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1 Ogni volta che cammino con la musica nelle orecchie, come oggi, tutto assume un’apparenza di lietezza, e gli esseri viventi si accordano gli uni agli altri senza sforzo, come note di uno stesso spartito, pieni di grazia. Le ragazze sono attraenti e disponibili, e quelle irrimediabilmente brutte sono talmente piene di virtù, che di certo qualcuno le trova de- siderabili. Il cieco e il senzatetto hanno chi si prende cura di loro. I vecchi hanno vissuto una vita piena, le loro rughe sono venera- bili, i loro figli li amano intensamente. Le coppie corrucciate faranno l’amore non appena varcata la so- glia di casa. I bambini sono tutti adorabili e destinati a grandi cose. I cani al guinzaglio sono liberi, quelli randagi troveranno presto un padrone. Nessuno morirà. Poi d’un tratto la batteria si scarica, il mio vecchio cellulare si spe- gne, e con lui la canzone che stavo ascoltando: Otherside dei Red Hot Chili Peppers. L’avevo messa in loop, e sono andato avanti così per un’ora, vagando per le strade della mia città. È successo che ero quasi in periferia, dalla parte dell’ospedale. Non ci sono arrivato di proposito: ho assecondato l’ispirazione del momento, svoltando di qua e di là per seguire il volo di un merlo, una mamma col passeggino, una macchia di colore al fondo di una via. Ho percorso a lungo l’orlo dei marciapiedi, come un equilibrista sul filo. Di tanto in tanto mettevo un piede giù, immaginando di precipitare nel vuoto; facevo qualche passo e risalivo, sfidando le auto che mi sfioravano. Otherside, l’altro lato. La strada, l’altro lato di quell’orlo. Mi attirava, mi chiamava, non ricordavo nem- meno più perché. Ora sento con nettezza le voci e i rumori intorno a me: il traffico, gli strilli dei bambini, il baccano di un cantiere; vedo uomini e donne avviliti, incarogniti, quasi osceni nel loro stare al mondo senza una ra- gione comprensibile e accettabile. Così devo sembrare anch’io, a ve- dermi da fuori.

L'altro lato

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"Poi d’un tratto la batteria si scarica, il mio vecchio cellulare si spegne, e con lui la canzone che stavo ascoltando: Otherside dei Red Hot Chili Peppers. L’avevo messa in loop, e sono andato avanti così per un’ora, vagando per le strade della mia città. È successo che ero quasi in periferia, dalla parte dell’ospedale. Non ci sono arrivato di proposito: ho assecondato l’ispirazione del momento, svoltando di qua e di là per seguire il volo di un merlo, una mamma col passeggino, una macchia di colore al fondo di una via. Ho percorso a lungo l’orlo dei marciapiedi, come un equilibrista sul filo. Di tanto in tanto mettevo un piede giù, immaginando di precipitare nel vuoto; facevo qualche passo e risalivo, sfidando le auto che mi sfioravano. Otherside, l’altro lato. La strada, l’altro lato di quell’orlo. Mi attirava, mi chiamava, non ricordavo nemmeno più perché"Un ragazzo cammina per strada ascoltando "Otherside" dei Red Hot Chili Peppers, e tutto gli sembra meraviglioso. Ma quando la batteria si scarica, le cose cambiano drasticamente...

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    Ogni volta che cammino con la musica nelle orecchie, come oggi, tutto assume unapparenza di lietezza, e gli esseri viventi si accordano gli uni agli altri senza sforzo, come note di uno stesso spartito, pieni di grazia.

    Le ragazze sono attraenti e disponibili, e quelle irrimediabilmente brutte sono talmente piene di virt, che di certo qualcuno le trova de-siderabili.

    Il cieco e il senzatetto hanno chi si prende cura di loro. I vecchi hanno vissuto una vita piena, le loro rughe sono venera-

    bili, i loro figli li amano intensamente. Le coppie corrucciate faranno lamore non appena varcata la so-

    glia di casa. I bambini sono tutti adorabili e destinati a grandi cose. I cani al guinzaglio sono liberi, quelli randagi troveranno presto un

    padrone. Nessuno morir. Poi dun tratto la batteria si scarica, il mio vecchio cellulare si spe-

    gne, e con lui la canzone che stavo ascoltando: Otherside dei Red Hot Chili Peppers. Lavevo messa in loop, e sono andato avanti cos per unora, vagando per le strade della mia citt. successo che ero quasi in periferia, dalla parte dellospedale. Non ci sono arrivato di proposito: ho assecondato lispirazione del momento, svoltando di qua e di l per seguire il volo di un merlo, una mamma col passeggino, una macchia di colore al fondo di una via. Ho percorso a lungo lorlo dei marciapiedi, come un equilibrista sul filo. Di tanto in tanto mettevo un piede gi, immaginando di precipitare nel vuoto; facevo qualche passo e risalivo, sfidando le auto che mi sfioravano. Otherside, laltro lato. La strada, laltro lato di quellorlo. Mi attirava, mi chiamava, non ricordavo nem-meno pi perch.

