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MARZO 2012 L’Altra Sesto s.a.s. periodico d’informazione - attualità - politica - cultura - sport. Registrazione n° 1951 del 30 aprile 2009 presso Tribunale di Monza N°24 anno 2012 tel. 02-224.76.547 fax 02- 224.76.547 sede legale e sede operativa via Andrea Costa 14 Se- sto S. Giovanni 20099-MI - Fotolito e Stampa A.G. Bellavite s.r.l. Missaglia (LC) 039-92.00.686 sito internet: www.laltrasesto.com indirizzo di posta elettronica: [email protected] - di- stribuzione gratuita L’Altra Sesto IL MOVIMENTO HA SCELTO

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marzo 2012

L’Altra Sesto s.a.s. periodico d’informazione - attualità - politica - cultura - sport. Registrazione n° 1951 del 30 aprile 2009 presso Tribunale di Monza N°24 anno 2012 tel. 02-224.76.547 fax 02-224.76.547 sede legale e sede operativa via Andrea Costa 14 Se-sto S. Giovanni 20099-MI - Fotolito e Stampa A.G. Bellavite s.r.l. Missaglia (LC) 039-92.00.686 sito internet: www.laltrasesto.com indirizzo di posta elettronica: [email protected] - di-stribuzione gratuita

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Soc. Editoriale L’Altra Sesto s.a.s. Sede legale via A. Costa 14 20099Sesto San Giovanni (MI)Anno di Fondazione 2009Ideatori: Paolo Vino e Massimiliano MamprinSoci fondatori: Paolo Vino, Giovanni Scognamiglio, Francesca Pilotto e Alessandro CatulliGrafica pubblicitaria: Linea Grafica Sesto San GiovanniImpaginazione: Mirko NossaHanno collaborato: Elisa Maria Colombo, Riccardo De Gaetano, Francesco Della Torre, Remo Fedele, Valentina Gironi, Alessandra Sacchelli, Giorgio Valleris, Mirko Nossa, Eros de Noia, “l’asterisco”, “Il Cavaliere Inesistente”, “L’Ape Regina”.chiuso in redazione il 4 febbraio 2012

La collaborazione al giornale è gratuita. Articoli e fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati. Gli articoli pub-blicati riflettono il pensiero dei singoli autori e non vincolano in alcun modo la linea di condotta della società editrice e del direttore responsabile di questo periodico. La direzione si riserva la facoltà di condensare e modificare, secon-do le esigenze e senza alterarne la sostanza, gli scritti a sua disposizione. Senza il consenso dell’editore è vietato riprodurre, con qualsiasi mezzo, il giorale o sue parti. Alcune immagini sono tratte da internet, per informazioni contattare l’indirizzo mail: [email protected].

marzo 2012

parliamo di...

pAoLo vINo

[email protected]

Sono davanti al seggio elettorale. Quest’anno mi tocca votare per il sindaco di Sesto San Gio-

vanni. Bene, guardo le liste, cerco il candidato che più mi aggrada… Opto per il Pdl, chissà che il vento del cambiamento, dopo anni e anni di sinistra, possa coinvolgere anche la nostra ama-ta città. Ok, cerco il nome, vediamo un po’, giro di qua la scheda, leggo un po’ i giornali per aggiornarmi sul-le caratteristiche del personaggio, la sua storia… Od-dio, ragazzi: non c’è il candidato del Pdl!!! Ma come, pro-prio quest’anno, dopo gli scandali che hanno coinvol-

to il Comune di Sesto San Giovanni, con arresti vari, proprio quest’anno che ci potrebbe essere un avvi-cendamento storico in città… il Pdl non c’è!!!! Ecco,

fino a qui è la storiella che ho inventato per paradosso. Un paradosso che

però potrebbe diventare realtà. Eh già, perché fino ad oggi il

Pdl, tra nomi e comunica-zioni varie, del tipo “Stia-mo vagliando personalità importanti della città”, stringi stringi non hanno ancora quagliato il nome del candidato. Per questo rivolgo un accorato appel-

lo ai coordinatori cittadini del partito: vi prego, tirate

fuori un nome qualsiasi, giu-sto per avere la goduria di ve-

derlo sulla scheda elettorale.

Il Cavaliere Inesistente

LE ELEZIONI, IL PDL E IL PARTITO CHE NON C’E’…

Un omaggio speciale nella guerra dei tailleurQuesto numero di

marzo lo voglio de-dicare a Felice Cagliani. Lo faccio di cuore, con sincerità, anche perché è la risposta più efficace alle accuse - rappresen-terei “perfettamente uno stile maschilista” - che il segretario del PD se-stese ha mosso nei miei

confronti sulle colonne di Nuova Sesto (10 febbraio) e solo perché mi sono permesso di fare una riflessione sul-le primarie del centrosinistra che hanno incoronato Mo-nica Chittò. Alla faccia della democrazia! Non importa, ne prendo atto e rispondo con un fascicolo de L’Altra Sesto dedicato alle donne, mamme, imprenditrici, spor-tive, con l’obiettivo di ricordare quanto sia importante il loro ruolo nella vita quotidiana. Ma c’è un altro motivo che mi ha spinto a fare un nume-ro tutto “rosa”, a cominciare dalla banda che attraversa il giornale al posto del tradizionale e storico azzurro. Nei giorni 6 e 7 maggio, infatti, si voterà per eleggere il sindaco e l’unica novità, per ora, pare l’abbia trovata il movimento dei Giovani Sestesi che ha candidato Ales-sandra Aiosa alla poltrona di primo cittadino e questa decisione, per tanti un po’ a sorpresa, è l’unica risposta ufficiale e femminile alla Chittò. Potrebbe anche esse-re questa commerciante sestese, senza tessere in tasca, a prendere il posto di Oldrini o a rendere più ostica la

strada all’attuale assessore alla cultura. Le aspiranti in gonnella, comunque, sono in aumento, visto che il Mo-vimento 5 Stelle ha annunciato la candidatura di Serena Franciosi.Si profila una guerra di tailleur? Pare di sì, visto che fino al momento di andare in stampa (14 marzo) non si ve-dono altri nomi all’orizzonte, oltre a quello di Orazio La Corte per i Verdi. E questo preoccupa, perché molti sestesi, anche in seguito ai fatti che hanno interessato l’area Falck, hanno sete di rinnovamento, hanno chiesto di voltare pagina, di mandare a casa la vecchia politica, ma per ora tutto tace. Tutti in attesa, ad osservare le mos-se dell’avversario. I giorni passano, scoppia la polemica della moschea, argomento sul quale il PD dice di voler dialogare ma in realtà sta tentando di convincere le fran-ge degli indecisi, forse più di quanti immaginavano, ad accettare la nuova costruzione, o di far cambiare idea a quelli che non la vogliono. E se l’opera di Via Luini si trasformasse in un pericoloso boomerang per il partito di Oldrini? Mancano poco meno di due mesi al voto, ma è il caso che i cittadini facciano serie riflessioni prima di entrare al seggio per votare. Potrebbero per una volta prendere il posto della politica, essere lungimiranti, concentrar-si non sul giorno del voto ma sul futuro dei loro figli, dei loro nipoti. Da vent’anni a questa parte Sesto San Giovanni non è stata il futuro di nessuno e la cosa più sorprendente che nessuno si è finora preso la benché mi-nima responsabilità di tutto quello che non è stato fatto.

Paolo Vino

L’Altra Sesto pag. 3

eventomarzo 2012

I GIOVANI SESTESI SI AFFIDANO A UNA DONNAAlessandra Aiosa, commerciante, è la candidata alla poltrona di sindaco

gramma che ho in mente vi sono due progetti molto importanti che posso permettere alla nostra città di riconquistare identità e rilancio. Il primo riguarda la riqualificazione della piscina comunale estiva Car-men Longo, l’unica olimpionica della nostra città che essendo estiva e all’aperto è poco sfruttata. Il nostro progetto prevede la trasformazione della pi-scina, con copertura telescopica, un centro benesse-re, uno per subacquei, una vasca per l’acquaticità dei bimbi da 3 a 36 mesi, il tutto seguito da personale medico e paramedico. Il secondo progetto riguarda la realizzazione di una vera e propria città dello sport sulla falsariga del nuovo stadio della Juventus a To-rino. E l’abbiamo fatto inviando una lettera anche a Massimo Moratti, presidente dell’Inter, per creare un nuovo stadio nelle aree Falck circondato da tutta una serie di attività commerciali d’eccellenza, un museo dello sport e tanti luoghi per poterne praticare diffe-renti attività. Questo permetterebbe alla proprietà, la Bizzi & Partners, di mantenere la cubatura destinata al commercio evitando la costruzione dell’ennesimo centro commerciale senza futuro che riuscirebbe ol-tretutto solo a danneggiare il già agonizzante com-mercio di vicinato”. Insomma, di carne al fuoco i Giovani Sestesi ne hanno messa veramente tanta ed ora tocca alla Aiosa portare avanti questo ambizioso programma. Intanto, già alla serata di presentazione, poco meno di 150 persone hanno firmato davanti al notaio per la presentazione delle candidati e a questo punto la soglia minima non è poi così lontana…

Quarant’anni, minuta, viso da ragazzina e ha su-bito dimostrato di avere tanta grinta da vendere,

visto che neppure le quasi 200 persone che gremiva-no la Sala del Teatrino della Villa Visconti d’Arago-na l’hanno in qualche modo intimidita. Certo, non capita tutti i giorni di dover fare un bel discorso nella veste di candidato sindaco a Sesto San Giovanni, ma

