14
La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015 L’incontro con il perturbante Stefania Polesello Pol “Negli ultimi tempi Pantoo non mi piaceva più. Non mi piaceva in me quello che era stato sensibile alle sue seduzioni. Chi vivrà, vedrà. Mi viene in mente che sto segretamente ripercorrendo la storia della mia paura. O, più esattamente, la storia del suo scatenarsi, e, ancora più precisamente: del suo liberarsi. Sì, in effetti, anche la paura può essere liberata, a dimostrazione che essa è parte di ogni cosa o persona che viene repressa.” (Christa Wolf, 1983, pp.44-45) 1. Il carattere perturbante dell’amore “Capire una parola significa sostituirla nella nostra mente alla percezione della realtà cui essa rimanda. Notiamo che quando la parola è equivoca e tentiamo tale sostituzione, le realtà cui essa allude non hanno niente, o molto poco, a che vedere fra loro. Così accade con la parola Amore. Se l’amore nella sua pienezza produce quell’illusione di eternità, non è un quid pro quo tragicomico pretendere che realizzi la sua finzione?” (Ortega y Gasset, 1992, pp. 99-100). Ortega y Gasset scrive di come l’uomo abbia la presunzione di fare di ogni punto della sua esistenza un punto cardinale. È possibile andare verso nord o verso sud, ma senza pensare di raggiungerli poiché non sono due città realmente esistenti. Il più frequente errore di prospettiva consiste quindi nel proiettare tutto sul solo piano di realtà. Ebbene, una delle dimensioni del mondo è la virtualità. Dovremmo imparare a rispettare i diritti dell’illusione e a considerarla uno degli assi caratteristici e fondanti della nostra esistenza. Separiamo pure il reale dall’immaginario, ma conserviamo entrambi i mondi e manteniamo ciascuno nei limiti del proprio esclusivo dominio (Ortega y Gasset, 1992). I limiti tra soggetto e oggetto fanno eco ai limiti delle istanze intrapsichiche. I confini tra soggetto e oggetto e le loro regolazioni rimandano ai rapporti tra le frontiere delle strutture interne. Vale a dire, anche Io-Es-Super-Io e i sistemi Conscio-Preconscio-Inconscio sono permeabili tra loro e al mondo esterno, al reale. Quanto è fuori dal soggetto ed entra in contatto con esso subisce una costante trasformazione e, 1

L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

  • Upload
    others

  • View
    4

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

L’incontro con il perturbante Stefania Polesello Pol

“Negli ultimi tempi Pantoo non mi piaceva più. Non mi piaceva in me quello che era stato sensibile alle sue seduzioni. Chi vivrà, vedrà. Mi viene in mente che sto segretamente ripercorrendo la storia

della mia paura. O, più esattamente, la storia del suo scatenarsi, e, ancora più precisamente: del suo liberarsi. Sì, in effetti, anche la paura può essere liberata, a dimostrazione che essa è parte di ogni cosa

o persona che viene repressa.” (Christa Wolf, 1983, pp.44-45)

1. Il carattere perturbante dell’amore

“Capire una parola significa sostituirla nella nostra mente alla percezione della realtà cui essa rimanda. Notiamo che

quando la parola è equivoca e tentiamo tale sostituzione, le realtà cui essa allude non hanno niente, o molto poco, a che

vedere fra loro. Così accade con la parola Amore. Se l’amore nella sua pienezza produce quell’illusione di eternità, non è

un quid pro quo tragicomico pretendere che realizzi la sua finzione?” (Ortega y Gasset, 1992, pp. 99-100).

Ortega y Gasset scrive di come l’uomo abbia la presunzione di fare di ogni punto della sua esistenza un

punto cardinale. È possibile andare verso nord o verso sud, ma senza pensare di raggiungerli poiché

non sono due città realmente esistenti. Il più frequente errore di prospettiva consiste quindi nel proiettare

tutto sul solo piano di realtà. Ebbene, una delle dimensioni del mondo è la virtualità. Dovremmo imparare

a rispettare i diritti dell’illusione e a considerarla uno degli assi caratteristici e fondanti della nostra esistenza.

Separiamo pure il reale dall’immaginario, ma conserviamo entrambi i mondi e manteniamo ciascuno nei

limiti del proprio esclusivo dominio (Ortega y Gasset, 1992).

I limiti tra soggetto e oggetto fanno eco ai limiti delle istanze intrapsichiche. I confini tra

soggetto e oggetto e le loro regolazioni rimandano ai rapporti tra le frontiere delle strutture interne. Vale

a dire, anche Io-Es-Super-Io e i sistemi Conscio-Preconscio-Inconscio sono permeabili tra loro e al mondo

esterno, al reale.

Quanto è fuori dal soggetto ed entra in contatto con esso subisce una costante trasformazione e,

1

Page 2: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

viceversa, quanto pertiene al mondo interno si lega e si amalgama in modo più o meno armonioso con

la realtà esterna incontrata. Come nel fenomeno dell’osmosi, dal greco osmós ossia “spinta”, lo scambio tra

soggetto e oggetto è un continuo compenetrarsi di esteriorità e interiorità, tra la realtà così com’è data e

la particolare realtà del soggetto.

In sintesi, la realtà non è il fatto in sé, ma il senso che essa acquista per il soggetto per mezzo della relazione

con la stessa. E la relazione essendo la matrice del soggetto ne determina la sua predisposizione a tutto

ciò che gli è estraneo.

Dentro e fuori compartecipano al processo di significazione sfumando l’uno nell’altro. Così come “il

significato di un romanzo non risiede né nel testo né nel contesto, ma in un punto intermedio tra i due” (Pamuk, 2007,

p. 27) così la comprensione delle forme possibili di relazione tra soggetto e mondo può verificarsi solo

nello spazio tra i due, nel campo che da questi è generato.

