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LA VOCE DELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA BRESCIA MARZO APRILE 2010 2 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n° 48) art. 1, comma 2, DCB Brescia

La Voce della Compagnia di Brescia n.2/2010

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Periodico di informazione religiosa

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LA VOCEDELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA • BRESCIA

MARZO • APRILE 2010

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VOCEDELLA

COMPAGNIA DI S. ANGELADI BRESCIA

MARZO - APRILE 2010

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Via F. Crispi, 23 - 25121 BresciaTel. 030/295675-3757965 c/c postale n. 12816252

Nihil obstat quominus imprimatur

Aut. del Trib. di Brescia n. 24/69 del 5 sett. 1969Direttore responsabile: D. Antonio Fappani

Tipografia: Alfa - Brescia

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003(conv. L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia

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“Testimoniarenella vitail mistero celebrato

nella fede”

SSSStiamo vivendo il periodo pa-squale e più volte la liturgia cipropone di invocare il Signo-

re affinché ci doni “di testimoniarenella vita il mistero che celebriamonella fede”.E’ una indicazione valida per ogniperiodo dell’anno liturgico, in quan-to ogni giorno abbiamo bisogno del-l’aiuto di Dio per vivere la coerenzatra l’azione liturgica e il resto dellavita. Eppure tale invocazione si fa più in-sistente nei 50 giorni che corronotra la domenica di Risurrezione e ladomenica di Pentecoste. E il motivoc’è. La novità di Cristo risorto nonpuò non rendersi visibile nei suoi di-scepoli.E’ quanto ci propone lo stesso Paolonel brano della sua lettera ai Colosse-si proposto nella messa del giorno diPasqua: “Se siete risorti con Cristo,

La parola del Superiore

† Vigilio Mario Olmi

“Testimoniarenella vitail misterocelebrato

nella fede”

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La parola del Superiore

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cercate le cose di lassù, dove è Cristo seduto alla destra di Dio; rivolgeteil pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete mor-ti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio”! (Col 3,1-3).Cosa possono suggerirci queste parole?

IIIInnanzitutto non dimentichiamo che stiamo vivendo l’anno straor-dinario, iniziato il 25 novembre 2009 e che si concluderà nellastessa data di quest’anno per il 475° di fondazione della Compa-

gnia di S. Orsola. Ho l’impressione che, dopo la proclamazione di S. Angela a Patrona diBrescia insieme ai Santi Faustino e Giovita, nonostante il periodo qua-resimale le Figlie abbiano perso un po’ del loro fervore, forse anche acausa dello svolgimento piuttosto laborioso della elezione della Supe-riora. Su questo fatto avremo modo, caso mai, e se sarà opportuno, fare qual-che considerazione a parte.Ora, in pieno tempo pasquale, non si può rimandare ad altro tempo laripresa secondo le finalità dell’anno straordinario. La grazia va accolta,quando ci viene offerta: “Ascoltate oggi la sua voce!” ci viene ripetutoall’inizio di ogni giorno.E il tempo pasquale, che costituisce il centro dell’anno liturgico, met-te a disposizione tutta una molteplicità di indicazioni e di celebrazioni,tutte finalizzate a inserirci intimamente nel mistero della Passione,Morte e Risurrezione di Cristo, in modo che possiamo “comprenderel’inestimabile ricchezza del Battesimo che ci ha purificati, dello Spiritoche ci ha rigenerati e del Sangue che ci ha redenti”. Se ogni battezzato è invitato a “rivolgere il pensiero alle cose di lassù ea cercare le cose di lassù”, a maggior ragione le figlie di S. Angela vor-ranno tener lo sguardo fisso non solo sulle cose di lassù ma soprattut-to sullo stesso Cristo Gesù, lo Sposo al quale hanno donato se stesse,in risposta della sua elezione. Guardando a Lui, nel cuore nasce spon-

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taneo il bisogno di rendergli lode e di rinnovare il proposito di viverepiù coerentemente i consigli evangelici, e così testimoniare nella vita ilmistero che celebriamo nella fede. Tanto più che viviamo in un contesto impregnato di una mentalità sem-pre più pagana che non solo oscura le cose di lassù, ma addirittura leritiene del tutto marginali o superate.

Dunque con entusiasmo riprendiamo quota per la seconda parte del-l’anno straordinario. Innanzitutto ricuperiamo le indicazioni date all’inizio del 475° anni-versario e precisamente:ogni giorno: - la preghiera quotidiana per l’anno straordinario e una

decina del rosario per le vocazioni alla Compagnia,- l’adorazione eucaristica del giovedì, personale o di grup-po, oltre a quella mensile che si tiene in Parrocchia per levocazioni,

ogni mese: qualche mortificazione, e un secondo Rosario.Non vi nascondo che confido molto sull’impegno di tutte le figlie e deisingoli gruppi. E spero che anche il Consiglio appena eletto saprà dare un ulterioreslancio affinché la Compagnia tenga viva le motivazioni che hanno por-tato alla proclamazione di S. Angela compatrona di Brescia.A questo proposito raccomando di meditare le indicazioni date dal Ve-scovo nelle sue due omelie, anche in vista di una proposta più curatadella promozione della Compagnia.

UUUUn altro motivo ci deve stare a cuore: l’anno sacerdotale.Molti sono i motivi che ci fanno sentire “nostro” quest’anno,che il Papa ha dedicato alla riscoperta del ministero sacerdo-

tale da parte dei sacerdoti e dei fedeli. E’ una caratteristica della nostraCompagnia testimoniare una sincera e cordiale comunione con i nostri

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Sacerdoti, insieme alla partecipazione all’azione pastorale diocesana eparrocchiale. In particolare si dovrà promuovere la preghiera per le vo-cazioni al nostro seminario, anche per reagire a tutto il turbinìo crea-to attorno al tema della pedofilia.Come non sentirci, a questo riguardo, partecipi del dolore e della testi-monianza del Santo Padre, Benedetto XVI, e in comunione con i no-stri Vescovi? Come non sentirvi stimolate a vivere la consacrazione verginale in vivacomunione con i Sacerdoti, i Diaconi e tutti i Consacrati? Anche perché con la diminuzione dei Sacerdoti, dovremo prepararci acondividere il cammino per la formazione delle Unità pastorali.Infine vi esorto a riprendere in mano la lettera pastorale del nostro Ve-scovo per l’anno in corso: “Un solo pane, un unico corpo”.Potrà fornire spunti per la meditazione, l’ora di adorazione e la pre-ghiera personale. Sono tutti elementi che rendono visibile la dimensione diocesana dellaCompagnia, perché non è sufficiente dichiararla quando ci serve, mapiuttosto viverla, anche quando ci costa.Vi affido tutte alla protezione della Madonna, anche in prossimità delmese di maggio, e alla materna guida di S. Angela.