Alessandra Aiosa, la prescelta dal Movimento dei Giovani Sestesi, ha subito dimostrato le sue qualità nella serata di presentazione, forte di una plurien-nale esperienza da commerciante nel settore della profumeria. “Nella storia di ognuno di noi c’è sem-pre un momento in cui devi decidere. Capita spesso, come cambiare lavoro, sposarsi, per me questo mo-mento è stato l’incontro con i Giovani Sestesi”. Che hanno sicuramente avuto il merito di coinvolgerla con impegno crescente nell’attività politica, anche se lei non ha mai perso il contatto con la famiglia. “Ai miei genitori devo il senso del dovere, l’orgo-glio dei sapersi sacrificare per raggiungere i risultati, ma soprattutto l’insegnamento della rettitudine. Mi hanno sempre detto che se voglio qualcosa me la devo guadagnare”. Idee chiare, insomma, anche nel ruolo sempre più difficile della donna, peraltro pro-tagonista di questo numero de L’Altra Sesto, spesso costretta scelte obbligate nelle quotidianità. “Penso che il compito di un’amministrazione che crede nel futuro sia quello di non mettere una donna nelle con-dizioni di dover scegliere fra maternità e carriera. Un

sindaco deve cercare di creare le condizioni affinché il suo territorio sia appetibile. Partendo dai servizi. Azzerare le liste di attesa per gli asili nido, ad esem-pio, se si vuole offrire un’opportunità vera alle don-ne che non devono essere costrette a fare una scelta di vita. Insomma, gli asili nido aziendali devono es-sere una priorità assoluta”. Grande attenzione, quin-

di, per i più piccoli, ma anche gli adulti sono al centro dell’at-tenzione della Aiosa, con un occhio particolare al territorio. “I Giovano Sestesi credono che Sesto debba riappropriarsi della sua identità, che debba essere una città metropolitana, ma con una dignità che passi attraverso la cultura. In questi anni se ne è fatta tanta, ma va spalmata su tutto il territorio così da far rivi-vere i quartieri. E’ fondamenta-le una mappatura della città per riconoscere in ogni luogo una location che svolga questa fun-zione. La gente si deve riabitua-re a usare le strade e la sua città;

solo così si torna a far rivivere le piazze. Illuminare di più e meglio, oltretutto, e solo così si elimina il coprifuoco mentale che a una certa ora immobilizza i nostri quartieri”. Da commerciante quale è, la Aio-sa non poteva tralasciare il suo punto di vista sul set-tore. “Vorrei che si smettesse di additare l’imprendi-tore come colui che in potenza o in atto è un evasore. C’è un sacco di gente che dirige la propria azienda con passione e in questo senso i Giovani Sestesi con Assocommercio si impegneranno a creare gruppi di lavoro con responsabili di ogni quartiere per creare un progetto che sia economicamente e socialmente utile per la città”. Uno dei temi più centrali del parte di programma esposto dalla Aiosa (una finestra più ampia, come annunciato, verrà aperta nel corso di una futura conferenza stampa dove verranno illustra-ti tutti i punti nel dettaglio) riguarda il mondo dello sport. “Credo che rappresenti uno degli elementi educativi nel quale valori come il rispetto delle re-gole sono sottolineati in maniera forte. Se si vuole educare i nostri giovani verso la società e verso le altre persone occorre investire sullo sport. Del pro-

L’Altra Sestopag. 4 marzo 2012

politica a cura di Giorgio valleris Nel PD continua l’incubo primarieIn casa PD l’argomento primarie è sempre

un nervo scoperto. Gli exploit di Pisapia a Milano e di De Magistris a Napoli dello scorso anno non sono stati episodi isolati. Lo dimo-strano i fatti, lo evidenzia la tornata elettora-le amministrativa 2012. Il verdetto arriva da grandi piazze come Genova e Palermo e la tesi dell’incidente di percorso ormai non regge più. Nel capoluogo ligure il candidato indipenden-te ma in quota Sel, Marco Doria, ha battuto i due aspiranti sindaci democratici superando anche il sindaco uscente Marta Vincenzi, tra-volta anche lei dalle acque dei fiumi esondati. Per le consultazioni paler-mitane, invece, si è giunti ai ferri corti anzi, alle vie legali. Due rappresentanti della li-sta di Fabrizio Ferrandelli, il vincitore delle primarie del centrosinistra (che ha su-perato la candidata di PD e IdV Rita Borsellino per 150 voti), sono indagati dalla magistratura con l’accusa di reati elettorali.Se a Genova il trionfo di Doria ha costretto i vertici del partito a fare harakiri, a Palermo, comunque vada, non sarà un successo. In questo scenario, che Bersani&co avrebbe-ro evitato volentieri, il risultato sestese meri-ta una rilettura a bocce ferme. La vittoria di Moni-ca Chittò, assessore alla Cultura della giunta uscente, è stata netta, schiaccian-te. Ha triplicato i voti del secondo classificato, il vendoliano Moreno Nossa, staccando con di-stanze siderali gli altri candidati. Non stupisce il netto calo dei partecipanti, quasi dimezzati rispetto ai 4mila sestesi che hanno espresso la propria preferenza nelle consultazioni nazio-nali. Ma gli oltre 1600 voti per Chittò su 2800 partecipanti sono quasi un plebiscito.Il plauso alla vincitrice è d’obbligo, ma bisogna sottolineare anche la capacità che ha avuto il PD sestese di fare quadrato, nonostante la vi-gilia delle primarie fosse stata caratterizzata dalle immancabili divisioni interne sui parteci-panti da sostenere. Non a tutti andava a genio la candidatura di Chittò, ma questa non è una

notizia. La coalizione di centrosinistra parte di nuovo super favorita e può sognare anche una vittoria secca al primo turno. Qualora ciò do-vesse avvenire dovrebbero, quantomeno, spe-dire una scatola di cioccolatini (di quelli buoni) ai colleghi del centrodestra. Se è ormai sconta-to che la Lega correrà da sola, come peraltro annunciato da tempo immemore, Il PdL cit-tadino sembrerebbe non aver imparato nulla dalla lezione di cinque anni fa. Oggi come allo-ra il loro candidato resta un mister X del quale i cittadini ignorano identità, idee e programmi, sogni ed aspirazioni. Vista l’allergia dei vertici

cittadini verso la scelta candi-dato in vista delle elezioni,

viene da chiedersi perché anche nel PdL, non provi-no a fare una sorta di pri-marie? Forse la risposta è semplice. Anche se non è educato guardare in casa d’altri, bastano quattro parole: Milano, Napoli, Genova, Palermo. Tornando ai democra-tici, quel che è certo è che l’ottimo risultato sestese non riuscirà a mascherare guai che,

istituti come le prima-rie, portano sempre

alla luce del sole. Ad ammetterlo è lo stes-so segretario nazio-

nale Bersani che, dopo il caso Palermo, ha dichia-

rato “Le primarie sono una ri-sorsa ma non risolvono mai i problemi politici anzi possono essere un moltiplicatore”. Partire favoriti nella culla di Penati, dopo l’esplosione dello scandalo per presunte tangenti è comun-que un buon inizio. La presidente del partito Rosy Bindi, in questi giorni, si è affrettata a giurare un (tiepido) amore eterno alle prima-rie definendole: “Uno strumento importante che dobbiamo continuare a sfruttare, ma bi-sogna cambiare le regole.”. Con un panorama politico simile, torna alla mente una massima di Winston Churchill sulla democrazia. Poche parole, precise e taglienti come lui e pochi al-tri potevano permettersi. “La democrazia fun-ziona quando a decidere sono in due e uno è malato”.

AGLI ONOREVOLI DOPPIO STIPENDIO

Ti hanno arrestato? Non ti abbattere…

In queste poche righe spero di riuscire a sin-tetizzare al meglio una notizia che ho ascol-

tato pochi giorni fa su Radio24, mentre ero alla guida della mia macchina. E’ la storia di un de-putato siciliano (in Sicilia i consiglieri regionali si fanno chiamare onorevoli) che si trovava agli arresti domiciliari accusato di concussione per aver chiesto una mazzetta, colto in flagranza di reato. Ebbene, costui continuava a percepire lo stipendio da consigliere regionale.Dopo due mesi di detenzione, i giudici hanno disposto la revoca dei domiciliari imponendo però la misura del divieto di soggiorno in Sici-lia e, a fine 2011, hanno stabilito che il deputato potesse rientrare sull’isola, limitando il divieto d’ingresso alla sola città di Palermo, vale a dire dove ha fisicamente sede l’Assemblea regiona-le siciliana. E così per lui niente indennità di presenza, niente gettone perché non può ma-terialmente partecipare ai lavori del consiglio regionale. Peccato però che la stessa Regione continui a riconoscergli uno stipendio mensile di circa 3mila euro in quanto non vi è obbligo di dimora per svolgere il proprio ruolo. Non è una trovata della “casta isolana”, è la legge. Inizialmente il politico non poteva più metter piede in Sicilia per il rischio d’inquinare le pro-ve. Poi però ecco questa nuova misura che lo costringe ‘solo’ a stare alla larga dal capoluogo

di regione. Le autorità hanno comunica-to che, revocati i domiciliari, s’intende

‘caducato’ di conseguenza anche il provvedimento di sospensione dal-la carica di deputato regionale, per-ché la misura del divieto di dimora

non prevede la sospensione automatica dall’incarico. Tradotto dal burocratese: il consigliere o deputato che dir si voglia potrà con-

tinuare a percepire la sua in-dennità mensile.Sempre convinti che raddoppiando lo stipen-

dio ai politici con la fedina penale immacolata e azzeran-

dolo a quelli condannati non si risparmierebbe qualche euro? Ah,

un’ultima cosa: il deputato siciliano in que-stione (per la cronaca eletto nelle liste del

PD con oltre 13mila preferenze ma sospeso dal partito in osservanza al codice etico a seguito dei suoi guai giudiziari) faceva pure lui parte dell’ufficio di presidenza del suo consiglio re-gionale; una specie di maledizione. Il suo sti-pendio gli è garantito dall’art. 15, comma 4 bis, della legge 19 marzo 1990, n. 55 che s’intitola: “Nuove disposizioni per la prevenzione della delinquenza di tipo mafiosoe di altre gravi forme di manifestazione di pe-ricolosità sociale”. Chi, armato di un po’ di pazienza, volesse leg-gersela e scoprire un po’ di cose ‘gustose’ lo può fare semplicemente inserendo la dicitura “legge 19 marzo 1990, n. 55” su un qualsiasi motore di ricerca in internet. Buona lettura.Ancora una nota in chiusura: dalla stampa si apprende che, un mese fa, i magistrati che si occupano della vicenda hanno trovato una let-tera in aula, poco prima dell’avvio dell’udien-za. Poche righe: “Ricordate oggi e sempre che a Misilmeri c’è gente che per l’onorevole Ga-spare Vitrano si farebbe ammazzare, che per Gaspare Vitrano è capace di ammazzare”. Per completezza d’informazione è anche giusto ri-portare che l’avvocato dell’imputato ha annun-ciato un esposto per cercare di far luce sull’ac-caduto in quanto si tratta – ha dichiarato – di “un episodio che ci danneggia molto”.