L’apparato psichico è esteso oltre ciò che sa e può sapere (Freud, 1938), pertanto i concetti di

soggetto così come quello di relazione d’oggetto devono tener conto di tale vastità ed estensione. Tali

complessità fondano la soggettualità e con essa la nascita dell’oggetto e della relazione con lo stesso. Il

concetto di soggettualità è qui inteso nel senso di essere e divenire soggetti e non nel senso intersoggettivo

di relatività dell’esperienza personale. Anche se ogni configurazione umana è una relazione d’oggetto,

è soprattutto nella relazione d’amore che si realizza la straordinaria coesistenza dell’oggetto del

desiderio, dell’oggetto-Sé narcisistico e del soggetto.

Nella relazione d’amore i due soggetti si riconoscono come tali contemporaneamente. Tale simultaneità

realizza però un paradosso: proprio mentre il soggetto realizza il proprio desiderio di indipendenza grazie

al riconoscimento dell’altro, egli diventa dipendente proprio dall’Altro che è divenuto testimone della sua

esistenza autonoma (Sassanelli, 2014).

Credo che sempre dovremo fare i conti con il nostro essere soggetti bisognosi e soggetti desideranti con

un certo narcisismo da nutrire e riparare. Questi modi dell’essere, però, per quanto ineludibili possono e

devono volgersi verso una significativa riorganizzazione.

L’impronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno

il modo in cui noi saremo in grado di riconfigurarci nella relazione con l’altro.

Un buon impasto tra le forze pulsionali sgorganti dal soggetto e quelle provenienti dall’esterno

armonizza gli elementi della coppia soggetto-oggetto cosicché ciò che prima era estraneo possa essere

colto e attivare quello che di estraneo era già presente nel soggetto.

Accogliere ciò che può alterare è fondamentale alla liberazione delle potenze trasformative del soggetto

e della sua capacità di amare.

A questo punto potrebbe essere utile interrogarsi su come sia possibile realizzare una certa

conciliazione tra desideri amorosi e sentimenti ostili che lo stesso oggetto-soggetto suscita in noi. La

storia dell’origine del sentimento dell’amore fa intendere perché tanto spesso esso si manifesti in modo

ambivalente. L’amore nasce dalla capacità propria dell’Io di soddisfare una parte dei suoi moti pulsionali 11

2

Page 3: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

in modo autoerotico e attraversa una fase di incorporamento nella quale non vi è esistenza separata

dall’oggetto. Si spinge, poi, verso l’appropriazione dell’oggetto non curandosi per la sua sopravvivenza

e rendendo indistinguibile i moti distruttivi dell’odio da quelli aggreganti dell’amore.

L’antitesi odio-amore pare non risolversi mai, nemmeno con l’instaurarsi dell’organizzazione genitale.

Ciononostante per Freud, l’acme del processo maturativo della libido oggettuale si esprime per l’appunto

nell’innamoramento.

La necessità per la nostra vita psichica di andare oltre le frontiere del narcisismo e di oltrepassare

l’investimento sull’Io attinge dalla perpetua opera di sintesi odio-amore sotto l’influsso di tre

specifiche contrapposizioni: attività-passività; Io-mondo esterno e piacere-dispiacere (Freud, 1914). Nello

stadio narcisistico la spinta alla relazione è descritta come priva di un soggetto e di un oggetto inteso come

distinto e separato da Sé.

“Invece di preesistere al suo oggetto, l’amore viene sempre suscitato da un essere che si trova dinanzi a noi e basta

qualche singolare qualità di quest’ultimo, perché scatti il processo erotico. Non appena questo comincia, l’amante prova

una strana urgenza di dissolvere la sua individualità in quella dell’altro, e viceversa assorbire nella sua quella dell’essere

amato. Misteriosa inquietudine! Mentre in tutti gli altri casi della vita niente ci ripugna tanto come vedere le frontiere della

nostra esistenza individuale invase da un altro essere, la delizia dell’amore consiste nel sentirsi metafisicamente porosi

nei confronti dell’altro individuo, di modo che solo nella confusione di entrambi, solo in “un’individualità a due”, abbia

soddisfazione” (Ortega y Gasset,, 1992, pag. 32).

Si intuisce qui come l’Altro alla fine ritrovato riattivi desideri potentissimi e contrastanti. L’individuo da

una parte sente il desiderio di ricreare attraverso l’Altro un centro aggregante e propulsore della propria

spinta vitale. Dall’altra parte, però, il rapido avvicinamento stride con la paura di essere sopraffatti o di

rimanere catturati: l’Altro detronizza l’Io e lo riporta al vuoto, alla fenditura e al dissidio che lo costituisce.

Il carattere perturbante dell’amore dipende dalla natura stessa delle pulsioni e dalla loro capacità di imporsi

oltre il principio di piacere. Il sentimento del perturbante potrebbe, quindi, avere la funzione di segnalare

la minacciosa regressione a stati primitivi della psiche. In questo senso, lo smarrimento che sorge a

contatto con l’oggetto sarebbe la rappresentazione della mancanza dirappresentazione (Conrotto,

2000), espressione del ritrovamento di qualcosa che non è ancora pensabile e integrabile.

Rispetto al processo di seduzione, il presente lavoro intende riflettere su alcuni accadimenti

intrapsichici presenti all’incontro con l’oggetto d’amore. In particolare, si intende riflettere su come quote

affettive inconsce accompagnino al momento del reinvenimento dell’oggetto d’amore. In particolare,

è mio interesse mantenere lo sguardo dalla parte del soggetto malinconico.

Lo studio di come il perturbante intervenga nella seduzione e, precisamente, di come si inserisca nella

scelta dell’oggetto d’amore, è assai complesso. La sua comprensione è resa particolarmente laboriosa dal

fatto che la sensibilità verso questa qualità del sentire si manifesta in maniera molto differente da

individuo a individuo. Freud stesso denunciava una sua particolare sordità laddove sarebbe stata

necessaria una ricettività particolarmente acuta (Freud, 1919). 12

3

Page 4: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

Il reinvenimento di un particolare oggetto d’amore è avvertito come fortemente perturbante in

quanto riespone ad un’antica perdita inconscia e non conoscibile. Ed intendo per non conoscibile

quell’esperienza che si è verificata e che si colloca prima della parola, ad un livello somatosensoriale.

