello incui crede, ama, spera. Edeve sempre essere con-sapevole di questo straor-dinario ruolo che gli èstato assegnato. Natural-mente i primi educatorisono i genitori, che con iloro esempi di vita quoti-diana, con l’accoglienza,l’ascolto, la mitezza, lafermezza devono esseremediatori tra il bambinofragile e la realtà compli-cata che lo circonda. Ciògli permetterà di diventa-re adulto autorevole, cioècolui che consapevol-mente è passato dal ruo-lo di educando a quellodi educatore.E la scuola? Ecco che do-

vrà continuare il percor-so incominciato dalla fa-miglia e percorrerlo conessa, di passo in passoper raggiungere assiemela crescita matura e con-sapevole, in cui la parolad’ordine dovrà sempreessere: «permesso», «gra-zie», «scusa».

Daniela Cirillo

50 anni e oltre...

Oltre a questa intensasintesi dell’intervento delprof. Vittore Mariani, nel-la giornata conclusiva deifesteggiamenti sono statidiversi i momenti coin-volgenti che abbiamo vis-suto: il simpatico mes-saggio di «benvenuto»del nuovo superiore dellacomunità dei guanellianidi Padova, don AngeloGottardi (tratto dagliscritti del Fondatore); lariflessione «tutta guanel-liana» del confratello donPino Venerito sul tema:«Come la Famiglia di Na-zareth»; l’intervento signi-ficativo del parroco donDaniele Tussi; la parteci-pazione sempre affettuo-sa e paterna del superioregenerale padre AlfonsoCrippa che ha presiedutoanche la solenne celebra-zione eucaristica.Infine, sono stati com-piuti alcuni gesti simboli-ci di profondo significatoche perpetueranno la«memoria» di questo an-niversario.

• Un albero di ulivo èstato piantato all’in-gresso della Scuola e,prima di interrarlo, èstata deposta, in un’ur-na di vetro, la raccoltadi pensieri e di disegnidei Bambini;

• sulle pareti del grandesalone della Scuola

dell’Infanzia sono statiinaugurati dei pannelliche illustrano con del-le fotografie la storia elo sviluppo dell’opera.Le immagini sono com -mentate da alcuni pen-sieri tratti dal testo perProgetti EducativiGuanelliani e dal Ma-gistero di Papa France-sco sulla famiglia;

• le nostre Consorellehan no fatto dono allaCappella della ChiesaParrocchiale di unostupendo quadro disuor Chiara Bosatta.

Davvero una esperienzasingolare per la sua es-senzialità e, nel contem-po, per la ricchezza dieventi e di contenuti chesono stati via via pro -posti.

Sono stata contenta diaver partecipato e quindidi aver sperimentato «dipersona» la stima, l’acco-glienza e il calore delleConsorelle e... dei pado-vani!

Suor Franca Vendramin

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DAGLI SCRITTI DI SAN LUIGI GUANELLA

a mente dei fanciulli è una lastra che ricevele immagini delle persone e delle cose e le ritiene.

Le fotografie rimangono e le impressioni chevoi sapete fotografare, rimangono parimente im-presse nella mente e nel cuore dei buoni fanciulli.

Lavora bene chi lavora nelle menti innocenti: leprime impressioni sono le più care e maggior-mente perdurano.

Avanti con forte animo, perché avete tra mano unlavoro prezioso, l’educazione delle anime ed è la-voro che continua in ogni giorno dell’anno.

(L. GUANELLA, Alle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza nell’Opera degli asili, 1913)

Foto di gruppo al termine della celebrazione eucaristica del Giubileo d’oro di fondazione.

L

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Una presenza da samaritaninel paese di Gesù

ISRAELE • Nazareth

F

vuoto accanto a noi, va asedersi una persona, unprete, che Gian Carlosembra conoscere bene:provvidenziale!».Il nuovo arrivato si siede;allaccia la cintura. «Èdon Marco, dei Guanel-liani», precisa Gian Carlo.Confesso la mia ignoran-za. Per la prima volta sen-tivo parlare dell’OperaDon Guanella e scopro dilì a poco che non solo idue si conoscono, ma so-no addirittura vicini dicasa proprio nella cittàche era mèta del nostropellegrinaggio: Nazareth.Sono passati ormai diver-si anni da quella mia pri-ma volta in Terra Santa e

ora, da Piccolo Fratelloche quasi da allora vivenella fraternità di Naza-reth, porto con me un ba-gaglio di esperienze e diamicizia con i fratelliGuanelliani, che è cre-sciuto nel corso degli an-ni. Nella città del Messiale nostre due fraternità sitrovano all’interno delcomplesso che costituivaun tempo il monasterodelle Clarisse, ceduto inparte, nel corso degli an-ni, ai frati Francescanidella Custodia, i qualihanno poi accolto la ri-chiesta di «abouna UgoSansi» («abouna» sta per«nostro padre», il titoloriservato comunemente

ai preti) che lo ha trasfor-mato in una splendidascuola per ragazzi diver-samente abili. E propriodi abouna Ugo fu il desi-derio di riaprire quellaporticina che separava lenostre due comunità, tan-to che, dopo alcuni annidalla sua morte, il suopiccolo sogno si è avvera-to.La porta è stata riaperta eda quel giorno non si èmai più richiusa. Questoha permesso ai PiccoliFratelli ed ai fratelli Gua-nelliani di potersi fre-quentare assiduamente inun rapporto di amiciziache è andato crescendo digiorno in giorno e ha of-ferto la possibilità di unreciproco apprezzamentonella diversità delle ri-spettive vocazioni.

Testimoni di accoglienza

Racconta il nostro fratel-lo più anziano, Alvaro,che agli inizi della nostrapresenza qui, circa ven-t’anni or sono, l’aiuto of-ferto da questi nuovi ami-ci è stato particolarmenteprezioso. La porta ancorachiusa e l’alto muro di se-parazione tra le due partidell’antico monastero,non sono riusciti a ferma-re la generosità e la di-sponibilità di questi fra-

La comunità in occasione della recente visita del Patriarcadi Gerusalemme mons. Fouad e del Vicario per Israele

mons. Giacinto Boulos.

Bambini accolti nel «CentroS. Famiglia - Opera DonGuanella» di Nazareth.

ine aprile 2007. LaProvvidenza mi stavaportando in un viag-gio inaspettato da

Foligno, nella splendidaterra umbra, alla TerraSanta, dove la «bellezza»ha preso un nome e unvolto. Non ero ancoraPiccolo Fratello, ma ungiovane prete che stavatrascorrendo un tempo didiscernimento nella co-munità dei «Piccoli Fra-telli di Jesus Caritas» eche, in quell’occasione,accompagnava il priore,fratel Gian Carlo, per unsoggiorno nella fraternitàdi Nazareth, la città diGesù. La mia prima voltanella Terra del Santo. Ilvolo fu davvero particola-re. Io e Gian Carlo sedutil’uno accanto all’altro conun posto vuoto alla miadestra, vicino al finestri-no. Dopo qualche istantevedo arrivare una perso-na che chiede di sedersi.Un prete. Gian Carlo losaluta con affetto. «Incre-dibile! – penso – su que-sto volo, nell’unico posto

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telli. In particolare il sag-gio papà di abouna Mar-co, signor Elio, che erasolito passare ai nuovi ar-rivati, con l’ausilio di sca-le, quanto necessario peri normali lavori di manu-tenzione, indispensabilinegli ambienti dei nuoviinquilini. Così dall’altodelle due scale, una al diqua e una al di là del mu-ro, l’amicizia ha messoradici profonde perché lapianta che nasceva dove-va essere ben alta. Mal’amicizia e l’accoglienzanon si sono fermate lì. Inpiù di un’occasione il pre-zioso consiglio di fr. Carloe don Marco ci ha orien-tati nelle scelte più o me-no semplici che eravamochiamati a fare. Non è co-sa da poco poter contaresull’esperienza di qualcu-no che conosce la menta-lità, la lingua, la terra incui ti trovi a vivere comein un luogo ancora scono-sciuto ai tuoi occhi.Tutto il mondo è la vostrapatria! In questa Terradove la famiglia e la terraconservano un valore diprimaria importanza, lapresenza di Religiosi chelasciano la loro nazione

per andare a servire i piùpoveri in paesi lontani,suscita spesso stima edammirazione. Così il ser-vizio qualificato dei no-stri fratelli in Terra Santacustodisce pure questovalore aggiunto. Ad oggisono tre i fratelli Guanel-liani: Carlo, Marco e JohnKennedy. Due italiani edun indiano. I primi duepresenti qui da lunga da-ta, mentre il terzo, JohnKennedy, cinque anni fa èapprodato in questa cittàdi Nazareth. Una comuni-tà che nel suo piccolo viveuna dimensione intercul-turale, proprio a partiredalla presenza di fratelli

che hanno lasciato le loropatrie differenti e si sonouniti per il servizio degliultimi. Ognuno con il suostile e con le sue caratteri-stiche personali e cultura-li, ma tutti motivati dallacomune passione per ilregno di Dio e per il Van-gelo. Desidero concluderecon una citazione da unapiccola biografia su sanLuigi Guanella: «Assunsequindi come sua insegnauna croce col cuore e ilmotto agostiniano: “Inomnibus charitas” l’amo-re come donazione di vi-ta» (DON PIERO PELLEGRI-Ni, Don Luigi Guanella:chi è?, Quaderni di for-

mazione 18, p. 19, edizio-ne fuori commercio).Mi ha colpito questa pic-cola annotazione proprioa motivo del simbolo scel-to da san Luigi: la crocecol cuore. Lo stesso sim-bolo che adottò fr. Char-les de Foucauld e che di-venne come il suo logo ela sintesi della sua interaspiritualità. Quel simbolorappresenta oggi un pun-to di incontro molto fortetra i Piccoli Fratelli di Je-sus Caritas e i fratelliGuanelliani, quasi a san-cire un’amicizia nata nel-la semplicità di una vitadi buoni vicini e arrivataad essere l’esperienza reli-giosa di una comunità«intercongregazionale».Una parola difficile perdire semplicemente che èpossibile vivere insieme:persone di diversi paesi,di diverse culture, di di-verse religioni, ed anchedi diverse appartenenzealla vita religiosa. La no-stra presenza semplice,talvolta silenziosa, nutritadi preghiera, in molte oc-casioni ha rivolto la suaattenzione e la sua inter-cessione verso questi carifratelli, chiedendo al Si-gnore che la divina Prov-videnza potesse guidaresempre i loro passi nelprezioso e arduo compitodi diffondere l’amore diDio verso i più poveri eindifesi.

Maro Cosini

Don J. Kennedy Savarirayar,fr. Carlo Fondrini,don Marco Riva,

Servi della Caritànel «Centro S. Famiglia»

di Nazareth.

Nazareth, «Holy Family School».

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Dalle origini ad oggiSVIZZERA • Tesserete - Casa S.Giuseppe

combinavo e già pensavoalla seconda. MammaEmilietta aveva un granda fare per tenermi a ba-da ed era brava ad inven-tare ed improvvisare mil-le modi per mantenermioccupato. Al mattino misvegliavo prima delle 6 emettevo in subbuglio laquiete famigliare. Daicinque anni e durantetutto il percorso dellascuola elementare ero di-ventato il chierichettofisso della Messa bassaferiale delle ore 6,30presso la Chiesa di SanNicolao.La sorella di mia mam-ma, zia Maria Luisa, ave-va sposato il medico Por-firio Lepori di Lopagno.Vivevano a Miera, frazio-ne di Lopagno e lo zioaveva l’ambulatorio incasa. Nonna Rita (nonnamaterna) viveva con loro;con i genitori andavamoda loro regolarmente in

ca, ricoprendo il ruolo diSindaco del Comune diLopagno. Negli anni ’30si era attivato affinché ilCantone realizzasse ilcollegamento stradalecon Corticiasca, localitàraggiungibile a quel tem-po con una mulattiera.Durante il periodo dellevacanze gli zii, adorabili,mi invitavano a trascorrealcuni giorni di vacanzapresso la loro accoglientecasa. Con zio Porfirio siera sviluppato un intensoaffetto; il suo ricordo èsempre impresso nel miocuore, come pure i suoiinsegnamenti. Quanti beimomenti abbiamo tra-scorso assieme, lo ac-compagnavo durante lesue visite a domicilio edho conosciuto la realtàdel territorio. Mi raccon-tava, evidentemente intono fiabesco, quandoandavamo a Lupo (fra-zione di Lopagno) che dinotte, nei boschi adia-centi, si poteva ancoraincontrare questo preda-tore.

visita oppure veniva aLugano per trascorrerealcuni giorni e dare unamano a mamma Emiliet-ta, molto indaffarata, aquel tempo eravamo 4fratelli in tenera età.Zio Porfirio era nato nel1899; dopo aver studiatomedicina presso le Facol-tà di Pavia e di Genova,aveva iniziato la sua atti-vità professionale pressol’Ospedale Civico el’Ospedale italiano. Nel1930 era stato nominatomedico condotto dellaPieve e dell’Alta Capria-sca. Per 41 anni, fino almomento della sua mor-te sopraggiunta improv-visamente nel 1971, èstato il medico buono, vi-cino ai bisogni della suagente, diventando unpunto di riferimento perle famiglie. È stato, fral’altro, medico scolasticoed ha dedicato il suotempo anche alla politi-

Il racconto di un rapporto speciale con la Casa S. Giuseppe

Tesserete (CT).Casa S. Giuseppealle origini.