Lasciate ogni speranza o voi che entrate… in politica. Chi

spera, o peggio ancora prova a la-vorare per costruire una politica più etica rischia di cadere in una profonda depressione. L’epidemia di inchieste che riguardano i po-litici che governano la ‘virtuosa’ Regione Lombardia non può non imporre una riflessione sul (quasi) invisibile filo che lega politica e malcostume. Niente nostalgia per “Mani pulite” né per i cappi sca-rabocchiati sui muri delle città agli inizi degli anni ’90. Ma in quale altro luogo si può trovare una così alta concentrazione di indagati se non nei palazzi della politica? Non al parco, né nei negozi o in un bar. Eppure il 15% dei consiglieri re-gionali lombardi sono coinvolti, a vario titolo, in inchieste giu-diziarie. E nella hit parade delle accuse più gettonate c’è sempre la corruzione. Fatta salva la sa-crosanta presunzione d’innocenza (fino a prova contraria), come si può credere in un’istituzione fon-damentale come l’ufficio di presi-denza del consiglio regionale della Lombardia, mica un’assemblea di condominio, in cui 4/5 dei compo-nenti è nei guai con la giustizia? Per Filippo Penati (Pd) e Davide Boni (Lega), entrambi indagati per presunte tangenti, è giusto atten-

dere la sentenza. Ma per altri due: Franco Nicoli Cristiani e Massimo Ponzoni (PdL) sono già scattati gli arresti: rispettivamente per corru-zione - ma guarda un po - e ban-carotta. Resta immacolato e libero di fare tutti gli scongiuri del caso solo Carlo Spreafico (Pd). Con queste premesse difficile dire ai cittadini che non si devono lasciar travolgere dall’ondata di anti poli-tica e ancor più arduo è sostenere che i privilegi della casta non sono il nostro peggior nemico. A questo punto i rischi sono due: per chi si scaglia contro i politici nostrani scatta d’ufficio l’accusa di dema-gogia, qualunquismo e populismo. Per chi non lo fa quella di “servo del potere”.Proviamo a schivare entrambe (o prendersele sul muso tutte e due) con una proposta che non è né ori-ginale né intenzionalmente provo-catoria. Raddoppiamo lo stipendio ai politici. A quelli onesti, solo a loro. E azzeriamolo (magari facen-do anche restituire qualcosa alla collettività a mò di risarcimento) a quelli su cui gravano sentenze passate in giudicato. Qualcuno è convinto che non ci potrebbe esse-re un po’ d’ossigeno per le casse pubbliche? Sul serio? Chi ne è inti-mamente convinto legga l’articolo che segue…

L’Altra Sesto pag. 5

festa della donnamarzo 2012

In quasi tutto il Mondo l’8 marzo ricorre la Giornata Internazionale della Donna. E’ stata istituita per ricorda-re sia le conquiste politiche e socio-economiche sia per non dimenticare le discriminazio-ni e le violenze cui l’universo femminile è stato e tutt’ora è sottoposto. Le origini della ricorrenza risalgono al lontano 1908, quando un gruppo di opera-ie dell’industria tessile ame-

ricana Cotton scioperarono per protestare contro le ter-ribili condizioni in cui era-no costrette a lavorare. Dopo mesi di sciopero, il proprie-tario dell’industria, stanco della mancata produttività e soprattutto contrario al rico-noscimento dei diritti recla-mati dalle lavoratrici decise di bloccare tutte le porte del-la fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Un grosso incendio divampò all’inter-

no della fabbrica e le donne operaie prigioniere ne furono travolte. Nel 1946, in occasione del pri-mo 8 marzo del dopo guerra, le femministe italiane erano alla ricerca di un fiore che potesse simboleggiare la gior-nata. E lo trovarono nelle gialle palline della profumata mimosa, che oltre al loro gra-zioso aspetto fiorivano proprio nel mese di marzo e non erano troppo costosi.

In Moldavia la Festa della Donna è molto importante ci racconta Angela, proprie-

taria della Tintoria in via Stoppani. “ Questa ricorrenza viene celebrata con grande calore e partecipazione ma diversamente rispetto al modello italiano. Si festeggia in casa, organiz-zando una cena, non tra sole donne, è una festa che coinvolge tutta la famiglia, mariti compresi. Sono arrivata in Italia il 7 marzo di circa dieci anni fa, avevo 28 anni e le strade erano dipinte di giallo e odoravano di fresco. Non sapevo che la mimosa fosse il simbolo di questa festa, da noi le donne ricevono tulipani e rose rosse. Ricordo che da piccola aspettavo con ansia questo gior-no: mia mamma preparava una cena speciale e mio padre quando arrivava a casa nascondeva tra i giornali due mazzettini di quei fiori speciali. Si ha una grande considerazione delle donne, un grande rispetto. Il mondo femminile viene considerato al pari quello maschile; noi donne siamo delle grandi lavoratrici e come tali veniamo rispettate”.

perù: la figuradella procreatrice

In Perù non esiste una giornata dedicata inte-ramente alle donne, è più importante ricorda-

re e festeggiare la mamma, ci racconta Elida. “Ab-biamo il giorno del papà, quello dei bambini, quello della gioventù e molti altri ancora, ma non una festa per le donne”. Nonostante il mondo femminile si sia evoluto, sia diventato più indipendente e si sia usciti dalla concezione della donna casalinga che bada alla dimora e alla prole, in Perù la mentalità è ancora un po’ ristretta; per questo si festeggia la “donna madre”, la procreatrice, la faccendiera, colei che accudisce figli, marito e bada alla casa.” Durante la festa della mam-ma, le madri latine preparano pentoloni di latte e lo di-stribuiscono ai più bisognosi. La festa della mamma è importante: le donne-madri ricevono in dono rose rosse e un pranzo importante è preparato per l’occasione”. Eli-da è arrivata in Italia nove anni fa, dopo un lunghissimo viaggio e tempi di attesa interminabili e adesso festeggia la sua festa con le amiche.

CINA: un giornodi ferie per tuttiAnche nel calendario cinese l’8 marzo è la

Giornata della Donna. Commemorata per la prima volta nel 1924, solo dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, la festa della Donna viene ufficialmente istituita nel 1949. “E’ un po’ come il giorno di San Valentino” ci spiega Viviana, titolare del ristorante “Il Tesoro” sul ca-valcavia Buozzi. “Non esiste un fiore definito, gli

uomini regalano mazzi di fiori a loro piacimento. La particolarità è che in Cina, durante questa ricor-renza le donne non lavorano, sono in “ferie” per così dire”. C’è addirittura chi scrive che possano usufruire di speciali sconti in centri commerciali e riduzioni nei punti di interesse artistico! “Sono arrivata in Italia circa vent’anni fa e la mia famiglia è stata una delle prime ad aprire un risto-rante cinese a Sesto San Giovanni e sono molto contenta. In Cina le donne trascorrono questa im-portante serata in compagnia, nei ristoranti o nel-le discoteche, io qui lavoro tantissimo e anziché farmi regalare un ramoscello di mimosa, lo regalo alle mie clienti!”.

in alcuni paesi stranieri si celebra così

Elida

Angela

Viviana

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20099 Sesto San GiovanniVia Roma, 23

Tel./Fax 02.26.222.128 [email protected]

moldavia: in casa la cena di gruppo

L’Altra Sestopag. 6

attualitàmarzo 2012

Era una sera di gennaio, la neve ca-deva delicata sulle strade e la luce

opaca della luna rischiarava appena il cielo. Qualche giorno prima Maria ave-va dato alla luce una splendida bambina dal colorito roseo e dal fresco profumo di borotalco. Era stanca, insicura e an-che un po’ ansiosa. Il ruolo di madre le era piombato addosso come un tempo-rale improvviso, come un’onda l’aveva travolta e lei non sapeva come ritornare in superficie. Amava il suo lavoro, il suo rapporto a due con Mirko, amava la frenesia della vita quotidiana e adesso la quiete era rotta solo dai vagiti di Lisa e il tempo scandito dalle poppate, quando ri-usciva ad attaccarla al seno. Già durante il periodo della gravidanza, la dottoressa Nava, la sua ginecologa, le aveva pro-posto l’aiuto di una “doula”, non un me-dico, non un paramedico, semplicemen-te una donna che si occupa di un’altra donna. Formata per offrire supporto alla neo-famiglia, per aiutare durante l’allat-tamento al seno e per favorire il riasse-stamento emozionale della puerpera, la doula lavora sia sul potenziamento delle abilità dei genitori sia svolgendo alcu-ne piccole faccende domestiche. Maria era sempre stata scettica a riguardo, da quasi dieci anni riusciva a organizzare le sue giornate in maniera impeccabile, a risolvere qualsiasi genere di imprevisto e trovare il tempo per il suo svago per-sonale. Ma con Lisa era diverso. Non la conosceva e Lisa non conosceva lei, non conosceva il mondo in cui era capitata, l’acqua si era trasformata in aria e il buio era diventato luce. Oltretutto considera-va la presenza di una persona sconosciu-ta in casa come una sorta di invasione. Anche Mirko era spaventato: per quanto

le amasse entrambe non riusciva a sinto-nizzarsi sulla giusta frequenza: il rappor-to con sua moglie era cambiato, doveva dividere il suo tempo con una nuova vita, totalmente dipendente da lei e riu-scire a entrare in contatto con un fagot-tino che a malapena lo vedeva.Fu allora che Maria decise di lasciarsi aiutare, fu allora che varcò la soglia del Centro Me-dico e Terapeutico “Doctors&Doulas” in via Curiel 62 a Sesto San Giovanni. Il centro era stato aperto qualche anno prima, verso la fine del 2007, proprio per volere della Dottoressa Nava che, dopo una brillante carriera presso le migliori cliniche di Milano quali Mangiagalli, Buzzi, Niguarda e presso l’importante Ospedale di Sesto, ha deciso di dedica-re il suo tempo a questo nuovo proget-to. “Negli anni Cinquanta e Sessanta le gravide erano molto accudite” le spiegò la dottoressa “poi con il tempo questa abitudine è andata scemando, il lavoro femminile ha disturbato sia la tutela del-la maternità e la straordinarietà del ruolo di madre è stata occultata”. E’ per questo che la dottoressa Nava è stata la prima a reintegrare questa figura, pensò. “Manca la cultura della maternità” proseguì la dottoressa Stefania Del Duca, l’ostetrica che silenziosamente si era accomodata di fianco a lei e che aveva creduto nel centro quanto la dottoressa Nava. ”Sono molte le donne che fanno fatica ad entrare in contatto con i bambini, che non riescono a vestire il ruolo di madre”. Maria non avrebbe saputo descriversi meglio. Oltre all’aiuto di una doula, Maria poteva av-valersi di un sostegno a 360°: un’équipe di ginecologi, ostetriche, neuropsicolo-gi, psicologi, pediatri, riflessologi, oste-opati e nutrzionisti, era disponibile ad

ascoltarla e assisterla in questo periodo così mera-viglioso e delicato allo stesso tempo.In un periodo in cui la tutela della ma-ternità è disturbata, in cui le donne pas-sano la vita a “fare i maschi”, in cui “Maria” è l’ologramma di molte donne, Doctors&Doulas è il primo passo ver-so una nuova maternità e un’assistenza completa.

D&D: qua si impara a diventare mamma

Dott.ssa Simona Nava

Dott.ssa Stefania Del Duca

Brevissime

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Ho sempre amato la musica e ho sempre cantato. Con queste parole la giovanissima Cristiana Soriano descrive la sua arte.

Dodici anni fa ha iniziato a prendere lezioni e si è resa conto che “cantare non è solo bello” è un modo di esprimersi : “il canto fa parte di noi stessi, si può sempre migliorare e im-parare ma una base di partenza è innata, forse è per questo che canto e basta, che non ho ancora imparato a suonare uno strumento, perché dovrei partire da zero”.

