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ALMANACCO 2013 Il 26 ottobre per la prima volta si svolgono elezioni a suffragio universale, anche se le donne ancora non hanno il diritto di voto. Nell'eminenza del voto sul n. 20 del 15 ottobre 1913, la rivista fiorentina “Lacerba” pub- blica il Programma politico futurista: “La guerra sola igiene del mondo”; “Predominio della ginnastica sul libro”; “Abolizione dell'industria del forestiero, umilian- te ed aleatoria; “contro l'ossessione della cultura, l'inse- gnamento classico, il museo, la biblioteca e i ruderi”. Il 22 ottobre a Dawson nello stato del Nuovo Messico una tremenda esplosione fa saltare in aria una miniera di carbone. Restano uccisi ben 263 minatori. La maggior parte di loro sono immigrati italiani e, altrettanto ovvia- mente, nessun dirigente verrà mai indagato. Lo stesso giorno Albert Einstein divulga la teoria della relatività mentre a Budapest nasce il grande fotografo Robert Capa. Celebri sono soprattutto i suoi reportage dai fronti di guerra. A partire dalla guerra civile spagno- la (chi non conosce la foto del miliziano ucciso?) per proseguire con il 2° conflitto cino-giapponese, la guerra mondiale e quella arabo-palestinese del 1948. Fino alla morte avvenuta saltando su di una mina a Thai Binh, in Indocina, il 25 maggio del '54. Il giorno dopo nasce ad Assisi Tristano Codignola, più volte deputato e senatore, è tra i membri del- l'Assemblea Costituente. Nel 1962 è tra promotori della legge che istituisce la scuola media unica, mentre sei anni più tardi si batterà per l'istituzione della mater- na statale. Nel 1981, anno della morte, viene espulso assieme ad altri dal P.S.I. per aver pubblicato un manife- sto critico nei confronti della politica di Bettino Craxi. Figlio di Ernesto (1885-1965) grande figura della peda- gogia e dell'editoria italiana, e padre di Nicoletta, per anni instancabile e sagace editrice, prima con il progetto N.I.E.P. per la Nuova Italia e quindi con Fatatrac. 9 dicembre. “Torino. Tre leoni fuggono dallo stabili- mento di films cinematografiche Pasquali e C. e sono ripresi dopo una caccia movimentata. La questura dinanzi al ripetersi di simili casi, emana disposizioni severissime” (da “Almanacco italiano 1915” della Bemporad). L'11 a Milano viene arrestato l'imbianchino Vincenzo Per uggia che nell'agosto del 1911 aveva trafugato dal Louvre la celeberrima Monna Lisa di Leonardo. L'opera viene così recuperata e restitutita alla Francia. Sempre in dicembre Maria Montessori è invitata negli Stati Uniti per tenere una serie di conferenze. A Washington è ospite del Presidente della Repubblica. In quel momento vi sono in quel paese già 70 scuole che adottano il suo sistema. 12 SAGGIO Lacrime e sorrisi L’emigrazione italiana nei libri per ragazzi in età repubblicana di Lorenzo Luatti Non di solo “Cuore” Come è possibile - si chiedeva con vivo stupore il prefa- tore de I figli del Sud (Fabbri, Milano, 1973), libro-repor- tage sulle migrazione interne e internazionali degli italia- ni del giornalista e meridionalista Giovanni Russo - che milioni di persone vivano il dramma dell’emigrazione interna dai paesi agricoli del Sud alle periferie industriali del Nord, e i libri per ragazzi non ne parlino? Che milioni di incontri fra compagni di scuola debbano ancora superare l’ostacolo delle differenze di dialetto, di sensibilità, di abitudini e di reddito familiare, e la scuola non abbia strumenti adeguati per spie- garne le ragioni? […] Come è possibile, infine, non affronta- re nella scuola il pericolo di un atteggiamento discriminato- rio, se non razzista, quando i ragazzi vedono coi loro occhi una concentrazione di fatto della manodopera meridionale in certi mestieri e in certi quartieri delle città, e nella scuola stessa l’affollarsi dei loro compagni immigrati dal Sud nelle classi differenziali? (pp. 5-6). Per il vero, le migrazioni dal Sud al Nord della penisola durante gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso sono state più volte tematizzate nei libri per ragazzi, alcuni dei quali ebbero anche un notevole successo tra i giovani grazie alle adozioni scolastiche: romanzi certamente validi come Il signor Serafino di Giana Anguissola (La Sorgente, Milano, 1957 e poi Mursia, Milano, 1970), Il treno del sole di Renée Reggiani (Garzanti, Milano, 1962) e Le scapole dell’angelo di Giovanna Righini Ricci (Massimo, Milano, 1972, poi ed. scolastiche B. Mondadori, Milano, 1973), per citarne solo alcuni. Uno spazio piuttosto marginale nella narrativa per ragazzi hanno avuto invece le emigra- zioni degli italiani verso le Americhe e l’Europa. Destino ingrato condiviso con la letteratura rivolta agli adulti, dove un fenomeno sociale tanto importante e duraturo come l’emigrazione è stato affrontato, parzialmente o episodicamente, solo da pochi scrittori. Eppure non di solo Cuore (1886) si compone il racconto dell’emigrazio- ne italiana per i giovani lettori! Altri autori, attingendo a racconti familiari e personali, a storie recuperate dal ricco passato migratorio di comu- nità e paesi, o frutto della fantasia letteraria, hanno nar- rato ai giovani, attraverso i linguaggi delle parole e delle immagini, le vicende di una Italia in cui “partir bisogna”. 01_da 2 a 20.qxp 18-03-2013 10:36 Pagina 12

Lacrime e sorrisi L’emigrazione italiana nei libri per ragazzi in età repubblicana

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Studio sull’EMIGRAZIONE italiana raccontata nei libri per ragazzi (periodo repubblicano, dagli anni ’50 ad oggi) uscito sull’Annuario Andersen 2013

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ALMANACCO 2013

Il 26 ottobre per la prima volta si svolgono elezioni asuffragio universale, anche se le donne ancora nonhanno il diritto di voto. Nell'eminenza del voto sul n. 20del 15 ottobre 1913, la rivista fiorentina “Lacerba” pub-blica il Programma politico futurista: “La guerra solaigiene del mondo”; “Predominio della ginnastica sullibro”; “Abolizione dell'industria del forestiero, umilian-te ed aleatoria; “contro l'ossessione della cultura, l'inse-gnamento classico, il museo, la biblioteca e i ruderi”.

