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LA VOCE DELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA BRESCIA MAGGIO GIUGNO 2010 3 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n° 48) art. 1, comma 2, DCB Brescia

La Voce della Compagnia di Brescia n. 3/2010

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Periodico di informazione religiosa

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LA VOCEDELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA • BRESCIA

MAGGIO • GIUGNO 2010

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VOCEDELLA

COMPAGNIA DI S. ANGELADI BRESCIA

MAGGIO - GIUGNO 2010

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Via F. Crispi, 23 - 25121 BresciaTel. 030/295675-3757965 c/c postale n. 12816252

Nihil obstat quominus imprimatur

Aut. del Trib. di Brescia n. 24/69 del 5 sett. 1969Direttore responsabile: D. Antonio Fappani

Tipografia: Alfa - Brescia

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003(conv. L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia

La parola del Superiore

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Con Maria,Madre del

Buon ConsiglioLLLL

’assemblea del 5 giugno ri-unisce le Figlie di S. A. dopola presentazione della Supe-

riora e delle Consigliere elette neimesi scorsi. Essa si sta manifestandoun incontro fraterno ricco di propo-ste, di desideri e di aspirazioni, che,pur richiedendo un ulteriore discer-nimento, fanno prevedere una ripre-sa condivisa di impegno nella fedel-tà. Ci affidiamo perciò alla protezionedi S. Angela e imploriamo l’assisten-za di Maria Ss.ma, la Madre delBuon Consiglio, per ottenere luce econforto dello Spirito Santo per unabuona ripartenza. La Parola di Dio appena proclama-ta ci offre due buone indicazioni. Il primo brano ci ricorda che gliapostoli si sono preparati ad acco-gliere “la potenza dello Spirito San-to”, “assidui e concordi nella pre- † Vigilio Mario Olmi

Con Maria,Madre del

Buon Consiglio

La parola del Superiore

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ghiera con Maria la Madre di Gesù, insieme ad alcune donne e i suoifratelli”. E’ sempre così: con Maria ci si dispone meglio a conoscere inquale direzione soffia lo Spirito Santo.Anche oggi le Figlie, diverse per età, compiti e responsabilità, possonotrovare nella preghiera la luce e il sostegno per vivere da vere e intattespose del Figliuol di Dio, fedeli e coerenti, anche in un tempo comples-so come il nostro.

QQQQuando gli Apostoli, ricevuto lo Spirito Santo, hanno incomin-ciato a narrare ai presenti le grandi opere di Dio, molti, puressendo diversi per lingua razza e religione, sono stati toccati

nel cuore. Così deve essere per le Figlie: terminata l’assemblea ritorni-no alle loro case, con l’animo pronto a riprendere con nuovo slancio ilcammino di santificazione. Anch’io intendo incoraggiarvi, a nome delVescovo, che qui rappresento, assicurandovi che vi verrà indicato unpercorso coerente con la dimensione diocesana, propria della nostraCompagnia, nel curare lo speciale vincolo che lega le Figlie a Cristo Re-dentore e Sposo.La Madre del Buon Consiglio guiderà la Compagnia nel suo impegnodi testimoniare la novità evangelica propria del carisma di S. Angela. Qualcuna però potrebbe obiettare: Come possiamo pensare a un per-corso di rinnovamento e di testimonianza, sapendoci limitate a causadell’età, della dispersione in diocesi e già impegnate in molteplici com-piti e servizi? Ci soccorre l’altro brano: le nozze di Cana. Notiamo subito che la presenza di Maria serve a sbloccare la situazio-ne che sembrava precipitare. Il suo intervento presso Gesù e sui servi preparano il miracolo che so-lo Gesù poteva compiere.

’’’’

La parola del Superiore

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LLLLa Madonna, da noi oggi invocata, sta aiutando le Figlie non so-lo a prendere coscienza delle loro reali deficienze e della gravi-tà delle sfide che premono dall’esterno, ma anche a ravvivare la

consapevolezza del singolare dono ricevuto con la vocazione ad esserespose dell’Altissimo, così da ringraziare il Signore per la predilezione,e per rinnovare la fiducia che egli non le potrà mai abbandonare. E lei stessa si fa nostra interprete, come alle nozze di Cana, presso ilsuo Figlio Gesù e a noi ripeterà quanto disse ai servi: “Fate quello cheegli vi dirà”. Cosa vorrà dirci il Signore? Poiché Egli conosce bene sia le aspirazio-ni che i limiti della Compagnia, dirà anche a noi: “Riempite di acqua legiare”. In altre parole, Egli ci chiede di fare tutta la nostra parte, poi Lui faràil miracolo. Non dobbiamo aver paura a riempire le nostre giare anche con deside-ri grandi. Gesù compirà il miracolo di rinnovare la Compagnia e di ar-ricchirla di quei doni che Lui solo conosce essere quelli più adatti arenderla scuola di fraternità e di santità, fermento di vita nuova nellaChiesa e nella società del nostro tempo. Noi non possiamo far altro che portare acqua; se badiamo alle nostrerisorse, purtroppo qualche giara rimarrà vuota. Ma possiamo comun-que riempirla con una preghiera piena di fiducia, unita alla preghieradi Cristo e della Chiesa, con l’offerta delle nostre sofferenze, unite aquelle di Cristo stesso, specialmente con la partecipazione assidua al-l’Eucaristia e nella fedeltà alla Regola. La Compagnia è di Gesù, e Gesù attende che tutte portino il loro con-tributo, la propria fiduciosa preghiera. Sant’Angela per prima ci ha educato a ricorrere a Cristo stesso nei mo-menti delle grandi scelte e lì far caldissima orazione. Allora, possiamoesserne certi, Gesù interverrà compiendo il miracolo.Ascoltando le indicazioni della Madonna e di S. Angela, siamo sicuri

La parola del Superiore

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che lo Spirito Santo ci assisterà interpretando le nostre aspirazioni se-condo i disegni di Dio, che sempre intende coordinare ogni cosa per ilvero bene di coloro che lo amano. E si constaterà che il carisma di S. Angela è ancora “vino buono con-servato fino ad ora”. Con questi sentimenti celebriamo l’Eucaristia. Il Signore tocchi il cuo-re di ciascuna e ciascuna si renda disponibile a dare il proprio contri-buto, l’una a fianco dell’altra. Come siete state sincere nell’esprimere il vostro pensiero, ora rendete-vi pronte a fare quello che Gesù vi dirà. Siate tutte un cuor solo edun’anima sola, ravvivando i fermi propositi con semplicità e fiducia. Ela Compagnia riprenderà ad essere come lo Spirito l’ha suggerita a S.Angela e affidata alla Chiesa: unite insieme, separate dalle tenebre diquesto misero mondo, continuerete a servire sua Divina Maestà. Amen

La parola della Superiora

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IIIIl Superiore, nell’Omelia tenutail giorno della presentazionedella Superiora e del nuovo

Consiglio della Compagnia, ci hasottolineato l’importanza dell’amorevicendevole che S. Angela ci invita arealizzare e che vede come segnodella benedizione del Signore. Inol-tre ha messo in luce il valore dell’ob-bedienza, soprattutto, riguardo alservizio alla Compagnia. Ha osser-vato, come - in nome di una obbe-dienza responsabile- spesso noi per-seguiamo progetti di vita personali-stici e lasciamo al margine l’interes-se per la nostra “famiglia spiritua-le”. Egli ci ha invitato a saper con-temperare le esigenze personali, fa-miliari, e di apostolato - per offrirela nostra disponibilità di tempo e dienergie a favore della Compagnia.Inoltre ci ha proposto l’esempio di

Il momentogiusto

Il momentogiusto

Maria Teresa Pezzotti

La parola della Superiora

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S. Angela, proclamata in occasione dell’anno straordinario indetto percommemorare il 475° di fondazione della Compagnia, PATRONA del-la nostra Diocesi con i Santi Faustino e Giovita. Il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa dei meriti della nostraSanta Fondatrice è uno stimolo per tutte noi a viverne il carisma e a se-guirne gli esempi. Si tratta di lavorare, con buona volontà, per il nostro progresso spiri-tuale e, contemporaneamente, a dare una forte testimonianza apostoli-ca per essere - come dice il Vangelo -“lampade che fanno luce a quelliche sono nella casa”.S. Angela, che amava in maniera speciale la nostra diocesi di Brescia,dalla quale non volle mai staccarsi, nonostante le molteplici sollecita-zioni che le venivano da ogni parte, e, perfino da Roma, ci impegna adessere di esempio a tutti nel vivere una intensa vita di fede, ancorata al-la Parola di Dio e alle direttive del nostro Vescovo. Ci invita a ringio-vanire la nostra testimonianza apostolica per rispondere alle esigenzedel nostro tempo, carico di problemi e di provocazioni.