Casa S. Giuseppe oggi.N ella vita vi sonodelle circostanzecasuali e delle di-namiche, dovute

anche al destino, che ge-nerano lo sviluppo dirapporti intensi e parti-colari che durano e sirafforzano nel tempo. Èil mio caso; negli anni hapreso forma un legame eun’affinità di intenti conla Casa S. Giuseppe e laCongregazione delle «Fi-glie di Santa Maria dellaProvvidenza in Roma»che ripercorro brevemen-te.Sono nato e cresciuto aLugano, in via Coremmo4, in prossimità dellaStazione, il 18 marzo1945, la famiglia eracomposta da 4 fratelli e 2sorelle. Papà Amilcare halavorato presso le Ferro-vie federali svizzere edera il cassiere della bi-glietteria della Stazionedi Lugano. Secondogeni-to, da piccolo ero un di-scolo, un bambino moltovivace (oggi li definisco-no iperattivi), una la

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Percepivo, nel primo do-poguerra, che la vita inCapriasca era dura, fattadi fatiche, ma dignitosa;molte famiglie eranoconfrontate con difficoltàeconomiche ma non so-lo. In città avevamo qual-

tà che è rimasto attivo fi-no al 1958.Ho conosciuto la Casa S.Giuseppe a Tesserete neglianni 1949-1950, accompa-gnando zio Porfirio in oc-casione di una visita me-dica settimanale. Non

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tatto è diventato quoti-diano, mamma Emiliettaè ospite della Casa S.Giuseppe dal mese diaprile del 2010.La vicinanza con la CasaS. Giuseppe e la Congre-gazione ha arricchito lamia esperienza di vita, inparticolare dalle personeanziane ho ricevuto mol-to, ascoltando i loro vis-suti e valorizzando le lo-ro esperienze. Ho ancheavuto modo di apprezza-re il servizio delle Suore,una presenza umile edoperosa, l’impegno e ladedizione dei collabora-tori. Ringrazio l’opportu-nità che mi è stata datadi ripercorrere la relazio-ne sviluppata con la CasaS. Giuseppe e di riviverela cara memoria di zioPorfirio.

Corrado Piattini

Le frequentazioni pressola Casa S. Giuseppe sonostate regolari, visitandole persone anziane resi-denti nel Comune ospitidella struttura.Nel 1994 sono stato no-minato segretario anima-tore dell’Associazione deiComuni della RegioneValli di Lugano con sedea Tesserete, mansioneche ho ricoperto fino almomento dello sciogli-mento di questo organi-smo territoriale, avvenu-to nel 2012 a seguito del-la costituzione dell’Enteregionale per lo sviluppodel Luganese.Con la mia nuova attivitàho avuto ripetuti contatticon la Superiora dellaCasa S. Giuseppe; in par-ticolare ho accompagna-to la Congregazione nellarealizzazione dell’impor-tante progetto che hapermesso di ristrutturarela struttura, adeguandolaalle mutate esigenze ri-chieste per essere ricono-sciuta quale casa medica-lizzata.Dal 2003 la Casa è statariconosciuta nella piani-ficazione cantonale deiposti letto medicalizzatiper le persone anziane edè stata messa al beneficiodei sussidi cantonali tra-mite un contratto di pre-stazione. A partire dal ri-conoscimento cantonale,sono stato designato dalConsiglio di Stato qualerappresentante del Can-tone nel Consiglio diFondazione della CasaS. Giuseppe e, successi-vamente, anche della Ca-sa Beato Luigi Guanelladi Castel San Pietro.Nell’ambito di questomandato ho avuto ed hotuttora dei frequenti con-tatti con la Casa e la Con-gregazione delle Suore;negli ultimi anni il con-

che comodità in più, an-che se le condizioni fi-nanziarie erano ristrette.Zio Porfirio aveva la ca-pacità dell’ascolto, con lesue doti umane era di-ventato l’interlocutore dimolte famiglie che espo-nevano i loro disagi e leloro problematiche; sipreoccupava e dava deiconsigli per affrontareostacoli e difficoltà chefacevano parte della vita.Era il medico della CasaS. Giuseppe di Tesserete,fondata e gestita dallaCongregazione delle Fi-glie di Santa Maria dellaProvvidenza nel 1934 edell’Istituto Don Orione,attivo dal 1951; visitavaregolarmente le strutturee portava sostegno e con-forto agli ospiti dellestrutture.Presso la Casa S. Giusep-pe, oltre a visitare gliospiti anziani, assistevale mamme partorientipresso il reparto materni-

nascondo che ero rimastoimpressionato da questoprimo impatto con le per-sone anziane, ospiti dellastruttura, visibilmente tri-sti e melanconiche, chepurtroppo, a dipendenzadelle condizioni di salute,avevano dovuto abbando-nare il focolare domesticoe la vita rurale per esseresostenute ed accompa-gnare nel loro nuovo cam-mino quotidiano.L’Opera Don Guanella,quella maschile, l’ho co-nosciuta e vissuta neglianni 1959 e 1960, anni incui ho frequentato la ter-za e quarta ginnasiopresso il Collegio San-t’Anna di Roveredo Gri-gioni.Nel 1976 mi sono trasfe-rito a Cagiallo, terrad’adozione; a partire dal1980, per vent’anni, sonostato attivo in politica, ri-coprendo per 12 anni ilruolo di Sindaco (dal1988 al 2000).

Il dr. med. Porfirio Lepori ritratto nel suo ambulatorionei primi anni d’attività.

Non scordartimai di Dio nei momentidi felicità.Perché Dionon si scordamai di te nei momentidi difficoltà.

S. Giovanni Paolo II

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principali, a chiusura delgiubileo.

Il primo, il 19 ottobre2015, con la presenzadella superiora provin-ciale, suor Neuza MariaGiordani. È stato un mo-mento di particolare bel-

ove leggiamo: «La dire-zione, gli insegnanti, glialunni e gli operatori tut-ti della Scuola Madonnadella Provvidenza, insie-me con la Famiglia Gua-nelliana, hanno celebratoil giubileo d’oro dellascuola, nel Santuario-

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Gratitudine a Dio provvidenteper il giubileo d’oro

BRASILE • Santa Maria - RS - Scuola «Madonna della Provvidenza»

LBasilica della MadonnaMediatrice. La Messa èstata trasmessa al vivodalla rete televisiva RE-DE VIDA, ed ha avutouna grande partecipazio-ne di bambini che hannoaffascinato tutti, con laloro semplicità e gioia.Il Vescovo diocesano,Monsignor Hélio AdelarRubert, ha presieduto laMessa e nell’omelia hamesso in risalto la storiaeducazionale della scuolaed il servizio prestatodalle suore e dagli educa-tori in questi 50 anni dieducazione e formazionedei bambini.Oltre alla comunità sco-lastica, molte famiglieerano presenti, parteci-pando alla liturgia direndimento di grazie».

Il secondo momento, rea -lizzato sabato 14 novem-bre, si è svolto nei localistessi della scuola. Haavuto inizio con la cele-brazione eucaristica del lasolennità della Madonna

tutto l’anno giubilare cheha coinvolto, insieme alleconsorelle che dirigonola scuola, anche tutta lacomunità educativa laicadi insegnanti ed operato-ri, come pure, insiemeagli alunni, le famiglie etutto il mondo civile edecclesiale che gravita in-torno all’opera.Tra le tante iniziative di-stacchiamo due momenti

lezza, dove i protagonistisono stati gli alunni,bambini ed adolescenti,che hanno rapito il cuoredi tutti con le loro pre-ghiere e canti.Su questa celebrazione,diamo la parola alla rivi-sta della diocesi di SantaMaria, «O Santuário»,

Santa Maria - RS. Santuario-Basilica della MadonnaMediatrice. S. Messa di ringraziamento per il giubileo d’oro.

I piccoli che hannocommosso l’assemblea.

a scuola Madonnadella Provvidenza,nel la città di SantaMaria, RS, Brasile,

ha celebrato con esultan-za il suo giubileo d’oro.La celebrazione è stataarticolata durante diversimomenti, nel corso di

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della Provvidenza, pre-sieduta dal Servo dellaCarità, padre Ivo Cattani,parroco.Hanno partecipato allacelebrazione, insieme al-le consorelle della comu-nità, un nutrito gruppodi suore giunte per l’oc-casione dalle comunitàvicine del Rio Grande delSud.L’assemblea è stata arric-chita dalla presenza ditutto il corpo docente ededucativo dell’Istituto, danumerosi CooperatoriGuanelliani, dai Volonta-ri, dagli Amici del colle-gio Provvidenza, e da va-ri rappresentanti delleautorità civili del comu-ne di Santa Maria, a no-me del Sindaco e dellaSegreteria di Educazio-ne. È apparsa così la fe-conda collaborazioneeducativa esistente tra lacittà di Santa Maria e lacomunità educativa del-l’Istituto.È quanto messo in lucedalla direttrice dellascuola e superiora dellacomunità, suor MariaEdi Dapper che, nel rin-graziare tutti i convenuti,ha riservato uno specialeringraziamento per la fi-ducia data alla comunitàdel collegio da parte delleautorità cittadine. Esse ci

hanno ritenute capaci dieducare i bambini dellacittà di Santa Maria e celi hanno affidati e noicrediamo che, grazie allafilosofia ed alla metodo-logia educativa di sanLuigi Guanella, stiamofacendo «la differenza»nelle loro vite.Ci rimane allora – conti-nua suor Maria Edi – difare del nostro meglioper realizzare, nella vitadei nostri alunni, la frasedi don Guanella che èscritta sulla piantina cheognuno potrà portare acasa, come impegno chescaturisce da questa cele-brazione: «Il cuore dellapersona è come la terradi un orto o di un giardi-no che, se coltivata, pro-duce fiori e frutti».In seguito altre suore, co-me suor Maria Meneghi-ni, già direttrice della

scuola per molti anni, esuor Elda, che rappre-sentava la superiora pro-vinciale, hanno messo inluce che la magnifica fio-ritura che oggi la scuolapresenta, attraverso labellezza che ammiriamonegli atteggiamenti deibambini ed adolescenti,viene da lontano.Essa, infatti, affonda lesue radici nella dedizionetotale alla missione daparte di tante suore gua-nelliane e di molti educa-tori laici che si sono avvi-

Teresina Benetti e a suorMaria Speranza, presentiin sala, che appartengo-no al primo gruppo dellegiovani brasiliane chehanno accolto la vocazio-ne e la missione guanel-liana.Ma, dopo che a Dio prov-vidente ed alla VergineMaria, il ringraziamentova commosso a suor Lu-cia Coan che, 50 anni fa,diede inizio alla scuola,in mezzo a tante difficol-tà e sacrifici, soddisfatta,però, di estendere il be-neficio di una maggiorecultura e perciò di nuovepossibilità di vita degna,tra «figlie di operai e fer-rovieri»: così scrivevasuor Lucia alle superioreitaliane.Dopo le commemorazio-ni, che fecero emergerenostalgie e desideri di unimpegno sempre più in-tenso nella missione edu-cativa, giunse l’ora del-

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Affascinala piccolache cantaa memoriail Salmo.

Suor MariaEdi,superiorae direttricedella ScuolaMadonnadellaProvvidenza,illustrala pedagogiaguanelliana.

cendati, lungo il corsodegli anni, nella condu-zione dell’opera.Sono state così ricordatele prime quattro missio-narie che vennero dal-l’Italia in Brasile nel lon-tano 1960 ed al tempostesso le prime giovaniche accolsero la sementedella vocazione guanel-liana in Brasile.In questo momento congioia l’assemblea diedeun forte applauso a suor

l’ottimo «churrasco» edella monumentale torta!Gli abbracci ed i ringra-ziamenti a tu per tu, so-prattutto rivolti alle so-relle della comunità, siprolungarono per tutto ilpomeriggio!

