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Come piegare la realtà alproprio volere
L'AGENTE
PROPOSITIVO
E L'AGENTE
PRONEGATIVO
OPERA OMNIA
Gli ebook per l'agente di commercio
di Ottavio Baia
Parte Prima
La felicità e la ragione
Il primo giorno di università, un giovane studente, mentre stava per entrare in
aula, urtò un anziano signore. "Scusi tanto, professore", mormorò con grande
imbarazzo.
"Non preoccuparti...e comunque io non sono un professore, ma una matricola
come te."
"Mi permetta l'indiscrezione: ma quanti anni ha?" chiese il giovane meravigliato.
"Settantasette", rispose l'uomo pieno di entusiasmo.
"E cosa studia?" chiese ancora il giovane.
"Ingegneria: ho sempre desiderato farlo, e adesso posso finalmente seguire i miei
sogni!"
Senza offesa, replicò il giovane, ma per laurearsi serviranno almeno 5 anni, e
quel giorno lei ne avrà ottantadue!’ L'uomo guardò il giovane dritto negli occhi e
sorrise.
"Se Dio vuole, avrò ottantadue anni sia che insegua i miei sogni e sia che non lo
faccia."
Mi appresto a scrivere questo breve e-book con lo scopo di fornirti alcuni spunti
ed elementi affinché tu possa avvalerti del potenziale proattivo di cui sei dotato.
Può esserti utile per affrontare con fiducia, forza, intuito e determinazione la vita
professionale (e non solo).
Ciò si tradurrà nel prendere coscienza di questa “Forza” per trasformarla in
energia attiva.
Il desiderio di tutti noi è quello di essere felici ed è per questo che
l’autorealizzazione rappresenta uno dei bisogni primari dell’uomo. Tu come ti
senti? Se hai qualche dubbio deve sempre:
Sentire dentro di te il diritto di meritarti la felicità
Sei pronto a difendere questo tuo diritto? Dico questo per uno strano fenomeno
interno a tutti noi, fenomeno che incide sulle relazioni e sulla comunicazione
interpersonale.
Quante volte per abitudine, permalosità, pregiudizio, rabbia, dubbio, gelosia,
convinzione o risentimento abbiamo interrotto rapporti di amicizia, lavoro o di
amore?
Che cosa strana è la mente dell’uomo:
Tra scegliere di essere felice o di aver ragione, sceglie di aver ragione!!
Parte seconda
La difficoltà di cambiare
Ti è mai stata posta la domanda: “Ma Tu, ti conosci?”. Probabilmente può esserti
stata detta anche sottoforma di “Prima di giudicare gli altri guarda dentro di te”,
oppure “Conosci le tue potenzialità?”, od ancora “Cosa pensi di te stesso?”.
Ci sono diversi modi e sfaccettature per riflettere su chi siamo, tuttavia questa
autoconsapevolezza tende a bloccarsi e ad essere da noi stessi occultata. Siamo
in effetti molto più veloci nel concentrarci sugli altri ed altrettanto bravi
nell’individuare i relativi aspetti negativi. In altre parole la critica verso gli altri è
sempre attiva e presente ma non è la stessa cosa quando si tratta di farci un
esame di coscienza.
Ti faccio un esempio. Pensa per un momento ad una persona con cui hai difficoltà
di relazione, può essere un conoscente qualsiasi, un collega, un superiore, un
parente, un cliente. Ora, fai un elenco di caratteristiche negative di questa
persona. Probabilmente ne stai già elencando diverse.
Ora ti chiedo di pensare agli aspetti positivi, sempre di questa persona.
Difficile individuarli, vero? Eppure li ha, ma le nostre emozioni negative verso
quella persona, cancellano ciò che di positivo possiede.
Conoscere se stessi non è comunque una cosa semplice. Oltre a conoscersi dal
punto di vista fisico, caratteriale, emotivo, psicologico, esperienziale, sarebbe
utile, ed anche più produttivo, aumentare la conoscenza di noi stessi
relativamente alle nostre attitudini, ai nostri bisogni, alle aspirazioni, agli obiettivi,
ai nostri punti di forza e ai nostri punti di debolezza e, alla fine di tutto, allo scopo
che ci orienta nella vita.
Impariamo dunque a conoscerci e a non aver paura di farlo. A tal proposito ti
faccio una domandona:
Chi sei?
(Parla a te stesso e raccontati, vedrai che è emozionante)
La consapevolezza di sé inizia quando finisce la paura di conoscersi per ciò che
siamo, con le nostre meravigliose imperfezioni. In fondo sono le nostre
imperfezioni che ci rendono unici e irripetibili.
