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SETTEMBRE/OTTOBRE 2018 - N°5 - ANNO LXI Poste Italiane S.p.A. – Sped. in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. In L 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 Aut. GIPA/C/MI/36/2012 L’AMBASCIATORE FRANCESCO PAOLO FULCI RICORDA IL PREMIO NOBEL PER LA PACE KOFI ANNAN L’AMBASCIATORE FRANCESCO PAOLO FULCI RICORDA IL PREMIO NOBEL PER LA PACE KOFI ANNAN

L’AMBASCIATORE FRANCESCO PAOLO FULCI PER LA PACE KOFI … · Kofi Annan era un uomo illu-minato, di grande visione, che ha lasciato una traccia profonda della sua guida decennale

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L’AMBASCIATORE FRANCESCO PAOLO FULCI RICORDA IL PREMIO NOBEL PER LA PACE KOFI ANNAN

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on c’è pace senza sviluppo,ma non c’è sviluppo senzapace” ammonisce una grandescritta nei corridoi del Palazzodi Vetro a New York. Kofi Annan,

il primo Segretario Generale africano dell’Onu dipelle nera, scomparso il 18 agosto, credeva fer-mamente in questo imprescindibile binomio. Siè talmente impegnato per la sua implementa-zione, al punto da meritare il Premio Nobel perla pace.” Così lo ricorda Francesco Paolo Fulci,che è stato il Rappresentante Permanente perl’Italia alle Nazioni Unite dal 1993 al 1999 “Pro-verbiale anzitutto il suo impegno a combatterela fame e la povertà nel mondo, origini vere eprofonde di tante sofferenze e tante violenze. Fuproprio Annan ad essere il promotore del Verticedei Capi di Stato e di Governo nell’anno 2000 -il cosiddetto Vertice del Millennio - dedicato spe-cificamente alla lotta contro la povertà, con l’o-biettivo di sradicarla nelle sue forme più gravi en-tro il 2015. Obiettivo in larghissima parteraggiunto! Non meno forte e deciso fu l’impegnodi Annan per la salvaguardia della pace nelmondo. Ricordo ancora vividamente la prova dicoraggio, anche fisica, che diede, quando decisedi recarsi personalmente a Bagdad, ad incontrareil dittatore Saddam Hussein, per indurlo ad ac-cettare le ispezioni sul suo presunto arsenale nu-cleare, al fine di prevenire un ennesimo conflittoarmato in quella martoriata regione.” “Certo” prosegue Francesco Paolo Fulci “in tale

vicenda, così come nell’attacco contro la Serbiasenza la preventiva autorizzazione del Consigliodi Sicurezza, le delusioni per l’Onu e per Kofi Annannon mancarono. Ma Kofi continuava a ripetere, ase stesso ed ai suoi collaboratori, che quand’an-che la pace viene violata, sempre all’Onu bisognapoi tornare per ristabilire la legalità internazionalee per ricostruire sulle macerie delle guerre. Per-sonalmente sono fiero di aver contribuito all’ele-zione di Annan a Segretario Generale nel dicembre1996, quando l’Italia presiedeva il Consiglio diSicurezza della massima organizzazione interna-zionale del mondo. Kofi Annan era un uomo illu-minato, di grande visione, che ha lasciato unatraccia profonda della sua guida decennale nelPalazzo di Vetro, tra il 1997 ed il 2006”. Kofi Annan aveva compreso prima di tutti che ilprocesso di globalizzazione doveva essere con-trollato e gestito, fin dall’inizio, da un organismodemocratico e per questo bisognava, da subito,rinnovare l’Onu. Annan ha sostenuto e promossocon convinzione i lavori della Commissione sulGoverno Globale (Cgg) istituita per approfondirei problemi relativi alla promozione di un governodemocratico della globalizzazione in campo eco-nomico, sociale e ambientale. Questa Commis-sione ha presentato la proposta per l’istituzioneall’interno dell’Onu di un Consiglio per la SicurezzaEconomica da affiancare al Consiglio di Sicurezza(militare) istituito fin dalla nascita dell’Onu. Ilnuovo Consiglio avrebbe dovuto favorire uno svi-luppo economico più equilibrato, più sostenibile