Suor Elda

Suor MariaEdi e suorEvandrasalutanoi convenuti.

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Gradita sorpresa è stataquella di trovare tutto l’am-biente bellamente adornatocon tendaggi e palloncinibianchi, rossi e verdi, ri-chiamando i colori dellabandiera italiana, in omag-gio al grande italiano LuigiGuanella. Le insegnantiche hanno preparato ed ad-dobbato il locale, avendoscoperto che l’autrice dellastoria a fumetti è la stessache, all’epoca della cano-nizzazione di san LuigiGuanella, ha donato almondo guanelliano bellis-simi banners, relativi aimomenti principali della

biografia del nostro santo,ne hanno goduto profon-damente ed hanno dispo-sto in bella mostra parecchidei banners pubblicati nel2011. La presentazione èavvenuta all’interno di uncerimoniale solenne, se-condo il costume tipico delBrasile per le grandi occa-sioni. Ha diretto la cerimo-nia fratel Arilson Bordi-gnon, SdC, giornalista edirettore del CECOP, Cen-tro di Comunicazione dellaProvincia brasiliana deiServi della Carità. Fr. Aril-son ha esordito parlandodel valore del libro nello

sviluppo e nell’evoluzioneculturale dell’umanità. Il li-bro, ha detto, è strumentofondamentale nel passag-gio da una generazioneall’altra di saperi e di valorie si può affermare che è illibro il primo responsabiledella società in cui viviamo.In questo passaggio di va-lori, che avviene grazie allibro, si inserisce la deci-sione dei guanelliani e delleguanelliane del Brasile disolennizzare il concludersidel primo centenario dellanascita al Cielo del Fonda-tore per mezzo di un libro,che riporta bellamenteespressi, attraverso l’artepropria del fumetto, nellabellezza del disegno e deicolori, valori della vita e delcarisma di san Luigi, inter-pretati attraverso il cuoreed il genio della pittrice An-tonella Sardiello.Dopo questa introduzione,è stato proiettato in sala unvideo che si riferiva al fu-metto, prodotto dagli inse-gnanti e dagli alunni dellaScuola, i quali hanno datovoce e movimento ad al-cune scene dell’albo.Dando continuità alla ceri-monia, fr. Arilson ha com-posto il tavolo dei relatoriinvitando suor Neuza Ma-ria Giordani, superioraprovinciale delle FSMP,don Mauro Vogt, superioreprovinciale dei SdC, suorElda Soscia traduttricedell’albo, don Alcides Ver-gutz superiore locale deiSdC, la professoressa Ma-rilaine Brizolla, segretariadel Centro Brasiliano diStudi Guanelliani e la pro-fessoressa Angela RimoloRizzo, direttrice dellascuola San Luigi Guanella.Prima che i relatori pren-dessero la parola, è statoeseguito l’Inno nazionalebrasiliano e subito dopoquello italiano.Ha aperto la tavola roton-

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Presentazione del fumettoBRASILE • Porto Alegre - RS

È«Contra o vento, de mãos dadas com Deus»

stato un vero donodella Provvidenza,per le FSMP del Bra-sile, l’aver potuto

chiudere, insieme ai SdC,l’ANNO CENTENARIO del-l’entrata nella gloria di sanLuigi Guanella, con la pre-sentazione al pubblico dellabiografia a fumetti del no-stro santo, opera dell’artistaAntonella Sardiello, tra-dotto in portoghese. Il cen-tenario per la Provincia delBrasile si è concluso il 24ottobre 2015, festa liturgicadi san Luigi Guanella, conla solenne Messa di ringra-ziamento, presieduta dadon Mauro Vogt, superioreprovinciale dei SdC e con-celebrata da numerosi sa-cerdoti guanelliani riunitiper l’occasione nella bellachiesa-santuario della Ma-donna del Lavoro, in PortoAlegre. Era presente pureun nutrito gruppo di suore,giunte per l’occasione dallecomunità vicine, del RioGrande del Sud. Durante lasanta Messa un buon nu-mero di Cooperatori ha rin-novato la propria promessadi fedeltà al Carisma gua-nelliano. La chiesa era gre-mita di fedeli che amanomolto sia san Luigi Gua-nella che la beata Chiara.Conclusa in chiesa la so-lenne liturgia, nell’atriodell’attigua Scuola SanLuigi Guanella, gestita daiServi della Carità, si èsvolta la cerimonia di pre-sentazione dell’albo «Con-trovento, a braccetto conDio» che, in por toghese,ha assunto il titolo «Con-tra o vento, de mãos da-das com Deus».

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da la superiora provincia-le suor Neuza Maria Gior-dani, la prima responsabi-le per la stampa del fu-metto in Brasile. Ella haraccontato di aver visto inItalia l’album e di averneapprezzato la bellezza ar-

«de mãos dadas comDeus», strettamente unitoa Dio. Fratel Arilson, dopoaver presentato un breve«curriculum vitae» dellapittrice Antonella Sardiel-lo, ha letto il Messaggioche questa ha inviato al-

il tragico evento del terre-moto della Marsica, avve-nuto nell’ultimo anno del-la vita del Fondatore. Essevogliono essere un donoper la versione brasilianae, nello stesso tempo, unadoverosa integrazione perla completezza dell’operagrafica.Ringrazio di cuore le su-periore italiane e brasilia-ne, ringrazio suor Eldaper il sostegno e la suatraduzione, nonché quantihanno collaborato allarealizzazione dell’edizioneportoghese.Ora desidero lodare e rin-graziare la Provvidenza diDio per questo dono, cheoggi abbiamo la gioia dipresentare a questa frater-na assemblea, a chiusuradell’anno Centenario dellanascita al cielo del nostro

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ai bisogni che premevanoai margini della società,per questo il nostro Santoè vivo e attuale e merita diessere conosciuto. L’ideadel fumetto – sostenutadall’allora Superiora gene-rale suor Giustina Valicen-ti e in seguito approvatadal l’attuale Superiora ge-nerale suor Serena Cisera-ni – è nata proprio perquesto. Un lavoro che miha vista impegnata per cir-ca tre anni nello studiodella figura e degli scrittiguanelliani, in particolarmodo dell’autobiografia«Le vie della Provviden-za», che ho tenuto real-mente sotto il cuscinoquasi a plasmare il miopensiero per poter struttu-rare la sceneggiatura.Sono seguiti viaggi sui luo-ghi guanelliani, riconosci-

bili nell’opera grafica, per-ché ripresi dal vero. Il ri-cordo che mi emoziona an-cora oggi è l’aver pregato edormito nella cameretta didon Luigi – ora adibita acappella – il cui soffitto,come vediamo nell’albo,egli dipinse di stelle.Il lavoro è piaciuto moltoa suor Neuza Giordani,Superiora provinciale e asuor Elda Soscia che hatradotto Controvento abraccetto con Dio, chie-dendomi di inserire trenuove tavole, raccontando

don Guanella. Mi sovvienea conclusione di questomessaggio il dialogo che ilfilosofo cristiano SoerenKierkegaard immagina fraDio e il suo testimone dicarità:«Quando il testimone arrivaalla morte, dice a Dio: grazieanche delle sofferenze che mihai dato. Grazie a te, infinitoAmore! Ma Dio gli rispon-derà: grazie a te, amico mio,per l’uso prezioso che ho po-tuto fare di te!».

Antonella Sardiello

tistica ed al tempo stessola profondità del messag-gio guanelliano. Davantiad un’opera di così grandevalore, sorse in lei il desi-derio di poter mettere adisposizione degli adole-scenti e dei giovani delleparrocchie e delle scuoledel Brasile tanta ricchez-za, ma in un primo mo-mento le sembrò che ilsuo fosse solo un sogno.Pian piano, però, la Prov-videnza aprì il cammino ela prima alleata di suorNeuza fu la stessa artistache si mise a totale dispo-sizione con generosità,studiando le possibili vieda percorrere per raggiun-gere lo scopo. Prendendola parola, don Mauro hamesso in luce il grande va-lore del libro che avrebbeparlato con efficacia atanti cuori. Commentan-do il titolo «Contra o ven-to» ha affermato che sanLuigi Guanella aveva lot-tato e difeso i poveri con-tro ogni tipo di ingiustizia,ma che il segreto della suavittoria stava nel fatto chesempre aveva proceduto

l’uditorio brasiliano e chedesideriamo far gustareanche ai nostri lettori.

Suor Elda

Messaggio per la presentazionedel fumetto «Controvento a braccetto con Dio»in Brasile

Quando penso al Brasilemi risuonano le parole didon Guanella «Tutto ilmondo è patria vostra» equesto mi permette di sen-tirmi presente qui in mez-zo a voi, in quel legame difede e carità che unisce laFamiglia guanelliana. Tut-to è iniziato dalla rocciaalpestre di Gualdera,quando il piccolo Luigi hasentito la voce di Mariache lo chiamava a farsistrumento di Provvidenzae, come un’eco, di balza inbalza, di monte in monte,quella voce ha attraversatol’oceano per chiamare cia-scuno di noi come figli diDio e guanelliani. DonGuanella diede origine allesue Opere per rispondere

Porto Alegre - RS. Chiesa-santuario Madonna del Lavoro.S. Messa celebrata prima della presentazione dell’albo

fumetto di san Luigi Guanella.

Tavola rotonda per la presentazione del fumetto. Parla la Superiora provinciale suor Neuza Giordani.

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potuto ascoltare dalla gentedel mio popolo! Non im-maginavo che tante perso-ne volessero così bene asan Luigi Guanella. Conquesto mi rendo conto deivalori e il bene che hannoseminato le Figlie di S. Ma-ria della Provvidenza, chehanno operato e che anco-ra operano in questo paese.Vorrei condividere con voi isentimenti che ha suscitatoin me il guardare gli scar-poni di san Luigi. Mi è ve-nuto in mente il brano bi-blico del roveto ardente delSinai: «Il Signore vide cheMosè si era avvicinato perguardare. Dio gridò a lui

dal roveto: “Mosè! Mosè!”.Rispose: “Eccomi!”. Ripre-se: “Non avvicinarti oltre!Togliti i sandali dai piedi,perché il luogo sul quale tustai è suolo santo!”». (Es 3,4-5). Ho meditato comedon Luigi quante volte si ètolte le scarpe davanti alprossimo! Egli sempre hasaputo mettersi al posto de-gli altri, soffrire con gli al-tri, entrare in empatia conil dolore degli altri... Sem-pre egli ha saputo obbedireall’ordine di Dio: «Togliti lescarpe, perché il luogo do-ve tu stai è terra santa!».

Ximena Laratro

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Don Guanellai suoi scarponi e... Mosè

CILE • Llo Lleo - Techo Fraterno Guanelliano Madre Rosa

G

Cile, Llo-Lleo. I giornali localine hanno parlato.

Cile. Gli scarponidi don Guanella sonoarrivati ben lontani!L’autrice dell’articolo,signora Ximena, al volante,suor Michelina porta lereliquie degli scarponi.

Va’, san Luigi Guanella,perché «tutto il mondo èpatria nostra!».

razie al Cielo e alpassaggio delle re-liquie di san LuigiGuanella per le

strade del nostro paese, Diomi ha fatto un regalo bellis-simo. Suor Michelina Jara,religiosa responsabile dellavostra Congregazione in Ci-le, il 22 ottobre mi ha chie-sto di accompagnarla por-tando le reliquie (gli scar-poni) di san Luigi da Llo-Lleo fino a Rancagua. Chesoavità nel cuore e nell’ani-ma si sente nel portare untesoro sì grande! Mi sem-brava che l’impegno affida-tomi fosse un anticipo diCielo. Quante riflessioni ho

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nella che tu stai distur-bando». Tutti con uncuor solo ed un animasola abbiamo festeggiatoil centenario di san LuigiGuanella gioiosamente,serenamente e con tantaPACE nel cuore.

