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Laboratorio cineturismo Bicocca 3. Il TOY FOOD. Petrini: SIAMO CIRCONDATI DA UNA REALTà INODORE E INSAPORE Ma NON INCOLORE - PowerPoint PPT Presentation

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Il TOY FOOD

• Petrini: SIAMO CIRCONDATI DA UNA REALTà INODORE E INSAPORE

• Ma NON INCOLORE

• Il senso della VISTA ha prevalso sugli altri sensi, anche per quanto riguarda il CIBO, la cui fruizione è legata principalmente al gusto ma risulta oggi molto influenzata da altri aspetti.

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• Il cibo contemporaneo è sempre MENO:• -BUONO• -PULITO• -GIUSTO• E sempre PIU’:• -COMODO• -VELOCE• -DIVERTENTE

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• Riprendiamo il concetto di PERDITA (O SCOMPARSA) DEL REFERENTE, per cui la fruizione del cibo oltrepassa l’aspetto del gusto alimentare che gli è proprio per definizione, per sconfinare in altre dimensioni e divenire, addirittura, una FORMA DI INTRATTENIMENTO, UN GIOCO-aspetto ludico del cibo di cui parlava Petrini

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• Il BENTO: arte giapponese di assemblare i cestini del pranzo utilizzando il cibo in modo da formare dei personaggi, delle immagini, delle vere e proprie rappresentazioni visive

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• Parola d’ordine KAWAII:

• Eng. CUTE

• Ita. CARINO

• La parola kawaii descrive tutto quell’universo, di origine giapponese, fatto di disegni infantili e oggetti piccoli e graziosi

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• Su Internet impazza la kawaii-mania. Fra i suoi prodotti più di successo:

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• Anche in questo caso: scomparsa del referente-profumo minuscolo in confronto alla bambolina che è il “vero” prodotto, ovvero l’oggetto che serve per vendere il profumo

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• Caratteristica del kawaii è la riproduzione di cibo in miniatura come oggetti d’artigianato e, soprattutto, BIGIOTTERIA E OGGETTI DI PICCOLA CANCELLERIA.

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• Ma il vero protagonista della cultura kawaii e di un più ampio immaginario è il cupcake, divenuto ormai un vero e proprio cibo feticcio, quasi uno status symbol di appartenenza a un certo tipo di “ambiente”.

• Il cupcake è il cibo kawaii giocattolo per eccellenza. Le sue decorazioni ricordano i principi compositivi del “bento”.

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• Ma vi sono anche altri cibi molto popolari per essere miniaturizzati e resi bijoux et simili, come i gelati, gli hamburger e, in generale cibi “infantili”, che assecondino il tipo di comunicazione “popolare” e “infantile” tipica dello stile kawaii

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• Caratteristica del kawaii, e della comunicazione contemporanea in generale, è anche un’estrema attenzione al packaging, per cui si giunge al paradosso secondo il quale il contenente è più importante del contenuto (di nuovo, perdita del referente)

• Cfr. Harajuku Lovers-profumi

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• Ma l’attenzione al packaging non si declina solo in versione kawaii (nel cui stile diventa quasi un’ “arte”), ma è una tendenza molto più generale e, peraltro, non relativa solo all’ambito “alimentare”, tutt’altro.

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• Esempio estremo di attenzione al packaging, che diventa PARTE INTEGRANTE dell’esperienza alimentare:

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• Ma vi è anche una declinazione “alta” del toy food, ovvero la cucina raffinatissima di un cuoco come Ferran Adrià (El Bulli), il quale recupera l’elemento “artistico” della cucina, “destrutturando” i piatti e prestando molta attenzione all’aspetto “cromatico” e “visivo”, tanto da attirarsi le accuse di utilizzare coloranti artificiali per piatti come questo:

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• Che, in effetti, ricorda da vicino l’aspetto di certa bigiotteria pop e kawaii come

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• La nuova gastronomia propugnata da Petrini rifugge proprio da questi eccessi e predica un approccio al cibo che sia nuovo e antico al tempo stesso, evitando, appunto, gli eccessi della contemporaneità per un ritorno a schemi e abitudini “antichi”.