IIIIl Vescovo Luciano Monari ci scriveva appunto nella lettera del 19aprile. “Il mio auspicio è che la Compagnia sappia cercare e trovarele vie per rispondere alle attese del Signore oggi. Il vissuto femmini-

le sta cambiando rapidamente e abbiamo bisogno di donne che siano at-tente al mondo contemporaneo e, nello stesso tempo, sappiano renderetestimonianza a Gesù Cristo. E’ la sfida che ci sta davanti e che vi augu-ro di saper affrontare con coraggio e con saggezza. Dio vi benedica!”.Questo è il momento giusto! Il nuovo Consiglio ci ha dato una pistaben precisa. Partiamo con coraggio, confidando nell’aiuto della nostraSanta Madre Angela che ci ha promesso di essere sempre in mezzo anoi, “più viva di prima”; e facciamo nostro il suo stile materno nel por-ci accanto ai nostri fratelli. E’ una nota tipica della spiritualità femmi-

La parola della Superiora

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nile questo amore capace di umanizzare una società appiattita dal ma-terialismo imperante e da una tecnica vuota che vuol sostituire a Diol’uomo, illudendolo delle sue conquiste.Noi, in ogni ambiente, dobbiamo essere testimoni di speranza.Penso che tutte abbiate letto la circolare stesa dal nuovo Consiglio eche, forse, ha messo in crisi qualcuna... Il nuovo fa sempre un po’pau-ra. Tuttavia non ci dobbiamo scoraggiare. Anzi, le difficoltà, superateinsieme, ci aiuteranno a volerci più bene. Molte di voi, personalmenteo in gruppo, hanno sicuramente dato delle risposte. E’ vero che è più facile parlare nei piccoli gruppi delle congregazioniche nell’assemblea, dove si può avere un po’ di timore a mettersi alloscoperto, ma vi suggerisco, anche per il futuro, una grande semplicitànel dire quello che pensate.Siamo in famiglia e nessuna deve sentirsi giudicata, ma piuttosto accol-ta e apprezzata in quel che dice, perchè a ognuna di noi sta a cuore laCompagnia e se fa qualche osservazione è perché la ama.Disponiamoci a collaborare con tutte le sorelle, specialmente con quel-le che hanno modi di fare e di pensare diversi dai nostri.La diversità di ciascuna, accolta, con amore, amplierà i nostri orizzon-ti mentali all’universalità.Se vivremo con questa tensione interiore, Sant’Angela ci benedirà per-chè sapremo esprimere, pagando di persona, tutta la bellezza e la ric-chezza della Compagnia da lei tanto amata.

***

CCCCon piacere ricordo che il Superiore, S.E. Mons. M. V. Olmi ilprossimo 25 c.m. celebrerà il 60° di Ordinazione sacerdotale.A Lui, tutte dobbiamo molto!...

E penso sia il desiderio di tutte festeggiarlo degnamente .

La parola della Superiora

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Ci sono tanti modi per esprimere la riconoscenza, ma, penso, che, inquesto caso, il più bello sia il dono della preghiera espresso con una so-lenne Celebrazione Eucaristica.Penso che sia bene rimandare all’Assemblea di settembre, a cui tuttecercheremo di essere presenti, la S. Messa di ringraziamento per il be-ne che ci ha profuso in tutti questi anni. Intanto, ognuna di noi potrà offrire a Lui, secondo le Sue intenzioni, la San-ta Messa e tutta la giornata del 25 giugno p.v. e, ogni giorno fino alla dataufficiale, impegnarsi a ricordarlo nella preghiera facendo nostre le paroledel Salmo che recita “ Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla!” E’ dolce essere guidati da chi ci ama e si preoccupa del nostro progres-so spirituale.

Alle sorelle ammalate

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Sorelle carissime,

quanto è confortevole sentirsiunite nella famiglia spirituale! S. An-gela ce l’ha promesso:”Essere uniteinsieme tutte d’un cuore e d’una vo-lontà ,stimandoci e sopportandoci l’u-na con l’altra in Gesù Cristo.”Non ècosì facile quanto a dirlo perché ilnostro carattere talvolta si ribella la-sciandoci un po’ di delusione circa lafedeltà al nostro impegno. La nostrafragilità umana ha bisogno di esseresostenuta; anche alla nostra veneran-da età abbiamo bisogno di essere an-cora prese per mano come un bambino che si fida della sua mamma, laquale vuole che il suo bimbo cresca sempre più forte e più virtuoso.Una grande Madre ci è stata data: S. Angela ci ha promesso la sua con-tinua presenza: ”… io sarò sempre in mezzo a voi - e ancora – adesso so-no più viva di quando ero nel mondo e meglio vedo ed ho care le buonecose che di continuo vi vedo fare e adesso maggiormente voglio e possoaiutarvi.” S. Angela, nella sua concretezza vuole continuare la sua mis-sione di guida materna nella persona della Superiora, la quale abbiamorecentemente confermato: quale madre che ci guida in quel poco cam-mino terreno che ancora ci è dato da fare. Il punto 77 del Direttoriorecita: La superiora …saprà con soave fermezza proporre alle Figlie l’i-mitazione e la fedeltà a Cristo… far amare la Regola, creare comunio-ne a tutti i livelli, incoraggiare e correggere, confortare e consigliare.Ma come può una Madre far tutto questo se le figlie sono poco confi-denti? Forse talvolta crediamo di essere sufficienti a noi stesse, di avergià sperimentato abbastanza la Regola che abbiamo liberamente accol-

Alle sorelle ammalate

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to e poi alla nostra età non c’è più bisogno di essere corrette; c’è ancheil rispetto umano che ci ostacola: timore di disturbare, di far perderetempo ecc.. Tutto questo è di grande impedimento alla nostro cresce-re nella perfezione.. La Regola è il mezzo che ci guida sul nostro cam-mino: “L’obbedienza quando è fondata sulla carità, è come una grande lu-ce che fa essere buona e accetta ogni opera sua” (Reg. Cap. VIII). Il n. 34del Direttorio precisa come :l’obbedienza non teme, anzi, esige il dia-logo e il confronto… deve essere sempre chiara la convinzione chel’obbedienza deve alla fine essere totale, serena e generosa… . Care so-relle ho voluto meditare con voi questi passi della Regola pur consape-vole che la nostra avanzata età pone dei condizionamenti, ma certa checon un po’ di impegno, nel limite delle nostre possibilità, eviteremmodi interrompere quei rapporti familiari necessari alla continua crescitadella nostra condizione di anime consacrate al Signore e per essernedegna di essa come fu la nostra santa Madre. Inoltre questa dipenden-za non solo servirà a sentirsi parte della nostra famiglia spirituale, masoprattutto sarà l’occasione di esercitare quel prezioso proposito del-l’obbedienza che a suo tempo abbiamo proclamato di voler seguire leorme di Cristo obbediente al Padre. Difatti, l’obbedienza è la virtù cheinclina la volontà umana a sottoporsi alla volontà dei Superiori, comerappresentanti di Dio. Nel limite delle nostre possibilità cerchiamo divivere quel rapporto filiale che favorisce la crescita del nostro recipro-co amore, affinché si possa realizzare quel disegno che S. Angela ci haindicato nella Regola. Unite nella preghiera, fraternamente.

Enrica L.

Approfondimenti

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Fa meraviglia che l’evangelista Giovanni, il redattore più profondo deiquattro che si accinsero a stendere il Vangelo di Cristo, il teologo uni-versalmente riconosciuto, abbia dato inizio all’attività pubblica di Ge-sù con un miracolo, il primo compiuto, che può sembrare addiritturabanale. A un banchetto di nozze, impoverito dalla mancanza di vinogeneroso che, come recita il salmo, “allieta il cuore dell’uomo” compie

un miracolo per inebriarlo ancora di più. Avrebbe potutoscegliere un “segno” più impegnativo per farsi conoscereal mondo! direbbe qualcuno... Ma ciò che conta è il signi-ficato di un gesto più che il gesto stesso. Gesù, con quel miracolo, voleva significare l’unione nuzia-le di Cristo con l’intera umanità: l’amore più intimo, pro-fondo, indissolubile e completo che lega fra loro due per-sone. Tale è la realtà del matrimonio cristiano. MaddalenaGirelli interpreta la presenza di Gesù e di Maria al ban-chetto nuziale come la volontà di “santificare nella nuovalegge quel Sacramento che era già stato istituito da Dio nelParadiso terrestre fra i nostri primi padri”. E commenta :“Oh, che bontà singolare dimostrò Gesù in quest’occasione!Gli sposi che l’avevano invitato erano poveri e lo prova lascarsezza del vino da loro provveduto per rallegrare la loromensa; ma essi, nella loro semplicità e rettitudine, meritaro-no di ricevere le benedizioni di Gesù e di essere favoriti col-la primizia dei suoi miracoli”. E’ la benedizione che viene elargita a causa della sua pre-senza. Magari lo comprendessero molte famiglie del no-stro tempo che, per un’avventura cosi grande e seria qualè quella di quanti intendono contrarre matrimonio, ossia

“SCUOLA DI GESU’ CRISTO”:Le nozze di Cana in Galilea

“SCUOLA DI GESU’ CRISTO”: Le nozze di Cana in Galilea

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Approfondimenti

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giurarsi eterna fedeltà, molto spesso affrontano questa scelta senza ladovuta consapevolezza e preparazione. “Per questo motivo” - sottolineaMaddalena – “nelle famiglie cristiane si hanno a deplorare tanti scanda-li e si odono tanti lamenti. Molti fanno precedere al matrimonio milledistrazioni, mille licenze, e mille peccati; e non si danno verun pensiero,né degli obblighi sacrosanti che vanno ad assumere in faccia a Dio, nèdella preparazione che è indispensabile per ricevere la grazia di questo sa-cramento.”Quanto siano attuali queste considerazioni lo lasciamo al giudizio deilettori. Sta di fatto che la situazione critica che la famiglia sta vivendo,rischia il suo dissolvimento, con gravissime conseguenze sotto il profi-lo etico, sociale, spirituale, e, alla fine, va a detrimento della stessa per-sona.Nene invita ad una revisione di vita le persone consacrate a Dio, per-chè la Signoria di Cristo si diffonda nel mondo intero.