In un’ottica di sistema, la consapevolezza di noi stessi si struttura sulla base dei
messaggi che inviamo al mondo e dei feedback che esso ci restituisce.
Se ci pensiamo bene, in effetti, la realtà che ci circonda non è altro che il riflesso
della nostra immagine interna. Aldilà di oggettive cause a noi esterne, l’attuale
condizione della nostra personale vita è la sommatoria delle innumerevoli scelte
che abbiamo fatto durante l’esistenza. Quando parlo di scelte non intendo definire
solamente quelle razionali o conseguenziali alle varie situazioni dettate dal
rapporto causa – effetto ma anche e soprattutto quelle derivanti dall’ approccio o
atteggiamento assunto nelle innumerevoli relazioni quotidiane.
Vi è uno stretto rapporto tra l’essere interiore (personalità) ed i pensieri
conseguenti, il collegamento tra la visione del mondo ed il relativo
comportamento originano la realtà che ci circonda.
È difficile ammettere le proprie sconfitte così come i fallimenti, si finisce quasi
sempre per dare la colpa agli altri. Troviamo mille pretesti pur di non minare mai
la propria identità.
Ma è poi così difficile ammettere uno sbaglio? Ammettere di aver preso un
abbaglio e darsi del cretino?
Fermati un momentino e rifletti sull’ultimo episodio che ti ha procurato qualche
disagio, analizza nel dettaglio la scansione dei vari momenti e verifica se il
problema era esterno a te oppure se anche tu facevi parte del problema.
Ogni persona che ha la saggezza di ammettere un proprio errore è naturalmente
proiettato verso il successo.
La consapevolezza di sé è dunque il primo grande passo per dare significato al
nostro posto nel mondo. Concedersi l’opportunità di conoscersi è un grande
regalo che ci facciamo. Essere consapevoli di questo ci permette infatti di
affrontare con lucidità e chiarezza ciò che si propone lungo il nostro cammino:
comportamenti, atteggiamenti, situazioni, relazioni, scelte.
È necessario, per dare sostanza all’autoconsapevolezza, dotarci di due
presupposti: l’osservazione e l’elasticità.
L’osservazione e l’elasticità sono due colonne portanti nella comunicazione intra
personale ed extra personale. Tutte le scoperte, le innovazioni, i successi in
qualsiasi ambito sono frutto di coloro che osservando hanno dato all’intuito il
giusto nutrimento per la creatività, il cambiamento, l’adattamento, l’invenzione, la
scoperta, la soluzione, la chiave di accesso.
Chissà quante cose ogni giorno sfuggono alla nostra attenzione, le guardiamo e
forse perché abituati a vederle sempre in un certo modo non riusciamo a dare
loro spiegazioni diverse, a coglierne i segnali o peggio ancora annidarle sotto
coscienza.
L’elasticità serve proprio a questo, ci permette di rendere flessibile la nostra
osservazione. Siamo flessibili se riusciamo ad abbattere le abitudini, i pregiudizi,
le convinzioni e la staticità mentale, tante e forse troppe volte crediamo che ci sia
una sola ragione (la nostra), una sola soluzione (la nostra), un solo modo di agire
(il nostro).
Da qui è nato il titolo di questo piccolo e-book “L’agente propositivo & l’agente
pronegativo”.
Può un agente di commercio irrigidirsi sulle sue posizioni caratteriali quando ogni
giorno deve confrontarsi con molte persone diverse tra loro? Se non possiede un
certo grado di plasticità mentale, di tolleranza, di adattamento ed apertura di
visione, come può comprendere il modo di pensare ed agire degli altri? Non
capirebbe tanti comportamenti distonici tra loro fatti di dinieghi o assensi, aperture
o chiusure, gentilezze o aggressività, soddisfazioni o lamentele.
La verità è che l’elasticità non “Generalizza”, non “Deforma” e non “Cancella” in
quanto prende in esame una moltitudine di variabili verso le quali l’approccio non
è critico o filtrato attraverso il nostro modo di essere ma volto all’analisi della
comprensione.
Ancor più importante è il fatto che l’elasticità predispone al “Cambiamento”, e
dunque alla capacità di modificare le proprie abitudini e la propria interpretazione
della realtà quando necessaria. Il cambiamento, se svolto con intelligenza e
dovizia, conduce al miglioramento.
Vi ricordate cosa disse Charles Darwin circa l’evoluzione della specie vivente?
“Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella
più reattiva ai cambiamenti”
Se siamo avvolti su noi stessi, se non abbiamo duttilità di pensiero non ci sarà
possibile scorgere i segnali esterni e la nostra concentrazione sarà egocentrica
ovvero orientata verso noi e mai alterocentrica ossia orientata agli altri.
Immancabilmente si cade nella vecchia abitudine di lamentarsi perché è l’unica
modalità che ci siamo messi a disposizione. É stato scritto:
"L'uomo che riuscirà ad innalzarsi al di sopra dei suoi simili è colui che,
ragionevolmente presto nella sua vita, intravvederà chiaramente la sua meta, e
concentrerà sempre tutti i suoi poteri su tale obiettivo. Perfino lo stesso genio non
è altro che buona osservazione, sostenuta da costanza di intenti. Ogni uomo che
presta attenzione e decida con rapidità si trasforma inconsciamente in un genio".
Parte terza
Conosci te stesso
Dal mio unico viaggio in Grecia sono passati oramai tanti anni. La Grecia è piena
di meraviglie paesaggistiche, ha un mare che ti entra nell’anima, è circondata da
isole di straordinaria bellezza. Ma di quel viaggio la cosa che mi colpì più di tutte
fu la visita che feci a Delfi.
Delfi è un importante sito archeologico, una storica città dell'antica Grecia.
È collocata a circa 600 metri di altitudine all'incrocio di antiche vie di
comunicazione nella zona a sud della Grecia. Nei tempi antichi si pensava che
Delfi fosse il centro del mondo, quindi era sede dell'onphalos ovvero l’ombelico
del mondo. Era il luogo del più importante e venerato oracolo del Dio Apollo:
l'oracolo di Delfi.
Guardando il sito archeologico fui colpito dalla scritta posta sull’architrave del
tempio:
Gnòthi Seautòn, «conosci Te stesso». Questa è l’incisione sul tempio di Apollo e
questa scritta si incise per sempre anche nella mia mente.
Mi venne spontaneo pormi la seguente domanda: se sono certo che i miei
pensieri e le relative scelte formano la mia realtà, come faccio a governare le mie
scelte se non conosco l’origine dei miei pensieri ?
L’impresa non è poi così semplice, ed in effetti se fossimo così bravi ed
inappuntabili saremmo tutte persone straordinarie, senza problemi di rilievo ed il
mondo vivrebbe nella giustizia, nella pace, nella prosperità ed equità sociale.
Una cosa è certa, i nostri pensieri ed i corrispettivi comportamenti sono dettati
dai nostri modelli e da ciò che a noi sembra più probabile possa avvenire. E
facciamo di tutto, consciamente o inconsciamente, perché ciò accada.
Ne risulta che non è il sistema a noi esterno a condizionarci ma è l’incontrario: è
l’osservatore che modifica il sistema osservato, dove noi siamo gli osservatori e
la realtà è il sistema osservato. Prende forma dunque il fatto che il nostro cervello
non è solo un osservatore della realtà ma un emulatore della realtà. In altre parole
siamo i registi della nostra vita, attiriamo a noi ciò che ci sembra più probabile
possa accadere. Nel gergo comune questo fenomeno prende il nome di “Legge
d’attrazione”.
’’Quando sei convinto di qualcosa quel qualcosa diventa la tua realtà”.
Credere che l’amore esiste e credere che l’amore non esiste ci porrà di fronte ad
una realtà corrispondente. Attrarremo a noi ciò che pensiamo.
Credere di essere adeguati alle sfide dei nuovi mercati e credere di non esserlo
ci porrà di fronte ad una realtà corrispondente. Anche qui attrarremo a noi ciò che
pensiamo.
Ma ciò che pensiamo è solo una nostra personale convinzione.
Facciamo l’esempio di Mario G.
Mario è un agente di commercio che si considera poco brillante nella vendita e,
anche se ha delle buone case mandanti, ritiene che i suoi clienti possano tradirlo
acquistando gli stessi prodotti dalla concorrenza a prezzi più convenienti.
Tacitamente Mario dentro di se pensa che i prezzi abbiano un peso specifico
maggiore del rapporto che lo lega ai suoi clienti. Quindi, vive nel timore che i
clienti l'abbandonino e questo timore gli fa interpretare ogni momento di rapporto
con i clienti in modo remissivo e con un atteggiamento rassegnato. In altre parole,
tutte le volte che i clienti desiderano avere delle maggiori specifiche di prodotto e
di prezzo, Mario pensa che quelle richieste siano tendenziose e frutto di un
prossimo “tradimento”.