Il 22 ottobre a Dawson nello stato del Nuovo Messicouna tremenda esplosione fa saltare in aria una minieradi carbone. Restano uccisi ben 263 minatori. La maggiorparte di loro sono immigrati italiani e, altrettanto ovvia-mente, nessun dirigente verrà mai indagato.Lo stesso giorno Albert Einstein divulga la teoria dellarelatività mentre a Budapest nasce il grande fotografoRobert Capa. Celebri sono soprattutto i suoi reportagedai fronti di guerra. A partire dalla guerra civile spagno-la (chi non conosce la foto del miliziano ucciso?) perproseguire con il 2° conflitto cino-giapponese, la guerramondiale e quella arabo-palestinese del 1948. Fino allamorte avvenuta saltando su di una mina a Thai Binh, inIndocina, il 25 maggio del '54.

Il giorno dopo nasce ad Assisi Tristano Codignola, piùvolte deputato e senatore, è tra i membri del-l'Assemblea Costituente. Nel 1962 è tra promotoridella legge che istituisce la scuola media unica, mentresei anni più tardi si batterà per l'istituzione della mater-na statale. Nel 1981, anno della morte, viene espulsoassieme ad altri dal P.S.I. per aver pubblicato un manife-sto critico nei confronti della politica di Bettino Craxi.Figlio di Ernesto (1885-1965) grande figura della peda-gogia e dell'editoria italiana, e padre di Nicoletta, peranni instancabile e sagace editrice, prima con il progettoN.I.E.P. per la Nuova Italia e quindi con Fatatrac.

9 dicembre. “Torino. Tre leoni fuggono dallo stabili-mento di films cinematografiche Pasquali e C. e sonoripresi dopo una caccia movimentata. La questuradinanzi al ripetersi di simili casi, emana disposizioniseverissime” (da “Almanacco italiano 1915” dellaBemporad). L'11 a Milano viene arrestato l'imbianchino VincenzoPer uggia che nell'agosto del 1911 aveva trafugato dalLouvre la celeberrima Monna Lisa di Leonardo. L'operaviene così recuperata e restitutita alla Francia.Sempre in dicembre Maria Montessori è invitata negliStati Uniti per tenere una serie di conferenze. AWashington è ospite del Presidente della Repubblica. Inquel momento vi sono in quel paese già 70 scuole cheadottano il suo sistema.

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SAGGIO

Lacrime e sorrisi

L’emigrazione italiana nei libri per ragazziin età repubblicana

di Lorenzo Luatti

Non di solo “Cuore”Come è possibile - si chiedeva con vivo stupore il prefa-tore de I figli del Sud (Fabbri, Milano, 1973), libro-repor-tage sulle migrazione interne e internazionali degli italia-ni del giornalista e meridionalista Giovanni Russo - chemilioni di persone vivano il dramma dell’emigrazione internadai paesi agricoli del Sud alle periferie industriali del Nord, ei libri per ragazzi non ne parlino? Che milioni di incontri fracompagni di scuola debbano ancora superare l’ostacolo delledifferenze di dialetto, di sensibilità, di abitudini e di redditofamiliare, e la scuola non abbia strumenti adeguati per spie-garne le ragioni? […] Come è possibile, infine, non affronta-re nella scuola il pericolo di un atteggiamento discriminato-rio, se non razzista, quando i ragazzi vedono coi loro occhiuna concentrazione di fatto della manodopera meridionalein certi mestieri e in certi quartieri delle città, e nella scuolastessa l’affollarsi dei loro compagni immigrati dal Sud nelleclassi differenziali? (pp. 5-6).Per il vero, le migrazioni dal Sud al Nord della penisoladurante gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso sono statepiù volte tematizzate nei libri per ragazzi, alcuni dei qualiebbero anche un notevole successo tra i giovani graziealle adozioni scolastiche: romanzi certamente validicome Il signor Serafino di Giana Anguissola (La Sorgente,Milano, 1957 e poi Mursia, Milano, 1970), Il treno del soledi Renée Reggiani (Garzanti, Milano, 1962) e Le scapoledell’angelo di Giovanna Righini Ricci (Massimo, Milano,1972, poi ed. scolastiche B. Mondadori, Milano, 1973),per citarne solo alcuni. Uno spazio piuttosto marginalenella narrativa per ragazzi hanno avuto invece le emigra-zioni degli italiani verso le Americhe e l’Europa. Destinoingrato condiviso con la letteratura rivolta agli adulti,dove un fenomeno sociale tanto importante e duraturocome l’emigrazione è stato affrontato, parzialmente oepisodicamente, solo da pochi scrittori. Eppure non disolo Cuore (1886) si compone il racconto dell’emigrazio-ne italiana per i giovani lettori!Altri autori, attingendo a racconti familiari e personali, astorie recuperate dal ricco passato migratorio di comu-nità e paesi, o frutto della fantasia letteraria, hanno nar-rato ai giovani, attraverso i linguaggi delle parole e delleimmagini, le vicende di una Italia in cui “partir bisogna”.