“Tu compiangi dinanzi a Dio una sì fre-quente profanazione che si commettefra i cristiani; ed impara che non vi puòessere vera felicità sulla terra, se nonv’interviene Gesù con la sua grazia eMaria colla sua protezione”.Ma la Nostra parte innanzitutto dase stessa nell’esaminare la sua con-dotta e si rivolge a Maria per trovarforza e speranza.Contempla il suo ruolo nel momen-to più delicato della festa nuziale,quando i giovani sposi avrebberodovuto arrossire di vergogna davan-ti agli invitati, se non fosse interve-nuto qualcuno ad aiutarli. Alloraesclama: “Cara Maria, tutta piena di

Approfondimenti

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fiducia, io mi getto ai vostri piedi; e vi espongo umilmente le mie neces-sità. Molte volte ho invitato anch’io il vostro Gesù di venire a convitonell’anima mia: io non conoscevo la mia povertà; e parevami ch’Egliavrebbe trovato di che rallegrarsi. Ma nell’occasione di provargli l’amormio, profondendo tutte le mie forze per il suo santo servizio, mi mancò ilvino spirituale della carità, che infonde all’anima vigore e perseveranza”.Le viene allora spontanea l’invocazione alla Vergine “che cambi in vinoeletto di carità le acque della mia freddezza e negligenza” con quel santoardore con cui vuole amare Dio e servirlo per sempre.

Giuseppina Zogno

Attualità

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Don Franco Frassine

Sono 37i religiosiuccisi nelmondo

Sono 37i religiosiuccisi nelmondo

MMMMentre il Papa Benedettoinvita i credenti alla pre-ghiera e alla penitenza per

i gravi episodi di pedofilia da partedi religiosi, molti dei quali risalenti adecine di anni fa e la stampa com-menta, come suo dovere, sia purecon un’enfasi difficilmente riservataa episodi analoghi, citando protago-nisti o accusati, da tempo defunti, èsingolare il fatto che, oltre al quoti-diano cattolico “Avvenire”, sonopoche le testate che si occupano deireligiosi che vengono uccisi nelinondo, e sì che nello scorso 2009 éstato l’anno nero dei religiosi catto-lici: 37 sacerdoti, seminaristi, suore,laici sono stati vittime della crimina-lità che così “risponde” alla logicadella solidarietà, dell’accoglienza edella condivisione.Il maggior numero di vittime è regi-strato in America, seguono l’Africa,l’Asia e l’Europa con un sacerdote

Attualità

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assassinato. A questo elenco stilato annualmente dell’agenzia Fides de-ve sempre essere aggiunta la lunga lista dei tanti di cui forse non si avràmai notizia, che in ogni angolo del Pianeta soffrono e pagano anchecon la vita la loro fede in Cristo, come dice il Papa “Nel nome di Cri-sto oppongono l’amore all’odio, la speranza alla disperazione, il dirittoal sopruso”.Diverse le cause che hanno portato alla morte dei 37, tra i quali due ita-liani: Giuseppe Bertaina ucciso a Nairobi, in Kenia, e don RuggeroNuvoletto, assassinato in Brasile. Alcuni sono stati vittime della violen-za che combattevano nei luoghi del loro impegno pastorale. altri han-no perso la vita a causa della disponibilità ad andare in soccorso deglialtri: è il caso dell’ultima vittima in territorio europeo, il prete france-se Louis Jousseaume, parroco nei pressi di Tulle e impegnato tra i dis-abili, aggredito e assassinato proprio da uno degli emarginati che assi-steva. Molti sono rimasti vittime di tentativi di rapina o dì sequestro,altri ancora sono stati eliminati solo perché nel nome dì Gesù predica-vano l’amore contro l’odio, offrivano la speranza contro la disperazio-ne e usavano il dialogo come strumento per combattere la violenza. Si-gnificativa la morte di suor Denise Kahambu, assassinata apparente-mente senza motivo da uomini in uniforme entrati nel monastero diNotre Dame de la Charté a Murhesa, nella Repubblica Democraticadel Congo, o per il sacerdote e í due seminaristi uccisi in Messico.Così il tragico bilancio del 2009 è il più alto degli ultimi anni. Dal 2001al 2008 il totale degli operatori pastorali uccisi è stato di 193 persone,tra i quali quattro vescovi. Tra il 1990 e il 2000 lo stesso totale avevaraggiunto il picco terribile di 604 uccisi, un triste record raggiunto so-prattutto per il genocidio avvenuto in Ruanda nel 1994, che da soloaveva mietuto quasi 250 vittime tra il personale ecclesiastico. Più incer-ti, invece, i dati del periodo 1980-1989, durante il quale - ma il dato èconsiderato per difetto, riferendosi solo ai casi accertati - sono stati as-sassinati 115 missionari.

Attualità

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LLLLa Fides, l’agenzia. promossa dalla Congregazione per l’Evange-lizzazione dei popoli, nel suo dossier sull’attività missionaria nelmondo, parlando delle vittime ha scritto: “Non usiamo di pro-

posito il termine “martiri” se non nel suo significato etimologico di “te-stimone”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potràeventualmente dare su alcuni di loro, e anche per la scarsità di notizieche, nella maggior parte dei casi, si riescono a raccogliere sulla loro vi-ta e perfino sulle circostanze della loro morte. Ma, come ha detto Be-nedetto XIV, nel giorni di S. Stefano la testimonianza di Stefano comequella dei martiri cristiani, indica ai nostri contemporanei spesso dis-tratti e disorientati, su chi debbano porre la propria fiducia per daresenso alla vita. Il martire, infatti, è colui che muore con la certezza disapersi amato da Dio e nulla anteponendo all’amore di Cristo, sa diaver scelto la parte migliore”.

Franco Frassine

Cardinal Romero, assassinato il 24 marzo 1980, ha datoinizio alle annuali memorie dei martiri uccisi per la fede.

Preghiera

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Ricevi, o Signore, le nostre paure e trasformale in fiducia.

Ricevi la nostra sofferenza e trasformala in crescita. Ricevi il nostro silenzio

e trasformalo in adorazione. Ricevi le nostre crisi e trasformale in maturità.

Ricevi le nostre lacrime e trasformale in preghiera.

Ricevi la nostra rabbia e trasformala in intimità. Ricevi il nostro scoraggiamento

e trasformalo in fede. Ricevi la nostra solitudine e trasformala in contemplazione. Ricevi le nostre amarezze e trasformale in calma interiore.

Ricevi le nostre attese e trasformale in speranza.

Ricevi la nostra morte e trasformala in resurrezione.

Missioni ad extra

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Dalva; momento della professione

Dalla lettera delle sorelle del Brasilea Fulvia, Lucia e a noi tutte

Carissime sorelle, siamo commosse nel comunicarvi la nostra bella festa cominciata conla Santa Messa alle ore 19,30 e terminata alle ore 21,30. E’ stato mera-viglioso, il Vescovo è arrivato, in parrocchia, il sabato per accertarsiche tutto fosse preparato per quanto riguardava i riti di consacrazionepermanente per me, e temporanea per la Regina; il motivo per cui ilVescovo ha telefonato a voi in Italia, era per chiarire alcuni dubbi sulrito perpetuo. E’ arrivato in compagnia della sua segretaria e di unasuora della diocesi. Loro sono state ospiti nella mia casa dove insiemeabbiamo organizzato la Santa Messa e i momenti della celebrazione. Fi-nalmente è arrivata la domenica! La Chiesa era stracolma a tal punto

Missioni ad extra

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che abbiamo pensato a una grande confraternizzazione con tutte le pa-storali presenti insieme ai miei familiari e della Regina. A questa con-divisione hanno pensato i responsabili delle pastorali che si sono subi-to date da fare a preparare i banchetti. Solo mancavate voi qui con lavostra gente e con le vostre sorelle! Comunque e per grazia di Dio, sia-mo riusciti molto bene a presentare tutti i momenti salienti della cele-brazione, grazie anche al nostro Vescovo che con entusiasmo ha volu-to arricchire la celebrazione e oltre al:- Velo, che la suor Alzira mi ha messo in testa - La consegna della Regola (per Regina) – - I libri delle Ore (a tutte e due)- Le candele (per tutte e due) - La consegna del Crocifisso, solo per me - La firma sul libro della Compagnia

Il Vescovo ha benedetto e mi ha messo al dito l’anello della alleanza(matrimonio con Cristo).

Il Vescovo ha voluto che preparassimo la storia della nostra vocazioneche fu letta in Chiesa; la mia storia è stata letta dalla Alba Lucia, unadelle catechiste, e quella della Regina è stata letta dalla prof. Angela co-ordinatrice della pastorale della famiglia (due amiche che voi conosce-te molto bene). Alla fine e con grande gioia, il Vescovo ha benedetto il“baneer (lo stendardo della Santa Angela nostra madre e compagna. E’riuscito molto bello, vedrete quando manderemo le foto!! Noi abbia-mo anche fatto delle foto di tutti i momenti che Gesù ci ha donato inquesto indimenticabile giorno, abbiamo fatto delle immagini, tutte davedere....Il Vescovo durante l’Omelia ha detto che nessuno può immaginare lasua grande gioia e felicità che lui ha provato in questo giorno, e che maidimenticherà questo giorno che andrà ad annoverare sul libro delladiocesi. Regina ha detto che stava aspettando da tempo questo giorno.

Missioni ad extra

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Sorelle, io sono diminuita 3 chili solo per la tanta ansietà! Ma Grazia aDio (perchè non poteva essere che così) tutto è stato meraviglia. Si so-relle!! oggi abbiamo “guadagnato due figlie di Sant’Angela, la Socco-rinha e la Raimundinha del bairro Mangueirao (che voi conoscete) Si!Sorelle adesso cercheremo di conversare con loro a me sembra che sia-no interessate ad entrare nella congregazione, ma staremo a vedere. LaRaimundinha dice che è sempre stato il sogno della sua vita, lavorareper la Chiesa, ma non sapeva come: in questo tempo ha incominciatoa prendere in consegna la Chiesetta di Santa Elisabetta nel bairro “al-to Soccorro”. Quando riceverete la posta con tutto, fatecelo sapere su-bito. Siamo molto felici. Intanto ringraziamo tutta la Compagnia diBrescia che sappiamo ha pregato molto per noi. Grazie di cuore e viabbracciamo tutte. Che Sant’Angela ci accompagni sempre.

Dalva e Regine figlie di SantaAngela Merici.