In questa prospettiva, l’incontro con l’oggetto d’amore riguarda la ri-captazione dei segnali che

rimandano a quella specifica perdita.

Perdita innominabile che trasforma la spinta verso l’Altro a un continuo faccia a faccia con un

profondo senso di precarietà. L’investimento sull’Altro è avvertito come pericoloso in quanto non

controllabile. Nell’immaginario melanconico l’oggetto rappresenta l’opportunità di far visita a paesaggi

incantevoli ma capaci di trasformarsi da un momento all’altro nel luogo della catastrofe. Affinché una

perdita sia tollerabile e permetta di aprire le porte alla capacità di rappresentazione della Cosa è

necessario aver fatto esperienza di una buona identificazione primaria. Quando gli oggetti primari si

presentano in modo intermittente, scostante, imprevedibile la perdita diviene un lutto impossibile.

Nella melanconia la difesa dalla relazione non è contro la morte psichica, ma contro l’angoscia

provocata dalla vita, dall’eccitazione pulsionale e dall’oggetto che la promuove.

Il dramma non è scatenato dal Thanatos, ma dalla non sopportabilità dell’Eros. Insopportabilità che si spinge

fino al limite del narcisismo negativo che allora si congiunge con il Thanatos. L’Io in questo caso non

investe se stesso con le sue pulsioni, ma opera un abbassamento delle tensioni attraverso il ritiro delle

pulsioni dall’oggetto fino ad arrivare al non desiderio dell’Altro, all’inesistenza e al non essere (Green,

1983).

Paci (1986) ben rappresentava l’Altro come attivatore di una propria nascosta immagine inquietante,

luminosa come un miraggio e capace di creare una sorta di incantesimo nel quale l’Altro che ci seduce

ci permette un’infinità di proiezioni. L’oggetto d’amore, così inteso, con la sua presenza allusiva e

inquietante pone degli interrogativi vitali in quanto incoraggia a rinunciare alla propria soggettività a favore

dell’incontro con l’oggetto fantasmatico.

Il ritrovamento non è mai ingenuo. L’oggetto d’amore è un oggetto conosciuto-rimosso nei

confronti del quale è necessario operare un continuo e faticoso processo trasformativo.

Solo in questo modo sarà possibile sottrarsi all’eterno ritorno dell’uguale e aprirsi all’Altro Reale, all’“O”

bioniano. Un Altro Reale che deve essere irrorato e animato dall’immaginario.

In un certo senso, nella seduzione la cosa è prodotta per suggestione e l’oggetto evocato dalla

speranza. La seduzione crea una magico coinvolgimento che accoglie insieme l’oggetto ed il

soggetto. D’un tratto e “con lo spavento miracoloso di Robinson dinanzi all’orma di un piede umano sulla

sabbia” (Borges, 1956, p. 31), si sperimenta un sorta d’intenerimento, di esaltazione, di terribile silenzio.

Un convincimento misterioso si fa strada e s’intravede “l’insaziabile ricerca di un’anima attraverso i delicati

riflessi che essa ha lasciato nelle altre: al principio, la traccia tenue d’un sorriso o d’una parola; poi, splendori diversi e

crescenti della ragione, dell’immaginazione e del bene” (Borges, 1956, p. 32).

Bollas (2009) parla di oggetti evocativi perturbanti. Tali oggetti, soprattutto nel loro essere oggetti reali, 13

4

Page 5: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

riattiverebbero l’esperienza del conosciuto non pensato (Bollas, 1989). Ciò che è avvertito come perturbante

però è collocato fuori, nell’oggetto.

In questo senso, il terrore origina da quanto è già presente in noi, ma che non ha ancora avuto

accesso ad una dimensione verbale-immaginativa e che per questo è proiettato sull’Altro e permane

estraneo all’Io.

L’esperienza cognitiva, emotiva e sensoriale pare muoversi continuamente lungo un paradosso:

l’oggetto è, al contempo, qualcosa che decostruisce e di potenzialmente annichilente per la sua forza di

oltrepassare le barriere dell’Io e di giungere al cuore del narcisismo; ma è anche qualcosa che costruisce

in quanto è proprio dalla momentanea rottura del senso di ciò che conosciamo che possono nascere

nuove rappresentazioni aventi anche una funzione trasformativa di quanto è stato. La seduzione è, in altri

termini, il terreno necessario a dare avvio ad un vero processo di conoscenza di Sé e dell’Altro. Solo per

mezzo di essa vi è apertura non soltanto verso la cosa in sé che è fuori di noi, ma soprattutto alla cosa in

sé che rappresenta il nostro noumeno interno.

Solo così sarà possibile porsi di fronte all’oggetto reale come a qualcosa di sempre insaturo, pronti al

turbamento e alla meraviglia. Un disorientamento iniziale, quasi aurorale, dovrebbe permeare ogni

conoscenza e improntare di Sé ogni incontro.

E’ in questa ri-presa quasi diretta con l’oggetto che si scatena il sentimento del perturbante che

costituisce il fondo originario dell’umano e che lo guida nella scoperta dell’alterità.

Novalis (1976) affermava come, in fondo, l’inganno fosse necessario poiché solo attraverso l’illusione e

gli errori è possibile andare verso ciò che chiamiamo verità. E ancora, Baudrillard scriveva: “infatti se

la vocazione divina di tutte le cose è trovare un senso, una struttura su cui fondare il loro senso, le pervade anche,

indubbiamente, una nostalgia diabolica di perdersi nelle apparenze, nella seduzione della propria immagine, vale a

dire di riunire ciò che deve essere separato in un unico effetto di morte e di seduzione” (1979, p. 95).