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E lo hanno fatto ininterrottamente, sebbene con inten-sità, finalità, motivi ed esiti differenti, dagli ultimi decennidell’Ottocento fino ai giorni nostri. La migliore criticaletteraria e pedagogica sull’emigrazione ha dedicatoalcune pagine a questa produzione, con riferimenti chetuttavia non hanno pretesa di sistematicità e temporal-mente collocati nei periodi di maggiore intensità delfenomeno emigratorio, dall’Unità d’Italia al ventenniofascista (v. P. Boero, C. De Luca, La letteratura per l’infan-zia, Laterza, Roma-Bari, 1995, ed. agg. 2009; E. Franzina,Dall’Arcadia in America. Attività letteraria ed emigrazionetransoceanica in Italia 1850-1940, Ed. Fondazione G.Agnelli, Torino, 1996, pp. 226-228 e G. Di Bello, V. Nuti, Soli per il mondo. Bambine e bambini emigranti tra Otto eNovecento, Unicopli, Firenze, 2001, pp. 241-263).Inesplorata è invece la produzione in età repubblicana:una diaspora umana lunghissima, che è anche uno deinodi di maggiore rilievo della vicenda storica italiana,come è stata proposta e sviluppata nelle più recentiscritture per ragazzi?All’inizio della seconda metà del secolo scorso buonaparte della letteratura italiana per l’infanzia e l’adole-scenza era ancora caratterizzata da romanzi strappala-crime, con protagonisti orfani maltrattati se non rapiti,bambini destinati ad affrontare dolori e disgrazie comeineluttabile percorso di formazione prima del sospiratolieto fine. Trame semplici quanto improbabili, riempitedi effetti melodrammatici che fanno da contorno a sto-rie un po’ sconclusionate e ridondanti, vagamente ispira-te, almeno nelle intenzioni, ai classici Cuore di De Amiciso, guardando più in alto, a Oliver Twist di CharlesDickens. Il piccolo minatore di Maria Avitabile (1958, pp.150) e Il figlio di New York di Lia Spezzano (1952, pp.173), editi nella seconda metà degli anni ‘50 da Fabbri,con tavole del pittore Giuseppe Bartoli, non si discosta-no da tutto ciò, anzi ne sono due esempi perfetti quantoa contenuti e toni.Il primo testo racconta le disavventure di Pasqualino, unragazzino napoletano che il padre emigrato porta con séin Inghilterra per lavorare nelle miniere, così “a casa cisarebbe stata una bocca di meno da sfamare e col dena-ro guadagnato dal ragazzo la mamma avrebbe potutocurare i due [fratelli] malatini” (p. 16). Premesse questeche lasciano immaginare un proseguo traboccante dipatetismi lacrimevoli e sventure, corredato qua e là dauna sdegnosa e vittimistica, quanto logora, retoricaantinglese. Spezzano, emigrata negli USA negli anni ‘40,fu una delle protagoniste di quel movimento culturaledegli “esiliati” dalla guerra che esportarono oltreoceanola nostra espressione letteraria. Il figlio di New York rap-presenta fin dal titolo questo legame tra Italia eAmerica: è la storia di un bambino che la madre (italia-na) abbandona per sottrarlo ad un padre scellerato emafioso, che dapprima viene adottato da una anzianasignora, poi dalla redazione di un quotidiano che ne

sfrutta mediaticamente la sua penosa condizione, riu-scendo al fine ad accumulare cospicue donazioni daparte dei lettori. Rapito dalla Mano Nera, il ragazzinofuggirà, perderà la memoria a seguito di una caduta, sarànuovamente adottato da un eremita e cresciuto alla vitanella natura e via via sarà protagonista di altre contortevicende fino al lieto ricongiungimento con la veramadre. Non è il valore letterario a rendere interessantequesto volume, che stordisce tanto è stucchevole elezioso con il continuo ricorso all’elemento patetico econ figure prive di spessore psicologico, quanto la pro-spettiva da cui muove, dove l’universo sociale degli ame-ricani si interseca con i sentimenti e la cultura (vagamen-te) italiani.Si dovranno attendere gli anni ’60 e il ventennio succes-sivo per poter leggere alcuni romanzi “per ragazzi” dispessore e rilievo letterario sulla tematica emigratoria;nello stesso periodo, la narrativa scolastica, nel suomomento di maggiore espansione, pubblica in argomen-to alcuni classici della letteratura per adulti. La fase“contemporanea”, dalla seconda metà degli anni ‘80 adoggi, si colloca all’interno di un’inedita stagione di rinno-vamento della letteratura per l’infanzia e in una realtàsociale – altrettanto inedita – caratterizzata da forti flus-si migratori in entrata. Dai primi anni Duemila un’auten-tica fioritura di titoli ha rinnovato un interesse specificoper la figura dell’emigrante italiano, similmente a quantoavvenuto nella letteratura “ufficiale” e nel cinema.

L’emigrazione vissuta da chi è rimastoIl romanzo giovanile sull’emigrazione italiana deve moltoad una collana di libri per ragazzi apparsa negli anni ‘70,ingiustamente dimenticata, che si impone all’attenzioneper l’alta qualità della proposta letteraria e iconografica,assai lontana dal racconto educativo ed edificante ditanta precedente (e coeva) letteratura per ragazzi. Sitratta della collana “I Grandi libri” della Salani, nella qualeuscirono opere narrative di sicuro pregio: i romanzi diSaverio Strati (Terra di emigranti) e Alcide Paolini (Il paeseabbandonato), in primo luogo, e di Gina Basso (La siepedei fichidindia) sull’esodo oltreconfine di contadini e ope-rai; i romanzi di Rossana Guarnieri (Straniero fra noi) eCarlo Castellaneta (Professione poliziotto) – nonché la rie-dizione di Marco in Sicilia di Luciana Martini – sulle migra-zioni interne. Sono questi anni caratterizzati da unmomento storico di assunzione di impegno sociale, fina-lizzato al miglioramento della società, nella convinzioneche la letteratura potesse essere uno strumento dicoscientizzazione e di sensibilizzazione dei ragazzi attor-no alle problematiche più complesse e un veicolo di cam-biamento. La miseria, il lavoro che non c’è, la famiglianumerosa, un mondo fatto “di poco pane e molta fanta-sia”, lo spettro dell’emigrazione (vista come flagello,come maledizione della sorte)… sono i motivi fonda-mentali che sullo sfondo di piccole realtà paesane accom-