Suor Lawrance Mary

da Eluru

Allegria! È arrivata ancheper noi la grazia dell’ini-zio di una nuova missio-ne: in Andhra Pradesh,dove si parla la lingua te-legu.In Andhra Pradesh ci so-no stati affidati diversicompiti nella pastoraledella diocesi di Eluru, trai quali emergono quellodella cura dei sacerdotianziani, la scuola e unaCasa per l’aspirantato,casa che all’inizio abbia-mo preso in affitto. Dalluglio del 2014 già era

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La grazia di una presenzaINDIA • Karnataka (Bangalore) e Andhra Pradesh (Eluru)

D

dere le persone che acco-stavano la statua di sanLuigi e le sue reliquiecon grande devozione erispetto. Sarebbe meravi-glioso e sorprendenteascoltare quali sentimen-ti potrebbero aver susci-tato nei nostri bambiniinduisti e mussulmani.Chi baciava (tutti!), chifaceva tre volte intorno ilgiro proprio come fannoper il loro dio (induisti),quando vanno ai lorotempli.Veramente abbiamo re-spirato aria italiana, nelsenso che ci siamo sentitiquasi in Italia dove sonole reliquie del suo corpo:abbiamo avvertito la suaPresenza di grazia inmezzo a noi.Anche i bambini «senti-vano». Quando qualcunodi essi cominciava a di-sturbare, si calmava su-bito sentendo la maestrache diceva: «Calmati, seno lo dico a Padre Gua-

e guanelliani dell’anticaterra dell’India. Le comu-nità si sono date da fareper onorare le reliquie disan Luigi. Le hanno mes-se indosso ad una statuache lo rappresenta e poile hanno portate in que-sto modo in trionfo o sudi un carro decorato o

«Quando bacio la reliquia di un Santo è come se baciassila Misericordia di Dio che si è realizzata in questo Santo.Quando prego davanti alla reliquia di un Santo, ringrazioDio che ha sostenuto quella persona nel suo cammino ver-so la santità».

(Mons. Marco Frisina)

tembre 2015 a ottobre2015) – la presenza inmezzo a noi delle reli-quie di san Luigi Guanel-la: la pellegrina o mantel-lina e la stola sacerdota-le! E lui certamente è ve-nuto con gioia fra noi,che l’abbiamo tanto desi-derato e, desiderandolo,lo abbiamo ottenuto. Èun sogno che si è realiz-zato per noi guanelliane

con gioia con le propriemani, in processione, perle vie delle nostre par -rocchie, sulle strade deipoveri e dei ricchi, perle diverse comunità. Ab-biamo ripetuto proprioquello che lui era abitua-to a fare nella sua vita,andare tra la gente perconsolare, aiutare, daresperanza.È stato commovente ve-

Bangalore - Basavanapura, parrocchia di S. Antonio.La superiora suor Malini accende la fiamma prima dellacelebrazione eucaristica in onore di san Luigi Guanella.

Bangalore - Chikkakammanahalli. Si porta gioiosamentein processione la statua di san Luigi Guanella rivestito

della sua mantellina e di una delle sue stole sacerdotali.

da Bangaloreopo tanta attesa, fi-nalmente nelloscorso Anno cente-nario della sua na-

scita al Cielo, abbiamogoduto – nella diocesi enelle Case guanelliane diBangalore (dal 30 set-

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Provvidenza e di tanticuori volenterosi abbiamorealizzato il nostro in-tento. Abbiamo comin-ciato a tirar fuori le pietree i mattoni decrepiti, inse-rendo mattoni nuovi. Ecosì è nata Casa Santa Ma-ria della Provvidenza, chele suore e le giovani aspi-ranti possono abitare tran-quillamente. Una Casadove si gettano le basi per

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occupata da 8 aspiranti-ne con due suore: suorEstermary e suor UshaRani. È una Casa di for-mazione per le ragazzedel posto.In seguito, con l’aiuto dialcune buone persone ab-biamo acquistato una pic-cola casa con un po’ di ter-reno. Ma essa avevabisogno di essere ristrut-turata e con l’ aiuto della

Eluru. La nostra cappellina che accoglie la statua di s. Luigirivestito delle sue reliquie (la mantellina e la stola sacerdotale).

il futuro della nostra Con-gregazione, nella speranzache tanti cuori giovanilipossano aprirsi al solecaldo dell’amore sponsaleper il Signore Gesù.Il 9 ottobre 2015 è statoun giorno di grande gioiaper Eluru. Perché, vichiederete? Sono stateportate fra noi due reli-quie del nostro fondato-re, san Luigi Guanella:una delle sue stole sacer-dotali e la sua pellegrina.Pur se la Casa ha bisognoancora di tanti lavori perdivenire sufficientementeaccogliente e funzionale,abbiamo voluto che il no-stro san Luigi, tramite glioggetti che gli sono ap-partenuti in vita, entras-se dentro le sue mura perbenedirla. Abbiamo pre-parato con fiori e luci lacappella per la celebra-zione dell’Eucaristia. Ab-biamo invitato i vicini dicasa e sono venuti i po-chi cristiani che ci cir-condano, ma anche unafamiglia hindu.

Un giorno bello per lapresenza fra noi delle re-liquie di un Santo, quin -di una presenza di grazia.Un giorno caldo di gioio-sa fraternità condivisacon i nostri confratelli, ilparroco della nostra par-rocchia, amici, conoscen-ti e i parenti delle conso-relle.Grazie, Signore! Grazie,don Luigi! Grazie a tuttele persone che ci hannoaiutato a ristrutturare lanostra bella casetta, dovesi cura la formazione allafede, alla speranza e allacarità delle giovani aspi-ranti. Grazie di cuore.

Suor Estermary

Eluru. Foto di gruppo di suore, chierici e aspiranti guanelliani, felici di aver accolto nella propria terra le reliquie del santo Fondatoredon Luigi Guanella.

Anno Giubilare della Misericordia in IndiaCristiani e non solo, inquesti giorni, stanno fa-cendo la fila per oltre-passare la Porta Santadella Misericordia nellabasilica di Santa Mariadel Monte a Bandra(Mumbai), nello Statodel Maharashtra. «Tuttisono desiderosi di rice-vere il sacramento dellaRiconciliazione», dicead AsiaNews mons. Ne-reus Rodrigues, rettoredella basilica, che ognigiorno confessa nume-rosi pellegrini dall’albaal tramonto, insieme alvice rettore p. Anaiceto.Il presule aggiunge:«Tantissimi fedeli noncristiani vengono qui, simettono in fila, poi siinginocchiano di fronteal sacerdote e si sie-dono nel confessionale.Parlando sottovoce,chiedono la remissionedei peccati».

Eluru. Foto di gruppo di suore, chierici e aspiranti guanelliani, felici di aver accolto nella propria terra le reliquie del santo Fondatoredon Luigi Guanella.

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di cui hai fatto dono allanostra Chiesa e alla Chie-sa universale.Ti ringraziamo e ti chie-diamo di assisterci, di gui-darci e di fare a noi e allanostre famiglie il donodella carità che tu hai do-nato in modo visibile econcreto a san Luigi Gua-nella».Siamo grate al Sindaco ealla sua giunta per averonorato il ricordo e la fi-gura di san Luigi con que-sto segno tangibile che ri-marrà nel tempo comememoria e ricordo pe -renne.

Suor Maria Bricalli

24 ottobre 2015:un piazzale a SanLuigi Guanella

100 anni perGiannettaSchenini

MENAGGIO • Giardino degli Ulivi

per la vita, per la vita de-gli altri», potrebbe direanche di lei Papa France-sco.A lei sono riconoscentiuna infinità di famiglieche nella sua lunga car-riera ha aiutato, incorag-giato e indirizzato ai verivalori culturali, umani espirituali della vita.Il nostro augurio è ancheuna preghiera di ringra-ziamento al Signore cheancora suscita personesemplici, ma ricche diprofonda interiorità e di-sponibilità, doti quantomai necessarie e indi-spensabili ancora oggiper una pacifica e serenaconvivenza.

Suor Maria Bricalli

O

I

Menaggio (Como).Il piazzale dedicato a sanLuigi Guanella.

ggi per la comuni-tà «Giardino degliUlivi» di Menag-gio è una giornata

storica. Dopo la SantaMessa delle ore 16,00, cispostiamo all’esterno del-la casa dove verrà inaugu-rato e benedetto il piazza-le intitolato a San LuigiGuanella. Sono presentiinsieme alle Suore e a unaparte del personale e ospi-ti della casa il Sindaco diMenaggio, signor AdolfoValsecchi, parte dellagiunta comunale e gentedel quartiere, che regolar-mente partecipa alla cele-brazione della S. Messaprefestiva. Nel suo discor-so di saluto, il Sindaco harievocato l’inizio dellastruttura «Giardino degliUlivi» e ne ha sottolineatola grandezza di san LuigiGuanella per concludereche la targa in suo onore«è un piccolo segno peronorare la memoria di ungrande personaggio cheha lasciato un’improntaimportante nel nostro ter-ritorio e nel nostro pae-se». Don Attilio Mazzola,nostro confratello e cap-pellano della casa, primadi benedire la lapide havoluto invocare l’aiuto el’assistenza del Signore:«Signore, con la tua bene-dizione, desideriamo chela tua presenza sia vivacein mezzo a noi. Questa la-pide ci ricorda e ci fa me-moria di un grande Santo

l giorno 7 novembreu.s. la signora Giannet-ta Schenini ha spentole sue 100 candeline fe-

steggiata da tutto lo staffdella Casa di riposo«Giardino degli Ulivi» diMenaggio: suore, opera-tori e qualche parente.La signora Giannetta èospite della nostra Casadal 2004, dopo aver vis-suto tutta la vita svolgen-do la professione, o me-glio la «missione» diostetrica del suo paese:Dervio (Lecco).La sua, una figura quan-to mai popolare, quandoi bambini nascevano so-prattutto in casa e il suoaiuto era spesso determi-nante: «tutta una vita

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in risorse, i primi guanel-liani: don Antonio Gatto,don Carlo Caletti, donBruno Benfi, don LuigiMonti. Strani preti che

giocavano con una palladi pezza, assieme a nidia-te di ragazzini mal nutri-ti e peggio ancora vestiti.Con il passar degli anni,come rondini in cerca dilidi più solidi, partonostormi di ex alunni, versola Francia prima e poiverso la Germania ai pri-mi mesi degli anni ’60.Al loro arrivo, dopo unpoco, scoprono che pri-ma di loro già dal 1920 ilcarisma guanelliano eragià arrivato nel sud dellaGermania tramite le Suo-re di San Trudpert, cheerano le divulgatrici dellaCrociata della BuonaMorte, chiamata più tar-di Santa Crociata ed inGermania Confraternitadi San Giuseppe. Nel lo-ro ospedale di Pforzheimsono passati tanti amma-lati e puerpere italiani...Anch’io le ho conosciutedurante i miei frequentiricoveri e lavoro comeassistente sociale ed aiu-to nella pastorale per lacolonia italiana, cresciu-ta durante una notte qua-si a 8.000 presenze.Tra questi cercatori di«pane e Signore» fuprovvidenziale l’aperturadi una missione cattolicaper l’assistenza spiritua-le, ma anche come fian-cheggiatrice nell’assiduolavoro di integrazione.Piano piano, quasi 200ex alunni di Naro hanformato un gruppo com-patto per tenere vive al-cune tradizioni comequella delle feste del pa-trono san Calogero. Conil passar degli anni, ilgruppo passa da merecoreografie tradizionali averi progetti sociali: co-me un consistente aiuto

VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

Il più lungocammino Guanelliano

GERMANIA • Pforzeheim - Procura Guanelliana in Germania

L

Da Naro a Pforzeheim passa prima da Treviri nella Germania romana e da Müntertal nella Foresta Nera

Il nostro autore nonchéresponsabile della ProcuraGuanelliana in Germania,sig. Gero Lombardo.

Gero conMadre Serena Ciserani,superiora generale fsmp.

unghezza geograficaben 2.200 Km. Dura-ta quasi 100 anni!Eh sì! Perché tutto

ha inizio nel 1912 quan-do don Luigi Guanellaassieme ad una delega-zione di congressisti ita-liani si reca a Treviri, alcongresso internazionalemariano. Erano gli alboridel secolo ma le sue ope-re festeggiavano da pocoil primo giubileo: 25 annidi Provvidenza.Immagino che durante ilsuo accorato appello aiconvenuti da varie nazioninon abbia solamente pe-rorato nuovi rivoli di soli-darietà per i suoi assistiti,ma che in maniera quasiprofetica abbia chiestoaiuti alla Germania e chein certo senso abbia giàdesignato un «camminoguanelliano» al di là dellesue Alpi. Or bene il sognoè maturato in varie tappe,lontane dalla culla dellesue opere, percorrendotracciati impensati maconcretizzati dai suoi figlipasso passo, usando ele-menti caserecci: gli exalunni di una pioneristicastruttura nell’isola delSole, solamente dopo 25anni del suo trapasso allaCasa del Padre.Ai primi del 1947 arriva-vano nella desolata Naro,una cittadina ricca distoria barocca e di affa-mate bocche e bracciaconserte, ma poverissima

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finanziario nella ristrut-turazione del vecchioistituto di Naro e trasfor-mazione in una bella re-sidenza per Anziani.