Tra le sue beniamine spiccano Cristina Aguilera e la nuova stella del panorama musicale internazionale, Adèle. Nono-stante le sacrosante preferenze Cristiana ascolta un po’ di tutto ma i “suoi” generi rimangono senza ombra di dubbio l’R ‘n’ B

e il Blues, passando per qualche nota Pop. “Può sembrar strano ma sono molto timida, detestavo cantare

alle recite scolastiche o peggio ancora di fronte ai miei parenti. Dopo aver partecipato a uno stage con Luca Pitteri, insegnante

di canto, mi sono sbloccata” racconta. Come tutti gli artisti Cristiana è molto critica per quanto riguarda le sue per-formance: “Raramente riascoltandomi mi piaccio ma sul palco mi diverto e mi emoziono sempre” continua.La nota dolente della nostra chiacchierata riguarda il

non-ruolo della musica nei festival e nei talent show: “E’ un periodo strano per la musica” sostiene “ è più vista che sentita, l’aspetto del cantante è più im-portante della sua voce e in questo modo non è più la protagonista principale, anzi passa totalmente in secondo piano”.

Cristiana pensa molto al futuro e, nonostante non trovi le risposte che cerca, l’importante è che sia felice e soddisfatta. Buo-

na fortuna!

CRISTIANA SORIANO: dalla Aguilera ad Adèle

Elisa Maria Colombo

Elisa Maria Colombo

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Parte la corsa alla pol-trona di sindaco di Se-

sto San Giovanni. Dopo il candidato di centrosinistra, dei Giovani Sestesi e del Movimento 5 Stelle, anche Ecologisti e il gruppo dei Verdi di Sesto annunciano il loro candidato sindaco, Orazio La Corte.

è partito giovedì 1° marzo il nuovo statore da 639 MVA destinato alla centrale spagnola di Aboño.

Il dispositivo è lungo 9 metri, largo 4 e pesa 270 tonnellate, iteramente progettato e assemblato dalla Alstom Power di viale Italia. Possiamo dire un vero made in Sesto.

Ha spento le sue 100 candeline, Edoardo Cella, classe 1912, operaio della Breda fin dall’età di

23 anni. Sportivo doc e fino a due anni fa automo-bilista modello e oggi bisnonno. Al sign. Edoardo Cella vanno i nostri migliori auguri.

L’Altra Sesto pag. 7marzo 2012

pianeta irlandala rivincita del sesso forte sulla costituzioneCent’anni fa donne irlandesi

non se la passavano molto bene. Segregate nel loro habitat naturale, l’oscuro angolo della cucina, svolgevano prettamente mansioni alla Desperate Hou-sewives, senza le carte di cre-dito delle popolari casalinghe americane, ma piuttosto stile

Perpetua dei Promessi Sposi, dedita alle preghiere a alla cura del focolare casalingo. Stop. Fine. Niente di più, niente so-gni, niente ambizioni, niente istruzione, niente lavoro. Nep-pure nell’anticamera del cervel-lo. Culturalmente e legalmen-te. Tanto che l’articolo 41 della Costituzione della Repubblica d’Irlanda eretta nel 1937 defini-va la donna come “undimensio-nal”, senza dimensioni, se non quelle delle quattro mura della

cucina. Colpa, forse, della Chie-sa Cattolica, dimora degli op-pressi, secondo i cugini inglesi, che da sempre ha un ruolo fon-damentale nel regolare i ritmi di vita dell’irlandese medio. Al-meno così si dice. “Things have changed”, le cose cambiano, ad-dio gonnoni lunghi fino ai pie-

di, addio copricapi, questi sconosciuti! Benvenute a minigonne, t-shirt, gambe scosciate. La rivincita delle donne (irlandesi). Le ladies sembrano essersi riprese il tempo perso, con interessi annui, ora la-vorano, studia-no, spendono cash, si diver-tono e di certo non pensano

al focolare di cento anni prima. Sono pure intraprenden-ti: il corteggiamen-to è donna, è lei che prende in mano la situazione e flirta con gli uomini, forse troppo impegnati a drinkare. Beh, me-glio alzare i tacchi, puntare il primo pub e sorseggiare al gusto di Guinness!

L’iniziativa promossa a Dublino in onore delle donne e per la lotta con-tro la disparità dei sessi, che ha visto partecipe il presidente della Repub-blica d’Irlanda, Michael D. Higgins, tenutosi l’8 marzo. Questo il modo per ringraziare e ono-rare le donne irlandesi e non per il magnifico contributo che apporta-no alla famiglia e alla società.

Paese che vai, usanza che troviSapevate che il Women’s Christmas Day,

corrisponde all’Epifania italiana? Eh sì! In chiusura delle feste, arriva il momento in cui le donne, indaffarate fino al collo a preparare mani-caretti per la famiglia, possono finalmente dire: “È Natale!”. L’usanza è di festeggiare l’arrivo del Natale femminile, in ritardo di due settimane, uscendo con le altre mamme e moglie superdi-sperate, e finalmente tirare il fiato!29 febbraio: non capita spesso, ma quando capi-ta, meglio non essere fidanzati sul serio! Uomini italiani: siete fortunati, perché qui in Iralnda ogni 4 anni, cioè ogni 29 febbraio, la donna può pro-porre all’uomo di sposarla, ma, udite udite: l’uo-mo non può rifiutare. Questo matrimonio s’ha da fare!

Donna al volante, pericolo costante: non in Irlan-da. Qui le statistiche dicono che le donne siano ottime guidatrici e che i danni riportati in inci-denti in cui sono coinvolte siano di lievi dimen-sioni, per questo alcune assicurazioni auto offro-no prezzi competitivi alle donne che richiedono l’assicurazione. Solo alle donne!Tasto dolente: aborto. Nonostante le rivincite femministe, la pratica è considerata illegale in Irlanda, a meno che il feto non comprometta gra-vemente la salute della madre. Di cammino ce ne è ancora. Tuttavia il Governo sostiene le famiglie o i genitori singles che mantengono i figli, così come le donne incinte, dando loro un contributo economico, ce può perpetuarsi includendo anche un sostegno per l’istruzione dei figli.

a cura di alessandra sacchelli

celebrate inernational Women’s daY

L’Altra Sestopag. 8

urbanisticamarzo 2012

Spesso molti uomini parlando del ruolo delle donne nel mondo del lavoro, in politica e nella società civile cercano, sbrodolando , di trovare l’adu-

lazione perfetta. Si fa riferimento ad immagini di sacra purezza, cercano di onorare il “sacro calice della vita”, parlano “dell’altra metà del cielo”.Defi-nizione inventate per scampare al più difficile degli esercizi: la concretezza. Questo esercizio a Sesto San Giovanni riesce comunque più semplice perché qualcosa di veramente concreto, tangibile, è sotto gli occhi tutti. pensiamo alle donne che nelle imprese come in politica a Sesto mostrano ciò che sono e quanto valgono, pensiamo alle associazioni come l’ANpI, alle imprese come la BCC, e a tutte quelle piccole imprenditrici che reinventano le loro botteghe per scampare alla crisi. Se pensiamo alla politica, il cerchio si stringe e diventa ancora più elementare individuare la differenza tra uomini e donne di uno o dell’altro schieramento. Fuori dai cosiddetti “ordini di scuderia” che somi-gliano ormai sempre più a “ordini di stalla” o di “ovile”, le donne di Sesto San Giovanni non hanno paura di restare sole e di affrontare argomenti scomodi. Di certo più degli uomini che, come diceva una canzone di Mia Martini:”in gruppo sono più cattivi ma soli hanno paura”. A parte i tardivi risvegli de-mocratici abbiamo visto delle signore pronte a combattere con avversari e pseudo alleati che, messe all’angolo abbassano la guardia e spavalde invitano a colpire. A molti uomini la solitudine pesa come un macigno, provano schi-vare le pozzanghere salvo poi finirci comunque dentro con entrambi i piedi . Credo, come altri, nella forza di queste donne. Spero che riescano a riscrivere una parte dell’abcedario della politica,semmai uno ce ne fosse, spero in una rivoluzione copernicana che solo chi è abituato combattere e a restare solo, può mettere in atto.

L’abcdEros

Eros de Noia

VIVA LE DONNE

Anna K

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IL COMITATO GENITORI DEL COMPRENSIVO DANTE ALIGHIERI

SOS SESTO SAN GIOVANNI

PRIMO SOCCORSO IN ETÀ PEDIATRICA

Segnalaci la tua partecipazione mandando una mail a: [email protected] entro il 19.03.2012

giovedì 29 marzo alle 20,30 c/o la scuola primaria Dante Alighieri

GRATUITO - APERTO A TUTTI

Il Comitato Genitori del com-prensivo Dante Alighieri, in col-laborazione con SOS Sesto San Giovanni, organizza un incontro su primo soccorso in età pediatri-ca, in particolare cosa fare e non fare durante le emergenze.Il corso si terrà giovedì 29 marzo alle 20,30 presso la scuola prima-ria Dante Alighieri ed è gratuito e aperto a tutti. Per chi fosse in-teressato è possibile inviare una mail all’indirizzo [email protected] entro il 19 marzo.

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Sabato 17 marzo alle ore 14.30, presso lo stadio Breda di Sesto San Giovanni, si terrà l’iniziativa “In campo per la vita”.La Nazionale Calcio Trapianta-ti, la Atleti United (ex calciato-ri) e la squadra di Radio Italia si sfideranno allo scopo di sen-sibilizzare sull’importanza dei trapianti e della donazione degli organi. Inoltre, accompagneran-no l’evento le esibizioni live di Enrico Ruggeri e Paolo Vallesi, oltre alla presenza di Mau, Clau-dio Batta, Giancarlo Barbara e molti altri.Info su ticketone o sul sito www.incampoperlavita.com.

La moschea? Anche i cinesi hanno qualche dubbioSembra prossima la costruzione del centro islamico che dovrebbe nascere in via Luini, tra

il cavalcavia Vulcano, viale Gramsci e la ferrovia. Il comune ha concesso i terreni di sua proprietà alla comunità islamica, che realizzerà due edifici: uno dedicato al culto e che potrà ospitare sullla carta circa 700 praticanti e l’altro adibito ad attività culturali e ricreative.A tal proposito, abbiamo intervistato Alberto Lu, titolare del bar Lu Rong Yi-Alberto in via Puccini ed esponente della comunità cinese della nostra città.