    Ora sento con nettezza le voci e i rumori intorno a me: il traffico, gli strilli dei bambini, il baccano di un cantiere; vedo uomini e donne avviliti, incarogniti, quasi osceni nel loro stare al mondo senza una ra-gione comprensibile e accettabile. Cos devo sembrare anchio, a ve-dermi da fuori.

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    Arrivo al passaggio a livello mentre le sbarre si abbassano e una sguaiata campanella produce un rumore infernale. Altri esseri umani si fermano e sbuffano per quel contrattempo. Per me si tratta invece di unimprevista opportunit. Mi appoggio alla sbarra che sta l per proteg-germi, e penso. In tasca ho un biglietto. La tasca ha una zip, mi assicuro che sia ben chiusa. un biglietto per i posteri, ma ora mi accorgo che potrebbe risultare illeggibile, dopo. Non avevo pensato a un finale cos truculento, non sapevo dove mi avrebbe portato quel mio vagabonda-re, dove sarebbero svaniti Anthony Kiedis e compagni, lasciandomi so-lo con lo sfacelo che mi scava dentro. Ma ora sono l, e sono pronto. Mi tolgo le mie inutili cuffie dalle orecchie e me le infilo in tasca. Tiro su la zip del giubbino e mi sistemo il colletto. Il treno sar qui fra poco, voglio farmi trovare in ordine.

    Mentre aspetto il momento per oltrepassare la sbarra, una mano mi sfiora un braccio. Mi volto, e mi trovo davanti una ragazza scono-sciuta che sorride. graziosa, con un viso tondo e florido, lunghi ca-pelli biondi ricci, il naso appena un po grosso e qualche brufolo, gli occhi strizzati buffamente per il controluce. Indossa un vestito leggero a fiori e una giacca di vellutino verde: troppo poco, per il tempo che fa. Mi tende una mano sulla quale ci sono un ipod e un paio di cuffiette. Non mi chiedo il motivo, so solo che devo accettare. Vorrei trovare un modo per ringraziarla, ma non saprei come. Poi mi ricordo del bigliet-to, lunico oggetto di qualche valore che porto con me. Apro la zip, lo tiro fuori dalla tasca e glielo offro. Lei accetta il baratto con un nuovo sorriso. Ripenso alle poche parole che vi ho scritto, dopo aver distrutto negli ultimi mesi una decina di lettere lunghissime e patetiche: Ho vis-suto anche dei bei momenti, lo ammetto, ma non bastano a trattener-mi. Ci vediamo dallaltro lato, prima o poi. Un abbraccio, P..

    Mi sistemo le cuffiette, premo play e parte lattacco a me noto e caro di Californication. Ancora i Red Hot Chili Peppers. La coincidenza sorprendente. Chiudo gli occhi. Una brezza leggera mi attraversa, subi-to seguita dallurlo del treno. La musica svanisce, come dissolta dallo stridore di quelle tonnellate di ferro che fanno tremare laria, la terra e i corpi. Eppure so che l, che continua a suonare, come limpercettibile

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    armonia delle sfere. Come quando da bambino ascoltavo le cassette con le sigle dei cartoni animati, e a un certo punto mi tappavo le orec-chie con le mani e me le cantavo in testa; poi liberavo le orecchie a tra-dimento, e la canzone riprendeva nel punto esatto in cui ero anchio, e quella era la prova della continuit del mondo. Capivo confusamente che anche se ero assente o distratto le cose continuavano a funzionare, e che facevo parte di quel congegno perfetto e misterioso, nel bene come nel male.

    Riapro gli occhi. Il treno mi scorre velocissimo davanti. La ragaz-za non c pi, svanita anche lei. Per un attimo penso che... ma no, qualcuno avrebbe urlato, si sarebbe accorto... Del treno vedo gi la co-da con la sua rossa luce intermittente. I binari sono sgombri. In un sof-fio la musica ritorna da me, in me. Mi fa festa. Io sorrido, sorrido che non la smetto pi. Mi venuta voglia di continuare a camminare, senza meta. Fra pochi secondi potr attraversare insieme a questi fratelli che si portano addosso come me lassurdo fardello della vita. Mi giro verso laltro lato dei binari e vedo lei che agita un braccio in segno di saluto. Nella sua mano sventola qualcosa di bianco, forse il mio biglietto. Ma come ha fatto ad arrivare l?

    Le sbarre si alzano lente, e mentre lassolo di chitarra minvaghisce, ricambio il saluto con un piccolo cenno della mano. bellissima, e sembra contenere una promessa. I suoi capelli ricci, il suo vestito a fiori e le piante di oleandro che le fanno corona ondeggiano nel vento al ritmo della musica. Mi avvio verso di lei col desiderio di abbracciarla, e ogni passo un passo di danza.