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pagnano il racconto delle “peripezie” di bambini e ragazziprotagonisti di questi romanzi. Non c’è il percorsodell’esodo, con il racconto del viaggio, dell’insediamento,dell’ambientamento e infine dell’assimilazione nel nuovopaese; ma la narrazione dà la cifra della disperata condi-zione di coloro che sono rimasti e del travaglio dell’emi-grare. L’esodo è raccontato da coloro che non sonoandati via o filtrato dall’esperienza, spesso amara, di chiha fatto ritorno. Fatalismo e atavica rassegnazione perva-dono i mondi e i personaggi rappresentati in questiromanzi, ma anche la speranza di “un mondo migliore”che deve venire o bisogna trovare, e la voglia di riscattoe di un futuro diverso, altrove, lontano dalla terra avaradei padri, di cui soprattutto i giovani sono consapevoliattori.Lo scrittore calabrese Saverio Strati, dimenticato ai più,è nome noto a coloro che si occupano di letteraturasull’emigrazione per la sua significativa produzione nar-rativa sul tema (i romanzi Mani vuote del 1960 e Noi laz-zaroni del 1972). Generalmente omesso dalle bibliogra-fie e dagli studi critici è Terra di emigranti (1979, pp.156), un incisivo affresco narrativo sulla condizione disolitudine e abbandono del Sud (“Per il Sud nulla è statofatto”), nel quale si congiungono e si intrecciano di con-tinuo i temi dell’emigrazione e i suoi problemi (il dram-ma e la sofferenza della “terra d’emigranti”), la famiglia el’ambiente sociale, la selvaggia e familiare bellezza dellanatura e il paesaggio calabrese, con le sue tradizionipopolari, le antiche abitudini... Quest’ultime entranosoprattutto nella parte centrale del romanzo (“Sull’aia”),con la figura del massaro Domenicantonio, l’emigranteche è tornato dall’America a vivere al paese, e del suopaese ha la sapienza antica, la fedeltà, la dignità. L’interanarrazione è pervasa da un forte lirismo e da una dispe-rata nostalgia, con una ricchezza e varietà di sfumatureche rendono avvincente la lettura del romanzo. Il prota-gonista, Giambattista detto “Giamba”, è un ragazzo chevive con la madre in un piccolo paese dell’Aspromonteormai abitato da donne, anziani e bambini: gli uominiadulti sono emigrati in cerca di lavoro. La madre delragazzo diventa il perno su cui ruotano le storie, le spe-ranze e i sogni di tanti compaesani: legge a chi non saleggere le lettere inviate dai familiari lontani, e scrive perchi non sa scrivere le risposte, traducendole nel suostile fantasioso e colorito. Tra i tanti compaesani emi-grati c’è anche il papà di Giamba, per il quale la motiva-zione principale ad andare in Germania non è solomigliorare le condizioni economiche della famiglia, masoprattutto far studiare il figlio: vuole che prenda unalaurea, diventi ingegnere, ed esca per sempre dal desti-no dei poveri. Ma il sogno del padre resterà incompiuto.La terza parte del romanzo è il racconto di un lungoviaggio in Germania di Giamba con la madre alla ricercadel padre ferito in una lite tra immigrati, e sarà questo ilmomento più importante della maturazione del ragazzo.

Lì conoscerà i suoi parenti e gli amici del padre, emigratianch’essi, ascolterà i loro discorsi, osserverà il loromodo di vivere e quello dei tedeschi: scoprirà mano amano gli aspetti positivi, ma anche negativi di quella vita.Deciderà alla fine di emigrare anche lui, ma senza l’illu-sione di andare verso un mondo migliore. “Coltivai que-sto sogno per anni: di partire. Quando si avverò non ciprovai neanche piacere”. Prospettiva e sguardo sull’emi-grazione restano immutati nei racconti Paesani in città, Ifigli un tempo e Il Natale dei poveri che Strati raccoglie,due anni dopo, nel libro Piccolo grande Sud, sempre editoda Salani nella Narrativa Grandi Libri (1981, p. 139).Nella stessa collana esce Il paese abbandonato (1980, pp.154) del friulano Alcide Paolini, scrittore che ebbe unmomento di discreta notorietà negli anni ‘70 grazie adalcuni testi per adulti. Il paese abbandonato è un roman-zo pervaso da una poeticità struggente, in cui si narral’agonia di un piccolo borgo immaginario della Carnia,Valverde, che, nel risveglio generale del secondo dopo-guerra, si trova ancora intollerabilmente tagliato fuoridal “progresso” e perfino dal paese più vicino. Il proble-ma dell’abbandono era legato, immancabilmente, pro-prio a quello della mancanza di una via di comunicazio-ne. E così, Paolini descrive le speranze, le lotte, le ama-rezze e l’insuccesso finale degli abitanti di Valverde che,animati dal padre del ragazzo protagonista della storia,Luca Modolo, tentano di costruire da sé la strada che licolleghi al resto del mondo. Continui sono i richiami aitanti compaesani emigrati in ogni angolo del pianeta,alcuni hanno fatto ritorno al paese, di altri è rimastosolo un vecchio ricordo, altri ancora tornano saltuaria-mente in occasione delle sagre e festività paesane,durante i mesi estivi. Nello scoraggiamento crescente diquelle povere famiglie, abituate da generazioni al destinodell’emigrazione, l’invito di un australiano, amico di uncompaesano emigrato, che esorta le famiglie di Valverdea emigrare in quel lontanissimo Paese, giunge come undoloroso, ma inevitabile scioglimento del dramma. Unadopo l’altra, le case si svuotano dei loro abitanti, deiloro pochi animali, della vita che, bene o male, per gene-razioni vi era rimasta tenacemente legata; finché nonrimane più nessuno, e il borgo verrà lentamente invasodalla vegetazione spontanea. Luca, che ha avuto modo difrequentare il liceo di Tolmezzo, si costruirà un avveni-re, puntando sulle sue capacità di scrittura, e resteràsempre animato dal desiderio di far conoscere e testi-moniare la vita del suo paese. Antonio, suo padre, rima-sto invalido in un incidente sul lavoro e che porta in sé ildramma di una vita da emigrante, è invece la figura piùdolente del romanzo, insieme a quella di Anna, ragazzabella, intelligente e sensibile, ma dalla salute minata dallaereditarietà (l’alcolismo e i matrimoni fra consanguinei,frequenti nelle zone isolate di montagna). Sono loro igrandi sconfitti: l’uno perché invalido, l’altra perché gra-vemente malata, sanno che l’aver perduto la battaglia

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per la costruzione della strada significa, per loro, averperduto la possibilità di continuare a vivere a Valverde equindi, in definitiva, di poter guardare all’avvenire con unminimo di speranza. Pagine bellissime, che suscitanoemozioni intense, ma contenute grazie ad una scritturaaccurata e sobria.Di altro paese calabrese spopolato dall’emigrazione sinarra in La siepe dei fichidindia (1975, pp. 154, illustrazio-ne di copertina di R. Innocenti) romanzo d’esordio diGina Basso, giornalista e scrittrice di tanti libri perragazzi e per la scuola. La disoccupazione, l’emigrazione,la povertà costituiscono la problematica sociale cheaccompagna costantemente il lettore. La storia èambientata a Borgo Calabro, piccolo paese di pescatoriammalato di emigrazione: Totò, il giovane protagonistavive nel timore che il padre sia costretto a seguirel’esempio doloroso di tanti uomini del paese, partiti percercare all’estero il lavoro che la loro terra nega. Totòha visto troppo spesso la desolante partenza degli uomi-ni con la valigia di cartone gonfia, legata dallo spago chetrattiene le povere cose, i ricordi anche, insieme con unpezzo di pecorino odoroso e un cartoccio di olive aro-matiche che serviranno a calmare i morsi della famedurante il viaggio. Povertà vissuta e combattuta, maanche tanta volontà di affrancamento pervadono questepagine che Basso, assieme a Riccardo Medici, riproponecon alcune varianti trent’anni più tardi in un libro per lascuola (Un racconto tra le nuvole, Salani-Le Monnier,

