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L’alternanza scuola lavoro in Italia e in Europa Emmanuele Massagli Università di Bergamo [email protected] @EMassagli PRESENTAZIONE NON DIVULGABILE

L’alternanza scuola lavoro in Italia e in Europa

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Page 1: L’alternanza scuola lavoro in Italia e in Europa

L’alternanza scuola lavoro in Italia e in Europa

Emmanuele Massagli

Università di Bergamo

[email protected]

@EMassagli

PRESENTAZIONE NON DIVULGABILE

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Il metodo dell’alternanza formativa

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I due significati di «alternanza formativa»

1) Accezione politico/economica: «i percorsi di apprendimentovocati al lavoro hanno la capacità di incrementare l’occupabilitàdelle persone, aiutare a ridurre il disallineamento formativo eprofessionale e ridurre i tempi di transizione dalla formazioneal lavoro»* (il «capitale umano»)

Occupabilità: «la combinazione dei fattori che consentono allepersone di prepararsi ad entrare nel mondo del lavoro, mantenereuna occupazione o fare progressi di carriera determinata dalleattitudini personali»** (natura utilitaristica)

*Conclusioni di Riga, 22 giugno 2015** Tradizionale definizione del CEDEFOP

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I due significati di «alternanza formativa»

2) Accezione educativa: «strategia metodologica necessaria perrealizzare percorsi formativi coerenti e compiuti nei quali siintegrino attività formative di aula, di laboratorio ed esperienzedi lavoro svolte in impresa finalizzate alla formazione e crescitaintegrale della persona» (lo sviluppo umano)

Occupabilità: «il metodo di ricerca della verità che consentealla persona di comprendere appieno, in tutta la sua complessità,la realtà in cui vive, indipendentemente dalla natura pratica oteorica dei problemi che incontra, mettendo a frutto i talentiinnati che ha riconosciuto, perfezionato, allenato, personalizzatoed evoluto grazie all’educazione ricevuta » (natura realistica)

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La competenza, le competenze

Competenza: «la capacità di applicare in modo appropriato, in undeterminato contesto (istruzione, lavoro, sviluppo personale oprofessionale), i risultati dell’apprendimento»*

Competenze trasversali: «…trasversali rispetto ai singoli mestieri e settori econnesse alle competenze personali (fiducia in se stessi, disciplina,imprenditorialità) e sociali (predisposizione al lavoro di gruppo,comunicazione, empatia)», ma «trasversali anche rispetto alle diversecompetenze disciplinari»* (objet à trouver)

Competenze personali utili a vivere (risolvere) situazioni complesse:competenze oggetto non di sapere, ma di potere, di essere; quindi da fareemergere, rendere coscienti, grazie alle esperienze formative» (dimensionesoggettiva)

* Cedefop

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L’occupabilità reale e non solo economica, quella lungo tuttol’arco della vita, non si realizza con la scolastica ed enciclopedicaarchiviazione di nozioni, né con il semplice addestramentotecnico, bensì per il tramite di una azione pedagogica profonda,rivolta alla coscienza viva dell’uomo e alla sua completezza(anche) per il tramite del principio educativo dell’alternanzaformativa che, avvalendosi di diversi dispostivi didattici, intrecciateoria e azione, cognitività e manualità, azione e riflessione,discipline adoperate per il lavoro e discipline considerate culturali.

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I modelli europei

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Sovrapposizione con il tema (più vasto) della formazione professionale etre vocational training regimes:

1) modello liberale/mercatista: i profili professionali – e i metodipedagogici - sono «decisi» dal mercato e non dallo Stato; sonosecondarie le qualifiche: lavoratore come «fattore di produzione».

2) modello burocratico/statalista: regolazione normativa (Stato) moltopervasiva; Ministeri centrali nella fissazione di programmi, metodi ecertificazioni: formazione del cittadino prima che per il mercato.

3) modello corporativo/duale: centralità del lavoro nella formazione(Berufskonzept) e principio di autonomia della formazioneprofessionale. Centraltà della figura dello studente-lavoratore e delleparti sociali, anche con funzioni regolatorie.

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Una ulteriore classificazione della formazione professionale:

1) work-based learning: svolta on the job per un periodo superiore al50% dell’orario ordinamentale (indipendentemente dalla forma delcoinvolgimento sul posto di lavoro). Spesso definita anche«formazione situata».

2) school-based learning: svolta per oltre il 50% dell’orarioordinamentale in aula, combina la formazione generalista conesperienze più di natura lavoristica.

Circa il 10% degli studenti professionali segue un corso realmente work-based. Il 29% school-based. Stessa percentuale di chi segue percorsimisti. I restanti sono iscritti a corsi non inquadrabili secondo questaclassificazione.

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Il sistema duale tedesco

Modello di scuola professionale radicalmente costruitosull’alternanza coordinata (integrazione, quindi) tra periodi diformazione teorica (minori) e periodi di formazione pratica(prevalenti). Questo sistema permette il conseguimento di circatrecentocinquanta qualifiche aventi valore legale, che vengonoannualmente implementate e aggiornate dal Ministerocompetente in accordo con le parti sociali datoriali e sindacali.L’integrazione è realizzata mediante contratti di apprendistato atempo determinato inscindibilmente connessi col percorsoformativo.