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IIIIL MISTERO CENTRALEDELLA VITA ECCLESIALEPUNTUALMENTE TORNA

a primavera con la celebrazione del-la Liturgia pasquale che, durante laSettimana Santa, ripresenta, attra-verso i segni sacramentali, il fattopiù strepitoso e sconvolgente che lastoria abbia mai registrato: Passio-ne, morte e risurrezione di un Dio,fattosi uomo con i nostri stessi linea-menti per poterci riscattare dal pec-cato. La Chiesa lo ripropone ognianno perchè il Mistero venga rece-pito sempre più profondamente evissuto concretamente, specie dachi, per vocazione, ha fatto una scel-ta radicale di “sequela Chrísti”.La Pasqua è una realtà stupenda eterribile in cui tutto l’uomo, conCristo, è coinvolto: sensi, corpo espirito, in una lotta che dura tutta lavita. E’ un morire per vivere, che,

La Pasquadi Cristo...e la nostra

con Maddalena Girelli

La Pasquadi Cristo... e la nostra

con Maddalena Girelli

Maria Teresa Pezzotti

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momento per momento, ci sospinge verso il traguardo del nostro pel-legrinaggio terreno, quando la morte ci aprirà le porte alla festa pa-squale definitiva del cielo. Lassù la risurrezione in Dio sarà finalmenteun canto di gioia senza fine. Intanto bisogna imparare a morire, per vivere da risorti! Maddalenaaspetta una parola orientatrice in occasione della Pasqua. “La cercai acaso aprendo il Kempis; mi toccò il Capo: “Della privazione d’ogni sollie-vo”. Lo leggerò e lo mediterò per il tempo pasquale e spero di intenderequello che Gesù mi insegnerà, e da Lui spero la grazia di praticarlo.” Durante la Settimana Santa, Nene si fa discepola di Maria per penetra-re in profondità il mistero di Cristo, il suo viaggio doloroso verso lamorte. “Pensai ai dolori di Maria, e massime a quello di sentire il suo Ge-sù promettere per quel giorno stesso il Paradiso ad un ladro (sebbene con-vertito) e Lei lasciarla nell’esilio; per quanto tempo?... Non lo sa e nonlo deve sapere!.. Il dolore di Maria fu sempre senza sfogo ... Silenzio, ras-segnazione, costanza, abbandono; puro e ineffabile dolore! Oh, Madre Santa, ... fisso lo sguardo in Voi, per imparare una volta a pa-tire!”. Riflettendo sulle sue prove interiori e guardando a Maria, Maddalenaconclude: “Il mio spirito è in tenebre, il mio cuore oppresso; ma non de-sidero nè voglio altro che patire con Voi e con Gesù. E’ un calice da bere... quam preclarum est! (come è prezioso)! In questa settimana Santa de-vo seguire lo Sposo che va a morire.. Mi preparerò con le piccole mortidella mia volontà e del mio amor proprio per associarmi al suo ineffabi-le divin sacrificio.”Alla vigilia di Pasqua, solennità a cui Maddalena si era preparata conparticolare intensità, spera di raccoglierne i frutti. “Oh potessi fare contal disposizione la Santa Pasqua da non sentire più alcun gusto delle co-se di questa terra! Gesù, tenetemi per carità vicina a Voi!” La consuetudine con Gesù le pone in cuore una grande pietà e tene-rezza per i peccatori. Il suo cuore batte all’unisono con quello di Cri-

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sto che ha donato la vita per i peccatori e la sua anima vibra d’amore edi dolore per quanti tradiscono l’Amore. E’ messa alla prova anche co-me responsabile della Compagnia. Scrive: “In questi giorni sì santi e sa-lutari ho cercato di tenere il mio cuore unito a Gesù e a Maria ... Mi ca-pitarono due lettere da consorelle che vacillano nella vocazione ... Le ac-cettai come la mia parte di calice, le ho consegnate a Gesù ... acciò le sal-vi. Ma temo..”. Maddalena porta nel cuore anche i peccatori, e in oc-casione della Pasqua scrive: “Sentii una grande fiducia nei meriti di Ge-sù Cristo e pregai, alla meglio che mi permette la mia miseria, per i pec-catori”.Il mistero pasquale, vissuto con Cristo, non può che assimilarci alla suapassione redentrice per implorare grazia e misericordia per tutti. Una Pasqua vissuta con questo stile è un grande dono di Dio. Prego ilSignore che le FIGLIE di S. Angela lo accolgano con amore e lo espri-mano in pienezza. Auguri a tutte!

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Alle sorelle ammalate

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“ Ecco l’acqua che sgorga dal tempio santo”

Sorelle carissime,

La S. Pasqua che abbiamo ap-pena celebrato, ci ha fatto rivivere lagrandezza dell’amore che Dio ha pernoi, chiamando oggi a far parte dellasua stessa vita che sin dall’eternità c’èstata promessa.Il profeta Ezechiele, nel suo libro(47,1-9.12) ci rivela quanto Dio hapensato a noi: “In quei giorni ebbiuna visione… sotto la soglia del tempio sgorgava acqua… quell’uomoche mi accompagnava, con una cordicella misurò mille cubiti… poi mifece attraversare quell’acqua, mi arrivava alle calcagna, poi ai fianchi,ecc. quell’acqua cresceva fino a potervi nuotare dentro… poi voltando-mi vidi che sulle sponde del fiume vi era una grandissima quantità dialberi… poi mi disse: “queste acque scendono nella pianura, sfocianonel mare, risanano le acque… lungo il fiume crescono alberi fruttiferile cui frontiere non appassiranno e i loro frutti ogni mese matureran-no. I loro frutti serviranno di cibo e le loro foglie come di medicina”. Cos’è allora questa sorgente che trasmette la vita con abbondanza?Certamente è la parola di Dio che è fonte di vita, è la Grazia che ci èstata donata quando nel giorno del nostro Battesimo siamo stati im-mersi nell’acqua battesimale e che tutt’oggi veniamo continuamenterituffati nel fiume della grazia che dalla Sorgente scorre nella Chiesaper essere ogni volta rigenerati. Solo per questo abbiamo potuto ri-spondere alla “speciale chiamata” strappandoci dalla nostra vita ordi-naria per essere accolte nella Sua intimità. E proprio da questa specia-