L’abbraccio del Vescovo a Regina

Echi dal mondo orsolino

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Festa di S. Angela alle isole di Barbados (Caraibi)

In occasione della festa di Sant’Angela, una scolara della “Scuola elemen-tare di Sant’Angela” ha letto una poesia, che aveva scritto, davanti adun’assemblea alla quale era stata invitata la Comunità

Sant’Angela nostra Fondatrice

Una italiana… Angela Merici era il suo nome.Non sapeva come il suo nome sarebbe stato lodatoE’conosciuta sotto il nome di Sant’Angela, una sorella per tutte noi.Ci guida e ci ispira- con lei teniamo la testa alta.

Ha vissuto sul lago di Garda i sui giovani anniha conosciuto nella sua giovinezza la tristezza che genera le lacrimeancor giovane, ha perso i suoi genitoridopo la sua amatissima sorella- ma ha posta la sua forza nella preghiera.

Giovane donna, ha seguito la Parola di Dioed ha fatto del suo meglio per far capire la Buona Novella.I poveri, gli affamati ed i giovani ha evangelizzatosenza pensare a se stessa,ha aiutato gli altri, con il suo modo d’essere,ha insegnato.

Ha fondato, ma non subito, la sua propria comunità.la Compagnia di Sant’Orsola, tale è il suo nome,Serviam, il suo motto vuol dire “io servirò”brilla come la Stella Polare che gli altri osservano.

Echi dal mondo orsolino

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Uno spirito di servizio, a noi il conservarloamare il nostro prossimo, questa è la regola d’oro,amare Dio, l’Onnipotente, perché Egli è sempre làper proteggerci, guidarci, quando noi restiamo saldi nella preghiera.

Sant’Angela è nata molto tempo fa ed in un paese lontanoma è conosciuta in tutto il mondo, ancor oggicome una semente divenuta albero, seminata tanto tempo fastende i suoi rami, che si dispiegano e sono ancora possenti.

Ricordiamoci di lei ancora oggi, in un modo specialeper comprendere i suoi insegnamenti, e ciò che essi ci devono direElla sarà fiera di noi, quando le nostre azioni saranno buoneSeguiamola e viviamo come ciascuna Orsolina deve vivere.

Kalaila Pais, di dieci annidella scuola di Sant’Angela

Echi dal mondo orsolino

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dalle Commissioni

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Il Silenzio

Esistono due tipi di silenzio:- uno negativo che porta alla rottura del dialogo, alla chiusura egoisti-ca all’ascolto, un silenzio che parla di dolore e di morte;- uno positivo che é accoglienza, pazienza, condivisione, umiltà, altrui-smo, adorazione, contemplazione. A quest’ultimo tipo di silenzio ap-partiene il silenzio liturgico. Prima di addentrarci a parlarne dobbiamoavere una chiara idea del significato del termine “liturgia”.Gli antichi già intendevano con questa parola definire i rituali, le feste,gli apparati che richiedevano i vari culti delle religioni.Per noi la liturgia, pur non escludendo l’antico significato, diventa un“segno” della presenza di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo attraversoi Sacramenti soprattutto la Celebrazione Eucaristica, la liturgia delleOre, non escludendo le forme della pietà popolare quali la preghieradell’Angelus, del Rosario,della Via Crucis che ci aiutano a rivivere ì Mi-steri di Cristo.Come si inserisce il silenzio in questo contesto?. Il silenzio é importan-te come l’azione. Cercheremo di viverlo in modo ecclesiale per sentir-ci corpo mistico nel CristoCapo.Nei momenti in cui si accoglierà la Parola, durante la celebrazione del-la Eucaristia, o durante le altre celebrazioni liturgiche, si sperimenteràpiù facilmente la presenza di Dio. Allora le luci, gli addobbi e i para-menti liturgici saranno non una esibizione di fastosità, ma un aiuto asottolineare l’azione liturgica che si sta compiendo, come lo sarannol’austerità degli addobbi nelle liturgie che richiamano la Passione e lamorte di Cristo.E’ necessario però raggiungere il silenzio interiore, indipendentemen-te dal ruolo liturgico svolto dal Celebrante, dall’Assemblea e dal Coro.Il cuore allora sarà pronto ad accogliere e a donarsi quasi fosse la cas-

dalle Commissioni

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sa di risonanza di uno strumento musicale che diffonde in ogni direzio-ne il suono prodotto dal musicista.Il musicista è lo Spirito Santo e noi diventeremo il docile strumentonelle sue mani. Ecco allora nascere un canto di lode, di supplica o dipentimento. Dice infatti S. Paolo:”Lo Spirito viene in aiuto alla nostradebolezza”(Rom .8, 26-27). Non dobbiamo perciò preoccuparci dellanostra povertà interiore, ma abbandonarci totalmente all’azione delloSpirito Santo che abita in noi.Queste osservazioni, naturalmente, non sono valide solo per la liturgia,ma anche per la preghiera personale, soprattutto per l’adorazione eu-caristica che sarà, se unita alla preghiera di Cristo e della Chiesa, lode,intercessione, unione con Dio.Infatti il Vangelo ci parla della incessante preghiera di Gesù, dai qua-ranta giorni nel deserto fino alla consegna, sulla croce, del suo spiritoal Padre.La nostra Madre S. Angela, al capo VI della Regola, fa una sintesi fra la pre-ghiera liturgica e quella personale. “Nella S. Messa si ritrovano, in modo sopragli altri singolare tutti i meriti della Passione di Gesu Cristo ... Si ricorda che....se alcuna vorrà lungamente orare, vada nella sua camera ... preghi tanto, quan-to lo Spirito e la coscienza le detteranno”Concludiamo con alcune proposte di Dietrich Bonhoffer

FACCIAMO SILENZIO- prima di ascoltare la Parola, perché i nostri pensieri sono già rivolti

verso la Parola- dopo l’ascolto della Parola, perché questa ci parla ancora, vive e di-

mora in noi- la mattina presto, perché Dio deve avere la prima Parola- prima di coricarci, perché l’ultima parola appartiene a Dio - solo per amore della Parola

La Commissione per la Liturgia

Cronaca

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COSTRUIRE UN SITO INTERNETUn corso per animatori della cultura

e della comunicazioneNel messaggio per la 44ª “Giornata Mondiale delle Comunicazioni Socia-li” il Santo Padre ricorda che “… per dare risposte adeguate all’internodei grandi cambiamenti culturali, particolarmente avvertiti nel mondogiovanile, le vie di comunicazione aperte dalle conquiste tecnologiche so-no ormai uno strumento indispensabile.” Per questo “la rete internet” va sfruttata anche per l’evangelizzazione.

Perché un sito Parrocchiale? (e per noi: perché un sito della Com-pagnia?), Come costruire un sito? Con quali linguaggi? Chi ne è re-sponsabile?Sono gli argomenti che per ben quattro lunedì (l’1, l’8, il 15 e il 22marzo di quest’anno) sono stati trattati nelle serate che l’ufficio co-municazioni sociali (in particolare il servizio Informatico) della Dio-cesi di Brescia ha offerto come supporto alle realtà ecclesiali che siavvalgono dei più moderni strumenti di comunicazione, come il sitointernet.Ci siamo iscritte al corso in quattro sorelle: oltre a me hanno parte-cipato Maria Emma Danieli, Valentina Borboni e Giuseppina Verzel-letti.Abbiamo certamente capito che avremmo bisogno di qualche ulte-riore (e sostanziale) approfondimento, però intanto ci stiamo muo-vendo (e direi con discreti risultati) in un mondo che ha, insieme amolti limiti, anche grosse potenzialità.Abbiamo imparato che in questo mondo vasto “è importante esserci,bene, con stile e con un progetto”, che sono molti i modelli di sito in-ternet che si potrebbero utilizzare, che c’è un modo straordinaria-mente interattivo per comunicare (avendo ovviamente qualcosa da

Cronaca

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Cronaca

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dire), che bisogna acquisire uno stile comunicativo (le tecniche diweb writing); abbiamo imparato cosa sono i blog, le fotogallery, ipodcast, lo streaming. Che c’è una responsabilità redazionale per chimette in circolo notizie e dati; e che per questo motivo c’è anche unaresponsabilità civile e penale.Abbiamo anche imparato che insieme, possiamo essere uno “specia-le” WEB TEAM, se sapremo coordinarci nelle nostre attività, met-tendo a disposizione le capacità di ciascuna nello scambiarci notizieed accrescendo il nostro desiderio comunicativo.Ci serve tutto questo?Si, ci serve perché da oltre un anno (dal febbraio 2009) è attivo nel-la Compagnia di S. Orsola di Brescia un sito intenet più dinamico ri-spetto al precedente e che si raggiunge all’indirizzo www.angelame-rici.it.In questi mesi il sito è sempre stato aggiornato permettendo in unanno ad oltre 20.000 navigatori web di raggiungerci, visitando le no-tizie che riguardano Sant’Angela, le sorelle Girelli, le opere dellaCompagnia, i documenti e le pubblicazioni, e soprattutto le NEWS,cioè le notizie che possono offrire, quasi in tempo reale, la letturadell’attualità della vita della Compagnia.Questa attività è poco visibile alla maggior parte di noi, che non utiliz-zano internet come strumento di comunicazione; è importante però sa-pere che il lavoro in questo settore permette di stabilire dei contatti si-gnificativi ed è un canale di “promozione” da non sottovalutare. Ovviamente insieme alla testimonianze personali, all’accoglienza, al-la preghiera.E proprio alla preghiera, che soprattutto in questi ultimi mesi tuttele consorelle hanno condiviso, affidiamo l’esito del nostro lavoro,con l’augurio che lo Spirito ci possa ancora sorprendere sulle vie -magari a noi poco conosciute e praticate – ma che Lui saprà apriree fecondare.

Giusy P.