Questa sintonia e lavorodi squadra attira nel2006 l’attenzione dell’ar-civescovado di Friburgo,alla ricerca di un succes-

sore al missionario sale-siano attivo sin dal 1992.In quel tempo scatta lamolla per un contatto di-retto tra i Servi della Ca-rità di Roma ed il vesco-vo ausiliare Mons. Klug,che si conclude con uncontratto di affidamentodell’assistenza pastoraledi ben 36 paesi nel deca-nato di Pforzheim con ol-tre 8.000 italiani.I nostri due missionarihan preso possesso dellaloro «Sankt GuanellaMission - Deutschland»ad inizio gennaio 2014.Mentre il superiore donBaniak cura una partedel vasto territorio e coa-diuva nella pastorale del-la folta colonia polacca,don Rocky, date le suebuone cognizioni del Te-desco, coadiuva parrocitedeschi in strettezze eprossimamente verràchiamato per assistere lostuolo di cattolici Mel-chiti dalla Siria e Caldeidall’Iraq.Anche il sottoscritto tor-na ad insegnare Tedescoa questi rifugiati alla ri-cerca di lavoro, sistema-zioni, ritornando dopoquasi 50 anni all’insegna-

Per stare con gli ultimiDobbiamo diventare,perdonatemi la frase,«Chiesa del grembiule»:Gesù si alzò da tavola,depose le vesti e si cin-se un asciugatoio. Que-sta immagine della«Chiesa col grembiule»deve risultare dolcissimaanche per voi. SiateChiesa che si cingel’asciugatoio e si piegaa lavare i piedi del mon-do; che non paga i lava-piedi, ma si piega a la-vare i piedi del mondo.Se viviamo il voto di po-vertà e siamo pronti adintonare il cantus firmus,indichiamo che c’è unaricchezza più grande,tanto grande da poterdire: «Vieni qua, fratellomio: anche tu hai diritto!Ti porto con me». Nonabbiate paura, allora, dicorrere il rischio che sudieci che bussano allaporta, uno solo è biso-gnoso, è meglio aiutaretutti i dieci, piuttostoche mandar via a manivuote l’unico che ha biso-gno, perché il Signore ungiorno ci dirà: «Non miavete riconosciuto!».

Don Tonino Bello

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Gero condon UmbertoBrugnoni,don WieslawBaniake don RochyAntonyaraj,Servi dellaCarità.

mento del Tedesco, comefatto agli albori con inuovi arrivati dall’ital-sti-vale. L’attività di base re-sta però il lavoro di que-stua per le Missioni gua-nelliane.Dal 2009 al 2015 la no-stra struttura è stata fon-te di cospicui aiuti alleProvincie in Asia, Africaed America Latina. Dal2015 la nostra Curia ge-nerale ha elevato la Pro-cura ad Ufficio generaleper ricerca di fondi diprogetti provenienti dallenostre missioni. n

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sa. La comunità di Frattada sempre ha potuto go-dere ed usufruire dellapresenza dell’Asilo, unastruttura privata, perquegli anni molto bella esempre al passo con itempi; la scuola era statacostruita all’interno dellospazio della Casa SacraFamiglia. La scuola ha

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I bambini entranoin una scuola nuova

FRATTA POLESINE • Il nostro Asilo diventa Scuola dell’Infanzia Statale

I

La nuova scuola succede al benemerito Asilodelle Suore guanelliane

visto negli anni la pre-senza di centinaia e cen-tinaia di bambini che,ancora oggi fatti adulti,ricordano con affettol’esperienza dell’Asilo.Preziosa è stata l’operaeducatrice delle suore at-tuando l’insegnamento didon Luigi Guanella, oggisanto, che insegnava dimettere sempre al primoposto il bambino, l’am-malato, l’emarginato, ilpovero. La nuova struttu-ra della Scuola Stataledell’Infanzia è stata rica-vata negli spazi liberidella Scuola Elementare,oggi divenuta troppogrande visto il ridursisempre più della presen-za di bambini. La nuovaScuola Materna è stataconcepita secondo le nor-mative dello Stato in me-rito agli edifici scolastici.Qui troveranno acco-glienza ben due corsi perun totale di circa unacinquantina di bambini.Veramente illuminante ericca di significati la scel-ta dell’Amministrazionecomunale di Fratta di de-dicare la nuova scuola asuor Giuseppina Vecchia-to, religiosa della Con-

Fratta Polesine (Rovigo). Siscopre la targa della nuovaScuola dell’Infanzia dedicataa suor GiuseppinaVecchiato.

Don Giampietro sdcbenedice la targa. A sinistrala superiora di CasaS. Famiglia, suor GabriellaSala, il sindaco dei ragazzie l’on. Simonetta Rubinato.

gazzi, le famiglie, gli in-segnanti; tra questi il sin-daco di Fratta Polesinedott.ssa Tiziana Virgili, lasuperiora della Casa Sa-cra Famiglia, Opera DonGuanella, di Fratta Pole-sine, suor Gabriella Salae don Giampietro, sacer-dote guanelliano, assi-stente spirituale della Ca-

Suor Giuseppina Vecchiato(al centro, in piedi)in una vecchia foto.

bambini di Fratta Po-lesine con le loro fami-glie iniziano il nuovoAnno Scolastico 2015-

’16, con tanta gioia e ri-conoscenza perché orapotranno vivere le lorogiornate scolastiche nellanuova realtà della ScuolaMaterna. La nuova Scuo-la Statale dell’Infanzia èstata inaugurata domeni-ca 13 settembre 2015, al-la presenza delle autoritàcivili e religiose, presentiinoltre i bambini, i ra-

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tanza con la festa di sanGiuseppe, la festa del pa-pà. Questa coincidenzanon è un caso; da un latoperché san Giuseppe in-carna la figura del padree del marito tradizionale(essendo il marito dellavergine Maria e il padredi nostro Signore GesùCristo), e, dall’altro, per-ché nella tradizione po-polare protegge oltre chei poveri anche gli orfani,le ragazze nubili e, in vir-tù della sua professione,anche i falegnami (non acaso questi ultimi sono iprincipali promotori del-la sua festa)

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19 marzo:festa del papà

TRECENTA • Casa Sant’Antonio

L

Abbiamo avutotutti la graditasorpresa di que-sta dedicazione asuor Giuseppina(la nostra zia Pi-neta) della Scuo-la per l’Infanziadi Fratta Polesi-ne. Mia sorellaPaola è riuscita

ad esserci anche alla cerimonia ufficiale e noi, conl’altra sorella Bruna e la zia Assunta, siamo andatiqualche settimana dopo: è stato davvero bello. Lapersona più umile della nostra famiglia, oggi, è lapiù famosa! Qualche traccia di giustizia anche inquesto mondo.

Gino Bortoletto

gregazione delle Figlie diSanta Maria della Provvi-denza fondata da donGuanella. È stata per ol-tre venticinque annimaestra d’asilo, vera ani-ma della scuola, educa-trice, mamma e sorellaper generazioni di bam-bini.Soprattutto è stata mae-stra di vita per tante ge-nerazioni di giovani.Questa scelta vuole espri-mere la continuità tra lavecchia scuola delle suo-re e la nuova realtà nelvivere ancora lo spirito

educativo di san LuigiGuanella. Il sindaco Vir-gili ha ricordato chestanno per terminare i la-vori che daranno vitaall’Asilo Nido, la nuovastruttura entrerà in fun-zione entro breve tempo,così la comunità di Frat-ta sarà arricchita dallapresenza di un Polo sco-lastico veramente nuovoperché concepito secon-do le ultime disposizioniin materia di edilizia sco-lastica.

Settimio Rigolin

Come è nataquesta festa

a festa del papà, co-me la intendiamooggi, nasce nei primidecenni del XX se-

colo, complementare allafesta della mamma perfesteggiare la paternità ei padri in generale. La fe-sta è celebrata in variedate in tutto il mondo,spesso è accompagnatadalla consegna di una let-terina o di un regalo alproprio padre. Il 19 mar-zo ricorre, in concomi-

gioire nel dispensare le varie portate, adeguatamentevestiti da piccoli camerieri con grembiulini e fazzo-lettini rossi in testa. Dai loro volti felici e sorridentiabbiamo capito come quell’esperienza di servizio perloro sia stata importante ed educativa. Un piccolopasso sulle vie della carità e del servizio come daesempio di san Luigi Guanella.Con questa iniziativa, abbiamo deciso di aderire alprogetto Salva una vita «operazione al cuore» (proget-to missionario dei Cappuccini per salvare la vita deibambini cardiopatici in Africa).

Suor Maria C.

Adesione ad un progetto

I

DIPIGNANO • Scuola dell’Infanzia San Giuseppe

n occasione della festa di san Luigi Guanella, igenitori dei bambini frequentanti la scuola ma-terna San Giuseppe in Dipignano (Cosenza) so-no stati coinvolti dalla coordinatrice suor Maria

Cotnareanu e dalla insegnante signora Maria Lui-sa Galvana a trascorrere insieme una giornata.Questa si è aperta con la S. Messa celebrata nellavicina chiesa di S. Nicola e animata dai nostribambini.Una volta conclusa la celebrazione, ci siamo recatinel salone della scuola materna dove abbiamocondiviso il pranzo con i nostri bambini ed il per-sonale della scuola. È stato emozionante vederli

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Le origini della festa parevengano dai lontani Usa.È qui che una giovanedonna decise di dedicareun giorno speciale a suopadre. Da allora sonopassati ben due secoli.Quando la festa fu espor-tata in Italia si decise didifferenziarla dalla ge-mella statunitense, laquale l’associava al com-pleanno del signor Smartche ricorreva a giugno.La festa di san Giuseppeè caratterizzata da alcu-ne manifestazioni, alcu-ne sono ancora in vigore,altre pare siano cadute indisuso. In questo giorno,si ricorda la Santa Cop-pia di giovani sposi, inun paese straniero ed inattesa del loro Bambino,che si videro rifiutata larichiesta di un riparo peril parto e poiché questoatto viola due sacri senti-menti, l’ospitalità e l’a -mo re familiare, esso vie-ne ricordato in molte re-gioni con l’allestimentodi un banchetto speciale.Così in alcuni paesi dellaSicilia, il 19 marzo diogni anno, si usa invitarei poveri al banchetto disan Giuseppe.In questa occasione, unsacerdote benedice la ta-vola, ed i poveri sono ser-viti dal padrone di casa.In altre città, poiché lafesta di san Giuseppecoincide con la fine del-l’inverno, si è sovrappo-sta ai riti di purificazio-ne agraria, effettuati nelpassato pagano; in que-sta occasione si brucia-no i residui del raccoltosui campi, ed enormi ca-taste di legna vengonoaccese ai margini dellepiazze.Quando il fuoco sta perspegnersi, alcuni lo sca-valcano con grandi salti,e le vecchiette, mentre fi-

lano, intonano inni persan Giuseppe.Questi riti sono accompa-gnati dalla preparazionedelle zeppole, le famose frit-telle, che pur variando nellaricetta da regione a re-gione, sono ilpiatto tipicodi que-sta fe-sta .

Anchenoi in festa

In occasione della festadel papà, giorno in cui sicelebra la festa di sanGiuseppe, sposo di Ma-ria, i nostri Ospiti hannorealizzato un cartelloneper ricordare l’importan-za di questa festa. Pienidi spirito d’iniziativa sisono tutti riuniti in SalaAnimazione dove hanno

voluto colorare, decorare,un cartellone posto all’in-gresso principale dellaCasa. Complimenti a tuttiper il lavoro ben riuscito!Mercoledì 19 marzo, alleore 10, tutti gli Ospiti si

sono recati nel-la chiesa

dellaCasa

per

par-teci-

pare allaS. Messa

celebrata dalnostro parroco don Pie-tro Maniero.Hanno voluto presenzia-re, inoltre, i bambini dellanostra scuola materna,che hanno intrattenuto afine celebrazione i nostrinonni con poesie e cantidedicati alla festa del pa-pà.Grande festa poi a pran-zo! Ad ogni Ospite è stata

offerta una buonissimaciambella di san Giusep-pe – come è tradizioneconsumare ogni anno –preparate dalle nostrecuoche.

AL BABBO

Questa mattina hochiesto

al mio tenero cuore:«Suggeriscimi tu qualche

detto d’amore,suggeriscimi tu qualche

soave accentoper fare il mio babbo

contento!».

E il mio cuore mi harisposto:

«Digli questo soltanto:Ti voglio bene...,ma tanto, tanto, tanto...».