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Alle sorelle ammalate

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le grazia di intimità che scaturisce nella vita consacrata, la possibilità el’esigenza del dono totale di sè nella professione dei Consigli Evange-lici. (Vita Consecrata cap. 1 N° 16).Tutte noi, pur cariche di anni, più o meno, abbiamo vissuto l’esperien-za della sequela di Cristo, mandatoci dal Padre per essere modello; iConsigli Evangelici nel giorno della nostra consacrazione hanno trova-to forza, per la perseveranza nei meriti di Gesù che, morendo sulla cro-ce attirò la promessa dei “fiumi di acqua vita” che, grazie all’effusionedello Spirito, hanno potuto sgorgare nel cuore dei credenti. (dall’Enci-clica di Benedetto XVI Deus Caritas est)Per questi meriti, anche le nostre debolezze si perdono nella certezzadi avere creduto nel nostro Fratello Gesù che ci ha rivelato l’Amore delPadre, questo Amore, che è diventato anche nostro, ci rende ancora vi-tali nella comunione della Chiesa. Il tempo, che ancora il Signore ci dona, serva a vivere la nostra consacra-zione nell’esercizio quotidiano della pazienza, della carità, dell’obbedien-za e, se talvolta, per la nostra debolezza, il carattere, l’impulsività fannoscricchiolare il nostro impegno di fedeltà, ricordiamoci di immergerci inquell’Acqua che rigenera e invigorisce la nostra fragile vita. Maria Santissima sia il nostro modello, Ella che ha saputo contribuirealla salvezza del mondo mettendosi a piena disposizione delle iniziati-ve di Dio. Ella è stata donna di sapienza perché ha saputo amare, è sta-ta donna di fede perché la sua vita era “fare la volontà di Dio”. La nostra madre Sant’Angela ci sprona a vivere “sempre liete e pienedi carità, di fede e di speranza in Dio” affinché la nostra gioia sia l’e-spressione dell’amore che ha pervaso la nostra vita. Reciprocamente ci auguriamo di vivere come Maria e Sant’Angelanell’attesa del nostro definitivo incontro col Padre, dove l’amore sa-rà pieno.

fraternamente Enrica L.

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Approfondimenti

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Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, al centro della sua re-lazione ha messo la parabola del figliol prodigo. “Perdono e riconcilia-zione: quale attualità e importanza hanno questi temi alla luce degliscenari del tempo in cui ci troviamo e degli scenari del cuore? Fra levie possibili per rispondere a questa domanda, l’arcivescovo ha sceltodi ricorrere alla parabola evangelica del figliol prodigo, leggendola co-

me metafora tanto del nostro cuore inquieto davanti a Dio,quanto dei processi storici della modernità da cui veniamoe della cosiddetta post-modernità in cui ci troviamo”. IlPadre della parabola è, ha affermato Mons. Forte, “un Dio‘differente’ di cui nessuna ideologia può ritenersi vincitri-ce o padrona. In questo senso, dopo le avventure dell’au-tonomia moderna e della sua pretesa di ridurre l’Assolutoalla storia, questo Dio si affaccia come sovversivo, inquie-tante”. Il ritorno di questo Dio “è più che mai urgente inun’ora come l’attuale, in cui nello scenario del mondo lareligione è spesso accostata alla violenza fondamentalista.Ciò che appare quanto mai necessario è comprendere co-me Dio che è misericordia non potrà mai giustificare laviolenza dell’uomo sull’uomo”. Il destino del figliol prodi-go è, per Mons. Forte, “non solo rivelazione delle possibi-lità del nostro cuore inquieto davanti alle scelte da com-piere, ma anche metafora della vicenda moderna di cuitutti siamo figli”. Attualizzando la parabola, Mons. Forteha osservato che come per il giovane “anche per l’Occi-dente è un’ora di disagio e di crisi: le carrube della violen-za e della crisi economica planetaria disturbano la societàopulenta come mai prima d’ora a livello globale”. In que-

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aaCELEBRARE LA MISERICORDIA

2ª parteCELEBRARE LA MISERICORDIA

2ª parte

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Approfondimenti

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sta condizione, è più che mai importante ricordarsi “che c’è una patriadell’amore, che c’è un Padre-Madre di tutti, a cui poter volgere losguardo in cerca di senso e di speranza”. Il “ritorno di Dio” o “del sa-cro” è una realtà “il bisogno di riscoprire Dio come misericordia, sor-gente di giustizia e di impegno per un’autentica pace”. Questo tuttavia“non potrà avvenire senza un serio esame di coscienza delle responsa-bilità che l’Occidente opulento ha nei confronti dei mali del mondo esoprattutto dell’ingiustizia patita da intere masse umane”. SecondoMons. Forte, “il sì al futuro della speranza e l’effettivo cammino di ri-conciliazione con l’altro esigono una sincera memoria della colpa aper-ta alla fiducia nella impossibile possibilità della misericordia divina.Non solo: Come per il figlio maggiore, così per la cristianità occiden-tale è tempo di una presa di coscienza nuova da vivere davanti al mi-stero dell’amore del Padre, per avviare un cammino di ‘ritorno a casa’,che sia conversione alle esigenze di una pace, fondata sulla giustizia pertutti. Così, la parabola che finisce in realtà non finisce”. Dunque, laparabola termina qui, perché “deve continuare nella vita di ognuno dinoi e nella vita dell’intero Occidente”. In altre parole, dobbiamo esse-re noi “il seguito del santo Vangelo” qui ed ora.“Il perdono nella preghiera del Padre Nostro”: questo è il tema af-frontato da Mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Pen-ne, soffermandosi soprattutto su quella parte nella quale si recita “Ri-metti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, ilVescovo ha sottolineato che “siamo dinanzi ad un nodo da sciogliere:quello della richiesta rivolta al Padre di rimettere i nostri debiti e la no-stra attività” di rimetterli. I due atti sono strettamente interdipendentitra loro. Dopo aver rivolto delle richieste al Padre che hanno anche lacaratteristica di essere azioni svolte in Dio, vi è un’attività che l’uomodeve svolgere”. Inoltre, dal Padre Nostro si ricava anche “una strettainterdipendenza tra debiti e peccati. Attraverso il peccato l’uomo of-fende non solo Dìo, ma anche la persona nei confronti della quale con-