Cronaca

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Diario di Casa S. AngelaAprile – Maggio

L’accoglienza in questo periodo di primavera è più intensa. Tramitel’ufficio Missionario Diocesano, abbiamo ospitato 15 giovani Croateaccompagnate da Sr. Liliana, Ancella della Carità di Santa Maria Cro-cifissa, pure lei della Croazia.

– Un gruppo di Orsoline tedesche accompagnate da Sr. Genoveva, ilgiovedì 8 Aprile sono state a Casa Sant’Angela per un pranzo convivia-le alla conclusione degli Esercizi spirituali seguiti al Mericianum di De-senzano.

Cronaca

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– La Domenica 11 Aprile abbiamo ospitato un gruppo di parenti eamici, per festeggiare la S. Cresima di Letizia una ragazza di 3ª mediadella città.

– 60 bambini della V elementare di Monza hanno sostato in Casa peril pranzo al sacco. Le Maestre sono state sorprese dalla tranquillità del-la Casa; si sentivano in un altro mondo.

– Approfittando della festività del 1° Maggio, si è svolto, per la dura-ta di tre giorni, il convegno della Compagnia di Sant’Orsola Istituto Se-colare di Sant’Angela Merici per le Direttrici e le Maestre di formazio-ne, circa cinquanta persone.

– Dal 4 all’8 Maggio sono state ospiti le Orsoline dell’Unione Roma-na, 17 suore provenienti da undici Nazioni:. Australia, Brasile, Croazia,Indonesia, Inghilterra, Perù, Cile, Polonia, Senegal, Slovacchia, Tailan-dia, tutte giovani, talmente gioiose che, senza volerlo, ci siamo sentitecontagiate.

– Nel mese di Maggio abbiamo pure accolto alcuni pellegrini dellaCroazia guidati da Sr . Klaudia Duren delle Orsoline di Varaz̆din di-retti al Sacro Monte di Varallo. Al ritorno, sono stati di nuovo ospitatida Casa Sant’Angela.

Valentina B. e le Sorelle di Casa S. Angela

Tra noi

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Tempo d’estate

Il periodo estivo, in genere, offre la possibilità di un po’ di riposo: levacanze (riguardo la scuola), le ferie per chi lavora, non necessariamen-te si va in montagna o al mare. E’ molto importante imparare a gestirebene il tempo libero! Non è un’eternità che si ha a disposizione, maga-ri solo pochi giorni: una ragione in più per non sprecarli e per viverliin modo intelligente, come occasione di crescita umana e di arricchi-mento interiore, di vera “RICREAZIONE”, nel senso di ri-creare den-tro di noi quella serenità e disponibilità che ci consentano di capire checosa nella vita è veramente essenziale, e merita di essere perseguito conimpegno e sacrificio; e che cosa, invece, è solo mito illusorio e fallace,contrabbandato come indispensabile da chi ha interesse a far credereche valga l’avere più che l’essere, il godere più che il crescere anche peravere più attenzione agli altri.

Tra noi

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Le ferie sono un’occasione per crearci spazi di riposo, di silenzio, dipreghiera; accogliamo questa preziosa opportunità per riflettere su unaespressione o l’altra della Parola di Dio per poi cercare di viverla nelproprio quotidiano. Ad esempio impariamo a salutare con stupore ilnuovo giorno che sorge, pregando per ringraziare il buon Dio di un’al-tra giornata da vivere, assaporando ogni attimo con consapevolezza eviverlo con attenzione, come afferma un grande scrittore contempora-neo che di vita vera si intende, Anselm Grün. “ Mio è l’attimo e seadesso bado è mio il Fattore di anni ed eternità. In quest’attimo Dio miguarda con amore e vuole incontrarmi in quest’attimo!”E se qualcuno si meraviglia, che non hai mandato in vacanza la pre-ghiera, la fede, la generosità e l’altruismo, non te ne dispiaccia affatto;ma se nessuno si è accorto che sei per incominciare seriamente a preoc-cuparti, ricordati soprattutto che Dio non va mai in vacanza, ma ti amain ogni istante della vita. Buona estate!

Mariuccia G.

Un po’ di storia

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Come è nata la “nostra” Piazza Mercato

Era il giorno di S. Longino, e più esattamente il 15 marzo 1750, quan-do i cittadini di Brescia assistettero increduli a un episodio funesto chevide quali protagonisti il Conte Marc’Antonio Martinengo da Barco eil Conte Durante Duranti.I due aristocratici, incontratisi nei pressi della Chiesa di S. Clemente enutrendo una forte inimicizia reciproca fomentata da alcune sgarberiereciproche, si sfidarono prontamente a duello: il casus belli lo fornì ilConte Duranti suggerendo a un servitore di casa Martinengo di abban-donare il suo posto e allontanarsi dal Conte Marc’ Antonio perché per-sonaggio dal passato oscuro e turbolento.Lo scontro vide i due contendenti duellare con la spada attraverso levie di Brescia fino a quando, all'altezza dell'area che è conosciuta oggicome Piazza Moretto, il Conte Duranti riuscì a ferire mortalmente ilproprio avversario che spirò il giorno stesso.L’area in questione era conosciuta dai bresciani fin dall'epoca me-dievale come la Contrada dei Guazzo o dello Sguazzo: questo buffoepiteto stava a indicare la presenza di un corso d'acqua, il Vaso Molindel Brolo, che attraversava la zona ed era scavalcato da un piccolo pon-ticello pedonale le cui contenute dimensioni imponevano ai veicoli diguadarne il letto.Soprattutto non esisteva alcuna piazza ma solamente una via sullaquale si affacciavano anonime facciate di case comuni; vi erano peròdue importanti complessi religiosi come la Chiesa e il Monastero di S.Afra, originario luogo di sepoltura dei Santi Martiri Faustino e Giovi-ta denominato ab antiquo S. Faustino ad Sanguinem, ed il complessodi S. Bartolomeo, trasformato alla fine dei XVII secolo in prestigiosaaccademia per l'educazione dei gentiluomini: il noto letterato e stu-dioso del XVIII secolo Gian Maria Mazzucchelli studiò anch’egli fra

Un po’ di storia

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queste mura. Un ramo della nobile famiglia Martinengo da Barco nel-la seconda metà del Seicento costruì, con affaccio sull'attuale viaomonima, un tempo Contrada di S. Gaetano, la propria magnificadimora in stile barocco impreziosita dall'imponente portale con statueattribuite allo scultore Andrea Paracca.Fu solamente in seguito al lascito dei Conte Leopardo Martinengo daBarco alla fine dell'Ottocento che il Comune pensò alla creazione del-la Piazza, cosi come la possiamo osservare oggi.La volontà di istituire una raccolta di quadri degli artisti brescianiportò alla fondazione della Pinacoteca Civica Martinengo, negli ambi-enti che furono la residenza della famiglia, alla copertura del VasoMolin del Brolo e all' abbattimento di alcuni edifici per creare un pi-azzale di accesso.Queste demolizioni però misero in luce il fatto che non esisteva unafronte rivolta verso la Contrada dello Sguazzo, e fu per questo che nel1898 l'Arch. Antonio Tagliaferri terminò la realizzazione della facciatain stile neo barocco riproponendo il linguaggio architettonico-decora-tivo di quella originale su via Martinengo da Barco.L’area, che in questo modo si creò, fu dotata nello stesso anno anche diun gruppo scultoreo di bronzo realizzato da Domenico Ghidoni, notoed apprezzato scultore bresciano, che rappresentò Alessandro Bonvi-cino, detto il Moretto, circondato dall'allegoria della pittura che ci in-vita alla visione dei capolavori custoditi nella Pinacoteca.

Ing. Matteo PontoglioFacoltà di Ingegneria - Università degli Studi di Brescia

(da “Circoscrizione Centro”)

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Le ricordiamo

Turotti Sofia

Nata a Capriolo il 28-01-1929Consacrata nel 1967 – deceduta il 3 Maggio 2010

Ricordando Sofia

Anche la nostra carissima Sofia è andata incontroallo sposo. Qualcuna di noi la considerava un po’scrupolosa per la sua sensibilità e per come parla-

va e vedeva la sua consacrazione e il suo essere sposa di Cristo, ma for-se questo è perché, siamo troppo abituati a trattare anche delle cosepiù grandi di noi con superficialità. Il suo parroco che la conosceva be-ne, (e penso fosse anche la sua guida spirituale) al suo funerale così hadetto:

“Non vi nascondo che sono stato in dubbio fino all’ultimo: parlare o pre-ferire il completo silenzio, per permettere ad ognuno di noi di ripensarealla sua vita, in tutto esemplare e tirarne le conclusioni.Noi ci domandiamo chi sono i santi. Ne abbiamo un esempio eclatante enon mi meraviglierei se in un domani i superiori iniziassero anche unacausa di beatificazione per le sue virtù.Il suo nome “ Sofia” indica sapienza, saggezza.

E’ stata sapiente, insegnando a una generazione e più, tante cose e i suoialunni la ricordavano e la salutavano con affetto e riconoscenza… “LaMaestra”

E’ stata sapiente come cristiana, innamorata veramente di Cristo e dellaChiesa. I Sacramenti erano il fulcro della sua vita, specie la confessione el’Eucaristia (si confessava tutte le settimane).

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Le ricordiamo

Quando faceva da Ministro dell’Eucaristia e distribuiva la Comunione, siriteneva indegna di toccare e distribuire agli altri il Cristo… le tremava-no le mani e parecchie volte voleva esimersi da questo compito… ma al-la fine obbediva.

Sapiente come donna: il suo genio femminile consisteva nel capire, aiuta-re e consigliare con dolcezza e umiltà le altre persone che ricorrevano alei o che incontrava per strada. Anche l’autorità civile (Il Comune) l’anno scorso ha riconosciuto i suoimeriti e l’ha premiata.