2005, pp. 256), in cui un padre racconta al figlio la suaadolescenza e l’esperienza di emigrazione, sradicamentoe riscatto, dalla Calabria all’America. Ma questa riscrittu-ra aggiornata all’oggi - con richiami all’11 settembre,all’immigrazione in Italia etc. - è debole e didascalica.Non sono poi da dimenticare le incursioni sul tema emi-gratorio di Gianni Rodari. Per il grande scrittore diOmegna l’emigrante è un esule suo malgrado, costrettoa lasciare un paese ingrato e socialmente ingiusto perprocacciarsi di che vivere; l’emigrazione è una esperien-za che segna indelebilmente chi la vive, ma lo sguardodell’esule è sempre rivolto all’indietro, alla propria terradove ha lasciato gli affetti più cari. I problemi degli emi-granti sono affrontati in termini di schietta denuncia e disorridente umorismo, sempre con il gusto della parodia,come nel racconto “Essere e avere” (da Il libro degli erro-ri, Einaudi, Torino, 1964) dove l’inflessibile professorGrammaticus dovrà riconoscere le buone ragioni deimigranti nell’uso “creativo” dei verbi ausiliari. Le ingiu-stizie sociali che costringono ad emigrare e lo strappobiologico, psicologico ed esistenziale dal paese di origi-ne, la malinconia e lo spaesamento dei migranti, sonoprotagonisti de Il treno degli emigranti (da Filastrocche incielo e in terra, Einaudi, Torino, 1960).

Non è grossa, non è pesantela valigia dell’emigrante...C’è un po’ di terra del mio villaggio,

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per non restare solo in viaggio...un vestito, un pane, un frutto,e questo è tutto.Ma il cuore no, non l’ho portato:nella valigia non c’è entrato.Troppa pena aveva a partire,oltre il mare non vuol venire.Lui resta, fedele come un cane,nella terra che non mi dà pane:un piccolo campo, proprio lassù...Ma il treno corre: non si vede più.

Simile è lo sguardo proposto da Passaporto per la speran-za. Avventure di italiani all’estero (Salani, Firenze, 1975, pp.154, ancora ne “I Grandi libri”, sezione “Informazionegioventù”) del giornalista e fotografo Renzo Cantagalli,un testo eterogeneo che alterna capitoli in cui si narra-no le vicende di Giulino e dei suoi fratelli che da un pae-sino della Calabria partono per raggiungere il papà emi-grante in Germania e poi in Svizzera, a capitoli piùdescrittivi e riflessivi sull’emigrazione italiana all’estero,con informazioni e aneddoti vari. Lo sguardo del repor-ter coglie soprattutto il senso di sradicamento e di spae-samento, la condizione dolorosa di straniamento di chi èpartito, ma anche di chi è rimasto. L’emigrante ècostretto ad abbandonare il proprio ambiente perché lasituazione sociale ed umana che sta vivendo gli è diven-tata ostica, quando non impossibile. Quasi sempre deveabbandonare, oltre ai luoghi, alle usanze, alla lingua,anche le persone più care, moglie e figli, nella incertasperanza di ricongiungerli presto a sé, o comunque dirivederli appena possibile. Questo sradicamento forzatocostituisce il sottofondo comune a queste narrazioni:l’emigrazione è una “nuova nascita”, ma negativa, alie-nante, nel quale il mondo che si lascia è quello amato,mentre quello in cui si entra rende estranei e diversi.Le disuguaglianze sociali che obbligano ad emigrare sonooggetto di esplicita condanna politica in Storia di un emi-grante scritto e illustrato da Gabriella Verna (GruppoRedazionale “Io e gli altri”, edizioni la ruota, Milano-Genova, 1975, pp. 36) uscito in una collana (“per legge-re, per fare”) di albi “impegnati”, espressione di unmomento storico attraversato da forti tensioni sociali epolitiche. In questa visione, l’emigrante è vittima delsistema, doppiamente gabbato e oppresso, è pedina allamercé dei governanti dei paesi di origine e d’approdo(nello specifico, il volumetto tratta dell’emigrazione sta-gionale in Svizzera). Solo nell’assunzione di una coscien-za di classe, il migrante “di lotta” ritrova motivo e occa-sione di emancipazione. Interessante la costruzione deltesto attraverso un’efficace commistione e alternanzatra fotografie e disegni, tra narrazione in terza e inprima persona, con la riproduzione di missive che l’emi-grante invia a casa, e brevi documenti d’epoca.

La narrativa scolasticaTra gli anni ‘60 e i primissimi anni ‘90 del secolo scorsoil racconto dell’emigrazione italiana transoceanica edeuropea approda anche nella narrativa scolastica,soprattutto attraverso la pubblicazione di testi apparte-nenti alla letteratura canonica, in considerazione delloro rilievo letterario, educativo e sociale. Mursia,Mondadori e Einaudi ripubblicano nelle collane dedicatealle letture per la scuola media alcuni classici della narra-tiva, nei quali l’esperienza emigratoria assume protagoni-smo o fa da sfondo alla storia: Cristo si è fermato ad Ebolidi Carlo Levi (Mursia, 1966, poi Einaudi scuola, 1992),Fontamara di Ignazio Silone (Ed. scolastiche Mondadori,1970,) Tempo di marzo di Francesco Chiesa (SEI, 1966).E ancora: I malavoglia di Giovanni Verga, Gli americani diRàbbato di Luigi Capuana, La luna e i falò di CesarePavese, già editi in collane per la scuola in passato, sonotuttora nel catalogo Mondadori education. Si tratta diromanzi noti e ampiamente analizzati dalla critica lette-raria sull’emigrazione: converrà invece fare un breveaccenno ad altri testi poco conosciuti che l’editoria sco-lastica ripropose in quegli anni e che si configuranocome veri e propri romanzi “totali” sull’emigrazione.Come Olive nere (Mursia, Milano, 1985), ecletticoromanzo sull’emigrazione italiana in Germania di EnzoDemattè, che ebbe a suo tempo una significativa diffu-sione nelle scuole o Calle Bolivia 4714 di Pia GuffantiChini, un corposo romanzo autobiografico ripubblicatoin edizione scolastica da Signorelli nel 1992, nel quale sinarra l’infanzia di una bambina cresciuta nei dolci pae-saggi della Valganna, nell’alto bresciano, improvvisamen-te segnata dalla dura esperienza dell’emigrazione, dalleaccoglienti e vecchie case di paese ai barrios di BuenosAires. Un testo importante apparso in Italia originaria-mente nel 1955 (SAIE, Torino, ed. orig. americana1942), con una duplice fisionomia di romanzo e di docu-mento di vita reale, è Mont’Allegro. Una memoria di vitaitalo-americana di Jerre Mangione, figlio di siciliani emi-grati negli Stati Uniti nei primi del Novecento. Il libro,uscito per la SEI (1996) all’interno della collana di narra-tiva scolastica “La pratica della lettura” è un affrescocorale di Mont’Allegro, un quartiere di Rochester, doveuna comunità di emigrati siciliani, consciamente o meno,fonda in realtà un luogo sostitutivo di quello originario,attraverso mille frangenti di adattamento, di sopporta-zione e di dolore, di gioia semplice e sanguigna, di sim-patie e di ombrosità, di sfoghi, di ansie e di speranze. Iltesto è costruito per sequenze narrative coincidenti coni capitoli del libro, composte in ossequio a una scelta diargomenti, problemi, situazioni, soggetti: la questionedell’identità, la famiglia, la parentela, le difficoltà della lin-gua, la religione, la superstizione, i costumi, la donna, lavisione della vita, la malavita, i modelli americani, le tra-sformazioni sociali, l’occasione di viaggio in Sicilia e leconseguenti impressioni, la storia e la memoria come