e più stabile in tutti paesi e con esso una mag-giore giustizia sociale. Certo è che un Consiglioper la Sicurezza Economica doveva nascere edessere gestito secondo i principi della democraziae senza possibilità di veto, quindi non con le ca-ratteristiche del Consiglio per la Sicurezza (militare)che è composto da quindici membri di cui cinquerappresentanti permanenti con diritto di veto. Le proposte e le considerazioni della Commis-sione sul Governo Globale non ebbero seguito,tanto che la stessa Commissione dovette con-statare che: “In assenza di misure adeguate perassicurare una governance economica globale,la globalizzazione ha reso l’economia mondialepiù instabile, i paesi sono diventati più vulnerabiliagli shocks finanziari, molti sono stati emarginatie il divario tra i più ricchi e i più poveri si è am-pliato. I paesi più ricchi sono diventati più avarimentre il numero degli estremamente poveri,quelli che sopravvivono con un dollaro al giornoo meno, ha continuato a crescere”. Se non fosse per il fatto che le cose da allorasono peggiorate, questa sembra una dichiarazionefatta quest’anno e non nel 1999, anno in cui aSeattle si è tenuta la prima grande manifestazionecontro la globalizzazione e l’arricchimento di pochia danno della grande maggioranza. Kofi Annanè stato veramente un anticipatore di tanti movi-menti che, soprattutto dopo la grande crisi del2008, hanno contestato le degenerazioni di unprocesso di globalizzazione senza regole. E infattiha tentato per altre due volte di inserire nell’a-

LE FIAMME D’ARGENTO10 / SETTEMBRE › OTTOBRE 2018

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di Orazio Parisotto*ritratti

L’Ambasciatore Francesco Paolo Fulci ricorda il Premio Nobel per la pace

La necessità di un governo globale tra gli obiettivi dell’ex Segretario Generale

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genda politica dell’Onu il tema del governo glo-bale. Nel 2004 ha commissionato un rapportodal titolo: Un Mondo più sicuro: la nostra comuneresponsabilità dove si diceva convinto che lagrande maggioranza dei governi avrebbe condivisola sua sensazione di un ingente bisogno per lenazioni del mondo di unirsi e raggiungere unnuovo consenso per il futuro della sicurezza col-lettiva, militare ed economica; cambiamenti questinecessari affinché le Nazioni Unite potessero svol-gere il loro ruolo. L’anno successivo, nel suo rapporto presentatoall’Assemblea delle Nazioni Unite in qualità diSegretario Generale, Kofi Annan insisteva in modospeciale sulla necessità di procedere verso unosviluppo economico più equo e compatibile, dipromuovere la libertà dal bisogno e il diritto divivere un’esistenza dignitosa per tutti e, con par-ticolare energia, sottolineava la necessità di per-venire a una governance globale sostenendo che“la causa di una maggiore libertà può venire pro-mossa solamente da un’ampia, profonda e so-stenuta cooperazione globale tra gli Stati. Unasimile cooperazione è possibile se le politiche diciascun paese prendono in conto non solo i bi-sogni dei suoi cittadini ma anche i bisogni deglialtri… Abbiamo bisogno di istituzioni intergover-native regionali e globali agili ed efficaci allo scopodi mobilitare e coordinare l’azione collettiva”. Per questo motivo Annan aveva proposto, al WorldEconomic Forum di Davos in Svizzera, nel 1999,il Global Compact sulla responsabilità socialedelle imprese alla quale, ad oggi, hanno aderitovolontariamente circa 11.500 organismi tra cuioltre 7.000 grandi imprese di tutto il mondo. Nelsuo appello, il Segretario Generale invitava i leaderdell’economia mondiale ad aderire a un “PattoGlobale” che doveva unire imprese, agenzie del-l’Onu, organizzazioni sindacali e della società civilenel promuovere la responsabilità sociale dell’im-presa attraverso il rispetto volontario e la promo-zione di dieci principi fondamentali relativi ai dirittiumani, al lavoro, all’ambiente e alla lotta alla cor-ruzione. Kofi Annan affermava tra l’altro: “Sce-gliamo di unire il potere dei mercati all’autorevo-