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• Il cibo deve ritornare a relazionarsi con i suoi sensi originari, il gusto e l’olfatto, anche tramite pratiche produttive meno “industriali” e “serializzate” e più “genuine”.

• Il cibo, il nutrirsi deve tornare ad essere principalmente un ATTO AGRICOLO, deve, cioè, essere messo in relazione con la pre-produzione (ovvero le MATERIE PRIME) e non con la post-produzione (il packaging)

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• Ovvero, per nutrirsi in modo buono, pulito e giusto bisogna selezionare cibi di buona qualità, prodotti con lavorazioni e criteri rispettosi dell’ambiente e delle tradizioni locali, favorendo la biodiversità e l’agricoltura equa e sostenibile.

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• Le teorie di Petrini fungono da punti cardinali di una tendenza contemporanea che va diffondendosi anche a causa delle crisi: nuova ruralità

• Se fino a qualche anno fa abbiamo assistito a una crescente “urbanizzazione del rurale”, con la costruzione, ad esempio, di infrastrutture comunicative, come autostrade e viadotti, sempre più massicce, alle periferie delle città i cui confini si espandevano sempre di più, invadendo e inglobando il rurale anche con la costruzione di centri commerciali e megadiscoteche in quella che una volta era “aperta campagna”, oggi assistiamo al processo, opposto, di “ruralizzazione dell’urbano” che si esplica in vari modi.

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• Questo “ritorno alla terra”, “sponsorizzato” dallo stesso Petrini con una manifestazione come “Terra Madre”, che raccoglie annualmente contadini provenienti da ogni parte del mondo è testimoniato anche dalla sempre maggiore diffusione dei cosiddetti “orti urbani”, veri e propri terreni di coltura sui tetti dei palazzi cittadini, o nei cortili, che seguono a ruota la moda dei “giardini di quartiere” newyorchesi, quadrati verdi e fioriti la cui manutenzione è affidata agli stessi abitanti dei condomini urbani spesso con risultati suggestivi.

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• L’architetto inglese Ingersoll, abitante nella campagna toscana, parla, al riguardo di “agricivismo”, intendendo con esso una sorta di nuova continuità sociale fra il mondo urbano e il mondo rurale.

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• Alla luce della sopravvenuta crisi economica globale, in sostanza, la domanda di offerta “estetica” e consumo “vistoso” si ridimensiona in termini di domanda di una nuova “etica”, di una nuova ecologia, sociale, economica e politica, destinata a cambiare le strategie di marketing territoriale, un po’ meno “urbano” e un po’ più “rurale”.

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• Nel nuovo assetto economico globale, insomma, la tendenza sembra essere non solo verso una maggiore cooperazione e collaborazione fra i territori, in contrasto con la precedente competizione, ma anche verso la valorizzazione di elementi territoriali di tipo “soft” quali quelli evidenziati da Sideways: identità locale, autenticità, sostenibilità, rivalutazione del rapporto con la natura e di quelli che Petrini definisce i “saperi contadini”.

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• Di Sideways, lo stesso Petrini (su Lo Specchio, nel Gennaio 2005), loda la capacità, lucida e appassionata, di affrontare un tema come l’enogastronomia, che Petrini definisce “un soggetto difficile per il cinema”, trattato di rado e male dalla settima arte. In Sideways, la sceneggiatura si sofferma spesso e volentieri anche su dettagli più squisitamente “tecnici” relativi al vino.