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riassunto finale dei vari contesti del racconto. Convivezza espressiva e un linguaggio immediato, Mangioneriesce a raccontarci l’intreccio di sentimenti e culturaitaliana (o meglio, siciliana) con le esistenziali modalitàdell’universo psicologico e sociale degli americani.Qualità letteraria eccellente e sapiente profondità intro-spettiva è la cifra stilistica di Stivor. Odissea della speranzadi Sandra Frizzera, autrice di molti libri per ragazzi e peradulti, pubblicato originariamente a Trento (Innocenti,1976), e poi in edizione scolastica dall’editore Janus diBergamo (1991). Qui si narra una pagina dell’emigrazio-ne italiana poco conosciuta: le vicende di alcune famiglietrentine della Valsugana che, a seguito degli effetti disa-strosi dell’alluvione del fiume Brenta tra il 1881 e il1882, meditarono di migrare da quella “valle disgraziata”dapprima in Brasile e quindi in Bosnia. L’epopea dei pio-nieri di Stivor è raccontata attraverso pagine avvincentied emozionanti, ma sempre sobrie. Resta impressa, gra-zie ad un attento scavo degli aspetti psicologici dellavicenda, la grande umanità e la non comune capacità dialcuni protagonisti nel guidare e sostenere una comunitàsperduta, di fronte ad un mondo ostile, sempre ingene-roso.Un’altra storia di emigrazione poco conosciuta, pubbli-cata direttamente in edizione scolastica, è raccontata neIl ponte dell’amicizia: le avventure di un ragazzo italianoemigrato in Sud Africa. Un’esperienza di drammatica attua-lità (Fabbri, 1982) di Luciano Soldan, pseudonimo delloscrittore fiorentino e insegnante Giuseppe Bufalari,autore di tanti libri per ragazzi. È la storia di un’amicizia,ambientata nel Sud Africa dell’apartheid, tra un giovaneitaliano, emigrato in quel paese con la famiglia – perchéin Italia “non vedevamo davanti a noi nessuna possibilitàdi lavoro” –, e un giovane nero. Non è un romanzosull’emigrazione italiana in Sud Africa o centratosull’esperienza migratoria del protagonista nel nuovopaese: è invece un viaggio di scoperta e di presa dicoscienza delle brutalità del razzismo e del regimesegregazionista. I brevi riferimenti alla comunità italianain Sud Africa, sparsi qua e là nelle pagine del romanzo, cirammentano tuttavia un’altra storia della nostra emigra-zione. Tra le più recenti proposte di narrativa per lascuola segnalo infine Onde. Uomini in viaggio alla ricerca dimondi migliori (La Spiga, Milano, 2012), scritto da GiorgioDi Vita, e ispirato al dipinto “Gli emigranti italiani nelporto di Genova” (1896) di Angiolo Tommasi, e ad alcu-ni frammenti biografici di questo pittore, protagonista diun lungo viaggio nell’America australe nel 1899.

Il racconto dell’emigrazione in tempo di immigrazioneLa produzione narrativa più recente si inserisce in uncontesto, letterario e sociale, profondamente mutato: ilmondo dei libri per l’infanzia e l’adolescenza si è radical-

mente rinnovato, anche nella componente figurativa. Èin questo nuovo e vivace contesto che va collocatol’ampio repertorio di libri per bambini, preadolescenti,adolescenti e giovani adulti che raccontano le migrazioniodierne (su cui vedi “Andersen”, gennaio 2013).Dobbiamo anche a queste ultime se nell’ultimo decen-nio la narrativa per ragazzi ha riscoperto, seppure informa occasionale, le “nostre” emigrazioni, recuperandoin parte la memoria dei tanti emigranti italiani.In questo nuovo scenario si producono alcune mutazioni.L’incontro tra le emigrazioni di ieri e le immigrazioni dioggi diventa una chiave narrativa feconda. Come, adesempio, nei libri Lei che sono io (Sinnos, Roma, 2005)dell’italo-argentina Clementina Sandra Ammendola eUomini da ricordare. Nonni migratori (Campanila, Pisa,2005) di Paolo Cotrozzi. Scrittura briosa e prosa accatti-vante caratterizzano la cifra stilistica del primo volumeapparso nella collana di libri bilingui “I Mappamondi”,dove a raccontarsi sono direttamente i migranti di oggi.La storia familiare dell’autrice è una storia di andate eritorni, di partenze e di arrivi, di intrecci tra più genera-zioni: il padre calabrese, emigrato in Argentina negli anni‘50, la giovinezza trascorsa tra i calabresi e gli altri italianidi Buenos Aires, i lunghi soggiorni argentini della nonnaitaliana, il viaggio inverso dell’autrice dall’Argentina allaterra del padre. In questo andirivieni, l’aeroporto diventail luogo d’incontro e la metafora di una storia familiaretra più generazioni. Il testo di Cotrozzi presenta unacostruzione narrativa simile a quella dello splendidosilent book Migrando (Orecchio Acerbo, 2010) diMariana Chiesa Mateos (libro bifronte, due copertine,due storie intrecciate, le emigrazioni di ieri e quelle dioggi), ma gli esiti sono di gran lunga più modesti. Laragazzina protagonista dei due racconti intervista i nonniitaliani emigrati nel secondo dopoguerra in Australia: conl’ausilio di un registratore, i nonni ripercorrono a benefi-cio della nipote le varie fasi della loro storia di emigrazio-ne, dal viaggio alla vita nel nuovo paese. Ma il racconto sifa spesso didascalico, e ricorre ad alcuni topoi sulla figuradell’emigrante. Le illustrazioni che corredano il testo,elaborate a computer, sono completamente scollegatedall’ambientazione storica. Meglio l’altra metà del libro,con il racconto di Léon, ivoriano emigrato in Italia.L’emigrazione italiana in Germania fa da sfondo alromanzo La memoria di A. (Gruppo Abele, Torino, 1993)di Alessandro Micheletti e Saidou Moussa Ba: per il gio-vane protagonista, partito da un inconscio “razzismoquotidiano” costruito nell’Italia dell’immigrazione di oggi,il viaggio attraverso la Germania insieme al nonno si tra-sforma in un percorso iniziatico contro tutti i razzismi,quelli del passato e quelli odierni. Un’ulteriore “mutazione” attiene alla prospettiva da cuimuove il racconto dell’emigrazione italiana: non più dacoloro che sono rimasti nel paese di origine abbandona-