Dal momento che Mario è insicuro, non riesce a fornire un servizio consulenziale
risoluto e professionale. Probabilmente, grazie ai suoi atteggiamenti distaccati e
privi di relazione, le sue peggiori paure potrebbero avverarsi: i clienti penseranno
di potersi rivolgere per i propri acquisti da altri.
Guardiamo insieme le violazioni che Mario struttura sulla realtà:
a. Mario è convinto che i clienti sono solo degli opportunisti;
b. Dal momento che sono opportunisti non pensano al fattore umano;
c. Se non pensano al fattore umano significa che la mia presenza li lascia
indifferenti.
d. L’unica cosa che può interessare loro sono solo i propri interessi;
e. Se pensano solo ai propri interessi dovrò lottare solo sul piano economico
e non su quello della qualità, servizio e relazione.
f. Se non riesco ad essere competitivo sui prezzi mi abbandoneranno.
g. Ergo: Se non riesco a vendere la colpa è dei clienti.
Quello che si nasconde dietro a tali presupposti può essere letto così: le persone
tendono a darsi ragione in quanto ciò che pensano è la cosa maggiormente
probabile che possa avvenire o esistere. Se ne trae un contorto status mentale,
ovvero: “se i clienti comprano da me significa che avevo torto a pensare che loro
sono tutti uguali, che sono solo opportunisti, che il rapporto umano non esiste ed
è solo subalterno ai soldi, etc., se i clienti acquistano da me devo rimettere in
discussione le mie convinzioni……”
È faticoso per chiunque ammettere che il proprio pensiero, specie quando frutto
di improbabili paradigmi, è fallato ed inappropriato. Il rischio è quello che pur di
non darsi torto o di non ammettere i propri errori, si finisce per soddisfare l’istinto
dell’ego anziché riposizionare le proprie convinzioni in virtù di nuove esperienze.
Potremmo correre il reale rischio di convincere inconsciamente i clienti a non
acquistare da noi. Come? Inviando sotto coscienza messaggi di sofferenza
relazionale, oppure comportandosi in modo poco professionale, trascurare ad
esempio la programmazione, la puntualità, la tempestività, la consulenza, etc. il
tutto finalizzato a dare più soddisfazione ai nostri presupposti negativi che alle
normali aspettative logiche, razionali e commerciali.
E come già detto precedentemente il Sig. Mario G.:
Tra scegliere di essere felice o di aver ragione, sceglierà di aver ragione.
Ecco, questo è un classico comportamento di un Agente “Pronegativo”.
Perfetto, a questo punto non possiamo far altro che enunciare un assioma
presente nella psicologia della comunicazione:
“Il mondo è come lo pensiamo e di conseguenza ci comportiamo”.
Parte quarta
Leader di se stessi
Nella vita, come nella vendita, ogni persona che ne sia consapevole o meno,
gioca sempre due partite: una è esterna, e viene giocata contro gli ostacoli posti
da un avversario esterno per raggiungere dei premi esterni, l'altra è una partita
tutta interna, e viene giocata contro le interferenze auto-limitanti della nostra
mente per raggiungere come premio la conoscenza e l'espressione più libera ed
alta del proprio potenziale.
Entrambi i giochi procedono simultaneamente, perciò non bisogna scegliere a
quale gioco giocare, ma a quale prestare attenzione. Chiaramente, quasi ogni
attività umana implica giochi interiori ed esteriori.
Ci sono sempre ostacoli esterni tra noi e i nostri obiettivi, anche nell’ambito della
vendita.
Ma sono presenti anche gli ostacoli interiori: la mente che usiamo per ottenere i
nostri obiettivi esterni viene facilmente distratta dalla sua tendenza a
preoccuparsi, a diffidare, a confondersi, ad aver paura, ad opporre resistenza
provocando continue difficoltà. È utile ricordare che per quanto le nostre mete
esterne siano molte e varie, e richiedano molte abilità diverse per raggiungerle,
gli ostacoli interiori provengono da un'unica origine e le abilità necessarie per
superarli sono sempre le stesse.
Facciamoci la seguente domanda:
’’Cosa mi impedisce di raggiungere i miei sogni e le mie aspettative?’’
Per rispondere a questa domanda dobbiamo conoscere i tre killer che sono alla
base delle nostre insicurezze.
Il primo ostacolo è rappresentato dal fatto che le persone non sanno bene ciò
che vogliono. O per meglio dire cercano di evitare il focus dei loro desideri ad
appannaggio di ciò che NON vogliono.
Per orientare la direzione del nostro operato è necessario fare una inversione sul
piano dei nostri pensieri, del nostro linguaggio, del nostro dialogo interno.
Ad esempio:
Che cosa farei se fossi sicuro di riuscire?