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Approfondimenti

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trae un debito”. Nel Vangelo di Matteo si mette in luce “la prassi” delperdono: “Per ricevere il perdono, ha osservato l’arcivescovo, occorresaper perdonare”. La prassi del perdono rilevata da Matteo e anche daLuca “è per noi oggi scontata, ma all’epoca in cui Cristo l’ha propostacostituiva un’eccezione, ha ricordato Mons. Valentinetti; nell’AnticoTestamento è delineata una sorta di “prassi del perdono” all’internodella legge mosaica”. “La questione, di ordine ecclesiale, è - ha dettol’arcivescovo - se oggi possiamo essere uomini e donne di perdono. Ilperdonare è al centro della preghiera del Padre Nostro, la preghierapiù alta che possediamo, posta al centro del nostro culto cristiano”. Al-lo stesso tempo “il perdono deve occupare il centro della nostra vita ediventare una prassi diffusa. Come cristiani non possiamo non perdo-nare e non predicare il perdono. Giovanni Paolo Il ci ha dato l’esem-pio: ha chiesto più volte perdonoper i peccati commessi in passa-to dalla nostra Chiesa. Benedet-to XVI ha ribadito e riconferma-to la centralità del perdono so-stenendo l’importanza di dareagli altri pace, perdono e giusti-zia”.

Rosa P.

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Approfondimenti

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Sia lodato Gesù Cristo

S. Angela; nella preghiera ci rivolgiamo a te nel giorno in cui la Chiesaintera inneggia alla bellezza di Dio presente in modo vivo, bello, con-creto, visibile nella testimonianza della santità. Siamo certi che tu seiimmersa nello splendore luminoso, nella gioia trepida e intensa dellacontemplazione di Dio.Come Giobbe tu vivi la fortuna di rivolgerti a Dio - con queste parole:“Io ti conoscevo per sentito dire; ora i miei occhi ti vedono” (42,5).Mentre vedi; ti affidi, comprendi, preghi; conosci, - ami; incontri cia-scuno di noi, in particolare le tue Figlie che oggi esultano per il titolodi patrona secondaria, della Città e della Diocesi, che la Santa SedeApostolica, a nome della Chiesa universale, ti ha donato.Un onore questo che dischiude e fa conoscere la ricchezza della tua ve-ra originalità, e della tua genuina creatività, continuamente offerta, at-traverso quella forma di consacrazione che ancora oggi chiama al Si-gnore molte donne, desiderose di essere felicemente realizzate.Come è nel tuo stile; senza fare troppo rumore, facendo morire se ne-cessario anche le parole. Continua ad accostarti con amore e rispetto atante giovani, e a loro racconta la bellezza della santità con la tua vitasanta, “sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” (Rom 12,1). PressoCristo Signore, intercedi per noi il desiderio di vivere le Beatitudini, ri-tratto del vero cristiano, il cui cuore è puro, la cui anima è libera, il cuiamore è senza riserve. Sorretti dalla tua intercessione, la nostra terra,rumorosa e superficiale, stanca e pigra, torni ad amare i colori della lu-ce, che ci mettono in contatto con l’intimità divina, perché manifesta ilcalore profondo, la bellezza segreta del Signore che ci ama come figlidi questa terra “meravigliosa e drammatica” (Paolo VI). Aiuta tutti noi, in particolare i giovani, a colorare la loro stanchezza,con lo stupore di sentirsi persone amate. Amate dal Signore che li chia-

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Approfondimenti

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ma per nome, come avvenne in quel mattino palestinese e in quel giar-dino di Gerusalemme, quando il Risorto, chiamando Maria per nome,la faceva sussultare di gioia. Provati da tante sofferenze fisiche, morali e dalle calamità che scuoto-no le profondità della terra, fa che non viviamo nella tentazione di pen-sare che Dio Padre è indifferente al nostro dolore.Ricordaci che ci si deve affidare al sostegno delle sue calde mani.Ricordaci che è necessario accogliere da lui l’alba e il tramonto, la na-scita e la morte. La nostra vita sia una conchiglia ripiena dell’eco dellaDivina Parola. Lo Spirito “...interceda con insistenza per noi, con gemi-ti inesprimibíli” (Rom 8;26) e divenga la Sapienza che ci guida nel di-scernimento, per conoscere e vivere la volontà di Dio su di noi.Lo Spirito ci aiuti a entrare ogni giorno nell’oasi del silenzio della pre-ghiera, per restituire ritmo al nostro respiro, per rieducarci all’ascoltointeriore, per purificare la vista, per ricreare in noi la purezza dell’a-scolto della Parola. Solo così potremo entrare con serenità e sicurezzanei rumori del mondo.Fa che viviamo in questo mondo come pellegrini desiderosi di entrarein quel santuario dal quale non dovremo più uscire.Là deporremo l’abito e il bastone di colui che cammina perchè saremogiunti a casa nostra; dove tu vivi che è “...la Gerusalemme celeste... ovesono miriadi di angeli e l’assemblèa festosa dei primogeniti iscritti neicieli” e là insieme con te incontreremo il Mediatore della Nuova Al-leanza, Cristo Signore (Ebrei 12,22-24).Amen.Sia lodato Gesù Cristo.

Don Adriano Dabellani

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Approfondimenti

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SANT’ ANGELA: il fuoco e le scintille

Erano molte le vergini che furono le primizie dello Spirito Santo in questa fraternità e come tante scintille fra le tenebre del mondo. La reverenda Madre Angela fra loro tutte era come un sole che tutte le altre illuminava. Era come un fuoco e un incendio d’amore che le infiammava. Era come un trono di Dio che le ammaestrava; anzi, in lei il Figlio di Dio, sedendo, il tutto con lei faceva. Ella, divinamente ispirata, è stata la fondatrice di tanta opera. Ella la vera e viva Madre che nel Verbo di veritàe nel sangue di Gesù Cristo le ha generate e rigenerate.

Gabriele Cozzano

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La vita cristiana è essenzialmente vocazione, ossia, una chiamata allafede.Dio ci precede sempre! Non potremmo essere ciò che siamo, se Dionon ci avesse scelto e chiamati fin dall’eternità a far parte del Suo Di-segno di misericordia.