Vedremo in seguito come nella melanconia l’impossibilità di vivere quella che Lambotte chiama “abbaglio

egoico” (1993), ossia quella particolare e fondamentale esperienza di magica illusione, impedisca una reale

apertura all’incontro d’amore. L’impatto con un non-desiderio e con uno sguardo che non guarda

pervade il mondo affettivo del melanconico che troppo presto ha dovuto rinunciare al piacere dello

scambio affettivo e relazionale. L’attacco precoce alle capacità immaginative e all’immaginario del

bambino e, quindi, al desiderio stesso, costringerà il melanconico ad una serie di difese evitanti.

Ogni possibilità di investimento amoroso dovrà quindi essere negata in quanto fonte di tradimento e

delusione. La mancanza di amore e sollecitudine dei primi oggetti d’amore, ed in particolare della madre

con il padre sullo sfondo, obbligano il soggetto melanconico ad introiettare un ideale di perfezione

inaccessibile che gli impone di negare se stesso oltre che l’Altro. Il mondo affettivo è immobile e glaciale

al fine di preservarsi dalla minaccia di disintegrazione e dalla deriva psicotica. Se l’immagine narcisistica di

Sé sarà anche oggetto d’amore dell’Altro, la forma amata e amante dell’Altro sarà deformata da un

mondo interno fragile e carente. Ne deriva che ogni spinta e ogni desiderio d’amore sono vissuti come 14

5

Page 6: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

una incombente catastrofe per Sé e per l’Altro.

La propria ’immagine si costituisce sotto lo sguardo amorevole e desiderante dell’Altro. Il fallimento di

questa fase dello specchio influisce negativamente sull’organizzazione narcisistica primaria e, di

conseguenza, sulla formazione dell’apparato libidico-emotivo del soggetto e sulla sua predisposizione

all’amore.

L’incontro con l’oggetto d’amore può e deve potersi fondare su un desiderio vitale che vada al di là della

nostalgia di ciò che non è mai avvenuto o della ricerca della ripetizione di ciò che è già stato. Solo

l’identificazione primaria e il riconoscimento narcisistico permetteranno all’energia libidica di reinvestire

il soggetto stesso e la propria immagine. Tale riserva energetica libidica per mezzo della benevole

testimonianza dell’Altro favorirà la costituzione dell’oggetto d’amore. Un oggetto che non scompare, che

non svuota e non impoverisce il soggetto, ma lo nutre, cresce e arricchisce.

2. Il non-familiare

La mia riflessione parte dall’articolo Das Unheimlich, rielaborazione di un vecchio manoscritto che

Freud stesso aveva abbandonato e che riprenderà nell’estate del 1919 mentre era ancora impegnato

nella stesura dell’opera Al di là del principio di piacere (1920). Das Unheimlich non ha una parola che

corrisponda perfettamente alla lingua italiana, si potrebbero utilizzare ugualmente espressioni quali

inquietante, pauroso, sinistro, lugubre. Preferibile però è l’utilizzo della parola perturbante o non-

familiare.

Perturbante è quella frazione di tempo aurorale che corrisponde al momento del reinvenimento

dell’oggetto e che stimola e incuriosisce proprio perché si realizza nell’istante che precede la

conoscenza (Gaber, 1978).

L’incontro con l’oggetto d’amore richiama a quell’area dell'affetto e del desiderio dove paura e

fascinazione sono sempre strettamente congiunte. Nell’incontro con l’Altro, infatti, la distanza di

sicurezza fra rimuovente e rimosso si accorcia vertiginosamente.

Estraneità e familiarità, tensione ed avversione verso uno stesso oggetto sono movimenti presenti da

sempre nel soggetto.

Tali contrapposizioni rimandano alle origini dell’odio e dell’amore così come del bene ed del male, quando

questi erano presenti in modo del tutto indivisibile.

Tale impasto si esprime anche nel significato ambivalente delle parole primordiali. Freud, nel Significato

opposto delle parole primordiali (1910) riprende le ricerche sui significati antitetici delle radici di molte

parole. Egli suppone che qualcosa di molto simile possa accadere anche agli albori dello psichismo.

Oggi è ben condivisa l’opinione secondo la quale nell’evoluzione della lingua, così come nella

maturazione dello psichismo, esista un’ambiguità costitutiva. Significati opposti e apparentemente

15 6

Page 7: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

inconciliabili coesistono in un’unica parola ed in ogni individuo.

Questo è quanto accade anche al concetto di perturbante.

Attraverso l’analisi linguistica operata da T. Reik, Freud ha potuto osservare come la parola das heimlich,

tra le molteplici sfumature del suo significato, mostri anche una coincidenza con il suo contrario, das

unheimlich. Quanto di familiare e di noto ad un certo punto può rivelarsi anche spaventoso ed

inconsueto. Ciò che è heimlich diventa unheimlich senza antinomia, nonostante le rappresentazioni alle

quali tali termini rimandano siano estranee l’una all’altra.

Per Schelling, a cui Freud fa riferimento nel saggio omonimo, la parola das Unheimlich si riferisce a tutto

ciò che sarebbe dovuto rimanere segreto e del quale non si vuole svelare il motivo dell’occultamento, ma

che invece è affiorato.

Il perturbante costituisce un elemento originario, sempre presente sullo sfondo, che riflette la

profonda e costitutiva ambivalenza del sentire e del pensare dell’uomo.

Ambivalenza che si fa corpo e voce ad ogni ritrovamento d’oggetto, come un affetto inconscio in cerca

di senso.

Tuttavia, affinché l’individuo possa ricevere questa particolare impressione di turbamento, è necessario

ch’egli si lasci permeare da un certo grado d’incertezza intellettuale e di disorientamento. L’esperienza

psicoanalitica ha mostrato come la fonte di tale vertigine sia sempre e solo infantile, a testimonianza del

fatto che “tutto ciò che fu è frammento ed enigma, e spaventevole caso” (Nietzsche, 1885, p. 226), fino a quando esso

non diviene rappresentabile.