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• Non a caso, nota Petrini, Sideways è ambientato proprio in quello Stato che “più di ogni altro rappresenta il buon vivere in America: la California”, vero e proprio presidio enogastronomico all’interno del panorama americano. Petrini riconduce questo primato californiano alla natura geografica della California stessa, crocevia di culture differenti e luogo climaticamente molto fortunato

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• A livello enologico, poi, la California è sempre stata molto presente nel panorama mondiale, fin dai tempi “delle missioni francescane che hanno caratterizzato la colonizzazione di queste terre (e che ancora oggi danno i nomi alle più grandi città)”. Già allora, scrive Petrini, si piantava la vite e si sperimentava, ma il vero punto di svolta, l’inizio della “vera epopea enologica californiana”, va collocata fra fine dell’Ottocento e inizio del Novecento, con l’arrivo, in California, degli emigranti italiani e svizzeri “che hanno saputo rendere florida l’industria del vino”.

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• Dopo lo stop forzato imposto dal proibizionismo, l’enologia californiana si è fatta lentamente strada fino a “un vero e proprio rinascimento che s’avvia all’inizio degli anni ottanta e arriva fino ai giorni nostri”.

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• Le zone più importanti e consolidate, a livello enologico, sono, da sempre, la Napa Valley e Sonoma County, oggetto di grandi investimenti economici e promozionali. Petrini ricorda come “alla fine degli anni Settanta l’allora governatore Ronald Reagan concesse enormi benefici fiscali a coloro che sviluppavano la produzione di vino”.

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• Agli incentivi governativi si affiancarono quelli “privati”, frutto anche di una nuova moda, che vide ricchi imprenditori americani sostenere la nuova economia vinicola, investimento “trendy” all’interno del nuovo “rinascimento” enologico, simboleggiato da Napa e Sonora e incoraggiato dalle iniziative dell’enologo André Tchelistcheff

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• Col passare degli anni, e il diffondersi della “moda” enologica, Napa e Sonora sono divenute luoghi turistici di massa, popolate di ristoranti e vinerie per turisti e di scarsa qualità. Anche per questo, forse, Sideways prende in considerazione una zona meno conosciuta ma, anche, meno contaminata, la zona a nord di Santa Barbara che è, al momento, la zona principe nella produzione di pinot nero (la fissazione del protagonista).

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• Inoltre, è una zona molto più “di nicchia”, rispetto a Napa e Sonoma. Il successo del film ha, comunque, stravolto la notorietà turistica della zona. Già poco tempo dopo l’uscita del film, Petrini scriveva, infatti, di aver ricevuto comunicazioni in tal senso dal convivium Slow Food di Santa Ynéz, dove i luoghi della pellicola erano già “oggetto di pellegrinaggio e di culto” poco dopo l’uscita del film: “il motel, il ristorante e le cantine visitate dai protagonisti”.

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• Piera Detassis: L’inaspettato successo di Sideways ha messo in ombra la supremazia vinicola dell’abusata NapaValley, RENDENDO FAMOSI I LUOGHI IN CUI E’STATO GIRATO:

• -Santa Ynez Valley• -La comunità di artisti di Los Olivos• -Il ristorante Hitching Post• Diventati meta di veri e propri PELLEGRINAGGI

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• Sideways tematizza, pertanto, il rapporto degli americani con il grande vino, nuovo, importante, fenomeno di costume e nuova chance di turismo enogastronomico.

• Il film racconta la storia di due quarantenni che intraprendono un viaggio di “addio al celibato” lungo la “via del vino” della Contea di Santa Barbara

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• La California è così riuscita a proporre una immagine di sé del tutto nuova, lontana dai clichè “balneari” o legati agli stereotipi delle “metropoli violente” (nella fattispecie Los Angeles e San Francisco) che avevano fino a quel momento dominato l’immaginario locale.

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• Va ricordato che per decenni nella cultura americana la “bottiglia” è stata quella del WHISKY (o della BIRRA), mentre Sideways sdogana il VINO dalla MARGINALITA’ cui Hollywood l’aveva sempre costretto, presentandolo come merce esotica e aristocratica, vezzo snob delle ELITE EUROPEIZZATE

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• Cfr. film di Woody Allen, in cui intellettuali newyorkesi degustano vino rosso in eleganti enoteche di Manhattan.