Imitando i santi: S. Angela, S Teresa di Calcutta ecc. si chinava sugli am-malati per consolarli, sui poveri per aiutarli: la Caritas, i suoi missionaribisognosi di aiuto, era molto generosa anche in questo.

Sapiente come Figlia di S. Angela, era consacrata a Dio nel mondo, era lasua vocazione e ne parlava con entusiasmo quasi adolescenziale.Ha messo in pratica la vocazione alla santità, il servizio della Chiesa e deifratelli osservando con gioia i tre voti di Castità, Obbedienza, Povertà.”

A noi resta di farne tesoro del suo esempio: della sua sensibilità, dellasua disponibilità, della sua umiltà, l’umiltà è la virtù che fa grandi lepersone davanti a Dio ma anche davanti agli uomini.

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Le ricordiamo

Mattia Margherita

Nata a Paisco Loveno il 18- 09 -1915Consacrata nel 1946- Deceduta il 10 aprile 2010

Mattia Margherita, conosciuta con il nome di Rita, ama-va festeggiare il suo onomastico il 22 maggio, festa di S.Rita da Cascia. In Parrocchia ha svolto il compito di

maestra d’asilo, di catechista, di sacrista, aiutando o sostituendo poi la sorellaAngelina, morta nel 1996, pure lei Figlia di Sant’Angela.Quando poi don G. Maria Botticchio, parroco di Loveno dal 1933 al1938, si trasferì a Sellero, Rita lo seguì come collaboratrice familiare.Poi svolse anche il servizio di domestica per diversi anni a Milano.Ovunque è stata, ha saputo gestire, non senza una certa diplomazia,tutta sua, le varie situazioni della vita.E’ sempre stata un tipo allegro e gioviale; la sua casa era sempre aper-ta a tutti, soprattutto ai vari Sacerdoti che salivano a Loveno. Angelinae Rita erano un po’ come Marta e Maria, sorelle di Lazzaro, semprepronte ad ospitare Gesù e i suoi amici e godere della loro presenza.Con i suoi parenti ha sempre mantenuto buoni e affettuosi rapporti,nonostante li suo carattere che a volte poteva sembrare autoritario, mache, alla fine, era solamente bonario.Era donna di preghiera. Anche presso la Casa di Riposo di Malonno,dove passò 11 anni, partecipava sempre alla S. Messa e presiedeva allarecita comunitaria del S. Rosario.Gesù Eucaristia è stato il suo cibo spirituale che l’ha sostenuta nel nonsempre facile cammino del1a vita.Rita oggi si trova alla presenza di quel Gesù Eucaristia che, su questaterra, ha tante volte ricevuto, adorato e pregato. Rita è l’ultima Orsolina della nostra Parrocchia di Paisco Loveno:.donne laiche, serve per Amore, che nel silenzio, nel nascondimento,

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Le ricordiamo

hanno donato la loro vita alle nostre comunità, vivendo in modostraordinario la loro vita ordinaria. A tutte loro la nostra riconoscenzae il nostro suffragio.

Dall’Omelia funebre del Parroco don Santo Chiapparini. Concelebrantidon Giacomo Ercoli, don Cesare Isonni, don Domenico Mariotti, donGiuseppe Chiappariní e Padre.Giuseppe Maccalli

Veramente Rita con la sua vita ha testimoniato Gesù suo Sposo con fe-deltà e amore. Sono certa che dal Cielo veglierà su tutta la Compagniache amava tanto.

Caterina Mazzucchelli Responsabile di Gruppo

Rita carissima, ci hai lasciati orfani già 11 fa quando sei stata ricovera-ta presso la Casa di riposo di Malonno. Hai dovuto abbandonare il tuoamato paese, la tua chiesa, il tuo cimitero. Sei stata la mia maestra d’a-silo, la mia catechista. Mi hai trasmesso la fede, il dono più preziosoche possiedo, insieme ai miei genitori ed ai Sacerdoti della mia infan-zia: una fede non solo raccontata, ma soprattutto vissuta.Sei stata Orsolina, Figlia di S. Angela. Sei stata una “Vergine pruden-te”. Per tutta la vita hai tenuta accesa la lucerna. E ti sei presentata altuo Sposo con la lucerna accesa. Ti chiediamo un favore. Quando an-che noi ci presenteremo alle porte dei Paradiso, magari con la lucernaspenta, poiché siamo stati “stolti”, tieni socchiusa la porta. Tu, con latua tipica diplomazia, saprai certamente come convincere il Buon Dio,o S. Pietro, a farci entrare nella sala del banchetto.Grazie di tutto , Rita, e arrivederci.

Angelo Filafusi al termine della Messa

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Indice

Indice

La parola del Superiore (S. Ecc. Mons. Vigilio Mario Olmi)“Con Maria, Madre del Buon Consiglio” pag. 2

La parola della Superiora (Maria Teresa Pezzotti)Il momento giusto pag. 6

Alle sorelle ammalate (Enrica Lamberti) pag. 10

ApprofondimentiSpiritualità (Giuseppina Zogno) pag. 12

AttualitàSono 37 i religiosi uccisi nel mondo (Franco Frassine) pag. 15Preghiera pag. 18

Missioni ad extra pag. 19

Echi dal mondo Orsolino pag. 22

Dalle Commissioni pag. 25

CronacaCostruire un sito internet (Giusy P.) pag. 27Diario di casa nostra pag. 30

Tra noiTempo d’estate (Mariuccia G.) pag. 32

Un po’ di storiaCome è nata la “nostra” Piazza Moretto pag. 34

Le ricordiamo pag. 36

LA VOCEDELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA • BRESCIA

GENNAIO • FEBBRAIO 2010

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Aldo Ungari

Inizia la pubblicazione a puntate di alcuni racconti “fantasiosi”liberamente ispirati alla vita di Mons. Luigi Fossati,

Superiore della Compagnia dal 1961 al 1981

DON LUIGI E GLI SPIRITI

Nomi luoghi e tempi rigorosamente veri

-“Don Luigi, la cena è pronta”-“Si, mamma, vengo subito”.Quel subito voleva dire dieci minuti, lo sapeva benissimo mammaAmalia che versò mezzo litro di latte munto da poco nella scodellagrande e continuò a rigirare nel paiolo la polenta, ormai quasi cotta. La cascina “Il Giuseppino” era ai margini della Volta, piccola frazionerurale di Brescia. Due pilastri in pietra di Botticino sostenevano il can-cello, sempre aperto e immettevano nell’aia. Abitava lì la famiglia delgiovane prete, curato dell’oratorio a quasi un chilometro dalla chiesaparrocchiale. In quella fine di novembre del 1926 il gelo aveva già ste-so le coperte di galaverna sui campi e mentre Amalia cuoceva la polen-ta la nebbia saliva dai fossi nei quali l’acqua di risorgiva scorreva qua-si tiepida al confronto delle gelide zolle indurite e nere. La polenta sbuffava piccoli getti di vapore da coni vulcanici in minia-tura e Amalia pensava a quando il suo Luigi era piccino. Sganciò ilpaiolo dalla catena del camino e spaiolò la polenta sul tagliere. Il giovane prete, fresco di messa, benedisse la mensa e iniziò a gustare,soddisfatto, quei buoni cibi genuini. Era quella la cena che preferiva edil suo bel volto dai chiari occhi celesti, lo esprimeva schiettamente. Lamamma, come il solito, aveva già cenato e sedette su una piccola sediaaccanto al fuoco. Guardava compiaciuta il figlio e pensava a quandoera andata , qualche giorno dopo il matrimonio con Giuseppe, a pren-dere Luigino in una cascina della Bassa dove il bambino era stato mes-so a balia. Vittoria, la prima moglie di Giuseppe era morta di parto. Fa-ceva freddo anche allora alla Bassa. Lei di piccola statura, il marito al-to e ben vestito, erano arrivati con la carrozza messa a disposizione daiconti V. Un nugolo di bambini l’assediarono e scambiarono Giuseppe,cuoco dei nobili, per un conte.“C’è qui il conte! C’è qui il conte! Urlavano infagottati in indumentisbrindellati più simili a stracci che ad abiti.

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III

Lei no, minuta e un poco timorosa, anche se in testa aveva un cappel-lino di lapin nero, non fu scambiata per nobile, guardata anzi con uncerto sospetto. Amalia ricordava, e ancora si commuoveva, quandoprese fra le braccia quel bambino di nove mesi bruttino e rachitico conle gambette ad arco e la testa troppo grossa. Dovette quasi strapparloalla bàlia, un po’ stupida, un po’ avida e di una povertà così ampia dasconfinare nella miseria. Giuseppe intanto regolava col bàlio il “conto”aggiungendovi una abbondante mancia in denaro e in cibo.

***

Don Luigi aveva terminato la cena con tre noci ed un pezzo dipane:leccornia degno di un pranzo di nozze.“Mamma devo andare alla riunione del Circolo dei giovani dell’Azio-ne Cattolica”.La mamma già sapeva. “Fa un freddo d’inferno. Ti ho preparato il mantello pesante” disse in-dicandoglielo.“Grazie”rispose il figlio che con un gesto teatrale vi si avvolse quasidue volte, tanto era ampio.“Non tenerli troppo fuori casa, i giovani e non parlar male del Duce,questa volta! Sta attento perché quelli del fascio hanno già pronto l’o-lio di ricino! Sapeva tante cose mamma Amalia. Le donne della Voltala tenevano informata. Lei, poi, quando andava a far spesa nelle botte-gucce della contrada e al mercato captava tutto quanto riguardava il fi-glio. Don Luigi seminava nelle coscienze dei giovani i principi sacro-santi della libertà, della giustizia e della democrazia. Preparava così uo-mini dalla spina dorsale diritta e non certo canne sbattute dal vento.Molti li avrebbe ritrovati accanto negli anni della Resistenza. “Non preoccuparti, parlerò di san Giovanni Battista, siamo ormai inavvento”.