Qual è la sua opinione relativa-mente al centro islamico previsto in via Luini?primo: io non sono contro la co-munità islamica e sono a favore della creazione di un centro in questo paese. però ho una doman-da: se a Milano hanno votato a fa-vore della costruzione di una mo-schea, come mai poi non l’hanno costruita sul territtorio milanese? Noi come comunità cinese abbia-mo costituito un bellissimo grup-po commerciale in paolo Sarpi a Milano, come mai non fanno il centro islamico a Linate e un cen-tro economico nelle aree Falck?La zona delle aree Falck è enorme ma ancora inutilizzata e se crei una moschea come puoi utilizzare quella zona per un progetto che funga da motore economico per questa città? Nessuno vorrà più investire qui.Questo suo pensiero è condiviso dalla comunità cinese di questa città?Si, noi come comunità cinese vo-gliamo aiutare questa città, che è gemellata con la Cina dall’anno scorso. Tra di noi c’è uno scambio sportivo e culturale: ad esempio, noi in Cina abbiamo importato il calcio e qua a Sesto vogliamo por-tare attività economiche, investire e creare economia per questo pa-ese.Il Comune e la Giunta non capi-scono il valore di Sesto, perché in questi otto anni non hanno fatto niente per rilanciare l’economia. La moschea ro-vina tutto. Tu compreresti una casa vicino alla moschea? Diven-ta troppo diffici-le il controllo. va fatta a Milano, perché è una città più grande e più vissuta.Quindi secondo lei una soluzione sa-rebbe quello di co-struire il centro isla-mico a Milano?Sesto è la seconda città di provin-cia, dopo Milano; se Milano dice di no perchè noi dobbiamo dire si? perchè questa città oggi ha bisogno di economia, non del cen-tro islamico. per noi cinesi, per

voi italiani. Io sono in Italia da sedici anni, e ho sempre lavorato; se oggi fanno un centro islamico qui, qualcun’altro si sveglierà un giorno e chiederà un luogo di cul-to per i buddisti e così via. Questa città è ferma, non cresce più… Io ho parlato anche col vicesindaco Morabito e il sindaco oldrini, ma loro sono convinti che la creazio-ne del centro islamico sia una cosa corretta.ora ci sono le elezioni, ma i can-didati non sono chiari: a sinistra c’è Monica Chittò, a destra non è ancora deciso niente; i cittadini sestesi non credono più nei poli-tici come una volta. La moschea rimarrà per cinquant’anni, e così perderemo non solo la zona, ma tutta la città. Il sindaco di Sesto dovrebbe parlare con quello di Milano e fare la moschea di là. Questa è la mia opinione.In concreto, voi come comunità ci-nese cosa intendete fare oggi?Io ho un grande rapporto di amici-zia con la giunta, però vorremmo avere chiarimenti perché questo progetto non è chiaro: loro de-vono fare di più. Anche gli ultimi giorni da sindaco tu devi portare avanti i tuoi impegni verso i citta-dini. Devi pensare a quella gente che non arriva a fine mese, al be-nessere dei sestesi. Delinquenza, disagi urbanistici, in questo il Co-mune deve investire, perché la cit-tà sta diventando invivibile. Non nella moschea.Lei crede che con il passaggio di

giunta cambierà qualco-sa?Non è un discorso di orientamento politico, è un discorso di capacità: ci vuole cambiamento. Cosa è diventata que-sta città? Dobbiamo guardare ai giovani, allo sport, al commer-cio. Noi abbiamo le strade, i treni, quindi c’è terreno fertile per creare un futuro.Il sindaco di Sesto, o il candidato sindaco,

deve lasciare perdere la moschea e pensare a come rilanciare l’eco-nomia sestese, per portare un vero cambiamento anche attraverso la collaborazione con la comunità cinese. Mirko Nossa

Dotto: “Perbacco… eh…” Gongolo: “Che cos’è?” […] Brontolo: “è una femmina! E tutte le femminee sono

perfide! Piene di arti subdole!” Mammolo: “Cosa sono le arti subdole?” Brontolo: “Non lo so! Ma non mi fido.” Ricordate questo dialogo tratto dal film “Biancaneve e i sette nani” della Walt Disney? I nanetti entrano in casa, si rendono conto che tutto è pulito, in ordine, la cena è sul fuoco e la polvere è sparita, ma c’è qualcosa di strano al piano di sopra; Cucciolo sale le scale, vede qualcosa di

indefinito, sdraiato sui loro piccoli lettini, che definirà poi ai suoi compagni “un mostro”; salgono al primo piano an-che gli altri sei nani con l’intento di ucciderlo e poi il colpo di scena: è una DONNA! Caspita! I cartoni animati sono un’ottima forma di espressione per i bambini ma sotto il pensiero più esplicito cosa si cela? Questo cartone animato è uno dei capolavori più amati, apprezzati e visti della Di-sney eppure se la morale di questa storia sembra essere che l’amore e il bene trionfino sempre sul male, c’è chi dice che

ciò che trapela è che la donna è considerata come un mo-stro inizialmente e come una buona a stare solo in casa a cucinare e a pulire successivamente. Purtroppo fino a non molto tempo fa quest’immagine della donna era condivisa da tanti, adesso non è quasi più cosi e a dimostrarcelo nella nostra piccola realtà sono cinque donne sestesi che hanno realizzato i loro sogni. Ognuna in ambiti diversi è stata in grado di farsi spazio tra tanti e rendere la loro sessualità non un aspetto negativo bensì un punto di forza!

L’Altra Sestopag. 10 marzo 2012

professione donna

In che cosa consiste esattamente la Sua professione? Da quanti anni

la esercita?Il lavoro di perito estimativo consiste nel valutare immobili di diversa natura, in forma finita o in opera vale a dire lotti di terreno, immobili o cantieri il fine è quel-lo di dare un valore a queste proprietà con finalità giuridico-legali o finanziarie. Come architetto svolgo questa attività con stu-dio professionale dal ’97 oltre all’attività progettuale tradizionale e di prevenzione incendi ex 818; in precedenza ho maturato esperienze presso altri studi di colleghi che svolgono lo stesso tipo di professio-ne.Da bambina sognava di diventare un perito o è stato “un caso”? Quali sono gli aspetti positivi/negativi del suo lavoro?Da bambina non pensavo certo di fare il perito, i lavori che sognamo da bambini sono sempre la ballerina, l’astronauta… si sa da bambini si sognano le cose più disparate, poi crescendo si matura, prima si intraprendono gli studi e poi ci si in-dirizza verso quello che consideriamo il campo più adatto e consono alle nostre attitudini. Gli aspetti positivi del mio lavoro sono per me il fatto di stare sempre a contatto con la gente, di incontrare persone “nuove”, di esercitare buona parte della mia attività all’aperto o comunque fuori dalle mura di un ufficio.Essere un perito donna è mai stato un ostacolo per la sua carriera? No, mai.Perchè secondo Lei il perito di solito è un lavoro che si associa di default alla categoria maschile?Credo che si pensi al perito nell’immaginario collettivo come all’uomo forse per-ché la parola stessa è di genere maschile? Scherzo, credo che nell’immaginario collettivo molte professioni siano associate all’ambito maschile per memoria comune delle cose o perché nella maggioranza dei casi queste professioni sono svolte in ambito maschile. Forse è anche per questo che mi piace il mio lavoro.

a cura di valentina Gironi ed elisa maria colombo

SeI SeSTeSI RACCONTANO lA lORO STORIA

Da dove è nata l’idea di aprire una Tipografia a Sesto San Giovanni?La tipografia AN.PO. è una tipo-litografia a conduzione famiglia-re aperta da mio padre nel 1973. A seguito della sua prematura

scomparsa nel 1987 mia ma-dre ha rilevato l’attività e, senza mai perdersi d’animo, ha sapu-to improvvisarsi imprenditrice. Per noi figli i genitori sono un

grande esempio: la capacità di non arrendersi della mamma ha fatto crescere in me la forza e la determi-nazione che servono ogni giorno. Grazie all’unione dei nostri sforzi, oggi a Sesto San Giovanni esiste

ancora una Tipo-Litografia, la nostra.La crisi economica che sta vi-vendo l’Italia ha influito nel settore in cui lavora e in par-ticolare nella sua attività a Se-sto?La crisi ha influito nella mia attività come in tutte le attività, ma è nei momenti di difficoltà ogni imprenditore deve sapere reagire velocemente mettendo in gioco le proprie risorse perso-nali. Noi, ad esempio, abbiamo inserito nella nostra attività la stampa digitale, attraverso corsi di formazione ci siamo specia-lizzati nella realizzazione di de-corazioni adesive per automezzi

e così, grazie al nostro costante im-pegno, manteniamo alta la qualità dei servizi che offriamo per soddi-sfare i bisogni di una clientela sem-pre più esigente.

Pensa che il Comune si preoccupi dei piccoli commercianti affinché possano sentire meno il disagio?E’ ormai diversi anni che lavoro, ma onestamente, non ho avuto la percezione di iniziative significa-tive promosse dal Comune di Se-sto a favore dei piccoli artigiani e commercianti. La chiusura di mol-ti negozi e attività a cui si assiste ogni giorno nella nostra città è un chiaro esempio della mancanza di una politica di sostegno alle picco-le imprese.Essere donna imprenditrice è mai stato un ostacolo per la sua carrie-ra?Sono una donna forte e determina-ta, che ama le sfide. Questi aspetti del mio carattere mi hanno sicura-mente aiutato a superare le molte difficoltà che quotidianamente af-fronta chi ha la responsabilità della gestione di un’azienda e contempo-raneamente quella della propria fa-miglia. Molti mi definiscono “una donna con i gioielli di un uomo”, personalmente preferisco definirmi “un’imprenditrice con la forza di una donna”.

Stefania Pallaoro, tipografa Serena Colucelli, perito

L’Altra Sesto pag. 11marzo 2012

professione donnaManuela Grandi, dentista

Andare dal dentista è una paura molto comune, cosa l’ha spinta a specializzarsi in questo settore?Il binomio dentista-dolore è ormai un re-taggio del passato anche se ancora oggi per alcune persone il timore del dentista persiste ed è comunque legato al fatto che a differenza di altri medici la seduta odon-toiatrica implica un’operatività clinica. La mia sfida è stata creare uno studio odon-toiatrico dove l’ambiente e l’accoglienza riducessero al minimo questo stress met-tendo al centro dell’attenzione la persona prima della sua bocca, punto focale del nostro intervento. La mia scelta verso l’odontoiatria è stata la naturale evoluzio-ne degli studi superiori, avendo consegui-to la maturità odontotecnica ed esercitan-do mio padre questa professione.In questi giorni si è trattato molto di casi e situazioni di malasanità; quanto è im-portante il rispetto delle regole a riguar-do nel suo campo? Forse mancano i con-trolli adeguati affinché non ci siano più vittime di questo fenomeno?