Ma c’è un momento della vita in cui questa vocazione si fapiù esplicita e determinata. Ciò è avvenuto ai dodici Apo-stoli che Gesù ha voluto partecipi della sua opera di sal-vezza.Elisabetta Girelli tiene a sottolineare chi sono e per qualemotivo Gesù sceglie proprio loro. “Chi sono gli avventu-rati che il Figliuolo di Dio sceglie per suoi seguaci? Forsei più sapienti del mondo? Forse i più accreditati? Forse ipiù ricchi? No; sono poveri pescatori rozzi ed ignoranti.”Gesù non ha bisogno di nulla; sceglie perchè ama, chiedesolo un cuore libero e spoglio che accetti la proposta e virisponda con prontezza. Questo è lo stile dell’elezione daparte del Signore. Bettina applica immediatamente a sestessa la “legge della chiamata” e si accorge di essere “im-brigliata” da troppi ostacoli.“Io amo il mondo… amo le creature... amo me stessa ... edè per questo che non mi so mai decidere a seguitarvi... Sen-to bene la vostra voce che m’invita e mi chiama: ma le bri-glie, gli affetti, gli interessi terreni mi trattengono sem-pre...”Questo non è forse anche lo specchio della nostra situazio-ne esistenziale?Elisabetta ci fa poi considerare a che cosa Gesù chiama i

“SCUOLA DI GESU’ CRISTO”:Elezione degli Apostoli“SCUOLA DI GESU’ CRISTO”: Elezione degli Apostoli

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suoi seguaci, e scrive: “non a gaudii temporali, ma a grandi battaglie;non a grandi onori, ma agli insuccessi, non all’ozio, ma alle fatiche; nona riposarsi, ma a riportar molto frutto colla pazienza. Gesù non imbo-nisce i suoi con promesse allettanti, con programmi facili. Rispetta lalibertà dell’uomo e la spinge verso mete a1te, anche se difficili, ma altempo stesso, da vero amico, sostiene i suoi amici, rincuorandoli: “Iovi mando come agnelli in mezzo ai lupi; il mondo vi odierà e vi male-dirà; ma abbiate fiducia... quando sarete perseguitati per amor mio;rallegratevi perchè è grande la mercede vostra nel Cielo.”Infine Elisabetta considera il perchè Gesù sceglie di avere al suo segui-to persone rozze e ignoranti.“E’ costume ordinario di Dio di scegliere i mezzi più deboli per le ope-re più grandi affinché risplenda la Sua Gloria e nessuna creatura pos-sa attribuirsene il merito.

Più grande è l’opera a cui Dio chiama, tanto maggiore sarà la povertàumana dell’eletto; la sua ignoranza, i suoi difetti, la sua debolezza sonoil terreno migliore nel quale opera lo Spirito Santo. In tal modo ri-splende maggiormente la sua azione onnipotente e il cuore di chi èscelto si stabilisce in uno stato di profondissima umiltà che celebra lagloria del Signore.Il “chiamato” confrontando l’abisso della sua indegnità con l’abissodei doni che Dio gli ha concesso, renderà a Lui la lode che gli spetta esi inabisserà ancor più nel suo nulla.Un ultimo aspetto esplorato da Bettina è la modalità con la quale Cri-sto si rapporta ai suoi discepoli.“Li tiene sempre con sè, sebbene tanta distanza vi fosse tra essi e Lui,li istruisce con pazienza e carità mirabile, li sopporta nei loro difetti, ea tempo e luogo, li corregge dolcemente ... se ne prende cura specialee pensa ai loro bisogni con sollecitudine che ben si potrebbe dire ma-terna”.

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Lo stesso stile il Signore chiede a quelli che egli ha scelto.A ciascuna di noi egli chiede una grande carità verso il prossimo e latolleranza di tutti i suoi difetti. Poichè ciò richiede una virtù provata,anzi, l’esercizio di tutte le virtù insieme, Elisabetta prega:”Ah, miobuon Gesù, per quella tolleranza divina che voi usaste cogli Apostoli,per quella ancor più grande che usaste sempre coll’anima mia... sebbe-ne sì ignorante ...si imperfetta sì ingrata, datemi un cuor benigno e dis-posto a compatire e sopportare tutti per amor vostro...”

G. Zogno

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Attualità

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QQQQ uel grande edificio, che aTorino perpetua l’amore aDio e al prossimo, rima-

ne, forse, ancora nella mente diqualcuno, come il “luogo dei mo-stri deformi” mentre, non solo haaumentato la sua capacità dì offrirea tanta gente, aiuto, conforto, soli-darietà e amore, ma è presente, og-gi, come uno degli esempi più con-creti del Vangelo messo in pratica.Il Cottolengo si deve a un uomo cheportava quel nome; difatti GiuseppeBenedetto Cottolengo nato a Branel 1786, diventato sacerdote nel1811, venne chiamato un giorno adare l’Estrema Unzione a una don-na incinta e tubercolotica rifiutatada due ospedali e che muore in untugurio. Scosso profondamente,don Giuseppe, nel 1828 apre unacasa con alcuni letti per i malati chenessuno accoglie. In breve l’istitutoraccoglie epilettici, dementi, sordo- Don Franco Frassine

Il Cottolengo,frutto

dell’amore

Il Cottolengo,frutto

dell’amore

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Attualità

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muti, tutti coloro che vengono nascosti nelle case con vergogna. Intan-to don Cottolengo fonda cinque monasteri di clausura e un seminario,affidando così la sua opera a religiosi.

CCCCom’è, oggi, il Cottolengo? A darne un significativo ritratto èstato “Avvenire” che per la penna di Marina Corradi ha trac-ciato un commosso resoconto, di cui diamo qualche stralcio.

Visitando l’ospedale, gli ambulatori, uffici e servizi vari la giornalistas’avvicina alla chiesa: “Qui il via vai delle Suore sì fa più intenso, alloscadere dell’ora, vanno e vengono le Sorelle che si alternano per tuttoil giorno nella “laus perennis”. C’è sempre qualcuno in questa chiesache prega, perché - così diceva il Fondatore questo è il primo lavoro”.Poi la Corradi arriva ai Santi Innocenti, il reparto dei “mostri” nellaleggenda popolare: “vi sono 122 ricoverati, quasi tutti disabili gravi. Iricoverati sono divisi in dieci famiglie, ciascuna con una propria casa,con grandi stanze luminose e con un gradevole odore di pu1ito. Chi siaspetta di vedere persone con aspetti deformanti, trova invece uominie donne attenti a piccoli lavori di assemblaggio di giocattoli e minuta-glie: ovunque, serenità e sorrisi e occhi che ti accompagnano per untratto per poi rituffarsi nel lavoro”.Oggi il Cottolengo, in Italia conta 35 case con circa 1700 assistiti; all’e-stero l’Istituto è presente in Florida, Kenya e Tanzania, India (Kerala,Karnataka e Tamil Nadu) e in Ecuador. Gli assistiti nella Casa madredi Torino sono 420 e accanto alle strutture per disabili, di cui si è det-to, opera l’ospedale con 203 letti in cui lavorano, con circa 80 medici,350 addetti tra personale infermieristico e di assistenza. Tra suore ope-rative e anziane a riposo vivono nella Casa oltre 600 religiose. Più di1200 volontari dell’Associazione Volontariato Cottolenghino operanonell’istituto di Borgo Dora: gente di ogni età che spende qualche oradel proprio tempo nella compagnia ai disabili.“Oggi nuovi poveri - concluse Marina Corradi - premono alle porte