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to da tanti compaesani, ma da chi è andato in cerca diuna vita migliore in altre parti del mondo, con la nostal-gia per il paese lasciato, i nuovi incontri, le speranze e ledisillusioni, le prospettive e le nuove opportunità di vita.La narrazione del viaggio e della nuova vita nel Paese diadozione, con le rose e le molte spine dei camminidell’integrazione, diventano i temi più frequentati nellanuova produzione letteraria per ragazzi.Nel romanzo Le arance di Michele. Italia-New York 1901(Mondadori, Milano, 2002, ora Il Battello a vapore,Milano, 2011) Vichi De Marchi racconta l’epopea dei pic-coli emigranti italiani all’inizio del Novecento, attraversola storia di una bambina, Angela, che lascia le campagnevenete con la sua famiglia – la madre, i fratellini e ilnonno – per raggiungere il padre emigrato a New York.Sulla nave diretta al Nuovo Mondo, Angela incontraMichele, un ragazzino siciliano “affittato” dalla sua fami-glia ad un boss d’oltreoceano, e che Angela vorrà in tuttii modi aiutare. Il romanzo ripercorre gran parte dei pas-saggi “obbligati” dell’esperienza migratoria ed è fin trop-po denso di situazioni, richiami, termini e simboli chehanno fatto la storia dell’emigrazione italiana (tutti messiin fila, con un approccio più giornalistico che letterario).La seconda parte del libro è incentrata sulla vicenda diMichele, il giovane tredicenne arrivato in America con idocumenti del fratello maggiorenne, venduto dai genitorie schiavizzato da un boss locale, che campa girando perla città facendo il lustrascarpe e il suonatore di violino.Angela lo aiuterà a scappare dal suo aguzzino, verso ilsogno brasiliano, “dove avrò un banco di frutta e verduratutto mio. Anzi, un banco di sole arance. Le arance diMichele” (p. 76). Nel testo non mancano i richiami agliitaliani crumiri che fanno i lavori pericolosi e faticosi,quelli che altri non vogliono più fare, gli appellatividispregiativi che venivano utilizzati dalla popolazionelocale contro gli italiani (“macaroni” e “uccelli di passo”),il richiamo alla “black hand” (la mano nera), all’America“amara” e così via. Insomma quasi un compendio, in 120pagine, dell’immaginario, pieno di sogni e delusioni,dell’emigrazione italiana verso gli Stati Uniti d’America(su cui si sofferma la “Scheda storica” di Luciano Tas, chechiude il libro). In questa “corsa” a cui ci sottoponel’autrice, le pagine dedicate alla figura del nonno, “partitoma mai arrivato”, sono sicuramente le più intense e riu-scite. Anche Bellosguardo (Sinnos, Roma, 2006), un alboscritto e illustrato da Manuela Salvi, ci riporta ai tempi incui gli italiani emigravano negli Stati Uniti, costretti a faretappa ad Ellis Island dove i funzionari decidevano se inuovi arrivati potevano raggiungere le destinazioni oerano costretti a fermarsi “in quarantena”. Lo scrittore Angelo Petrosino alcuni anni fa ha raccon-tato, con grande compostezza emotiva e essenzialità discrittura, la sua storia infantile di emigrazione a Parigi,nei primi anni ’60. Il viaggio che egli racconta in terzapersona in Mi chiamo Angelo. Storia di un viaggio (Sonda,

Casale M.to, 2000) non è solo quello migratorio com-piuto dall’autore in giovane età e dalla sua famiglia, da unpaesino del meridione italiano ad un altro piccolo paesedella Francia, all’inseguimento costante del padre partitodal paese alla ricerca di un lavoro. Madre e figlio, congrande dignità e forza di volontà, si sottopongono acontinui traslochi: raggiungono il capofamiglia a Châtel,poi a Parigi, e ancora a Saint-Denis nella periferia norddella capitale francese, popolata da tanti migranti prove-nienti da ogni parte della terra (e dall’Italia, soprattutto).Le valigie sono l’emblema di questi continui spostamenti,arrivi e partenze, incontri e addii: “le valigie erano lestesse che si erano portati dall’Italia. Grandi ma fragili.Se ti sedevi sopra quando erano vuote, le sfondavi.Dentro continuavano a starci tutte le loro proprietà” (p.176). Il racconto è anche un viaggio interiore cheAngelo compie alla ricerca della propria strada, tra ledifficoltà e le paure dei suoi genitori e degli altri adulti,le ostilità di un ambiente che non conosce, la nostalgiaper il paese e gli affetti che si è lasciato alle spalle. Il gio-vane Petrosino dovrà superare molte prove, anchel’esame di lettura in una scuola francese per il quale si èpreparato per settimane.La prospettiva emigratoria si rinnova e si arricchisce conil racconto dei figli degli emigranti all’estero, di secondae di terza generazione. Nel convincente romanzo Terzagenerazione (trad. di Looking for Alibrandi, Mondadori,Milano, 1999, coll. “Junior Gaia”) della scrittrice austra-liana di origine italiana, Melina Marchetta, la protagonistadiciassettenne, Josie Alibrandi è la nipote di due emi-granti siciliani, sospesa tra due identità – intrappolata fradue dimensioni, quella australiana e quella italiana – ecostretta a fare i conti con la comunità d’origine, ancoraattaccatissima alle vecchie tradizioni, ma anche con ipregiudizi che non mancano neppure in un paese multi-culturale come l’Australia. Figlia “irregolare” di emigran-ti – ovvero figlia di una donna non sposata, di originesiciliana –, convive con la tradizione della sua famiglia,affascinante e insopportabile, incarnata dalla figura (omeglio, dal ricordo) di un nonno padre-padrone.Josephine-Josie-Jozzie-Giuseppina – la pluralità di nomicon cui viene chiamata è significativa di una condizionedi disappartenenza – ha una domanda che la tormenta:“Perché detesto questo paese e al tempo stesso loamo?”; alla fine del romanzo saprà darsi una risposta:“sono un’australiana nelle cui vene scorre sangue italia-no, e... ne vado fiera”. Non è un libro sull’emigrazione,ma una storia agro-dolce di una adolescente alle presecon una difficile ricerca di identità e la fatica per costrui-re il futuro (dal libro, il film omonimo per la regia diKate Woods, con Greta Scacchi, Australia, 2000). Cheemigrazione voglia dire identità e memoria è ValérieLosa, artista svizzera d’origine italiana, a esplicitarlo nelgarbato albo Sapore italiano. Piccole storie di pranzi dome-nicali (Zoolibri, Reggio Emilia, 2010). Usando il materiale