lezza degli ideali universalmente riconosciuti. Sce-gliamo di riconciliare la forza creativa dell’iniziativaprivata con i bisogni dei più svantaggiati e le esi-genze delle generazioni future”. Proprio pensando alla formazione delle genera-zioni future Kofi Annan rilanciò a livello interna-zionale l’University for Peace, istituita dall’Onunel 1980, con sede nella Repubblica di Costa-rica, che sotto il suo segretariato ebbe uno straor-dinario impulso “per fornire all’umanità un’isti-tuzione internazionale di istruzione superiore perla pace e allo scopo di promuovere tra tutti gliesseri umani lo spirito di comprensione, tolleranzae pacifica coesistenza”. Ed è con questo spirito

che nel 2015 la University for Peace ha costituitouna sua Delegazione di rappresentanza anchea Roma. “Noi ci muoviamo nel solco tracciato da Kofi An-nan per fornire ai giovani nuovi strumenti e op-portunità culturali e formative” ci spiega il Prof.Ing. Gianni Cara, Presidente dell’Università Inter-nazionale per la Pace di Roma (www.unipace-roma.org) “Il nostro intento è quello di presentareprogettazioni congiunte di percorsi formativi postlaurea e di attività di ricerca. L’Università Inter-nazionale per la Pace di Roma opera oggi in Italiacon l’obiettivo di estendere nel nostro Paese gliideali e la mission di Upeace, perseguendo lestesse finalità di educazione e formazione per lapace e la sicurezza in tutto il mondo, secondogli obiettivi delle Nazioni Unite, anche attraversoaccordi di collaborazione accademica con Miur,Università e Istituti di ricerca. Abbiamo infatti corsidi formazione in Diritti Umani, Gestione dei Con-flitti e Pace ed Emergenze Umanitarie. Stiamoinoltre programmando corsi di Mediazione Fa-miliare e Family Group Conference e da pocoabbiamo costituito un Dipartimento che, in col-laborazione con il Ministero dell’Istruzione di unoStato della Nigeria, dovrebbe mettere in cantiereun Master in Economia Etica per laureati prove-nienti da quel Paese”.

*Il Professor Orazio Parisotto è Studioso di Scienze Umane

e dei Diritti Fondamentali. Founder di Unipax, NGO associata al DPI delle Nazioni Unite

PER SAPERNE DI PIÙFrancesco Paolo Fulci, nato a Messina 19 marzo 1931, è stato Am-

basciatore presso le Nazioni Unite dal 1993 al 1999 e successiva-mente presidente del Consiglio economico e sociale (Ecosoc). È il pro-motore del Manifesto contro la povertà, dove elenca le dieci priorità daaffrontare che sono state successivamente inserite nella DichiarazioneOnu del Millennio e negli Obiettivi dello sviluppo del Millennio, adottatinel settembre 2000, così come nel Monterrey Consensus del 2002 eda ultimo nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Dal 2011 è pre-sidente della Ferrero S.p.A. e dal 2015 presidente del progetto imprenditoriale Michele Ferreroin Africa e India. Fa parte della Fondazione Italia-USA. Nel corso della sua lunga carriera diplomatica,Francesco Paolo Fulci negli anni ’90, come rappresentante permanente d’Italia alle Nazioni Unite,ha condotto una battaglia diplomatica per riformare l’Organizzazione del Palazzo di Vetro, riunendoun gran numero di paesi nel cosiddetto Coffee Club con lo scopo di mantenere viva l’attenzionesulla necessità di maggior democrazia nell’Onu e più in generale nelle istituzioni internazionali.

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