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Attualità

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della cittadella dietro a Porta Palazzo. Vecchi dementi, lasciati soli incase vuote; la nuova emergenza, sono i vecchi. La Piccola Casa restanel cuore della Torino del Duemila, crocevia di mille etnie, come un se-gno. Giovanni Paolo II, qui disse: “Se non si comincia da questa accet-tazione dell’altro, comunque egli si presenti, in lui riconoscendoun’immagine vera, anche se offuscata, di Cristo, non si può dire diamare veramente”. Tutto un altro amore. Tutta un’altra logica, di quel-la di cui scrivono i giornali”

CCCCosì l’intuizione dì un sacerdote, che dopo l’ordinazione, erudi-to e colto, laureato in teologia, era entrato nel gruppo dei Cor-pus Domini, probabilmente destinato a diventare maestro di

altri sacerdoti, davanti a una povera donna in fin di vita, perché abban-donata dalle strutture umane, riceve dallo Spirito l’invito di amare co-me Cristo. E la risposta a questo invito diventa un’opera straordinaria:il Cottolengo di Torino.

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Attualità

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Esercizi spirituali 2010

• Ricordiamo che tutti i corsi di Esercizi spiritualiiniziano il Sabato sera alle ore 18.30 con la celebrazione del-la Veglia vocazionale e terminano al mattino del Sabatosuccessivo alle ore 9.30Si raccomanda a tutte:

• di prenotarsi 15 giorni prima dell’inizio del Corso;• di partecipare al Corso completo che comprende la preghie-

ra per le vocazioni e la giornata di fraternità.• portare con sé la Regola ed il libro per la Liturgia delle Ore.

MAGGIO 29 / 5 GIUGNOPredicatore Mons. Superiore - Casa S. Angela(segue Assemblea)

AGOSTO 8 / 13Padre Venturino F.M.I. - S. Fidenzio - Verona

SETTEMBRE 11 / 18Predicatore d. Luigi Gregori - Casa S. Angela

OTTOBRE 9/ 16 Predicatore d. Osvaldo Resconi - Casa S. Angela

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Missioni ad extra

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Dalla lettera delle sorelle del Brasilea Fulvia, Lucia e a noi tutte

Carissime sorelle, quando ho letto il vo-stro e-mail mandatosubito dopo la nostraconsacrazione, giàavevamo immaginatoil vostro dolore pernon aver potuto esse-re presenti. Siamo contente chetutto vi sia piaciuto,ringraziamo il nostro Signore. Il buon Dio ci ha veramente ricompen-sato per lo sforzo che abbiamo fatto per presentarci a Lui, pure dentroe fuori. Carissime il nostro Vescovo Dominique ci vuole tanto bene e sta facen-do di tutto per mantenere e vigilare il nostro cammino di formazione:ci ha chiamate, ed in presenza della irma Elga (N.d.R. è la suora che èstata presente alla loro consacrazione) ha consegnato a lei la regola diSanta Angela chiedendole di accompagnarci per continuare il nostrocammino all’interno della formazione religiosa secondo le direttivediocesane; non potete immaginare la nostra felicità! Anche perchè subito dopo la settimana Santa io e Regina facciamo unincontro con Soccorinha e Raimondin (sono le due che desiderano en-trare a far parte della Compagnia) per iniziare il cammino di conoscen-za. Noi le abbiamo già dato da leggere il librettino “Una proposta divita per te” che voi ci avete lasciato nella cassapanca della chiesina diNovo Horizonte al Centro Pastorale S.A. Carissime, noi i giorni 12 - 13 - 14 marzo siamo state a Conceiçao do

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Missioni ad extra

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Araguaia (è la sede della diocesi) per un incontro di coordinazione del-la catechesi e non vi dico la festa che le suore e le catechiste ci hannopreparato... abbiamo dato a tutte le nostre immagini di consacrazionee anche il Vescovo aveva preparato il suo regalo, “um sapatinho feito demadeira sò por nòs” (un sandalo di legno che hanno fatto solo per noi)segno di fedeltà e coerenza a Lui nel lungo cammino da affrontare. Perringraziare tutti, noi abbiamo preparato uno striscione con scritto“Con il cuore pieno di gioia nel Signore ringraziamo tutti voi”. Lescuole di rinforzo hanno iniziato l’anno e stanno funzionando bene.[Irma, Fulvia e Lucia i due giovani che sostengono lo stendardo sonoi miei nipoti Dario e Danilo che mi aiutano tanto nel catechismo siaparrocchiale che diocesano]. A tutte le sorelle di Brescia un grande abraço da Dalva e Regina.

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dalle Commissioni

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Notizie

In questi ultimi mesi, abbiamo vissuto un programma nutrito di belleiniziative, preparato da persone qualificate.A noi sono stati richiesti alcuni servizi ai quali abbiamo aderito di buongrado.22 gennaio 2010 Presso il gruppo parrocchiale di Gussago “Vita e

opere di Sant’Angela”28 gennaio 2010 Presso il gruppo anziani di S. Alessandro (Città)

“Come trasmettere la Fede alle nuove generazioni”;“Riflessioni e spunti sull’esempio di Sant’Angela”

5 marzo 2010 Pisogne “La figura di Sant’Angela” 7 marzo 2010 Cresimandi della Parrocchia di Sant’Angela Merici

S. Polo (Città) “Fede, vita e vocazione in S. Angelaloro patrona”

14 marzo 2010 gruppo Sichar “ La fede in S. Angela”

Per ultimo ci è stato chiesto di fare un articolo da pubblicare sul bol-lettino parrocchiale di S. Alessandro in Città; looffriamo come contributo anche alla nostra Fami-glia spirituale.