Questo è un argomento molto delicato ed articolato, io non possiedo sicuramente le competenze per analizzare problematiche relative a situazioni che si sono verificate in strutture ospedaliere quindi di comples-sità maggiore rispetto alla mia realtà di studio professionale, ma partendo proprio dai principi che governano un piccolo stu-dio: rigore, serietà, professionalità e com-petenza, rispetto delle persone che siano pazienti o colleghi, mi sento di affermare con sicurezza che non ci si può esimere dall’osservare queste regole perché solo dei rigidi protocolli terapeutici e/o com-portamentali possono portare a perseguire con successo i propri obiettivi.Lavorare con persone di tutte le fasce d’età permette una specializzazione a 360°, dalla prevenzione alla terapia; è più stimolante il lavoro con gli adulti o con i bambini?Lavorare con persone di differente età, carattere, cultura è una grande fortuna. Confrontarsi con tante persone arricchisce molto ed inoltre nel mio lavoro un aspet-

to che amo è la continuità nel rapporto medico-paziente che crea un feeling parti-colare. Ho conosciuto bambini/e di 4 anni ai quali ho insegnato le basi della preven-zione odontoiatrica ed ora che sono adulti li ritrovo come pazienti consapevoli e mo-tivati. Certo è necessario dedicarsi all’ag-giornamento con continuità e costanza ed avere sempre desiderio di conoscenza rincorrendo l’evoluzione dei tempi, delle tecniche, dei materiali, dei costumi e delle richieste da parte dei pazienti ma sempre con rigore e professionalità. E’ stimolante lavorare con tutti, è gratificante ottenere piccoli successi con i bambini più timo-rosi così come vedere la felicità di una splendida donna che ha riconquistato la gioia di sorridere.Essere una dentista donna è mai stato un ostacolo per la sua carriera?No, mai! Anzi il punto di forza del mio studio è uno staff costituito da ben 9 donne. Molti pazienti si rivolgono a noi proprio perché siamo donne e tutti lo ap-prezzano.

Da quanti anni esercita la professione di avvocato? E come è nata questa sua pas-sione?Esercito la professione di avvocato da sette anni. La passione è nata durante gli studi uni-versitari e si è poi consolidata quando ho ini-ziato a svolgere la professione forense pres-so uno Studio Legale di Milano. Negli anni mi sono resa conto che ci sono molti modi di svolgere questa attività e, soprattutto, si ha la possibilità di aiutare persone che si trovano in difficoltà e che si possono aiutare -a vol-te- semplicemente dando a loro un parere. La soddisfazione in molti casi non è dettata dal compenso economico ma dalla gratitudine e dalla stima che le persone ti riconoscono La passione per questa professione, quin-di, è alimentata anche da questi episodi. Il numero di avvocati in Italia è sempre più in aumento, è preoccupata per questa situazione?

Non sono preoccupata per il numero sem-pre più elevato degli avvocati, quanto per la situazione di crisi economica-politica-finanziaria in cui l’Italia versa da, purtrop-po, almeno tre anni. Sono preoccupata, tra le altre cose, anche per la difficoltà all’accesso al credito che comporta inevitabilmente la cessazione dell’attività di molte imprese me-dio/piccole, e nei casi più gravi il fallimento delle stesse.Una causa è sempre diversa dall’altra; que-sto, penso, fa si che il suo lavoro non diven-ti monotono. Dopo tanti anni esercita con la stessa passione delle prime cause?La passione è sempre la stessa anche perché seppur le cause possono apparire simili, nella realtà non è mai così. È un lavoro dinamico che comporta sempre il confronto con altri soggetti (Giudici, Clienti, Colleghi, Periti ecc) ed è per questo che è stimolante. Inol-tre, il mio dovere deontologico mi impone di

impegnarmi seriamente e professionalmente nei confronti di tutti i miei Clienti ai qua-li riservo piena disponibilità per la migliore soddisfazione delle loro esigenze.Essere un’avvocato donna è mai stato un ostacolo per la sua carriera?Assolutamente no. Milano, al cui ordine pro-fessionale appartengo, è una città aperta e vi sono moltissime donne che svolgono l’atti-vità di avvocato. Anzi mi capita sempre più spesso di avere come controparti delle Colle-ghe donne. Nella mia esperienza posso dire, comunque, con serenità che tutti i Colleghi con i quali ho avuto rapporti professionali sono sempre stati garbati e mai hanno sminu-ito la mia figura perché sono donna. Lo stes-so trattamento devo dire ricevo dai Clienti. Anzi, a volte il fatto di essere donna è una corsia preferenziale nell’essere scelta come difensore, soprattutto nelle cause di separa-zione e/o divorzi.

Maria Teresa Minniti, avvocato

a cura di valentina Gironi ed elisa maria colombo

Elisabetta Invernizzi e Barbara Parodi, amministratrici di stabiliCosa vi ha portato ad intra-prendere questo tipo di atti-vità?Il desiderio di diventare im-prenditrici di noi stesse e di poter utilizzare le conoscenze acquisite in altri ambiti a fa-vore della nostra attività. La crisi economica che sta vivendo l’Italia ha influito nel settore in cui lavorate e in particolare nella vostra at-tività a Sesto?Si, i condomini sono sempre più attenti alle spese di gestio-ne e alla qualità del servizio offerto dagli amministratori, considerando che in questo

momento di crisi economica è difficile rispettare le scadenze previste.Qual è la parte più interes-sante del vostro lavoro? E quale la meno stimolante?Nel nostro caso la parte più interessante è il relazionarsi in modo continuo e costante con i nostri condomini, rinno-vando quel contatto personale che da tempo si era perso in questo ambito.Visto da fuori la parte meno stimolante potrebbe essere data dagli orari delle assem-blee o dalla disponibilità ad intervenire per urgenze nei

giorni festivi, nel nostro caso specifico, essendo in due riu-sciamo a gestire bene anche queste situazioni.Essere amministratrici di stabili donne è mai stato un ostacolo per la vostra carrie-ra?Purtroppo a volte si, infatti ci è capitato che i potenziali condomini ci credessero “fra-gili” per sostenere situazioni derivanti da cambi di ammi-nistrazioni difficili; per fortu-na la maggioranza si è invece resa conto che la caparbietà e la risolutezza delle donne non hanno paragoni. Faccia-mo nostra la seguente frase di Rita Levi Montalcini “Il futuro dell’uomo è donna. Le donne si dimostrano spesso più capaci di interagire con il mondo circostante, più di-sponibili a cogliere il cambia-mento, a capire le esigenze e come impegnarle per miglio-rare la qualità della vita”.

L’Altra Sestopag. 12

commercianti a cura di elisa maria colombo

marzo 2012

Nonostante i colpi della crisi il mondo im-prenditoriale è in continua crescita e assu-

me una tonalità di colore ben definita : il rosa, tant’è che il 2012 è stato ribattezzato come l’an-no dell’imprenditoria femminile. Secondo il rapporto dell’Osservatorio sull’Im-prenditoria femminile, infatti, tra giugno 2010 e giugno 2011 “l’universo al femminile delle im-prese italiane è aumentato di 9.815 unità, pari

ad un tasso di crescita dello 0,7% contro lo 0,2% dei colleghi maschi”. Le imprese in rosa sono 1.430.900, pari al 23,4% di tutte le quelle regi-strate presso le Camere di commercio”.E udite udite, dopo Milano, la nostra Stalingra-do d’Italia sembra essere tra le città che offre più possibilità alle imprenditrici.Ferruccio Dardanello, presidente dell’Union-camere commenta così la forte presenza del

gentil sesso nel panorama imprenditoriale:” la maggiore partecipazione delle donne alla vita produttiva, attraverso l’impresa, è una risorsa importante per contribuire a rilanciare la cre-scita dell’Italia e riavvicinare il nostro Paese agli standard europei. Purtroppo sono ancora molti gli ostacoli che limitano le donne nell’esprimere appieno la propria creatività e professionalità nel mondo del lavoro”.

QuANdO CARATTeRe e pASSIONe SONO vINCeNTI

Intimo Sara“Se va, bene se no, pazienza” è stato il motto di Sara Parisi che da ormai due anni ha aperto il suo negozio di intimo in Piazza Petazzi. Licenziata “causa crisi” dallo studio legale in cui ha lavorato per sei anni e complice la difficile ricerca di un nuovo impiego, Sara ha deciso di rischiare e di vivere gioie e dolori dell’essere imprenditri-ce; “avere un negozio non era il sogno della mia vita ma mi piaceva l’idea di avere una cosa mia e ora sono conten-ta e soddisfatta” ci dice.

“Ho scelto

un settore che a Sesto era poco infla-zionato” spiega Sara “un negozio di intimo mancava ed è comunque un indumento che serve, chi non ha la macchina difficilmente riesce a rag-giungere il centro commerciale più vicino. Ho trovato velocemente il lo-cale e ho deciso di trattare articoli me-dio bassi per uomo, donna e bambino, in modo da accontentare tutti a prezzi accessibili”.La soddisfazione di Sara viaggia con la fatica: “Ho un bambino di quasi otto anni e gestire tutto da sola è im-p e g n a t i v o , soprat-

tutto perché non posso permettermi un aiuto, però ce la faccio” continua.Essere donna imprenditrice e mamma non è facile ma Sara a tutta l’aria di non lasciarsi abbattere e continuare per la sua strada “magari com-prando i muri o apren-done un altro, perché nella v i t a

Profumodi viaggi

La sua materia preferita era geografia e il suo de-siderio conoscere il Mondo.

Dall’età di 12 Claudia sapeva benissimo cosa c’era rinchiu-

so nel cassetto dei suoi sogni: un’agenzia viaggi tutta sua. E’il 1997 quando riesce a schiu-derlo e a dar un nome al suo desiderio:“Profumo di Viaggi”, in via Dante angolo via Garibal-di. “Il viaggio è un’esperienza di vita: bisogna immedesimarsi nel Paese e nella sua storia, non cer-carvi l’Italia a tutti i costi. E’ ne-cessario adattarsi, non arrabbiarsi: vivere il territorio e conoscerlo nella sua autenticità, lasciarsi affascinare dalla cultura e sedurre dai profumi e

dai colori”, ci spiega. Al di là del discorso tecnico vendere un viaggio è cosa molto difficile: bisogna capire le esigenze del cliente; se per al-cuni “viaggiare” è sinonimo di rilassarsi,

per altri al contrario di avventurarsi. “In questi ultimi anni il lavoro è cambiato moltissimo” con-tinua “grazie ad Internet il cliente è più informato e senza dubbio ha a disposizione un canale più veloce ed economi-

co ma rivolgersi a un agente di viaggio è sicuramente un servizio differente e che vale la

pena considerare”.