Emerge, così, come non sia sufficiente che l’incontro con l’oggetto ponga l’individuo di fronte ad

un’antica e tremenda angoscia infantile, ma che siano riattivati desideri e credenze antichi. Lo stato di

smarrimento è espressione, quindi, di una silenziosa eredità affidata alle profondità della psiche. Gli

oggetti, le angosce e le fantasie collocati in certe aree nascoste sono solo apparentemente estranei.

Freud parlava di fantasmi originari quali l’angoscia di perdita, di separazione, di castrazione, la madre

fallica ed il genitore combinato (Freud, 1915, pag 526). Tali fantasmi, che in passato avevano avuto uno

statuto di realtà, si trasmettono al presente come tracce di eventi traumatici.

Il riappropriasi soggettivamente di questo sottofondo comporta un gravoso lavoro emotivo che

necessariamente deve investire l’elaborazione dell’ambivalenza originaria e dei fantasmi non solo edipici,

ma soprattutto pre-edipici (la seduzione del materno originario).

Il fantasma di Freud è sostanzialmente sempre edipico. L’impianto teorico freudiano non cambia nella

sostanza sebbene vi sia una certa apertura quando in L’Io e l’Es (1922) Freud integra il fantasma

del padre con il fantasma dei genitori. Nell’articolo, infatti, egli precisa come sarebbe più prudente parlare

dei genitori in quanto madre e padre poiché, non essendo conosciuta con esattezza la differenza tra i sessi

in un primo momento essi sono valutati indifferentemente (Freud, 1922). Solo dopo Freud la ricerca

metapsicologica ha consentito di valorizzare il fantasma materno all’origine della soggettività e,

quindi, di esplorare la sua forte incidenza sulla disposizione dell’apparato libidico-emotivo alla 16

7

Page 8: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

relazione.

Il fantasma dell’Altro influisce sulle forme del desiderio, sui modi in cui esso guida la scelta

dell’oggetto ed sui rapporti affettivi con lo stesso. Le vicissitudini del desiderio sono attraversate e

impregnate dalle caratteristiche del fantasma incorporato nell’Io. La comprensione dei possibili destini

del desiderio deve dapprima guardare all’unità duale materna e poi al complesso edipico.

Poiché questo lavoro intende approfondire l’esperienza del perturbante nel soggetto melanconico,

l’accento sarà posto sulla fase di rispecchiamento originario come momento generativo delle difese

dalla relazione. In quest’ottica, infatti, l’influenza dei conflitti e dell’ambivalenza del soggetto verso i

propri oggetti è successiva.

Nella terapia delle melanconie è solo dopo che si è sostati nei luoghi di contatto con l’oggetto

primario che diviene possibile trasformare una mancanza indifferenziata e muta in un lutto nominabile e,

quindi, promuovere l’accesso ai processi di integrazione delle pulsioni e degli oggetti parziali.

Con queste forme di sofferenza il punto da dove parte tutto il processo analitico è quello in cui i

fantasmi dell’Altro, incapsulati nell’Io del soggetto, fanno sì che la pulsione rimanga muta, non riesca

ad esprimersi e non abbia meta (Cupelloni, 2003).

L’incontro con il terapeuta dovrebbe innanzitutto assicurare uno sguardo, un riconoscimento capace di

attivare una funzione ricostruttiva e dare voce alle aree psichiche sentite, ma non ancora rappresentate.

Se la melanconia è l’esito di una seduzione avviata ma mancata proprio perchè mentre il desiderio nasceva

e si spingeva verso l’oggetto questo è scomparso, ecco che diventa fondamentale per il terapeuta farsi

garante di una certa continuità affettiva capace di liberare e sostenere le dinamiche di integrazione tra corpo

ed affetti proprie del paziente.

“L’Io non vive di luce propria, non può amarsi se non è amato, è in balia di un riconoscimento che non dipende da sé, se c’è

è il riconoscimento dell’altro, che può in ogni momento sottrarsi: l’Io non è padrone in casa propria” (Berto, 1998, p. 70).

Freud per primo rimarcava la natura essenzialmente relazionale dell’apparato psichico quando scriveva

di come l’Io chiedesse innanzitutto di vivere e di essere amato (Freud, 1922, p. 518).

Per tale ragione, la somiglianza avvertita con l’oggetto d’amore cagiona una tale incertezza nell’Io da

provocare suddivisioni, raddoppiamenti e permute dello stesso. È propriamente nei momenti di intimità

e di compartecipazione ai vissuti, ai sentimenti e ai pensieri dell’Altro, alle volte in modo quasi telepatico,

che si produce quel senso di potenziale minaccia all’integrità dell’Io (Petrella, 1981). Un richiamo

emotivo così coinvolgente da un lato affascina, ma dall’altro genera gran timore, come se tale seduzione

fosse una trasgressione ad un ordine super-egoico costituito che non si sa dove può condurre. L’Io del

melanconico è per questo difensivamente scisso sin dal principio. Nella melanconia, infatti, la funzione

simbolica e la qualità degli affetti vanno compresi alla luce delle primissime fasi di formazione dell’Io. I

legami primari del melanconico sono confusi, indifferenziati tra soggetto e oggetto ed impoveriscono l’Io.

Cupelloni (2008) scrive che da una parte l’Io è ostaggio dell’Ideale e del Super-Io, di legami non pensabili

e di emozioni che si sentono, ma non si dicono. Dall’altra, invece, esso si esprime, ricorda e rimuove grazie 17

8

Page 9: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

alle identificazioni possibili con un Altro che, però, è assunto a modello esteriore.

L’oggetto d’amore produce turbamento quando personificazione di un doppio narcisistico, ossia

quando portatore spontaneo ed inatteso di aspetti parziali della propria immagine e di desideri che sono

censurati alla coscienza. La ripresa di contatto con parti proprie proiettate fuori e misconosciute

conseguente alla presenza erofora dell’altro rimandano al motivo del sosia, der Doppelgänger (Rank,

1924) di cui Freud tratta nell’articolo sul Perturbante.