Od anche:
Che cosa vorrei fare se fossi sicuro del risultato?
Vedi, lo scenario che ora ci appare dinanzi è diverso. L’ottimismo dettato da
questo nuovo modo di porci di fronte alla realtà ci aiuta ad essere più sicuri in ciò
che facciamo.
Il secondo ostacolo che impedisce l’ottenimento dei desideri (obiettivi) sta nel
fatto che le persone non sanno come fare per raggiugerli, in quanto non hanno o
non conoscono strategie.
Il più delle volte si impiega tanto tempo alla ricerca di soluzioni improvvisate o
abitudinarie quando sarebbe sufficiente fermarsi a riflettere parlando con se
stessi.
Il terzo ostacolo che normalmente si incontra è quello della sfiducia. La sfiducia
deriva dalle esperienze già fatte e che hanno dato esito negativo. ’’Ci ho provato
tante volte ma è andata sempre male’’ questa è la frase tipica che sentiamo dire
dagli sfiduciati ed ormai disillusi.
Ho poco sopra, parlato del “Dialogo Interno”. Questa vocina che ci accompagna
per tutta la vita è una delle chiavi del successo personale. L’abbiamo tutti ma la
usiamo più come un registratore piuttosto che come una fucina per nuove idee.
Ogni cosa fatta di buono o meno nella vita, è avvenuta grazie ad una serie di
parole, concetti o idee transitate nella nostra mente.
Il dialogo interno è sempre presente, ci guida quotidianamente. Ma può essere
amica così come, a volte, nemica.
In effetti il dialogo interno può essere ’’Potenziante’’ o ’’Depotenziante’’.
Nel primo caso i nostri pensieri ci conducono a cercare l’oggetto dei nostri
desideri ed aspettative e fa di tutto per raggiungerli. Ciò che di buono abbiamo
fatto ed ottenuto sino ad oggi è avvenuto proprio grazie all’averci creduto e
dunque attirato a noi.
Nel secondo caso, ovvero nel dialogo depotenziante, i nostri pensieri ci
conducono sempre a cercare ciò che reputiamo più probabile possa avvenire (in
effetti ogni persona è sempre motivata da una buona intenzione) ma in questo
caso subentra una resistenza interna alimentata da una scarsa fiducia di se. In
altre parole l’inconscio nega ciò che la parte conscia desidera, soffocando
l’azione vincente. In questo caso il pessimismo vince sull’ ottimismo.
Cosa ha dunque determinato un risultato piuttosto che un altro?
Cosa ha determinato il successo dall’insuccesso?
La risposta sta sempre nel dialogo interno, ciò che ci siamo detti nel silenzio
della nostra mente.
Così come percepiamo il nostro corpo e di conseguenza ci adattiamo a lui, così
possiamo ’’sentire’’ i nostri pensieri ed esserne consapevoli.
Ciò comporta la capacità di acquisire la percezione mentale di ’’vedere’’ il dialogo
interno in funzione.
Va da sé il fatto di poter individuare gli schemi mentali all’origine dei nostri limiti
e capire quale strategia adottiamo nei nostri comportamenti. Forse il detto
“attento a come parli” prende proprio origine dai fenomeni che poi si succedono
a fronte di ciò che ci siamo detti.
Grazie…… alla famiglia, alla scuola e all’ambiente sociale, siamo diventati tutti
bravi nello sviluppare idee e strategie depotenzianti che difendiamo per tutta la
vita come se fossero qualcosa di buono ed appagante.
Ed in effetti siamo stati programmati per la ’’Cultura dell’errore’’ che è stata la
colonna sonora dei nostri anni scolastici e spesso della educazione dei nostri
genitori.
Ci siamo di conseguenza tutti specializzati nell’ individuare gli errori,
nell’evidenziarli e nell’accusare.
Pochi si focalizzano sull’obiettivo in termini positivi, molti purtroppo sono tanto
bravi nel concentrarsi sui problemi e mai sulle soluzioni.
In fondo la ricetta è semplice: focalizziamo l'attenzione, scendiamo in silenzio
stampa e smettiamo di giudicare, ne trarremmo un grande giovamento; Il primo
è quello di dare il benvenuto agli ostacoli, il che farebbe aumentare la nostra
abilità di trarre vantaggio da tutte le difficoltà che incontreremo.
Come vedi è sempre una questione di approccio e di atteggiamento.
Parte quinta
Ottenere risultati
Nell’attività delle agenzie ci sono due momenti da saper cogliere e gestire. Il
primo è quello di ottenere risultati apprezzabili ed il secondo è quello di sostenerli
nel tempo.