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IV

“Oh, figlio benedetto!” Esclamò la mamma. La voce era per nulla be-nedicente e tradiva una giustificata apprensione e continuò: “Lo so. Faipresto tu a passare dal Battista che rimprovera Erode al dovere di op-porsi a quel testone del duce! Ai giovani parla piuttosto di san Luigi,”.Il figlio sorrise e le disse: “Farò un po’ tardi, non aspettarmi in piedi, ilrosario lo dico un poco nell’andare e un poco nel tornare”.

*****

La strada era fiancheggiata da grossi nodosi e nudi gelsi privi di rami eramaglie. Tronchi in letargo e quasi si sarebbero detti senza vita. Solouno, chissà perché allungava nella nebbia sottili lunghi rami adunchi.Don Luigi avanzava con passo sicuro e sgranava la corona del rosariotenendola in tasca della tonaca per il freddo. Tutto era nero. Una misera lampadina faceva un po’ di luce smorta adindicare, poco lontana, l’osteria del Grigio sul cantone dove la stradaincrociava la provinciale per Cremona che al posto dei gelsi aveva iparacarri. Il giovane prete prese a destra in direzione della chiesa, la-sciandosi alle spalle l’osteria e tornando nel buio pesto. Fatto un tratto di strada, appena superato il cimitero, Don Luigi si av-vide che nei pressi del cancello della villa Passerini c’era una massa scu-ra formata da tre persone intabarrate e fra loro accostate. Doveva perforza passarvi accanto dopo non molti passi. Non aveva paura ma nonera nemmeno tranquillo e vide uno dei tre, quello centrale, dare unagomitata al compare di destra, come per dire: “E’ lui”. Lo sgomitatodalla tasca del pastrano tirò fuori qualcosa alzandola e agitandola.Nonostante il buio don Luigi intravvide una bottiglia. Non vi era dub-bio, la spedizione punitiva era lì pronta con l’occorrente, l’olio di rici-no innanzitutto. In quel momento dal viale della villa arrivarono duetraballanti fasci luminosi e il rumore a singhiozzo della “ Fiat 509” delconte. L’autista, nero anche lui dal berretto agli stivali, scese per apri-re il cancello.

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V

I tre se ne andarono senza fretta, con gesti eloquenti per dire “tornere-mo”. Don Luigi li vide quel tanto che bastò per riconoscerne uno,quello che aveva sgomitato. Il giovane fino ad un anno prima aveva fre-quentato la parrocchia ma don Luigi mai ne disse il nome.Gli altri quasi certamente venivano dalla città. -“Buona sera, reverendo”. La voce uscì dall’auto. -“Bona sera, signor conte”.-“Credo l’abbia scampata bella. Ne sono contento anche se l’ho aiuta-ta del tutto involontariamente. -Io sono contrario alla violenza verso iministri di Dio”. L’auto ripartì con piccolo sussulto. -“Grazie, comunque” rispose forte don Luigi riprendendo a cammina-re svelto. Poco dopo fu raggiunto da Masserdotti in sella alla vecchia“Dei”.-“Don Luigi, che fa? L’armistizio col conte”?-“Non ne condivido le idee ma è un cristiano come un altro”.

***

I giovani del circolo del Sacro Cuore erano in gran fermento e discute-vano fra loro animatamente. Non di politica, e nemmeno degli scontrifra lavoratori e padroni, ma di ... spiriti! Come don Luigi si affacciò alla porta lo investirono di domande e ri-chieste contrastanti.“Lo dica lei che gli spiriti esistono”! Vociò Zambonardi.“E’ vero che i morti qualche volta si fanno sentire?” Chiese Filippini.“Sono tutte stupidaggini! I morti son morti e non parlano più”! sen-tenziò Conter.“I massoni fanno le sedute spiritiche e, anche se Chiesa lo vieta, gli spi-riti parlano tramite la medium” affermò Firmo che studiava a Milano.Don Luigi era rimasto in piedi sul primo dei tre gradini che scendeva-no nella stanza e dominava il folto gruppo. Rapidamente il vociare

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VI

smorzò e si fece silenzio. Il giovane prete teneva sulle spalle il mantel-lo aperto ed ampie pieghe morbide scendevano a lambire il gradino dipietra. I giovani lo guardavano dal basso all’alto, come fosse sul pulpi-to ed pareva più imponente del prevosto col piviale.Il duce, il fascio, gli squadristi, l’olio di ricino, erano stati spazzati viadai discorsi sugli spiriti e non si capacitava ché i giovani si accalorassero tanto. Lo capì presto perchéZanola, il presidente del circolo disse:”Stavamo discutendo di spiritiperché Carlo Magher ha scommesso con Marco Bogia che domani not-te andrà a dormire nella stanza degli spiriti per dimostrare che non cisono e se ci sono non ne ha paura”.Don Luigi una sola volta e vagamente aveva sentito dire qualcosa diquella stanza. -“Dove sarebbe questa stanza degli spiriti”? Chiese incuriosito.-“Ha presente la chiesetta delle rogazioni alla cascina Brolda, vicino adove abito io? Disse Zanola.-“Si” -“Accostata c’è una casetta, due sole stanze , una sotto e una sopra,civiveva un calzolaio di nome Romano. Sotto aveva la bottega, che eraanche cucina e sopra la camera da letto dove dieci anni fa è morto im-provvisamente, senza sacramenti. Viveva solo. Nessuno l’aveva mai vi-sto in chiesa, né la domenica mattina perché lavorava,come quasi tuttii calzolai, né in altre occasioni. Scalvini, che anche lui abitava vicino alla Brolda, lo corresse:”Una vol-ta mio padre l’ha visto a un funerale”. Zanola continuò :”Non aveva parenti e la casa è rimasta là com’era, conla porta e le finestre sempre chiuse. Le chiavi le tiene il fattore della Brolda. Romano era un tipostrano, bravo nel suo mestiere, ma con la la mania delle vecchie cartedi musica: ne aveva la casa piena. Attaccato alla parete della bottegac’era uno strano strumento a corde fatto a triangolo. Qualche volta dal-

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VII

la sua camera si sentivano dei pezzi d’opera: doveva avere un grammo-fono a manovella e un altro strumento.” “E’ vero, le ricordo anch’io le romanze” interruppe di nuovo Scalviniche aggiunse “Mia mammauna volta gli aveva portato del brodo in camera perché era ammalato eha visto anche un armonium”. Don Luigi fece segno ai giovani di se-dersi come fece lui stesso.Il presidente del circolo poté continuare:”Tre anni fa una sera moltotardi è arrivato alla Brolda un pellegrino. Erano già tutti a dormire. Il fattore non voleva mandarlo viama non si fidava a farlo entrare. Gli disse che poteva dormire nella ca-sa del calzolaio e gli diede la chiave. Ma dopo neanche un quarto d’o-ra il fattore lo sentì urlare. Scese e lo vide scappare dicendo che c’era-no gli spiriti”.“Tutto qui”? Disse don Luigi.“No”, disse Anni: “Piero Porcarol dice che una sera sotto la finestradella casa degli spiriti del tutto chiusa ha sentito Beniamino Gigli can-tare “Che gelida manina”. Tutti in coro fecero: “Ohhh...non per espri-mere meraviglia ma incredulità e qualcuno disse: “Piero Porcarol,.. èubriaco alla mattina presto”! “Ma il maestro non beve, e ci crede...”disse uno“ Perghem , il cavatore di sabbia, ha resistito solo due ore in quellastanza ” riferì un altro.“Sono tutte chiacchiere, io non ci credo per niente” aggiunse un terzoe tante altre voci si levarono contrastandosi e accavallandosi tanto chenessuno più capiva nulla.A questo punto punto don Luigi si alzò e sentenziò:“Zanola e Apostoli sono incaricati di seguire la sfida fra Magher e Bo-gia: ci riferiranno la prossima volta. Ora parliamo di Giovanni Battistail precursore”.

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VIII

Mamma Amalia aveva ovviamente disubbidito: aspettò levata don Lui-gi. Appena uscito il figlio portò la mezza polenta rimasta alla vicina dicasa, vedova con due bambini. Cucinava sempre la polenta più grossadel necessario per poterla donare, spesso unendovi qualche uovo o unpoco di lardo. Iniziò poi a rammendare le calze. Quante decine ne ave-va consumate il suo Luigino e come fosse monello a scuola e non soloa scuola ma anche in chiesa! Amalia ce lo aveva portato fin da piccinoe sui sette anni gli aveva insegnato in latino, un poco addomesticato, leformule per “servir” messa. Il bambino aveva nove anni quando qualcuno gli regalò una piccolatrottola in legno, chiamata in bresciano “pirlo”. Occorreva una certaabilità per farlo girare vorticosamente con piccoli e ben mirati colpi difrustino. Luigino era bravissimo. Una mattina, già vestito da chieri-chetto, giocò col pirlo in sacrestia mentre il vecchio prete indossava ilcamice. Disgrazia volle che la piccola trottola finisse fra i piedi del vec-chio che già l’aveva rimbrottato. La voce pareva venuta su da una del-le tombe che lastricavano il pavimento:”Non si gioca in questo luogosacro”! Il prete si chinò con qualche difficoltà e fece sparire il pirlo inuna smisurata tasca della tonaca. Il bambino a testa bassa precedette il prete verso l’altare.-“Introibo ad altare Dei”. -“Ad Deum qui laetificat juventutem meam “rispose Luigino pensan-do al pirlo.A mamma Amalia,inginocchiata nel primo banco, non era sfuggito ilbroncio del bambino.Al momento dell’offertorio Luigino invece di portare il vino non simosse.Il prete gli fece un energico cenno. Lui rimase impalato e sussurròqualcosa che Amalia non capì.Il vecchio celebrante brusco:-”Portami il vino”! -”Dammi il pirlo!”