In principio, il sosia rappresenterebbe una roccaforte contro la scomparsa dell’Io e un tentativo di

liberazione dal potere esercitato dalla morte. Freud accenna a come, con il superamento della fase

dell’amore illimitato per sé, il bisogno di gemellarità muti significato e da garante di vita si trasformi

in monito di morte.

Se da una parte il doppio rappresenta la profonda aspirazione dell’Io alla riunificazione con

un’immagine familiare che gli assicuri la sopravvivenza data la sua strutturale impotenza originaria,

Hilflosigkeit (Freud, 1985); dall’altra, esso costituisce una minaccia di morte per l’Io stesso in quanto

lo obbliga ad alterazioni che potrebbero invaderlo, sostituirlo o gettarlo nel nulla. Dall’oggetto tanto

agognato prima ancora di poter essere riconosciuti si può essere catturati e precipitare in un vuoto

alienante.

Questa è l’esperienza temuta dal soggetto melanconico quando è posto di fronte alla possibilità di entrare

in intimità con l’oggetto amato.

È come se il fallimento della fase speculare e dell’esperienza della prima triangolazione - bambino, madre,

riflesso - impedisca di vivere il piacere dello scambio e dell’illusione di identità (Lambotte, 1993). Non

avendo potuto sentirsi oggetto di un investimento libidico sufficientemente buono, il soggetto

melanconico non è in grado di reinvestire l’immagine di sé derivante dallo sguardo vivificante della

madre. Al posto di tale riflesso si insedia un modello ideale irraggiungibile, un oggetto interno

inarrivabile, un Super-Io arcaico dispotico.

Nel mondo melanconico è proprio l’Ideale dell’Io a regolare la relazione con l’Altro.

Un Altro mai raggiungibile il cui sguardo attraversa senza mai fissarsi su di sé. Ecco perchè ogni moto

di desiderio emergente dall’Io è accompagnato dalla minaccia di un cataclisma per Sé e per l’Altro. Nella

relazione d’amore il soggetto si mostra diviso tra un affannato tentativo di ritrovare l’oggetto per riparare

il proprio Sé e il terrore di rimanere intrappolato e perdersi nell’immagine dell’Altro.

A tale proposito, penso ad una paziente giunta in terapia perché si sentiva confusa, spaesata. La cosa

che la turbava maggiormente era che tale stato si era presentato nel momento meno

comprensibile dato che aveva incontrato un uomo importante. Si lamentava di dover fuggire

inspiegabilmente proprio dagli uomini che più la coinvolgevano. La confusione e lo smarrimento

che l’altro le procurava la costringeva a chiudere i rapporti molto precocemente. Si dispiaceva del fatto

di non essere in grado di stare assieme a qualcuno, ma soprattutto proprio di quel qualcuno che

tanto aveva atteso. Raccontava che questo non le accadeva con uomini particolarmente freddi

18 9

Page 10: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

e distaccati dalle emozioni o con uomini che considerava intellettualmente inferiori. Il suo

matrimonio era fallito qualche anno prima. La relazione coniugale d’amore mi era parsa come

espressione del suo desiderio inconscio dell’Uno, ossia di una fantasia di riunificazione indifferenziata

con la madre. La confusione che a un certo punto ha sperimentato portandola a boicottare

inconsapevolmente il proprio matrimonio era il segnale dell’angoscia di perdita di Sé derivante da

quell’unione perfetta. Per questa paziente la persona da amare doveva essere uguale a Sé, avere gli stessi interessi, provare

e sentire nello stesso modo. Una sorta di gemello o di altra metà della mela che le garantisse un costante rimando a Sé e alla propria identità. Di fatto però, quando sperimentava tale funzionamento all’unisono, si spaventava a tal punto da divincolarsi dalla relazione con tutte

le sue forze, agite e non pensate. L’immobilità e la circolarità del rapporto se in un primo tempo le

offriva la stabilità e la sicurezza ambite, in un secondo momento si trasformava in una palude capace

di inghiottirla.

Per quanto una porzione delle pulsioni rimanga sempre legate all’Io costituendo fonte di nutrimento libidica

fondamentale, una parte di esse dovrà spingersi verso nuove vie (Freud, 1922). La rappresentazione

gemellare che sorge dal narcisismo dei primordi, quindi, non scompare con il superamento dell’infanzia,

ma trae nuovi significati nel corso delle fasi di sviluppo successive. Tale sentimento costituisce, dunque,

un’impronta arcaica legata alla natura più intima delle pulsioni stesse.

Pensiamo ad esempio a quando, in seguito all’uscita dalla fusione materna e allo sviluppo dell’istanza

superegoica, è l’Io stesso a diventare e a proporsi all’Es come oggetto d’amore.

Nella malinconia accade che l’Io, divenuto così simile all’oggetto con il quale era fuso, venga ritenuto

responsabile delle rappresentazioni sconvenienti o pericolose appartenenti alla primitiva indistinzione

tra soggetto-oggetto.

L’Io diventa così unico indiziato per quelle rappresentazioni divenute inammissibili. E questo accade

indipendentemente dal fatto che l’affetto originario collegato alla rappresentazione, che ora è preavvertito

come perturbante, avesse un carattere spiacevole o piacevole.

Pertanto, ciò che ritorna inintezionalmente nell’incontro con l’oggetto d’amore sono proprio quelle qualità

originali dell’oggetto che spaventano non in quanto terrificanti di per sé, ma in quanto rappresentanti

di parti di sé scisse ed eliminate. Tali quote affettivo-sensoriali non ancora integrabili afferiscono alla

preistoria del sentimento di sé e a legami affettivi enigmatici (fantasie di vita intrauterina, fantasie di

castrazione e complessi infantili).

Ciò corrisponderebbe in ultima analisi alla ricomparsa di livelli di funzionamento mentale primitivi

dominati dall’affettività, dalla suggestione, dal contagio psichico, da fantasie onnipotenti di

impossessamento e di incorporazione ostacolanti la differenziazione (Freud, 1919).