Un fatto è però ottenere risultati ed un altro è sostenerli.
Capita spesso notare come dopo un certo periodo di buoni successi si possano
avvicendare momenti negativi e con loro scarsi risultati, purtroppo questi ultimi
finiscono per fagocitare ciò che di buono è stato precedentemente realizzato.
Chi di noi non vuole stabilità e crescita costante? La chiave è sostenere nel tempo
i nostri successi, in altre parole gestire bene il nostro cammino professionale.
Ora vediamo i presupposti per sostenere nel tempo i successi raggiunti.
Se come precedentemente detto ci sono tre ostacoli che impediscono il
soddisfacimento dei nostri risultati, ci sono di contralto tre condizioni per superarli.
I requisiti richiesti sono:
1. Volere intensamente
2. Conoscere le giuste strategie
3. Disponibilità ad applicarle
Detto così sembra semplice, ma non lo è. Sono molti i fattori che concorrono ad
adottare una scelta scartando di conseguenza una serie di altre possibilità.
Comunque ci muoviamo cercheremo sempre di soddisfare le seguenti tre aree
personali.
1^ area: Sicurezza economica
2^ area: Sicurezza affettiva
3^ area: Sicurezza fisica e mentale
In queste tre aree ci saranno sempre tutti i tuoi obiettivi, comunque li enuncerai
cadranno sempre all’interno di questi tre ambiti.
Prova a riempire con tre colori diversi gli spazi composti dai cerchi all’interno della
“ruota”, come vedi i cerchi sono graduati e vanno da una valutazione bassa
identificata con il numero 1 ad una valutazione man mano più alta sino al numero
10. Come è il tuo attuale stato? Quanto siete soddisfatta da 1 a 10?
Ti faccio un esempio di come può venir disegnata la ruota per ricavarne gli spunti
per il tuo miglioramento.
Salute
Salute
In questo esempio possiamo notare un ottimo stato di salute, un soddisfacente
stato affettivo ed un discreto stato patrimoniale anche se soggetto a
miglioramento.
Paradossalmente nessuno, a cominciare dalla scuola, ci ha mai insegnato come
imparare la gestione della vita e del successo personale.
Il problema vero che voglio evidenziare è che una delle aree qualora non
soddisfatta inficia immancabilmente anche le altre. Della serie “c’è sempre
qualcosa che non va…”
Oggi, dopo diversi anni di esperienza sul campo, possiamo inquadrare alcuni
aspetti che senza dubbio ci aiutano a soddisfare le aspettative.
Guarda lo schema qui sotto e poi lo commentiamo.
La disciplina intesa come serietà, impegno e costanza, è propedeutica al
raggiungimento dei nostri risultati. Immagina se un atleta non dovesse seguire
queste tre semplici regole, le sue performance sarebbero indubbiamente
negative.
Anche nel nostro lavoro se non adottassimo uno stile di vita disciplinato
incorreremo in scarsi risultati.
Per gli atleti esiste il coach, l’allenatore che ha lo scopo di innalzare le prestazioni
o di farle mantenere costanti nel tempo, per gli agenti di commercio ci sono due
risorse: la casa mandante con la sua politica di offerta, prezzo, comunicazione e
distribuzione da una parte, e la formazione ovvero il luogo della conoscenza,
STILE DI VITA CRESCITA SCOPO
Darsi regole di salute Darsi regole professionali Essere etici Essere coerenti
- Formarsi per trasformare ed espandersi
- Adottare linee strategiche e di misurazione
- Fidelizzare
Orientare osservando e modificando i comportamenti Aiutare per il successo degli altri
dall’altra. La formazione è il più delle volte una scelta adottata dall’agente di
commercio piuttosto che un indirizzo aziendale o della casa mandante. In questo
caso l’agente di commercio diventa coach di se stesso.
La crescita professionale è strettamente legata alla crescita consapevole, la
formazione di qualità allarga la visione del mondo e ne dettaglia i contenuti. Oggi
i clienti richiedono il supporto di professionisti della vendita intesi come
consulenti. Non si richiede più il prodotto in quanto tale ma una serie di servizi a
supporto dell’offerta.
Essere o diventare una persona di successo comporta un elevato grado di
preparazione, non ci sono convinzioni positive o negative, piuttosto dei
“comportamenti funzionali” o “non funzionali” a ciò che si desidera essere od
ottenere. I comportamenti devono sostenersi su di una mappa del mondo che sia
utile e funzionale, indipendentemente dalle circostanze esterne, in quanto i
comportamenti coscienti e flessibili sono quelli che permettono maggiori opzioni
di scelta.