Caffè MattoLa tradizionale festa dei

lavoratori non ha fermato Enza e Velia che il 1 maggio 2004 hanno alzato per

la prima volta la serranda de “Il caffè matto”, la loro cre-aturina in via Puricelli Guerra, “siamo andate controcor-rente” commenta Enza “erano tutti a casa e infatti sono passati di qui!”.Enza è un’insegnante, Velia un’animatrice turistica: due amiche di vecchia data che a onor di stabilità hanno deci-so di imbarcarsi in quest’avventura. Velia era appena tor-nata da un viaggio ed Enza cercava una socia “L’impatto iniziale è stato sicuramente forte e anche un po’ equivo-co, l’idea più diffusa è che la presenza femminile dietro

al banco sia un mezzo per attirare l’attenzione, il che era ed è l’esatto contrario del nostro obiettivo. Il bar è un punto di ritrovo, un porto di mare, le situazioni che si creano sono le più svariate. Il trucco sta nell’approccio, nel trovare il giusto deterrente per relazionarsi coi propri clienti: io ho imparato l’arabo anche!” conclude Enza.Solarità ed allegria sono gli ingredienti che al “Caffè Matto” non possono mancare ed rapporto con i clienti è perfetto “Non sono mancate le situazioni spiacevoli” racconta Enza “ in assenza di rispetto non si può lavo-rare”. La nota dolente resta sempre la sicurezza. Sebbene le for-ze dell’ordine sestesi siano state sempre pronte e dispo-

nibili nei confronti delle due titolari, ancora non basta: “ I primi tempi erano i nostri parenti a vestire i panni delle < guardie del corpo> , restavano con noi fino a tarda sera, non è possibile non lavorare o lavorare male perché non ci si sente protetti nella propria città”.Tante soddisfazioni ma anche tanti sacrifici: orari a par-te, alla categoria dei commercianti si richiedono sforzi ulteriori, maternità e malattia sono infatti un miraggio lontano.Il primo maggio di ogni anno Enza e Velia scattano una foto e l’appendono nel loro locale, come fosse un rito, per immortalare gioie e dolori del periodo trascorso… possiamo solo augurargli di sfruttare tutte le pareti!

Happy AnimalsDa un po’ di tempo, i piccoli animali sestesi hanno una nuova amica che si prende cura di loro. Sette anni fa Roberta è tor-nata qui a Sesto, “sono rinata, volevo continuare il lavoro ini-ziato in Toscana e ho creato Happy Animals, qui in via Padre Ravasi“ racconta. Come per tutte le attività è la passione a far-la da padrona ma a un certo punto bisogna fare i conti con la praticità: “non mi sono improvvisata proprietaria di un nego-zio di animali, ho delle solide basi, strutture specifiche che mi consentono di fare il mio lavoro al meglio e con la massima professionalità” continua. “Quando ho aperto Happy Animals ho fatto delle scelte ben precise: innanzitut-to ho deciso di non vendere il vivo, soluzione che comporta la perdita di una notevole fetta di guadagno per me ma sono del parere che gli animali non si comprino nei nego-zi, ci sono tanti canili e gattili in cui poter trovare un nuovo amico. Dopodiché mi sono concentrata sul cibo: prediligo i prodotti dei piccoli produttori italiani, sono contraria alle multinazionali so-prattutto perché il ricavato delle loro vendite viene impiegato nelle sperimentazioni cosmeti-che sugli animali”. Possedere un animale non è soltanto un costo economico è anche e soprattutto un impe-gno: “credo che ogni padro-ne debba essere in qualche modo educato, guidato. C’è chi decide di tenere un animale per sopperire cer-te mancanze, per vincere la solitudine e chi al contrario “per aggredire”, per farsi rispettare in un certo sen-so”. Roberta si sente realiz-zata, è felice di ciò che ha costruito ma come sempre accanto alle gioie staziona-no i dolori: “vivo pratica-mente qui dentro e il lunedì è l’unico giorno in cui io posso occuparmi a pieno di altro; senza contare che non ho e non posso permettermi un aiuto, quindi molte volte mio figlio rimane in negozio con me”. Un’altra impren-ditrice, un altro esempio che il mondo del lavoro è anche rosa.

Sara

Claudia

Enza & Velia

Roberta

L’Altra Sesto pag. 13

musicamarzo 2012

Lady non accetta mance dai clienti come fanno le altre

ragazze nei club di Harlem. Non è questione di orgoglio, vergo-gna o timidezza, il significato di queste parole Lady non lo co-

nosce ancora. E’ cresciuta senza l’amore dei genitori, è stata stuprata a soli dieci anni e si è data alla prostituzio-ne qualche anno dopo. E’ stata picchiata, minacciata, sfruttata e arrestata. Per Lady certe parole hanno

un colore diverso, una tonalità acerba simile a quello della sua pelle scura. E’ lo stesso colore del whisky torbido nel suo bicchiere, del vestito che indossa in scena e della porta di servizio dalla quale

la fanno entrare ai came-rini. La chiamano Lady perché lei non accetta le mance che i clienti cercano di infilarle fra le cosce.

In quel club in fondo al vico-lo era arrivata negli anni ’30,

puliva il pavimento e ascoltava i grandi del Jazz dal grammofo-no in sala, con la mano sinistra appoggiata al suolo e la destra inumidita dallo straccio puz-zolente si soffermava spesso

a condividere il suo dolore con le voci struggenti che giravano sui dischi. C’era un messaggio

dedicato solo a lei in ogni nota che ascolta- v a ,

una conversa-

zione privata che raccontava di vite così tremendamente sofferte e difficili da apparirle la descri-zione della sua.Lady non accetta mance dai clienti perché quando è sul pal-co con gli occhi chiusi e il pugno stretto lungo il fianco, quando si passa morbidamente la lingua sulle labbra prima che le luci puntino su di lei, quando rivive istantaneamente la rabbia dei suoi giorni peggiori, Lady sta per cantare il suo intimo discorso, una poesia fragile e sincera, un appello alla vita e ai suoi aspetti più segreti, niente più di questo.Il suo nome era Billie Holiday ma tutti la chiamano Lady.

BILLY HOLIDAY: LA LADY DA HARLEMa cura di riccardo de Gaetano

Dopo i giorni della merla sono arrivati quelli della farfalla e

nonostante Belen e Celentano si av-vicendino fra notiziari e talk show televisivi al Maglio di Sesto S. Gio-vanni prosegue l’impetuoso festi-val musicale “Pending Lips”. Lunedì 13 Febbraio si svolge l’ul-tima serata di eliminatorie che per-metterà ad altre tre bands di acce-dere alla fase finale del concorso. Rimbocchiamoci le maniche, scal-diamo le chitarre e alziamo al mas-simo il master del P.A.La serata del 13 Febbraio: Si ini-zia dal dolce con i Frankie’s Cake, cinque ragazzi, tanto chorus, quat-

tro canzoni.Passano gli anni secondo Giovanni De Cillis e il suo trio ma la sua voce e il sound acustico sembrano invec-chiare molto bene.I ParaDos salgono sul palco in cin-que ma fra loop station, delay e cori suonano con il fragore di una festa popolare.I Nadir potrebbero giocare ore con la sorte ma la loro grinta li scara-venta nelle fantasie del pubblicosenza nemmeno passare dal via.Gli In Her Eyes non puntano molto sulla dinamica, attaccano il jack e fanno tutto forte, molto forte.Tutte le Direzioni festeggiano la

chiusura del contest con una performance decisamente trasci-nante e nonostante il loro nome sanno bene da che parte andare.I giornalisti seste-si premiano il GDC Trio con i 30 punti a loro disposizione e lo spediscono alle fasi finali insieme a In Her Eyes e TLD vo-tati dal pubblico.

Le Finali:Nelle due serate finali dell’evento, promosso dal-la fenomenale agenzia di Si-mone Castello, il pubblico si gode l’esibizione delle bands promosse nelle settimane pre-cedenti. I gruppi più popolari del Pendings Lips si sono incon-trati sul palco il 27 Febbraio e il 5 Marzo riconfermando la loro irrefrenabile tenacia e la feroce attitudine musicale.I fuochi d’artificio brillano su-gli strumenti del GDC Trio e dei Disco Noir che, al termine della prima delle due serate finali, si ag-giudicano il loro posto sull’olim-po della manifestazione dal quale aspetteranno TLD, W.Bluesh e i Wet Floor che li raggiungeranno dopo aver conquistato pubblico e giuria nell’ultimo giorno di gara. La competizione è finita ma la musica non cambia, Pending Lips prosegue e si farà sentire molto presto, i nuovi eroi sestesi accom-pagneranno nomi già affermati nella scena musicale dell’hinter-land in accese live performances e sonore lezioni di stile!

PEnDIng LIPsLe finali

Tutte Le Direzioni

In Her Eye

GDC Trio

L’Altra Sestopag. 14

culturamarzo 2012

a cura di valentina Gironi

è finito febbraio e con lui abbiamo lasciato alle nostre spalle il giorno più amato ed odiato dell’anno: San Valentino. Si è aperto marzo con la fe-

sta della donna e quale migliore occasione per fare un pensierino alla propria amica del cuore? Da sempre si ri-cevono le mimose che però son diventate un po’ scontate, perché quest’anno non sorprende-re regalando un profumatissimo mazzo di alastroemerie? Questo fiore, detto anche giglio peruviano o degli Inca, rappre-senta l’amicizia profonda e duratura; regalarlo a un’amica significa dimo-strarle lealtà, fiducia e sostegno. Il linguaggio dei fiori lo descrive cosi poiché si pensa che i suoi colori bril-

lanti riscaldino il cuore di chi lo riceve. L’alastroemeria ha origini sudamericane, dalle sue radici tuberose si sviluppano sottili fusti che possono raggiun-

gere il metro d’altezza; durante il periodo primave-rile sbocciano dei piccoli fiori, somiglianti al giglio,

rossi o gialli; esistono però diversi ibridi dai colori più particolari: dal viola, all’arancione al porpora.

Negli ultimi anni è diventato una componen-te fondamentale nei bouquet e apprezzato

molto come fiore reciso in quanto non necessita di particolari cure e rimane fiorito in vaso per circa quindici giorni!

Che cosa aspettare quindi? Andate e fate sentire speciali la vostra mi-

gliore amica!

Alastroemeria, fiore di primavera

Il nuovo anno si apre con il settimo romanzo di Chiara Gamberale, la-sciando un po’ perplessi i suoi lettori. Forse un messaggio lanciato ad

inizio anno per dare modo a chi lo legge di rendere più speciale questo 2012.Amanda, insegnante di lettere eternamente infelice, invia una mail di condoglianze a Tommaso, il suo uni-co grande amore, lasciato dodici anni prima senza una reale spie-gazione. Inizialmente titubante Tommaso risponde, Amanda fa lo stesso, e poi ancora Tommaso, e dopo Amanda fino ad innescare un pericoloso riavvicinamento fra

i due vecchi amanti. Amanda è alla ricerca della feli-cità da sempre, Tommaso sembra averla trovata, ha due splendidi bambini, Paolo e Serenella, e Tiziana una moglie e mamma perfetta che tra le altre cose ha salvato Giovanna, sorella di Tommaso, dalla tossicodi-pendenza. Amanda chiede a Tommaso la ricetta della felicità e lo chiede anche ai suoi alunni in un tema e si troverà a scoprire risposte inattese ma più che mai au-tentiche. Eppure tutta quest’apparente serenità non è poi cosi stabile come sembra… Chiara Gamberale con questo scambio di e-mail riesce ad inne-scare nel lettore la voglia di scavare più a fondo e cercare di capire se si è realmente felici o se si fa semplicemente finta di esserlo; a rendere cosi pia-cevole questo libro hanno collaborato i ragazzi della comitiva del parco di Poggio Ameno, a Roma, componendo i temi della professoressa Amanda.Probabilmente prima di leggere questo romanzo ci si deve chiedere se si è davvero disposti a scoprire la verità sulla propria vita. Un romanzo d’amore solo per coraggiosi!Titolo: “L’amore quando c’era”; autrice: Chiara Gamberale; casa ed: Mondadori; prezzo: 10 euro.

