L’analisi comportamentale · PDF file192 AUTISMO e disturbi dello sviluppo Vol. 8, n. 2, maggio 2010 Per capire a fondo metodi e procedure dell’Analisi Comportamentale Applicata

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  • 191Edizioni Erickson Trento AUTISMO e disturbi dello sviluppo Vol. 8, n. 2, maggio 2010 (pp. 191-233)

    Paolo Moderato e Cristina CopelliUniversit IULMIESCUM

    Sommario

    In questo articolo, che costituisce la seconda parte di un lavoro

    dedicato allanalisi comportamentale applicata la cui prima

    parte stata pubblicata sul numero di ottobre 2010 della rivista

    , sono affrontati gli aspetti procedurali applicativi dellanalisi

    comportamentale. Dopo avere analizzato brevemente i paradigmi

    dellanalisi del comportamento, sono discussi i vari principi che da

    queste ricerche sono stati distillati e che stanno alla base dei pro-

    cessi individuali di apprendimento: rinforzo, generalizzazione, discrimi-

    nazione, estinzione, ecc. possibile agire sul comportamento solo se

    si conoscono bene i principi di base dellanalisi del comportamento,

    che a sua volta si traducono in procedure applicative individualizzate

    per potenziare, arricchire, modificare un comportamento. Viene

    messa in evidenza una linea di sviluppo che consiste nel passaggio

    da interventi pi strutturati a interventi pi ecologici.

    Lanalisi comportamentale applicataSeconda parte: metodi e procedure

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    AUTISMO e disturbi dello sviluppo Vol. 8, n. 2, maggio 2010

    Per capire a fondo metodi e procedure dellAnalisi Comportamentale Applicata (Applied Behaviour Analysis/ABA) necessario fare riferimento ad alcuni processi generali di base che sono il frutto della ricerca speri-mentale della psicologia nel corso del Novecento, in modo particolare di tutte le ricerche che hanno indagato il processo di apprendimento e le molteplici variabili che lo influenzano. Ci riferiamo ai paradigmi di analisi del comportamento rispondente, operante, per imitazione, modellamen-to e comportamento governato da regole o comportamento controllato verbalmente.

    Per una migliore e corretta comprensione dellABA necessario analiz-zare in dettaglio i vari principi che da queste ricerche sono stati distillati e stanno alla base dei processi individuali di apprendimento: rinforzo, generalizzazione, discriminazione, estinzione, ecc. possibile agire sul comportamento solo se si conoscono bene i principi di base dellanalisi del comportamento, che a sua volta si traducono in procedure indivi-dualizzate per potenziare, arricchire, modificare o ridurre un comporta-mento. Valore sociale, rigore metodologico, creativit e flessibilit sono gli elementi essenziali che devono guidare verso la scelta dellintervento migliore per la persona.

    Paradigmi, processi, principi e procedure

    Lapprendimento un processo unitario che consente la tesaurizzazione dellesperienza. Non esistono diversi tipi di apprendimento, ma vi sono differenti modi per studiarlo. Questi modi sono chiamati paradigmi e il loro comune denominatore stato, e sar, quello di produrre specifiche modificazioni del comportamento in funzione di diverse classi di variabili. Allinterno di ogni paradigma vengono studiati alcuni fenomeni dellap-prendimento: pi precisamente si studiano i processi dellapprendimento compiendo alcune operazioni sperimentali. La caratteristica del metodo sperimentale quella di formulare e testare le ipotesi. Si raggiungono, provvisoriamente, alcune conclusioni manipolando sistematicamente le variabili indipendenti e osservandone gli effetti sulle variabili dipendenti: le prime, come abbiamo visto, per convenzione le chiamiamo stimoli, le seconde risposte; si manipolano sistematicamente gli stimoli per studiarne leffetto sulle risposte. Le manipolazioni dello sperimentatore in laboratorio costituiscono le operazioni, quelli che si cerca di studiare nel comportamento dei singoli soggetti rappresentano i processi.

    Questa distinzione molto importante per comprendere il rapporto tra il lavoro di ricerca svolto in laboratorio e la realt della vita quotidiana, in altre parole tra lapprendimento provocato a fini di studio in una situazione semplificata e controllata e lapprendimento complesso e sfuggente della vita naturale. Sfortunatamente questa distinzione non risulta sempre immediata-mente chiara: alcuni termini sono usati per indicare contemporaneamente i

  • P. Moderato e C. Copelli Lanalisi comportamentale applicata

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    processi e le operazioni sperimentali per studiarli. Ad esempio, termini come estinzione e rinforzo indicano sia un processo dellapprendimento, sia un principio, sia unoperazione condotta dallo sperimentatore. importante sottolineare che i processi esisterebbero in ogni caso, indipendentemente dalle operazioni sperimentali: queste ultime servono solo per studiarli age-volmente in modo scientificamente corretto.