Addentrandoci ulteriormente nella questione, impotenza e turbamento paiono legate al ripresentarsi

della coazione a ripetere, ossia alla ripetizione di determinati aspetti della vita psichica che presentano tratti

quasi mefistofelici per la loro capacità di imporsi oltre il proprio principio di piacere.

19 10

Page 11: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

La coazione si presenta di rado allo stato puro. Essa appare legata ad un soddisfacimento pulsionale

piacevole intimamente congiunto ad un moto spiacevole. Eccitamenti dirompenti, infatti, creano una

rottura nella barriera protettiva dell’Io e silenziano temporaneamente il principio di piacere. Per

padroneggiarli l’Io è costretto a legare psichicamente le masse di stimoli irrotte nell’apparato psichico

così da potersene sbarazzare più tardi attraverso la proiezione. Ne derivano gravi conseguenze sulla

ridistribuzione delle cariche pulsionali. Questo legamento operato dall’Io, tuttavia, è un atto preparatorio

fondamentale per riassicurarsi il dominio del principio di piacere.

È da questo impasto pulsionale rimosso sempre in cerca di soddisfacimento che germogliano campi

relazionali antilibidici (Petrella, 1981).

Oggetti alienanti con i quali si è identificati inconsciamente guidano, pertanto, non solo la scelta

dell’oggetto d’amore ma anche il configurarsi della relazione nel tempo.

Il superamento della coazione è assai spinoso. Se in origine ogni investimento oggettuale corrisponde

ad una identificazione, ecco che il mantenimento a tutti i costi dell’oggetto originario diviene l’unico

modo per assicurare l’integrità dell’Io.

Tale oggetto può essere custodito a costo di precludersi nuovi vivificanti investimenti. La separazione

dall’oggetto originario è vissuta come frammentazione, perdita irrimediabile, rinuncia di parti di sé. C’è in

gioco la vita psichica, la paura si fa sentire come paura di impazzire, di perdersi definitivamente. Il soggetto

allora si pensa in modo autarchico. Tutto inizia e finisce con lui.

Più l’oggetto primario è stato deludente e più il soggetto si ritira nella propria autosufficienza,

trovando nell’autoidealizzazione un rifugio, seppur precario.

Penso ad un paziente la cui paura di mettersi in gioco in una potenziale relazione d’amore

superava la forza del desiderio e la qualità dei suoi affetti. Avendo perduto fiducia nell’oggetto primo,

egli ora si sforzava di recuperare da Sé ed in Sé tutto quanto necessario a garantirgli il sostentamento.

Era per lui impensabile che l’Altro potesse essere un oggetto-alleato capace di contribuire alla

coppia. La sua fissità non era però sentita come una rinuncia, ma come una posposizione del

momento giusto, di quel momento in cui sarebbe stato possibile unirsi felicemente all’amata. In lui

vigeva l’obbligo di essere pronto, quasi perfetto e di sentirsi in grado di non deludere mai l’Altro. Drammaticamente, questa immaginifica opera di creazione delle condizioni ideali per l’incontro con

l’oggetto amato, non faceva altro che nutrire il suo senso di inutilità, d’impotenza e di preclusione

irrimediabile al piacere. L’impatto con un non-desiderio e con uno sguardo che non guarda pervadeva il suo mondo

affettivo che troppo presto aveva dovuto rinunciare al piacere dello scambio affettivo e relazionale.

È l’attacco precoce alle capacità immaginative e all’immaginario del bambino e, quindi, al desiderio stesso,

a costringere a forme di difesa così evitanti.

In molti scritti a proposito della melanconia Freud parla di un Io diviso. Una parte di esso è sotto il

dominio del Super-Io che aggredisce l’altra parte e attacca tutti i legami interni ed esterni. Aggirare la

tirannia super-egoica è possibile solo recidendo una parte di sé, quella parte portatrice del desiderio 20

11

Page 12: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

e del risveglio pulsionale. Al suo posto si insedierà l’ombra dell’oggetto perduto, che diverrà oggetto

della propria furia. Qui la perdita dell’oggetto corrisponde alla perdita dell’Io. Emerge come sia il tentativo

da parte dell’Io di controllare l’Es attraverso l’identificazione con l’oggetto perduto o da rimuovere a

dare luogo alle sue diverse alterazioni. Alterazioni, però, che gli permettono di mantenere in vita l’oggetto

pur nella sua reale assenza e, in qualche modo, gli consentono di procedere alla conoscenza dello stesso.

Il soggetto melanconico che evita o abbandona gli oggetti ha rivolto contro di Sé l’odio. Vi è una sorta

di negativismo pulsionale (Lambotte, 1993) che fa ritrarre il soggetto di fronte alle possibilità di incontro.

L’alienazione di cui è oggetto l’Io impedisce al soggetto di distinguere gli oggetti di piacere da quelli di

dispiacere. È come se lo sforzo troppo precoce di padroneggiare l’eccitamento pulsionale senza l’aiuto di

una presenza desiderante avesse intaccato la capacità di discernere tra un Io-piacere e l’oggetto-dispiacere.

Quando l’identificazione non ha valore di progetto, di un destino possibile, il futuro non risulta tutto da

costruire, ma una prescrizione. La relazione diviene un edificio rigidamente predisposto dove non sono

previste e consentite modifiche. I processi identificatori e disidentificatori sono fondamentali per la

graduale decostruzione dell’altrui edificio in noi. Solo l’introiezione delle parti scisse, seppur attraverso il

perturbante sentimento di estraneità-familiarità, sostiene quei fecondi distacchi dalle vecchie

identificazioni. Si potranno avviare, così, i processi di lutto necessari allo sviluppo delle capacità

relazionali adulte.

Nella relazione con soggetti aventi profonde ferite narcisistiche ed angosce depressive ostacolanti la

relazione è fondamentale costituirsi come oggetto reale, vivo, capace di creare un ponte tra l’Io e l’Altro,

tra impotenza e onnipotenza, tra accettazione della realtà e creazione onnipotente. Il soggetto deve

poter sperimentare la possibilità di creare l’oggetto, di dargli significato pur non avendone il controllo

totale. Solo costruendo un’area intermedia, transizionale, prenderà forza la soggettività dell’uno e il

piacere dell’incontro con l’Altro.