Il 24 gennaio 2010, S. Angela Merici è stata procla-mata patrona secondaria della Diocesi di Brescia afianco dei SS. Faustino e Giovita. I mezzi di comunicazione hanno dato ampio risal-to a questo avvenimento e noi, figlie di Sant’Ange-la, siamo molto contente che la popolazione abbiagradito questo abbinamento con i Santi PatroniMartiri la cui prima sepoltura è avvenuta nellostesso luogo dove S. Angela ha voluto essere sepol-

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ta; ora insieme si trovano in Cielo a pregare per le nostre necessità. InDiocesi mancava la parte femminile di patrocinio, e solo Dio sa quan-to bisogno ci sia per noi donne di avere un modello forte e ardito nel-la Fede. Sant’Angela non ha mancato di coinvolgere le parti sociali epolitiche del suo tempo, senza staccarsi mai dal Magistero della Chie-sa nonostante le eresie imperversanti dell’epoca ( Pensiamo a Lutero). Ora noi, donne bresciane del terzo millennio, abbiamo bisogno più chemai di impegnarci su tutti i fronti, con spirito cristiano e di vera fedel-tà al Papa e ai Vescovi, per non cadere nelle attuali eresie o “striscian-ti apostasie” che Giovanni Paolo II aveva ben sottolineato con chiaro-veggenza religiosa e politica. - Oggi il “politicamente corretto” induce molti cristiani a dare ascolto

alle nuove sirene di turno, che ammaliano testa e cuore specialmentedel ceto femminile, ansioso di pari opportunità con quello maschile.

- In Cielo ora abbiamo Sant’Angela come Patrona e a lei possiamo ri-volgerci per far riprendere le radici cristiane nella società e far ger-mogliare segni di accoglienza per le nuove povertà.

- Anche il Vescovo Monari ha dato risalto alla questione femminile.Sapendo che nella Chiesa le donne sono sempre state le più prontee generose, ma che ora hanno bisogno di ridisegnare il proprio ruo-lo, sull’esempio di grandi figure carismatiche.

- Comunque Sant’Angela è stata ammirata anche dagli uomini del suo tempo.che erano di grande levatura culturale e sociale, ed era lei che li governava eli induceva a fare opere buone e durature. Mai si permetteva di denigrare chiera al potere, bensì diceva”… tenete l’antica strada ed usanza della Chiesa, efate vita nuova. Le altre opinioni che sorgono o sorgeranno, lasciatele anda-re … ma pregate e fate pregare che Iddio non abbandoni la sua Chiesa, ben-sì la voglia riformare come a Lui piace” (VII Ricordo)

Altro che far di testa propria! Riflettiamo e guardiamo agli insegna-menti che ci sono stati dati.

La Commissione per la formazione

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Cronaca

Cronaca di un giorno speciale

“Angela Merici, una donna patrona della città”.Questo è stato il mio primo pensiero, quando alzatami sento le campa-ne a festa provenire dal fondo della strada. Sono sempre stata una cit-tadina del centro storico e come tale si vive la città in modo forse unpo’differente da chi ci arriva da fuori: alla fine conosci tutti, chi per co-noscenza diretta chi solo perché lo incontri per una vita a percorrere lemedesime vie, conosci persino gli odori dei vicoli, insomma la città lasenti proprio tua. Cosi come cittadina, come parrocchiana di S. A1es-sandro e come donna, non posso mancare all’appuntamento con unaSanta. Nel Santuario a lei dedicato con una solenne Celebrazione pre-sieduta da Mons. Monari Vescovo di Brescia viene proclamata Patronaseconda della Diocesi di Brescia proprio lei, Sant’Angela Merici ed iosono entusiasta. Si perché in virtù d’essere nata e cresciuta tra questeChiese, Sant’Angela alla fine è sempre stata insieme a S. Afra la miasanta preferita. Sarà ma i ricordi da bambina mi riportano sempre qua;penso mentre mi affretto per arrivare alla S. Messa .Arrivo giusto in tempo, la Chiesa è carica di fedeli. Incontro un vec-chio amico che mi invita ad. accomodarmi in Cripta, dice “Non preoc-cuparti è tutto perfetto, c’é un maxi schermo che riprende tutto”. Nel-la Cripta, anch’essa praticamente colma, il clima è sorprendentementeraccolto, nessuna distrazione da fuori porta, anzi. Le immagini della.funzione sono così chiare., le inquadrature così puntigliose e vicine cheè impossibile non rimanere raccolti. La funzione è davvero solenne,l’altare è gremito di Sacerdoti, eppure tutto è così ordinato e carico dispiritualità., e per chi come me è alla funzione credo lo viva al medesi-mo modo. Dopo la lettura del Vangelo, Mons. Monari prende la paro-la ed è qui che tutta la storia di Sant’Angela diventa la storia della Don-na nella Chiesa.

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Cronaca

Sì perché Mons. Monarì sottolinea come non mai la donna del nostrotempo, come S.Angela è riuscita ad esserlo nel suo, è chiamata ad esse-re presente nella Chiesa e nella vita di ogni giorno e lo fa invitando adessere noi donne ad esempio per gli altri, portando anche solo i bam-bini alla S. Messa domenicale, stando con il nostro vivere quotidianoda Cristiane nel mondo.Ci si chiede, collegandosi al Vangelo del giorno, d’avere prima di tuttounità di Fede.Sant’Angela ci insegna ad unire Fede e vita cristiana: insomma ad esse-re donne evangeliche nel quotidiano. In fondo è questo che ci è chie-sto dal Vangelo “essere Suoi testimoni”. Sant’Angela sorprendente-mente lo ho fatto nel suo tempo a cavallo del Cinquecento, ed ora lochiede a noi donne comuni del ventunesimo secolo.E’ con questa idea di unità dì Fede e di una rinnovata voglia d’essercinel mondo che lascio la funzione che fa nella domenica 24 Gennaio2010 S. Angela Merici, donna, anch’essa con i nostri venerati SS.Fau-stino e Giovita, patrona della nostra città.

Chiara Squassina

Il Diacono legge il Decreto.

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Cronaca

Consacrazione di Pietro, diciottenne gravemente ammalato, Castello di Brescia 20 febbraio 2010

Dio chiama chi vuole a stare con Lui più da vicino. Pietro Antonini harisposto con la consacrazione, con forma privata, nella Famiglia delCarmelo, nella chiesa di San Pietro in Oliveto. La Consacrazione pri-vata, nella cappella del Convento, è stata una funzione semplice, mamolto partecipata, con tanti amici che condividono con Pietro la suaesistenza.