    Lobiettivo, galileianamente parlando, quello di dimostrare relazioni funzionali, coerenti e sufficientemente stabili e generali tra i comportamenti e vari classi di eventi ambientali. Attraverso centinaia di esperimenti Pavlov, Skinner, Bandura e innumerevoli altri ricercatori hanno scoperto e verifi-cato i principi basilari del comportamento che continuano a essere la base empirica dellanalisi del comportamento anche ai giorni nostri.

    I principi descrivono una relazione funzionale tra il comportamento e una o pi variabili che lo influenzano. Tale relazione, almeno in linea teorica, dovrebbe essere generalizzabile a tutti gli organismi, i contesti e i compor-tamenti (Cooper, Heron e Heward, 2007). Nellanalisi del comportamento sono stati enucleati diversi principi di base: i pi importanti sono il rinforzo, lestinzione, la punizione, il transfer di funzione, lequivalenza funzionale, la discriminazione, la generalizzazione e limitazione.

    Lanalisi comportamentale applicata, che come abbiamo visto nella pri-ma parte di questo articolo ha la finalit dichiarata di capire e migliorare comportamenti umani socialmente significativi, sviluppa dai principi le procedure, intese come applicazioni che hanno lobiettivo di modificare il comportamento desiderato. Le procedure sono a loro volta verificate attra-verso la ricerca e posseggono anchesse la caratteristica di generalizzabilit attraverso soggetti, contesti e comportamenti. Limportanza di ricondurre ogni procedura utilizzata nellanalisi comportamentale applicata ai principi base si pu ritrovare nellarticolo fondativo di Baer, Wolf e Risley (1968), in cui gli autori sostengono che lanalisi comportamentale applicata probabilmente avanzerebbe maggiormente se le descrizioni delle procedure pubblicate non venissero considerate solo tecnologia, ma anche aspetti fondamentali dei principi. In entrambi i casi, la descrizione delle procedure fondamentale per garantire la replicabilit e mostra come procedure simili possono essere derivate da principi di base. Questo costituisce il corpo della tecnologia di una disciplina e non una raccolta di magie.

    Cooper et al. (2007) definiscono una procedura anche come behavioral change tactic: in generale, le procedure sono un metodo per operazionaliz-zare, o mettere in pratica, le conoscenze fornite da uno o pi principi del comportamento. Le procedure e la loro corretta definizione permettono una loro applicazione sistematica in situazioni nuove e costituiscono la dimensione tecnologica dellanalisi del comportamento. Baer, Wolf e Risley (1968) sostengono che il modo migliore per valutare la descrizione di una procedura sia probabilmente quello di chiedere a un lettore esperto di repli-care la procedura abbastanza bene da produrre gli stessi risultati, basandosi solo sulla lettura della descrizione.

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    AUTISMO e disturbi dello sviluppo Vol. 8, n. 2, maggio 2010

    Paradigmi sperimentali

    Condizionamento rispondente

    Ivan P. Pavlov (1849-1936) ha messo a punto il paradigma sperimentale per lo studio dellapprendimento noto come condizionamento classico, rispondente o pavloviano. Per unanalisi dettagliata del condizionamento rispondente si rimanda al libro Interazioni umane (Moderato, 2010). Ridotta allosso, al fine di comprendere alcune procedure applicative coinvolte nel processo di transfer funzionale dello stimolo, viene presentata la sequenza delle operazioni che portano al condizionamento.

    Quattro sono gli elementi di base che compongono il quadro dellespe-rimento pavloviano (vedi figura 1):

    1. uno stimolo incondizionale (SI), sempre in grado di provocare una risposta specifica da parte dellorganismo;

    2. uno stimolo condizionale (SC), in partenza stimolo neutro (SN);3. una risposta incondizionale (RI), che la risposta specifica prodotta da

    uno stimolo incondizionale;4. una risposta condizionale (RC), che rappresenta la risposta allo stimolo

    condizionale.

    Il punto 1 della figura indica la relazione per cui la presentazione di uno SI elicita automaticamente e naturalmente la RI. Al punto 2 uno SN viene presentato subito prima o contemporaneamente a uno SI. Dopo un certo numero di accoppiamenti si verifica la situazione descritta al punto 3, cio lemergere di una nuova relazione indicata dalla linea tratteggiata tra lo SC e la RC.

    Ci si pu chiedere che relazione ci sia tra un cane sbavante di oltre centanni fa e gli interventi sullautismo. La risposta va trovata non nella topografia dello stimolo-risposta, ma nella loro funzione. Il condiziona-mento pu essere concettualizzato come un processo di transfer funzionale dello stimolo in base al quale uno stimolo (psicologico) precedentemente neutro acquisisce temporaneamente la capacit funzionale di produrre la risposta (biologica) originariamente provocata da un altro stimolo. Lasso-ciazione stimolo-stimolo (S-S), come tutti i processi di apprendimento, non necessariamente positiva: possono infatti essere associati stimoli con valenza negativa o percepita come tale, ad esempio quelli che producono risposte di evitamento come il condizionamento al disgusto verso un cibo dopo ess