A incidere è la dimensione gruppale originaria in cui la personalità si è formata e di cui, quindi, non può

che conservare l’impronta, nel bene e nel male.

Vorrei concludere con un breve estratto dalla lettera “L’uomo che ama” di Stig Dagerman: “Se i pianeti

potessero amare uscirebbero dalle loro orbite e sarebbe il caos. La sopravvivenza dell’universo è garantita dal fatto che

l’amore è impossibile. Anche l’uomo che ama ha il presentimento che l’amore sia fratello della morte. Ma questo non gli

impedisce, lui prigioniero della sua orbita, di aprirsi una breccia fino alla cella del vicino, gridando di gioia: sono libero!”

(Dagerman, 1952).

BIBLIOGRAFIA

Baudrillard J., 1979, De la séduction, (trad. it. Della Seduzione, Cappelli, Bologna, 1985).

21 12

Page 13: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

Berto G., 1998, L’assillo dell’identico. Note sulle pulsioni di morte in Freud, Aut-Aut, pp. 287- 288.

Bollas C., 1989, L’ombra dell’oggetto. Psicoanalisi del conosciuto non pensato, Borla, Roma.

Bollas C., 2009, Il mondo dell’oggetto evocativo, Astrolabio, Roma.

Borges J.L., 1956, Ficciones, (trad. It. Finzioni, Einaudi Tascabili, Torino, 1999.

Carotenuto A., 2013, Eros e Pathos, Bompiani, Milano.

Conrotto F., 2000, Tra il sapere e la cura. Un itinerario freudiano, Franco Angeli, Milano. Correale A., 2014,

Insegnare Bion: si può insegnare la ricerca della soggettività?, in All’origine dell’esperienza psichica. Divenire

soggetti, Milano, Atti del XVII Congresso S.P.I., 22-25 maggio 2014.

Cupelloni P., 2003, La ferita dello sguardo. Una ricerca psicoanalitica sulla melanconia, (Ed. consultata La

ferita dello sguardo. Una ricerca psicoanalitica sulla melanconia, 2008, Franco Angeli, Milano).

Dagerman S., 1952, Vårt behov av trӧst, (trad. It. L’Uomo che ama (postumo) in Il nostro bisogno di consolazione,

Iperborea, Milano, 2003).

Freud S, 1895, Progetto di una psicologia, in O.S.F., vol. 2.

Freud S., 1910, Significato opposto delle parole primordiali, in O.S.F., vol. 6.

Freud S, 1912-1913, Totem e Tabù, in O.S.F., vol. 7.

Freud S., 1914, Introduzione al narcisismo, in O.S.F., vol. 7.

Freud S., 1915, Metapsicologia. Pulsioni e loro destini,, in O.S.F., vol. 8.

Freud S., 1915, L’inconscio, in O.S.F., vol. 8.

Freud S., 1919, Il Perturbante, in O.S.F., vol. 9.

Freud S., 1920, Al di là del principio di piacere, in O.S.F., vol. 9.

Freud S., 1922, L’Io e l’Es, in O.S.F., vol. 9.

Freud S., 1938, Risultati, idee, problemi, in O.S.F., vol. 11.

Fiorentino G., 2005, Il perturbante nel processo analitico, in Rivista di psicoanalisi, vol. 51, Issue 4, pp. 1049-

1064.

Gaber G., 1978, Prima dell’amore in Polli D’allevamento, Etichetta Carosello.

Green A., 1983, Narcissisme de vie, narcissisme de mort, (trad. it. Narcisismo di vita, narcisismo di morte, 1985,

Borla, Roma).

La Scala M., 2014, Soggetto alla pulsione, soggetto alla percezione, in All’origine dell’esperienza psichica.

Divenire soggetti, Milano, Atti del XVII Congresso S.P.I., 22-25 maggio 2014.

Lambotte M.-C., 1993, Le discours mélancolique, (trad. it. Il discorso melanconico, Borla, Roma, 1999).

Nietzche F., 1883-1885, Also sprach Zarathustra, (trad. it. Così parlò Zarathustra, Rizzoli, Milano,

2012).

Novalis, 1976, Frammenti, Rizzoli, Milano.

Ortega y Gasset J., 1992, Estudios sobre el amor, (trad. it. Sull’Amore, Sugarco Ed., Varese, 1994).

Paci E., 1954, Angoscia e fenomenologia dell’Eros, in Aut Aut, n. 24, pp. 468-485.

22 13

Page 14: L’incontro con il perturbante - ISTITUTO ARETUSAL’mpi ronta ricevuta al momento della nostra nascita psichica e le successive vicissitudini determineranno il modo in cui noi saremo

La Seduzione tra inganno e possibilità 27-28 Febbraio 2015

Paci E., 1986, Per una fenomenologia dell’Eros, in Aut Aut, n. 214-215, pp. 3-20.

Pamuk O., 1999, Öteki Renkler. Seçme Yazilar Ve Bir Hikâye, (trad. it. Altri colori: vita, arte, libri e città, Einaudi,

Torino, 2008).

Petrella F., 1981, Il sosia perturbante: note Sul “Doppio” di Otto Rank, in Rivista di psicoanalisi, vol. 1, pp. 72-

82.

Sassanelli G., 2014, Divenire soggetti. Soggetto e libertà, in All’origine dell’esperienza psichica. Divenire

soggetti, Milano, Atti del XVII Congresso S.P.I., 22-25 maggio 2014.

Winnicott D.W., 1971, Playing and Reality, (trad. it. Gioco e realtà, Armando, Roma 1997).

Wolf C., 1983, Kassandra, (trad. it. Cassandra, Ed. Tascabili e/o, Roma, 1993).

Stefania Polesello Pol

[email protected]

23 14