CARO PAPÀ

Caro papà, nel giornodella tua festa

voglio dirti cos’ho nellatesta,

cosa c’è nel mio cuorequando mi guardi con

amore.Ogni giorno mi abbracci

e mi proteggi,con premura mi aiuti e

mi festeggi,sei paziente, dolce e

generoso,mi fai sentire forte e

coraggioso.Quando ero piccolo mi

facevi volare,oggi le paure mi fai

superare.Insieme a te mi sento

sicuro,caro papà, tu sei il mio

tesoro!Ti voglio bene, tienilo a

mente:stringimi al cuore,coccolami teneramente!

Dal giornalino di CasaS. Antonio «Fare Filò»

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zione, pranzo e cena im-peccabili, con servizio altavolo.Serate trascorse in com-pagnia in albergo.Al mattino presto, ore 7,la mia prima passeggiatasulla spiaggia con tempe-ratura da 29 gradi.Un grande termometro cisalutava all’ingresso inspiaggia.Anche i vacanzieri nonerano così numerosi,molti alberghi erano giàchiusi da inizio settem-bre e c’era perciò spazioin abbondanza.Due note mi sono piaciu-te: il mercatino serale neipressi del nostro albergoe l’uscita a Rimini, inbattello, con un’ora di

viaggio lungo la costa,pochi minuti a piedi eun’ora di spettacolo con ileoni marini.Nel ritorno a Cesenaticoabbiamo gustato fritturadi pesce e vino rosso, iltutto accompagnati dauna meravigliosa e azzur-ra giornata.Comunque, tutto è benequel che finisce bene,bello e salutare quelloche abbiamo vissuto, conuna lode e un ringrazia-mento ai responsabili eorganizzatori del soggior-no vissuto al mare.

Ernesto Wachs

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Una vacanzaindimenticabile!

SVIZZERA • MAGGIA - Casa Don Guanella

C

Nelle foto: Cesenaticodavanti all’hotel;costeggiando Riminie «come è bello il mare!».

osì la descrive unnostro caro ospite.Correva il 13 settem-bre 2015, di domeni-

ca e di buon mattino pre-sto alle ore 6 lasciammola Casa di riposo donGuanella di Maggia, per-correndo allegramente inpullman il lungo tratto fi-no a Cesenatico.Là ci attendeva l’albergoSilvaion, che ci ospitòcon grande bravura eprofessionalità sino al 22settembre, quando gu-stammo l’ultimo pranzo,per poi risalire di ritornoa Maggia dove arrivam-mo in tarda serata.Che dire... tempo soleg-giato e magnifico, contemperatura ideale; cola-

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sopralluoghi tecnici, pre-sentava rischi di stabilità,rischi che potevano mette-re in pericolo anche i fede-li. Alla luce dei vari eventisismici che si sono succe-duti in tutto il territorioitaliano e che hanno vistomolte chiese coinvolte, ealquanto danneggiate, si èritenuto indispensabilemettere il più possibile insicurezza un nostro beneprezioso, pur sapendo chein caso di grave calamitànemmeno questo luogo sa-rebbe completamente sicu-

ro. I lavori sono consistitiquindi nella realizzazionedi un nuovo soffitto in le-gno portante, realizzato inlegno lamellare con dise-gno a cassettoni. Il legna-me è stato fissato alle mu-rature esistenti tramite ap-positi sostegno in acciaio,conferendo robustezza e ri-gidità alla struttura. Inol-tre, si è creato un motivo dichiaro/scuri, a seconda del-la tinta utilizzata per im-pregnare il legno.Le pareti laterali sono stateisolate termicamente attra-verso la realizzazione di un«cappotto» di materialeisolante, applicato diretta-mente sulle pareti esistentie poi intonacato.Sempre per aumentare ilrisparmio energetico, sonostate rimesse a nuovo le ve-trate, ottenendo una mi-gliore tenuta al freddo. Da

ultimo i lavori di finiturahanno ridato i colori a tut-to l’insieme, dalla tinteg-giatura delle pareti, di unrosa molto tenue, alla puli-tura degli importanti affre-schi presenti nell’abside,alla lucidatura dei pavi-menti. Anche l’impiantod’illuminazione è statoadeguato alle normative,rendendo la nostra bellaChiesa ancora più lumi -nosa.Alla cerimonia di inaugu-razione erano presenti ilcappellano don GiuseppeMorelli, il parroco di Ver-dello don Mario Carminatie altri concelebranti, oltrealle autorità locali e allemaestranze che hanno ese-guito i lavori.

Architetto Lucilla

Meneghelli

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La nostra chiesaportata a nuovo

VERDELLO • Casa Beato Luigi Guanella

Verdello.Celebrazioneche inaugurai lavoridi ristrutturazionedella chiesadi CasaB. Luigi Guanella.

S

Verdello.Celebrazioneche inaugurai lavoridi ristrutturazionedella chiesadi CasaB. Luigi Guanella.

i è celebrata sabato 7novembre la Messasolenne, alla presen-za del vescovo sua

Eccellenza MonsignorFrancesco Beschi, perinaugurare i lavori chehanno portato a nuovo lachiesa presente all’internodella Casa Beato LuigiGuanella di Verdello (Ber-gamo).I lavori si sono resi indi-spensabili per la criticitàdel solaio di copertura, rea-lizzato ormai più di cin-quant’anni fa e che, dopo

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Pranzo della CaritàCOSENZA • CILP sezione di Cosenza

cuochi; poi la disposizio-ne e l’abbellimento dellasala e dei tavoli per ilpranzo; infine l’accoglien-za agli ospiti che hannomostrato di gradire quan-to amorevolmente prepa-rato. La giornata è stataresa possibile dalla gene-rosità degli artisti France-sco Perri (compositore edirettore d’orchestra), Fe-derico Veltri (tenore),Francesco Castiglione (at-tore), i quali hanno volutooffrire alla Cilp di Cosen-za la somma necessariaalla preparazione delpranzo. Gli stessi, reducidel successo ottenutoqualche giorno prima nelteatro Rendano di Cosen-za del loro spettacolo «Li-bertà tra musica e paro-le», dal forte valore sim-bolico e impatto emotivo,hanno voluto destinare alpranzo parte del ricavatodella serata. Gli artistinon sono nuovi al mondoguanelliano; infatti sia ilgiovane tenore FedericoVeltri che il maestro Fran-cesco Perri hanno già te-nuto importanti concertiper la Cilp. A loro ha volu-

to affiancarsi anche l’atto-re Francesco Castiglioneche riveste un interessan-te ruolo in «Don Matteo10». Ai giovani artisti, chehanno saputo raccogliereil messaggio di san LuigiGuanella del continuorapporto con i poveri equello di Papa Francescosecondo cui l’essere verocristiano è andare contro-corrente, guardando versole persone rassegnate onel bisogno, sollevandoleva il grazie della Cilp diCosenza e della comunitàdelle suore di Cosenza.

Vincenzo Capocasale

S i pensa di solito chela «carità» sia un at-teggiamento che siassume nei confron-

ti di chi è nel bisogno; sia-no essi poveri, malati,senzatetto o, in genere,persone che versano inuno stato di necessità diqualche cosa. Una consi-derazione, a mio parere,un po’ riduttiva in quantola «carità» – secondo ildettato di Paolo – rappre-senta il vertice di tutti icarismi essendo essa – la«carità» – l’Amore di do-nazione puro e assoluto.Ed è questa la chiave in-terpretativa delle motiva-zioni del «Pranzo dellaCarità» che la Cilp – nellasua sezione di Cosenza –ha voluto offrire ai poveridella città. È stato un mo-mento entusiasmante diagape fraterna tra i socicalabresi della Cilp e ipartecipanti al pranzo. Lagiornata, che è iniziatapresto, è stata scandita davari momenti. Primo fratutti, la preparazione delpranzo che ha visto impe-gnati direttamente i soci,questa volta in veste di

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VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

I consigli della nonnaDalle nostre Case Guanelliane • Rimedi popolari, ricette, salute, bellezza, curiosità, ecc...

CONSIGLI

Rimedi contro l’insonniaPossono giovare un buonthe caldo ottenuto con 2o 3 cucchiaini di erbagatta in una tazza di ac-qua calda; è anche un ot-timo digestivo (si puòdolcificare con un po’ dimiele).Oppure due cucchiaini dimiele con il succo di unlimone e un arancio ag-giunti ad una tazza di ac-qua calda bevuta primadi coricarsi.Far bollire a fuoco lentotre o quattro foglie di lat-tuga, tagliarle a pezzetti-ni e lasciarle per ventiminuti in una tazza emezzo di acqua calda, fil-trare e bere prima di an-dare a letto.Tre cucchiaini di aceto disidro, una tazza di miele,mescolare e prenderne 2cucchiaini ogni sera pri-ma di coricarsi.Funziona! Un sempliceesercizio che dà un sensodi benessere e rilassa-mento consiste nell’espi-rare profondamente elentamente aria dallabocca per poi espellerladal naso.Ripetere per qualche mi-nuto.

Piedi, calli, duroni, ecc...Prima di ogni applicazio-ne bisogna immergere ipiedi in acqua ben caldain cui sia stata sciolta unpugnetto di sale oppuredel bicarbonato di sodio.Strofinare il callo conuna certa assiduità usan-

do lo stelo del dente dileone (Tarassaco).La pianta miracolosa perquesto problema, resta erimane l’aloe vera.Altra antica ricetta: si ap-poggia al durone un fettadi limone che poi si terràper tutta notte.Anche uno spicchio diaglio a metà, se applica-to sul callo per tutta lanotte, in poco tempo ri-solverà il vostro proble-ma.

Pavimenti semprelucidi... e profumati!Li otterrete passandoviuno straccio imbevuto diun composto ottenutoversando quattro tappi diammorbidente in 5 litridi acqua calda.

Cuocere il cavolfioresenza cattivi odoriEcco alcuni trucchi perevitare che l’odore del ca-volfiore si propaghi pertutta la casa:• mettetelo a bollire

nell’acqua con mezzolimone con la bucciaben lavata;

• versate nell’acqua dicottura un cucchiaioabbondante di latte;

• appoggiate un pezzo dipane o un batuffolo dicotone ben imbevutodi aceto sul coperchiodella pentola in cui locuocete;

• ponete a bollire accan-to alla pentola del ca-volfiore un pentolinod’acqua con tre chiodidi garofano.

Via gli odori con il saleUn cucchiaio di salegrosso, messo in una taz-za che sistemerete in unangolo di ogni locale, èin grado di assorbire icattivi odori e di mante-nere fresca l’aria in casa.

RICETTE

Dulce de lechePer il mio papà, il dolce chepiace a Papa Francesco.

Ingredienti2 litri di latte • 500 g dizucchero • 1 cucchiainodi bicarbonato di sodio •1 baccello di vaniglia • 3biglie di vetro.

PreparazioneMettere il latte in un te-gamino; aggiungere zuc-chero, vaniglia, bicarbo-nato e le biglie (evitano igrumi) e portare a ebolli-zione a fuoco basso.Cuocere per 1 o 2 oremescolando; quando haun color caramello esembra solido, metterneun poco su un piatto: seraffreddando diventa co-me una caramella morbi-da, è pronto.Togliere le biglie! Poteteusarlo per arricchire ilgelato.

Strudel della SerbiaIngredientiLievito • 3 cucchiai dizucchero • 2 kg di farina• 600 g di zucchero • 250ml d’olio di girasole • ac-qua minerale (gasata) •noci q.b. • uvetta q.b. •cannella q.b. • margarinaq.b. • sale • marmellatadi albicocche • zuccheroa velo.

PreparazioneIn un bicchiere di acquatiepida sciogliere il cu-betto di lievito con 3 cuc-chiai di zucchero.Lasciare riposare permezz’ora. In una ciotolaversare 2 kg di farina, illievito, 600 g di zucche-ro, 250 ml di olio e uncucchiaino di sale, impa-stare il tutto con acquaminerale.Lasciare riposare e sepa-rare la pasta in 3 parti(fogli).Stendere ogni foglio espalmarci sopra la mar-mellata di albicocche, ag-giungere un po’ di nocitritate, l’uvetta, cannella,una spolverata di zucche-ro e la margarina sciolta.Piegare il rotolo e metter-lo nel forno a 200o e suc-cessivamente abbassare a180o. Controllare la cot-tura.Quando sarà dorato ecotto, spolverare con lozucchero a velo. n

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SuorCOSTANTINA

BARTUCCIghgh

Nata a Rende (Cosenza)il 4 luglio 1917.Si è consacrata al Signore

tra le Figlie di S. Mariadella Provvidenza il 21 giugno 1941.

Ha svolto la sua attivitànelle Case delle FSMP e dei SdC e nelle Scuoledell’Infanzia di Carolei,

Cosenza, Gaeta(Seminario) e Conca di Gaeta, Alberobello,Ferentino, Ardea, Rocca di Papa, Roma «S. Pio X», Roma «S. Rosa»,

Roma «S. Maria dellaProvvidenza», Loreto.