Questa è la “legge della varietà indispensabile” e significa che nel tuo
comportamento se hai maggiori varietà di un’altra persona, ovvero hai a
disposizione un grado elevato di conoscenze, sarai in grado di controllare meglio
i tuoi atteggiamenti, i comportamenti e le relative relazioni potendo influire e far
variare gli atteggiamenti e le scelte altrui.
Esempio:
Se il tuo cliente ha 5 modi di opporre resistenza alla tua idea od offerta e hai
sufficiente “varietà indispensabile” di comportamento, riuscirai ad avere una
chance in più di quante ne ha il tuo interlocutore, quindi hai la varietà
indispensabile rispetto a lui. È necessario ricordare che “persuadere” significa
avere la capacità di far fare un ragionamento che da sola l’altra persona non
farebbe. Lo scopo ultimo è quello di proporsi e di essere protagonisti del
cambiamento e fautori della crescita economica e sociale.
Parte sesta
Ottimismo e pessimismo
Apro questa sesta ed ultima parte dell’e-book dicendo che nulla è buono o cattivo,
è la nostra mente che lo rende tale.
Non ho mai creduto all’ottimismo irreale ma neppure al pessimismo come visione.
In modo equilibrato possiamo affermare che un cauto ottimismo porta sempre
all’azione e che una minima dose di pessimismo porta alla cautela e alla gestione
dell’eventuale rischio.
Parlare dunque del pessimismo significa parlare dell'ottimismo e viceversa. Sono
parti di uno stesso insieme. Noi siamo l'uno e l'altro: abbiamo vissuto esperienze
belle ed altre brutte. Di conseguenza desideriamo naturalmente esperienze
positive evitando per quanto possibile quelle negative.
Su alcune riviste viene riportato il seguente elenco in cui lo stile ottimistico è
“condicio sine qua non”.
1. Vendite
2. Ruoli di intermediazione
3. Pubbliche relazioni
4. Raccolta fondi
5. Lavori creativi
6. Alta competitività
7. Attività a rischio burnout (Attività stressanti in particolare nell’ambito
relazionale)
Contrariamente a ciò che si può normalmente pensare, anche il pessimismo può
considerarsi utile.
In particolare nei seguenti ambiti una certa dose di pessimismo è necessario:
1. Ingegneria nel campo della staticità e sicurezza;
2. Valutazioni dei costi;
3. Stipulazione di contratti;
4. Controllo qualità;
5. Attività medico preventiva.
Tuttavia occorre non confondere il pessimismo con il realismo in quanto sono
due concetti diversi tra loro.
Il primo parte dall’assunto che la vita è una valle di lacrime mentre il secondo
parte dall’assunto che oltre le lacrime ci sono anche i sorrisi.
Immagina se tu dovessi assumere come aspetto mentale solamente il
pessimismo. Come vedi la tua vita professionale? E come potrai organizzare il
tuo futuro?
Saresti un agente “Pronegativo” ossia a favore dell’idea che comunque farai
andrà male. Ti concentrerai solo sugli aspetti negativi trascurando le fonti positive
che sono il vero stimolo per l’entusiasmo e la fede.
La nostra mente si nutre dei nostri pensieri e la fatica per assorbire e far proprio
un brutto pensiero è uguale a quello del pensiero positivo.
Per chiunque sia un incallito/a pessimista può essere di aiuto la seguente
procedure:
1. Fare un elenco delle cose belle che si hanno o si posseggono. Per esempio: il compagno/a, i figli, il lavoro, il proprio cane, una passione, ecc.
Qualsiasi cosa, purchè dia felicità, va bene.
2. Portarlo sempre con se e leggerlo molte volte durante il giorno. Per trenta giorni, tenere l'elenco con se e leggerlo più volte al giorno. In maniera
particolare la sera prima di addormentarsi e la mattina appena alzati.
3. Ogni volta un pensiero triste e negativo appare in testa, sostituirlo immediatamente.
Ogni volta che il pessimismo avanzerà, o che un pensiero negativo attanaglia la
testa, sostituirlo immediatamente, pescando dalla lista delle cose belle.
Guarda lo schema sottostante e valuta quanto peso reale può avere il
pessimismo su di una questione che ti sta a cuore e che probabilmente ti sta
facendo soffrire:
Prossimo
Evento
Prima
dell’evento
Dopo
l’evento
Il meglio che posso
prevedere che
accada è:
Il peggio che
posso prevedere
che accada è:
L’esito che sembra
più probabile è:
L’esito effettivo
è stato:
Sai cosa fa l’ottimista realista? Non pensa che tutto andrà bene ma pensa che
ciò che va male può essere ristrutturato in bene.