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Isfol, 2011

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Per una classificazione (anche) dei modelli di apprendistato

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L’attuazione della alternanza formativa in Italia

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Chiarito il metodo… quali diversi dispositivi didattici?

Per realizzarsi concretamente nei percorsi formativi e scolastici esvolgersi nelle imprese, l’alternanza formativa si avvale di diversidispositivi didattici (strumenti) da scegliersi in coerenza con:

• le intenzioni educative e formative del percorso;• le caratteristiche del soggetto;• le caratteristiche del contesto (durata del periodo di alternanza,

tipologia di impresa, età del ragazzo, usi e regolamenti aziendali,contrattazione collettiva, decisioni del collegio dei docenti, tessutoimprenditoriale, prospettive occupazionali etc…).

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I diversi dispositivi didattici

(= alternanza scuola-lavoro)

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Lo strumento dell’alternanza scuola-lavoro

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La lunga marcia dell’alternanza formativa

1938: affermazione legislativa della valenza formativa del lavoro

Con l’emanazione del regio decreto-legge n. 1906 del 1938 sicostruisce lo scambio implicito nel contratto di apprendistato:lavoro in cambio non soltanto di denaro, ma anche diformazione (questa giustifica il minore salario, non l’inesperienzacome ad inizio Novecento!). Il Legislatore comprende lepotenzialità formative insite nel lavoro (e nella manualità) quandoguidate da una istituzione formativa.

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La lunga marcia dell’alternanza formativa

Boom economico: la forza dell’alternanza formativa

La fecondità imprenditoriale degli anni Cinquanta e Sessanta èaccompagnata dalla diffusione dell’istruzione e formazionetecnica di natura (e spesso di proprietà) industriale.

Il Sessantotto: la liceizzazione

Con la nascita della scuola media unica e con l’invasione delloStato nella istruzione tecnica e professionale, si afferma (eteorizza!) nel nostro Paese il paradigma culturale e didattico dellaseparazione tra sapere e fare e, di conseguenza, tra formazione elavoro (scolasticizzazione)

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La lunga marcia dell’alternanza formativa

Legge Moratti: la riscoperta legislativa del metodo pedagogicodell’alternanza formativa (alternanza scuola-lavoro)

Art. 4 della legge 28 marzo 2003, n. 53 Delega al Governo per ladefinizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenzialidelle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale

Alternanza scuola-lavoro: modalità di realizzazione del percorsoformativo (secondo ciclo) progettata, attuata e valutatadall’istituzione scolastica e formativa in collaborazione con leimprese, con le rispettive associazioni di rappresentanza e con lecamere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, cheassicuri ai giovani, oltre alla conoscenza di base, l’acquisizione dicompetenze spendibili nel mercato del lavoro.

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Legge Moratti: la riscoperta legislativa del metodo pedagogicodell’alternanza formativa (alternanza scuola-lavoro)

Decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77 Definizione delle norme generalirelative all'alternanza scuola-lavoro, a norma dell'articolo 4 della legge28 marzo 2003, n. 53

La finalità non è immaginare corsi secondari superiori alternativi oparalleli a quelli che già esistono, quanto arricchire i percorsi scolastici eformativi esistenti sfruttando il giacimento culturale ed educativo dellavoro anche reale e non soltanto simulato.Quale che sia la soluzione tecnica che realizza l’alternanza, il percorsosarà da articolarsi «in periodi di formazione in aula e in periodi diapprendimento mediante esperienze di lavoro» che «fanno parteintegrante dei percorsi formativi personalizzati» e che infatti sono dasvolgersi «nell’ambito dell’orario complessivo annuale dei piani distudio».

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La lunga marcia dell’alternanza formativa

Decreti Gelmini: la riduzione dell’alternanza formativa astrumento

I regolamenti di riforma della Scuola Secondaria Superiore del 15marzo 2010 (D.P.R. 87, 88, 89)

Stravolgimento culturale dell’istituto: l’alternanza formativadiventa «strumento». «stage, tirocini e alternanza scuola lavorosono strumenti didattici per la realizzazione dei percorsi di studio»(D.P.R. 88/2010), si compone di «attività in alternanza scuolalavoro» (D.P.R. 89/2010).

(132 ore nelle classi quarte e quinte della istruzione professionale)

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La lunga marcia dell’alternanza formativa

La Buona Scuola: la forzatura legislativa del principio culturale e irischi pedagogici

Articolo 1, commi 33-44 e 45-55 della legge 13 luglio 2015 n. 107Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega peril riordino delle disposizioni legislative vigenti

Diventano obbligatorie e vincolanti per l’esame di Stato 400 orecomplessive di alternanza scuola-lavoro per il secondo biennio el’ultimo anno degli istituti tecnici e professionali e 200 ore complessiveper il triennio dei licei. Finalità: «incrementare le opportunità di lavoroe le capacità di orientamento degli studenti».

Da brevi attività per 200.000 giovani a corpose esperienze per1.445.300 giovani!

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Alternanza formativa come strumento pedagogiconecessario per la formazione integrale della persona per laquarta rivoluzione industriale e non come politica attiva,politica del lavoro, recupero dei dispersi

Quindi…