Pietro, con il voltosempre sorridente,ha emesso i voti dicastità, povertà edobbedienza nellemani del Ministrodi Dio. Poi, la festa è con-tinuata con un belpranzo condivisoda tutti.Ringrazio il Signo-re per tutto il bene

che fa compiere agli uomini e in particolare a Pietro. Ricordando la bella giornata saluto tutti, con tanto affetto.

Marì Mangerini, amica

Aggiungo un ringraziamento di cuore alla Famiglia Carmelitana per l’ac-coglienza e l’assistenza spirituale e con Pietro canto “Osanna a Cristo Si-gnor”.

Angela Rivetta - zia

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Cronaca

Diario di Casa S. AngelaMarzo e Aprile

Tu sei presente

Donaci un cuore umile, aperto e disponibile, perpoterti incontrare e permetterti di porre su dinoi il tuo sigillo divino, che è come una feritaprofonda, un dolore e una gioia senza nome: lacertezza di essere fatti per Te, di appartenerti edi non poter desiderae che la comunione di vitacon Te.

A. M. Cànopi

– Il convegno, che nella chiesa inferiore del santuario di S. Angela havisto una larga partecipazione di Sacerdoti diocesani le cui comuni-tà hanno avuto, o tuttora hanno, la presenza della Figlia di S. Ange-la, è terminato qui in casa col pranzo gustato in gioia e fraternità.

– Alcune comunità parrocchiali cittadine; altre di neocatecumeni; inostri Ritiri e quelli delle Missai si sono susseguiti per il periodoquaresimale a rtmo intenso e in forte valenza spirituale.

– La casa è stata rallegrata da scolaresche di bimbi venuti per visitarele interessanti mostre che offre la nostra Città.

– Ha trovato accoglienza un gruppo di universitari di Perugia che fre-quentano scienze della formazione.

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Le ricordiamo

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Cappelletti Adele

Nata a San Paolo il 22-3- 1922 Consacrata nel 1953 - Deceduta il 12 -11-2009

Adele, la Maestra di Ospitaletto

Quando pensi un maestro, T’immagini quasi sempre austerità. Quando sei con una maestra, ti sembra stare in famiglia.Con te Adele non pareva essere a scuola, sembrava essere in compagnia della mamma.

Essere maestra non è professione, esserlo veramente è una missione.Non puoi improvvisare accompagnando i bimbi verso la vita.Devi metterci passione, è come essere madre di ognuno dì loro. E’ come accendere un razzo e indirizzarlo verso il futuro.

Io sono la vostra maestra.Tu sei la nostra maestra. Lei è stata come mamma facendo la maestra. Noi ti abbiam voluto bene come la migliore maestra. Voi mi avete fatto sentire orgogliosa di essere maestra. Loro testimoniano che non poteva esserci altra maestra.

Hai visto come sappiamo i verbi,forse il modo non è corretto ma è la verità che noi abbiamo colto e quello che abbiamo imparato ci ha aiutato a poter scegliere: ci hai insegnato a declinare il quotidiano.

Cara maestra ora siam sicuri che a pieno titolo

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Le ricordiamo

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stai accanto alla Vergine Madre.Vorrai metterti in fila con quelle senza figli, ma lei vede nel cuore e sa che sei stata nostra mamma. E parlerà di suo figlio e ti dirà che anche Lui era un po’discolo, come noi e capirai come ti abbiam voluto bene anche senza dirtelo.

Leonardo

Bella Maria

Nata a Cimbergo il 5-6-1914Consacrata nel 1952 - Deceduta il 16 – 12-2009

Omelia per il funerale Cimbergo 18-12-2009:Il ParrocoLa circostanza che oggi qui ci riunisce: l’ultimo salu-to che stiamo per dare alla nostra cara sorella Maria.Ecco per lei l’Avvento è finito: è ormai Natale; è ter-minata l’attesa ed è già cominciata la gioia dell’incontro col Signore, gioiache non sarà mai più – lo speriamo- interrotta. Per la nostra cara MariaIddio non è più il Dio – che viene- , ma il Dio contemplato faccia a fac-cia in una comunione perenne di felicità. In questa prospettiva, il nostrodistacco della sorella defunta Maria si illumina di tanta serenità, ed il do-lore che sentiamo, perché ella non è più con noi”sensibilmente” diventapremessa di una festa che è soltanto rimandata: la festa del nostro incon-tro definitivo col nostro Dio e, contemporaneamente, anche coi nostri ca-ri che - ce lo auguriamo – vivono già con Lui.E la preghiera di questo momento, mentre implora per la nostra sorel-la Maria pace vera e gioia eterna, ci ottenga da Dio di essere sia nelpensiero, che nei sentimenti e nelle opere, autentiche “anime in atte-sa”, persone che aspettano il Signore vigilanti ed impegnate, pronte arispondergli, quando Egli busserà alla porta anche del nostro cuore.

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Le ricordiamo

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Moretti Dolores

Nata a Sarezzo il 6- 2- 1934Consacrata nel 1962 –Deceduta il 27 -01-2010

Belleri Virginia

Nata in Svizzera nel 1911 Consacrata nel 1943 – Deceduta il 22-02-2010

Mattia Rita

Nata a Paisco Loveno il 18-9-1915Consacrata nel 1946 – Deceduta il 10- 04- 2010

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Indice

La parola del Superiore (S. Ecc. Mons. Vigilio Mario Olmi)Testimoniare nella vita il mistero celebrato nella fede pag. 3

La parola della Superiora (Maria Teresa Pezzotti)La Pasqua di Cristo... e la nostra pag. 7

Alle sorelle ammalate (Enrica Lamberti) pag. 10

ApprofondimentiLiturgia (Rosa Pollini) pag. 12Sia lodato Gesù Cristo (Don Adriano Dabellani) pag. 15Sant’Angela: il fuoco e le scintille pag. 17Spiritualità (Giuseppina Zogno) pag. 18

Attualità (Don Franco Frassine)Il Cottolengo, frutto dell’amore pag. 21Esercizi spirituali 2010 pag. 24

Missioni ad extraDalla lettera delle sorelle del Brasile pag. 25

Dalle Commissioni pag. 27

CronacaCronaca di un giorno speciale (Chiara Squassina) pag. 29Consacrazione di Pietro (Marì Mangerini) pag. 31Diario di Casa Sant’Angela (Valentina Borboni) pag. 32

Le ricordiamo pag. 34

Indice

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LA VOCEDELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA • BRESCIA

GENNAIO • FEBBRAIO 2010

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