È il segreto delle persone che hanno successo, dietro le loro storie si nascondono
delusioni, amare esperienze, sacrifici e sportellate in faccia.
L’ottimismo che hanno verso il futuro è viva grazie alla fede, o se volete fiducia,
che hanno di se.
In inglese questo fenomeno prende il nome di “Refreming” ovvero la capacità di
di ristrutturare la realtà a proprio uso e consumo, in particolare cogliere dalle
disavventure le chiavi per il susseguente successo.
Va da se che ogni persona in grado di scorgere l’aspetto positivo in una
situazione negativa, vive indubbiamente meglio e si fornisce la giusta dose di
energia per ’’Ristrutturare’’ la propria realtà.
Nell’ambito della vendita il concetto di “Refreming” è a dir poco vitale. Se non
prendiamo spunto dalle esperienze negative per farne tesoro, siamo fritti.
Pensa ad una tua esperienza passata in cui ciò che si mostrava era doloroso e
amaro da masticare. Sono certo che hai una esperienza anche tu da raccontare.
Oggi paradossalmente sei contento che sia accaduta in quanto ti ha poi aperto
altre vie, altri incontri ed altre conoscenze. Involontariamente hai innescato il
concetto del refreming, hai cioè ristrutturato una apparente esperienza negativa
in positiva. Questo è il concetto dell’Agente Propositivo.
Il concetto si amplia e si percepisce meglio se facciamo l’esempio di una cornice.
Dicono i critici d’arte che più bella è la cornice e migliore è il quadro. Possiamo
dire di conseguenza che se la cornice è il nostro pensiero, il quadro è la realtà.
È dunque una questione di ’’cornice’’. In ogni situazione, in ogni esperienza o in
ogni evento, la nostra mente impacchetta l’esperienza dandole un personale
significato. Abbiamo dunque una vasta gamma di possibilità reattiva ad ogni
evento personale.
Ciò che va compreso è che ogni esperienza ha la sua personale cornice ed
ognuno mette a disposizione la sua. Si tende a pensare che gli eventi della vita
possiedano un unico significato, quello percepito da noi.
Non è cosi.
Pensa ad esempio come uno stesso evento può essere percepito in modi diversi
se osservato da uno Scienziato, da un Contadino, da un Operaio, da un Vecchio,
da un Bambino, da un Insegnante, da un Politico, da un Aborigeno !!
La cosa che mi preme sottolineare è che se sbagliamo la cornice con tutta
probabilità sbagliamo anche il pensiero e la relativa reazione. In poche parole
non ’’Ristrutturiamo’’ a nostro favore il destino.
In conclusione
In economia ci sono leggi matematiche e leggi empiriche.
Le prime le lasciamo agli economisti, ai commercialisti, agli insegnanti o alla
finanza, insomma ai teorici, mentre le seconde fanno parte dell’esperienza o se
desiderate del lavoro pratico.
Le leggi empiriche prendono forma per mezzo di «Probabilità». L’esperienza ci
conduce ad esprimere il nostro parere secondo le nostre “Probabilità”.
Un classico elemento empirico è rappresentato dal diagramma di Pareto;
In tale diagramma si evidenzia la correlazione approssimativa tra due numeri: 80
e 20;
Quindi riprendendo la parola ’’Probabilità’’, è molto ’’probabile’’ che l’80% dei
vostri fatturati vengono originati dal 20% delle trattative o più direttamente dal
20% dei Vostri clienti.
Dopo 30 anni di attività nel campo della vendita e della formazione, posso
affermare con poco scarto di errore, che il 20% degli agenti di commercio in
attività riscuote l’80% del monte provvigioni totale italiano. Ora facciamo la
seguente riflessione:
Se nel mondo statistico i numeri 20 e 80 sono tra loro correlati, possiamo pensare
che se agiamo su piccoli elementi (causa) dal peso di 20, possiamo incidere
fortemente su un valore molto più grande dal peso di 80 (effetto).
Muovendo pochi ma importanti elementi, modifichiamo fortemente la realtà che
ci circonda. Ci vuole solo un po' di volontà.
Lui pesa 80 Kg La pietra pesa 320 Kg
Volontà
In fondo se ci pensiamo bene l’80% dei nostri guai è originato dal 20% delle
relative cause.
Se rimuovo poche cause spariscono praticamente gran parte dei guai…….
Buon Natale e “Propositivo”…. 2017, anzi voglio che il 2017 sia per te così ……..