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IX

Il sacerdote non voleva né poteva abbandonare l’altare. Mai sarebbesceso dall’altare per prendere da sé l’ampolla. A voce più alla e irata in-timò:”Portami il vino”!“Prima dammi il pirlo!”. Il vecchio dovette cedere e la Messa proseguìsenza altri inciampi. “Ite, missa est”.“Deo gratias”disse il bambino togliendosi tonachetta e andandosene dicorsa a giocare.Amalia allora avrebbe voluto sprofondare, ora sorrideva indulgente.Depose ago, filo, uovo di legno e calze rammendate. S’alzò, staccò daun chiodo la corona e iniziò a recitare il terzo rosario della giornata.Appena da lontano intravvide don Luigi, spense la luce si ritirò tran-quilla in camera sua.

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Magher scelse la notte di luna nuova per sfidare gli spiriti. Alle nove disera davanti alla casetta si diedero appuntamento alcuni giovanotti fracui ovviamente chi doveva dar prova di coraggio e chi sarebbe rimastoa controllare. Arrivarono anche Zanola e Apostoli, come osservatori .La vittoria l’avrebbe sancita l’aurora perché gli eventuali spiriti deimorti si sarebbero fatti vivi la notte.Bogia aprì a fatica la porta e Magher entrò. Chiuse dall’interno il cate-naccio e con spavalderia augurò agli amici una sonora “Buona Notte”.Gli amici, avvolti nei mantelli,sedettero ben stretti per protegersi me-glio dal freddo sui gradini della chiesetta fumando qualche sigaretta echiacchierando a voce sempre più bassa. Un paio se ne andarono do-po un paio d’ore ed altri due verso mezzanotte. Pareva ormai che Ma-gher stesse vincendo. Le volte precedenti gli spiriti erano stati più so-lerti. Poco dopo mezzanotte gli amici rimasti però udirono un rumoresordo, come di tonfo provenire dalla casetta. Si assieparono davanti al-

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la porta e sentirono scricchiolare la scala di legno sotto i pesanti e ac-celerati passi di Magher che tirato il catenaccio si lasciò alle spalle por-ta e amici sparendo nel buio. Per molti giorni non si vide in giro. Andare a dormire nella casa degli spiriti era ormai una prova di corag-gio maggiore di quella di affrontare senza arma alcuna un toro fuggitodalla stalla.Nei giorni successivi altri due giovani, che ambivano essere considera-ti impavidi, tentarono l’impresa: il più valoroso vi rimase tre ore.

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Zanola e Apostoli riferirono ai giovani del circolo del Sacro Cuore. Ildubbio che in quella casetta gli spiriti davvero dimorassero si dilatava. A don Luigi spiaceva soprattutto che molti parlassero a vanvera sui te-mi dell’aldilà, del giudizio divino, della preghiera di suffragio, della pu-rificazione dell’anima ed altri temi simili. Fece ai giovani una lucidaesposizione della dottrina della Chiesa su tali argomenti ma alla finepiù d’uno disse:”Però nella casa degli spiriti”...Don Luigi a quel punto lasciò libero il suo temperamento impulsivo edil carattere esplosivo:” Nella casa degli spiriti andrò io a dormirci”! Uncolpo di cannone non avrebbe rintronato tanto e quell’annuncio im-provviso quanto imprevisto mise tutti k.o. A don Luigi non interessa-va essere considerato coraggioso, lo aveva già dimostrato in altre occa-sioni , gli premeva far piazza pulita di quel tarlo subdolo e pericolosoche si era insinuato in alcuni e tentava di penetrare in molti.Nell’aula si fece un silenzio intenso, pieno di meraviglia e ammirazio-ne e Don Luigi lo ruppe:“Vi andrò domani notte”!

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XI

Qualche ostinata chiazza di neve ricopriva lembi di campi ed altra ne-ve, accumulata lungo il muro perimetrale della Brolda ricordava che ilfreddo persisteva e attendeva i rigidissimi giorni della merla per acuir-si. I pesantissimi scarponi con una sfilza di ganci metallici per i lacci ele grosse suole chiodate facevano scricchiolare la terra congelata. Alle nove in punto don Luigi varcò la soglia della casa abitata dagli spi-riti. Aveva portato con sé il breviario ed una torcia elettrica. Alcuni gio-vani e meno giovani si erano radunati nelle vicinanze. La stanza più chesquallida era disordinata, dava il senso di un laboratorio improvvisa-mente abbandono e nell’insieme ricordava un fondaco da rigattiere. Ildecennale strato di polvere grigiastra e uniformava ogni cosa. Don Lui-gi recitò compieta poi fu attirato dalla balalaika di grosse dimensioni.Ne grattò le corde producendo un suono tutt’altro che melodioso e ladepose sul tavolo. Salì in camera per coricarsi e si tolse solo gli stivaliil mantello e la tonaca . Questa la appoggiò su una sedia, il secondo lostese come ulteriore coperta, sopra il copriletto di piqué dal lungo bor-do traforato all’uncinetto e lunghe frange. Gli scarponi li allineò accan-to al letto, parzialmente coperti dalle frange. Spense la luce e si ficcòsotto la coperta di lana sulla quale era steso un copriletto di cotone asua volta ricoperto dal mantello di panno. Il gibboso materasso dallemolle rotte tentò di ribellarsi a don Luigi mentre la rete metallica, trop-po allentata, lo accolse rilassata. Meno rilassato era don Luigi. Il ventosmuoveva il telaio dei vetri facendoli vibrare, le imposte producevanostrani rumori e volevano ribellarsi ai cardini, e il letto, ogni volta che simuoveva, aveva qualcosa da ridire.Finalmente prese sonno, il lieve sonno che non fa riposare. Dopo unpo’ di tempo, fu svegliato da un suono. Era la balalaika! Cominciò aimpensierirsi. Brevi momenti di silenzio erano seguiti da altri con lecorde vibranti. Accese la pila e con le pesanti calze di lana scese a pas-si felpati alcuni gradini finché poté illuminare il tavolo e lo strumento.Un criceto si divertiva, nel buio, a gironzolare nella cassa della balalai-

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ka! Scese senza più precauzioni e l’animaletto fuggi. Tornato a letto virimase con gli occhi aperti. Aveva perso il sonno e per riagguantarlo ri-mase immobile regolando ritmicamente il respiro. I pensieri si feceroconfusi e stava per riaddormentarsi quando cominciò a sentire un ru-more di carte smosse, come se qualcuno sfogliasse un salterio di perga-mena. Anzi erano due i libri sfogliati perché sentiva distintamente i ru-mori da due differenti direzioni. Sedette sul letto, allungò una manosull’ interruttore a pera e accese la lampadina elettrica che illuminavapoco più delle fiammelle davanti le lapidi del cimitero. I rumori smise-ro immediatamente. Spense e subito le carte ripigliarono a muoversi.Riprovò: esattamente come prima. Il cuore cominciò a battere veloce.Allungò la pausa di buio e i fogli venivano smossi in continuità. Acce-se allora la pila e ruotò il fascio tutto attorno ed ecco che nel colpire ungrosso pacco di carte da musica quel rumore cessò. Ruotò in altra di-rezione: cessò il secondo ma ripigliò il primo. “Lo spirito” si pigliavagioco di lui!“Devo star calmo”. “Devo ragionare”. Il cuore però non ragionava,batteva più veloce. Accese la debole luce della lampadina elettrica e en-trambi i rumori cessarono. Scese dal letto e con la pila accesa ispezio-nò la parete dove stavano accatastate da cima a fondo centinaia di spes-se carte da musica. Il fascio di luce cadde su una lunga salamandra ip-notizzata. Dall’altro lato sorprese la seconda anch’essa abbagliata dal-la luce. Un lungo sospiro concluse la caccia e la cacciata delle bestiole. “Posso tornare a letto, finalmente”. Ma prima di farlo smosse tutte lecarte, fece un poco di baccano, aperse cassetti, ispezionò l’armonium,controllo le finestre, ribaltò gli indumenti dell’armadio. Se ci fosserostati altri animali li avrebbe visti e comunque fatti sloggiare. Nessungatto nero, nessun gufo, nessun pipistrello, nessun altro animale, salvopulci. Chiuse la porta che immetteva sulla scala e si infilò di nuovo sot-to il triplice strato formato dal mantello, dal copriletto e dalla copertadi lana. Spense la luce. Si girò per mettersi sul fianco destro ma le co-

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perte non lo seguirono! Questa volta la paura arrivò sul serio. Gli spi-riti avevano dunque giocato fino ad allora con animaletti innocui maora si presentavano direttamente? Prese con entrambe le mani il copri-letto e lo tirò lentamente. La forza sarebbe stata normalmente più chesufficiente per smuoverlo. Non si mosse. “Qualcuno” lo tratteneva!Anche per fuggire aveva bisogno della luce. Allungò di nuovo la manosull’interruttore e la accese. Si girò lentamente dalla parte degli spiritie con apprensione sporse il capo verso il pavimento. I pesantissimiscarponi si erano incredibilmente e inestricabilmente ingarbugliati nel-le frange del copriletto e nella fodera scucita dell’orlo del mantello!

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Alle otto del mattino, bello come il sole, uscì avvolto nell’amplissimacappa e come un cavaliere d’altri tempi senza macchia e senza paurapassò in mezzo alla piccola folla strabiliata tanto più che non pochiavevano sentito colpi, rumori e suoni in quella notte da quella casa. Al-la Volta gli inquieti spiriti sparirono per sempre. Ancora oggi peròqualcuno dice che nella casetta del miscredente gli spiriti c’erano e fudon Luigi a dar loro la pace.

FineA richiesta seguono altri episodi se vengono forniti adeguati ricordi scrit-ti o orali.

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Impaginazione di Paolo Bonzi cui vanno sentiti ringraziamentii disegni non si vedono ma li ho in testa

Elina Editricebrescia 10 gennaio 2010

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