L’amore quando c’eraCosa faccio senza il mio telefonino? Come faccio a funzionare? Il mio

unico impulso è mandare un sms a qualcuno e scrivere: “oh, mio Dio! Ho perso il telefonino!” ma come posso farlo senza uno stramaledetto telefonino? Il cellulare è tutto per me. I miei amici. La mia famiglia. Il mio lavoro. Il mio mondo. Tut-to. Poppy Wyatt, una giovane fisioterapista prossima alle nozze rischia di rovinare il suo futuro nel giro di poche ore. Ha ricevuto una proposta di matrimonio dal suo fidanzato Magnus Tavish, con tanto di anello appar-tenente alla sua famiglia da ben tre genera-zioni. Tenuto al dito con tanta cura per mesi lo perde per una serie di sfortunati eventi proprio a poche ore dall’arrivo dei suoceri. Contemporaneamente alla perdita dell’anel-lo perde anche il suo amatissimo cellulare pieno di ogni dettaglio della sua vita. Ina-spettatamente però quando sembra che non ne vada dritta una, Poppy trova un cellulare nuovo di zecca nella spazzatura

che sembra aspettare proprio lei; facendolo suo però Poppy non avrebbe mai immaginato di poter stravol-gere ancora di più la sua frenetica vita…Da novembre 2011 è possibile trovare nelle librerie italiane il nuovo scoppiettante romanzo di Sophie Kinsella, autrice di innumerevoli romanzi rosa tra cui la famosa saga “I love shopping”. Anche con questo libro la scrittrice conferma la sua capacità di creare un’atmosfera al limite del tragicomico che cattura il lettore per tutte le 345 pagine.

Titolo: “Ho il tuo numero”; autrice: Sophie Kinsella; casa ed: Mon-dadori; prezzo: 19,50 euro.

Ho il tuo numero

L’Altra Sesto pag. 15

sportmarzo 2012

Parliamo di...

Poco più di 15 km separano in linea d’aria Sesto San Giovanni da Desio,

ma varrebbe la pena di farci una puntatina. Già, perché all’interno del locale palazzet-to dello sport, più noto come PalaDesio, sei giorni su sette e ben otto ore al gior-no si allenano le Farfalle. Di chi stiamo parlando? Delle campionesse mondiali in carica di Ginnastica Ritmica, tanto per dare un’idea, sono le ragazze che in questi anni hanno vinto qualcosa come 90 me-daglie, tra le quali l’argento all’Olimpiade di Atene e tre titoli mondiali assoluti nel 2009 e 2010 oltre a quello di quest’anno. Dopo gli “impegni” pubblicitari (sono sta-te testimonial tv per una nota azienda che

produce pasta) ora sono concentrate sulla prossima tappa di Coppa del Mondo (Pe-saro, 13 al 15 aprile con 41 nazioni pre-senti) e farà da anticamera alle Olimpiadi di Londra che si terranno qualche mese dopo. Chi sono le farfalle? Elisa Santo-ni, Elisa Blanchi, Anzhelika Savrayuk, Romina Laurito, Marta Pagnini, Andreea Stefanescu, Giulia Galtarossa, Chiara Ian-ni, Camilla Bini e Camilla Patriarca. L’al-lenatrice responsabile della Squadra Na-zionale è Emanuela Maccarani, assistita da Valentina Rovetta e Francesca Pasinet-ti. La coreografa è Klara Kodra. I migliori auguri per un buon volo, Farfalle!

Erede della Mouton

reGina delle due ruoteIl Supermotard uno sport per ma-

schi? Martina Beltrandi, classe 1984, non la pensa così visto che nel 2011 ha anche vinto il Trofeo Italia Uisp, quello con il maggior numero di ragazze iscritte. LaMarty, così è soprannominata la milanese, ha iniziato la carriera nel 2004 parte-cipando al campionato regionale Lombardo, per due anni solo con-tro i maschi, poi con altre colleghe, ma ha sempre avuto la meglio. Qui è arrivato il via del difficile Campionato Italiano cat. Cop-pa Italia che quest’anno ha chiuso in 23esima posizione, migliore donna su oltre 80 iscritti. Nel 2012, la porta-colori del Mad Bat Racing Team, primo in Italia che ha creduto nel motard fem-minile creando le Sliding Angels solo con ragazze, sarà al via nella categoria femminile del campionato FMI Triveneto che parte il 25 marzo a pomposa (Ferrara) con la sua compagna di team Mary Girotti. Insieme, le due si occupano del sito www.super-motogilrs.net e organizzano ogni anno un raduno rosa a ottobiano (pavia).

Federica Pellegrini: Quando il nuoto diventa esempio di vitaEra il 1995 l’an-

no in cui Fe-derica Pellegrini iniziava a nuotare, sette anni dopo essere nata a Mira-no il 5 agosto. Dal

primo podio nel 2002 ai campionati italiani estivi a quello che forse è il cul-mine della sua carriera nel 2008 a Pe-chino – quando sarebbe stata la prima donna italiana a vincere l’oro nel nuoto ai Giochi olimpici – c’è una strepitosa carriera. Proverò a riassumerla in que-ste poche righe, limitandomi alle tappe più significative e scusandomi anticipa-tamente per le inevitabili mancanze.Nel 2004 si impone a livello nazionale come miglior stileliberista e raggiunge la medaglia d’argento ai Giochi olim-

pici di Atene nei 200 sl, diventando a 16 anni appena compiuti la più giovane atleta italiana a salire su un podio olimpico indivi-duale.La prima medaglia d’oro internazionale non tarda ad arrivare: agli Europei di Trieste, nel 2005 si aggiudica il primo posto a pari merito con la svedese Josefin Lillhage nei 200 in vasca corta. Dopo un argento nel 2007 agli Europei di Helsinki, nello stesso anno vince in totale dodici titoli ai campionati ita-

liani, sotto la guida di Alberto Castagnetti. Successi che anticipa-no la grande impresa del 2008, a sua volta seguita dalle vittorie di Riccione del 2009 e dalla scomparsa dell’amico e allenatore Castagnetti nell’otto-bre dello stesso anno.Nel 2010 arrivano al-tre medaglie agli Eu-ropei di Budapest (tra cui l’immancabile oro nei 200 sl) e nel 2011, ai campionati mon-diali di Shangai, vince

l’oro nei 200 e nei 400, diventando la prima atleta nella storia a conquistare il

titolo nelle due specialità in due edizio-ni iridate diverse.In questa rubrica, volevo parlare di nuoto, sport meraviglioso in cui Sesto San Giovanni si è sempre contraddi-stinta. Avrei potuto illustrare le nume-rose proprietà benefiche che esso può portare alla nostra salute e al nostro fisico – specie in età scolare – o parlare delle numerose strutture (non sempre in stato adeguato, purtroppo) presenti nella nostra città; ma ho deciso a que-sto scopo di prendere come esempio la splendida carriera di Federica Pellegri-ni, che tanti successi ha portato al no-stro Paese e che altrettanti ne porterà.Spero che possa fungere da stimolo in un periodo in cui, forse, servirebbe a tutti un po’ della sua grinta.

Mirko Nossa

A cavallo degli anni ’80 sulle auto che dispu-

tavano il mondiale rally c’era anche Michèle Mou-ton, a tutt’oggi considerata la pià grande pilota donna di quella disciplina. Chissà se anche la nostra Ester Pe-ricotti, classe 1983, non ci ha mai fatto un pensierino a correre il Rally di Monte Carlo. Architetto di Rivaz-zano Terme (Pavia), è stata

contagiata nella passione dei motori dal padre. Dal 1997 al 2001 corre sui kart per approdare come pilota nel 2005, stagione nella quale vince in campiona-to italiano Formula Chal-lenge Femminile CSAI. Dall’anno successivo e fino al 2010 continua a parteci-pare a questa serie sia CSAI che WISP per poi salire più volte sul podio. Il passaggio

definiti-vo nei r a l l y ? L e i magari neppure ci pensa, ma nel mondo delle corse tutto può succede-re, anche prendere parte a qualche gara in un trofeo monomarca, magari nelle stesse manifestazioni dove ci sono gli assi del Campio-nato Italiano Rally.

Tra un mesetto, più precisamene il 15

aprile, diventerà maggio-renne, ma di strada, so-prattutto nello sport, ne ha già fatta tanta. Arian-na Cau da Rovereto ci darà di sicuro tante sod-

disfazioni sia con il kitesurf che con lo snowboard. Per quanto riguarda il primo, lo pratica in tutte le sue di-scipline da due anni con il Ciccio Power Team sul lago di Garda, più precisamen-te a Navene a pochi km da Malcesine. Ovviamente il suo palmares è già di altis-simo livello: vicecampio-nessa italiana Juniores – race, 1° classificata Crazy Race don-ne – kitecross, 1° classificata Down Wind overall (uomini+donne) - kitecorss, downwind, il tutto

anche grazie al supporto degli sponsor personali. Anche con lo snowboard, che pratica da 4 anni, la trentina non è da meno e appena può scappa ad Obereggen in Alto Adige insieme ai suoi amici per fare il maggior numero di acrobazie. Anche qui i risultati sono di livello: un eccezionale 3° posto al Word Rookie Tour e un 1° al Chicks on Board, ma non mancano diversi piazzamenti sul podio in

altre competi-zioni. Insomma la nostra Ari ha del talento e siamo sicuri che darà del filo da torce-re anche alle altre ragazze e non solo!

il filo sportivodi arianna

le FARFAlle vOlANO Al pAlAdeSIO

pATRIk MoRANDI

ALeSSANDRA CoLoMBo

MARGheRITA DI MAURo

ALeSSANDRo CATULLI

ALeSSANDRo BASSoLI

pAoLo vINo

vINCeNzo LoMBARDI

Giov

aniS

este

si.it

Cittadini in movimento

eLezIoNI 2012I nostri candidati al consiglio comunale

GIUSeppe BARBeRA

DANIeLe MAIoRANo NATASCIA RoLLo

MARCo voLpI

GIovANNA TIRINATo

eLISA CoLoMBo

GIovANNI SCoGNAMIGLIo

vALeNTINA CATANzARo