Dal 2009 a Roma S. Maria perché ammalata,

poi dal 2015 a Cosenza.È deceduta a Cosenza,

Casa «DivinaProvvidenza»,

il 27 novembre 2015.In attesa

della risurrezione,riposa nel cimitero di Rende (Cosenza).

Un messaggio per noi

ghghCara zia,oggi ti salutiamo proprioqui, nell’Istituto della Divi-na Provvidenza di Cosenza,dove tu, giovane suora ap-pena ventenne, hai iniziatoil tuo cammino religioso espirituale «al servizio delSignore e della Congrega-zione», come ci hai sempreripetuto. Un cammino nonfacile, spesso faticoso, fattodi duro lavoro fisico e digrandi sacrifici, ma sempresostenuto dalla donazionetotale al tuo Sposo diletto edalla piena fiducia nelloSpirito Santo, al quale ti ri-volgevi nei momenti di dif-ficoltà e che puntualmenteti illuminava e ti indicava lastrada da percorrere. Oggi,zia, ti salutiamo nella tuaamata Calabria, nella terrache circa un secolo fa ti hadato i natali e dove tu, conamore filiale, chiedevi coninsistenza di poter conclu-dere il tuo percorso terre-no, confortata dall’affetto edalla presenza di zia Annae dei tuoi nipoti.Ecco, zia, la Calabria ti hariaccolta nel suo grembomaterno e ricorda con tecento anni di storia, ma so-prattutto di sagra familiare:io, e tutti i tuoi nipoti, at-traverso i tuoi racconti ed ituoi ricordi vividissimi, ab-biamo potuto attingere adun patrimonio di tradizio-ni, consuetudini, affetti,che custodiremo caramen-te nel cuore. Ci scorronodavanti agli occhi fatti edeventi della tua vita trascor-sa nell’Opera Don LuigiGuanella: a Gaeta, a Feren-tino, ad Alberobello, a S.

NELLA CASA DEL PADRERosa (Roma), a Loreto...:dovunque c’era bisognodella tua presenza e del tuolavoro, a volte pesantissimocome nelle case maschili,tu eri lì devota e pronta acompiere la volontà del Si-gnore. Come non ricordaredon Ernesto Tentori, donNino Minetti, don Carmelo,le ragazze disabili di Lore-to: Rosina, Rita, Marietta,Maria Ravelli, Nazarena,Antonietta, Vittoria che do-po tanti sforzi finalmenteera riuscita a chiamarti«Atì»! Quanto le hai amate!Anche quando le forze co-minciavano a venir meno,quanti manicaretti hai pre-parato per loro! Le torteper i compleanni, le pizzespeciali, i tarallucci al vi-no... E già, cara zia, tu seistata una fata in cucina enelle tue mani c’era un’artemagica: trasformare in spe-cialità anche le cose piùsemplici, gli ingredienti piùpoveri, guidata sempre ecomunque dall’amore. Èvero, zia, tu sei stata unamadre amorosa per le tueragazze, ma lo sei stata an-che per me, per Luigi e perMarcella: nel tuo volto e neltuo sguardo così simili allanostra mamma, ritrovava-mo con nostalgia quellesembianze tanto amate emai dimenticate.Ora in cielo hai ritrovatoproprio lei, la tua Elena, iltuo amato Luigi, il tuo Vit-torio, tutti i tuoi cari, masoprattutto il tuo Sposo di-vino, al quale hai dedicatocon passione e dedizione latua lunga vita di religiosa.Grazie, zia, ora riposa inpace in Paradiso e sii sere-na per sempre. Ti vogliamobene. Ciao, Sentinella diDio.

I tuoi nipoti

SuorANGELINEIMELDA

MALOVANghgh

Nata a Chicago,Illinois, USA,

il 18 febbraio 1924.Si è consacrata al Signore

tra le Figlie di S. Mariadella Provvidenza il 14 agosto 1946.

Ha svolto le sue attivitànelle Case di Milbank,Chicago «St. Mary’s».Dal luglio 1982 in Italiaperché eletta Vicaria

Generale dellaCongregazione FSMP.Dal 2004 a Roma

«S. Pio X», come aiutoin curia generalizia. Dal 2011 a Chicago

«St. Mary».È deceduta, nella

Casa «Queen of Peace», Lake Zurich, Ill. USA, il 29 novembre 2015.

In attesa della risurrezione,riposa nel cimiteroMount St. Joseph,

Lake Zurich, Ill., USA.

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201694

dugio, con semplicità of-frivi il tuo «Yes Mother» eaprivi a me il cuore allafiducia. Pronta ad andareovunque pur di sostenereed incoraggiare, pronta acercare, a raccogliere achiedere, (e le tue Sorelled’America lo sanno bene),tutto ciò che poteva esse-re di sollievo ed utile perle altre.«Se Dio vuole», «comeDio vuole» erano questele espressioni del tuo vo-cabolario che accompa-gnavano il nostro discor-rere della Congregazione,delle Consorelle, delleOpere, del futuro!Sei stata una sicurezza almio fianco. È stato unpiacere vivere accanto ate; nessuna situazionerappresentava un peso,nessun problema ti preoc-cupava perché era forte inte che «è Dio che fa» equesto tuo profondo sen-tire era contagioso per mee per le altre. Per tutte erila carissima suor Imelda.Ti ringrazio ancora per latua apertura al nuovo conintelligenza e per il tuo es-sere fortemente radicata aivalori di sempre e pursempre nuovi. Grazie, suorImelda, grazie e continua apregare per me a proteg-germi e a sostenermi!A te, suor Imelda, Paceeterna e la ricompensaper tutto e per il bene chemi hai voluto!

Roma, 4.12.2015

Suor Giustina Valicenti

v v v

Carissima suor Imelda,ora che Gesù è venuto aprendersi la sua Angelina,la sposa che Lo amavaanche con il cuore dellabeata Imelda, ora io sentoche ho una carissimaamica che intercede perme, perché anch’io possacompiere il santo viaggio

tanti sacrifici affrontatisempre con molta natura-lezza, cercando di sempli-ficare anche ciò che appa-riva complicato.Nel 2011, dopo 29 anni digeneroso servizio in Ita-lia, è rientrata negli StatiUniti per una convale-scenza a seguito di un dif-ficile e complesso inter-vento chirurgico. Le so-relle l’hanno amorevol-mente accolta, accudita,rispettata ed amata.Aver incontrato suorImelda significa sentire diaver ricevuto un regalo,riconoscerlo significaonorare il suo ricordoimitandone le virtù e i sa-crifici, per essere semprepiù degne del nostro no-me di Figlie di un Santodella carità.La Madre della Provvi-denza riceva la nostrasuor Imelda quale Figliaprediletta.

Roma, 30.11.2015

Madre Serena CiseraniSuperiora Generale

v v v

Un caro saluto a te, suorImelda carissima, un sa-luto colmo di gratitudineper quanto hai donatocon disinteresse alla Con-gregazione e per quanto tisei adoperata a favoredell’espansione missiona-ria della stessa. Sono cer-ta che tutte ti ringrazianoper questo e per il tuo es-sere stata una guanellianadal cuore grande!Io voglio salutarti e dirti,personalmente, un gran-de grazie per la tua pre-senza generosa al miofianco per tanti anni.Sempre attenta, gentile egenerosa. Mi hai accoltoin Curia generalizia comeuna vicaria premurosa, ri-spettosa, sollecita. Il tuospirito di obbedienza eraammirevole e, senza in-

Un messaggio per noi

ghgh

Carissimi sorellee confratelli,alle ore 22 (ora Chicago)del giorno 29 novembre,la nostra amatissima suorImelda Malovan è tornataalla casa del Padre. Pre-ghiamo per lei.Suor Imelda è ben cono-sciuta dalle Figlie di San-ta Maria della Provviden-za: molte hanno benefi-ciato della sua premurosapresenza, del suo grandecuore, della sua bontà;sempre pronta a donare ea soddisfare non solo i bi-sogni, ma anche i desideripiù piccoli di coloro chela avvicinavano.La ricordiamo in Consi-glio generale dal 1982 al2004 e Vicaria generaleper due sessenni. La ri-cordiamo come pionierain India e nelle Filippine,come animatrice vocazio-nale dei primi tempi, co-me formatrice attenta allegiovani sorelle per le qua-li ha dimostrato partico-lare cura, affinché assu-messero con coerenza divita lo spirito della con-gregazione; fu sollecita aibisogni dei poveri di quel-la terra, seguendo in pri-ma persona e con entu-siasmo lo sviluppo delleopere.Suor Imelda ha vissuto,anche in prima persona,un periodo importante distoria dell’espansione del-la Congregazione e, sia-mo certe, continuerà a so-stenere le nuove opere etutte le sorelle che lei haconosciuto ed amato co-me missionaria della cari-tà. La ricordiamo comeuna persona di pace gio-iosa, di grande vita inte-riore quale base di tuttala sua attività; ha evange-lizzato con atti semplici e

con buon esito ed essereio pure ammessa alle noz-ze eterne, quando Lui ver-rà! Mia carissima, confi-do molto sulla tua inter-cessione perché ricordo latua grande devozione alleanime del Purgatorio! Co-me non riandare a quellafamosa giornata all’areo-porto di Bangalore, quan-do sembrava che le giova-ni postulanti non avreb-bero potuto viaggiare in-sieme a noi! Con la coro-na in mano, e sempre inpiedi, pregavi e pregavi edicevi pure a me di prega-re le anime del Purgato-rio... E tanto pregasti chela grazia fu concessa!Carissima, io ringrazio ilSignore che mi ha per-messo di viverti accantoper parecchi anni, ammi-rando il tuo spirito di fe-de e di preghiera, la tuagenerosa obbedienza nonsolo alla Regola ma aqualsiasi cenno delle su-periore, la tua generositàsenza limiti: tutto donavi,senza pensare a te stessa!Avevi un concetto grandedella dignità della vita re-ligiosa. Come non sorri-dere ancora oggi, pensan-do al tuo santo zelo,quando vedesti una «suo-ra» davanti ad uno dei ne-gozi di oggetti religiosi at-tigui al Vaticano e ti fecefremere il vederla sedutain malo modo e con unasigaretta accesa tra le lab-bra. Ti precipitasti a lei ela riprendesti con zelo, di-cendo che stava dandoscandalo, vestita comeera da «suora». Questaconcordò con te e ti rin-graziò, ma ti disse che leiera un’attrice che stavagirando un film e si erapermessa la fumatina, inun momento di pausa delsuo stressante lavoro!Ricordarti e sorridere miviene spontaneo perchétu vivevi con gioia ed en-tusiasmo la tua consacra-zione e facevi del tutto

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perché anche le tue sorel-le la vivessero così, conbuon umore. Una voltami confidasti che un cer-to monsignore ti avevadetto che egli giudicava laqualità di una comunitàreligiosa non tanto per lasolennità della sua pre-ghiera, o per la moltepli-cità delle sue opere, masoprattutto per la qualitàdella vita fraterna e la ca-pacità che le sorelle ave-vano di gioire e rallegrar-si insieme. Tu in questoeri maestra. Come dimen-ticare i doni natalizi chetu avevi per ogni membrodella nostra numerosa co-munità, doni personaliz-zati, che ognuna aveva lagioia di veder venir fuoridal grande sacco o dellaBefana o di Babbo Nata-le. Quante ore di sonnohai perso per questo! Epoi i tuoi scherzi di na-scondere una qualche co-setta ad una sorella perpoi sorridere con leiquando la ritrovava comein un giochetto di magiaed il tuo scherzare contutte, e soprattutto con lesorelle più ammalate edanziane, che aspettavanocon ansia la tua visita se-rale, quando ti avvicinaviad ognuna con sommadelicatezza.Cara suor Imelda, non so-lo tu amavi profondamen-te la congregazione ma,con intenso ardore mis-sionario, la volevi sparsain tante parti del mondo.Hai dato tutto di te per lanascita della congregazio-ne in India, nelle Filippi-ne, in Messico; hai sogna-to già tanti anni fa il no-stro aprirci all’Africa! Cer-tamente sono molte le so-relle che sentono oggi latua mancanza, ma per lesorelline indiane è comela perdita della mamma.Insieme a te feci la miaprima conoscenza dell’In-dia. Come sapevi valoriz-zare ogni aspetto della