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raccolto in interviste ai suoi connazionali emigrati inSvizzera, l’autrice racconta attraverso la loro vocel’esperienza di una vita vissuta tra due paesi, serbandosempre un’unica memoria e un’unica identità. Un’iden-tità profondamente legata alla cultura del cibo, perché,come succede anche agli immigrati di oggi che popolanole città italiane, il cibo costituisce un legame forte e alcontempo ideale con il paese d’origine. Belle e dense diemozioni sono le illustrazioni della stessa Losa: tavoleche descrivono la vita casalinga degli emigranti italianioggi, vengono intercalate con altre, più velate, dedicateai ricordi della vita in patria.Il racconto dell’emigrazione in questi anni di forte rinno-vamento dell’editoria per ragazzi deve molto allo svilup-po delle componenti iconica e grafica. Abbiamo già vistoalcuni picture books e graphic novel, e al riguardo unaccenno merita l’affascinante e struggente L’approdo diShaun Tan (Elliot, Roma, 2008), costruito solo conl’intensità dei disegni, capace di raccontare, a metà trastoria e fantasia, l’universale avventura del migrante, lemigrazioni di oggi e quelle di ieri, anche degli italiani. Uncompendio dei differenti filoni e approcci al tema migra-torio sopra richiamati.Un racconto poetico nelle parole e nelle immagini è Io,Titanic (Il gioco di leggere, Milano, 2012), albo di grandeformato scritto da Fulvia Degl’Innocenti e illustrato daSonia Maria Luce Possentini, uscito in occasione deicent’anni dall’affondamento del Titanic. La nave accogliei passeggeri sul suo ventre, “come una madre”, e vaincontro alla tragedia: anche il sogno americano di tantiemigranti andrà ad infrangersi nell’oceano, un’umanitàdolente che vediamo affollarsi sul molo in attesa diimbarcarsi nel transatlantico più famoso. Un altro anni-versario e un’altra tragedia, in gran parte italiana, rac-contano Igor Mavric e Davide Pascutti nella storia afumetti, sorta di graphic journalism, Marcinelle. Storie diminatori (Beccogiallo, Treviso, 2006), in cui si alternanola cruda cronaca storica degli eventi e la sofferta memo-ria personale del protagonista. L’occasione è offerta dalcinquantesimo anniversario della tragedia consumatasinella miniera del Bois du Cazier - ove morirono 262minatori, 136 italiani, immigrati da varie parti del mondo-, e da un viaggio nei luoghi del disastro compiuto daGiovanni con la piccola figlia: è un viaggio a ritroso edoloroso, nei ricordi di infanzia del padre, rimasti asso-piti per tanto tempo in un angolo della memoria. Èl’occasione per trasmettere alle nuove generazioni, conla forza delle immagini in bianco e nero (sfocate ma vivi-de nel ricordo quelle che riportano alle vicende del pas-sato), le avventure del nonno che, come moltissimi neldopoguerra, abbandonò l’Italia in cerca di fortuna.Concludiamo questa sommaria ricognizione dei testi sultema emigratorio con Fratelli neri, un lungo racconto perparole e immagini tratto dalla storia vera dei ragazzini tici-nesi che ancora alla fine del XIX secolo venivano venduti

per lavorare come spazzacamini in Lombardia. Scritto daLisa Tetzner, pubblicato per la prima volta in Germanianel 1941, divenuto poi popolare in molti paesi come rac-conto per ragazzi, e illustrato magnificamentecinquant’anni dopo dal pittore svizzero Hannes Binder,Fratelli neri esce in Italia nel 2004 per Zoolibri. Il racconto,per il periodo storico in cui è ambientato (metàOttocento) e per il tema affrontato (tratta dei bambini,bambini girovaghi…), si inserisce in un filone narrativodella letteratura per ragazzi particolarmente esplorato traOtto e Novecento - ma, come si è visto, presente anchenei romanzi più recenti di Maria Avitabile e poi di VichiDe Marchi - di cui fanno parte Senza famiglia (1878) diHector Malot, e i romanzi degli italiani Olimpia DeGasperi (Il romanzo del piccolo vetraio, 1903), GiuseppeErrico (Piccoli esuli d’Italia, 1903), Lino Ferriani (Un piccoloeroe. Romanzo per fanciulli, 1906), Tommaso Catani (Casamia casa mia… Storia di un piccolo emigrato, 1916),Carolina Invernizio (Spazzacamino, 1912). Ma non di sololacrime, fortunatamente, è cosparsa l’intrigante produzio-ne per ragazzi sul tema emigratorio: approcci favorevoliall’emigrazione (vista come sviluppo delle ambizioni per-sonali, come occasione di riscatto…) e posizioni antiemi-grazioniste (l’illusione dei migranti, il ritorno in patria…)si sono da sempre confrontate anche nell’immaginarioletterario giovanile. Soprattutto nell’età pre-repubblicana.Ma questa è una storia ancora da scrivere.

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