• La connotazione “europea” del film è percepita anche da diversi critici che parlano di “RETROGUSTO ENOLOGICO ALL’EUROPEA” E DI “IMPRONTA EUROPEA”

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• La Contea di Santa Barbara, nello specifico, si rifà a modelli europei, denominandosi, sul proprio sito web, “American Riviera”TM, evocando, così, un paesaggio quasi “mediterraneo” e propagandandolo, oltre che tramite questa pellicola di successo, anche attraverso iniziative di tipo più tecnicamente “turistico”.

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• La Film Commission locale(www. SantaBarbaraCA.com) ha stampato in decine di migliaia di copie, e messo a disposizione su Internet, una cartina geografica con tutte le location del film e ha elaborato un vero e proprio tour ufficiale sulle orme dei protagonisti del film, coinvolgendo i ristoratori e gli operatori turistici presenti nel film.

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• Si parla anche di EFFETTO SIDEWAYS sulle vendite di Pinot Nero e Merlot (studio USA 2008)

• Studio su circa 84000 acquisti di bottiglie di vino da 750 cl fra il 1999 e il 2008 per capire l’impatto del film (uscito nel 2005)

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• Risultati:

• Il film sembra avere avuto un leggero impatto negativo sul Merlot

• Il film ha avuto un impatto visibile sulle vendite di Pinot nero, superiore a quello negativo di Merlot

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• Negli ultimi anni c’è stato, comunque, un proliferare di film di ambiente rurale e con una particolare attenzione al tema del vino.

• Es. Un’ottima annata (Scott, 2006), ambientato fra Londra e la Provenza, rappresentati come due luoghi in contrasto fra loro

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• -Londra: città grigia e metallica, simbolo di capitalismo cinico e freddo

• -Provenza: luoghi dorati e solari che provocano un cambiamento nel protagonista che, da cinico finanziere, si trasforma in gentiluomo di campagna dedito ai piaceri della vita quali l’amore, il cibo, il vino

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• Anche questo film si inserisce nel filone delle rivalutazioni enogastronomiche, degli elogi alla lentezza, dello slow food(la bella locandiera di cui si

invaghisce il protagonista è un’acerrima nemica di McDonald’s), delle contrapposizioni città/campagna in chiave inferno/paradiso.

• Un’ottima annata punta molto sullo scenario della Provenza, fotografata in calde tonalità ocra, in contrasto con le luci livide della City

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• L’ottica del film è smaccatamente americana nella sua descrizione dell’Europa rurale come di UN MONDO NEL QUALE RIFUGIARSI PER SFUGGIRE ALL’ARTIFICIOSITA’ della SOCIETA’CAPITALISTICA PIU’ FORSENNATA

• Scrive Dennis SCHWARTZ: It has the look & the feeling of a travel brochure

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• Lo stesso dicasi per “Sotto il sole della Toscana”, ambientato fra San Francisco, la campagna senese, Roma e Positano, che riprende molti stereotipi del paesaggio e dello stile di vita “all’italiana”:

• -paesaggi naturali mozzafiato• -”mangiare” come fulcro della vita sociale• - that’s amore• -arte e cultura come heritage• -ozio creativo e felice

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• Paesaggi da cartolina descritti così dai critici americani:

• -All pretty postcard landscape

• Film of gorgeous landscapes

• An American woman pursues happiness where it can’t be avoided

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• -Your first instinct while watching this movie is TO CALL A TRAVEL AGENT

• -This movie makes your mouth water or inspire you to book flights to Italy

• -This movie is so rich in color that you can almost feel the beauty of Italy (come fosse un dipinto)

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• Il caso di Sideways conferma l’importazione di questo “modello toscano” in America, che oppone uno stile di vita sano ed edonista agli affanni delle grandi città.