cultura indiana, come haisaputo sostenere ognunadelle sorelle indiane che laProvvidenza ha donato al-la Congregazione! Ti seifatta indiana con loro etutti lo capivano quando,anche lontano dal tuo stu-dio, si sentiva nel corrido-io, quel meraviglioso pro-fumo di incenso che tu fa-cevi bruciare davanti aqualche bella immagine,valorizzando l’abbondan-te uso dell’incenso che sicostuma in India! Ed allo-ra qualche sorella «italia-na», abituata all’uso italia-no dell’incenso quasi sola-mente per la benedizioneeucaristica, ti prendeva ingiro annunciando a tutti:«Prepariamoci per l’espo-sizione dell’Eucaristia!» etu ti compiacevi e ridevicon lei...Carissima, ti donavi sinoad esaurire le tue risorsefisiche, ma poi non ti per-mettevi di lasciare incom-piuta qualcuna delle no-stre pratiche di regola edallora, per non dormire, timettevi a pregare in gi-nocchio, ma dopo pochiistanti eri già tra le brac-cia del buon Dio e ti ad-dormentavi anche in gi-nocchio. Io qualche voltatentai di farti sedere, pertimore che tu potessi ca-dere dal banco e farti ma-le... Ma tu mi rassicuravie mi raccontasti pure variepisodi simpatici dellatua gioventù, quando la-voravi in ospedale ed arri-vavi a sera stanchissima,ma non avevi ancora fattala Via Crucis, allora, perrimanere sveglia accende-vi tutte le luci della cap-pella. Ma, il guardiano ve-dendo tutte le luci dellacappella accese, temettel’incursione di qualche la-dro e silenziosamente siaffacciò in cappella, manon c’era nessun ladro, senon suor Imelda che dor-miva saporitamente sottoun banco. E quell’altra

volta quando, stanchissi-ma, volesti fare un bagnoprima di andare a letto edun vecchietto ti vide en-trare ma non ti vide piùuscire. Dopo qualche ora,preoccupato il poverovecchio, diede l’allarme.Bussarono con forza e tuti svegliasti: ti eri addor-mentata nella vasca dabagno, ma l’angelo custo-de ti aveva protetta.Carissima, ora che puoipienamente abbandonartiin Dio, nella felicità senzafine, continua a prenderticura di noi tue sorelle. Ot-tienici la grazia di sapervivere la nostra bella vo-cazione guanelliana conla generosità e la gioiacon cui tu l’hai vissuta!Ti ricordi quando secon-do la nostra sana tradizio-ne tu salutavi con un bel«sia lodato Gesù Cristo!»ed io come per prendertiin giro ti rispondevo conun «beato chi l’ha visto!»?Ora, carissima, tu l’hai vi-sto proprio! Per favore,prega per tutte noi, per-ché possiamo fare la tuastessa esperienza!

Tua suor Elda

v v v

Da Bangalore, India1.12.2015

È Dio che fa(s. Luigi Guanella)

Dio è amore e infinitamisericordia

(b. Chiara Bosatta)

Carissime suor Ritae Sorelle in USA,con il trapasso di madreImelda, abbiamo avutouna grande perdita, maabbiamo guadagnato per-ché un’altra Sorella è in-sieme con il Signore inParadiso!In nome di tutte le suo-re guanelliane in Indiaformulo condoglianze al -l’intera Congregazione, in

particolare alla ProvinciaMaria Immacolata e allafamiglia di madre Imelda.Grazie per il dono di ma-dre Imelda. Lei è stata unangelo per noi dell’India:ci ha trasmesso il carismadel fondatore in manierasemplice e edificante. Ilsuo spirito di sacrificio edi fede in Dio, di fedeltàalla chiamata di Dio, lasua preghiera, lo zelo perle anime, il suo amorematerno... ci hanno nutri-te e ci hanno fatto cresce-re nell’amore di Dio e nelservizio dei poveri, nellospirito del nostro fonda-tore; ci hanno aiutate asaper vedere Gesù presen-te nei poveri.Lei ci manca tanto perchéle abbiamo voluto semprebene. Noi ci impegniamoad essere buone e fecondereligiose guanelliane, inmodo di renderla contenta.Sarei voluta venire inAmerica per farle visita,ma non è stato possibile.Sia benedetto Dio!Unite nell’amore e nellapreghiera,

suor Victoria William

v v v

Carissime suore(suor Victoria ora si rivol-ge alle consorelle dell’In-dia, ndr)

con gratitudine di cuoreal Signore per il dono dimadre Imelda alla Chiesa,alla Congregazione e a noisuore indiane in modospeciale, vi invito a prega-re per il riposo eterno dimadre Imelda, perché Diola ricompensi per tuttol’amore che aveva per Luie per quanto ha saputo fa-re per il bene dei poveri.La data del funerale ci ègiunta dalla Superioradella provincia Maria Im-macolata, USA:«Carissima suor Victoria,con emozione, tristezza e

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anche gioia vi comunicola notizia che madreImelda è passata a mi-glior vita ieri notte (29 di-cembre) alle ore 22,00.Era nella pace..., eravamonella novena dell’Imma-colata Concezione di Ma-ria. Spero che dal cieloimplori il Signore perchéci invii tante vocazioni.Ci saranno veglie di pre-ghiera nelle sere del 4-7dicembre. Il funerale saràsabato, 5 dicembre dalleore 9 alle 11, quando ver-rà celebrata la S. Messaesequiale. Dopo la Messasarà servito un pranzo.Dio vi benedica,

suor Rita»

v v v

Quando ci è giunta la no-tizia della nascita al cielodi madre Imelda, il nostrocuore si è riempito di tri-stezza e i nostri occhi dilacrime per la sua scom-parsa. Comunque ringra-ziamo Dio perché ha vis-suto la sua malattia nellapace. Adesso abbiamouna sorella in paradisoche intercede sempre pernoi, come ha fatto quan-do era in vita.Certamente lei dal cielocontinua la sua preghieraperché la nostra Congre-gazione cresca in numeroe santità; da sempre è sta-to questo il suo desiderioe il suo insegnamento,che le suore guanellianecamminino sulla stradadella santità.Oggi è doveroso rivolgerleil nostro grazie e l’arrive-derci in paradiso, ricor-dando la sua edificantevita umana, cristiana e re-ligiosa: una memoria cherimane ancora vivida franoi affinché la imitiamo:v il primato di Dio: «Sia

lodato Gesù Cristo» erail suo saluto slogan.

v Fare tutto a onore egloria di Dio.

v La sua devozione allacelebrazione eucaristi-ca. Quando era in In-dia, pur senza com-prendere le lingue ta-mil e kannada, erasempre presente allenostre celebrazioni.

v Era una persona di pre-ghiera. Anche se era tan-to stanca ed era presadal sonno, veniva in cap-pella per la preghiera co-munitaria e personale.

v La sua fede nella Prov-videnza di Dio. Quandoc’era qualche problemao necessità, ella ci invi-tava a pregare la coron-cina della «SantissimaProvvidenza di Dio».

v Si rivolgeva all’interces-sione delle anime piùabbandonate del pur-gatorio.

v Ci incoraggiava ad averfede nella protezionedegli angeli custodi ead inviarli quali mes-saggeri dove ci fosse bi-sogno.

v Era una fervente reli-giosa guanelliana. Mol-to umile e sottomessa,una persona che ubbi-diva ai superiori, per-ché scorgeva nell’obbe-dienza ricevuta la vo-lontà di Dio; per meera edificante e la vede-vo come una bambinache si abbandona confiducia alla mano deisuperiori.

v Aveva un cuore teneroe sapeva perdonare:quando ci capitava disbagliare, di non esserepuntuali alla preghierae altri errori, ella ci ri-prendeva con serietà,ma prima di andare aletto, la sera, ci chiede-va e ci offriva il suoperdono perché tuttestessimo nella pace.

Dobbiamo ammirare ilsuo sacrificio, il suo gran-

de cuore: le sue fatichenel compito affidatoledalla Congregazione e lasua carità verso i poverisono a tutti note.Ricordiamo ancora:

v Quando ha cominciatola sua missione in In-dia, con tanta semplici-tà ella dormiva nellastessa stanza con noi.

v Ella apprezzava la tra-sparenza, la bontà e lasincerità nelle persone.Era una vera madreper noi suore indiane,ci ha curate, ci ha ama-te, ci ha educate, con-solate, guidate e haprovveduto ai nostribisogni... Aveva ungrande rispetto e difen-deva la dignità dellapersona umana.

v Cercava di fare del be-ne ad ogni persona eera sensibile ad ogni ri-chiesta che le veniva ri-volta.

v Aveva una particolareattenzione e premuranella custodia delle vo-cazioni sia delle suoresia dei sacerdoti. Sem-pre pregava per la san-tificazione dei sacerdoti.

Da tutti questi accennipossiamo vedere comesuor Imelda abbia fattotanto per la Congregazio-ne e per l’India con il suo«pregare e patire». Dueanni fa, ormai già avanza-ta negli anni, ha compiu-to una visita in India perincoraggiarci e si è mo-strata felice della crescitae della fecondità dellamissione guanelliana inIndia.La persona di madreImelda è stato un grandedono per noi, non soloper quello che ha fattoma per quello che è stataper noi.Ti vogliamo bene, madreImelda e ti ringraziamo.Con amore e gratitudine,

suor Victoria William

Ricordiamo alle vo-stre preghiere i fa-miliari delle nostreConsorelle:

◆ Sig. Tiziano, fra-tello di suor Otta-via Schiavo.

◆ Sig.ra Bianca,mamma di suorIrene Gimenéz ezia di suor Patro-cinia Gavilan.

◆ Sig.ra Lucina,mamma di suorCarmen Abad Ca-milo.

◆ Sig. Tomas, papàdella novizia Na-talia.

◆ Sig.ra Norma, ni-pote di suor Anto-nina e suor Sin-dulfa Sanchez.

◆ Sig.ra Luigia Ma-siero, zia di suorMatilde Millefanti.

◆ Sig.ra Rosa delCarmen, mammadi suor Liliana Pe-draza.

◆ Sig.ra Piera, co-gnata di suor Vit-torina e suor An-na Visin.

◆ Sig.ra Maria Gra-zia, zia di suorLucia Di Nitto e disuor Franca Bron-go.

◆ Sig. Chinnappan,papà di suor MaryChinnappan e ziodi suor ArokiaMary KulandaiMaria Joseph.

◆ Sig. José PorfirioNeto, fratello del-la consorella suorFrancisca de Fati-ma Porfirio.

◆ Sig.ra Susana, ziadi suor PatrociniaGavilan Gimenez.

◆ Sig.ra Esmeralda,sorella di suorClelia Capizzano.

Alle nostre Conso-relle e a tutti i fami-liari dei cari defuntigiunga la voce delnostro affetto e lasolidarietà della no-stra preghiera.

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La Congregazionedelle Figlie di S. Maria

della DivinaProvvidenza,

Opera femminileDon Guanella,si può aiutare in tanti modi:

con la preghieracon le offerte

col far conoscere l’Istituzione

a persone buonee benefiche

le quali possano cooperare

al bene che compie.

Come si può aiutarel’Opera Femminile Don Guanella

L’Istituto è ENTE GIURIDICO(R.D. 29 Luglio 1937, n. 1663, registrato alla Cortedei Conti il 21-9-1937 al Registro n. 389, foglio 88);

può quindi ricevere:DONAZIONI E LASCITI TESTAMENTARI

Per evitare possibili contestazioni si consiglia:

• Per le DONAZIONI di denaro o di beni mobili e immobili: rivolgersi direttamente alla Curia Generalizia della CONGREGAZIONE DELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZA Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 ROMA Tel. 06.5882082 - Fax 06.5816392

• Per i TESTAMENTI: se trattasi di LEGATI si può usare la seguente formula:

«Lascio alla Congregazione delle Figlie di S. Mariadella Divina Provvidenza - Opere Femminili Don Luigi Guanella

a titolo di LEGATO, la somma di € ........................................ o l’immobile oppure gli immobili ............................................ siti in Via .........................................................................................................».

• Se si vuole nominare la Congregazione EREDE UNIVERSALE, scrivere: «Annullando ogni mia precedente disposizione, nomino mio erede universale la CONGREGAZIONE DELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZA - OPERE FEMMINILI DON LUIGI GUANELLA».

N.B. Si consiglia che il testamento venga depositato presso un notaio di loro fiducia.

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PADRI e SUOREGUANELLIANIpropongono:dal 24 al 31agosto 2016da Sarria a Santiago

CAMMINANDOCOL VANGELO

INFO:www.donguanellaxte.comwww.guanellianisantiago.it

[email protected]@yahoo.es

cell.: 39 338 496 2391

I GIOVANI GUANELLIANIdai 17 ai 30 anni vivranno insieme l’esperienzadella Giornata Mondiale dei Giovania Cracovia, dal 22 luglio al 1o agosto [email protected]